Alla ricerca dell`intelligenza connettiva

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Alla ricerca dell`intelligenza connettiva
Derrick De Kerckhove
Antropologo, direttore Mc Luhan Program-Università di Toronto
Alla ricerca dell’intelligenza connettiva
Il poeta é il primo scienziato, colui che si occupa del software che utilizza l’uomo: il linguaggio.
Nell’epoca dell’elettronica il poeta é colui che scrive il software il nuovo linguaggio. La nuova poesia é
quella del software; Linus Thorvald é il grande poeta dell’oggi; Linux é una forma d’arte, é una poesia
moderna. Accanto a questa nuova idea di poesia sopravvive tutto un mondo di nomi e di “modi di dire”.
Diventa valore un semplice nome, ho visto nomi di domini quotati ben due milioni di dollari.
L’autoritas era al centro del pensiero francese degli anni ’70 - L’autorità di Dio, del padre, della società
ecc ecc. Adesso l’unica cosa che giustifica questo scambio é l’auto-organizzazione, ed é un’autoorganizzazione senza controllo. Nel business, nella guerra, nelle arti, nell’insegnamento, nella psicologia:
mettere troppa pressione all’autorità vuol dire “soffocare” l’informazione. Il simbolo del nostro nuovo
secolo é la rete, la rete senza centro, né orbita, né certezze; é una connessione infinita di cause; é
l’archetipo che rappresenta ogni cosa perché ogni cosa vi può appartenere, ogni intelligenza, ogni
economia e ogni uomo, ogni famiglia, insomma qualsiasi cosa appaia interessante. La rete non utilizza
più l’unità di misura dell’atomo, rigida, quantificabile e rassicurante; la rete é complessità e può
diventare caos se portata agli eccessi. Ma é vero che quando prendiamo grandi quantità di oggetti
qualitativamente mediocri e li connettiamo tra di loro succede qualche cosa di molto misterioso: emerge
un valore che é superiore alla somma delle parti, c’é un incremento della performance che non é solo
basato su un’addizione. Raggruppando i nostri neuroni “stupidi” in una mente cosciente, il nostro
cervello sfrutta il loro potere, allo stesso modo internet si appoggia su stupide macchine, stupidi personal computer; un pc é come un singolo neurone; quando sono collegati a migliaia tra di loro in una
rete, questi semplici stupidi nodi generano un valore aggiunto che é di molto superiore alla semplice
somma delle parti. Questa stessa dinamica si ripete anche in altri campi : nell’economia e nella finanza.
Per questo la frontiera dell’uomo é quella dell’intelligenza connettiva. Un concetto che ha attirato
l’attenzione di una parte della comunità scientifica internazionale. Lo spazio di Internet viene visto come
“vivo”, vivo di una presenza collettiva, brillante, attiva e umana. Ogni singolo utente diventa una singola
parte di un pensiero collettivo, non esiste un drive al pensiero, ma il pensiero “emerge” e si autorganizza
sui contributi di ogni singolo utente. Pierre Levy se ne era già occupato e che vi aveva scritto sopra
addirittura un bel libro.
E’ quello che diceva Marshall McLuhan: “Il medium é il messaggio”.
L’informazione é il vero ambiente, e ci cade addosso plasmandoci.
In effetti la Scuola di Toronto sostiene che “L’uomo non pensa, non scrive e non parla:
comunica con messaggi e lascia l’iniziativa ai mezzi che portano i messaggi”.
E l’internet é un medium potentissimo perché tende all’omnicomprensività, nel senso che é multimediale,
cioé che riassume in se tutti gli altri media. Certo é che una grande parte dell’informazione di cui
abbiamo bisogno per orientarci nel reale deriva dall’ambiente, é ambientale. Questo lo diamo per
scontato ma l’uomo attinge le risorse del proprio essere soprattutto dall’ambiente. Come sosteneva
McLuhan i media sono ambienti dove l’uomo vive e quindi il problema si sposta verso la comunità,
verso lo spazio comune, della comunitas, lo spazio, appunto, dove ogni singolo uomo é testimone
dell’esperienza ambientale che ha vissuto e tutti insieme rielaborano quest’esperienza: lo spazio pubblico
era il paese, poi il grande centro urbano, poi la nazione, l’Europa e adesso il globo intero. L’ambiente é
il nuovo medium e il nuovo medium é globale; l’informazione é l’ambiente che ci arriva addosso e di
questo ambiente sappiamo molto poco, l’uomo sta iniziando a decodificare il messaggio dell’internet. E
sappiamo che il messaggio di ogni medium va ricercato nel mutamento di proporzioni, di ritmo e di
schemi che introduce nei rapporti umani. I quali rapporti sono definiti, alla stessa maniera, dai media
differenti.
