Ci sono anch`io giugno2009

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Ci sono anch`io giugno2009
n° 16 - giugno 2009
Lettera agli adulti
“Giocare per Crescere“
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“ Il gioco è una continua testimonianza della capacità
creativa del bambino. Il contributo degli adulti si può
estrinsecare nel riconoscimento della grande importanza
del gioco e nell’insegnare ai bambini i giochi tradizionali,
senza perciò limitarne o corromperne la capacità creativa”
D.W.Winnicott
C
on gli attuali, sofisticati mezzi tecnici di indagine che
la scienza mette a nostra disposizione, è divenuta
cosa di normale amministrazione documentarsi sul
vissuto del bambino che sta crescendo in utero. E’ possibile in tal modo osservare con sorpresa che l’essere che si sta
formando sorride, si succhia il dito, fa capriole, si stira, sbadiglia, sicuramente sogna, corruga le sopracciglie, cambia
espressione del volto.
Dopo la nascita, che purtroppo solo in rari casi avviene in
modo naturale – cioè a dire senza interventi medici di alcun
tipo - il neonato comincia a concentrare la sua attenzione al
mondo circostante, ai colori che a malapena comincia a
distinguere, agli oggetti in movimento, al volto della madre,
del padre e degli altri adulti che lo circondano. Sovente,
dopo una lenta e concentrata operazione per mettere a
fuoco ciò che ha dinanzi, quasi sempre sorride esternando
sorpresa e una probabile gioia per ciò che ha scoperto.
Quella che l’ignoranza adulta definisce come una semplice
e incosciente “contrazione dei muscoli della faccia” è, al
contrario, sicuramente sorriso, partecipazione, risposta a
ciò che vede un neonato, un lattante. Ed è proprio con il sorriso che comincia la vita e con essa l’aspetto ludico del vivere umano.
Non occorre essere medici, pediatri, psicologi o studiosi
del comportamento umano per asserire che il gioco è un
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Una giornata nel “nido”
dell’Ara Macao
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Maria Montessori
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Spiedini di frutta fresca
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Un giardino sottoterra
Bianca e Bernie
Cocomero assinino
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il G8 realizzato dai ragazzi
della III C
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La giostra di Cesenatico
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Farfalle fai da te
“Le cose sui bambini le impariamo soltanto dai bambini.”
R. Laing
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pilastro fondamentale su cui viene mano a mano ad edificarsi la vita di un nuovo essere.
Giocare fa parte della vita. Giocare non è un optional così come non è un optional respirare o
nutrirsi. Basta osservare gli animali e vedere quanto tempo dedicano al gioco.
Attualmente, agli inizi del terzo millennio, il modo di giocare di un bambino, di un adolescente e, perché no, anche di un adulto, è profondamente e radicalmente cambiato, se non addirittura stravolto, rispetto a qualche decina di anni fa.
Per giocare realmente ci vuole spontaneità, libertà espressiva, tempo necessario, stimoli
adeguati, disponibilità alla condivisione con qualunque evento che conduca ad esprimere
l’aspetto divertente della vita umana. Ci vuole senso dell’invenzione e dell’ironia, duttilità
caratteriale, fantasia e capacità a far emergere in noi il desiderio di vivere situazioni all’impronta, dal sapore puramente e semplicemente creativo, allegro e leggero. Un sapore e un
risultato che derivano da situazioni create senza volontà e senza programmi prestabiliti.
Questa è l’essenza del vero gioco : giocare per il puro piacere di giocare, per fare uscire fuori
da noi, e ripeto a qualunque età, quella spinta leggera che ci rende felici, distesi e assolutamente spontanei.
I bambini, in special modo, hanno bisogno per crescere bene di giocare molto, di nutrire la
loro gioia, la loro capacità di sorridere, di ridere, di dare spazio al senso di libertà, di allegria, al vivere ogni occasione che li diverte, che fa loro esprimere al meglio l’aspetto esplosivo dell’amore alla vita. Giocare per giocare è espressione di energia pura, incontaminata.
Perché, qualcuno può chiedere, esiste un modo contaminato di giocare? Francamente io
credo proprio di si, ed è quello super programmato dei nostri modernissimi tempi, un modo
diretto dagli adulti, dalle mode del momento, dal seguire “quello che fanno tutti”, da tutte
quelle sollecitazioni esterne prodotto di una società che vuole dare soprattutto spettacolo,
che persegue il senso dell’esteriorità, del fare e dell’agitarsi ad ogni costo. Parlo dell’attuale contesto sociale che induce, che dirige molto spesso non tenendo conto della volontà del
singolo, che dispone ciò che la massa delle persone deve fare.
