Fondazione Aiutiamoli a Vivere
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Fondazione Aiutiamoli a Vivere
giornale della fondazione AIUTIAMOLI A VIVERE Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: "Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 2, DCB (Cremona C.L.R.)" Aiutiamoli a Vivere - Settembre 2009 / anno 13 / numero 3 e-mail: [email protected] • web site: http//www.aiutiamoliavivere.it Felicità è.... e... aiutiamoli a vivere 2 CITTÀ DI CASTELLO: PASSATO E PRESENTE AIUTIAMOLI A VIVERE DI AIUTIAMOLI A VIVERE ono passati 23 anni, ma il day after sembra non arrivare mai. Perché le conseguenze dell’esplosione nucleare nella centrale di Chernobyl sono ancora una triste realtà. Economia stagnante, povertà, terra ancora contaminata, genitori che al domani preferiscono l’oggi di una bottiglia a cui attaccarsi per dimenticare. E bambini, ancora troppi, senza casa. I più fortunati affidati agli orfanotrofi. Sono passati 23 anni, ma c’è anche chi non ha dimenticato. Come la Fondazione Aiutiamoli a Vivere, che dal 1992 si impegna per sostenere la popolazione bielorussa. La Onlus, che ha sede a Terni, negli anni ha visto nascere, in tutta Italia, sempre più comitati, pronti a seguire l’esempio della “casa madre”. In prima fila, quello sorto a Città di Castello, che anche quest’anno ha reso possibile un soggiorno in Altotevere per un gruppo di bambini bielorussi provenienti dalle zone contaminate dal disastro nucleare di Chernobyl. La comitiva, ventidue bambini con i loro accompagnatori, è arrivata a fine giugno e fino al 2 agosto è stata ospite di venti famiglie della zona (di Città di Castello, San Giustino, Anghiari, Pietralunga, Perugia e Umbertide). “Nel corso della prima settimana – spiegano dal comitato- i bambini sono stati sottoposti a visite pediatriche per accertare le loro condizioni di salute. Analoghi S N. 2 Anno 13 Iscrizione Tribunale di Terni n. 2 del. 27/03/1998 controlli medici sono stati effettuati al termine del soggiorno, per valutare i benefici effetti della permanenza in un ambiente non contaminato. Durante la loro visita, poi, hanno potuto usufruire dell’impianto natatorio di Città di Castello e sono stati protagonisti di una serie di iniziative”. Tra queste, ad esempio, la festa di benvenuto, organizzata in collaborazione con la pro loco di Cerbara e la cena di addio promossa da pro loco e circolo Acli di Santa Lucia, a Città di Castello, per il 25 luglio. In programma anche una sfida calcistica Italia – Bielorussia ed una gara di pesca. Un grande impegno, quindi, per cui il comitato tifernate di Aiutiamoli a Vivere vuole “ringraziare tutti coloro, pro loco di Cerbara, pro loco e circolo Acli di Santa Lucia, Polisport e personale medico, che con la consueta disponibilità hanno offerto la propria generosa collaborazione”. Perché ci vuole davvero collaborazione concreta per portare avanti i progetti della Onlus, che ha cominciato il suo cammino nel febbraio 1992. A crederci, i due soci fondatori, padre Vincenzo Bella e Fabrizio Pacifici, che portarono a Terni i primi 17 bambini. Fu poi un’ospitata in una trasmissione televisiva a far arrivare le prime offerte di aiuto: e il comitato di Città di Castello fu tra i primi a proporsi. Da allora tutti insieme incoraggiano “ogni Editore: Fondazione Aiutiamoli a Vivere Viale Trieste, 7 - Terni Stampatore: Società Editrice Lombarda srl Via De’ Berenzani, 6 - Cremona Fotolito impianti: Bama - Vaprio d’Adda (MI) La Redazione della Fondazione: Fabrizio Pacifici - Enrico Cherubini Sandro Bernardi - Davide Bonetti iniziativa – spiegano- volta ad informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle emergenze locali e su quelle dei paesi dell’Est europeo ed in via di sviluppo in Africa, Asia ed America centromeridionale “. “L’attività della Fondazione, quindi – proseguono dalla Onlus -, si basa su opere di volontariato per rispondere concretamente alle richieste di aiuto che giungono dai paesi bisognosi, in special modo dalla Bielorussia. Le ragioni della scelta di questo paese risalgono a quando, nel maggio del 1991, un incontro conviviale tra le autorità bielorusse ed i ciclisti della quarta edizione della “Terni – Minsk Ovest – Est: due ruote per la pace” fornì l’occasione per affrontare il tema della precarietà degli ospedali che accoglievano i bambini vittime delle radiazioni di Chernobyl affetti da leucemia e con tumori alla tiroide. Il disperato appello di una dottoressa di Minsk arrivò al cuore dei cicloamatori presenti, che si resero conto che occorreva qualcosa in più per concretizzare un forte desiderio di solidarietà”. Desiderio realizzato, ma si può fare ancora di più: e magari la prossima estate i bambini bielorussi in Umbria potrebbero essere molti di più. Marco Mattioni Direttore responsabile Alberto Favilla Periodico Trimestrale stampa in 8.000 copie Spedire i testi e fotografie alla redazione Davide Bonetti Via Agordat, 2 - 20127 Milano tel. 02 36633057 [email protected] FONDAZIONE AIUTIAMOLI A VIVERE Sede Nazionale - Viale Trieste, 7 05100 Terni Tel. 0744/279560-220079 Fax 0744/282460 E-mail: [email protected] c/c bancario: IT82 Z010 0514 4000 0000 0013 711 c/c postale: IT27 H076 0114 4000 0001 2001 053 3 Due nuovi progetti per la Fondazione mine dell’esperienza di accoglienza in Italia per dare continuità all’impegno delle famiglie italiane nell’educare il bambino all’utilizzo di questi prodotti anche facendo ritorno negli Internati in Belarus. Sostenendo con piccole donazioni il progetto “Adotta un Bambino – sostieni un istituto” si potrà dare continuità alla fornitura di kit che educheranno il bambino all’igiene, non soltanto in via sperimentale ai gruppi di ottobre ma a tutti i comitati ospitanti. Per quanto riguarda il Progetto Studio si è ritenuto necessario dare continuità all’impegno della Fondazione “Aiutiamoli a Vivere” nel sostenere gli studenti orfani con borse di studio grazie a un apposito accordo tra l’Università di Minsk e quella di Perugia. La prima fase sperimentale del Progetto prevede l’individuazione di due gruppi di studenti bielorussi e italiani che avranno la possibilità di studiare nelle rispettive sedi universitarie in Italia e in Belarus. Il Progetto prevede, anche, la possibilità di stage per dottorandi, docenti e ricercatori sostenuti attraverso apposite borse di studio poste a disposizione dalla Fondazione “Aiutiamoli a Vivere” per coloro che approfondiranno lo studio della malattia genetica del- la mucoviscidosi. Insieme con l’università di Perugia e la Belarusian State University di Minsk la Fondazione “Aiutiamoli a Vivere” sta predisponendo un apposito accordo che amplierà la sua opera d’intervento non limitandola alla sola facoltà di Medicina nella Belarusian State University di Minsk. Il periodo individuato per questa prima fase del Progetto sarà quello delle vacanze estive giugno / settembre 2010. Per quanto riguarda sia le questioni organizzative (scelta dei ragazzi italiani e bielorussi) che quelle economiche (borse di studio) la Fondazione “Aiutiamoli a Vivere” e le Università coinvolte attualmente stanno predisponendo un apposito programma che verrà divulgato nei prossimi mesi e comunque prima della ripresa dell’accoglienza del 2010. Entrambi i progetti sono stati ideati dalla Fondazione “Aiutiamoli a Vivere” per cercare di ampliare l’offerta formativa/educativa atta a sostenere ogni settore di intervento di cooperazione sino a sperimentare il possibile inserimento lavorativo. Al convegno nazionale di Caravaggio (BG), che si terrà il 28 e 29 novembre 2009, si potrà avere un ulteriore approfondimento dei due Progetti sia in termini organizzativi che gestionali, con la possibilità di partecipare attivamente alla loro realizzazione rendendosi disponibili attraverso i propri comitati. Fondazione “Aiutiamoli a Vivere” Nelle pagine centrali del giornale si trovano i pieghevoli illustrativi dei due progetti AIUTIAMOLI A VIVERE L’estate della Fondazione “Aiutiamoli a Vivere” è stata utilizzata per monitorare tutti gli istituti e internati della Repubblica di Belarus aiutati durante l’anno per avere le informazioni necessarie a sviluppare un rapporto di collaborazione teso a non disperdere energie e risorse. Infatti in questo periodo i Dipartimenti regionali dell’Educazione della Repubblica di Belarus hanno definito un piano che stabilisce quali orfanotrofi, Internati ed Istituti saranno chiusi, trasformati o rimarranno aperti nel prossimi anni. La Fondazione “Aiutiamoli a Vivere” ha avuto tutte queste informazioni e ha sottoscritto appositi protocolli regionali per consentire a tutti i comitati e alle famiglie italiane desiderose di aiutare un orfanotrofio di non disperdere le proprie energie e, ancor peggio, vedere vanificati gli sforzi di un intervento strutturale in un orfanotrofio che potrebbe essere chiuso. Nel corso del monitoraggio la Fondazione “Aiutiamoli a Vivere” ha deciso di sperimentare, con i gruppi in accoglienza in Italia a Ottobre, un’ iniziativa a sostegno dell’educazione igienico - sanitaria. Si tratta di fornire un kit di prodotti igienico-sanitari al ter- 4 AIUTIAMOLI A VIVERE Tre belle storie armen e Marco, una coppia come tante, un’esistenza “normale”, il futuro più o meno sereno, l’attesa amorevole per il bambino bielorusso che arriva tutte le estati….Ma il destino decide diversamente e si prende Marco, i sogni, le speranze. La disperazione di Carmen e degli amici, però, genera qualcosa di bello e commovente. Qualche mese dopo è…il compleanno di Marco. Carmen invita gli amici. Certo, non è proprio una festa, ma in qualche modo lo diventa. Viene raccolta una somma importante da destinare alla Fondazione per alleviare qualche sofferenza. Fin troppo facile trovare un obiettivo: compreremo un analizzatore del sudore, che serve a diagnosticare C la presenza, anche nei bambini piccolissimi, della fibrosi cistica, una malattia genetica gravissima dalla quale purtroppo non si guarisce, ma una cui diagnosi precoce può rendere la vita di queste persone più lunga e migliore. L’apparecchio è stato donato all’ospedale di Brest, dove una dottoressa si sta interessando a questa malattia e sta facendo nascere un piccolo centro per la fibrosi cistica. Marco vive ancora! Già, proprio così, vive nell’esistenza migliore re. La scorsa settimana sono tornato a Minsk e ho potuto consegnargli, a nome della Fondazione, un notebook che lo ha reso felicissimo, con la promessa di metterci in contatto per email quanto prima. ndrey è un bambino di 9 anni, molto intelligente, ma affetto da una malattia rara chiamata osteogenesi imperfetta, ovvero “ossa di vetro”. Alla nascita aveva già nove fratture e tuttora anche un piccolo urto gliene provoca una o più. Non può andare a scuola e una maestra va a casa sua alcune ore la settimana. Quando lo incontrai ad aprile scorso accompagnato dall’impiegata dell’ufficio di Minsk, Olga Ossipova, anche lei coinvolta emotivamente, Andrey manifestò due desideri: entrare in contatto con associazioni che si occupino di questo problema e un computer per avere contatti con il mondo, conoscere e impara- A olha è una bambina bielorussa ospitata dal comitato di Civezzano. Ha un serio problema ad ambedue le orecchie e necessita di un’operazione delicata. Nadia, una responsabile del comitato, mi telefona per sondare la possibilità di farla operare in Italia, in quanto il comitato ha raccolto la somma necessaria. Rispondo che le possibilità sono scarse, ma mi attivo per verificare la fattibilità di un intervento in Bielorussia. Mi viene in aiuto la dott.ssa Angelica Zabalotnaja che ogni anno accompagna i bambini in Italia: nell’ospedale di Minsk in cui V di tanti bambini che, con l’aiuto importante del “suo” apparecchio, vedranno il futuro più roseo. Grazie Carmen, grazie Marco, ci avete insegnato a essere ottimisti, a continuare a credere nella bontà. lavora eseguono anche questo tipo di operazioni. In breve tempo, con l’aiuto direi materno di Angelica, Volha viene fatta arrivare a Minsk, visitata e operata ricostruendole i timpani. Adesso ci sente normalmente, tutti sono felici e la bella storia è finita… Neanche per sogno: il comitato di Civezzano mi chiede di utilizzare la somma accantonata a favore di un altro progetto di solidarietà: sembra un caso, ma anche all’ospedale di Vitebsk manca lo stesso apparecchio per l’analisi del sudore. Anche i bambini fibrocistici di quella regione avranno una speranza in più. Queste sono tre storie belle e singolari che andavano raccontate, ma i comitati che ci aiutano sono tanti. Pochi giorni fa, tra l’altro, abbiamo portato in Bielorussia 3 analizzatori e medicinali per 70.000,00 euro. Grazie a tutti, contiamo ancora su di voi. Enrico Cherubini 5 SILVER AWARDS (Reportage) I n occasione del concorso fotografico 2009 riservato ai professionisti, ho mandato 4 fotografie di cui due eseguite nel reportage effettuato in Belarus per la Fondazione “AIUTIAMOLI A VIVERE”. Una l’avete già vista, ve l’ho raccontata nell’articolo del numero 2/2008. Il vuoto della vita solitaria, della desolazione e rassegnazione di un luogo già inospitale da sé, sperso nella miseria e vuoto di significato. Marcella ci vede anche una forza sovrumana che spinge a vivere nonostante tutto. L’altra (quella premiata) si riferisce alla stessa persona nella sua casa: l’esempio di molte case della Bielorussia. Ha guadagnato il “Silver awards” dalla giuria di esperti internazionali di fotografia del FIOF (Fondo Internazionale Orvieto Fotografia) nella categoria “reportage”. Tutte e due hanno suscitato una emozione di disagio che si nota nell’immagine. L’uovo sopravvissuto nel frigorifero fa compagnia alla donna che vive nel locale della sua casa in compagnia di due gatti e un cane. In questo locale c’è tutta la sua vita. Poche cose: un televisore, un divano, una sedia, un tavolino, una stufa di mattoni spenta e geli- da. Tutto sporco: gli animali abitano nella casa in inverno e lasciano i loro segni, la donna non pulisce, l’aria è appestata da un miscuglio di odori forti e rancidi presenti nella casa. La Bibbia è appoggiata sul davanzale di una delle due finestre. Tanti cuscini, una pentola vuota, un bricco dell’acqua e due pezzi di legno. Per terra un tappeto e un piatto con il cibo per gli animali. Nell’anticamera, per meglio dire un localino che serve a non far entrare il grande freddo del nord, disordine e sporcizia. La donna, Malina 85 anni, ha difficoltà a respirare, cammina lentamente e ogni tanto deve appoggiarsi. Ha perso il marito da circa 3 mesi e la sua vita è vuota. I due figli sono lontani e non la visitano spesso. Casa sua è in un gruppo di circa 30 sparse nel vuoto della pianura lontano da grossi centri e così non hanno altro che la compagnia del silenzio e del freddo. Era Pasqua del marzo 2008 ma eravamo sotto zero. Neve sull’orticello davanti a casa. Data la stagione e la mancanza di braccia forti, è tutto brullo e incolto. Nessuna persona in giro nelle vie, le case si vedono abbandonate e AIUTIAMOLI A VIVERE FONDO INTERNAZIONALE ORVIETO