Cina: Rassegna Stampa, 26 luglio – 01 agosto 2008
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Cina: Rassegna Stampa, 26 luglio – 01 agosto 2008
Cina: Rassegna Stampa, 26 luglio – 01 agosto 2008 Ibridi a due ruote: Accordo Italia-Cina Venerdì 01 agosto, fonte larepublica.it E' giunto allo step del "workpackage 2" il progetto per la creazione di 100 prototipi di veicoli ibridi a due ruote della categoria L1e (ciclomotore), nato in seguito all'accordo sottoscritto nel maggio 2007 a Shanghai da Corrado Clini, direttore generale del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, e dal presidente dell'Università Tecnologica di Tongji, nuovo Ministro della scienza e tecnologia cinese, in collaborazione con il SumRec, Centro di Ricerca Sino-Italiano per la Mobilità Urbana Sostenibile. L'obiettivo è quello di sviluppare soluzioni innovative di mobilità sostenibile per la città di Shanghai in vista dell'esposizione mondiale del 2010, attraverso un programma di ricerca finalizzato alla realizzazione di ibridi che possono ridurre le emissioni di oltre il 65%, contribuendo allo sviluppo sostenibile della gigante asiatico. I prototipi, la cui presentazione ufficiale è prevista per il prossimo autunno, saranno costruiti in due versioni differenti, per soddisfare le distinte esigenze dei mercati europeo e cinese, e in quest'ultimo caso saranno alimentati a GPL. Partner dell'innovativo progetto sono ITT (capofila con sede a Cento/Ferrara), Engines Engeneering, Faam, Università di Tongij, Ducati Energia, Malaguti, CFmoto, e la finalità è creare veicoli ibridi che sfruttano un sistema in configurazione ibrido serie: la trazione è realizzata attraverso un motore elettrico direttamente sulla ruota ("ruota-motore" o Hub motor"), alimentato da una batteria alla quale è accoppiato il motore endotermico, sfruttato solo nei periodi in cui lo stato di carica delle batterie raggiunga un livello minimo. Si tratta, in sostanza, di una configurazione assimilabile a quella di un veicolo elettrico con un gruppo elettrogeno a bordo, in cui il motore endotermico ha il solo scopo di ricaricare le batterie con un generatore, mentre la trazione del veicolo è esclusivamente elettrica. La reversibilità del motore elettrico, durante i periodi di frenatura, consente inoltre di recuperare l'energia. Ad oggi sono state concluse tutte le attività previste nel WP2 (Workpackage 2) e sono partite le attività del WP3, con la richiesta dei preventivi per la prototipazione e l'approvvigionamento dei componenti commerciali. Sanità: 'Avvenire', Fra Cinesi In Italia Nascite Maschi Sproporzionate Venerdì 1 Agosto, fonte Adnkronos Roma - Nelle comunità di cinesi immigrati in Italia le nascite di maschi sono sproporzionate rispetto alla media, tanto da far supporre forme di selezione prenatale sul modello di quanto avviene negli Usa all'interno delle comunità asiatiche. E' quanto risulta, in estrema sintesi, in un'ampia inchiesta pubblicata oggi dal quotidiano della Conferenza episcopale italiana 'Avvenire' che racconta il 'caso' statunitense e illustra i risultati di un'indagine statistica condotta fra le comunità cinesi di Milano, Firenze e Prato. "E' accertato che in Cina la politica forzata del figlio unico, unita a una tradizione culturale che fa preferire i maschi, sta producendo un forte squilibrio nel rapporto tra i sessi, facendo saltare il naturale rapporto che vede mediamente 105 neonati ogni 100 neonate", esordisce 'Avvenire', sottolineando che "la possibilità di determinare precocemente il sesso e il ricorso all’aborto sono stati individuati come fattori rilevanti per tali situazioni, tanto che queste pratiche sono state proibite (con scarsi risultati)". "Recentemente