“ASCOLTA, HO QUALCOSA DA DIRTI” GIOVANI, ALCOL E DROGA

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“ASCOLTA, HO QUALCOSA DA DIRTI” GIOVANI, ALCOL E DROGA
“ASCOLTA, HO QUALCOSA DA DIRTI”
GIOVANI, ALCOL E DROGA: EDUCAZIONE TRA PARI.
I “PROMOTORI DI SALUTE” IN AZIONE
Conferenza Nazionale di Promozione ed Educazione alla Salute
Salute e Politica, strumenti di sviluppo
Bolzano, Fiera 3-4-5 ottobre 2002
Silvia Amici*, Franca Beccaria *, Mariella Bonello **, Piergiorgio Maggiorotti *, M.Grazia Tomaciello**1
Educazione tra pari
Il coinvolgimento dei ragazzi, come parte attiva nella promozione della salute, si sta diffondendo
sempre di più: infatti informazioni, consigli e aiuto scambiati tra coetanei sembrano essere
ottimi strumenti nella prevenzione dei problemi legati all’uso e all’abuso di alcol e di droghe e, in
effetti, i giovani si dimostrano più ricettivi se le azioni comunicative provengono dai loro pari
piuttosto che dagli adulti. Questa strategia si è sviluppata in modo particolare nella prevenzione
dell’AIDS (Milburn, 1996; Kahr, 1999; Finzi e Guastalla, 1995; AA.VV, 2000).
L' educazione tra pari è un concetto molto diffuso, spesso utilizzato per indicare cose diverse:
un approccio, un tipo di comunicazione, una metodologia, una filosofia o una strategia. E' un
concetto che deriva dall'inglese peer education, dove con il termine peer si intende "una
persona che si trova allo stesso livello di altre persone; un individuo che appartiene allo stesso
gruppo sociale facendo riferimento all'età, al livello di istruzione o allo status sociale" (MerriamWebster, 1994). Inoltre alcuni autori (Kahr, 1999) operano una distinzione tra peer group, con il
significato di piccolo gruppo, caratterizzato da relazioni frontali, tipiche dei compagni di scuola,
vicini di casa, piccole bande, e peer group, inteso come una denominazione generica che indica
un gruppo di pari età, genere, classe sociale, etc.
Il termine education si riferisce allo sviluppo dell'individuo, alla formazione o alla persuasione o
alla conoscenza che deriva da un processo educativo. In pratica nell'educazione tra pari i
membri di un certo gruppo sociale sono coinvolti in attività che tendono ad influenzare gli
atteggiamenti e i comportamenti del gruppo stesso su alcune tematiche. L'educazione tra pari è
quindi utilizzata per promuovere il cambiamento a livello individuale attraverso la modificazione
della conoscenza, degli atteggiamenti, delle opinioni e infine dei comportamenti dell'individuo.
Secondo Sciacca (1987), l’educazione tra pari è la trasmissione o la condivisione di
informazioni, valori e comportamenti relativi alla salute che avviene tra persone della stessa età
o appartenenti allo stesso gruppo sociale. L’utilizzo delle reti tra pari per veicolare e rinforzare i
valori della cooperazioni e del mutuo sostegno favorisce la protezione da futuri problemi di tipo
psicologico o sociale e incoraggia la promozione della salute nella direzione indicata dall’OMS
nella Carta di Ottawa (1986), laddove si sottolinea la necessità di sviluppare le capacità
individuali e di rafforzare le azioni della comunità locale.
In generale, nelle iniziative di prevenzione rivolte ai giovani è facile rilevare una mancanza di
informazioni da parte dei promotori su come i giovani stessi percepiscono la propria salute e sui
benefici e i rischi connessi alle diverse abitudini di vita significative per la salute. Spesso, la
definizione dei problemi di salute dei giovani risente di una visione adultocentrica.
Naturalmente, ciò non significa che i giovani necessariamente “conoscono meglio” se stessi,
ma solamente che non si può ignorare il loro punto di vista nel progettare iniziative di
promozione della salute a loro rivolte.
Nell’adolescenza, i comportamenti sono fortemente condizionati dalle norme culturali, dai gruppi
di appartenenza e dai conflitti intergenerazionali che caratterizzano questo periodo. Trasmettere
informazioni sulle conseguenze di determinati comportamenti rischiosi non è sufficiente per
indurre i giovani a modificare i propri comportamenti e atteggiamenti. Ciò è particolarmente vero
in relazioni ai consumi di alcol e di droghe e ai comportamenti sessuali, laddove cioè le
emozioni e i significati vanno spesso oltre i comportamenti in sé, anzi sono spesso antagonisti
rispetto alle informazioni scientifiche che provengono dalle istituzioni, quali la scuola e la
famiglia. In particolare, quando l’adulto è il portatore di questi messaggi, scientificamente
“corretti”, la già naturale contrapposizione a questo tipo di informazione può essere
1 *ASL 1 Torino - ** ASL 15 Cuneo
Silvia Amici, (consulente ASL1 To) c/o Eclectica, piazza Statuto 16, 10122 Torino - Tel 011 4361505 / Fax
011 4361505 E-mail: amici@ars -media.it
ulteriormente accentuata dal tipo di linguaggio utilizzato, spesso troppo distante dalle
esperienze di vita dei destinatari.