E’ così che oggigiorno i bambini, e non solo loro, sono convogliati a seguire ( stavo per scrivere “costretti” ) i corsi di nuoto, di basket, di pallavolo, di tennis, atletica, calcio, arti marziali varie, ecc.ecc. e chi più ne ha più ne metta Ora, è chiaro che fare sport è una cosa sicuramente buona, ma solo se il bambino è d’accordo e se a sceglierne il tipo sia esclusivamente lui considerando, fra l’altro, che è il diretto interessato.
Ma io qui voglio parlare principalmente del gioco tout court, e cioè di quel tempo speso per
il puro e gratuito divertimento, quel divertimento che porta spesso a un prezioso contatto
fisico con i figli, con i fratelli e con tutti quelli che hanno voglia di giocare, di divertirsi spontaneamente e liberamente. Mi riferisco alla necessità, per non dire all’urgenza in tempi così
avari sul piano umano, di giocare più spesso con i propri figli, di spendere del tempo importante per creare contatti e impasti fisici ludici. E perciò le capriole, il rincorrersi, sollecitare nell’altro il solletico, cavalcare il papà che viene messo inesorabilmente a quattro zampe
sul pavimento, fare i clown con la mamma e i nonni, il cui riso è sana e gratuita terapia, e
poi le smorfie, i travestimenti e tanto, tanto altro. Divertirsi, così all’impronta, spontaneamente seguendo l’inventiva del momento.
Vorrei chiedere agli adulti, genitori e non, alle maestre d’asilo, della scuola materna e delle
elementari, quanto tempo permettono che venga speso dai piccoli affinché possano sentirsi liberi di esprimersi in un modo di giocare non programmato, rispettando in tal modo
l’espressione spontanea del giocare del bambino? Da quel che mi risulta credo poco, molto
poco in un contesto sociale in cui diviene ogni giorno sempre più difficile sfuggire alla programmazione, all’incolonnamento della vita voluta e dettata da altri.
La mia raccomandazione è perciò rivolta in particolar modo a quei genitori che arrivano
alla sera stanchi, semidistrutti dal traffico, dalle ore spese in modo non sempre gratifican-
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te negli uffici e in tutti i luoghi di lavoro; genitori spesso demotivati, delusi dalla giornata,
provati dalle lotte quotidiane, desiderosi solo di andare a cena con la TV (che ti fa pensare
ad altro), di passare il dopocena sempre dinanzi alla stessa TV, (qualunque cosa passi il
convento) e poi a letto per ricominciare il tutto il giorno dopo con la solita routine.
Che cosa raccomando? Di ritagliare ad ogni costo un “tempo di gioco comune” in cui ritrovarsi, riuscire a sciogliere i nodi della giornata, nutrirsi di riso e sorriso, di sana ironia, di
quella allegria che sicuramente fa bene a tutti e cementa con piacere e leggerezza il rapporto con tutti i componenti della famiglia. Sembra difficile? Ma se non ci proviamo come
facciamo a dire che è impossibile? Basta un pizzico di buona volontà e non ultimo il piacere di rompere degli schemi che finiscono con il soffocare la vita di piccoli e grandi.
Quando è sera spegniamo la televisione, il computer e tutti i vari giochi elettronici, predisponiamoci a saltare, a rotolarci, a inventarci giochi. Non dimentichiamo che il contatto fisico con
i propri figli è molto, molto importante. Ridere a crepapelle significa abbattere le barriere, coltivare al massimo la propria e l’altrui salute. Fra l’altro, in tempi di crisi, è una attività che non
costa niente!
Un dato interessante. Stanno ristampando, su precisa richiesta di alcuni genitori e di rari insegnanti, libri che descrivono i vecchi giochi di una volta, quei giochi carichi di fantasia che non
costavano niente e che hanno aiutato tanti bambini delle vecchie generazioni a crescere con il
gioco in modo spontaneo e sereno. Potrebbe essere interessante scoprirli insieme ai vostri figli.
Iris Paciotti
“La vera creatività è simile alla creatività di tutti i bambini sicuri e felici. È
spontanea, priva di sforzo, innocente, facile, è libertà di percezione.”
A. Maslown
P.S. Avevo appena finito di scrivere “Lettera agli adulti” che mi è capitato di leggere un articolo comparso su un noto
quotidiano che tratta del “tempo condiviso in famiglia”. Statistiche alla mano, in quasi tutta l’Europa, questo tempo è
ridotto a……45 minuti al giorno! Tutto il resto delle 24 ore è vissuto individualmente fra lavoro, scuola, corsi di nuoto,
danza, sport, amici, tecnologie varie, ecc.ecc. La Young Poll, società di rilevamenti britannica, ha precisato che
“la famiglia del ventunesimo secolo non sta più insieme”, che “i 45 minuti si passano la sera a cena dinanzi a un
televisore” e che “ a mala pena ci si accorge con chi si mangia”. Ormai l’abitazione sarebbe più appropriato che venisse
definita: casa dormitorio. E allora? Figurarsi addirittura giocare! Ma non disperiamo e cominciamo da subito a rivedere la
nostra vita in un modo diverso. Se vogliamo lo possiamo fare e il cammino potrebbe rivelarsi molto, ma molto
affascinante.