Mcluhan sosteneva che: “ Quando l’informazione viaggia alla velocità dell’elettricità, il mondo delle
tendenze e delle voci diventa il mondo reale”: che cos’é che determina i saliscendi vorticosi del
Nasdaq? Storicamente l’uomo tende a vedere nell’economia stessa la spiegazione dei comportamenti
del mercato. Ma questo é riduttivo, sono in gioco altre variabili e contrariamente a quanto sostengono
gli economisti le tendenze economiche riflettono condizioni e circostanze che emergono da una
interdipendenza tra tendenze economiche e tendenze sociali: e in qualche modo c’entra anche qui
l’intelligenza connettiva. Nelle comunicazioni, l’intervallo tra stimolo e risposta é collassato mentre
aumenta la quantità di transazioni. Questo ci porta a entrare in una dimensione accelerata dove al
minimo variare di un parametro vi é una risposta del pensiero connettivo. Lo spazio sempre più breve
tra azione e reazione crea una sorta di continuità tra pianificazione e azione, semplicemente perché a
pianificare é l’intelligenza di tutti, connettiva appunto, noi diamo un semplice stimolo. La moltiplicazione
dei contatti apre ovunque la possibilità di unificare le risposte di tutto il mondo. Oggi intere economie
sono rielaborate all’istante, l’elettricità avvolge il globo in un unica rete. Qualsiasi sommovimento in
borsa si ripercuote sull’equilibrio degli investimenti di tutto il mondo. Questo funge da moltiplicatore sia
nel bene che nel male. Mai come oggi é stato importante l’intangibile valore delle idee associate a un
prodotto, ad una società; queste idee inserite in un flusso di intelligenza collettiva determinano gli
andamenti dei titoli. Il nostro hardware, la realtà materiale, si contrae e implode su se stesso, perché le
nostre tecnologie di comunicazione riducono esponenzialmente gli intervalli di spazio e tempo fra le
operazioni. Al tempo stesso il nostro software, la nostra realtà psicologica e tecnologica si espande di
continuo. Come ha detto McLuhan “L’inflazione é denaro che ha una crisi di identità”, noi siamo, nella
società della comunicazione, l’identità del denaro e noi decidiamo della sua psiche. La problematica del
Nasadaq del dot.com é la problematica di una crisi di valutazione, una crisi di identità, una crisi di
investimento emozionale. All’oggi una crisi di questo tipo non vuol dire che alcuni investitori di New
York non ci credono, vuol dire che i dubbi e le paure della rete hanno creato un’intelligenza connettiva
che ha svalutato il Nasdaq. E’ una crisi di identità, ma il messaggio é positivo poiché le crisi hanno già in
sé le soluzioni, cioé sono esse stesse soluzioni e tra sei mesi la borsa salirà di nuovo. In effetti aveva
ragione Mcluhan “nel villaggio elettronico il rumore é la realtà” e oggi viviamo un’economia del
sentimento.
Al contrario, internet rende all’utente il controllo della parola sullo schermo. Sono tre le fondamentali
caratteristiche della rete: connettività, ipertestualità e interattività. Tutte e tre definiscono la virtualità.
Nell’internet esiste una tensione verso una memoria globale, ma l’accesso rimane individuale e
potenzialmente privato. Per questo non si può parlare di globalismo come forma omogenea. E’ globale
e personale allo stesso istante. Il cyberspazio é uno spazio comune e personale. Infatti noi utilizziamo
l’accesso al web come nostra memoria. La condizione perché ci sia rispettato é che nessuno deve
comandare e governare sul web.