Un sintesi esaustiva delle caratteristiche salienti dell’educazione tra pari nell’ambito della salute
ci è data da Milburn (1996):
- le indagini mostrano che spesso i giovani si rivolgono ai loro pari per avere informazioni e
consigli;
- le ricerche sull’amicizia tra adolescenti indicano l’importanza e il ruolo protettivo delle reti
sociali tra pari in questo periodo di rapido sviluppo psicofisico;
- l’educazione tra pari offre l’opportunità di beneficiare del fatto di essere una persona che
offre aiuto (helper). Infatti, in questo processo c’è un importante sviluppo di capacità di far
fronte agli eventi della vita. Prendere parte a un’esperienza di educazione tra pari offre
dunque l’occasione di sviluppare capacità di lavoro di gruppo e di soluzioni di situazioni
conflittuali;
- le ricerche indicano una maggiore potenza persuasiva del messaggio.
Educazione tra pari significa anche creare un contesto di formazione per leader – i peer
educators – che hanno il compito di orientare tendenze e opinioni di un certo gruppo sociale e
di dar loro consapevolezza di alcuni rischi e delle eventuali strategie di prevenzione (Rinaldin et
al., 2001; Semboloni et al., 2001; UNLAIDS, 1999). I peer educators devono dunque possedere
alcune caratteristiche essenziali:
essere accettati dal target
avere una buona capacità di relazionarsi agli altri
avere un buon feeling con le attività del progetto
avere una buona capacità di comunicazione
assumersi la responsabilità del ruolo che avranno nel gruppo
essere un “vero” pari.
L’educazione tra pari mette inoltre in discussione il ruolo degli adulti - gli esperti - nella
prevenzione e rivendica il diritto dei giovani ad avere accesso diretto alle informazioni sulla
salute, dando loro la possibilità di elaborare nuove strategie per migliorare la salute e la vita
sociale. Ciononostante, gli adulti non scompaiono nell’educazione tra pari, semplicemente
cambia il loro ruolo. Essi devono essere in grado di sostenere il percorso di emancipazione ed
evitare di condizionare troppo quelli che sono i protagonisti naturali di questo tipo di progetti.
Quindi nell’educazione tra pari gli operatori sociosanitari devono:
- essere disponibili e pronti a rispondere alle richieste dei peer educators
- essere pronti a comprendere le richieste dei giovani
- avere una buona capacità di relazione con i giovani
- dare loro fiducia e ridurre al minimo il controllo sulle loro attività
- garantire un appoggio concreto ed efficiente
- disporre di un progetto organizzato, in particolare per quanto riguarda la parte formativa.
“Ascolta ho qualcosa da dirti”
Le più recenti ricerche sui giovani hanno evidenziato la presenza diffusa di quella che è stata
chiamata la cultura del rischio, cioè la valorizzazione dei comportamenti che affrontano, più o
meno consapevolmente, situazioni di pericolo. In particolare emerge una rilevante diffusione dei
consumi di alcol e droga e la ricerca deliberata di situazioni di rischio: ad esempio, la guida in
stato di ebbrezza è uno dei maggiori rischi connessi all’abuso di bevande alcoliche: il 18% dei
giovani afferma di avere qualche volte guidato dopo aver bevuto troppo (Osservatorio
Permanente sui Giovani e l’Alcool, 2001; Buzzi et al. 1997).
Altre indagini mostrano invece che il gruppo dei pari può avere un ruolo ambivalente rispetto al
rischio (Bonino e Cattelino, 1998; Beccaria et al., 1999): da un lato infatti può esercitare una
funzione di controllo e di contenimento dei comportamenti a rischio, ma dall’altro può
incentivare i comportamenti trasgressivi per desiderio di emulazione e di omologazione al
gruppo. La pressione dei pari è una combinazione di tre distinti tipi di influenza: esplicita offerta,
omologazione al comportamento di altri e adeguamento alle norme sociali e culturali del gruppo
di appartenenza. Ad esempio, a proposito di bevande alcoliche, l’offerta esplicita può andare da
un gesto di semplice educazione fino all’imposizione del consumo. L’imitazione si ha quando il
comportamento alcolico di un adolescente è omologato a quello di un coetaneo o, più
frequentemente, del gruppo. La percezione delle norme sociali correnti può invece servire a far
sì che l’abuso alcolico appaia più o meno comune e accettato dai giovani sulla base appunto
delle norme prevalenti.