FOTOGRAFIA AIUTIAMOLI A VIVERE 6 vuote. In qualcuna si nota un fil di fumo dal camino a significare la vita, ma le altre, con sempre la staccionata di legno inclinata e cadente, danno una tristezza anche se è un paesaggio dolce. È quella tristezza che si legge sui bambini negli internati. È la tristezza che si legge sulle facce della popolazione, anche nella grande Minsk. Ma forse è rassegnazione di un popolo sofferente e abbandonato a se stesso. È una nazione europea “scoperta” dopo la grande tragedia della nube tossica di Cernobyl. Gli italiani hanno identificato nella popolazione giovane degli internati, principale scopo della “Fondazione Aiutiamoli a Vivere”, una solidarietà che li ha portati a sostenere i loro problemi. Nella breve permanenza in Bielorussia ho visto una realtà immaginata ma non capita. Fin quando non entri nel mondo reale che ti circonda e ti avvolge, non riuscirai mai ad afferrare ciò che stai vivendo. Dovendo poi fotografare, facendomi coinvolgere, ma non molto per essere cosciente della consistenza di ciò che mi circonda, i miei occhi scrutano e penetrano ciò che mi avvolge. Ho visitato altre case, alcune seguendo i compiti di conoscenza e indagine che Lino e Vittorio assolvono per conto della Fondazione, altre andando a cercarle per mia curiosità e per capire la maniera di vivere della gente. Alcune molto dignitose e molto disadorne, altre sporche e povere, altre con un tenore di vita decisamente migliore perché abitate da funzionari dello stato. Ho percorso solo una parte della Bielorussia, il nord est, mi dicono che la parte sud è messa molto peggio. Probabilmente il mio occhio fotografico saprebbe “vedere” una realtà triste e sconfortante che striderebbe con l’opulenza delle nostre società. In un villaggio, bussando ad una casa tutta squinternata e pericolosamente inclinata, la disperazione di vedere uno straniero li ha mandati in panico: paura di tutto. Quanto è brutta l’ignoranza, la mancanza di cultura che ti faccia capire e ti renda curioso del mondo che non conosci. Questa gente che abita nelle case in piccoli gruppi, lontani dai centri popolati, abbrutisce mancando ogni spunto di confronto e dialogo. Non conosci il mondo perché non puoi vederlo, ma non conosci il mondo perché non hai i mezzi per scoprirlo. In questa situazione è facilissimo cadere nello sconforto e rifugiarsi nell’oblio dell’alcool che annebbia la vita. Quasi mi spiace di avere vinto questo premio usando un’immagine piena di povertà e tristezza. Mi ritorna in mente però il “pane del benvenuto” offerto alla sig.ra Claudia e la mamma di una bambina invitata in Italia che ha ringraziato “l’altra mamma” per l’amore dato. Mi ricordo i gesti e le azioni concrete che gli italiani stanno compiendo in Bielorussia: sono un positivo esempio di solidarietà tra popoli che non fanno notizia, ma danno un sollievo al cuore di molti futuri uomini e donne che faranno dell’Europa un popolo unito. Elio Villa (testi e foto) 7 LA PAROLA AI COMITATI Comitato di Misinto (MB) • PRESENTAZIONE Quando vi siete costituiti? Il nostro comitato si è costituito nel 1996, per accogliere i bambini bielorussi. Quante famiglie avevano aderito al progetto di ospitalità in quell’anno? Il primo gruppo era formato da venti famiglie che accolsero i bambini che arrivarono la prima domenica di Ottobre, giorno della festa del paese. Che cosa significava allora essere un comitato di “Aiutiamoli a vivere”? Come accade spesso, all’inizio l’entusiasmo per una nuova esperienza, per un nuovo progetto, fa superare ogni ostacolo e non ti permette di ragionare molto. Si vuole soltanto arrivare al risultato. Ed era importantissimo ed eccitante allo stesso tempo accogliere i bambini. Poi, col passare del tempo, ci si rende conto, si ragiona, si pondera meglio quello che è stato fatto e ciò che c’è da fare. E così è stato anche per il rapporto con la Fondazione. Ci si rende conto della sua grande importanza e di quanto prezioso lavoro renda possibile l’ospitalità di tutti i bambini. • DAL PASSATO AL PRESENTE Quante famiglie aderiscono quest’anno al vostro progetto? Quest’anno ospiteremo sedici bambini in altrettante famiglie. Il periodo di ospitalità sarà, come ogni anno, in autunno. Quante di loro partecipano con continuità fin dal primo anno? Più in generale c’è stata una crescita o una flessione, nel corso degli anni, nell’ospitalità dei bambini bielorussi? In generale parecchie famiglie hanno sposato questo progetto, altre sono uscite ma sempre, ogni anno, abbiamo avuto nuove famiglie che abbracciavano con interesse il nostro progetto, la nostra proposta e, per questo, il numero dei bambini ospitati è sempre stato di circa quindici all’anno. Come interpretate questi dati? Spesso l’amicizia e il passaparola tra famiglie fa partire il desiderio di ospitare i bambini. Indubbiamente, dopo il terzo anno, il pensiero di ospitare un altro bambino e di ricominciare tutto daccapo può essere considerato un freno e un ostacolo a continuare. Come avete affrontato il problema della rotazione? Il problema della rotazione non è facile da affrontare. Noi abbiamo scelto di mantenere la rotazione di tre anni, perché riteniamo che questo sia il periodo giusto per il bambino che in questo modo ha la possibilità di liberarsi dalle radiazioni e di ambientarsi in famiglia e per evitare che il legame diventi talmente forte da rendere difficile il distacco al momento del ritorno a casa. • ACCOGLIENZA E PROGETTUALITÀ Da dove vengono i bambini che ospitate adesso? Fin dall’inizio il nostro comitato ha scelto la possibilità di ospitare bambini provenienti da famiglie e fin dal primo anno essi arrivano dal villaggio di Tikinici, provincia di Rogacev, nella Regione di Gomel, a sud della Bielorussia. Questo ci ha permesso di aiutare in modo continuo e mirato la scuola di questo piccolo villaggio, portando a termine piccoli o grandi progetti in comune accordo con la direzione della scuola. Negli ultimi anni, però, sono stati ospitati anche alcuni bambini di Giuravici, un villaggio vicino e anche per loro si sono effettuati alcuni interventi a seguito di richieste precise della direzione scolastica. AIUTIAMOLI A VIVERE Continua il nostro viaggio attraverso le varie realtà dei comitati sparsi in tutta Italia, le loro esperienze, il loro modo di essere Fondazione, la loro capacità progettuale. In questo numero proponiamo un incontro con il comitato di Misinto (MB). Ascoltiamo la loro testimonianza. AIUTIAMOLI A VIVERE 8 quali provengono i bambini che accogliamo. La politica interna ed estera portate avanti dal governo sono criticabili ma non dobbiamo dimenticare che il passato della Bielorussia è quello di una ex regione dell’Unione Sovietica nella quale l’ideologia comunista ha condizionato tutte le scelte per quasi un secolo. Quali progetti avete realizzato? Oltre ad alcuni progetti della Fondazione, che continuiamo a sostenere con le quote devolute da ogni famiglia, abbiamo avviato alcuni nostri microprogetti per sostenere le scuole dalle quali provengono i bambini accolti in questi anni. Abbiamo realizzato arredamenti nelle aule, banchi e materiale didattico di vario genere; abbiamo acquistato nuovi strumenti musicali. Quali risorse avete per poterli realizzare? I progetti sostenuti in Bielorussia sono stati finanziati dal Comitato con le varie iniziative svolte sul nostro territorio comunale: mercatini, vendita di torte e dolci fatti in casa durante lo svolgimento della locale Festa della Birra. Alcune attività vengono poi sostenute con donazioni