Il progetto DS-HDR (Deep Shaft-Hot Dry Rock)
Transcript
Il progetto DS-HDR (Deep Shaft-Hot Dry Rock)
CONVEGNO organizzato da CNR/Istituto di Geoscienze e Georisorse, SIGEA/Società Italiana di Geologia Ambientale, ed UGI/Unione Geotermica Italiana Il possibile contributo della geotermia di alta temperatura per la produzione di energia elettrica in Italia fino al 2050 con l’uso di tecnologie innovative Sergio D’Offizi (ELA srl - Energies, Large & Alternative) Il progetto DS-HDR (Deep Shaft-Hot Dry Rock) per rendere alternativa la geotermia di alta entalpia Roma, 8 Giugno 2012 c/o CNR/Consiglio Nazionale delle Ricerche, Sala “Marconi” Piazzale Aldo Moro n. 7 ; h. 9,00-13,30 TEMA DEL CONVEGNO Dall’invito degli organizzatori ricaviamo: “…possibili nuove tecnologie per il loro sfruttamento a fini elettrici, che si spera possano portare la geotermia di alta temperatura a ricoprire entro il 2050, nello scenario energetico nazionale, un ruolo molto più importante di quello avuto fino ad oggi…” IN ALTRE PAROLE: Può una fonte RINNOVABILE dalle enormi potenzialità come la geotermia divenire nel prossimo futuro anche ALTERNATIVA, cioè sostituire i costosi, esauribili, pericolosi per la pace e l’ambiente mondiale combustibili fossili? CHE SUCCEDERA’ NEL 2062 SECONDO GIOVANNI F. BIGNAMI (dal suo libro edito a ottobre 2011 da Mondadori dal titolo “Cosa resta da scoprire) TRANQUILLI, fra 50 anni sarà molto meglio. -Andremo su automobili che si guidano da sole, evitando multe ed incidenti grazie a una rete di microsensori. - Mangeremo carne prodotta in laboratorio senza uccidere animali (e senza inquinare l'ambiente). - Prenderemo tutta l'energia che ci serve dal centro della Terra dicendo finalmente addio a carbone e petrolio. - Non avremo più soldi in tasca, ma gireremo con un chip sottocutaneo collegato al conto corrente. - E la sera scaricheremo il cervello su una chiavetta, come quando facciamo il backup del telefonino per non perdere i dati della rubrica. Se vi sembrano le solite previsioni futuristiche un po' strampalate, beh, sappiate che lo sono forse: ma qui parliamo di scienza. Di quello che la scienza sta preparando per noi BILANCIO NAZIONALE DELL’ENERGIA ELETTRICA E FONTI RINNOVABILI A FINE 2010 La richiesta di elettricità sulla rete italiana nel 2010 è stata pari a 330,5 TWh DOMANDA DI ENERGIA ELETTRICA SULLA RETE ITALIANA IN DATA 6.5.2012 (FONTE: TERNA) GL People Power If possible, choose a utility company that does not produce electricity from polluting sources such fossil fuels. Average annual CO2 reduction: huge. INVITO AI CONSUMATORI (da Time Magazine del 23/4/01): “... scegliete compagnie che non TIMEcon (Europe) – April 23, 2001CO Vol. 157 No. 16 produconoFrom: elettricità fonti che emettono 2 come i combustibili fossili (carbone, olio combustibile e gas)...” Gas serra 2011, altro che crisi sono cresciuti del 3.2% in un anno Secondo le anticipazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia, lo scorso anno si è arrivati nel mondo a 31,6 miliardi di tonnellate di CO2 derivanti dall'uso dei combustibili fossili: una crescita del 3,2% nonostante la crisi economica. E gli avvertimenti ripetuti con allarme crescente dagli scienziati. E mentre lo squilibrio dell'atmosfera si aggrava, la capacità di risposta politica resta molto bassa di ANTONIO CIANCIULLO Repubblica 29.5.2012 Superate le 390 parti per milione di anidride carbonica in atmosfera (erano 280 alla vigilia della rivoluzione industriale) e l'aumento continuo dei gas serra intrappola il calore creando uno squilibrio progressivo. I climatologi ripetono che bisogna chiudere il rubinetto delle emissioni serra, rallentare drasticamente il consumo dei combustibili fossili e fermare la deforestazione: se non lo faremo rischiamo di vedere aumentare la pressione dei deserti, crescere la violenza dei fenomeni meteo estremi, rendere inabitabili vaste zone del pianeta. Il negoziato sul dopo protocollo di Kyoto ha subito un alt nel 2010 alla conferenza Onu di Copenaghen e il nuovo accordo per ora resta proiettato nel 2015, con la prospettiva di non diventare operativo fino al 2020. Bisognerà vedere se il vertice che si apre tra pochi giorni a Rio de Janeiro in occasione del ventennale dell'Earth Summit riuscirà ad accelerare il percorso. Secondo l'Agenzia per l'energia, per raggiungere il traguardo dichiarato (evitare una crescita della temperatura del pianeta di più di 2 gradi rispetto all'epoca preindustriale) le emissioni di gas serra dovrebbero più che dimezzarsi e invece