Una delle idee su cui si è basato questo progetto è che, nonostante le buone intenzioni, le
esperienze, le capacità professionali, l’entusiasmo degli operatori sociosanitari, se la
prevenzione non diventa parte integrante della comunità, anche se si tratta di una piccola
comunità, spesso i risultati sono deludenti o scarsi se comparati con le energie e i soldi spesi
per la realizzazione.
Situazione di avvio
Diverse istituzioni sono state coinvolte in questo progetto fin dalla sua origine: due aziende
sanitarie locali (ASL 1 Torino, ASL 15 Cuneo) e due amministrazioni comunali piemontesi
(Torino, Bernezzo). L’intervento è stato realizzato in quattro aree con l’obiettivo di attivare
gruppi di peer educators in realtà diverse dal punto di vista socio-economico. Due gruppi di
giovani si sono formati a Torino, uno nella Circoscrizione 1 in centro e l’altro nel quartiere
periferico di Mirafiori Sud (Circoscrizione 10), un gruppo nella città di Cuneo e un quarto gruppo
a Bernezzo, in provincia di Cuneo. Torino è una città di poco meno di un milione di abitanti
circa, Cuneo conta 60.000 abitanti, mentre Bernezzo è un paese di 3.000 persone ai piedi delle
montagne. Si tratta dunque di realtà molto diverse tra loro, non solo dal punto di vista del
numero degli abitanti ma anche da quello socio-economico. All’inizio del progetto sono stati
coinvolti, come promotori di salute, circa 40 giovani di età tra i 15 e i 20 anni.
Obiettivi
Il fine principale di questo progetto è l’aumento della consapevolezza tra i giovani dei rischi
connessi al consumo e all’abuso di alcol e di droghe. Con particolare attenzione a:
- la diffusione di vecchie e nuove droghe
- l’aumento degli abusi di bevande alcoliche
- il policonsumo di sostanze psicoattive legali e illegali
- la guida sotto l’effetto di alcol e di droghe.
Obiettivi generali
- favorire lo sviluppo della partecipazione attiva dei giovani (cittadinanza attiva) nelle azioni di
prevenzione dei problemi legati ai consumi di alcol, droghe e farmaci
- sensibilizzare i giovani sui rischi connessi ai consumi di queste sostanze attraverso i gruppi
di pari
- promuovere la partecipazione attiva degli studenti nell’ambito scolastico
- favorire lo sviluppo delle abilità personali (skills)
- organizzare iniziative di promozione della salute con la partecipazione attiva dei giovani
- promuovere le reti locali tra istituzioni, servizi, persone e giovani sui temi della promozione
della salute
Obiettivi specifici
identificare tutors, peer educators e target finale
informare e formare gruppi di ragazzi affinché diventino promotori di salute tra i pari
realizzare messaggi di promozione della salute, identificare canali per la loro divulgazione
adatti all’educazione tra pari
individuare aree di implementazione delle agenzie locali, attività, strumenti e processi di
valutazione ad-hoc
offrire la possibilità di confronto tra giovani che vivono in diversi contesti sociali, quali la
città e la provi ncia
Target
Il target finale è costituito dai ragazzi delle città partecipanti al progetto che attraverso le diverse
attività realizzate sono venuti in contatto con i promotori di salute.
Non va inoltre dimenticato che i giovani promotori di salute costituiscono un target, seppur
limitato nel numero, molto importante.
Strategie e metodologia
La durata del progetto è stata di due anni (ottobre 2000-settembre 2002) e le attività sono state
suddivise in quattro fasi:
1.
definizione del gruppo di lavoro e l’individuazione dei peer educators, d’ora in poi
denominati “promotori di salute”
2.
la formazione dei promotori di salute
3.
la progettazione e la realizzazione degli strumenti e degli interventi di educazione tra
pari
4.
la valutazione
1. Definizione del gruppo di lavoro (team) e individuazione dei promotori di salute (ottobre
2000-gennaio 2001)
Al fine di formare un gruppo di lavoro operativo sono stati attivati numerosi contatti istituzionali,
sia a livello politico che sociosanitario, e con operatori professionali, con l’obiettivo di
incrementare la rete locale tra persone che si occupano di giovani e di promozione della salute.
E’ stato necessario dedicare più tempo del previsto a questa fase per le difficoltà incontrate a
stabilire connessioni e anche per i tempi tecnici di trasferimento dei fondi dalla Regione
all’azienda sanitaria capofila del progetto (ASL1 Torino).