Iris Paciotti è medico specialista in Pediatria e Omeopatia.
Vive ed esercita la professione a Cesano di Roma. Ha pubblicato con le Edizioni Mediterranee: “L’amore creativo”, “L’Amore
come terapia”, “ La Salute Integrale”,”Il suono della Vita”, “I bambini pionieri di un nuovo mondo” e per i bambini in ospedale
“Un arcobaleno nell’ospedale dei cuccioli”. Curerà in particolare il dialogo diretto bambini-adulti e l’aspetto della salute intesa come equilibrio armonico dell’essere umano in formazione.
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La giornata di Lucilla all’Ara Macao
Ciao sono Lucilla e vi racconto una giornata vissuta al rifugio
ARA MACAO.
Lì tutto è diverso dalla città c’è tanta luce, silenzio e colore.
Ore 8,00 Ci svegliano tutti insieme. Dal cinguettio degli
uccellini nel silenzio del mattino, passiamo in un attimo
al vociare confuso dei miei nuovi amici. Per Marco che
non si vuol svegliare mettiamo lo stereo a palla!
C’è da preparare la colazione e io ho il compito di
portare al tavolo miele e marmellata.
Matteo ha portato il latte e ha rischiato di rovesciarlo.
Eccoci a tavola, che fame!
Ore 9,00 Ci laviamo e ci vestiamo e mettiamo in
ordine le nostre cose e poi…
Ore 9,30 Manfredi oggi ci descrive il percorso che
faremo: oggi andremo dentro un antico acquedotto
romano. Che bello, sono molto curiosa ed emozionata
per questa nuova avventura. Chissà cosa scopriremo..
Ieri nel bosco Luca a trovato un grande bruco verde, era
bellissimo.
Ore 11,30 Ora siamo al lago, immersi nell’acqua sotto il
caldo sole, ma poco fa eravamo al buio e con le nostre
piccole torce cercavamo di far luce e curiosare
all’interno dell’antico acquedotto. Manfredi ci ha
detto che si può camminare all’interno della
montagna per oltre cento metri..incredibile!
Facciamo gara di tuffi e giochiamo a pallavolo,
poi ci rilassiamo e chiacchieriamo sotto i salici.
Ore 13,30 Pausa per il pranzo durante il quale
facciamo chiacchiere e domande.
Ore 14,00 I giochi di gruppo sono i miei preferiti, ma
comincio a prepararmi per il laboratorio di pittura e
manualità. Sto pensando come utilizzare tutti i piccoli
tesori che ho raccolto. Oggi ho trovato cortecce, foglie
grandi e piccole e un bastoncino che sembra proprio un
serpentello.
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Ore 15,00 Sistemiamo il materiale che ci occorrerà per il
laboratorio. Raffaella ci spiega il lavoro e poi via libera alla
nostra fantasia. Oggi con la tecnica dell’acquarello ho fatto un
dipinto delle balle di fieno nel prato. Ma quanta acqua ci vuole
per dosare bene il colore! Piacerà a mamma?
Ho decorato il dipinto utilizzando il materiale che ho raccolto
per fare la cornice. Sono soddisfatta.
Ore 17,00 Ho velocemente indossato stivali e cap e
Mary è arrivata con la jeep per portarci in scuderia.
Che emozione oggi monto Schizzo (è il mio preferito).
Lo devo preparare, lo striglio, lo sello, gli metto le
briglie e finalmente sono in sella. Schizzo deve stare
sempre davanti agli altri pony. Oggi Mary dopo la
lezione al campo ci porta in passeggiata sulle colline.
Ore 19,00 Facciamo la doccia velocemente e ci facciamo
belli per la cena. Per Iacopo che non si pettina mai i capelli
oggi giochiamo alle parrucchiere.
Ore 20,00 Stanchi, ma affamati apparecchiamo velocemente e
facciamo il bis: la pasta è troppo buona.
Ore 21,00 Con la legna che abbiamo raccolto
accendiamo un piccolo fuoco e con la chitarra
cantiamo. Laura racconta una favola di paura. Il cielo
è pieno di stelle, qui si vedono benissimo e ho
imparato a trovare velocemente la stella polare,
l’ultima stella del Piccolo Carro.
Ore 22,30 Siamo tutti al letto. Alcuni già dormono
e io continuo a chiacchierare piano piano con Giulia. A domani.
Settimane “Arte, Natura e Cavallo”
Per informazioni :
333 9409352 - 3392258754
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Maria Montessori
Quando Maria Montessori fondò la prima "Casa dei Bambini" nel 1907 a San
Lorenzo in Roma era già nota in Italia per essere stata una delle prime
donne laureate in medicina in Italia, per le sue lotte femministe (grande
clamore suscitò in Europa il suo intervento al Congresso femminile di
Berlino: 1896, lo stesso anno in cui si laurea) e per il suo impegno sociale e
scientifico a favore dei bambini handicappati.