continuano a crescere. Soprattutto a causa dell'uso del carbone (45% delle emissioni), seguito dal petrolio (35%) e dal gas naturale (20%). Per invertire il trend e disaccoppiare lo sviluppo dall'aumento delle emissioni bisogna puntare con decisione sulla costruzione di un'economia low carbon basata su un alto livello di efficienza, sulle fonti rinnovabili, sulle smart city, sul recupero e il riuso dei materiali, sull'innovazione tecnologica. I paesi che stanno investendo di più in questo modello di green economy (partendo magari da posizioni molto distanti dall'obiettivo come nel caso della Cina) sono quelli che appaiono oggi più dinamici. L'Italia, che nel campo delle rinnovabili ha ampie potenzialità, alcuni brevetti e aveva agganciato il gruppo di testa, si è fermata in modo brusco e rischia di tornare indietro. Lasciando sul campo una quota di Pil e parecchie decine di migliaia di occupati. "Surriscaldamento globale, siamo al punto di non ritorno" Secondo il rapporto del norvegese Jorgen Randers, la temperatura media del pianeta salirà di 2 °C entro il 2052 provocando un un surriscaldamento precoce e inarrestabile che porterà ad uno scenario di disastri ambientali e sociali per i prossimi 40 anni tale da compromettere la stessa esistenza della specie umana sulla Terra. OSLO - Più due in quarant'anni. Un aumento leggerissimo, se quei due non fossero gradi centigradi e non stessimo parlando di riscaldamento globale. Nel 2052 la temperatura media del pianeta salirà di ben 2 gradi celsius. A rivelarlo è Jorgen Randers della BI Norwegian Business School di Oslo, Norvegia, autore di '2052: A Global Forecast for the Next Forty Years’, pubblicato dal gruppo internazionale Club di Roma in occasione del prossimo summit delle Nazioni unite sull'ambiente e lo sviluppo "Rio+20. "L'umanità - scrive Randers - potrebbe non sopravvivere sul pianeta se continuerà sulla sua via di eccessivi consumi e calcoli a corto termine". Non si torna indietro, dunque, dallo sfruttamento cui gli uomini hanno sottoposto l'ambiente. Siamo giunti a un punto di non ritorno e non ci accorgiamo delle conseguenze delle nostre azioni. Di questo passo, l'aumento della produzione di anidride carbonica provocherà un surriscaldamento precoce, che toccherà i 2,8° nel 2080. "Ormai - continua - abbiamo superato la disponibilità di risorse della Terra, e in alcuni casi vedremo collassi su scala locale già prima del 2052. Emettiamo due volte la quantità di gas di serra in un anno che può essere assorbita dalle foreste e dagli oceani del pianeta". Una delle cause principali è da ricercare sì nell'aumento della popolazione, ma anche nelle politiche poco lungimiranti degli Stati: "E' improbabile che i governi approvino normative che obbligano i mercati a destinare più soldi a soluzioni favorevoli al clima, e non dobbiamo assumere che i mercati da sé lavoreranno per il bene dell'umanità". Tra le soluzioni, oltre alla possibilità di frenare la procreazione, Randers suggerisce di mettere fine al consumo di combustibili fossili, costruire un sistema energetico green per i paesi in via di sviluppo e puntare su governi capaci di guardare verso il lungo termine. Randers ha fatto parte di un team che ha sviluppato 40 anni fa, assieme al Massachusetts Institute of Technology, una simulazione computerizzata chiamata World3. "Già allora, il modello indicava che l'industria aveva una tale inerzia da non essere in grado di correggere il suo tiro sullo sfruttamento del pianeta", ha osservato Randers, "oggi si è fatto ancora poco e lo scenario è ancora più tetro: i modelli di sostenibilità ambientale che avrebbero potuto porre rimedio sono ormai al di fuori della nostra portata. Non avendo agito al momento opportuno, l'umanità ora è diretta verso una catastrofe ambientale e sociale, che potrebbe colpirci nella seconda metà del 21esimo secolo". Repubblica (26 maggio 2012) • Corriere della Sera > Esteri > TENSIONE IN ESTREMO ORIENTE M.S. 10.5.2012 Petrolio nel Mar cinese meridionale, Pechino pronta a «ricorrere alle armi» contro Manila Il China Daily: «Le Filippine spingono in questa direzione» L'arcipelago chiede aiuto alla comunità internazionale Un pescatore filippino mostra la foto, scattata con un telefonino, di un ricognitore cinese (Afp/Aljibe) GWh ANDAMENTO DELL’ ENERGIA ELETTRICA PRODOTTA IN ITALIA CON FONTI RINNOVABILI DAL 2000 AL 2010 PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA IN ITALIA A SECONDA DELLE FONTI UTILIZZATE ANDAMENTO DEI CONSUMI DI ENERGIA ELETTRICA E TOTALE