KAOS Dicembre 2014

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KAOS Dicembre 2014
Anno IV - Numero II
Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II
Direttore:
Riccardo Cama
Renata Blasotti
Correttore bozze:
Anna Bellingrath
Renata Blasotti
Graphic designer:
Renata Blasotti
Caro Babbo Natale,
Quest’anno per Natale
vorrei che non si uccidesse
e/o discriminasse in nome
della religione,
In Convitto
2
Out Convitto
9
Poesia
11
Under Pressure
12
Shakespeare & Co. 14
Chi li ha visti?
16
Hakuna Matata
20
Quark
21
Videogame
22
Top of the Profs
24
Intervista Doppia
26
vorrei che gli indifesi e
specialmente i bambini
non fossero più vittime di
stupidi estremismi religiosi o politici,
vorrei poter avere un governo rappresentato dal
popolo e non un popolo
rappresentato dal governo,
vorrei che si tornasse al
significato più profondo
della parola “politica” e
che questa diventasse davvero un mezzo per unire
rappresentanti e rappresentati nel segno del bene
comune,
vorrei poter aiutare il sindaco Marino nel ripulire la
capitale dalla criminalità
organizzata ed avere i
mezzi per debellarla a Napoli, in Italia, nel mondo,
vorrei poter essere maggiorenne per prender parte alle campagne di Amnesty International,
Si ringrazia il prof. Luca
Tron per la consueta disponibilità.
vorrei che ogni Italiano, la
mattina, si svegliasse per
aiutare il prossimo e non
per ingannarlo,
vorrei potermi svegliare in
un mondo illuminato da
un barlume di speranza,
vorrei poter assistere al
trionfo del giusto sullo
sbagliato,
vorrei vedere un minimo
di morale nei comportamenti quotidiani di ogni
cittadino,
vorrei che si ponesse fine
ad ogni forma di perbenismo, che altro non è che
una delle manifestazioni
peggiori dell’ipocrisia, e
dunque ad ogni forma di
ipocrisia stessa,
vorrei che gli pseudo-colti,
legittimati nella loro azione da una qualche conoscenza di filosofia e letteratura, si facessero da parte,
vorrei che la scrittura e la
cultura in generale non
fossero effimero esercizio
retorico, ma trovassero
applicazione nel quotidiano,
vorrei potermi svegliare in
un mondo dove il silenzio
di fronte alle ingiustizie
fosse proibito ed illegale,
vorrei che mi venisse consigliato di impegnarmi in
progetti come il Mep per la
crescita e gli insegnamenti
che ne derivano, non per il
divertimento derivante dal
fare il chair alle nazionali,
seppure importante,
vorrei che l’amicizia si
dimostrasse ogni giorno e
non solamente in occasione dei regali natalizi,
vorrei che l’amore fosse
sopportazione e comprensione, non gelosia e possessione,
vorrei che l’amore venisse
dimostrato ogni giorno
attraverso effusioni non
regali,
vorrei che tutti nel loro
piccolo realizzassero questi piccoli obiettivi per rendere la loro vita e la nostra società un po’ migliore,
vorrei potervi augurare un
anno davvero nuovo.
Riccardo Cama
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Kaos
MEP: Together in Europe
Quest'anno la professoressa
Genovese ha già informato coloro che parteciperanno al progetto MEP come si struttura
formalmente. Quello che ho
intenzione di fare io è invece
parlarvi del lato umano e della mia esperienza personale
che, per quanto sicuramente
diversa dalla vostra, vi potrà
aiutare o almeno farvi capire
quello che per me è il vero fulcro e la vera bellezza di questo
progetto.
di passare, perché non credevo di essere fra i migliori. Ho
affrontato un po' sotto gamba
le giornate di stesura, grave
errore in quanto fondamentali: solo lì avete la calma e il
tempo di mostrare il meglio di
voi.
nel progetto. Attenti a non
“mangiare” però le altre
persone (come ho fatto io,
che sono un po' litigiosa
come avrete notato) perché siete colleghi, non avversari.
Il giorno in cui hanno fatNonostante questo grave er- to sapere chi sarebbe anrore sono riuscita ad arrivare dato alle nazionali e scoprii che sarei andata a
alle regionali ed a conoscere
Ferrara, non mi aspettavo
persone con cui sono ancora
ciò che da lì a poco sarebin contatto, e che la vita un
be successo.
po' me l'hanno cambiata. Lì
Quando con i miei colleghi del- ero con alcuni dei miei più
Credetemi quando vi dico
cari amici, con una ragazza in che non ricordo esperienle nazionali incontrammo i
chairs che ci avrebbero accom- particolare, e ancora mi chie- za più emozionane, ricca
pagnato, questi ci fecero porre do come sia stato possibile
di significato e di crescita
che non sia passata, che repu- di quella che ho fatto lì a
l'attenzione su questa frase.
to una tra le persone più inFerrara: ho incontrato
Un chair, che sarò anche io
telligenti
e
preparate
che
cotante persone con cui conper questa edizione 2014
nosco (Se non LA più intelli- frontarmi, una famiglia
\2015, è un ex delegato che vi
gente). Ma è proprio questo
che mi ha accolto come
potrà aiutare nella stesura
che mi ha fatto capire quanto una figlia (e fatto mangiadelle vostre risoluzioni.
sia importante far valere le
re come se non ci fosse un
Ebbene, quando ho partecipa- proprie idee e mostrare quandomani), ho partecipato a
to alle interne l'ho fatto assie- to si ha da offrire, perché è
dei lavori di commissione
me a tutti i miei compagni di
questo che ti aiuta a crescere e ad una assemblea di un
classe, e non ero molto sicura
Anno IV - Numero II
un livello talmente alto che
spesso mi chiedevo come
fossi finita lì. E quando
hanno annunciato la chiusura della sessione, ho finalmente capito:
qualcosa di costruttivo?
Quando ci rendiamo conto che
dobbiamo iniziare subito a lavorare per migliorare le cose?
Il MEP ti mette davanti a
questo, ti fa capire che siamo
parliamo tanto di quello che tutti europei. Tutti assieme
possiamo cambiare quello che
si potrebbe cambiare per
non ci piace e che non funziorendere la nostra città, il
nostro paese, la nostra Eu- na se ci attiviamo e se impariamo come farlo. Il MEP ti dà
ropa un posto migliore, ma
quando facciamo realmente le basi, ti fa crescere, e ti fa
qualcosa? Quando realmen- continuare da solo, anche se
non realmente in solitudine,
te ci prepariamo per poter
ma insieme a chi come te comfare qualcosa di grande,
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prende la grandezza delle
proprie potenzialità. Per far
funzionare bene qualcosa c'è
bisogno che ogni sua parte,
ogni suo piccolo ingranaggio,
faccia il suo dovere al meglio,
solo così si diventa davvero
grandi. E per quanto queste
parole sembrino scontate, io
ci credo davvero, e spero che
molti altri come me inizino a
farlo e si uniscano a noi in
questo grande progetto per la
grandezza della nostra Europa.