da privati cittadini. Che rapporto c’è fra il Comitato e le istituzioni pubbliche locali? Il rapporto è sempre stato ottimo, negli anni passati, così come ora. Alcuni esempi: nel periodo di ospitalità i bambini continuano le lezioni di scuola e sono accolti in un’aula presso le scuole elementari del nostro paese; l’amministrazione comunale si fa carico della quota per il pasto in mensa; la collaborazione con la direzione scolastica e con tutte le maestre è encomiabile sia dal punto di vista istituzionale che di interscambio a livello culturale tra gli alunni italiani e i bambini bielorussi che possono in questo modo stringere nuove amicizie e sentirsi accolti. • IL COMITATO E LA BIELORUSSIA Che idea vi siete fatti , nel tempo, della Bielorussia? Alcuni di noi, dopo aver ospitato i bambini, decisero di andare in Bielorussia a trovarli per rivederli e conoscere le loro famiglie. Questo primo viaggio avvenne nel 1998. Quello che ci colpì, molto, fu naturalmente l’ospitalità e la gratitudine ma anche l’arretratezza, la povertà e semplicità nelle quali vivevano. Sono passati molti anni e i vari viaggi e incontri ci hanno dato la possibilità di vedere parecchi cambiamenti e miglioramenti. Molto è stato fatto grazie ai nostri aiuti e anche grazie a politiche interne. Ovviamente possiamo riferire la situazione dei villaggi dai Qual è il futuro di questa nazione, secondo voi? Il futuro saranno questi bambini che noi oggi ospitiamo. Speriamo in maggiori aperture, che permettano ulteriori miglioramenti per la vita di tutti i cittadini bielorussi. • IL COMITATO E LA FONDAZIONE In generale che rapporti ha il vostro Comitato con la Fondazione? Ottimi rapporti. Riconosciamo la serietà di una Fondazione che lavora con costanza per aiutare la Bielorussia, in primis i suoi bambini, e appoggiamo i vari progetti che vengono proposti e realizzati. L’impegno costante e la serietà nel perseguire gli obiettivi e l’avere radici solide in Bielorussia è sicuramente un punto di forza importantissimo della Fondazione; radici che nascono dall’amore delle famiglie che ospitano, per i bambini e per il loro paese, e anche dal lavoro svolto in tutti questi anni operando ad ogni livello per il miglioramento della vita. A VIVERE dalle famiglie ospitanti è intenzione della ospitanti. tutti i Comitati Il kit verrà consegnato al termine del soggiorno del bambino per dare continuità all’azione educativa della famiglia ospitante italiana. E-mail: [email protected] del nuovo anno con la ripresa dell’acco- glienza a partire dal mese di marzo e per Tel: 0744/220079—Fax: 0744/282460 vaggio per portarla a regime con l’inizio verla al Convegno Nazionale di Cara- Viale Trieste 7 - 05100, Terni, TR AIUTIAMOLI Se l’iniziativa sarà gradita dai Comitati e Fondazione Aiutiamoli a Vivere promuo- FONDAZIONE CONTATTI gruppi di fine settembre e ottobre. to e sarà fornito in via sperimentale ai Fondazione e denominazione del proget- Il KIT sarà personalizzato con marchio In via sperimentale, nel 2009, sarà Finanziata dal Progetto “ADOTTA UN BAMBINO — SOSTIENI UN ISTITUTO” Iniziativa a sostegno dell’educazione Igienico-sanitaria 9 tuto “ si potrà dare continuità condo disponibilità. è di 1 € al giorno tutto compre- dello stato per il mantenimento stato di indigenza; il contributo Negli istituti i bambini vivono in del progetto la gruppi di bambini in accoglien- ha deciso di sperimentare con i Fondazione Aiutiamoli a Vivere Nell’ambito traverso il sostegno della famiglia del Comitato e della Fondazione, aiutare l’istituto nella somministrazione dei prodotti igienico—sanitari . questo progetto vuole passare da una solida- rietà spontanea ed emotiva ad una progettua- lità mirata allo sviluppo. sua permanenza in Italia per poi, at- prodotti igienico—sanitari durante la L’idea è quella di educare il bambino all’utilizzo dei nico — sanitaria del bambino bielorusso ospitato. 250) un’iniziativa a sostegno dell’educazione igie- za in Italia di fine settembre — inizio ottobre (circa sumo per i bambini. l’acquisto direttamente in Bielorussia di beni di con- solidarietà dell’istituto prescelto e permetteranno La Fondazione “ Aiutiamoli a Vivere “ con istituto. un bambino, ma in tanti possiamo aiutare un mo arrivare in alto! Perché una famiglia aiuta Se ci diamo una mano, tutti insieme, possia- so; mancano letti, scarpe, cibo. no bisogno. sappiamo che esistono e sappiamo che han- diritto ad un aiuto; noi non li conosciamo , ma mai questa esperienza. Anche loro hanno I fondi raccolti verranno inviati sul conto corrente di un bambino: sostieni un isti- comitati o singoli, di contribuire se- dentali per vacanze terapeutiche. cio. bambino,oltre a uno spazzolino e a un dentifri- bambina e gel — capo per n° 1 crema da viso per ma, n° 1 detergente intimo, shampoo, n° 1 bagno schiu- trovare una saponetta, n° 1 bambini e bambine, si potrà Nel KIT, differenziato per di formazione dell’adulto di domani. e aiutano l’istituto nell’opera ducano il bambino all’igiene alla fornitura dei KIT che e- nazioni, il progetto “ Adotta sostegno che permetteranno a tutti, si sono stati ospitati in diverse nazioni occi- Molti di più non hanno fatto o non faranno Sostenendo, con piccole do- Sono state individuate varie forme di Nel dopo - Chernobyl molti bambini bielorus- 10 mento lavorativo. a sostenere i ragazzi nell’inseri- l’offerta formativa educativa atta Vivere per cercare di ampliare ato dalla Fondazione Aiutiamoli a Il Progetto “ Studio “ è stato ide- E-mail: [email protected] Fax: 0744/282460 Tel: 0744/220079 Terni, TR Viale Trieste 7 - c.a.p. 05100 A VIVERE AIUTIAMOLI FONDAZIONE CONTATTI PROGETTO STUDIO 11 volti nel progetto, metterà a disposizione borse di studio per coloro che approfondiranno lo studio della malat- cina dell’Università di Minsk rivol- to a ragazzi bielorussi e italiani. Possibilità di approfondimenti te- nelle ri- duate in Italia e in Belarus. spettive sedi universitarie indivi- possibilità di studiare tner del progetto, che avranno la che saranno selezionati dai par- 10 ragazzi bielorussi ed italiani Progetto prevede due gruppi di n° La prima fase sperimentale del ne della Facoltà. nati da un team posto a disposizio- tia genetica della mucoviscidosi. inoltre, per aiutare gli studenti coin- realizzato con la Facoltà di Medi- matici in gruppi di studio coordi- La Fondazione “ Aiutiamoli a Vivere “ Progetto sperimentale ideato e PR O G ET T O Sede nazionale informazioni necessarie alla partecipazione. le della Fondazione che fornirà tutte riferimento alla economiche / organizzative si farà Per quanto riguarda le questioni 2010. canze estive Giugno / Settembre prima fase, sarà quello delle va- Il periodo individuato, per questa 12 13 VACANZE - LAVORO 2009 Da Volkovisk partiva la squadra di volontari per montare le serre di Vasiliski, Kossova, Buda Koscilovo e Koino; un plauso particolare va a loro che, nonostante la mancanza del tecnico delle serre, rimasto a casa per una febbre da cavallo esplosa proprio il giorno prima della partenza, sono riusciti a portare a termine il lavoro. In quel di Opsa, un altro istituto per bambini con problemi, la fatica per realizzare bagni, docce e lavanderia è stata alleviata dalla presenza dei bambini ai quali abbiamo organizzato una festa con lauta merenda a base di panini, torte e biscotti con nutella, succhi di frutta e frutta fresca e per regalo, da parte dei volontari, un paio di ciabatte estive per tutti. I lavori a Riasno sono stati eseguiti da una ditta locale; il progetto dribin e il