IN ITALIA Dal sito del DOE (Department Of Energy degli Stati Uniti) http://www1.eere.energy.gov/geothermal/overview.html si legge che: “the geo (earth) thermal (heat) energy is an enormous, underused heat and power resource that is clean (emits little or no greenhouse gases), highly reliable (average system availability of 95%), and home-grown (making us less dependent on foreign oil)” È sufficiente, infatti, osservare la distribuzione della temperatura sotto la superficie della Terra per comprendere come il calore interno costituisca senza alcun dubbio la più importante riserva d'energia del nostro pianeta. CRUST MANTLE 30-70 km 1000°C CORE 5200 km 2900 km 3700°C 4300°C TEMPERATURE INTERNE DELLA TERRA L'Italia è stato il primo paese al mondo ad utilizzare il vapore geotermico: il primo esperimento venne effettuato a Larderello nel 1904 e la prima centrale da 250 kWe installata nel 1913. Attualmente l’energia elettrica prodotta nel nostro Paese con il calore geotermico costituisce circa il 10% di tutta quella prodotta nel mondo con tale fonte. POZZO GEOTERMICO TOSCANO MONTECERBOLI (AREA GEOTERMICA DI LARDERELLO) NEL 1818 ESPERIMENTO DEL PRINCIPE PIERO GINORI-CONTI DEL 1904 IL 10 MARZO 1914, ENTRATA IN ESERCIZIO DELLA CENTRALE 1 , CON UN GRUPPO DA 250 kW CHE VIENE ALLACCIATA ALLE LINEE DI DISTRIBUZIONE DI VOLTERRRA E POMARANCE LARDERELLO NEGLI ANNI ‘70-’80 LARDERELLO (TOSCANA) – RETE DI VAPORDOTTI CHE COLLEGANO I POZZI ALLA CENTRALE ELETTRICA ELEMENTI CHE CONSENTONO LA FORMAZIONE NATURALE DI UN SERBATOIO GEOTERMICO PARTI COSTITUENTI UNA CENTRALE GEOTERMICA CONVENZIONALE I serbatoi geotermici naturali, però, sono estremamente rari per la necessità di avere rocce calde poco profonde, fratturate e che, oltre ad ospitare una falda idrica ricaricata naturalmente, siano nel contempo sigillate alla loro sommità da una copertura di rocce impermeabili per evitare una rapida dispersione del calore. Una combinazione di fattori, come si può intuire, molto difficile da ottenere. Ne consegue che la potenza complessiva degli impianti geotermici nel mondo raggiunga valori molto modesti: - 8.000 MWe di potenza efficiente totale (di cui quasi 700 in Italia), con circa 57 TWh/anno prodotti da impianti per la produzione di energia elettrica; - 12.000 MWt da usi diretti del calore. Quindi, malgrado le enormi potenzialità dell’energia geotermica, il suo contributo alla produzione di energia elettrica mondiale è molto modesto (circa lo 0,4% del totale) ed ancora minore è la sua incidenza nella produzione di energia primaria. Molto promettente è invece lo sfruttamento dell’energia termica contenuta in tutte quelle rocce crostali, diffusissime nel sottosuolo, aventi elevata temperatura ma prive di fluidi circolanti, note con il nome di “rocce calde secche” o HDR (da Hot Dry Rock), dalle quali sarebbe possibile estrarre quantità immense di energia rinnovabile. Prospettiva, questa, che ha portato numerosi ricercatori a produrre un numero considerevole di progetti per lo sfruttamento del calore racchiuso in tali rocce mediante una tecnologia semplice ed efficace. DISEGNO DA BREVETTO ORIGINALE (US PATENT 3786858 DEL 22/1/1974) SCHEMA FENTON HILL (NEW MEXICO) FINANZIATO DAL DOE (DEPARTMENT OF ENERGY STATUNITENSE) E CONDOTTO DAL LOS ALAMOS LABORATORY TRA IL 1974 E IL 1995 VISTA DALL’ALTO DELL’IMPIANTO HDR DI SOULTZ-SOUS-FORÊTS (STRASBURGO) Vari sono anche gli esperimenti che sono stati avviati nel mondo (USA, EUROPA, GIAPPONE, AUSTRALIA…) per verificare la possibilità di applicare industrialmente i progetti HDR fin qui depositati. Progetti HDR (Hot Dry Rock) attualmente in corso nel mondo Deep Heat Mining (DHM), Switzerland http://www.dhm.ch Stadtwerke Bad Urach, Germany http://www.geothermie.de/bad_urach2.htm Geothermal Explorers Ltd., Switzerland http://www.geothermal.ch Geodynamics Ltd., Australia http://www.geodynamics.com.au Hijiori, Japan http://www.nedo.go.jp/chinetsu/hdr/hijiorinow.htm Ogachi, Japan http://criepi.denken.or.jp/eng/abiko/pamph/new_e.htm DISTRIBUZIONE DELLE TEMPERATURE PREVISTE IN EUROPA ALLA PROFONDITÀ DI CIRCA 5.000 M (BRGM) CARTA DEL FLUSSO DI CALORE NEGLI STATI UNITI Al terzo Convegno Internazionale HDR, tenutosi nel 1996 a Santa Fe, nel Nuovo Messico, alcuni ricercatori di tre importanti società giapponesi: •Kansai Electric Power Co., Inc., Osaka, •Mitsubishi Heavy Industries, Ltd., Tokio, •NEWJEC Inc., Osaka, ad ulteriore dimostrazione dell’interesse che questo campo di ricerche suscita in Giappone, hanno presentato uno schema di