Alessandra Iacovelli
Kaos
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Il bisogno di conoscere: “Autogestione 2014”
Le voci degli insegnanti e degli
alunni rinchiuse dentro questa scuola, incapaci di scappare, incoscienti di un via di fuga, intrappolate lì, destinate a
parlare solamente di storia,
filosofia, matematica, letteratura, latino e chi più ne ha più
ne metta.
Un pensiero: le nostre voci potranno mai essere udite da
altri?
Potrei dire di no perché tutt’ora le sentiamo allietarci con
argomenti del genere ma fidatevi quando vi dico che queste
voci sono basse, che non riescono più a parlare e non perché i ragazzi le hanno perse
durante festini vari, NO!
Le loro voci, le nostre voci, sono quasi allo stremo perché ci
siamo fatti sentire, perché abbiamo deciso di portare fuori
da queste mura la nostra voce,
perché abbiamo deciso che la
vita non è fatta esclusivamente da pensieri filosofici, da storia antica e da tutte le materie
che si studiano in Convitto.
Abbiamo bisogno di arricchire
noi stessi, ma non solo di ciò
che ci presentano a scuola.
Siamo ragazzi, non abbiamo
ancora l’età per avere un pensiero nostro e, per quanto le
materie scolastiche e i professori ci possano far capire delle
cose, noi non vogliamo essere
persone che, seduti a tavola la
domenica o durante feste e cene importanti, sappiano parlare solamente di storia antica
quando a nostra insaputa si
stanno scrivendo pagine e pagine di storia contemporanea.
commissioni per la riuscita della
stessa: la commissione Flash
Mob ha creato una coreografia
con canzoni in tema con gli argomenti studiati; altri invece si occupavano della creazione di cori,
Non volendo ciò, il Convitto si volantini e striscioni; altri ancora si sono occupati della creazioè dichiarato in autogestione
per ben tre giorni con una ma- ne di un vero e proprio sito web
dove sono stati pubblicati i lavori
gnifica “lezione in piazza” il
quarto giorno, dove noi alunni e le foto prodotti in questi meraabbiamo portato avanti a testa vigliosi giorni i quali sono stati
alta i nostri pensieri sviluppati inseriti anche in un pamphlet
creato sempre dagli studenti. Ulin questi tre giorni. I ragazzi,
tima ma non per importanza c’edivisi in commissioni, ognuna
ra la commissione che si è impecon un argomento specifico
sull’attualità, hanno imparato gnata nel dimostrare ai professocosì tanto che sabato, nella le- ri che questi tre giorni non sono
stati inutili e vi posso assicurare
zione in piazza, sono riusciti
addirittura a parlarne dinanzi che l'hanno capito.
ad una platea che vi posso as- Sicuramente l'autogestione è riusicurare, solo a guardarla era
scita anche grazie ai rappresenuna fortissima emozione.
tanti d’istituto e a tutti i membri
Sei commissioni presiedute
ognuna da almeno due persone, trattavano argomenti specifici: per quanto riguarda le
commissioni sulla sensibilizzazione erano divise a loro volta
in base a vari argomenti di attualità come la crisi, la B.C.E.,
la riforma della scuola, critica
alla riforma, proposta della
nuova riforma o disoccupazione giovanile, le quali poi avevano il compito di diffondere
quanto appreso nelle altre
commissioni.
del servizio d’ordine che si sono
fatti carico dell’organizzazione di
tutto quello che è stato il programma: divisione degli alunni
nelle varie commissioni, discesa
in mensa, pausa pranzo, tutto
merito loro e dell’eccellente collaborazione che c’è stata tra tutti
gli alunni che hanno dato il meglio per la corretta riuscita
dell’autogestione!
Sinceramente io ero e sono
tutt'ora stupita dalla meravigliosa riuscita.
Io come tutti gli altri ragazzi delMa non finisce qui: in previsio- le prime abbiamo avuto modo
ne della lezione in piazza di
non solo di comprendere argosabato, sono state create altre menti che alla fine toccano anche
Anno IV - Numero II
noi ma abbiamo avuto modo di
comprendere la forza della
nostra generazione, spesso
sottovalutata ma che se si impegna può dare il meglio di sé,
abbiamo avuto modo di sentirci parte di un gruppo unito ed
attivo.
Un'esperienza indimenticabile
come poche.
Siamo giovani, ci siamo posti
uno scopo e l’abbiamo portato
a termine ed è questo che ci
deve colpire: siamo capaci di
ottenere la fiducia altrui, non
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solo dei nostri compagni ma
anche quella dei nostri professori, noi siamo stati capaci di portare avanti un
progetto, con uno scopo da
non sottovalutare: informarci.
ancor più bella l’abbiamo
fatto insieme, come se fossimo tutti collegati ad
un’unica mente capace di
creare idee magnifiche.
Rossella Petrone
Abbiamo avuto il coraggio
di informarci, di conoscere,
di ascoltare una musica
che non ci piace, abbiamo
avuto il coraggio di osare, di
ribellarci all’essere una
massa di persone incoscienti di ciò che succede e cosa
“Essere giovani vuol dire avere fiducia in uno
scopo. Senza uno scopo uno è già vecchio.”
- Monsignore Luigi Giussani
Kaos
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Bournemouth 2014
If you are looking for a reason to study harder, start
considering the idea of doing
it for an aim. Did you know
that every year the school,
thanks to the European
funds, offers the opportunity
to leave for three weeks for a
foreign country (chosen
among Great Britain and a
French or Spanish destination) completely FOR FREE?
Obviously, I’m not talking
about a holiday. The school
sends you there in order to
study-quite hard, actuallyand to get ready to take a
certification. But, I mean, it
is England. I think you do
see the difference. Why
should it be linked to studying? A group of fifteen people is selected by some criteria which include your
average mark. So, if you are
looking for a reason to study harder, the school kindly
offers you one.
My personal English experience(which I shared
together with fifteen other
people) starts with Mrs. Grassi’s threatens, heartily requiring our attendance to English classes which had to make us ready to the classes that
we had to attend once we were
in England. Now, I really
thank the heaven for all the
work we made here together
with Mrs. Grassi, who had to
wake up our brains which
were still lying by the sea, but
I confess that when I learnt
that I had to be at school on
the 2nd of September I was
about to cry. I had not been
wearing long-legged trousers
for about two months. Dressing up was a real shock. I
mean, I love our city, but it is
really hot - people still go to
the sea in September. And I
had to go to school. It was
really pleasant to find out
that Laboratorio Linguistico
has an air conditioning unit.