I contenuti sul web continueranno a crearsi e a ricrearsi, non ci sar. la possibilità di imporre nulla, si
impone solo il codice; che deve essere open source; internet é e rimane un dominio pubblico. La
condizione “sine qua non” per dirigere la creazione dei prodotti sull’internet, siano essi anche i contenuti,
é la creazione di un sistema economico, di un’economia elettronica, che non potrà che essere
automatizzata. Solo a questo punto l’uomo riprenderà in mano la creazione del prodotto, d’altronde
l’invenzione delle prime forme di alfabeto coincide con le prime forme di economia basata su un valore
e quindi sulla creazione dei primi prodotti. A tutt’oggi internet assomiglia ancora a un’economia del
baratto, non so se cambierà e in che tempi, ma certamente la base di partenza é la creazione di sistemi
economici automatizzati elettronici. Il grande problema dei diritti d’autore é un problema reale. Ma non
si può applicare il vecchio sistema bisogna creare un sistema di guadagno con i diritti d’autore o come
ha detto Ted Nelson un Transcopirigth; un’economia di scambio dei diritti. Adesso non c’é un’economia
del web e su un ambiente, un mondo, nuovo, si applicano modelli vecchi economici. Se non si crea
questo nuovo sistema economico del web penso che ci sarà un insuperabile problematica dei contenuti
e del diritto d’autore; bisogna pagare per i contenuti, ma con le regole attuali non si può. Oggi il
problema c’é ed é grande. Dobbiamo trovare nuovi modelli di business, che sicuramente saranno
automatizzati, io volevo fare un lavoro sulla divulgazione della proprietà intellettuale senza perdere
l’usufrutto del bene creato: é intimamente legato al concetto di intelligenza connettiva.
Il ruolo dell'Italia é interessante, molto interessante; in effetti non ha un mercato esteso, perché oggi,
sulla rete globale i mercati non possono più esser nazionali, ma sono linguistici e al di là di comunità
italiane, ricche e fiorenti, come in Canada, l' Italia non può competere con il mercato linguistico
spagnolo, inglese o cinese e indiano. L'Italia da questo punto di vista sul web é debole, quello che l'Italia
ha é uno dei più grandi patrimoni culturali del mondo e dovrebbe trovare il modo di dare i diritti del suo
patrimonio letterario e artistico a tutto il mondo. L' Italia ha un tesoro culturale e sul piano dell'arte ha un
ruolo mondiale. In ogni caso l'Italia é finalmente in un'ottima posizione per approfittare delle nuove
tecnologie. Fin'ora lo sviluppo della vostra rete di comunicazioni é stato strozzato dalla inconsistenza
delle nuove infrastrutture, difficilmente si é in presenza di cablaggi completi. Ed é stato soffocato anche
dallo stesso tipo di cieca avidità che ha caratterizzato l'economia delle telecomunicazioni nella maggior
parte delle nazioni europee. Come possono le nuove generazioni sviluppare comunicazioni e
competenze scientifiche on-line se le tariffe restano alte come oggi? Comunque con l'impressionante
mobilità del mercato l' Italia dimostra chiaramente l'emergere di una nuova telefonia che sta bypassando
l'establishment delle connessioni e delle trasmissioni. Attualmente assistiamo, in maniera evidente ad una
migrazione universale di comunicazione vocale da sistemi connessi in rete a sistemi connessi via cavo.
La stessa cosa sta succedendo per quel che riguarda i messaggi scritti grazie a una nuova generazione di
sistemi di scrittura internet specifici. Quando l'Hardware e i servizi quali il Blackberry e il Motorola New
Internet Pagers raggiungeranno il mercato italiano si assisterà al vero ingresso di internet nelle scuole e la
fine dei monopoli strutturati e sedimentati delle telecomunicazioni. Gli italiani sono ormai ampiamente
informati tramite sistemi di comunicazione digitali e riusciranno a dare il loro contributo in gran parte di
quello che resta da fare.
Fondamentalmente sono alla ricerca dell'Intelligenza connettiva...
Sto iniziando a scoprire nuovi percorsi teoretici interessanti: come "l'inconscio connettivo" sia diverso
dal cosidetto "inconscio collettivo"; quello che emerge dal senso, significato, é fondamentalmente
diverso da quello che viene chiaramente e consapevolmente condiviso. E anche applicazioni pratiche:
sto lavorando alla strutturazione e allo sviluppo di tre strumenti software di collaborazione e
condivisione del pensiero e dei processi creativi. Questi tre software si chiamano ThinkWire.net,
Architecture.openflows.org e Sessionstorm.com.