negli Stati Uniti una ricerca sul censimento 2000 ha evidenziato con un notevole grado di sicurezza l’esistenza di pratiche selettive nelle comunità di origine cinese, indiana e coreana", riferisce poi il quotidiano che tratta ampiamente di quanto avviene negli States in un articolo dedicato. Su questa base il giornale "ha provato a verificare se anche in Italia si manifesti una tendenza di questo tipo. Vista la ristrettezza della presenza indiana e coreana nel nostro Paese, ci si è concentrati sulla popolazione cinese. La ricerca, diversamente dal caso americano, si basa su dati di fonte anagrafica, necessariamente di livello locale e non nazionale". "Abbiamo allora scelto tre Comuni a campione - spiega 'Avvenire' - in cui la presenza di immigrati dal gigante asiatico è tradizionalmente forte: Milano, Firenze e Prato, dove ci si è avvalsi dalla collaborazione dei rispettivi Uffici statistici. Ciò che emerge, a fronte di numeri assoluti non particolarmente ampi, è una netta sproporzione (rispetto alla distribuzione consueta tra il resto della popolazione) a favore dei maschi nei terzogeniti. Sia in generale, sia in particolare quando si considera il sesso dei primi due figli. Ciò in linea con quanto riscontrato negli Stati Uniti". Questi i risultati: "Nel Comune di Milano, al 31/12/2007, tra i cinesi si contavano come residenti 5.118 figli, il cui rapporto di mascolinità era dell’1,12 per i primogeniti, dell’1,07 per i secondogeniti e dell’1,51 per i terzogeniti. Nel Comune di Firenze, al 31/12/2007, erano registrati 1094 figli. Il rapporto di mascolinità dei primogeniti risultava di 1,02 per i primogeniti, 1,2 per i secondogeniti e 1,33 per i terzogeniti. Se però consideriamo anche i figli precedenti, si vede come il tasso di mascolinità sia fermo allo 1,07 se il primogenito è maschio, ma salga all’1,3 se il primogenito è femmina. Nel caso dei terzogeniti, se si vi sono due bambini il rapporto di mascolinità del terzo è di 1,2, ma quasi raddoppia (essendo ben al 2,13) se vi sono due bambine. Nel Comune di Prato, al giugno 2008, il rapporto di mascolinità dei primogeniti e dei secondogeniti è, rispettivamente, dell’1,11 e dell’1,16, per salire all’1,32 per i terzogeniti. Controllando per il sesso del primo figlio, si ha un dato di 1,35 se c’è già una bambina nel nucleo familiare e, controllando per i primi due figli, di ben 1,73 se le femmine presenti sono due". "Una spiegazione possibile -suggerisce il quotidiano- è che il primogenito abbia distribuzione normale perché le famiglie non si curano della lotteria genetica. Così anche per il secondo nato (sebbene si registri una leggera deviazione, che potrebbe essere dovuta anche a fattori casuali). Nel caso del terzogenito, invece, se vi sono due sorelle ad attenderlo, la percentuale dei maschi sale a livelli che non sono spiegabili con un’oscillazione casuale. Esattamente come è stato documentato in America e nella stessa Cina". Quindi "il dato dei terzogeniti resta anomalo e difficilmente spiegabile . E permane il sospetto che una parte, quand’anche ridotta, delle famiglie cinesi ricorra alla selezione prenatale dei feti", scrive "Avvenire" che interpella il demografo Gian Carlo Blangiardo, docente all’Università Bicocca di Milano, secondo il quale "sebbene non si abbia una prova, vi è un’indicazione tale da lanciare un forte avvertimento, in modo che si possano fare ulteriori indagini, non solo attraverso le semplici analisi statistiche". "Si potrebbe allora parlare -secondo il quotidiano- di 'bambine che mancano all'appello', sacrificate per la ricerca di un figlio maschio, come avviene in Cina e India? È presto per dire una parola definitiva. Sono noti alcuni casi di 