Io chiedo come può l`uomo uccidere un suo fratello eppure siamo a

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Io chiedo come può l`uomo uccidere un suo fratello eppure siamo a
Io chiedo come può l’uomo uccidere un suo fratello eppure siamo a
milioni in polvere qui nel vento.
Francesco Guccini
Nella giornata del 5 Marzo 2012 abbiamo
visitato il
campo di Mauthausen. Dopo questa
esperienza che ci
ha colpiti profondamente abbiamo deciso di
raccontare
il nostro viaggio attraverso immagini e
frasi che
riprendono le sensazioni provate in quella
giornata.
Se questo è un
uomo
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Voi che
vivete
sicuri nelle
vostre
tiepide
case
I l fr eddo si sentiva con il
sole di inizio mar zo e un
giaccone pesante addosso. E
camminando e
guar dandomi intor no allor a
mi sono chiesta: “per quale
Considerate
se questo è
un uomo
La gente che entr ò
qui dentr o mor ì quasi
tutta dopo aver soffer to
il gelo, la fame, il dur o
ed estenuante lavor o, gli
abusi e le dur e per cosse.
Consider iamo se questo
fa par te dell’
“or dinar ia” cattiver ia
umana o se è qualcosa
di molto più atr oce e
disumano. Da per sona
Che lotta
per mezzo
pane
Consider ate se questo è un
uomo, che lotta per mezzo
pane come se fosse una
ver a e pr opr ia lotta per la
sopr avvivenza. Una lotta
Che muore
per un sì o
per un no
Una lunga fila di per sone
che, una ad una, avanzano
ver so il lor o destino, cr udele,
spietato che sentenzia in
modo così super ficiale sulla
lor o vita.
Sì o no. E quando ti senti
pr onunciar e quel no che ti
r imbomba in testa il mondo
Considerate
se questa è
una donna,
senza
capelli e
senza nome
Non ho più lunghissimi
capelli biondi, me li hanno
tagliati per ché dobbiamo esser e
uguali.
Uguali a chi? M i domando
sempr e.
I o con i miei lunghi capelli
icor dar e, chiuder e gli occhi
Senza più
forza di
ricordare
andar e lontano, viver e
avver o almeno per un solo
omento. M a lor o sono lì,
avanti alla mor te, non
ossono andar e lontano,
n luogo non
dove tutti venivano
inser iti all’inizio che ser viva
a toglier ’è
e totalme
tempo nte
per viver e
l’identità. Un numer o, senza
nient’altreomme
essinodove
pervano
qualche
viver e. M a si può par lar e di
Vuoti gli
occhi e
freddo il
grembo
on bastano gli occhi per
osser var e, ser ve anche il cuor e per
capir e.
iovanni
Queste sono le par ole che mi
pr ovocano la maggior tr istezza.
L’immagine degli occhi svuotati di
tutto, mi fa r abbr ividir e per ché
mette in luce che la sper anza di
quella per sona non esiste più. B ob
M ar ley sosteneva che chi aveva
ancor a la for za di alzar e gli occhi
al cielo sper ava ancor a. E quel
fr eddo gr embo che non poteva
“cullar e” una vita, per l’assenza di
contatti e la solitudine nel campo.
Scolpitele
nel vostro
cuore
M ilioni di vite fur ono
spezzate, milioni di cor pi
fur ono abbandonati, questo
incubo va r icor dato,
questo ster minio non va
dimenticato affinchè
non venga r ipetuto.
A mbr a
Ripetetele
ai vostri
figli
I l tentativo disper ato
di un padr e
che vuole pr eser var e i
suoi figli dal
dolor e che ha pr ovato
e dalla
cattiver ia che ha
subito, diviso tr a la
vista del pr opr io
È stato sconcertante vedere
materializzarsi tutte
le idee che mi ero formato nel
tempo, era come
se quella triste e lontana realtà
stesse tornando
alla luce.
Lorenzo
Io chiedo quando sarà, che l’uomo
potrà
imparare a vivere senza
ammazzare,
ammazzare cancellare
il suo simile… Il destino
dell’uomo.
Nicholas
Era troppo. Rabbia e disperazione
presero il
sopravvento. Domande cominciarono
ad
affollare la mia mente. Continuavo
a chiedermi:
“Perché?”, “Come è possibile?” e
non riuscivo a
darmi risposta.
E’ una triste spontanea omologazione
nel descriverli: cupi, violenti e
crudeli; e non è per
ciò che sai su questi luoghi che li
percepisci così,
ma è per l’aria che li circonda, è un
odore e un
grido oramai atavico di morte e
disperazione che
si respira nel viverli, è il sentimento
La classe 4°CS Liceo
Leonardo Da Vinci
La prof.ssa Barbara
Conserva