Mi sto attualmente interessando a quello che chiamo "la conquista del tempo" che é un'innovazione
tecnologica e sociale che ci permetterà di allargare le nostre vite quantitativamente e, sopratutto,
qualitativamente. Da quando abbiamo conquistato la luna e cablato il pianeta in una rete globale tramite
le tecnologie della comunicazione elettriche ed elettroniche abbiamo portato a termine la conquista dello
spazio. Lo abbiamo fatto utilizzando la sua stessa simulazione portandolo in una realtà virtuale. Adesso
la nuova frontiera dello sviluppo tecnologico e sociale é il tempo. Oggi le persone comprano lo spazio e
dicono ancora che il tempo é denaro. Ma domani le stesse persone compreranno il tempo come
possibilità di scelta, o come, economicamente parlando, mercato della scelta. Mi interessa molto anche
l'idea del tempo come mercato. Un mercato ampio e globale...
Globale é la dimensione delle nostre nuove proporzioni. Ad oggi il "villaggio globale" di Marshall
McLuhan é superato, siamo diventati tutti individui globali grazie alle nuove possibilità di accesso alle
comunicazioni satellitari e alle nostre infinite connessioni globali via internet.
Adesso osservo la presenza nella Rete di un'arte globale e se gli artisti, notoriamente l'avanguardia
psicologica della società, stanno focalizzando i loro sforzi su questo argomento, vuol dire che sta
nascendo una nuova sensibilità che implica una futura e prossima accetazione del globalismo.
Il globalismo é basato sul multiculturalismo, sull' interpenetrazione dei destini (l'Asia cade, e si sente, sull'
Europa) e nasce una responsabilità di tutti verso tutti. Questa nuova responsabilità ridefinisce una nuova
misura dell'uomo: una nuova responsabilità sociale economica, ecologica. Per questo il globalismo porta
con sé una nuova e rinvigorita responsabilità civica ed é questo nel suo insieme un processo
irreversibile. Il ruolo del pensiero é quello di farla propria e di umanizzarla. Globalità vuol dire, secondo
me, fondamentalmente estensione della responsabilità, perché nell'epoca della velocità elettrica siamo
tutti vicini e il problema di un vicino é anche un mio problema, sia che si parli di politica, di diritti umani,
di economia, di guerra e di privilegi.
Come diceva McLuhan il messaggio é l'ambiente e satura il campo d'attenzione rendendoci impossibile
vedere cosa ci sta facendo fare e dire. A questo punto noi diventiamo il contenuto, nel senso che siamo
noi il suo prodotto, anche se crediamo il contrario. Certo nell' internet esistono alcuni principi di base,
integrazione, esteriorizzazione, ipertestualità, connettività. Questi principi ci portano, se vogliamo avere
almeno un "minimo" controllo, a imparare ad afferrare i punti di controllo decentrati e a non individuare
più un centro nelle cose. A comprendere che l'unico bene diventa l' attenzione umana, che i luoghi fisici
vengono sostituiti da interazioni multiple con qualsiasi cosa, sempre e dappertutto. In questo scenario
l'atteggiamento più efficace per sopravvivere é un atteggiamento di costante eccitazione evolutiva che si
chiama innovazione. Il futuro dell'uomo é nelle reti: grandi, infinite, profonde e talmente veloci da farci
paura. Reti elettriche copriranno tutto il globale, in senso fisico e in senso immateriale, daranno vita a
nodi complessi che plasmeranno, in un continuo processo di definizione, la nostra vita, le nostre
economie e le nostre culture. Tutto questo non va visto come un qualcosa al quale si possa dare una
forma, che si possa rappresentare con un concetto, ma é più simile a un flusso, più simile a una
sequenza di suoni. E’ immersivo e pervasivo e l'uomo se vuole comprenderlo ci si deve immergere
esattamente come si fa per la musica la quale, non é rappresentabile se non come un continuo flusso di
note. Per questo McLuhan aveva ragione quando parlava di "Oralità secondaria" e recupero del
predominio dell'orecchio sull'occhio.
.Il globale non é sostanzialmente un problema economico, é un problema psicologico. Per questo é
necessario attuare una ridefinizione dei meccanismi economici sulle nuove basi della psicologia
dell'uomo. Ma ci sono delle grandi resistenze da parte delle multinazionali, resistenze che investono
anche la sfera psicologica. Internet oggi cresce in due direzioni: la direzione dell'autorganizzazione e
della sofisticazione tecnologica; il wireless e il motore di ricerca che si autorganizza in strumenti
tecnologici di condivisione del pensiero e della creatività. Io sono convinto che c'é un grande futuro per
la condivisione dei pensieri. In questo scenario le logiche di controllo delle multinazionali potranno
vincere qualche battaglia, ma non riusciranno a imporre un vero controllo perché nessuno avrà il vero
controllo: il futuro dell'informazione e della creazione sarà dominato dalla condivisione e dalla cocreazione.