progetto del comitato Pons Aureoli sono stati realizzati. Ora l’appuntamento è per il prossimo convegno nazionale, per conoscere gli impegni futuri. Per completezza di informazione, però, mi sento in obbligo di informare che abbiamo subito un furto dal Tir delle attrezzature di ritorno, in parte di proprietà dei volontari e in parte della Fondazione; oltre al rilevante danno economico, per il quale contiamo sulla assicurazione della ditta di autotrasporto, non è trascurabile il danno al morale dei volontari. Gigi Dognini ome ogni anno dal lontano 1995, anche nell’estate 2009 i volontari delle vacanze-lavoro hanno compiuto il loro blitz (quindici giorni di attvità a ritmi micidiali) in territorio bielorusso lasciando indelebili tracce del loro passaggio negli edifici locali, mirabilmente ristrutturati, e nei cuori delle persone che incontrano. Il giornale ha sempre proposto nel numero autunnale un resoconto degli interventi effettuati affidandone il compito ai protagonisti. Questa volta lasciamo spazio alla testimonianza di Irina e Leonid, due interpreti che hanno partecipato ai lavori estivi e ci offrono un prezioso punto di vista alternativo. C Un progetto che cambia la vita Vacanze-lavoro è uno dei progetti della Fondazione più apprezzato in Bielorussia e più desiderato negli istituti. È il progetto che permette di salvare le strutture, di creare condizioni normali per la vita dei bambini, di raggiungere il più alto livello estetico ed igienico. È il progetto che cambia generalmente le strutture e richiede un livello nuovo di manutenzione, di conoscenza generale delle tecnologie moderne. È il progetto che non crea dubbi nella gente bielorussa a riguardo degli scopi dei volontari: lo scopo si vede in tutti, lo scopo lo ripete ogni volontario: aiutare i bambini! È il progetto che per due settimane cambia la vita nell’istituto, «arriva la gente italiana, la gente allegra, aperta, sincera, comprensiva» e spesso cambia questa vita per sempre. Grazie alla Fondazione ho girato tanti istituti bielorussi e anche alcune strutture italiane. Osservo il livello degli interventi delle vacanze lavoro da tanti anni . Ho scoperto la sincerità, la capacità e la generosità del gruppo vacanze lavoro: spesso anche nelle scuole italiane e negli istituti italiani ci sono bagni vecchi e consumati e nonostante questo i comitati italiani, le famiglie, il gruppo vacanze lavoro programmano le ristrutturazioni negli istituti bielorussi. Ho notato che il livello della progettazione, la conoscenza della situazione locale, delle regole di sanità aumentano sempre. Avendo una certa conoscenza in AIUTIAMOLI A VIVERE C ari comitati, care famiglie ospitanti, sono contento di comunicarvi che anche per questo anno gli impegni presi sono stati portati tutti a termine. Debbo, senza ombra di dubbio, affermare che la fatica è stata grande, ma anche che la soddisfazione finale nel vedere i risultati delle opere realizzate è stata grandissima. Nell’istituto per bambini con ritardo mentale di Volkovisk abbiamo impiantato con successo la cucina di produzione bielorussa, pagata per la prima volta dai responsabili dell’istruzione locale, con piena soddisfazione del personale dell’internat e, fuori programma, è stato rifatto anche il refettorio. AIUTIAMOLI A VIVERE 14 materia, mi permetto di confermare l’alto livello della progettazione e dichiarare senza possibilità di smentite che i lavori eseguiti dai volontari della Fondazione non hanno analogie in Bielorussia nelle strutture sociali. E c’è ragione di presentare al Ministero della istruzione pubblica l’ottimo progetto per gli istituti bielorussi. Invece di lavandini installare lavabocanali, invece di water installare le turche, poi la costruzione dei muri divisori, le docce senza piattidocce - scelte piuttosto serie per motivi igienici e per comodità di manutenzione. E la qualità e l’estetica! È sempre un esempio del lavoro italiano e un esempio della loro comprensione e umanità. Da parte dei bielorussi ringrazio tutti i volontari della Fondazione, ma in modo particolare il gruppo vacanze di Opsa 2009. Il vostro sacrificio è indimenticabile. Leonid ciumbaralillalla È il titolo della canzone hit del progetto “Vacanze Lavoro 2009” che mi rimarrà nel cuore. Sono stata fortunatissima di conoscerla a memoria, perchè quest’agosto è la mia prima ufficiale partecipazione al progetto. Un’emozione immensa, direi, ancora piu forte di quella primissima del 2006 a Cernizy. Io, 18enne, conoscevo solo due termini edilizi: carriola e cazzuola. Allora non mi sono serviti, per fortuna c’era un interprete che capiva il significato della parola sia in russo sia in italiano. Il mio compito (da volontaria) era aiutare le simpaticissime signore della cucina. Una di loro, Giusi Danesi, gioiosa, piena di energia, sempre pronta a fare gli scherzi nei quali io, dopo aver passato con lei due stagioni, cascavo anche quest’anno. La balena sotto sale nell’elenco della spesa giornaliera non mi ha stupita. Pensavo: se l’ha detto Giusi, forse si trova. Le domande del momento che avevo nella testa: dove la trovo? come è fatta? sono grossi i barattoli? è tagliata a pezzetti ‘sta balena? Il primo agosto, mentre mi recavo all’aeroporto “Minsk 2”, mi tremavano le ginocchia e i gomiti e la spiegazione della mia agitazione era semplicemente, come dicevo prima, la mia première da interprete ufficiale. Era l’ importanza del compito che richiede serietà, responsabilità e un certo grado di capacità di relazionarsi con la gente. Cercavo di calmarmi e intanto andavo agli Arrivi impaziente di incontrare le persone che avevo conosciuto negli anni precedenti e che mi avrebbe fatto piacere rivedere. Finalmente ho trovato due pullman in sosta con i cartelloni “Opsa” e “Volkovysk”. Volkovysk è la mia pratica numero due nel 2008. Là ho conosciuto metà della squadra con la quale ho passato quindici giorni, meravigliosi, pieni di lavoro polveroso, faticoso ma piacevole, e scherzi, piacere di stare insieme, dialogo. È un bel gruppo con tante persone motivate, con tanta voglia di fare, aiutare, comprendere. Oltre ai “veterani”, che hanno fatto piu di dieci anni – Antonio Passoni (14), Antonio Piras e Fabrizio Gualandris (11) - c’era gente nuova che ha arricchito il gruppo — i fratelli Marco e Luca Ghidelli – e anche quelli che hanno “gustato” questa esperienza con successo l’estate scorsa per la prima volta e hanno voluto riviverla — Antonella Mazza e Anna Schirru. Complessivamente tutti hanno rinunciato alla possibilità di godere il sole sulla riva del mare e al piacere di stare insieme con la propria famiglia per realizzare questo grande progetto, solamente in due settimane. Dico ”solamente” perchè quell’ immenso lavoro bisognerebbe vederlo dal vivo, non è cosi facile descriverlo. Ci provo però a elencare, non dettagliatamente perchè ci vorrebbero duemila pagine. Sono stati ricostruiti otto bagni e le docce, la lavanderia, in- 15 to mestiere e si è messa a fare i panini con la nutella. È stata veramente una festissima, sia per gli alunni sia per i volontari. Dopo aver assaggiato i dolcetti, i bambini hanno avuto una magnifica possibilità di godere lo spettacolo fatto da Rosa Petrogalli. Irriconoscibile, con il naso rosso e il trucco e l’abbigliamento da clown, pur non sapendo parlare la lingua russa, ha fatto una vera magia: ha suscitato tanta allegria e tantissimi sorrisi. Con le macchine fotografiche piene delle foto, gli abbracci e l’ormai famoso trenino si è concluso il pomeriggio e si è trasformato