During this classes, we finally
found out which was our destination: Bournemouth, Dorset, England. I bet you have
never heard about this town
before. Well, neither did I. But
when I first googled it, the
first image that appeared was
a huge beach. I started
Anno IV - Numero II
packing as soon I saw iteven though I didn’t know
when I had to leave.
We finally left on the 25th
of September.
The first three days were
amazing. We arrived on
Thursday night; on Friday,
we went to school to take
an entry test and then we
could go round the school;
on the weekend, we had
two trips- Bath and Winchester; moreover, on Sunday afternoon, we went to
the beach. In England, in
September, we had the
chance to lie in front of the
Channel Sea in a unusual
moment of sun and
warmth. It was amazing.
On Monday, school life
started.
School life meant waking
up at seven, being at
breakfast at 07.45 am, out
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of your room ready for school
at 8.40 am, and then at
school from 9 am to 5 pm.
And, no, you’re not allowed
to be late any time. Mrs.
Cuomo and Mr. Tito made it
quite clear on our first day of
cohabitation. Back from
school, 7.00 pm is dinner time. Does your school day
ends here? Clearly, it doesn’t. A dinner study session
is waiting for you! It is composed by the homework you
were given at school, and
grammar exercises or parts
of simulations of the test generously given by Mrs. Cuomo. I must be honest: even if
I was tired and I wanted to
lie on my bed in silence, I
really needed all that training. I have never improved
my knowledge of English so
much, and I owe it to my
group leaders, who made me
study hard and who worried
about making us gain as
much as possible from the
time we had spent there. I
have not sit for my exam yet,
but, whatever will be the result, I am really grateful for
this experience, and I really
thank everybody who made
it possible with all my heart.
Sabrina Forini
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Kaos
Una sera in Convitto
Ore 21:00 – Un frastuono
proveniente dalle camere a
tetto scoperto sconvolge i
più calmi e i più stanchi di
noi. Il rumore delle docce
diventa sempre più forte
nonostante la distanza tra
le camere e il bagno. Una
finestra aperta stimola il
brivido di chi è appena
uscito dalla doccia e di chi
sta studiando sulla scrivania in corridoio. Dopo qualche minuto il rumore delle
docce viene sostituito da
quello degli asciugacapelli,
ma tra tutti prevale il vociare di chi vuole scambiare qualche parola con il
proprio gruppo e che suscita immediatamente le lamentele di chi invece ha
molto da studiare e vuole
stare tranquillo.
Ore 22:30 – Le voci degli adulti placano il rumore, le luci si abbassano e coloro che sono
tranquilli per il giorno
dopo abbandonano lo
studio e si dirigono nelle loro camere. Il poco
chiarore proviene dalle
lampade di quelli che si
trattengono sui libri, e
un’ultima telefonata
conclude, per alcuni, la
serata.
Ore 23:30 – Tutto tace.
Anche chi studia ancora
prende parte a questo silenzio, interrotto solo da
qualche colpo di tosse o
dai passi provenienti dal
corridoio. Sempre presente è, però, lo sguardo e la
risatina complice del/la
compagno/a di stanza.
Un’atmosfera tetra e silenziosa, con qualche cigolio di tanto in tanto, può
suscitare una certa inquietudine a quelli che
sono appena arrivati.
Un’inquietudine che dopo
un po’ di tempo sarà vinta
dal sonno e dalla stanchezza.
Francesca Bruno
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Luminarie originali a via Roma
per un Natale senza ipocrisia
Via Roma, un pullulare di persone prese dalle loro faccende,
e più il 25 dicembre si avvicina più sappiamo di che faccende si tratta: i regali di Natale.
pane e palline colorate. Ora a
vegliare sul nostro consumismo
ci sono luminarie di signore che
fanno compere, sfogliatelle e altri
dolci natalizi.
D’altronde non c’è posto più
adatto e questo lo sanno tutti:
quando si presenta l’esigenza
nella nostra via centrale c’è
sempre la risposta, tra mille
negozi di vestiti, altrettanti di
elettronica, bijouterie e roba
varia. Pare che questa sia l’unica zona in cui patatine fritte
e yogurt, nonostante il valido
tentativo, non abbiano fatto
piazza pulita delle botteghe
disponibili.
Purtroppo l’unica cosa vagamente accettabile di questo cambiamento, ossia la cruda sincerità,
non è altro che un’ illusione:
ovunque si parli delle decorazioni, da articoli a dichiarazioni dei
responsabili, quest’anno vengono
fatte presenti tutte le zone di Napoli eccetto Via Roma.
Quindi ci si pone la domanda: di
chi è la colpa?
Ora nemmeno il Natale ci imbocca più le false parole che
pronunciavamo prima.
Per rispondere è indispensabile
sapere una cosa: quest’anno, vedendo la scarsità di fondi, commercianti e imprenditori hanno
dato un loro contributo per
“esaltare Napoli” e quindi hanno
avuto una conseguente influenza
nella scelta degli addobbi. I ringraziamenti da parte del sindaco
sono tanti, e mentre si compiace
del lavoro svolto ammette che
senza i finanziatori non sarebbe
stato possibile.
Dalle luminarie appese al cielo
viene detto che dell’ amore e
della pace non ce ne frega poi
tanto, e che infondo Natale è
fatto di regali e non c’è niente
di male nel dirlo.
Il problema è che il nostro caro
sindaco e il resto dei responsabili
non si sono posti una domanda
indispensabile, ovvero cosa significa volere il bene della propria
città.
Gli anni scorsi a vegliare sulla
nostra ipocrisia c’erano cam-
A mio parere ciò che importa non
No, grazie a Dio i nostri accessori e capi d’abbigliamento sono ancora là e nessuno ce li
toglie né ha intenzione di toglierceli, né H&M, né Paul and
Bear, né l’ Apple-Store, né ogni
diavolo di negozio di cui siamo
completamente schiavi.
è essere circondato da addobbi
e potersi permettere qualche
lucina in più, ma è tener vivo
ciò che è immune alla crisi e
distrutto dalla società odierna:
un po’ di umanità.
#fatelamorenonfateshopping
Nicoletta Risi
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Kaos
LONTANO DAGLI OCCHI, LONTANO DALLA COSCIENZA
Non tutte le notizie trovano
spazio sulle pagine dei quotidiani. Alcune di esse, per ragioni di spazio, non sono reputate “abbastanza importanti” o, almeno, non quanto
l’ennesimo annuncio del governo o la quotidiana
“sparata” di un politico. Succede, dunque, che tali notizie
vengano relegate nelle ultime
pagine: anonime, senza immagini, separate dal resto
solo da un titolo che con difficoltà si fa notare tra le parole
circostanti.