“Il metodo della pedagogia scientifica”, volume scritto e pubblicato
a Città di Castello (Perugia) durante il primo Corso di specializzazione (1909), fu tradotto e accolto in tutto il mondo con grande entusiasmo: per la prima volta veniva presentata una immagine diversa
e positiva del bambino, indicato il metodo più adatto al suo sviluppo
spontaneo e dimostrata la sua ricca disponibilità all'apprendimento
culturale, i cui possibili risultati non erano stati mai prima immaginati e verificati. Un altro fenomeno che interessò l'opinione pubblica di tutto il mondo fu quello di poter osservare un gruppo di
bambini dedito al lavoro liberamente scelto da ciascuno di essi
in un clima di tranquilla collaborazione.
Questo insospettato successo determinò un profondo cambiamento
nella vita di Maria Montessori che iniziò il suo pellegrinaggio scientifico in ogni parte del mondo, ove nascevano e si sviluppavano le
sue scuole e dove altrettanto grande era l'esigenza di una nuova
preparazione degli insegnanti. A partire dal 1913, anno del 1°
Corso Internazionale svoltosi a Roma, Maria Montessori visitò ripetutamente gli Stati Uniti, la Spagna, l'Olanda e tanti altri paesi per approdare in India ove restò
molti anni anche a causa del secondo conflitto mondiale. In Italia tornò nel 1947, dopo averla
lasciata nel 1934, costretta insieme a suo figlio Mario a dimettersi dall'Opera Nazionale
Montessori che ella aveva fondato nel 1924. Ciò avvenne a causa del tentativo del regime fascista
di orientare l'Opera e il pensiero della sua Autrice in una direzione incompatibile con i principi
ideali ed educativi di Maria Montessori, la cui immagine e i cui libri vennero dati alle fiamme
prima a Berlino e poi a Vienna negli anni del dominio nazista.
Per oltre 40 anni Maria Montessori sarà presente non solo nella diffusione del metodo, ma anche
nella ricerca scientifica in vista della liberazione dell'infanzia ("la vera questione sociale del
nostro tempo") e della difesa del bambino, l'essere fino ad oggi dimenticato e sostituito dall'adulto. Dopo Il metodo, ora conosciuto come La scoperta del bambino, altre opere vedono la luce:
Antropologia pedagogica, L'autoeducazione nelle scuole elementari, Il bambino in famiglia,
Psicoaritmetica e Psicogeometria, tutte tradotte all'estero dove il metodo va intanto diffondendosi in modo sempre più vasto. Nel 1929 fu fondata l'A.M.I., l'Associazione Internazionale
Montessori, nata per una esigenza di unità e identità del movimento montessoriano.
Ma nuovi interessi si dischiudono alla mente creativa di Maria Montessori, che nelle sue decennali osservazioni ha scoperto e valorizzato i "nuovi caratteri" del bambino e la sua insostituibile
funzione nella conservazione e nel perfezionamento dell'umanità ("il bambino padre dell'uomo").
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Di pari passo nuove opere accompagnano il lavoro della
Montessori: tra le altre Il segreto dell'infanzia, Dall'infanzia
all'adolescenza, Come educare il potenziale umano, La mente del
bambino. Due nuove conquiste intellettuali e scientifiche sono il
risultato di questa incessante esplorazione: la pace e l'educazione cosmica, due visioni che portano l'educazione e la pedagogia
ad un livello di interpretazione della formazione umana, mai
osato nel passato.
Maria Montessori muore a Noordwijk (Olanda) a 82 anni dalla
nascita avvenuta il 1870 a Chiaravalle di Ancona.
Aiutami a fare da solo non è uno slogan pedagogico, ma una domanda ‘scientifica’ posta dalla
natura stessa del bambino.
Il compito dell’educatore è quello di liberare il bambino da ciò che ostacola il disegno naturale del
suo sviluppo. Maria Montessori ha scritto, che l’obiettivo a cui puntare “è lo studio delle condizioni necessarie per lo sviluppo delle attività spontanee dell’individuo, è l’arte di suscitare gioia ed
entusiasmo per il lavoro. Il fatto dell’interesse che spinge ad una spontanea attività è la vera chiave psicologica” dell’educazione. “Lo sforzo del lavoro, dello studio, dell’apprendere è frutto dell’interesse e niente si assimila senza sforzo (...).Ma sforzo è ciò che si realizza attivamente usando le proprie energie e ciò a sua volta si realizza quando esiste interesse (...). Colui il quale nell’educare cerca di suscitare un interesse che porti a svolgere un’azione e a seguirla con tutta
l’energia, con entusiasmo costruttivo, ha svegliato l’uomo” Interesse, attività e sforzo sono i caratteri del lavoro spontaneo e autoeducativo nel quale il bambino si immerge con entusiasmo e
amore, rivelando e costruendo le qualità superiori dell’uomo.