nella serata dell’arrivederci con la cena offerta in parte dall’istituto. Durante la cena le premiazioni, preparate da Gioachino e da Marita . Piastrella d’oro, Voltamper d’oro, carriola d’oro ecc... ogni specializzazione aveva la sua ricompensa. Onorificenze hanno ricevuto le persone che hanno compiuto cinque anni nella partecipazione al progetto: Gioachino Danesi, Mirko Pirovano, Domenico Mazza, Dino Zampieri e Franco Paissan. Alle 7 del mattino del penultimo AIUTIAMOLI A VIVERE stallati due boiler che riscaldano acqua per tutto l’istituto, porte nell’entrata centrale e nell’ufficio del direttore. Dopo aver passato una giornata di lavoro dalle 6 del mattino fino alle 8 di sera fermandosi solamente per un’oretta per il pranzo veloce, i volontari, pieni di energia e senza far vedere a nessuno il mal di schiena o di ginocchio, la sera erano prontissimi a fare i castelli di sabbia e i trenini coi bambini dell’istituto. Sorridentissimi, solari, capaci in modo ugualmente brillante di cantare e giocare a calcio, sempre pronti a inventare qualcosa - cosi i bambini bielorussi ricorderanno gli italiani. Tra gli allievi c’erano anche quelli che sono gia stati in Italia e potevano comunicare, fare amicizie, raccontare di sè stessi. L’ultima giornata, quando tutti i lavori erano finiti, tutte le chiavi erano state consegnate al direttore, tutto il materiale era preparato per la partenza, tutte le valige erano fatte, è stata dedicata alla preparazione della festa per i bambini. La “squadra” della cucina ha fatto delle bellissime torte e la “squadra” del cantiere ha cambia- giorno c’è la partenza per Minsk. La giornata è dedicata agli acquisti e ai souvenir per la famiglia e gli amici che non vedono l’ora di riabbracciare ... E loro... Loro godono l’ultima giornata del fresco bielorusso, aspettano in albergo i bambini che hanno ospitato in Italia, provano gioia per il lavoro fatto, per l’esperienza “sopravvissuta”, per l’aspettativa di rivedere i parenti. Una volta un solarissimo signore sardo, Mario Cappai, che ho conosciuto l’anno scorso, mi ha fatto una domanda: Cosa ne pensi di quello che facciamo? La risposta in un primo momento mi sembrava facile, però, quando cominci ad approfondirla, diventa sempre piu complicata e seria. Provo a rispondere. Mio padre lavora all’istituto di Senno, uno dei primi istituti dove sono stati fatti i lavori dagli italiani. Il primo italiano che ho visto con i miei occhi è stato Gigi Dognini. Mi sembrava una persona di un altro pianeta: parlava una lingua che non capivo, sorrideva sempre, tutto quello che vedeva lo stupiva. Poi ho conosciuto altre persone e tutte, ma proprio tutte, erano così sorridenti, sembravano senza problemi, con la vita facile e piena di divertimento. Adesso certamente capisco che non è cosi come pensavo e come pensano tanti. Dopo aver partecipato al progetto, vedo e capisco che per sviluppare questa cultura del volontariato, per aiutare, per comprendere si fa molto. Dietro tutto questo c’è un lavoro grandissimo, ci sono anche i problemi, le difficoltà, nonostante le quali ognuno trova la voglia e la forza di fare, inventare, agire. Voglio ringraziare tutto il gruppo in generale e tutte le persone che facevano parte della squadra, gli altri due interpreti per la collaborazione e infine il nostro capo Gigi Dognini per avermi dato una magnifica possibilità di provare le mie forze in questa esperienza che mi ha fatto crescere, imparare e capire meglio il significato del tempo, della vita e dell’amicizia. Irina 16 AIUTIAMOLI A VIVERE DICONO DI NOI ’attività dei volontari della Fondazione in Bielorussia suscita sempre più attenzione nei media locali. Scrivere un pezzo su un giornale bielorusso dedicato all’intreccio tra intelligente programmazione e generosa donazione che caratterizza le vacanze lavoro non è soltanto un riconoscimento certamente gradito a chi è tanto impegnato su questo fronte, ma rappresenta un prezioso strumento per diffondere sul territorio la conoscenza del reale operato della Fondazione e dei valori che la ispirano; è possibile ipotizzare un effetto-volano che garantisca trasparenza all’intero complesso delle iniziative della Fondazione, a partire dall’accoglienza dei minori. In questo modo inoltre si rinsalda efficacemente il nesso tra i soggetti del volontariato, tra chi dona e chi riceve, favorendo l’interscambio dei ruoli. Sul giornale di Moghilov, il 12 L agosto scorso, è apparso un articolo che ci sembra orientato proprio in questa direzione. Lo riproduciamo, in traduzione. Potevano benissimo passare le loro vacanze all’Adriatico, godendo del sole e del mare. Invece hanno caricato gli alimentari e gli strumenti sui pulmini, altri sono saliti sull’aereo, e sono partiti dal paese di Trezzo sull’Adda (che è vicino a Milano) per arrivare, facendo quasi due mila chilometri, nel villaggio di Belaia nella provincia di Dribin e per due settimane diventare idraulici, piastrellisti, intonacatori ed elettricisti... In questi giorni 11 volontari italiani dal comitato di Trezzo sull’Adda della Fondazione “Aiutiamoli a vivere” lavorano dalle 7 di mattina fino alla tarda sera nel centro di prima accoglienza per minori (“Prijut”) del villaggio di Belaia: mettono piastrelle e rifanno il pavimento, montano porte nuove, sistemano l’infermeria e il refettorio, cambiano la parte elettrica e mettono lampade nuove. Grazie agli italiani già l’anno scorso sono state cambiate le finestre e sono stati rifatti i bagni. La “squadra” italiana, sotto la guida di Pietro Brambilla, ha dimostrato tanta precisione e meticolosità nella preparazione ai lavori: ancora questo inverno hanno discusso tutti i particolari dei lavori programmati con la direttrice del Prijut, Sig.ra Tamara Silcenko. Dopo ad aprile sono venuti già coi disegni preparati per precisare alcuni dettagli. LE “DRANIKI” BIELORUSSE E L’ANIMA ITALIANA I lavoratori sono persone molto modeste e si accontentano di poco nella sistemazione: dormono nei letti dei bambini che sono talmente corti che qualcuno di loro non ci sta neanche. Per cucinare usano di solito gli alimentari che portano dall’Italia. Ma fanno la spesa anche nel negozio del paese: prendono il pane, la frutta. E se la cavano anche senza l’aiuto dell’interprete perchè dopo tutti questi anni che loro vengono nella provincia di Dribin hanno già imparato tante parole in russo così che riescono a comprendere il necessario. “Di notte noi tutti parliamo il “russo”, scherza il presidente del comitato, Angelo Casati. A proposito, già da tanti anni gli fa da interprete Elena Goriaciova che, anche se ragioniera di professione, parla benissimo l’italiano: lo ha imparato da bambina quando è stata anche lei negli Appennini per le vacanze di risanamento! Nonostante la crisi gli italiani, sorridenti e socievoli, sono felici di poter aiutare i bambini nella cui vita manca l’affetto e l’amore dei genitori, di renderla un po’ più serena. “Dribin per noi è il centro del mondo” dicono gli italiani, contenti di passare le loro vacanze qui facendo del bene per altri. “Anche durante il periodo di crisi il cuore deve rimanere aperto e sensibile”. La Fondazione “Aiutiamoli a vivere” è stata creata nel 1991. 