E’ di una di queste notizie
che vorrei parlare, apparsa
così, per caso, tra le pagine di
un giornale qualche settimana fa. La notizia in se non è
di particolare interesse: “San
Pietroburgo: la polizia rimuove il monumento all’iPhone”.
Nel leggere queste parole,
non vi prestai particolare attenzione, stavo per voltare
pagina, quando mi sono fermato a riflettere. “Perché mai
la polizia russa dovrebbe rimuovere dalla strada un
iPhone gigante?” Cercando
una risposta ho iniziato ad
informarmi, ma al posto di
una soluzione ho trovato una
realtà. Un’orwelliana realtà
che prende luogo ogni giorno
a pochi passi da noi, nell’apparente silenzio delle opinioni pubbliche occidentali.
della rimozione del monumento della Apple dopo l’outing
del suo CEO), leggi, insomma,
che in modo sempre più radicale tendono a minare i più
fondamentali diritti dell’individuo, dalla libertà di espressione all’essenziale diritto
all’autodeterminazione (il poter decidere della propria vita
liberamente).
Proviamo a confrontare l’attuale situazione in Russia
con quella di qualche anno
fa: quel minimo di opposizione civile che aveva provato a
contrastare il “regime autocratico di Putin” sembra essere scomparsa. Al suo posto
ritroviamo un’opinione pubblica che accetta in silenzio
le decisioni del governo, per
quanto sbagliate esse possano essere, rendendosi complice dell’attuazione di provvedimenti che non riesco a definire se non con la parola
“liberticidi”.
A questo punto, tuttavia, è
necessaria una riflessione:
quanto sappiamo noi di tutto
questo? Assistiamo a palesi
violazioni dei diritti umani in
silenzio, trincerandoci dietro
l’idea che ciò che è lontano da
noi sia anche lontano dalla
nostra coscienza. Può bastare
questa convinzione a farci credere innocenti? Abbiamo bisogno di sapere, abbiamo bisogno di informazioni per poter
agire, abbiamo bisogno di una
voce.
In meno di un anno, infatti,
la Duma (il parlamento russo) ha approvato leggi di controllo (e censura) dei media e
della rete, leggi “per contrastare la propaganda
gay” (all’origine, tra l’altro
Fabrizio Gentile
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L’angolo della poesia
Buio.
Non di mancata luce,
ma d’uno sguardo vuoto.
Freddo.
Non di uno spento fuoco,
ma d’un passo bloccato
Nero.
Non di colori uniti,
ma di fantasia mancante.
Silenzio.
Non manca la parola,
ma il verbo della vita.
Andrea La Veglia
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Kaos
Under Pressure
Ariana Grande: un successo inaspettato
Divenuta famosa nel 2010 grazie al ruolo di Cat Valentine in
"Victorius", sitcom di successo
targata Nickelodeon, Ariana
Grande oggi è universalmente
apprezzata come una delle
cantanti più in gamba degli
ultimi tempi.
Nata nel 1993 in Florida da
genitori italiani, ha dapprima
lavorato come attrice, venendo
poi iniziata al mondo della musica con il suo primo singolo
"Put Your Heart Up" del 2012,
che rinnegherá e cancellerà dal
suo canale Vevo in seguito,
sentendosi insoddisfatta del
risultato. Ma è nel 2013 che la
Grande inizia realmente la sua
scalata verso la notorietà mondiale.
Pubblica il suo primo album,
"Yours Truly", che vince un
American Music Award e arriva al primo posto nella Billboard Hot 100 e uno dei singoli
che ne fanno parte, "The Way",
ottiene persino il disco d'oro e
quello doppio di platino negli
Stati Uniti.
A Gennaio 2014 Ariana annuncia la preparazione di un nuovo album, "My Everything",
attesissimo dai fan (gli Arianators) e ad Aprile pubblica
"Problem", il primo singolo, in
collaborazione con Iggy Azalea,
apripista di un successo
mondiale che porterà questa cantante a non essere
semplicemente una cometa, come tanti altri giovani
artisti in questo periodo,
ma una vera e propria stella.
My Everything viene rilasciato il 25 Agosto ed è ancora in corso di completamento, ma Ariana continua a stupire per il nume-
ro di vendite e di premi che
ottiene con le sue canzoni, tra
cui "Break Free", in collaborazione con Zedd, che vince tre
dischi di platino e due d'oro,
"Bang Bang" insieme a Jessie
J. e Nicki Minaj, la quale arriva al terzo posto nella Billboard Hot di Ottobre. Per ora
l’ultimo singolo pubblicato è
"Love Me Harder", con il supporto di The Weeknd.
Imitata ma inimitabile Ariana
Grande è, secondo me, una
delle cantanti più belle di YouTube e non a caso è apparsa
sulla copertina di diverse riviste importanti, quali InStyle,
Marie Claire, Cosmopolitan e
continua a conquistare la critica per la sua voce stupenda
“dal registro soprano liricoleggero”, “di un timbro melodioso e bello", così viene definita la voce di Ariana dai giornali statunitensi, grazie ai
qualì si sta probabilmente imponendo come una delle grandi della musica pop di oggi.
Giuseppe Federico
Anno IV - Numero II
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Napoli Green Contest:
Pink Elephants
È il
25
novembre, arrivo all’arenile
con un’ora di anticipo. Eccoli. I Pink Elephants tremanti e nervosi.
Peluso e infine al basso, Emanuele Marasco.
Sento i Palanea provare…
vedo i volti tesissimi dei
Pink Elephants mentre
mangiano qualcosa; sanno
che tra poco arriverà il loro
momento e devono giocarselo al meglio. Nel loro nervosismo si percepisce la determinazione di ragazzi che ce
la metteranno tutta per farcela.
Dopo Black Night, un loro inedito “Marenar ‘nderr” che ha
sicuramente catturato l’attenzione della giuria.
Sale sul palco la presentatrice, sono già le 21.30.
Ecco che si esibiscono i Palanea, che con la loro musica
(completamente in dialetto
napoletano) riescono a far
ballare tutto il pubblico,
compresi i nostri ragazzi.
Finiti i quattro brani dovuti,
si dà la possibilità di votare
la band assegnando ad alcuni fortunati del pubblico dei
gadget Heineken (sponsor
della serata) mentre i Pink
Elephants si scaldano.
Eccoli pronti. La ragazza ce
li presenta: alla voce, Victor
Rodriguez; alle chitarre, Cristiano Monge e Marco Fusco; alla batteria, Simone
Partono con una cover, Black
Night dei Deep Purple ; il
pubblico si scatena, la loro
musica coinvolge tutti!