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Spiedini di frutta fresca
Freschi spiedini di frutta, serviti su una calotta di anguria. Sono ideali per la stagione estiva e
possono variare di colore e di sapore. Puoi usare tutta la frutta che vuoi, ma ricorda deve essere di stagione. Con un po’ di pazienza porterai a tavola un desert speciale...
Ingredienti:
Anguria,
Melone,
Pesche noci,
Banane,
Chicchi d'uva oppure fragole
Ananas fresco.
Preparazione:
Tagliate l'Anguria, con l’aiuto della
mamma, dividendola a metà, se le due
fette non dovessero restare in piedi,
privateli della calottina inferiore in
modo da tenere l'equilibro. Ricavate
con uno scavino oppure un cucchiaio, delle palline di polpa di Anguria svuotandola completamente.
Ora tocca alle banane, affettate di una
altezza di 3 cm circa, le pesche snocciolatele e tagliatele a cubetti, i chicchi d'uva lavateli bene, dal melone tagliate a cubetti la
polpa infine private l'ananas del ciuffo, della
scorza e tagliate la polpa a cubetti.
Una spruzzatina di limone, per conservare meglio la frutta.
Preparate gli spiedini alternando la frutta in base ai colori che più vi piacciono.
Ora per la presentazione infilzate gli spiedini nella calotta dell’anguria e al
centro ponetevi il ciuffo verde dell'ananas. Vedrete che bell’effetto!!!!
Marta Festa
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Un giardino sotto terra,
Jo Seonkyeong, Jaca Book 2008.
P
er l’intensità e la delicatezza di una piccola e limpida storia di inconsueta ecologia. Per la meditata e incisiva misura delle bellissime illustrazioni. Per
la squisita ed emozionata forza poetica dell’albo”; così
recita il giudizio per il Premio Andersen 2009, miglior
libro 0/6 anni. Sarete d’accordo anche voi nel leggere
questa inconsueta storia fatta di amore per il proprio
lavoro, per la natura e per la bellezza.
Il protagonista, il signor Moss, addetto alle pulizie di
una stazione metropolitana di una grande città, lotta
tutte le notti con la sporcizia, l’ignoranza e lo snobbismo delle persone che passano senza curarsi di ciò
che lasciano. Eppure quello sporco li contagia in modo
negativo e tutto all’interno della stazione sa di vecchio, grigio, sporco e triste,
nonostante con tanta fatica, il signor Moss tutte le sere, cerchi di ridare splendore a qualche angolo del posto. Una notte però, scopre dietro ad un cumulo di
sporcizia una presa d’aria illuminata dalla luna, ecco l’idea! Piantare un albero,
dare un po’ di colore e di freschezza!
“Un giardino per sconfiggere il buio” come giustamente titola il Corriere della
Sera. Così miracolosamente nel giro di poco tempo, l’arbusto cresce, nasce un
piccolo giardino che toglie il grigiore e il cattivo odore, tutto si illumina ed anche
i passeggeri cambiano alla vista di tanta bellezza!
La storia basata sul vero incontro tra l’autore coreano e il signor Moss, è fatta
di parole semplici e immagini notevoli che riescono a dar vita sia alla desolata
realtà dei sotterranei, sia all'esplosione dei sottili germogli che crescono lungo
le pagine, escono dai tunnel di cemento e risvegliano una primavera di giochi e
speranze negli abitanti della città.
Roberta Mereu
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Le avventure di Bianca e Bernie,
Walt Disney Productions 1977.
I
l 23° classico Disney, indimenticabile. La
storia dolce e stravagante di due topini
coraggiosi e di un’orfanella tenerissima.
Una dolce favola dunque, un po’ come quelle
che vengono lette a Natale ai più piccoli.
L’atmosfera ed i personaggi rendono la storia
unica nel suo genere. Dalla piccola Penny,
affezionata al suo orsacchiotto “chicco”, convinta di non essere carina come le altre bambine e per questo non ancora scelta per l’adozione. Eppure Penny non solo è carina ma è la
bambina che ogni genitore desidererebbe, con
un’inconfondibile finestrella tra i denti che la
rende dolce e simpatica a tutti. Della sua fragilità si approfitta la cattiva Medusa, inconfondibilmente cattiva Disney, bruttina, arrogante che costringe Penny a scendere
tutti i giorni in un buco profondo alla ricerca del famoso “Occhio del Diavolo”.