10 anni fa le famiglie del comitato di Trezzo sull’Adda sono venuti a Dribin per la prima volta, a trovare i bambini che avevano ospitato e a conoscere le loro famiglie. Da allora continuano a tornare e aiutare i nostri bambi- 17 volontari anche una parte degli alimentari che usano durante le due settimane di “Vacanze lavoro”. Anche gli abitanti di Belaia in questi giorni portano ai loro ospiti dall’Italia verdure, patate, le “draniki” bielorusse appena fatte... “Abbiamo provato a farle anche in Italia ma hanno sapore diverso” dice sorridendo la moglie di Pietro Brambilla – Carla Marta Villa, la segretaria del comitato, che qui a Belaia fa da cuoca. Ma anche la pasta italiana, col sugo e formaggio, non c’entra niente con quella che si mangia da noi. Abbiamo provato la differenza durante il pranzo al quale siamo stati invitati dai volontari. Gli piacciono anche i nostri cappucci e la nostra birra, anche se, come dicono loro, quella italiana è più forte. E dopo il pranzo – il caffè corretto con un po’ di...vodka bielorussa. Questa tavola ospitale accoglie sempre volentieri tanta gente. Qualche volta vengono a mangiare qui anche i bambini che sono stati ospitati in Italia. Un’altra idea di Angelo e dei suoi amici è di organizzare questo Natale a Milano una mostra delle icone raccolte nel museo storico-etnografico di Dribin, pubblicarne il catalogo. Tutti i soldi ricavati da questa iniziativa torneranno a Dribin. n agosto i volontari impegnati nei lavori di ristrutturazione al priut della provincia di Dribin, presso il villaggio di Belaia, nella regione di Moghilov, hanno ricevuto la visita di importanti autorità: il ministro della Pubblica Istruzione della Repubblica di Belarus Sig. Radicov Alexander Michailovic, il Ministro dell’Istruzione della regione di Moghilov - Sig. Smotriski Leonid Stepanovic, il presidente della provincia di Dribin - sig. Panasciuga, il responsabile dell’Istruzione della provincia di Dribin - Sig. Sultanov. “Anche durante il periodo di crisi il cuore deve rimanere aperto e sensibile”, questo è il pensiero che ha rivolto il ministro Sig. Radicov Alexander ringraziando i volontari di Bielaia e più in generale tutti quelli presenti sul territorio della Repubblica di Belarus. È stato un grande onore la visita del ministro e le sue parole hanno confermato quello spirito di amicizia che unisce le famiglie e i volontari italiani con la popolazione della Belarus. I da sinistra verso destra: il sig. Panasciuga; il ministro sig. Stepanovic; Angelo Casati del Comitato di Trezzo; il ministro sig. Radicov; la direttrice del priut, sig.ra Tamara; il sig. Sultanov. AIUTIAMOLI A VIVERE ni, anche quelli ormai cresciuti. Poco tempo dopo è nato il progetto “Vacanze lavoro” che consiste nel rifacimento delle strutture di istituti sociali per bambini: dal 2002 al 2005 i lavori sono stati svolti nell’istituto di Riasno e negli ultimi anni – nel Prijut del villaggio di Belaia. Ancora quest’anno la Fondazione ha stanziato più di 30 milioni di rubli per i lavori di ristrutturazione dell’istituto di Riasno. Nel mese di aprile qui è stata installata una poltrona dentistica nuova. Nel 2007 gli italiani hanno donato quasi 18.000,00 euro all’ospedale di Dribin per l’acquisto di una ambulanza completamente attrezzata. Per descrivere tutto ciò che la Fondazione, ed il comitato di Trezzo in particolare, ha fatto per la provincia di Dribin bisognerebbe fare un elenco molto lungo! Ogni anno il comitato riesce a raccogliere 25-30.000,00 euro di donazioni, ad esempio ricavando i soldi dalla vendita dei souvenir portati dalla Bielorussia. E ogni persona che dona i soldi può essere sicura che non ne verrà sprecato neanche un euro: con questi soldi vengono acquistati i materiali per i lavori di ristrutturazione, i mobili, le attrezzature - tutto ciò che serve per rendere più comodo ed accogliente l’ambiente nel quale vivono i bambini. Angelo, perito chimico di professione, dopo tutti questi viaggi ormai s’intende parecchio anche nel campo dell’edilizia. Dice che quest’anno, data la crisi, hanno fatto più fatica nel raccogliere i soldi. Si è aggiunta la propria tragedia – bisogna aiutare le vittime del terremoto all’Aquila. Nonostante tutto gli italiani fanno il loro meglio per dare una mano anche qui. Per esempio una famiglia ha donato 2.500,00 euro per l’acquisto dei letti per il Prijut di Belaia. Viene donata dai 18 AIUTIAMOLI A VIVERE Progetto Buda ualche anno fa scrissi un articolo per il Giornale della Fondazione (anno 8°, n° 4) dal titolo “Semi di speranza”, nel quale raccontavo la storia della nascita del “Progetto Buda”. Ripensando al bellissimo lavoro svolto dai volontari nell’estate 2004, cercavo di immaginare anche cosa poteva riservarci il futuro. La mia mente era confusa, perché temevo di realizzare qualcosa che Q nel tempo non avrebbe raggiunto gli obiettivi fissati e che quindi il progetto sarebbe fallito. Le difficoltà incontrate sul nostro cammino sono state moltissime. La più grande, e sicuramente la più importante da superare, è stata la diversità tra il nostro popolo e quello bielorusso. Diversità culturale, comportamentale, di pensiero, di vita quotidiana, nel modo di affrontare il lavoro… Pensai allora che, per migliorare il nostro rapporto, avremmo dovuto avvicinarci il più possibile a loro, vivere con loro, parlare con loro, lavorare fianco a fianco, così da ridurre il più possibile la distanza generata dalle nostre diversità. Per fare tutto ciò è stato fondamentale ricordare il vero motivo che ci ha fatti incontrare: il disastro di Chernobyl. Dal 2004, insieme ad un gruppo magnifico di persone piene di volontà e di idee precise, siamo riusciti a tessere una rete di contatti: responsabili di governo di provincia e comuni, provveditori all’istruzione, direttori delle scuole, direttore Casa del Fanciullo, direttori di asili, direttori di strutture per bambini diversamente abili, responsabili di associazioni umanitarie, persino il Pope della comunità della provincia di Buda Koscelovo. In questi 10 anni di progetto abbiamo fatto visita a tante famiglie bielorusse, siamo entrati nelle loro case, li abbiamo ascoltati e abbiamo vissuto con loro alcuni momenti di felicità e altri di amarezza. A loro da subito abbiamo offerto la nostra amicizia e soprattutto la nostra costante presenza. Oggi, insieme a queste meravigliose persone, con cui ho lavorato e vissuto questa esperienza, posso dire che il “seme” gettato in quel lontano giorno è germogliato e continua a crescere in salute, e continuerà a crescere anche per il futuro. Non possiamo dire ora di aver raggiunto gli obiettivi prefissati, ma pos- siamo affermare che le paure sono scomparse. Non abbiamo più timori, ma idee ben chiare; siamo cresciuti insieme aiutandoci a vicenda e superando le nostre diversità, proiettati a testa alta verso il futuro. Colgo l’occasione di questo articolo sul nostro giornale per ringraziare gli amici, i volontari, i sostenitori, i finanziatori del progetto Buda, le Amministrazioni comunali, ma soprattutto i gruppi che fanno parte del progetto e danno vita al progetto: A.A.V. Valle di Ticino, A.A.V. Pons Aureoli O.N.L.U.S., Comitato di Vaprio d’Adda e Pozzo d’Adda, Comitato di Urgnano. Sono le persone che compongono questi gruppi gli attori principali. Negli ultimi 6 anni di attività di progetto abbiamo realizzato strutture come: bagni, cucine, serre, ristrutturazioni di locali, controsoffitti, aiuti in materiale alle famiglie, il tutto per un valore di 50.000,00 euro. Ringrazio l’associazione San Marco di Vaprio d’Adda che, finanziando i servizi igienici della scuola di Potapofka, ha collaborato con noi alla Vacanza lavoro 2009. Un immenso grazie e buon lavoro a tutti. Tiziano Agazzi 19 L’angolo della posta avete fatto la vostra parte, Dio farà la sua, Lui che ha prediletto i poveri e i piccoli. Siate