'cliniche' clandestine degli aborti nella comunità cinese, scoperte da inchieste giudiziarie (ma sono più numerosi gli indagati per violazioni della legge 194 nelle comunità albanese e nigeriana). E non si può nemmeno escludere che alcune donne si siano rivolte a strutture pubbliche all'interno delle regolari procedure. La relazione 2008 al Parlamento sull'interruzione di gravidanza in Italia testimonia una forte crescita del ricorso all'Ivg da parte di cittadine straniere, ma non sono disponibili dati per singole nazionalità. La Cina - conclude l'inchiesta di 'Avvenire' - viene ricompresa sotto la categoria Asia, che nel 2006 ha visto 4.619 aborti, su un totale di 39.436 interruzioni di gravidanza compiute da donne non italiane (che hanno rappresentato il 31,6% del totale delle Ivg praticate in Italia)". Pechino 2008, lo smog non dà tregua: pronte nuove misure Giovedì 31 luglio, fonte Adnkronos/Ign La Cina si è detta pronta ad adottare nuove misure per combattere l'inquinamento che rischia di condizionare le imminenti Olimpiadi di Pechino. In caso di condizioni atmosferiche ''estremamente sfavorevoli'', le autorità adotteranno infatti provvedimenti per limitare ulteriormente il traffico e potranno anche disporre la chiusura di 220 fabbriche. Il piano d'emergenza non coinvolgerà solamente Pechino, ma riguarderà anche la vicina municipalità di Tianjin e la provincia di Hebei, come ha reso noto il ministero della Protezione ambientale dal proprio sito ufficiale. Le misure verranno adottate in base alle previsioni meteo realizzate 48 ore prima. Non è stato specificato, però, se si attenderà l'inizio dei Giochi, in programma l'8 agosto, o se i provvedimenti scatteranno prima ancora dell'apertura della manifestazione. A Pechino, dal 20 luglio il traffico privato procede a targhe alterne. Se dovesse essere necessario, lo stop verrebbe imposto ad un ulteriore 10% di autovetture. Attualmente, circa 1 milione di automobili è già stato bloccato. Soluzioni analoghe verranno adottate a Tianjin, mentre nella provincia di Hebei le limitazioni dovrebbero riguardare la fascia oraria dalle 7 alle 22. Il ministero si prepara anche a fermare o ridurre l'attività di di 220 aziende di ogni tipo. Rischiano il semaforo rosso 105 stabilimenti della capitale, 56 di Tianjin e 61 della provincia di Hebei, dove rallenterà il ritmo in particolare nelle acciaierie e negli impianti siderurgici. Infine, ipotesi di alt anche per i cantieri di Pechino. Spinosa anche la questione della censura-web imposta dalle autorità cinesi''La ragione per cui non potete navigare su alcuni siti è che questi ultimi stanno compiendo atti illegali'', ha detto Sun Weide, portavoce del Comitato organizzatore delle Olimpiadi (Bocog). Il tema è stato affrontato nella conferenza stampa che oggi avrebbe dovuto esclusivamente occuparsi di doping e di servizi medici. ''Questi siti -ha detto Sun Weide- trasmettono informazioni che sono illegali secondo le leggi cinesi. Ad esempio, la propaganda della falsa religione denominata Falun Gong lede gli interessi della Cina. Spero che la stampa rispetterà norme e regole, ribadisco che durante le Olimpiadi ci adopereremo per agevolare il vostro lavoro''. La decisione delle autorità cinesi di impedire l'accesso ad alcuni siti web ha ''sorpreso'' Kevan Gosper, responsabile del settore stampa del Comitato olimpico internazionale. ''Si sarebbe dovuto informare i media internazionali che l'accesso a Internet non sarebbe stato completamente libero'', ha detto aggiungendo che nessuno lo ha informato che alcuni funzionari del Cio avevano discusso la questione con gli organizzatori del Bocog. ''Se io e i media internazionali fossimo stati informati, ora non ci