Sarà la Società di Salvataggio composta di rappresentanti roditori di tutto il
mondo, una sorta di ONU “topesca”, a salvare la piccola Penny. Con la coraggiosa e un po’ snob miss Bianca e il maldestro, scaramantico Bernie e l’aiuto di
altri originalissimi personaggi. Tra questi l’albatros Orville, titolare, staff e aereo
della compagnia “Albatross Airlines”, la simpaticissima e coraggiosa libellula
Evinrude, Rufus, un gatto ormai troppo vecchio per dare la caccia ai topi ed
ancora i due alligatori a guardia di Penny e fedeli servitori di Medusa.
Ispirato alle novelle della scrittrice Margery Sharp, in particolare “Miss Bianca
al Castello Nero” (The Rescuers) del 1959, si compone di un cast unico. Pochi
capolavori di animazione rasentano la perfezione come questo. Un film che
lascerà il segno nei grandi e nei più piccini. Vi commuoverà ma vi farà anche
tanto ridere e, anche se descrivendolo non sembra possibile, la morale arriverà ai cuori dei più piccoli come dei più duri.
Buona visione a tutti.
Roberta Mereu
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Cocomero asinino e Impatiens: cannoni vegetali
Cocomero asinino (Ecballium elaterium)
La disseminazione delle piante avviene in molti modi .
Per questo compito le piante utilizzano l'azione del
vento, dell'acqua, il trasporto da parte degli animali ecc.
Un metodo particolarmente curioso è stato "inventato"
da alcune piante che fanno letteralmente esplodere i loro
frutti con il conseguente lancio a distanza dei semi.
Il frutto del Cocomero asinino , tecnicamente è un pisside, di forma ovoidale, verde, lungo fino a 5 cm, ricoperto
di peli ispidi. Il peduncolo che lo sostiene è ripiegato ad
uncino e quindi l'attaccatura del frutto è rivolta verso l'alto. A maturazione, i liquidi interni aumentano di
pressione e quindi basta sfiorare la pianta per provocare il distacco del frutto e la violenta fuoriuscita dei
semi e del liquido nel quale sono immersi dal foro dell'attaccatura. Il meccanismo di lancio è simile a quello di un cannone: i semi volano anche a 12 metri di distanza e il frutto svuotato schizza in direzione opposta per il contraccolpo.
Maneggiare queste piante può anche essere pericoloso perché i proiettili vengono lanciati violentemente
verso l'alto assieme ad un liquido tossico, irritante per gli occhi.
Il Cocomero asinino è diffuso in tutte le regioni mediterranee e lo si trova facilmente in terreni ruderali,
prevalentemente lungo i litorali. Appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee e quindi è parente stretto di
zucche, zucchine, cetrioli, meloni e angurie. Cercatelo sulle dune lungo le nostre spiagge ma fate attenzione alle possibili “esplosioni”. Avvengono molto rapidamente.
Impatiens o Balsamina gialla (Impatiens noli-tangere) è chiamata
anche Erba impaziente o Non-mi-toccare per una caratteristica simile: la disseminazione a scatto. In questo caso il meccanismo di esplosione del frutto,
che è una capsula a forma di fuso, composta da alcune valve elastiche in tensione, è molto diverso: quando la pianta viene toccata i frutti si scindono di
scatto e le valve si arricciano all'infuori lanciando i semi in tutte le direzioni.
La Balsamina gialla appartiene alla famiglia delle Balsaminacee, il cui nome
deriva probabilmente dal greco ballein che significa lanciare e dal latino semen
(seme). E' una piccola famiglia di piante soprattutto asiatiche e africane.
Il dottor Edward Bach consiglia l’essenza del fiore dell’Impatiens: “a quelli
che sono veloci nel pensiero e nell'azione e che vogliono che tutte le cose
siano fatte senza esitazione né ritardo. Quando sono malati hanno fretta di
ristabilirsi. Per loro è molto difficile essere pazienti con le persone lente, perché considerano che ciò sia
uno sbaglio o una perdita di tempo e tentano in ogni modo di renderle più vive da tutti i punti di vista.
Spesso preferiscono lavorare e pensare da soli, in modo da poter realizzare le cose alla loro velocità.” Vi
sembra di riconoscere qualcuno?
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Il G8 realizzato dai ragazzi della III C
Siamo i ragazzi della III C della scuola “La Giustiniana” di Roma.
Quest’anno l’insegnante di Italiano ci ha proposto di progettare un lavoro, in cui conclusione era
quella di rappresentare il G8 di Siracusa, ovvero quello ambientale. Ci siamo divisi in 8 gruppi da
tre ognuno rappresentante una delle 8 Nazioni presenti al G8.
Il discorso che si trova sottostante e quello appartenente al Giappone.
Cari colleghi,
Come sapete tutti, siamo qui oggi perché abbiamo paura; è inutile continuare a sostenere che non
bisogna preoccuparsi, che non c’è problema, perché il problema c’è ed è grave.
Il nostro pianeta come sappiamo è malato, ha un morbo inguaribile, una rara e tremenda malattia di cui noi siamo gli unici responsabili: il nostro pianeta sta collassando.
