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2010 - volume 64 - n. 3 ISSN 1972-0122 La Rivista dei Combustibili e dell’Industria Chimica a cura della Stazione Sperimentale per i Combustibili www.ssc.it Ricerca & Sviluppo per il rispetto dell’ambiente STAZIONE SPERIMENTALE per i COMBUSTIBILI La Rivista dei Combustibili e dell’Industria Chimica Ricerca Istituzionale Ricerca finanziata Come ente pubblico, la SSC finanzia e sviluppa autonomamente progetti di ricerca con l’obiettivo di incrementare il patrimonio di conoscenze-esperienze a favore dei settori di riferimento e del mercato per : • rispondere alle richieste di consulenza sia a favore dell’industria dei combustibili e delle imprese, sia delle amministrazioni e enti pubblici • proporre un’offerta qualificata in tutte le aree e settori di attività della SSC • aggiornare costantemente la base di competenze indispensabili per proporsi ed accedere ai finanziamenti di ricerca pubblici e privati Realizzata su richiesta e con finanziamenti di imprese/enti/privati attraverso la partecipazione a progetti di ricerca finanziati a livello nazionale e europeo. Il trasferimento dei risultati avviene mediante pubblicazioni su riviste scientifiche o con la pubblicazione di rapporti, relazioni e monografie. Alcuni studi sono disponibili on line sul sito dell’Istituto (www.ssc.it) alla sezione documentazione online. Questa sezione, creata ad hoc per dare visibilità all’informazione non commerciale (studi, indagini, rapporti tecnici, presentazione a convegni, articoli,ecc. ), rappresenta un vero e proprio valore aggiunto per la comprensione e la valorizzazione dell’attività istituzionale SSC. Dal 1947 la SSC pubblica La Rivista dei Combustibili, organo di stampa ufficiale dell’Istituto, un periodico dedicato a studi, rassegne e notiziari nel campo dei combustibili solidi, liquidi e gassosi, convenzionali e non. I temi affrontati riguardano la caratterizzazione, l’utilizzo, l’impatto ambientale, l’aspetto normativo e la sicurezza. Nel 2002, a seguito del nuovo statuto della Stazione Sperimentale per i Combustibili, che ha consentito alla SSC di intensificare alcune attività nei confronti dell’industria chimica, la Rivista dei Combustibili ha cambiato denominazione in La Rivista dei Combustibili e dell’Industria Chimica. info: [email protected] STUDI E RICERCHE Studi e ricerche SSC riguardano tre temi topici: prestazioni energetiche, ambientali e di sicurezza legati a combustibili fossili, rinnovabili e biocombustibili. La Rivista, attualmente pubblicata con periodicità trimestrale, è aperta al contributo di tutti gli studiosi, i tecnici e gli operatori dei settori di competenza. Viene distribuita in abbonamento gratuito ad aziende, enti ed istituzioni legate ai settori dei combustibili e dell’industria chimica ed è disponibile anche in formato pdf. La Rivista dei Combustibili e dell’Industria Chimica Volume 64 Fascicolo 3 Anno 2010 SOMMARIO a cura della Stazione Sperimentale per i Combustibili ATTIVITÀ SSC - studi & ricerche I nuovi combustibili per autotrazione a bassissimo tenore di zolfo Un passo avanti per la salvaguardia dell’ambiente F. Avella, D. Faedo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 2 Studio di biomasse per uso energetico mediante analisi di TG-FTIR G. Migliavacca, F. Hugony . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 14 Emissioni di GHG da trasporto autoveicolare: proiezioni globali, situazione italiana S. Casadei, S. Bertagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 21 Sviluppo sostenibile e gas serra “non CO2”: non è solo una questione di fossili T. Zerlia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 30 DAL MONDO ACCADEMICO Verso la produzione di idrogeno da biomasse V. Spada, M. Dipaola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 32 WEB SSC www.ssc.it: aggiornata la pagina web sui combustibili rinnovabili T. Zerlia, M. Frittoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 42 