Dal punto di vista operativo si sono attivati due gruppi di lavoro: la Segreteria Tecnica, costituita
dai rappresentanti dei diversi enti partners del progetto, e il Gruppo Operativo, composto dalle
persone che nelle due città seguono a vario livello le attività dei gruppi di pari.
A proposito dell’individuazioni degli spazi dove i giovani promotori di salute potessero
incontrarsi e lavorare insieme, li gruppo di lavoro ha privilegiato la scelta di luoghi facilmente
accessibili, gradevoli, non situati in siti connotati come servizi sanitari, ma come ambienti di
promozione e di partecipazione attiva. Tali spazi sono stati scelti in collaborazione con le
istituzioni locali coinvolte nel progetto: centri di incontro per giovani, biblioteca, spazi
dell’amministrazione del quartiere. In ogni luogo è stata allestita una postazione multimediale,
con collegamento Internet, cd-rom, libri e materiale grigio in consultazione.
Il gruppo operativo ha organizzato 16 ore di formazione, principalmente rivolte a due nuovi
educatori scelti per condurre direttamente i quattro gruppi di giovani promotori di salute.
Ovviamente i membri del gruppo operativo hanno partecipato al corso di formazione sia come
docenti sia come discenti.
Nel corso sono stati affrontati i seguenti temi:
-
il significato dell’educazione tra pari
-
alcol, droga e giovani: aspetti socio-culturali, normativi e di salute
-
modelli di prevenzione
-
tecniche di animazione: role-playing, brain storming, giochi.
In un progetto di educazione tra pari è molto importante definire, chiaramente e a priori, che
“cos’è un pari (peer)”. Un criterio generale a cui il gruppo operativo ha fatto riferimento
nell’individuazione dei ragazzi è stato quello di dare preferenza a giovani che mostrassero un
serio interesse per il progetto e per le tematiche del progetto stesso, che fossero ben disposti a
lavorare in gruppo e che appartenessero a gruppi aggregativi e amicali diversi. Prima di essere
introdotti nel gruppo i ragazzi sono stati sottoposti a un breve colloquio con il conduttore del
gruppo (tutor), con l’obiettivo di comprendere e valutare le caratteristiche personali e le
motivazioni di adesione al progetto.
Tuttavia trovare i giovani promotori di salute è stato più difficile del previsto: sono state esposte
locandine “pubblicitarie” in luoghi frequentati dai giovani, scuole, centri aggregativi, gruppi
parrocchiali, ecc., i conduttori, aiutati dagli altri operatori del progetto, hanno incontrato
numerosi adulti che lavorano quotidianamente con i giovani, animatori e insegnanti, per
ottenere supporto e aiuto nell’individuazione dei giovani, e in alcune situazioni sono stati
organizzati incontri informativi sul progetto con gruppi di giovani.
Questa fase non è stata semplice. Uno degli ostacoli nell’operazione di “ingaggio” dei giovani è
stata la durata del progetto. Il fatto che il progetto durasse più di un anno ha intimorito numerosi
giovani già impegnati in attività di volontariato o sportive. Un altro punto critico è stato il fatto di
impegnarsi a lavorare con altri giovani sconosciuti e quindi dover letteralmente creare il gruppo.
Nonostante le difficoltà e con i limiti che saranno ripresi più avanti, i quattro gruppi sono stati
formati attraverso singole indicazioni ricevute da insegnanti, già conosciuti in precedenti progetti
di promozione della salute, da altri operatori sociosanitari, da leader di gruppi parrocchiali, da
amministratori locali e usando il metodo dello snowb all.
I gruppi all’inizio delle attività risultano così composti:
Area
2.
Maschi
Femmin
Età
Torino Centro
2
9
18-20 anni
Torino Mirafiori
6
2
16-21 anni
Cuneo
3
4
15-19 anni
Bernezzo
4
7
15-19 anni
La formazione dei promotori di salute (febbraio - giugno 2001)
La formazione dei giovani ha riguardato soprattutto i temi di alcol e droghe, con particolare
attenzione ai significati e ai valori dell’uso e dell’abuso di sostanze psicoattive, agli aspetti
culturali implicati e alle conseguenze, dirette e indirette, che ne derivano. Fin dall’inizio i giovani
promotori di salute hanno “firmato un contratto” finalizzato a condividere e ad aderire agli
obiettivi e individuare il ruolo dei diversi soggetti nel progetto. Il “contratto” ha definito il
coinvolgimento personale, la regolamentazione degli spazi e dei tempi, i ruoli dei partecipanti. In
questa prima parte è stato fatto ampio uso della tecnica del brainstorming per comprendere
significati, opinioni, stereotipi su alcol e droghe.