troveremmo presi di sorpresa'', dice Gosper, che intende affrontare l'argomento con Jacques Rogge. Intanto a poco più di una settimana dall'inizio delle Olimpiadi di Pechino 2008, la macchina antidoping è già in funzione. Nel complesso, verranno eseguiti 4500 controlli su sangue e urine. ''Non faccio pronostici sul numero di casi di doping. Saremo rigorosi, ogni positività verrà resa nota. I Giochi puliti sono il nostro obiettivo'', ha fatto sapere il presidente del Cio, Jacques Rogge, che arrivato questa mattina a Pechino ha 'pronosticato' 30-40 casi. ''Io non faccio previsioni e non sono in condizione di commentare'', ha invece commentato Wu Moutian, vicedirettore dell'agenzia cinese antidoping. ''Abbiamo 41 stazioni antidoping, la maggior parte nei siti di gara, e siamo in grado di individuare tutti i 200 metodi e prodotti proibiti indicati dall'agenzia mondiale antidoping'', aggiunge. Viene ribadita la ''fiducia'' nei test che dovranno evidenziare l'eventuale uso di Epo. Un po' più vaghe le risposte alle domande relative alla procedura per smascherare chi assume ormone della crescita. ''Molte persone stanno studiando questo argomento e sono arrivati consigli validi. Noi facciamo riferimento a quanto raccomandato dal Cio'', dice. Diritti umani, Amnesty accusa la Cina Pechino: per giudicare si tolgano il paraocchi Martedì 29 luglio, fonte Il Messaggero PECHINO (29 luglio) - Botta e risposta su diritti umani e libertà di espressione tra Amnesty International e la Cina. In un rapporto diffuso ad Hong Kong oggi, a dieci giorni dall'apertura dei Giochi di Pechino, l'organizzazione umanitaria accusa la Cina di «essere venuta meno alle promesse di migliorare la situazione dei diritti umani, tradendo in questo modo i valori fondamentali dell'Olimpismo». Il documento presentato da Amnesty si intitola Conto alla rovescia verso le Olimpiadi: le promesse mancate e valuta il comportamento delle autorità cinesi in quattro aree che definisce «strettamente collegate ai valori fondamentali dell'Olimpismo», vale a dire la persecuzione degli attivisti per i diritti umani, la detenzione senza processo, la censura e la pena di morte. Secondo l'organizzazione «in questi ultimi mesi la situazione dei diritti umani è peggiorata nella maggior parte di queste aree». Per quanto riguarda la repressione contro i dissidenti, il documento ricorda il caso «dell' attivista e scrittore Hu Jia», che «continua a scontare una condanna per incitamento alla sovversione, per aver scritto articoli e rilasciato interviste alla stampa estera sui diritti umani: ha problemi al fegato, a causa dell'epatite B, ma le autorità impediscono ai suoi familiari di fargli arrivare le medicine necessarie». Amnesty nomina anche come esempi di perseguitati politici «Liu Jie, un'attivista per il diritto alla terra» che «sta scontando un periodo di 18 mesi di rieducazione attraverso il lavoro nella provincia dell'Heilongjiang (Cina nord-orientale)» e che è stata «sottoposta a violenze fisiche per aver lanciato una campagna in favore di riforme politiche e legali, tra cui l'abolizione della stessa rieducazione attraverso il lavoro». Nel documento viene menzionato anche Huang Qi, l' attivista del Sichuan accusato di essere «impadronito di segreti di Stato» mentre assisteva i genitori dei ragazzi morti nel terremoto del 12 maggio che vogliono denunciare costruttori e amministratori pubblici corrotti. Per quanto riguarda la pena di morte, Amnesty ricorda che, anche se il numero totale della esecuzioni sembra essere diminuito (le cifre sono tenute segrete), la fucilazione «resta prevista per 68 reati compresi crimini di natura economica o connessi alla droga che non comportano il ricorso alla