Si cambia atmosfera con la
successiva “Paranoid” dei
Black Sabbath e poi il gran
finale, “Room Thoughts”, un
inedito che Victor ci ha presentato come la descrizione
del momento nel quale una
persona è stata appena lasciata dal partner, e si chiude in
camera sfogandosi come può :
con un pianto o prendendo a
cazzotti il muro/cuscino. Il
brano inizia lentamente, ma
appena arrivati al ritornello
l’atmosfera cambia radicalmente con la frase “I’ll take
my revenge” che almeno, personalmente, ho cantato a
squarciagola.
Finito anche il turno dei Pink
Elephants , il pubblico va a
votare. La giuria si riunisce
per contare i voti e per decidere la band fortunata mentre i
due gruppi si esibiscono, intrattenendoci con una Final
Jam piena di emozioni.
Il conteggio dei voti è finito, la
presentatrice sale sul palco
mentre la platea è immersa in
un silenzio carico di ansia.
<<E con 381 punti vincono … I
PINK ELEPHANTS!>>
I ragazzi sono felicissimi per la
vittoria e si scatenano nel loro
ultimo inedito (nonché il mio
preferito), “Leave my heart
alone” scritto interamente dal
solista, che coinvolge tutti col
suo magnifico ritornello.
Vado a congratularmi con i
ragazzi e li vedo ancora eccitati e pieni di adrenalina.
Sono passati al secondo turno,
convinti di non farcela.
Il 4 dicembre invece, i nostri
ragazzi hanno sfidato i gruppi:
Stout e Just4Clams al Discovery vincendo di nuovo.
Il 14 dicembre hanno sfidato I
Tartaglia&Aneuro al Kestè
Art Bar, questa volta non ad
eliminazione diretta, totalizzando 339 punti e arrivando,
come ci aspettavamo, tra i fortunati finalisti.
Che i rosa pachidermi (e anche
neri) siano con voi!
Anna Bellingrath
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Kaos
f{t~xáÑxtÜx 9 VÉÅÑtÇç
Lo strano caso del cane ucciso a
mezzanotte
Christopher Boone è un quindicenne autistico. Ha straordinarie competenze nel campo
matematico, ma ha difficoltà a
stringere relazioni con le persone: odia il giallo e il marrone, ma ama il rosso; reagisce
in modo violento quando viene
toccato e odia quando le persone gli dicono cosa fare; ama gli
schemi, gli elenchi e la deduzione logica. Non è mai andato
più in là del negozio dietro
l'angolo, ma quando scopre il
cadavere di Wellington, il cane
della vicina, il giovane Christopher capisce di trovarsi davanti a uno di quei misteri che
il suo eroe, Sherlock Holmes,
risolveva molto facilmente.
Così inizia a scrivere un libro,
mettendo insieme gli indizi del
caso dal suo punto di vista.
Indagando sull'uccisione del
cane, Christopher inizia a far
luce su un mistero ben più importante che lo riguarda da
vicino. Come è morta sua madre? Perché suo padre non
vuole che lui faccia domande
ai vicini di casa? Per rispondere, Christopher dovrà intraprendere un viaggio in luoghi
e situazioni per lui difficilmente tollerabili, raggiungendo una sorta di età adulta che
lo rende orgoglioso di sapersi
muovere nel mondo reale.
In questo libro Mark Haddon,
con un linguaggio serio ma
allo stesso tempo divertente,
riesce a descrivere il mondo
dal punto di vista di un ragazzino mentalmente dissociato,
facendoci riflettere sui comportamenti delle persone come lui. Grazie a questo libro
l’autore ha aperto gli occhi al
mondo sul problema dell’autismo, dandoci anche modo di
conoscere come relazionarci
con le persone che ne sono
affette. Haddon, con questa
storia immaginaria, ha risolto
tanti problemi di tante famiglie, anche se lui dice di essere
un po’ rattristato da ciò, poiché questo è un problema che
andava risolto con
“perseveranza e un po’ di immaginazione”, e non con un
libro.
Consiglio questa lettura perché, oltre a farci riflettere
sull’autismo, è una storia avvincente, capace di appassionare il lettore al punto da leggerlo tutto d’un fiato, senza
lasciare agli altri il tempo di
dirvi chi ha ucciso il cane.
Renata Blasotti
Anno IV - Numero II
Pagina 15
Una finestra sull’orizzonte
I libri: un luogo dove rifugiarsi, un luogo dove possiamo vivere avventure, un luogo dove almeno per una volta non ci sono regole. Insomma, a questa descrizione potrete avere una buona impressione, ma spesso non si
racconta di avventure
straordinarie o di come la
vita sia tutta rosa e fiori;
assolutamente no.
Il libro che voglio citare racconta la dura vita negli anni
30 del Novecento nella quale
la lotta morale tra bianchi e
neri è all’ordine del giorno.
Sto parlando del famoso libro della scrittrice Harper
Lee “Il buio oltre la siepe”.
Probabilmente starete pensando a quanto l’argomento
sia pesante e che non leggerete mai questo libro solo
perché parla di razzismo. A
questo punto vi invito a fermarvi e a riflettere sulla famosa frase: “Mai giudicare
un libro dalla copertina”.
Il libro ha come protagonista
una bambina di nome Scout,
innocente e ignara dei problemi dell’epoca, che insieme a
suo fratello Jem e il suo
“fidanzatino” Dill sono in cerca
di avventure. Spesso fantasticano su come potrebbe essere il
loro vicino Boo Radley, misterioso personaggio mai uscito di
casa da quando fu accusato di
aver tagliato un dito della mano al proprio padre: Boo rappresenta proprio il titolo del
libro, ovvero di quanto non si è
a conoscenza delle cose e delle
persone che ci sono attorno.
Tra avventure e guai, il trio ne
passerà parecchie!
quel tempo, desideroso di vendetta e che farebbe di tutto pur
di raggiungere i suoi scopi.
Il padre di Scout e Jem è un
avvocato, un uomo colto, che
crede nella giustizia e nelle
cose che fa: proprio per questo
si ritrova a difendere Tom Robinson, un uomo di colore, incolpato di aver violentato la
figlia di Bob Ewell, antagonista del racconto. Quest’ultimo
è un personaggio che rappresenta la mentalità chiusa di
Dopo la mia piccola
“esperienza” di lettrice, vi auguro un buon proseguimento di
lettura!
Beh, vi lascio con un po’ di suspense per stimolarvi a leggere
questo libro.
Allora che ne dite? Ho, almeno
in parte, catturato il vostro interesse? Spero tanto di si, perché è un libro che, almeno per
me, apre gli occhi e fa comprendere cose che i libri scolastici
non fanno.