certi. M.G.F IN RICORDO DI CARLA MAESTRINI Siamo tutti addolorati, stupiti e amareggiati per la morte di Carla: una donna ancor giovane, portata via da una morte improvvisa. Carla era persona da tutti conosciuta e benvoluta, non era donna da passare inosservata: era diversa, solare, di una disponibilità non calcolata, la sua generosità era grande e sincera, appena temperata dal buon senso. Carla è stata un esempio per tanti, anche per quelli che nulla danno e nulla fanno per il bene comune. Viviamo in un tempo dove prevale l’individualismo, famiglie e persone si rinchiudono in se stesse in piccoli orizzonti e in piccoli orticelli. Questa è una prospettiva soffocante, piccina e un po’ egoista, mentre l’uomo ha bisogno di ideali più grandi e di stimoli che vanno oltre le nostre forze e i nostri gusti. Non possiamo vivere senza il respiro di qualche ideale, senza dedicarci con passione a qualcosa che sia anche per il prossimo. In questa donna viveva la passione, la volontà di servire, il mettersi a disposizione per i vicini e per i lontani come ha fatto per i bambini bielorussi arrivati a Ranica negli ultimi 10 anni. Era una donna di cuore, una donna di carattere che ha ben meritato il nostro rispetto e il nostro affetto. Comitato di Ranica AIUTIAMOLI A VIVERE L’IRRESISTIBILE GIOIA DI FARE IL BENE La nostra esperienza trova forza e vitalità per ricominciare ogni anno da capo e con rinnovato entusiasmo grazie anche all’amicizia di Padre Ambrogio che ci segue spiritualmente in questo cammino di solidarietà. Vogliamo rendere tutti partecipi di due bellissime lettere, una in risposta all’altra, intercorse tra una mamma del nostro comitato e Padre Ambrogio. Lettera di Maria Grazia Caro Ambrogio, siamo appena rientrati dall’aver accompagnato i nostri bambini all’aeroporto di Montichiari ed è successo quello che non avrei mai voluto succedesse. Misha disperato e singhiozzante per buona parte del tempo (lo sentivano per tutto il salone) diceva: “no Z...! no Z...!”il paese dove c’è l’istituto in cui vive tutta la settimana per rientrare il sabato a casa che dista circa 20 km. Ho saputo maggiori particolari e questo mi ha sconvolto ancora di più: frequenta una classe speciale perché è molto piccolo fisicamente e non si difende dalle aggressioni degli altri. Nella sua classe ci sono tre ipovedenti di cui due ritardati e Igor il bambino accolto da Laura, anche lui con le stesse caratteristiche di Misha: bambini normali solo più sensibili e miti. Mi sto tormentando chiedendomi: “Abbiamo fatto bene a dimostrargli che ci sono persone che rivolgono a loro attenzioni, affetto, amore incondizionato e poi loro devono tornare in quel posto dove forse tante parole gentili non esistono?” Voglio sperare di sì, devono pur sperare in qualche cosa di bello, di pulito, di sereno e non di terrore come lui ha confessato alla mia amica ucraina! Forse era meglio non fargli conoscere la dolcezza di Fabio, i saluti di nostro figlio Gabriele, e le mie chiacchiere serali sul letto con lui, in mezzo russo e mezzo italiano, analizzando la giornata trascorsa e quello che avremmo fatto il giorno dopo. Non sapendo che esiste dell’altro, oggi non si sarebbe disperato: Che cosa è giusto? Non posso dimenticare come stringeva la mia mano e con l’altra salutava Fabio, commosso, dall’altra parte della transenna. Cosa devo pensare? Come faccio a non pensare che lunedì sera sarà solo nel lettino dell’istituto dove lo sgridano se fa pipì a letto? Risposta di Padre Ambrogio Cara Maria Grazia e cari tutti, certo che la tua lettera è commovente e solo una madre può esprimersi così. Non pentitevi di avergli voluto bene. Non pentitevi di averlo amato. Fatelo sempre, ancora e con tanti altri. È proprio lì la scoperta che abbiamo fatto: la gente soffre perché non si sente amata. Voi l’avete fatto con smisurato affetto: lui se lo ricorderà per sempre e nella sua memoria sarà per sempre registrato che una volta, in un paese lontano dal suo, qualcuno gli ha voluto bene, tanto da farlo piangere anche all’aeroporto. E non dimenticherà più che stringeva la sua manina nella vostra. Questa storia ha fatto bene a voi prima che a lui. Di mani da stringere ne troverete ogni giorno. Di orfanotrofi ne scoprirete ogni giorno. È una lezione così viva che resterà impressa tanti giorni ancora. Ti aiuti anche il pensiero che la vostra parte è stata fatta comunque. Che le braccia sono solo due. Che le misure civili non sono quelle del cuore. Grazie a questo bimbo voi avete fatto un master…ad altissimo livello. È stupendo vivere ad alta pressione, con un’irresistibile gioia di fare il bene. Vi qualifica. Resto senza parole con una lettera così appassionata di bene. Ho solo voglia di sentirmi orgoglioso per la levatura di tanti miei amici. E se è vero che si merita tutto, godo di avervi incontrato e conosciuto. Salutatemi tutti e siate certi che nel mio pregare c’è un posto anche per voi, e fisso. Affidate il vostro piccolo alla Provvidenza: voi AIUTIAMOLI A VIVERE 20 IL TROFEO DELLA FAMIGLIA Non c’è dubbio che tutte le famiglie accoglienti, soprattutto se pluridatate, meritino un trofeo, ma che a conquistarlo per loro siano i bambini bielorussi, beh ... ci allarga il cuore. È quanto documenta la foto dove i bimbi ospiti in Fiemme e Fassa festeggiano la coppa gigante con dolci a contorno. Il Circolo Acli di Molina di Fiemme aveva organizzato, come ogni anno, la Festa della Famiglia nel magnifico parco di Piazzol e nella gioiosa partecipazione ai giochi la squadra bielorussa ha trionfato su altre undici in un percorso di abilità ed ostacoli. Altra performance del “piccolo gregge” nella Giornata delle Associazioni a Predazzo, dove hanno divertito nel gioco “concorrenti allo sbaraglio”, esibendosi in allegra canzone mimata in lingua nativa, e vinto nel “gioco dei personaggi”. La premiazione prevedeva anche la gara della torta più bella e della più buona. Queste due occasioni erano davvero la ciliegina sulla torta del solito piacevole soggiorno in montagna che va avanti da sedici anni e ci fa sentire famiglia che vuole condividere con le altre quel legame ancora forte con i bambini bielorussi. Mariapia Valentini Comitato Val di Fiemme (TN) VOLONTARIATO E MINORI IN VENETO L’Associazione Aiutiamoli a Vivere Comitato Brenta-Saccisica, in collaborazione con la Dott.ssa Sara Zoppellaro – Psicologa e grazie alla collaborazione e al finanziamento del C.S.V. di Padova, ha avviato un progetto di ricerca denominato “Volontariato e Minori”, che prevede in particolare la compilazione di un questionario rivolto alle associazioni che operano nel settore nell’ambito della Regione Veneto. Le domande contenute nel questionario sono finalizzate alla ricostruzione del quadro d’insieme delle attività sociali, rivolte ai minori, svolte dalle associazioni del territorio. Tutte le associazioni che aderiranno all’iniziativa saranno citate nella relazione finale (con un evidente ritorno di immagine anche presso il C.S.V, che si occupa del sostegno ai progetti dei volontari anche con l’erogazione di fondi pubblici). Inoltre, tutte le associazioni interessate saranno gratuitamente invitate alla presentazione pubblica dei risultati della ricerca e al “concerto” che concluderà il lavoro del progetto. Per informazioni: www.brentasaccisicasolidale.it Egidio Ponchio Comitato Brenta-Saccisica XVI CONVEGNO NAZIONALE CARAVAGGIO (BG) 28-29 novembre 2009 Il programma dettagliato del Convegno e le modalità di iscrizione saranno presto disponibili sul sito internet della Fondazione