NOTIZIE DALLA SSC Continua la collaborazione tra AEEG, SSC e GdF nell’ambito della campagna di controlli per la sicurezza e la qualità del gas naturale P. Comotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 44 Corso sul carbone 2010 M. Priola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 44 La SSC all’Incontro di Spettroscopia Analitica 2010 A. Gallonzelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 45 ATTIVITÀ SSC - curiosità analitiche Un GPL… “migliore della media distribuita in Italia”! M. Priola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 47 NOTIZIE L’ European DIERS Users’ Group alla SSC M. Dellavedova . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 49 Forum gas 2010 P. Comotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 50 Il T.U.A. 152/06 dopo il decreto 29 giugno 2010: principali novità S. Bertagna, F. Hugony . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 52 AGGIORNAMENTO LEGISLATIVO (LUGLIO-SETTEMBRE 2010) . . . . pag. 60 A cura dello Sportello Ambiente Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 ssc attività - studi & ricerche I nuovi combustibili per autotrazione a bassissimo tenore di zolfo Un passo avanti per la salvaguardia dell’ambiente Francesco Avella, Davide Faedo Stazione Sperimentale per i Combustibili Viale A. De Gasperi 3, 20097 S. Donato Milanese (MI) tel +39 02 516041; fax +39 02 514286; e-mail: [email protected] Il presente lavoro costituisce una sintesi di uno studio svolto dalla Stazione Sperimentale per i Combustibili nell’ambito della convenzione Supporto delle attività del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio per l’attuazione della normativa sulla qualità dei carburanti e per la valutazione delle caratteristiche dei combustibili convenzionali, alternativi e da fonti rinnovabili stipulata tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale Valutazioni Ambientali e la SSC il 29 dicembre 2004. Lo studio, la cui ultima stesura risale al dicembre 2008, viene pubblicato ora grazie all’autorizzazione del Ministero. Il documento completo è disponibile come monografia sul sito della SSC (www.ssc.it) nella sezione Documentazione. INTRODUZIONE Nonostante siano stati raggiunti notevoli progressi tecnologici per rendere sempre meno inquinanti i gas di scarico degli autoveicoli, il traffico automobilistico rimane una delle principali fonti di emissione di sostanze tossiche e nocive nell’aria, soprattutto nei grandi centri urbani. Le strategie impiegate per ridurre l’impatto ambientale determinato dai trasporti non riguardano solo l’evoluzione tecnologica dell’autoveicolo, esplicata con lo sviluppo e l’applicazione di tecnologie motoristiche avanzate e di dispositivi di post-trattamento dei gas di scarico più efficaci, ma anche attraverso la periodica revisione della qualità dei combustibili convenzionali e l’impiego dei combustibili alternativi. Particolare attenzione è stata posta negli ultimi anni a riguardo delle proprietà a carattere “ambientale” della benzina e del gasolio, poiché si ritiene che questi combustibili continueranno a essere predominanti nei prossimi decenni per alimentare il parco automobilistico circolante. Con l’emanazione di due importanti direttive, la Commissione europea ha stabilito limiti restrittivi ai requisiti minimi di qualità della benzina e del gasolio che hanno un impatto diretto e/o indiretto sulle emissioni inquinanti, in dipendenza della tecnologia motoristica adottata. Infatti, esiste una forte interazione tra la tecnologia motoristica e la qualità dei combustibili, come è stato dimostrato con ampi programmi sperimentali svolti nel corso degli anni ‘90 in tutto il mondo industrializzato. L’industria petrolifera europea si è già attivata da qualche anno per produrre una benzina e un gasolio di nuova formulazione, a bassissimo tenore di zolfo, per alimentare flotte di autobus, autoveicoli commerciali e autovetture attualmente in circolazione e i nuovi modelli che appariranno nei prossimi anni. Già dal 2005 questi combustibili sono disponibili sul mercato, presso le stazioni di servizio e i depositi locali. I motivi che inducono la diffusione dei combustibili desolforati sono strettamente riferibili ai maggiori benefici per l’ambiente che derivano dal loro uso nei trasporti. 