All’inizio anche io, se devo essere sincera, ero un po’ titubante
quando lessi la trama… ma
cambiai subito idea quando iniziai a leggere i primi capitoli.
Daria Borelli
Pagina 16
Kaos
Chi li ha visti?
Spazio al cinema
Chi vogliamo prendere in
giro?
I wormholes non esistono e
no, non puoi prendere ed andare a vedere cosa c’è dentro
un buco nero.
E non sono nemmeno sicuro
di tutta la faccenda del tempo, sapete? Tutta quella roba
matematica, fisica quantistica et similia.
Eppure, per centosessanta
minuti quel mondo che a noi
comuni mortali sprovvisti di
lauree e premi nobel per l’astrofisica sembra inaccessibile è un susseguirsi di porte
aperte.
Considerando che non ho
ancora digitato il nome del
film di cui sto per parlare,
se siete arrivati fin qui le
cose sono due: o lo avete capito da soli, e allora chapeau, oppure siete solo curiosi.
“Curiosità” è la parola chiave per capire “Interstellar”.
La curiosità è la più grande
delle doti di Cooper, ma anche
il più grande dei suoi difetti.
E’ il motivo che lo spinge a
partire, a lasciare per quasi
cento anni i suoi figli, la sua
vita, ed è il filone portante del
film.
Non parlerò dettagliatamente
del film in quanto trama o tecnica di regia: parlare della prima sarebbe inutile e anzi scorretto per quelli che non l’hanno ancora visto, per la seconda
invece non sono la persona più
adatta, e poi non ci vuole un
genio a capire che Nolan sa
come si struttura un’inquadratura.
Voglio parlarvi di quello che il
Anno IV - Numero II
film lascia, del vero tesoro che”
Interstellar” regala ad ogni
spettatore, e voglio farlo facendo dei paragoni: vi ricordate
Gravity? Il film che l’anno scorso vinse otto Oscars? Quello che
riesumò la carriera di George
Clooney da un imminente affogamento nel caffè Nespresso?
Ecco.
Chi lo ha visto sa che quel film
può essere riassunto così:
Tizi nello spazio. Problemi. Ansia. Ansia. Ansia. Fine.
Ora torniamo ad “Interstellar”:
vi è una scena (tranquilli, niente spoiler) che dura circa un
quarto d’ora, che può essere
riassunta all’incirca così:
Tizi nello spazio. Problemi. Ansia. Ansia. Ansia. Fine.
Capite cosa intendo?
Poi c’è un’altra corrente filosofica, quelli che paragonano
Pagina 17
“Interstellar” a “2001: Odissea
nello Spazio”, di Stanley Kubrick. Ora, chi nella propria
vita ha visto tre film e sa come fare lo spelling della parola cinema, saprà che Stanley
Kubrick è considerato un’icona, una divinità, e che paragonarlo a chiunque è considerata la più grande delle empietà! Eppure signori, Nolan,
con questo film fa proprio
quello che fa Cooper, il nostro
protagonista: OSA.
Osa volare alto, osa sfidare lo
spazio profondo e la vita stessa pur di riuscire a trovare un
modo per avvicinarsi il più
possibile alla straordinaria
pellicola di Kubrick, non per
sfidarlo, ma per omaggiarlo
attraverso un viaggio di tre
ore fatto di un crescendo di
cinque dimensioni, gravità e
tempo, viaggi nell’iperspazio e
palesi riferimenti, il tutto accompagnato da una regia impeccabile, anche nei colori, e
da una colonna sonora di
Hans Zimmer che vi terrà attaccati allo schermo non solo
con gli occhi.
Non abbiate paura se in sala
vi attaccherà lo sconforto, se vi
sentirete persi, o se vi verrà
da piangere anche nelle scene
più luminose e vitali del film,
e non cercate di razionalizzare
ciò che non vi è dato capire, se
posso darvi un consiglio: prendete il film per come vi arriva,
e amatelo per ciò che è.
Ah, la gente si lamenta perché
ci sono delle mancanze nella
sceneggiatura tipo il fatto che
Nolan non faccia vedere quando Cooper si allena per andare
nello spazio. Ma quando mai a
noi è piaciuta la gente?
Rainer Monaco
Pagina 18
Kaos
THE END OF EVANGELION: UN MONDO
CHE FINISCE
Film d’animazione del 1997 diretto da Hideaki Anno come conclusione alternativa di una serie
animata (Neon Genesis Evangelion) che, causa esaurimento
budget, ha avuto un finale non
soddisfacente per molti fan. Nonostante non andrebbe visto se
non dopo la serie, considerando
che ci sarebbero un mare di cose
da dire, proverò a riassumere:
Neon Genesis Evangelion è apparentemente un classico cartone giapponese di robottoni pilotati da ragazzini che combattono
contro creature mostruose per
salvare il mondo: ma non solo.
Esso opera una decostruzione
del genere mecha distruggendone i topoi e rendendo la trama
molto più realistica, spostando il
focus dall’azione all’introspezione in maniera sempre più evidente, diventando una delle serie più apprezzate dell’animazione giapponese (anzi, è LA serie cult degni anni ‘90), potendo
anche contare su un universo
credibile e ben costruito, interessanti speculazioni filosofiche
e uno dei cast di personaggi più
memorabili di sempre. Evangelion è il frutto di quattro anni di
depressione vissuti da Anno,
il quale vi ha inserito ogni
tipo di riflessione compiuta in
quel periodo, caratterizzato
da un estremo odio per se
stesso, dovuto alla sua incapacità di comunicare con gli
altri, e dal rifiuto di uno stile
di vita di isolamento e fuga
dal mondo esterno. I personaggi riflettono diverse facce
della personalità dell’autore,
a cui va dato il merito di aver
creato un cast femminile notevole, prendendo anche
spunto da numerosi romanzi
letti proprio in vista di quest’obiettivo.
Era un periodo tremendo per
Anno: il budget esaurito, le
pressioni dei pochi sponsor
rimasti, l’indecisione sul finale da dare alla sua opera e le
minacce di morte dei fan delusi. Tutti questi fattori culmineranno nello sfogo che
questo film rappresenta: un’opera traumatica, criptica, deprimente, macabra, cruda, a
tratti onirica e visionaria.
Il simbolismo, presente in numerose scene della mitologia
giudaico-cristiana, così come i
più o meno sottili rimandi al
sesso e le rapide sequenze di
immagini che rendono l’opera
decisamente inadatta a chi è
fotosensibile, hanno in realtà
come unica funzione quella di
contribuire all’atmosfera generale, suscitando in parte fascino e in parte angoscia.