Successivamente ogni gruppo ha individuato quali temi approfondire e come organizzare la
propria formazione: alcuni gruppi hanno deciso di effettuare ricerche nel Web o su Cd-rom
messi a disposizione, mentre altri hanno anche invitato esperti a cui sottoporre domande e
curiosità. Alla fine di ogni incontro il conduttore del gruppo ha compilato una griglia di
rilevazione (obiettivi, attività, clima) e un ragazzo a turno ha fatto la stessa cosa.
In questo periodo di formazione e di auto-formazione non sono state rilevate particolari
difficoltà. Tutti i partecipanti si sono dimostrati dinamici, con buona capacità organizzativa e
abilità creativa. Entrambi i temi, alcol e droghe, hanno suscitato interesse e curiosità.
3.
I progetti di prevenzione dei promotori di salute (settembre 2001- giugno 2002)
Nell’educazione tra pari l’enfasi della formazione dei promotori di salute è posta principalmente
sui modelli appropriati di comportamento, sul role playing e sulle capacità di relazione, piuttosto
che sul semplice trasferimento di informazioni. Il ruolo del conduttore è quello di aiutare il
gruppo a far emergere interessi e a stimolare la riflessione individuale e la discussione
collettiva.
Nella seconda parte del progetto, i promotori di salute, hanno deciso i temi da affrontare e come
organizzare le loro iniziative di prevenzione. Molte idee sono emerse nei diversi gruppi e il
gruppo operativo ha avuto il compito di contenere gli entusiasmi e ricondurre i ragazzi alla reale
fattibilità delle diverse proposte.
Il gruppo di Torino centro ha deciso di produrre un cortometraggio su giovani, alcol e droghe. Il
gruppo di Torino Mirafiori ha lavorato all’organizzazione di un concerto con l’obiettivo di rendere
i giovani consapevoli dei rischi connessi ai consumi di alcol e droghe. Inoltre entrambi i gruppi
hanno promosso incontri con gli studenti del biennio di alcune scuole superiori della città.
Anche il gruppo di Bernezzo ha sviluppato il progetto di un concerto, inteso tuttavia come
occasione per esporre e divulgare materiale informativo. In particolare questo gruppo ha
prodotto un fumetto originale sui temi del progetto, attivando la consulenza di un disegnatore e
di uno sceneggiatore. Il gruppo di Cuneo invece ha prodotto alcuni pieghevoli informativi, nei
quali sono stati poi inclusi i fumetti prodotti dal gruppo di Bernezzo, e ha organizzato interventi
di educazione tra pari nelle scuole. Il lavoro delle scuole ha richiesto una lunga preparazione in
quanto si è deciso di evitare l’incontro informativo di tipo seminariale, ma di puntare su tecniche
di animazione finalizzate a stimolare la curiosità dei coetanei sui temi affrontati. Tutti i gruppi,
pur avendo inizialmente deciso di prendere in considerazione tutte le sostanze psicoattive,
hanno successivamente scelto di lavorare sui rischi connessi ai consumi di bevande alcoliche,
cannabis ed ecstasy.
Sono stati realizzati anche alcuni incontri tra i gruppi o tra i “delegati” dei gruppi che sono stati
da tutti ritenuti molto utili, perché hanno dato la possibilità di approfondire non solo la reciproca
conoscenza, ma anche il confronto di linguaggi e stili di vita giovanili presenti in realtà
socioeconomiche diverse. Così talvolta ci si è stupiti dell’universalità di alcune espressioni,
dall’altra della differente percezione di alcuni fenomeni giovanili che gli adulti spesso tendono a
considerare omogenei.
Le iniziative nelle scuole hanno visto il coinvolgimento di 280 ragazzi tra i 15 e i 16 anni. La
partecipazione ai concerti è stata di circa 500 persone a Torino, mentre a Cuneo sono passate
più di 2000 persone di cui, si può ragionevolmente pensare, che il 10% sia venuto in qualche
modo in contatto con i “promotori di salute” o con i materiali informativi disponibili.
4.
La valutazione (luglio - settembre 2002)
Molti progetti di educazione tra pari, ma più in generale di prevenzione e promozione della
salute, si concludono con generiche affermazioni sui positivi risultati riscontrati, nonostante la
maggior parte di essi manchi di una pur minima valutazione. Ovviamente, non è facile valutare
gli interventi di educazione tra pari, anche perché gli obiettivi in genere concernono
modificazioni di opinioni e di atteggiamenti e il sostegno al sano sviluppo psicofisico
dell’adolescente: infatti tutti sappiamo che solo nel tempo è possibile verificare effettivamente il
consolidarsi di stili di vita sani e rispettosi della propria e dell’altrui salute e che, per questo
motivo, i soliti pre-test e post-test, o altre forme di misurazione, non aiutano a comprendere se e
perché alcuni tipi di intervento hanno più successo di altri o perché non raggiungono gli effetti
desiderati (Svenson, 1998).