Siamo in uno stato di connessione permanente e questo é terribilmente interessante e affascinante. E’
una specie di riedizione del mito di Zeus Panopticon che sapeva in ogni momento dove era nel mondo,
ma ha insito in sé un grande problema che cela un grave pericolo: dove inizia il nostro potere di
connessione inizia il pericolo sulla nostra libertà individuale. Oggi con la tecnologia cellulare é possibile
controllare chiunque, sapere con chi parla, dove si trova, come si sposta. Mi viene in mente Victor
Hugo che chiamava tomba l'occhio di Dio da cui Caino il grande peccatore non poteva fuggire. Ecco
questo é il grande pericolo insito nella tecnologia, quello di creare un grande occhio che seppelisca
l'uomo e la sua creatività sotto il suo controllo. Abbiamo un esempio di come la tecnologia sia
pericolosa con il caso di Djokhar Dudayev, il generale ceceno, ucciso dai russi con un missile che é
stato guidato fino al suo orecchio dal segnale del gsm che stava usando in quel momento. Come Zeus
disse a Narciso "guardati da te stesso!" questa frase suona bene in questa fase della storia dell'uomo.
Virilio sostiene che l'elettricità cela un enorme pericolo perché può diventare un flusso dove tutto é
controllato, ma é anche vero che l'elettricità permette al mondo pubblico e civile di vedere i massacri e
le difficoltà di certe parti del mondo liberando certe popolazioni dal gioco oppressivo dell'oscurantismo.
Bisogna trovare il giusto equilibrio tra accesso e privacy. Se non stiamo attenti sparisce l'identità privata
e sarà la fine dell'uomo come individuo e della società democratica.
Il concetto di spazio nacque dall'alfabeto e dalla matematica. Il suffisso spazio oggi assomiglia a una
versione tronca di cyberspazio, un termine della letteratura fantascientifica per descrivere lo spazio
elettronico che sommerge tutto. Ma le radici sono molto profonde e il mio lavoro é volto proprio al
recupero di quelle radici. Questo perché secondo me quando l'uomo ridefinisce delle nuove
rappresentazioni della realtà deve rifarsi a schemi precedenti per non perdere la continuità culturale e
per permettere alla propria identità psicologica di adattarsi. Allo stesso tempo recuperare dei modelli
precedenti é utile per esplorare le nuove realtà attraverso l'evidenza delle variazioni.
Io parlo di tre spazi: lo spazio fisico, materiale, il dominio dell'Hardware; lo spazio digitale del software
e delle reti di luce; e lo spazio mentale e cognitivo delle rappresentazioni. Oggi spazi molto complessi
descrivono delle dinamiche non rappresentabili con l'alfabeto e ritorniamo a un mondo acustico. La rete
comprende miliardi di soggetti, di agenti e di oggetti e opera in "dimensioni enormi" con dinamiche
assolutamente nuove. La stessa economia di rete ha scambiato un luogo di scambio di mercato fisico
con uno spazio di mercato concettuale. Il mio libro recupera la tradizione della rappresentazione
spaziale di Vitruvio utilizzando l'architettura come un modello di scienza della navigazione che permetta
all'uomo di orientarsi in questa complessità. L'architettura sarà un termine per permettere, con le sue
regole, all'uomo di definire delle modalità comuni di esplorazione e rappresentazione dei tre spazi. Ho
trovato estremamente interessanti alcuni libri: Margarhet Werteim, The Pearly gates of Cyberspace e
uno di L. Lessig, Code, entrambi si interrogano sui tre spazi. Il mio libro parla poi di come l'uomo si
relaziona a questi tre spazi e come ne esce, o potrebbe uscire, cambiato.
Gli americani utilizzano il termine Mindshare, all'opposto di marketshare; tutto il mercato
dell'informazione é una questione di mindshare. Il mindshare verte sulla questione del: quante persone
possono fare uso di questa informazione e per quanto tempo? La ricchezza del mindshare é che il
prodotto, l'informazione, ha tempi di obsolescenza totalmente diversi dalle merci tradizionali, e questi
tempi possono, di fronte a prodotti di qualità, essere estermamente lunghi. La nuova economia si
occupa di entità astratte, come l'informazione, le relazioni, i diritti d'autore e i valori mobiliari.