impianto HDR (qui riportato) con il quale ritengono sia possibile ricavare 55 MWe per 20 anni da 3,14 km3 di rocce calde secche poste a temperatura superiore a 250 °C. Previsione che può essere facilmente ottenuta anche considerando che le calorie teoricamente estraibili da 1 km3 di rocce con densità 2,65 g/cm3 (come il granito) portate a 40°C sono uguali a 1,9 x 1016, corrispondenti a 22 milioni di MWh. Questo ci consentirebbe di alimentare un impianto geotermico da 17,4 MWe per 20 anni, considerando un rapporto MWe/MWt pari a circa 1:7 come da valori noti di efficienza netta dell’impianto per queste temperature dei fluidi. Gli esperimenti condotti dal Los Alamos Lab a Fenton Hill, per conto del DOE (Department Of Energy statunitense), si sono sviluppati in due fasi: nella prima sono stati perforati due pozzi profondi circa 3 km che, collegati idraulicamente tra loro mediante fratturazione (con acqua a forte pressione) delle rocce a 190°C tra essi interposte, hanno permesso di creare un serbatoio geotermico artificiale da 3-5 MWt con il quale si è alimentata una piccola centrale geotermoelettrica da 60 kWe; nella seconda fase, iniziata nel 1980 e terminata nel 1995, sono stati perforati altri due pozzi (profondi 4,3-4,7 km) e creato un nuovo serbatoio geotermico, in rocce a 325°C, con una potenza di circa 35 MWt (circa 4,8 MWe). Tra il 1992 e il 1993 è stato condotto un test di lunga durata con pompaggio a flusso costante di 6,5-8,2 l/s di fluidi e a pressioni comprese tra 26,6 e 27,3 MPa (262,5-269,4 Atm o 271,2-278,4 kg/cm2) ritenute, sulla base delle misure di sismicità indotta nel serbatoio, essere le più alte mantenibili senza causare un aumento del volume del serbatoio. I fluidi riscaldati di ritorno presentavano a boccapozzo una pressione caratteristica di 9,7 MPa, una portata pari a 5,7-7,7 l/s e temperature comprese tra 184°C e 190°C. Sono stati anche condotti alcuni test con parametri di iniezione e produzione ciclici variati intenzionalmente allo scopo di dimostrare come fosse facile aumentare rapidamente la potenza estratta dal serbatoio per venire incontro ad improvvisi aumenti di domanda elettrica. Il test di lunga durata è stato indubbiamente un successo poiché ha potuto dimostrare che l’impianto realizzato nella Phase II di Fenton Hill può funzionare di routine per produrre significative quantità di energia: in 9 mesi di funzionamento a parametri costanti sono stati estratti circa 80 miliardi di BTU (2 x 1012 cal) senza che si verificasse nessuna diminuzione apprezzabile della temperatura dei fluidi risaliti a boccapozzo. Malgrado tanto fervore nella ricerca e nella sperimentazione di tecnologie per lo sfruttamento delle rocce calde secche, a tutt’oggi, ad oltre 30 anni dall’avvio del progetto Fenton Hill, non si vedono però prospettive immediate di un passaggio alla fase di industrializzazione. Vediamo cosa lo impedisce. Per l’impianto HDR da 75 MWe, inizialmente in progetto a Fenton Hill (New Mexico - USA), era stata preventivata una spesa totale (a moneta 1983) di 206,4 milioni di $ (2,75 Mln$/MWe installato), con le perforazioni incidenti per oltre il 55%. Costo di un impianto da 75 MWe (da progetto iniziale Fenton Hill) Milioni di $ (valuta 1983) 120 100 80 60 40 20 0 1 2 3 4 5 VOCI DI COSTO 1 = Esplorazione geofisica; 2= acquisto del sito; 3= im piantistica; 4 = perforazioni; 5 = attrezzature di fratturazione Valutazione, questa, che è risultata fortemente errata per difetto in quanto nella ridimensionata Fase II, per realizzare un serbatoio da 35 MWt sono stati perforati tre pozzi lunghi in totale 8,9 km, costati circa 20 Mln$ (equivalenti a 43,8 Mln$ di oggi)! (valori ottenuti dal sito http://www.measuringworth.com/us compare/relativevalue.php) Considerato che da 35 MWt si possono ottenere non più di 4,8 MWe, a Fenton Hill si è giunti, già con la sola voce perforazioni, a ben 4,2 Mln$/MWe installato (9,2 Mln$/MWe a moneta 2012). Per tentare di ovviare al problema dei forti costi di perforazione, nel 1994 è stato avviato negli Stati Uniti il programma NADET: National Advanced Drilling and Excavation Technologies. Risultò da subito evidente che difficilmente da esso potessero emergere soluzioni tecniche tali da portare la perforazione di pozzi lunghi 4-5 km dai circa 14 Mln$ attuali ai 2-3 Mln$ necessari per rendere competitivo un impianto HDR con schema tipo Fenton Hill. E questo con il semplice ragionamento che se ci fosse stata una sola possibilità l’avrebbero da tempo messa in atto in campo petrolifero