Nella valutazione di questo progetto ci è sembrato dunque importante riflettere in modo
particolare su alcune questioni fondamentali come:
il tempo dedicato alla formazione
i criteri di scelta dei promotori di salute
i motivi di abbandono del gruppo
gli argomenti dell’autoformazione
la crescita in termini di conoscenza e di maturità tra i promotori di salute
altri benefici quali l’autostima, empowerment
il coinvolgimento della comunità locali
l’utilità degli strumenti messi a disposizione.
La maggior parte di queste informazioni è rintracciabile dall’osservazione fatta dai conduttori,
dai ragazzi e dagli incontri del gruppo operativo.
La valutazione è stata realizzata attraverso due strumenti:
le griglie di rilevazione compilate dai gruppi
i focus group con operatori e con i ragazzi.
Essendo la stesura del rapporto di valutazione ancora in corso, da una prima lettura delle
interviste di gruppo è già possibile evidenziare alcuni aspetti.
Un primo dato da sottolineare è quello relativo alla durata del progetto. Al di là delle difficoltà di
cui si dirà dopo, la durata biennale è eccessiva per giovani di questa fascia di età. E’ facile che
perdano il filo di quanto stanno facendo e che, sia pure ben motivati e ben “nutriti”, arrivino
stanchi alla meta. Si tratti di un limite proprio legato alla fase di sviluppo di questa età,
indipendentemente da altri fattori (tipo di scuola, genere, zona di residenza, capacità personali).
Pertanto sembra opportuno, perlomeno per quanto riguarda la fase di coinvolgimento dei
giovani educatori alla pari, considerare un arco temporale di durata non superiore ai 12 mesi.
Un secondo aspetto riguarda, come già accennato precedentemente, il tempo necessario per la
costruzione del gruppo, in quanto “gruppo sociale” e non semplice aggregato di individui. Sono
stati necessari due-tre mesi circa, ed è un dato interessante da riportare, in quanto è una
necessità ineludibile ai fini del progetto. Difficile invece valutare se l’ingresso di persone che già
si conoscevano è un vantaggio oppure no rispetto all’inserimento di persone singole, tra loro
estranee.
Quello che i giovani partecipanti segnalano è che il rapporto tra di loro e con le conduttrici dei
gruppi è stato ottimo sul piano umano, così come quello con gli esperti, ma che hanno sofferto
per la mancanza di una guida. Non si è trattato di una ricerca di un adulto che facesse per loro,
hanno un buon senso dell’autonomia personale, ma hanno percepito la mancanza di un
programma di lavoro specifico. In altre parole hanno sentito la mancanza di qualcuno che
stabilisse degli obiettivi a breve-medio termine interni alla formazione e auto-formazione e che li
aiutasse a un uso del tempo e a una divisione del lavoro più efficaci. In sintesi l’obiettivo del
primo anno non è forse parso abbastanza chiaro. Così l’auto-formazione a volte è stata sentita
come un tempo vuoto da riempire senza sapere da cosa. E’ significativo che il tempo vuoto sia
stato riempito dallo scambio di esperienze personali ed opinioni.
La stessa “informazione scientifica” è sembrata poco utile o non esaustiva: infatti per alcuni
essa è facilmente reperibile (“Sono cose che si sanno, se non si sanno si trovano su Internet”),
mentre forse erano maggiori le attese di un rapporto più empatico con gli esperti. Alcuni hanno
anche manifestato una rappresentazione degli esperti diversa da quella tradizionale: vale a dire,
esperto è anche colui che ha fatto esperienza dell’uso.
Dove maggiore è stato l’avvicendamento delle persone, questo ha certo pesato su chi ha tenuto
duro, rendendo difficile il mantenimento del lavoro di gruppo, anche solo per la necessità di
accogliere il nuovo con la spiacevole sensazione di dover ricominciare daccapo.
Tuttavia durante il secondo anno, nel momento stesso in cui si è definito il progetto da
realizzare, le energie personali si sono ricostituite: definire il progetto, assegnare gli incarichi ed
i tempi di realizzazione (importante questo verbo condiviso da tutti: “assegnati” non ‘definiti’ o
‘decisi’ ecc..).
Tra i risultati ci è parso interessante, quello “di aver conosciuto altri gruppi”: forse qui sta
un’altra delle caratteristiche di questa fascia d’età, che i conduttori adulti hanno dimenticato di
possedere e di certo non inseguono, cioè una sorta di quasi inesauribile spinta al rapporto con
gli altri, simili o diversi (una sorta di “carburante” individuale). Infine appare la necessità che si
facciano emergere le doti individuali all’interno delle iniziative intraprese; un obiettivo che ha
bisogno di attenzione sin dall’inizio del “gioco” e che per questo si raggiunge solo attraverso un
forte e silenzioso, poco visibile operare del conduttore-guida. Essere autonomi ed essere
guidati non sono in contraddizione. Sono aspetti di un percorso che si fa con loro.