L'economia americana, e ormai si può dire anche quella europea si é spostata, in parte, su questa
economia dell'intangibile. Il mondo in silicio dei computer e delle reti é ora un'industria fiorente, e la cosa
bella é che ha ancora un potenziale enorme. Ma a tutt'oggi i flussi di luce dell'informazione non hanno
una forma economica misurabile. Qual'é l'unità di misura dell'impulso elettrico del nostro pensiero? Una
cartella scritta? Qual'é l'unità di misura del software? Le singole stringhe? Le "n" configurazioni possibili?
In effetti gli economisti non sanno come dare il valore, e se non sai a cosa imputare il valore diventa
difficile costruire una catena del valore. All'interno della rete si afferma il "principio di emergenza, il
mondo dell'internet é un mondo virtuale differente dal mondo fisico; e questo mondo virtuale dura molto
di più. Non c'é molta differenza tra la finzione di Alphaworld (un Multi User Domain virtuale a forma di
città) e la realtà simulata della Pompei digitale, sono due regni dell'informazione, due entità che
emergono dall'informazione e si affermano acquisendo valore e non accettando la senescenza. La loro
intangibile emergenza le fa diventare oggetto di mercato. Secondo me é sbagliato pensare di fare denaro
solo con la virtualità, ma il nuovo mercato é basato sul virtuale, il nuovo é il virtuale. La nuova economia
si occupa di informazione a un livello molto profondo. La comunicazione é alla base della specie umana,
é alla base della nostra cultura e della nostra natura e della nostra economia. E siccome la
comunicazione é il luogo di formazione dell'uomo e della società ecco che se introduciamo dei nuovi
mezzi e strumenti, ebbene, muterà la struttura stessa della società.
I microprocessori sono il nuovo sistema nervoso dell'uomo. La rete e tutti i computer collegati ad essa
sono un caso speciale nella storia "tecnobiologica"; i microprocessori impongono un processo di
innovazione costante attraverso la legge di Moore. Ci sono voluti i tempi geologici affinché sul nostro
pianeta si evolvesse la vita; ogni cellula, iniziando a comunicare con l'altra produceva un organismo
vivente sferico. All'inizio per comunicare le cellule dovevano stare l'una a contatto dell'altra. Ad un certo
punto si sviluppò il primo protosistema nervoso che permise a due cellule di comunicare a distanza. Con
i sistemi nervosi le cellule potevano muoversi ed era possibile organizzare le cellule in ogni forma e
dimensione: era possibile creare di tutto. Insomma adesso siamo nella stessa situazione; solo che
potendo creare di tutto, si può sbagliare e creare un sacco di società ed economie che non servono a
nulla.
http://www.e-journal.it/special_event/relatori/articoli/de_kerckhove.htm
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Curriculum di De Kerckhove
Linguista e antropologo, 56 anni, De Kerckhove é stato studente del grande sociologo e teorico della
comunicazione Marshall McLuhan, di cui é considerato l'erede intellettuale.
E’ direttore dell'Istituto McLuhan di Cultur e Tecnologia dell'università di Toronto, studioso degli sviluppi
antropologici di internet e anticipatore di un futuro che riunisce arte, ingegneria e comunicazione.
Autore di "Understanding", 1984, e coautore con Amilcare Iannucci di "McLuhan e la metamorfosi
dell'uomo", (due raccolte di prove su McLuhan, la cultura, la tecnologia e la biologia). Coautore di "The
Alfabet and the Brain: The Lateralization of writing", l'alfabeto ed il cervello.
Un altro libro, "Brainframes: Tecnologia, Mente e Business " pubblicato in italiano, tratta delle differenze
tra gli effetti della televisione, dei computer e dei hypermedia sulla cultura di massa, gli affari ed i mercati
economici. "La Pelle della Cultura", Somerville Press, 1995, tradotto in dodici lingue é un saggio di prove
sulla nuova realtà elettronica. "Connected Intelligence: The Arrival of The Web Society" anch'esso
tradotto in una decina di lingue.
Il suo ultimo libro, " The architecture of Intelligence" é uscito nel Giugno 2001 e ne é prevista già la
traduzione in diverse lingue. Si possono trovare dei brani su un sito di collaborazione che permette ai lettori
di continuare la sua elaborazioni (www.architecture.openflows.org).
In seguito alle sue ricerche su tecnologie e conoscenza, Derrick di Kerckhove ha organizzato dei seminari
di intelligenza connettiva in diversi paesi, e propone adesso questo approccio innovatore sul pensiero
appoggiandosi sulle tecnologie della notizia come parte del programma McLuhan.