2 La Rivista dei Combustibili LA QUALITA’ DEI COMBUSTIBILI AUTOTRAZIONE: ASPETTI NORMATIVI L’evoluzione della qualità della benzina e del gasolio nel corso degli anni ha riguardato non solo il miglioramento delle caratteristiche prestazionali, necessario per il buon funzionamento del propulsore, ma anche la regolamentazione delle proprietà che hanno un effetto determinante sul controllo delle emissioni inquinanti. Gli effetti sulle emissioni inquinanti si manifestano sia in modo diretto, ossia strettamente correlato con la natura chimica del combustibile, che in modo indiretto attraverso la progressiva perdita di efficienza (avvelenamento) dei dispositivi catalitici applicati sugli autoveicoli. A partire dagli anni ‘90 le proprietà della benzina e del gasolio convenzionali distribuiti sul mercato europeo sono state regolamentate con l’emissione di standard di qualità da parte del CEN (Comitato Europeo di Normazione). Questi sono riportati nella norma EN 228 per la benzina e nella norma EN 590 per il gasolio. livello BENZINA – EN 228 proprietà GASOLIO – EN590 abella 1 ssc 1 1993 1 1 2 2000 ( ) 2005 ( ) 2009 ( ) TVR kPa min - max 35 - 70 (4) - 60 (4) - 60 (4) - 60 (4) E100 % vol min - max 40 - 65 (4) - 46 (4) - 46 (4) - 46 (4) E150 % vol max - 75 (4) 75 (4) 75 (4) olefine % vol max - 18,0 18,0 18,0 aromatici % vol max - 42,0 35,0 35,0 benzene % vol max 5,0 ossigeno zolfo 1,0 1,0 1,0 3 %m max 2,5 ( ) 2,7 2,7 2,7* mg/kg max 500 150 50 10 min 49,0 51,0 51,0 51,0 - 845 - 845 numero di cetano 3 densità kg/m min - max 820 - 860 820 - 845 poliaromatici %m max - 11 11 11* °C max 370 360 360 360 mg/kg max 2000 350 50 10 T95 zolfo ( ) Dir. 98/70/CE 2 ( ) Dir. 2003/17/CE 3 ( ) Dir. 85/536/CEE 4 ( ) tipo estivo L’aggiornamento di queste norme viene effettuato periodicamente per tenere conto del progresso scientifico e tecnologico raggiunto per perfezionare i metodi analitici applicati per il controllo in laboratorio delle proprietà dei combustibili e per svilupparne di nuovi ma, soprattutto, per ridefinire i limiti ai parametri di qualità, imposti progressivamente per la salvaguardia dell’ambiente, e per migliorare le prestazioni del motore. L’ultima edizione delle due norme europee ha tenuto conto del recepimento da parte dei paesi membri dell’Unione europea di due importanti direttive: la direttiva 98/70/CE e la direttiva 2003/17/CE*. Queste hanno regolamentato le caratteristiche chimiche e fisiche della benzina e del gasolio che influenzano le emissioni delle specie inquinanti e tossiche nei gas di scarico dei motori degli autoveicoli, e le emissioni evaporative. Le proprietà a carattere “ambientale” prese in considerazione per la benzina sono il contenuto di benzene, quello degli idrocarburi aromatici e olefinici, le caratteristiche di volatilità e il contenuto di piombo. Per il gasolio sono stati considerati il contenuto di idrocarburi aromatici, riconosciuti come precursori degli idrocarburi policiclici aromatici nei gas di scarico, il numero di cetano, quale parametro di qualificazione della qualità di accensione del combustibile diesel, e il contenuto di componenti meno volatili per contenere l’emissione del particolato. Per entrambi i combustibili, infine, è stato limitato il contenuto di zolfo. Nella Tabella 1 è riportata l’evoluzione dei limiti imposti dalle ultime due direttive euroVolume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 Tabella 1 Evoluzione delle caratteristiche di rilevanza ambientale della benzina e del gasolio nell’Unione europea regolamentate con le direttive 98/70/CE e 2003/17/CE *Nel 2009, successivamente all’ultima stesura dello studio, è stata emessa