grazie alle immense disponibilità economiche e tecniche in loro possesso. È importante inoltre considerare che gli impianti HDR fin qui realizzati hanno costi elevati anche a causa delle loro modeste potenze. La NEDO giapponese ipotizza infatti una riduzione del 70% del costo del kWh ottenibile da impianti HDR da 200-250 MWe rispetto a quello prodotto da serbatoi di pochi MWe (tipo Fenton Hill, USA e/o di Soultz-sousForêts, Francia). STIMA DEL COSTO DEL kWh PRODUCIBILE DA IMPIANTI HDR (fonte: NEDO, Tokyo - 1995) 40 35 Yen/kWh 30 25 20 15 10 -0,2957 y = 64,345x 5 0 0 50 100 150 MWe 200 250 300 Lo schema DS:HDR Se si volesse realizzare un impianto HDR da 1000 MWe con lo schema applicato a Fenton Hill, si dovrebbero perforare 800-900 pozzi, da distribuire su un’area vasta almeno 80-100 km2. Il progetto è evidentemente irrealizzabile sia per l’inaccettabile impatto territoriale ed ambientale che verrebbe indotto su tale area, sia per i circa 11 Mld di euro richiesti per l’esecuzione delle sole perforazioni (9,5 miliardi dei quali, tra l’altro, per realizzare tratti non produttivi). Superficie occupata: 80-100 km2 4-5 km Tratti produttivi Tratti improduttivi SCHEMA FENTON HILL, CON POZZI CHE PARTONO DALLA SUPERFICIE AVENTI TRATTI IMPRODUTTIVI PARI AD OLTRE I 9/10 DELLA LORO LUNGHEZZA superficie 4-5 km SCHEMA DI IMPIANTO DS:HDR CON UN POZZO DI GRANDE DIAMETRO E GALLERIE ORIZZONTALI DA CUI SI DIPARTONO SOLO TRATTI PERFORATI PRODUTTIVI SCHEMA DS:HDR CON GALLERIE DISPOSTE SU UN UNICO LIVELLO. LE PERFORAZIONI DIRETTE VERSO L’ALTO SERVONO PER RACCOGLIERE IL FLUIDO RISCALDATO, QUELLE VERSO IL BASSO PER INVIARLO NELL’AMMASSO ROCCIOSO CALDO CIRCOSTANTE MINIERA D’ORO DI FREEGOLD NELL’ORANGE STATE (SUDAFRICA) Ad esempio, a Freegold, luna delle più grandi miniere d’oro del mondo (oltre 10.000 t/giorno di materiale estratto), il filone aurifero è raggiunto proprio mediante un grande pozzo (shaft) verticale e varie gallerie sub-orizzontali che si diramano da esso. Il pozzo verticale della miniera di Freegold è costituito da due tronconi in quanto condizionato dalla inclinazione del filone aurifero (in giallo), giunge attualmente ad oltre 3,9 km di profondità). VENA AURIFERA E SCHEMA DEGLI SCAVI NELLA MINIERA DI FREEGOLD IMMAGINI INTERNE DELLA MINIERA D’ORO DI FREEGOLD CANADA - SHAFT LUNGO 1906 M, DI 7,63 M DI DIAMETRO INTERNO DI UN POZZO VERTICALE DI GRANDE DIAMETRO DELL’INDUSTRIA MINERARIA SUDAFRICANA COSTO DI UN POZZO DI GRANDE DIAMETRO PROFONDO 3000 METRI Una prima valutazione fu presentata da Mr Mike BEVAN di Cementation Mining, Shaft Sinking, Mining and Drilling Contracting Company nel 2000 (attualmente CM fa parte del Gruppo Industriale sudafricano Murray & Roberts). Un secondo esempio di valutazione tecnico-economica di massima è quello presentato più recentemente da Mr Dirk STRACHAN di Murray & Roberts Cementation Mining. In particolare l’ing. Mike Bevan, ha fornito nell’occasione - senza porre la minima perplessità sulla fattibilità dell’opera richiesta - i tempi e i costi, attualizzati al 2012, in US$ qui di seguito riassunti per la realizzazione di un pozzo di 10 m di diametro profondo 3.000 m in Italia, che corrispondono ad un totale di 40,5 milioni €. Durata complessiva dei lavori: 66 mesi Fixed preliminary and general items 11.000.000 Time related P&G items 18.300.000 1st 1000 m 6.200.000 2nd 1000 m 6.800.000 3rd 1000 m Cover drilling costs (84 x 25.143) 7.500.000 Sinking costs TOTAL US$ 2.900.000 52.700.000 COMPONENTI PRINCIPALI DELLO SCHEMA DI PROGETTO DS:HDR Il Progetto DS-HDR per la produzione di Energia Geotermica prevede la realizzazione di una serie di opere, sia in sotterraneo che in superficie, quali: • un pozzo verticale profondo di grande diametro, oppure più pozzi, con una profondità compresa tra i 3.000 e i 4.000 metri; • un camerone di attacco alla base pozzo verticale di grande diametro; • una rete di gallerie sub-orizzontali principali e secondarie; • perforazioni produttive, realizzate dalle gallerie secondarie, necessarie alla immissione di acqua fredda e alla successione captazione di fluidi caldi; • impianto di ventilazione e raffreddamento degli ambienti sotterranei profondi; • sistema interno di movimentazione del personale e dei materiali; • sistema di sicurezza ed antincendio; • sistema idraulico (tubazioni di raccordo alla superficie e pompe di spinta) • impianti esterni di produzione e trasmissione di energia elettrica; • impianti esterni di distribuzione del calore di risulta per usi civici e