Evangelion è folle, come lo sono
tutti i suoi personaggi, ciascuno profondamente ferito nell’animo e in continuo conflitto con
se stesso e con il mondo. In
questo film, ognuno di loro arriverà ad un punto critico: tutti
verranno messi a nudo nella
loro follia, e verranno rivelati i
lati più scomodi delle loro personalità, in modo da lasciare lo
spettatore sbigottito e allibito
di fronte a numerose scene.
Non ci saranno superstiti: tutti
sono condannati alla disperazione più totale. La necessità
di essere amati, il contatto con
gli altri, il conflitto tra la pulsione di vita e quella di morte,
la condizione umana, il dramma dell’isolamento, l’impossibilità di evitare il dolore, la di-
Pagina 19
Anno IV - Numero II
stinzione tra sogni e realtà, sono
tutti temi che vengono affrontati
in modo più o meno diretto. Il
mondo non è un bel posto, non lo
è per nessuno, tantomeno per il
protagonista, Shinji Ikari, che
viene travolto dagli eventi senza
avere la possibilità o il desiderio
di reagire. Potendo scegliere tra
vedere l’umanità estinguersi o
continuare a soffrire per la sua
incapacità di relazionarsi al
prossimo, è così difficile immaginare la sua risposta?
Ovviamente, Evangelion non è
solo questo. Chi ama la fantascenza resterà estasiato dalla
ricchezza del linguaggio tecnico
e dalle scene ispirate al celeberrimo “2001: Odissea nello Spazio”, uno delle tante fonti a cui
l’autore, che sembra avere un
feticismo per questo genere di
cose, prende ispirazione. La tra-
ma, pur ricca di colpi di scena
e momenti struggenti, può essere pienamente compresa solo
dopo averlo riguardato più volte, e si passerà dal perdersi
nella complessità con cui è narrata al lasciarvisi cullare, per
poi ottenerne una visione più o
meno nitida in seguito. Degna
di nota è anche la sequenza
live sperimentale, circondata
da un'atmosfera quasi da sogno, oggetto di quei pochi dialoghi che vengono pronunciati,
avendo come sottofondo il brano di Bach “Jesus bleibet meine Freude" (la musica classica, altra passione di Anno, è
un altro segno distintivo di
Evangelion). Le animazioni
sono fluide e le scene d’azione
coinvolgenti, il doppiaggio
giapponese eccelso e quello italiano della Dynit riesce a non
sfigurare, mentre conviene
evitare come la peste quello
della Panini. Un classico del
genere che ha sconvolto gli
spettatori, ma che per i suoi
contenuti maturi e profondi
rappresenta uno dei picchi
dell’animazione mondiale.
Giuseppe Amato
Pagina 20
Kaos
Anno IV - Numero II
Pagina 21
QUARK
"Perché si sono estinti i bradipi?"
Per chi non avesse letto la
scorsa edizione del giornalino, nell'intervista doppia ai
professori, questa è stata una
delle domande che abbiamo
posto ai due prof.
la prima reazione che hanno
avuto entrambi è stata questa: "Perché, si sono estinti?",
"Cosa li ha uccisi? I processi
evolutivi? Gli umani?".
Fermi ragazzi, non c'è bisogno di tanti interrogativi. I
bradipi esistono ancora e continuano a vivere tra di noi.
Ok, forse non ve ne troverete
uno aggrappato alla gamba,
ma queste affascinanti creature
continuano a combattere, a loro
modo, contro l'estinzione.
Come combatte un bradipo? Tira
la criniera ai leoni o prende ad
unghiate i lupi? Niente di tutto
questo. I bradipi sono troppo furbi (so che non lo direste mai dopo
aver visto la loro faccia) per scegliere la violenza. Un bradipo
vive in habitat privi di predatori,
in questo modo evita il problema
alla radice (sebbene sia più un
tipo da rami).
"Cosa minaccia la sua sopravvivenza allora?" vi chiederete voi.
Se googlate "bradipo", vi appariranno centinaia di immagini di
bruni mammiferi elegantemente
aggrappati ai rami di alberi tropicali. Ovviamente, se quella è la
loro posa naturale, certamente
non è perché sono dei membri di
Greenpeace con un libidinoso desiderio di abbracciare alberi. La
loro vita è strettamente legata a
quella delle foreste.
Perciò, ogni volta che siete
in procinto di buttare una
cartaccia in un bidone qualsiasi, pensate un attimo
all'albero che verrà abbattuto per creare un altro pezzo
di carta come quello che
stringete tra le mani, e gettatelo nel cestino della differenziata.
Ricordate, la battaglia per il
nostro ambiente è una battaglia fatta di piccoli gesti,
proprio come il cammino di
un bradipo è fatto di piccoli
(e lenti) passi.
Dario Silvestri
Pagina 22
Kaos
A cura di Giuseppe Amato
Lost Odyssey: un gioco da sogno
Pubblicato in esclusiva
per Xbox 360 nel 2007,
questo JRPG di Hironobu
Sakaguchi (il genio dietro
Final Fantasy, per chi
non lo conoscesse) guarda
con nostalgia ai giochi di
vecchio stampo, senza
avere però timore di innovare il genere. Il gameplay è quello di un classico gdr che alterna sessioni esplorative a combattimenti a turni che si presentano in forma di incontri casuali, accompagnando al progresso del giocatore la crescita dei personaggi i quali, acquisendo
nuove abilità, permetteranno di variare tra un
crescente numero di tattiche in battaglia. L’innovazione è nell’aver distinto
tra due tipi di personaggi
che si sviluppano in modo
diverso: i mortali, come è
comune nel genere, guadagnano nuove abilità livellandole, e ognuno ne
acquisterà di proprie a
seconda del ruolo che
svolge; gli immortali, invece,
pur potendo livellare le loro
abilità, devono apprenderle
dai loro compagni mortali
oppure dagli oggetti equipaggiabili, il che li rende da
un lato più versatili, dall’altro più lenti a crescere
(inoltre hanno il vantaggio
di rianimarsi dopo pochi turni se sono stati messi ko in
battaglia, nonostante quello
dell’intero party porti comunque al game over). Degno di nota è anche il sistema anello rivelatore: una
sorta di mirino che il giocatore deve impostare manualmente con il giusto tempismo, a cui va dato il merito
più che di aggiungere un
trascurabile componente action, di rendere il comando
dell’attacco normale più interessante. Occorre inoltre
notare che la possibilità di
schierare i personaggi in retroguardia o in prima linea
incide maggiormente sull’esito dei combattimenti.
Con una storia che cattura il
Anno IV - Numero II
giocatore sin dall’inizio,
piena di personaggi affascinanti, scene struggenti, intrighi politici e
atmosfere magiche
(accompagnate dalla
meravigliosa soundtrack
del maestro Nobuo
Uematsu) la vera chicca
di Lost Odyssey è l’extra
“mille anni di sogni”, in
cui vengono rievocate le
memorie dei protagonisti in forma di racconti.