Un punto finale sta nella flessibilità che deve accompagnare ogni forma di educazione alla pari.
Questo appare forse come l’obiettivo più ambizioso o forse solo il più difficile. Vale a dire che
operare in contesti diversi significa produrre formazione alla pari diversa, con contenuti e
obiettivi diversi. Questo può creare a nostro avviso più problemi ai promotori dell’educazione
alla pari che ai giovani coinvolti.
Risultati
Pur essendo la valutazione ancora in corso, possiamo a questo punto evidenziare vantaggi e
difficoltà che sono emersi finora nella realizzazione del progetto.
I giovani probabilmente risultano più credibili nella comunicazione su temi delicati quali quelli
considerati in questo progetto: il loro linguaggio è più vicino a quello del target, le idee
provengono dallo stesso contesto e lo stesso messaggio è probabilmente considerato più
credibile per il fatto stesso di provenire da pari anziché dal mondo adulto. La fonte risulta essere
molto importante, talvolta più importante del contenuto stesso. L’educazione tra pari è una
chiara testimonianza di come può essere possibile una buona e fruttuosa collaborazione tra
adulti e giovani sul piano della salute. Da queste esperienze emergono nuove amicizie che di
per se stesse possono contribuire al benessere dei ragazzi. Inoltre i promotori di salute e il
gruppo target possono essere considerati a pari livello perché non esiste quel rapporto
gerarchico e autoritario che normalmente esiste tra adulto/educatore e ragazzo.
I gruppi hanno sicuramente raggiunto gli obiettivi del progetto per quanto riguarda il metodo di
lavoro: l’attivazione di una comunicazione circolare tra i partecipanti, la creazione di una buona
atmosfera almeno in tre dei quattro gruppi, l’acquisizione di metodi per programmare e
pianificare il lavoro di gruppo.
Una caratteristica particolare di questo progetto è che tutto il lavoro dei promotori di salute è
avvenuto fuori dal circuito scolastico e anche parte dei progetti realizzati dai ragazzi si sono
realizzati nel contesto del quartiere e non nel più tradizionale e anche facile da raggiungere
ambito scolastico. Questo ha permesso di contattare giovani che sono già, per ragioni diverse,
usciti dalla scuola e che molto difficilmente possono essere coinvolti in iniziative di promozione
della salute.
Da questa esperienza, gli operatori hanno tratto sicuramente il piacere di lavorare a contatto
con gruppi di giovani che malgrado momenti di confusione e incertezze, sono stati spesso
caratterizzati da slanci di creatività ed esuberanza. All’inizio gli operatori erano forse un po’
timorosi di perdere il loro ruolo di esperti in qualche modo implicitamente collegato al
conferimento di importanza e di responsabilità ai ragazzi. Concretamente ciò non è accaduto. I
promotori di salute hanno avuto bisogno dell’aiuto degli operatori, per evitare di perdere troppo
tempo e per superare le ovvie incapacità organizzative che caratterizzano questo periodo della
vita e, in particolare, i gruppi di nuova costituzione. Altre volte i ragazzi hanno chiesto aiuto agli
operatori per risolvere dilemmi legati al contenuto dei materiali informativi o allo sviluppo della
sceneggiatura del video.
Uno degli obiettivi del progetto era anche che i ragazzi diventassero autonomi e capaci di
cercare informazioni, di discernere tra le diverse fonti, affinché diventassero consapevoli della
complessità dei fenomeni oggetto del progetto e aumentassero la capacità di decidere e di
formarsi opinioni autonome, atteggiamenti e infine comportamenti sani. Questo progetto è stato
inoltre un’ottima opportunità per aumentare la partecipazione attiva alla vita della comunità, ma
anche mostrato come i giovani sentano comunque il bisogno di una “guida” adulta, soprattutto
che li aiuti nell’organizzazione dei tempi e delle attività.
In particolare, il gruppo di Mirafiori ha attivato una stretta collaborazione con l’amministrazione
locale, la circoscrizione, anche se le loro richieste non sempre hanno avuto riscontro in
altrettanta disponibilità e coerenza da parte degli amministratori. Ciò ha significato incontrare
alcuni politici locali per la definizione di aspetti pratici relativi all’organizzazione del concerto e
degli incontri con le scuole che si dovevano tenere in locali pubblici del quartiere. Inoltre anche
l’integrazione dei fondi disponibili dal progetto ha richiesto una continua attività di contatto e
abilità di sviluppare richieste, non sempre andate a buon fine. I ragazzi hanno qui avuto
l’opportunità di agire come cittadini attivi, capaci di portare le proprie istanze ai politici, di
difenderle e anche di essere critici sull’incoerenza che spesso caratterizza il mondo adulto tra le
promesse e gli impegni presi e quelli effettivamente rispettati. Questi ragazzi sono stati inoltre
capaci di farsi conoscere a livello di rete locale di servizi, tanto da essere stati coinvolti in
un’altra iniziativa territoriale di sensibilizzazione sui rischi legati ai consumi alcolici realizzata da
un’associazione di alcolisti in trattamento (“Un calcio alla bottiglia”).