industriali. Dimensionamento delle opere e degli impianti in sotterraneo Il nuovo progetto geotermico “DS:HDR” nasce per dare innanzitutto soluzione all’ostacolo principale che ha impedito nel 1995 il passaggio alla fase di industrializzazione dell’impianto HDR di Fenton Hill: il costo elevato dell’impianto dovuto essenzialmente agli alti oneri di perforazione (scalando ed attualizzando i dati statunitensi si aggirerebbero intorno a circa 11 miliardi di euro necessari per le 800-900 perforazioni necessarie per realizzare un serbatoio artificiale HDR in grado di sostenere un impianto elettrico da 1.000 MWe). Abbiamo visto nei capitoli precedenti come sia possibile sostituire la parte improduttiva di dette perforazioni (cioè circa i 4/5 superiori del tratto perforato) con un solo pozzo verticale di grande diametro profondo 3-4 km, per di più annullando il forte impatto ambientale delle perforazioni non tenuto in considerazione dagli statunitensi, e con una serie di gallerie sub-orizzontali. DIMENSIONAMENTO DEGLI SCAVI Lunghezza del pozzo verticale (shaft) (d = 12 m) Lunghezza totale delle gallerie (d = 4,5 m) Pozzi per alloggiamento tubazioni principali (d = 2 m) Perforazioni (d = 0,3 m) Volume totale degli scavi (452.000 + 795.000 + 25.000 + 18.000) . 4.000 m 50.000 m 8.000 m 250.000 m 1.290.000 m3 Costi previsti per gli scavi e per il loro condizionamento Data, come visto precedentemente, per scontata la fattibilità del pozzo e delle gallerie con opportuni accorgimenti, i costi attualmente prevedibili sono di gran lunga inferiori agli 11 miliardi di euro sopra richiamati per le perforazioni secondo lo schema Fenton Hill. Le valutazioni ricevute negli anni da Mr. Mike Bevan e da Mr. Dirk Strachan della Cementation Mining (poi assorbita dalla Murray & Robinson Cementation) per gli scavi di pozzo e gallerie, quelle di Mr. Martin Thom del CSIR (Council for Scientific and Industrial Research – Mining Technology - Republic of South Africa) per gli impianti di condizionamento degli scavi sotterranei e l’esperienza dell’autore del presente documento consentono di affermare, anche se questo compito va demandato allo studio di fattibilità, che essi dovrebbero aggirarsi intorno agli 800 milioni di euro, così suddivisi: Pozzo verticale di grande diametro Gallerie e camere di lavoro Perforazioni terminali Isolamento termico degli scavi Impianto di condizionamento Ventilatori Totale 150.000.000 280.000.000 150.000.000 75.000.000 150.000.000 5.000.000 __________ 800.000.000 € 800 milioni in confronto agli 11 miliardi sopra detti costituiscono un risparmio considerevole e probabilmente decisivo per rendere economicamente appetibile un impianto a rocce calde secche nel caso si usi la tecnologia DS:HDR qui proposta invece di quella fin qui utilizzata a Fenton Hill (e nel mondo) negli esperimenti su rocce calde secche. 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 FASI DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO DS:HDR, SOTTO E INCIDENZA % DEI SINGOLI COSTI SUL TOTALE, SOPRA Costi previsti per la centrale elettrica di superficie Relativamente agli investimenti necessari per un impianto a fluido binario (la tipologia di impianto più idonea per un progetto “DS-HDR”), ipotizzando di utilizzare torri di raffreddamento a secco (condensazione del fluido organico effettuata con scambiatori ad aria, che è oltretutto una tecnologia già in uso), l'investimento per la parte "power plant" è di circa 2,5 Milioni di $/MW, se si fa riferimento ai costi attuali di impianti geotermici nel mondo. Nel nostro caso gli investimenti per le tubazioni di trasporto fluido in superficie sono trascurabili poiché la centrale sarà localizzata in prossimità del pozzo di grande diametro e le tubazioni si svilupperanno nel sottosuolo. Va però notato che sono riferiti non ad un singolo impianto di grossa taglia ma ad un impianto ottenuto accoppiando una seri e di moduli ognuno dei quali con potenza di 5-10 MWe. È evidente che se si progettasse un impianto singolo di grossa taglia si otterrebbero riduzioni consistenti dei costi per l'effetto scala; nel caso quindi di un impianto “DS-HDR” da diverse centinaia di MW è già ora ragionevole prevedere, per la parte impiantistica, una riduzione dei costi valutabile intorno in almeno il 50% dei costi della centrale/MW installato stimati accoppiando moduli da 50 MW. Nell’ottica, quindi, di sviluppare un progetto per capacità installata dell’ordine di qualche centinaio di MW concentrati in un sito specifico, l’effetto scala permetterà