Oltre a rappresentare
una sorta di extra collezionabile, più interessante rispetto ai soliti
oggettini da cercare in
ogni angolo della mappa
Pagina 23
(sono presenti anche questi,
ovviamente, insieme a numerosissime missioni secondarie
che allungano la già notevole
durata del gioco, composto
infatti di 4 dischi), e fornisce,
insieme alla componente
emotiva, una migliore comprensione del carattere dei
personaggi e del contesto in
cui sono posti. I sogni, che oltre a essere visibili dal menù
possono essere rievocati ogni
qualvolta si vada a dormire
per ricaricarsi, sono una piacevole pausa dal gioco, lungi
dal ridurlo però a un film o a
un libro interattivo: è possibile ignorare completamente
questa meccanica ma l'opera
non può essere pienamente
apprezzata senza aver letto
questi brevi racconti. Lo
stesso Sakaguchi, dice: “non
penso di essere bravo a creare giochi d’azione. Preferisco
narrare storie” ammettendo
così che è questo il cuore
pulsante dei suoi titoli, che
regalano emozioni a moltissimi giocatori da ormai più
di trent’anni. narrare storie”
ammettendo così che è questo il cuore pulsante dei suoi
titoli, che regalano emozioni
a moltissimi giocatori da ormai più di trent’anni..
Pagina 24
Kaos
Top of the Profs
*guardando uno scalda-
collo* cos'è sta novità?
No, non togliertelo stai
bellino, manca solo la
zampogna.
schio.
Grassi
Merone
Che Zeus mi fulmini…
*vede scrivere* mica la
scrivi per metterla sul
giornalino?
X: prof ha messo i voti?
Riccio
Romagnuolo: si in logaritmi di 0
Romagnuolo
La prossima volta faccio
l'Arakiri da sola.
Riccio
A volte desidererei avere alunni normali…
X dovresti mettere un
cappello che includa anche materia celebrale.
Stavo correggendo le
versioni, si sentono le
urla, mia figlia "mamma
che c'è? " vorrei avere i
soggetti tra le mani e
strangolarli.
Usai
Riccio
Pili e non quelli delle
ascelle.
*parlando di voti* oggi
sono venuto col giubbotto antiproiettile.
Usai
Grassi
Dà sempre la colpa agli
altri, si vede che è ma-
Paoli
Mi dovevate vedere
quando non avevo le
mie "whips and scorns
of time" jennifer lopez
doveva andarsi a nascondere!
Alessio
Una volta sono andato da uno di questi
psicanalisti e sapete
come mi ha curato?
Faceva i ruttini. È
stato inconsapevolmente la causa della
mia guarigione, ho
pensato, ma posso mai
dare soldi a questo?
Capasso
Raga vi consento di bere
il caffè solo se me ne date
un poco.
Capasso
Capasso
Qui è segnato che hai
preso 15.
Capasso: Come si chiama
questo?
X: Louis.
Anno IV - Numero II
Capasso: Ogni volta che
canta si uccide un ippopotamo.
Capasso
Smettila…lo vedi questo
borsello? Non so in francese come si dica … ma …
cerca sul dizionario “ti
ciacco”.
Usai
Cesarione era il figlio di
Cesare e Cleopatra…ecco
non è che fosse così sicuro
che era di Cesare… insomma Cleopatra era una donna un po’… come dire…
movimentata!
Cocci
Noi cerchiamo di andare
avanti con il progresso, la
tecnologia… ma come si
chiama la piattaforma digitale? Argo! Come un vecchio cane bavoso agonizzante…
Mingo
*parlando del computer* Meno male che ci
siete voi ad aiutarmi…
altrimenti l’avrei già
defenestrato da tempo
Pagina 25
questo strumento malibolo…
Mingo
cappellaio, no?
Piccione
Alunno X: Se ci vede la
preside ci scuoia
Y CARPE DIEM! Devi
finire l’interrogazione,
finiamola!
Piccione: Nel caso mi
spenna!
Piccione
Piccione
*arrivano in classe i ragazzi americani*
Cocci: Cosa dobbiamo
fare?
Alunno X: No niente
dobbiamo fare lezione
normalmente…
Cocci: Ah! Dobbiamo essere normali! Beh! Per
quanto ci riuscirà….
Cocci
Alunno X: Prof, possiamo vedere “Il Castello
del Cappellaio”?
Piccione: Si, potete leggere il libro
Alunna Y: Ma di che
parla?
Piccione: Del castello del
Guardiamo “Nelle Terre Selvagge”… Ma che
cavolo fa quel selvaggio?
Natale
Pagina 26
Kaos
INTERVISTA DOPPIA
Prof.ssa Riccio
Materia insegnata?
Prof.ssa Storti
Lettere classiche e italia- Lettere classiche e italiano.
no.
Voto più alto avuto da 9 in greco.
9 in italiano.
studentessa?
Materia odiata?
La chimica. Quella inorganica, però quella organica mi piaceva.
Mah, veramente odiata?... Se proprio ne devo
dire una, matematica.
Voto più basso avuto
da studentessa?
4 in chimica.
5 in matematica.
Cosa pensa dei ragazzi Io credo nella ciclicità
della natura umana, codi oggi?
me diceva Tucidide. I ragazzi di oggi compiono gli
stessi errori dei ragazzi di
allora, solo oggi tendono a
non rendersi conto di
quello che succede nel
Favorevole alla
legalizzazione delle
droghe leggere?
Tendenzialmente sì.
Penso che i ragazzi di oggi sentano la mancanza
di una figura di riferimento, una guida. Ciò
porta alla loro tendenza a
mitizzare tutto un po'
troppo.
Tendenzialmente sì.
Anno IV - Numero II
Favorevole ai matrimoni omosessuali?
Pagina 27
Sì.
È venuto prima l'uovo ...la gallina?
o la gallina?
Perché si è estinto il
bradipo?
Assolutamente sì.
Tendenzialmente la gallina...
Ma perché, i bradipi si so- Non saprei, non sarà riuno estinti?! Ma quando
scito a stare al passo coi
mai, le mie figlie guarda- tempi...
no sempre un documentario su Real Time! "I bradipi con la barba"...
Il colore più strano di
cui si tingerebbe i capelli?
Viola.
Verdi.
Un saluto ai ragazzi
del Convitto.
Studiate di più, e non ve- Esatto: provate a non vedete tutto come una pri- dere questo posto come
gione!
una prigione, e provate a
trarre piacere dallo studio.
Giuseppe Giglio
Marialaura De
Marco
“Fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”
( Dante, Inferno, canto XXVI, vv. 119-120)
F
e
n
o
u
B
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s
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