Il problema, non c’è bisogno che sia io e tantomeno nessuno di voi a spiegarlo, è strettamente
legato al nostro ambiente, siamo alla deriva ce ne dobbiamo rendere conto, bisogna svegliarci da
questo coma in cui siamo caduti, bisogna rimediare ai nostri errori bisogna fare qualcosa, e
soprattutto, bisogna farlo ora. Bisogna farlo ora perché non c’è più tempo perché siamo tutti in
pericolo, perché se continuiamo così del nostro paese resterà ben poco.
Siamo qui come rappresentanti del Giappone, abbiamo sbagliato tanto in passato e siamo qui ad
ammetterlo, pronti per cercare di rimediare ai nostri errori. Per ridurre il surriscaldamento, i continui cambiamenti climatici e per ricavare energia da fonti rinnovabili e pulite del pianeta abbiamo provato tantissimi modi. Ma l’energia rinnovabile non bastata per soddisfare la nostra nazione, abbiamo quindi cercato di sfruttare l’energia nucleare, abbiamo tuttora 55 reattori in attivo;
ma sappiamo tutti cosa potrebbe succedere se questi ci sfuggissero dalle mani.Ci stiamo impegnando fortemente usiamo il legname, per produrre energia, cercando di tutelare la biodiversità
del mondo, ma il problema è un altro: il problema è che bisogna impegnarsi tutti, e sottolineo tutti
in modo duraturo ed efficace: noi da soli non bastiamo.
Il nostro paese prima della seconda guerra mondiale era un paese fiorente e rigoglioso. Durante
e dopo, a causa dei problemi che abbiamo avuto siamo crollati. Oggi siamo riusciti ad essere una
delle nazioni più sviluppate del mondo ed è proprio questo sviluppo che ci porta ad essere anche
la quinta maggior emittente di co2.
Come penso sappiate, abbiamo da poco attraversato una crisi; questa si possa pensare che come
ogni altra crisi possa essere stata solo che negativa per la nostra nazione invece no, è riuscita a
portarci alla riduzione delle emissioni di gas serra di circa 50 milioni di tonnellate che insieme al
protocollo di Kyoto che entro il 2012 ci dovrebbe far arrivare al taglio del 6% delle emissioni,
dovrebbe portarci entro il medio periodo a risultati migliori di quanto ci aspettassimo; cioè il taglio
del 25% delle emissioni; per arrivare a questo risultato tutta la nazione si sta muovendo a partire dalla nostra amministrazione metropolitana che si sta preparando: provando a stabilizzare
questa tendenza allo spreco. Dovremo riuscire ad ottenere questo risultato anche grazie all’ambiente, poiché essendo il nostro territorio coperto per il 65,8% da foreste, esse riescono ad assorbire gran parte del biossido di carbonio presente nella nostra zona.
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In più abbiamo investito gran parte del nostro capitale nel risparmio energetico con un conseguente aumento della tutela ambientale e nella ricerca ecologica. Il nostro obbiettivo è anche
quello di mantenere uno sviluppo sostenibile compatibile con l’equità sociale e gli ecosistemi,
operante quindi in regime di equilibrio ambientale.
Discutendo dell’ambiente mi sono accorto che quello che stiamo facendo è inutile se prima non
ci chiediamo come e perché un utilizzo diverso delle fonti energetiche e la tutela dell’ambiente
possono migliorare la vita di ciascuno di noi? Ho cercato, come meglio credevo, di rispondere a
questa domanda e mi sono accorto che se noi utilizziamo le fonti in questo modo è per il semplice motivo che ci sta bene che non ci crea disturbo usarle così infatti il vero disturbo non riflette
su di noi ma sull’ambiente, è questo è un problema perché non riflettendosi su di noi non riusciamo a sentirlo, percepirlo ed è proprio questo che ci porterà alla catastrofe cioè l’uomo quando un
problema non lo riflette non lo prende nemmeno in considerazione ma, quando invece ne fa parte
cerca di sistemarlo come meglio crede, e dal momento che questo è uno di quei problemi che non
ci riguarda o almeno ancora non ci riguarda completamente lo schiviamo e pensiamo solo ad
andare avanti. Ma a questa domanda invece ci dobbiamo rispondere ora perché non possiamo
fare l’errore di trovarci faccia a faccia con il nemico solo all’ultimo, quando ormai è sicura la sconfitta.
Il perché è semplice sia come risposta che come verità: infatti si sa che tutelando l’ambiente tuteliamo di conseguenza la nostra vita. Il come inversamente è si semplice da dire ma difficile da
verificare: i metodi ci sono per tutelare l’ambiente ma il problema è che nessuno li attua.