di ridurre sensibilmente i costi di installazione di una centrale a fluido binario fino a valori stimabili in circa 1,2 – 1,5 MUS$/MWe, ovvero circa pari a 1,0-1,3 milioni di euro/MWe. Costi complessivi e ritorni previsti per un impianto da 1000 MWe con tecnologia DS:HDR Da quanto detto è pertanto possibile che un impianto di grossa taglia, da 1.000 MWe, sostenuto da un serbatoio geotermico artificiale in rocce calde secche secondo lo schema “DS:HDR”, possa giungere a costare con una stima alquanto prudenziale tra 1,5 e 2 miliardi di euro. Risultato estremamente promettente se, come detto, con lo schema Fenton Hill un impianto di queste dimensioni sarebbe costato oltre 11 miliardi di euro già per le sole perforazioni. I costi di generazione attesi per un impianto a tecnologia DS:HDR, anch’essi ovviamente da provare con apposito studio di fattibilità, dovrebbero aggirarsi intorno a quelli degli impianti oggi più convenienti (carbone polverizzato, geotermico tradizionale e impianti a gas a ciclo combinato) e quindi a circa 50 €/MWh (5 centesimi di €/kWh), se non addirittura inferiori. Una valutazione di massima dei ritorni di un eventuale investimento di questo tipo, considerata la distribuzione percentuale dei costi nei circa 8 anni necessari per realizzarlo come indicato, una vita utile di circa 25 anni (molto conservativa), circa 100 addetti per il suo esercizio e la possibilità di accedere agli incentivi previsti (certificati verdi...), indica, allo stato attuale di tasse ed interessi, un TIR estremamente appetibile, compreso tra il 13 e il 15%. QUANTI IMPIANTI DS:HDR DA 1.000 MWe POTREBBERO ESSERE FATTI IN ITALIA? Abbiamo visto che sarebbe possibile, già ora con le tecnologie esistenti, per di più italiane, realizzare impianti geotermici di grossa taglia con lo schema DS:HDR altamente competitivi con altre forme di produzione di energia. Ma quanti se ne potrebbero fare? Solo per dare un’idea della potenzialità complessiva attualmente stimabile dall’estensione delle aree italiane ad alto flusso con rocce crostali a temperature ottimali per il progetto (poste a meno di 5 km dalla superficie), si ricava che tale estensione sia di circa 35.000 km2, in molta parte rientranti nel distretto termico della fascia tirrenica tosco-laziale. Con un’estensione di questa entità (comprendente anche parte della piattaforma continentale), e tenendo conto che potrebbe essere realizzato un serbatoio artificiale secondo lo schema DS:HDR in grado di alimentare per 25-30 anni un impianto geotermico da 1.000 MWe ogni 100 km2, sarebbe possibile ricavare nel nostro Paese una potenza geotermica complessiva pari a 350.000 MWe. Potenza incredibile (se fosse dimostrabile con lo studio di fattibilità suddetto), ottenibile a costi altamente competitivi rispetto a qualunque altra forma di energia e nel pieno rispetto dell’ambiente e con tecnologie/maestranze esistenti in Italia, pari a ben 5 volte quella massima richiesta dalla rete di energia elettrica in Italia. Ed incredibilmente pari a quasi il doppio dell’intera energia primaria complessiva che serve al nostro Paese per il funzionamento del sistema trasporti, industria, agricoltura ed usi civili (riscaldamento, illuminazione, condizionamento…). CARTA DEL FLUSSO TERMICO IN ITALIA IN mW/m2 RISPOSTA AL TEMA DEL CONVEGNO La tecnologia DS:HDR può rendere anche alternativa (al petrolio) una fonte di energia rinnovabile come la geotermia sfruttando le immense quantità di calore racchiuse nelle rocce crostali poste fino a profondità di 6-7 km dalla superficie Ma c’è un però… È necessaria una verifica di questo risultato fatta, come si fa per qualunque impianto, anche il più collaudato, e quindi in particolare per uno altamente innovativo come quello proposto, mediante l’esecuzione di uno studio di Fattibilità tecnico-economica che richiederebbe il lavoro di 50-60 esperti per 3 anni dal costo complessivo di una quindicina di milioni di euro. Compito da affidare ad una società appositamente costituita e finanziata, dato l’alto rischio iniziale dell’investimento, anche dalle istituzioni statli interessate (ambiente e sviluppo economico) MISSIONE DELLA NUOVA SOCIETÀ A. Sviluppare lo schema di impianto di grossa taglia DS:HDR (Deep Shaft:Hot Dry Rocks) per lo sfruttamento delle rocce calde secche ad un primo livello di Pre-fattibilità tecnico-economica B. Definire e dimensionare le possibili geometrie di scavi (pozzo/i di grande diametro, gallerie, sondaggi) per varie taglie di impianto e per diverse condizioni