violenza». La censura ed in particolare quella su Internet, prosegue l'atto di accusa di Amnesty, «si sono aggravate» con l' avvicinarsi delle Olimpiadi. Dello stesso parere sono diversi giornalisti che denunciano come sia difficile avere libero accesso alle informazioni. La replica della Cina. «Quello che sostiene Amnesty International - ha ribattuto il portavoce del ministero degli esteri cinese Liu Jianchao - non può essere condiviso da nessuno che conosce la Cina». «Spero - ha proseguito Liu parlando in una conferenza stampa nella capitale - che Amnesty si tolga i paraocchi che indossa da alcuni anni. Parlare della Cina con maggior equilibrio e obiettività sarebbe (per l' organizzazione) una cosa costruttiva». Cina e India accusate di ostacolare un accordo mondiale per il commercio Martedì 29 luglio, fonte AsiaNews I 2 Paesi non accettano di tagliare in modo significativo le imposte per le importazioni di alcuni prodotti agricoli e manifatturieri. Proteste degli Usa, ma anche di Paesi in via di sviluppo. Si cerca con fatica un accordo che permetta di proseguire l’abbattimento di sussidi e imposte. Gli Stati Uniti accusano Cina e India di non voler eliminare le imposte sull’importazione di alcuni prodotti industriali e agricoli e di impedire così l’attuazione degli accordi di Doha del 2001 e rendere inutile la riunione in corso dal 21 luglio a Ginevra (Svizzera) tra i rappresentanti di 30 importanti membri dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Omc). Il rappresentante Usa David Shark lamenta che “se questi 2 Paesi non cambiano subito direzione per contribuire a risolvere i problemi piuttosto che porre ostacoli, ce ne andremo tutti a mani vuote”. L’obiettivo dichiarato della riunione è di eliminare i sussidi dei singoli Stati agli agricoltori e tagliare le imposte per l’importazione di prodotti agricoli e manifatture. Gli Stati Uniti, pressati per tagliare i sussidi agli agricoltori e ridurre le imposte in settori come automobili e tessile, chiedono in cambio che anche i Paesi in via di sviluppo aprano di più i loro mercati, ma India, Cina e altri rispondono che ciò colpirebbe economie ancora instabili e ricaccerebbe milioni di persone nella povertà. Ieri Pechino ha detto che non saranno abbassate le imposte all’importazione per 3 prodotti chiave come riso, cotone e zucchero. Nei giorni precedenti faticose negoziazioni prevedevano un taglio del 36% per le imposte alle importazioni agricole praticate dai Paesi in via di sviluppo, sia pure con la possibilità di mantenerle in tutto o in parte per alcuni prodotti ritenuti da ogni Stato di speciale rilievo. La Cina si è pure rifiutata di trattare in modo separato la proposta di togliere le imposte per particolari prodotti industriali, irritando Thailandia, Taiwan, Uruguay e Paraguay. Il 25 luglio l’Omc ha anche condannato la Cina perché impone tariffe elevate all’importazione di parti separate di autoveicoli, superiori a quelle previste per i veicoli completi. Usa, Canada ed Europa lo considerano un espediente protezionista, perché favorisce i prodotti cinesi e costringe le ditte estere a spostare in Cina la produzione dei componenti. Ora Pechino può fare appello e così rinviare l’applicazione del divieto. Il mercato automobilistico cinese ha un giro di 12 miliardi di euro, terzo dopo Usa e Giappone, in gran parte ancora coperto dalle importazioni. Olimpiadi/ Pronte misure straordinarie per combattere inquinamento. Se la qualità dell'aria non migliora stop al 90% dei veicoli Lunedì 28 luglio, fonte Ap La fitta nebbia che avvolge da diversi giorni la capitale potrebbe spingere le autorità cinesi a limitare ancora di più la circolazione delle auto a Pechino (fino al 90% dei