Inoltre, in concomitanza con la prima giornata nazionale di prevenzione dei problemi
alcolcorrelati “l’alcohol prevention day”, alcuni ragazzi hanno partecipato all’animazione di due
eventi che si sono realizzati in due piazze del centro di Torino.
Un’altra importante caratteristica del progetto è stata la diversità dei quattro gruppi di giovani.
Fin dall’inizio i ragazzi hanno mostrato l’interesse alla reciproca conoscenza e a essere
costantemente aggiornati su come procedevano i lavori negli altri gruppi. A due mesi dall’avvio
del progetto è stato infatti organizzato a Bernezzo un primo incontro tra tutti i gruppi, con la
partecipazione di esponenti dell’amministrazione locale che ha seguito tempo per tempo e con
interesse lo sviluppo del progetto.
Naturalmente molte sono state le sfide che sono state affrontate dagli operatori e dai ragazzi in
questo progetto, molte le deviazioni rispetto al progetto originale: tutto ciò ha rappresentato
tuttavia una risorsa piuttosto che un limite. Una risorsa che ha arricchito i singoli partecipanti,
ma soprattutto pensiamo possa contribuire positivamente ai futuri progetti di prevenzione tra
pari.
All’inizio i promotori di salute hanno incontrato tutti le stesse difficoltà, come emerge dalle griglie
di osservazione compilate dai conduttori dei gruppi e dai ragazzi alla fine degli incontri. A parte
il gruppo di Bernezzo, dove i partecipanti si conoscevano già prima del progetto e molti di loro
fanno parte dello stesso gruppo amicale, tutti gli altri hanno vissuto la difficoltà di creare un
gruppo, di passare dall’incontro tra singoli individuo alla formazione del gruppo. Non è stato
facile e non sempre questo si è realizzato in tempi brevi. In due gruppi, fin dall’inizio si sono
formati o sono emersi due sottogruppi che con il tempo si sono amalgamati e affiatati. Il gruppo
di Cuneo ha invece risentito di un frequente avvicendamento nel primo anno e della prevalenza
di giovanissimi e quindi di partecipanti meno maturi.
Un limite è stato sicuramente quello di aver dedicato troppo poco tempo al lavoro sulle
dinamiche di gruppo e di aver spinto troppo velocemente i giovani a lavorare sulla propria
formazione sulle tematiche del progetto. In futuro sarà necessario dedicare più tempo alle
attività finalizzate a favorire la formazione del gruppo anche a costo di sacrificare il tempo
dedicato ai contenuti. L’altro problema, in parte già accennato, è quello degli abbandoni e dei
nuovi ingressi. In queste situazioni, ogni volta il gruppo doveva ripartire, seppur velocemente,
dall’inizio per favorire l’integrazione del nuovo partecipante, con il rischio di annoiare o di dare
un senso di inutilità ai “vecchi”.
Inoltre, la partecipazione agli incontri di gruppo, in particolare il primo anno, non è sempre
stata regolare da parte di tutti gli aderenti. Ciò ha comportato spesso la riapertura di
discussioni considerate già chiuse o superate, ridiscutere decisioni già prese, con il rischio che
i partecipanti regolari si annoiassero. Questo problema è stato particolarmente sentito nel
gruppo di Cuneo.
Risulta particolarmente importante trovare un buon equilibrio tra la necessità di lavorare sul
gruppo e le sue specifiche necessità formative.
Infine, è necessario prestare attenzione alla fase di reclutamento (Rinaldin et al., 2001).
Sappiamo che è veramente difficile rifiutare qualcuno che mostra interesse per il progetto, ma
talvolta è veramente fondamentale saper dire di no.
In accordo con Marja Holmila (2000) pensiamo che sia importante fare ricerca per meglio
comprendere il ruolo dell’educazione tra pari per la promozione del coinvolgimento dei vari
attori che a livello locale operano nell’ambito della salute e ridurre gli ostacoli burocratici spesso
dovuti allo scontro, quasi mai esplicitato ma con effetti molto concreti, tra diversi interessi
professionali. L’educazione tra pari può essere uno strumento efficace nella prevenzione di
comunità in grado di portare profondi cambiamenti nella relazione tra lo stato e il governo
locale, tra educatori formali e informali e tra gli stessi cittadini.
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