geologiche unitamente alle relative tecnologie ottimali di scavo, di movimentazione materiali e mezzi, logistiche e di protezione delle maestranze… C. Definire e dimensionare l’impianto idraulico (pompe e tubazioni) di raccordo tra perforazioni e centrale geotermoelettrica esterna D. Definire layout (bello) dell’impianto e dimensionare le varie componenti (scambiatore a ciclo binario, turbine, generatore, stazione elettrica oltre all’impianto di erogazione di calore per usi civili, agricoli e industriali) E. Individuare le aree ottimali per realizzare impianti geotermici con schema DS:HDR ed eseguire una prima localizzazione di massima per la realizzazione di un primo impianto completo F. Proteggere mediante brevetto internazionale il brevetto e la domanda di dotazione unitamente a tutte le innovazioni progettuali via via ottenute nel corso delle fasi A, B, C, D ed E precedenti G. Condurre adeguate campagne informative miranti a raccogliere consenso nell’opinione pubblica su questa fonte energetica ed interesse da parte di potenziali investitori/acquirenti del progetto 53 di pre-fattibilità o di brevetti di singole parti di esso PERSONALE E TEMPI NECESSARI L’ESECUZIONE DI UNO STUDIO DI FATTIBILITA’ COMPLETO • È previsto l’impiego per 3 anni di 50-60 esperti così organizzati: Strategia e controllo PROJECT MANAGER Segreteria e amministrazione Geometrie DS:HDR Comunicazione e partecipazione dei cittadini Ingegneria Civile Geologia e geofisica Impiantistica Lay-out ed estetica Scambiatore e turbine Sicurezza e Protezione Tecnologie di scavo Strutturale e serbatoi profondi Rivestimenti atermici Automazione Logistica sotterranea Fisica del serbatoio Mineraria Gallerie Opere civili e logistica Stimolazione fratturazione Geomeccanica Shaft Pompe e argani Geofisica Perforazioni Tute atermiche Condotte in pressione Idrogeologia Caverne Soccorso Smarino Legale Studi di impatto Stazione elettrica Opere idrauliche Ambiente Aerazione/Cli matizzazione Monitoraggio Normativa finanziam. UE Procedure autorizzative Protezione brevetti 54 STUDIO DI PRE-FATTIBILITA’ personale e tempi necessari l’esecuzione di uno studio preliminare a quello di Fattibilità tecnico-economica Lo studio di fattibilità completo richiederebbe un impegno inizialmente troppo oneroso, anche se sarebbe perfetto per raccogliere consenso e adesioni in borsa. Questo si può inizialmente sostituire con uno studio preliminare o di pre-fattibilità, che sfruttando il lavoro condotto dall’autore negli ultimi 10 anni (spesso con l’aiuto a titolo amichevole di colleghi esperti di progettazioni di impianti e valutazione dei costi di funzionamento) dell’Enel, può portare in circa 1 anno e mezzo e al costo complessivo di 1,5-2 milioni di euro ad un prodotto che potrebbe essere utilizzato per lo scopo. Si dovrebbero dare alcuni incarichi a società o studi esperti nei seguenti settori: - Scavi in sotterraneo e relativi sistemi logistici e di condizionamento, come quelli sudafricani - Impiantistica idrica per grossi impianti - Fisica dei serbatoi geotermici - Impiantistica di centrali geotermoelettriche di grossa taglia - Impatto ambientale - Immagine/pubblicità/raccolta del consenso - Gestione legale dei brevetti. La società potrebbe avere 4-5 persone che gestiscono e coordinano gli incarichi e i risultati ottenuti 55 FRASI MOLTO UTILI ... "E' assurdo pensare che una locomotiva possa andar più veloce di una carrozza a cavalli." The Quarley Review, (Gran Bretagna), 1825. “Proposta inutile, ridicola e indecente...” ...opinione espressa sul Mannheimer Zeitung in merito all’automobile brevettata da Karl Benz (brev. N. 37435 per un veicolo a 3 ruote a propulsione autonoma del 29/1/1886). “La radio non ha alcun futuro” Lord KELVIN, fisico, Presidente della Royal Society Britannica, 1897. 56 . . . P E R AIUTARE A D E C I D E R E "Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno che non lo sa e la inventa" .ALBERT EINSTEIN Che cosa se ne potrebbe mai fare la mia società di un giocattolino come il telefono? W. ORTON, Presidente della Western Union, nell’esaminare l’offerta di G. BELL "Penso che nel mondo ci sia mercato forse per quattro o cinque computer." Thomas Watson, presidente dell’Ibm, 1943. La televisione è destinata a non avere alcun mercato. D.F. ZANUCK, capo della 20th Century Fox, 1949 57 Le nuove scoperte passano attraverso 3 fasi: - dapprima vengono ridicolizzate, - poi vengono duramente attaccate, - ed infine vengono accettate come ovvie (da Arthur Schopenhauer, leggermente adattata).