E’ per questo che ci stiamo impegnando a proposito attraverso alcune proposte. Possiamo evidenziarne alcune come: l’invenzione di un tappeto pizzoelettrico cioè, un tappeto che permette di
poter generare 0.5 watt per ogni volta che viene calpestato da una persona di almeno 60Kg ; il
singolo non è molto soddisfacente ma messo all’entrata di una grande stazione come quella di
Shibuya, a Tokyo si potrebbe ottenere un risultato soddisfacente. O come l’abolizione dei motori
a scoppio e l’entrata di motori come quello ad idrogeno.
Frabrizio Panariello
Arturo Buzzanca
Marta Scaccia
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La giostra di Cesenatico
di Gianni Rodari
U
na volta a Cesenatico, in riva al mare, capitò una giostra. Aveva in tutto sei
cavalli di legno e sei jeep rosse, un po' stinte, per i bambini di gusti più moderni. L'ometto che la spingeva a forza di braccia era piccolo, magro, scuro, e aveva la
faccia di uno che mangia un giorno sì e due no. Insomma, non era certo una gran
giostra, ma ai bambini doveva parere fatta di cioccolato, perchè le stavano sempre
intorno in ammirazione e facevano capricci per salirvi. "Cos'avrà questa giostra, il
miele?" si dicevano le mamme. E proponevano ai bambini: "Andiamo a vedere i delfini nel canale, andiamo a sederci in
quel caffè coi divanetti a dondolo".
Niente: i bambini volevano la giostra. Una sera un vecchio signore,
dopo aver messo il nipote in una
jeep, salì lui pure sulla giostra e
montò in sella a un cavalluccio di
legno. Ci stava scomodo, perchè
aveva le gambe lunghe e i piedi gli
toccavano terra, rideva. Ma appena
l'ometto cominciò a far girare la
giostra, che meraviglia: il vecchio
signore si trovò in un attimo all'altezza del grattacielo di Cesenatico,
e il suo cavalluccio galoppava nell'aria, puntando dritto il muso verso
le nuvole. Guardò giù e vide tutta la
Romagna, e poi tutta l'Italia, e poi la
terra intera che si allontanava sotto
gli zocccoli del cavalluccio e ben presto fu anche lei una piccola giostra azzurra che
girava, girava, mostrando uno dopo l'altro i continenti e gli oceani, disegnati come
su una carta geografica. "Dove andremo?", si domanda il vecchio signore. In quel
momento gli passò davanti il nipotino, al volante della vecchia jeep rossa un po' stinta, trasformata in un veicolo spaziale. E dietro a lui, in fila, tutti gli altri bambini,
tranquilli e sicuri sulla loro orbita come tanti satelliti aritificiali. L'omino della giostra chissà dov'era, ormai; però si sentiva ancora il disco che suonava un brutto chacha-cha: ogni giro di giostra durava un disco intero. "Allora il trucco c'era", si disse
il vecchio signore. "Quell'ometto dev'essere uno stregone". E pensò anche: "Se nel
tempo di un disco faremo un giro intero della terra, batteremo il record di Gagarin".
Ora la carovana spaziale sorvola l'Oceano Pacifico con tutte le sue isolette,
l'Australia coi canguri che spiccavano salti, il Polo Sud, dove milioni di pinguini stavano con naso per aria. Ma non ci fu il tempo di contarli: al loro posto già gli indiani
d'America facevano segnali col fumo, ed ecco i grattacieli di Nuova York, ed ecco un
solo grattacielo, ed era quello di Cesenatico. Il disco era finito. Il vecchio signore si
guardò intorno, stupito: era di nuovo sulla vecchia, pacifica giostra in riva
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all'Adriatico, l'ometto scuro e magro la stava
frenando dolcemente, senza scosse. Il vecchio
signore scese traballando."Senta, lei", disse
all'ometto. Ma quello non aveva tempo di dargli
retta, altri bambini avevano occupato i cavalli e
le jeep, la giostra ripartiva per un altro giro del
mondo."Dica", ripeté il vecchio signore, un po'
stizzito. L'ometto non lo guardò nemmeno.
Spingeva la giostra, si vedevano passare in
tondo le facce allegre dei bambini che cercavano quelle dei loro genitori, ferme in cerchio,
tutte con un sorriso d'incoraggiamento sulle
labbra. Uno stregone quell'ometto da due soldi.
Una giostra magica quella buffa macchina traballante al suono di un brutto cha-cha-cha.
"Via", concluse il vecchio, "è meglio che non ne
parli a nessuno. Forse riderebbero alle mie
spalle e mi direbbero: Non sa che alla sua età è
pericoloso andare in giostra, perchè vengono le
vertigini?"
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Farfalle fai da te
Se volete realizzare delle clips divertenti e colorate, stampate il template qui sotto poi
tagliate i contorni della sagoma. Applicatela su di una carta colorata o fantasia e disegnate
il contorno della vostra farfalla, poi con cura tagliatela. E’ un lavoretto semplice.
Buon lavoro!!