veicoli) e a chiudere ulteriori fabbriche durante le Olimpiadi per cercare di migliorare la qualità dell'aria. Le misure drastiche applicate dal 20 luglio nella capitale non sembrano dare i risultati sperati. Malgrado lo stop stabilito alla metà di 3,3 milioni di auto che circolano ogni giorno e alle ferie obbligatorie imposte a migliaia di operai delle fabbriche della zona, a undici giorni dall'apertura dei Giochi, una foschia continua ad avvolgere tutti gli edifici di Pechino. Secondo il quotidiano "China Daily" le autorità potrebbero annunciare a breve misure straordinarie. "Se dall'8 al 24 agosto la qualità dell'aria dovesse peggiorare ancora durante i Giochi abbiamo pronto un piano d'urgenza con 48 ore di anticipo", ha affermato un alto responsabile dell'Ufficio di protezione ambientale di Pechino, Li Xin. Stando a quanto riferito da un altro responsabile, Zhu Tong, durante le Olimpiadi potrebbe essere fermato fino al 90% dei veicoli che circolano a Pechino. Negli ultimi quattro giorni, le analisi effettuate sull'aria della città hanno dato risultati inequivocabili: a Pechino c'è un inquinamento "malsano per le popolazioni sensibili". La visibilità è ridotta ad alcune centinaia di metri, i grattacieli appaiono come fantasmi. In un rapporto pubblicato oggi da Greenpeace si sostiene che "nonostante gli sforzi realizzati" dalla Cina "la qualità dell'aria a Pechino non ha ancora raggiunto i livelli minimi" richiesti in una città che ospita i giochi olimpici. "Pechino ha perso molte occasioni" per promuovere misure più ambiziose di protezione dell'ambiente, continua il rapporto. Sul web un video del comandante del Partito islamico del Turkestan "Durante le Olimpiadi useremo tattiche mai utilizzate prima" Cina, gruppo separatista minaccia attentati ai Giochi Rice: "Il governo di Pechino non si serva della sicurezza per reprimere e coprire il dissenso interno" Sabato 26 Luglio, fonte LaRepubblica.it Un poliziotto davanti allo stadio olimpico ROMA - Un gruppo separatista cinese ha rivendicato una serie di attentati compiuti negli ultimi mesi nel Paese, e ha minacciato di tornare a colpire con "tattiche mai impiegate prima" durante le Olimpiadi di Pechino. In un messaggio diffuso sul web, il comandante Seyfullah del Partito islamico del Turkestan ha affermato che i suoi uomini sono responsabili della bomba su un autobus a Shanghai del 5 maggio che aveva fatto tre morti, dell'assalto con un trattorebomba a un commissariato a Wenzhou del 17 luglio e delle bombe su tre autobus nella provincia dello Yunnan, esplose lunedì scorso. La notizia del video è stata diffusa dall'Intel Center di Washington, un centro impegnato nel monitoraggio dei messaggi terroristici sul web. Nel filmato, realizzato mercoledì scorso, il Partito islamico del Turkestan - gruppo uiguro e musulmano che punta alla creazione di uno Stato indipendente islamico nella provincia più a ovest della Cina, lo Xinjiang - avverte che ora l'obiettivo è colpire "i punti più critici collegati alle Olimpiadi": "Cercheremo di attaccare le città nel cuore della Cina con tattiche mai impiegate prima". E intanto oggi, da Auckland in Nuova Zelanda dove si trova in visita ufficiale, il segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha invitato la Cina a non usare le preoccupazioni per la sicurezza alle Olimpiadi del mese prossimo come copertura per la repressione del dissenso politico. "La Cina dovrebbe in tutti i modi mettere in vetrina non soltanto le Olimpiadi, ma anche un atteggiamento di apertura e tolleranza - ha detto la Rice - la sicurezza sicurezza non dovrebbe diventare in alcun modo una copertura per mettere alla prova e trattare il dissenso. Questo sarebbe una disgrazia".