la direttiva 2009/30/CE, con la quale sono state apportate le seguenti modifiche: - tenore di ossigeno nella benzina: limite massimo 3.7% m/m - etanolo nella benzina: limite massimo 10,0% v/v - idrocarburi policiclici aromatici nel gasolio: limite massimo 8.0% m/m 3 ssc attività - studi & ricerche pee sulle proprietà a carattere ambientale della benzina e del gasolio. I valori limite dei numeri di ottano (metodi Research e Motor), considerati anch’essi nella direttiva 98/70/CE, e delle altre caratteristiche che completano il quadro dei parametri di qualità dei combustibili non sono stati modificati dall’anno 2000 in poi. IL LIVELLO DI ZOLFO NEI COMBUSTIBILI E LA DIRETTIVA 2003/17/CE Tra i parametri di qualità della benzina e del gasolio, il tenore di zolfo è quello che ha ricevuto la maggiore attenzione da parte della comunità scientifica internazionale, in quanto la sua presenza nei combustibili influisce, sia in modo diretto che indiretto, sull’impatto ambientale degli autoveicoli. Dagli inizi degli anni ’90 ad oggi la concentrazione dello zolfo nei combustibili per autotrazione è stata ridotta di ben 300 volte nel gasolio e di 100 volte nella benzina. A partire dal 2000 il gasolio e la benzina venduti sul mercato europeo avevano un tenore massimo di questo elemento rispettivamente di 350 mg/kg e di 150 m/kg. Con l’applicazione della direttiva 2003/17/CE, che modifica la direttiva 98/70/CE, recepita in Italia con il decreto legislativo 21 marzo 2005 n. 66, si è stabilita una ulteriore restrizione al limite massimo ammesso del tenore di zolfo nei combustibili per autotrazione (Figura 1) per tenere conto della forte incidenza di questo parametro sul controllo delle emissioni inquinanti degli autoveicoli e, in particolare modo, di quelli che impiegano dispositivi catalitici di nuova concezione per il trattamento dei gas di scarico. gura 1 350 350 Limite al tenore di zolfo [mg/kg] I punti fondamentali della direttiva sono: • dal 2005 fino al 2008 i combustibili a 300 bassissimo tenore di zolfo devono essere 250 introdotti sul mercato europeo in modo 200 progressivo, su base geografica adeguata150 mente equilibrata 150 • al 1° gennaio 2009 tutta la benzina e tutto 100 50 il gasolio autotrazione distribuiti sul terri50 50 torio comunitario dovranno avere un teno10 0 re massimo di zolfo pari a 10 mg/kg. I 10 combustibili (benzina e gasolio) con teno2000 gasolio 2005 re massimo di zolfo pari a 10 mg/kg saranFigura 1 2009 benzina no denotati d’ora in poi nel testo anche col Evoluzione del termine “combustibili a bassissimo tenore tenore di zolfo nella benzina e di zolfo” o con l’acronimo ULS (Ultra Low Sulphur) nel gasolio di • nell’intervallo di tempo intercorrente tra il 1° gennaio 2005 e il 31 dicembre 2008 il produzione tenore massimo di zolfo dei combustibili distribuiti sul mercato non può superare il europea negli valore massimo ammesso di 50 mg/kg anni 2000 • nessuna modifica dovrà essere apportata alle altre proprietà dei combustibili, già stabilite con la direttiva 98/70/CE • dovranno essere definite le sanzioni amministrative da applicare nel caso in cui siano accertate, da parte delle autorità competenti di ogni stato membro, le non conformità agli standard di qualità della benzina e del gasolio messi al consumo • la Commissione europea dovrà esaminare la necessità di promuovere l’uso dei combustibili alternativi, tra cui i biocombustibili, di controllare l’impatto ambientale derivante dall’impiego di additivi a base metallica e di verificare l’effettivo funzionamento delle nuove tecnologie per la riduzione delle emissioni inquinanti. Per garantire che la qualità della benzina e del gasolio sia conforme alle specifiche sull’intero territorio europeo, le due direttive obbligano gli stati membri a istituire a livello nazionale un sistema di monitoraggio denominato FQMS (Fuel Quality Monitoring System). In 4 La Rivista dei Combustibili ssc Italia il Sistema Nazionale di Monitoraggio è stato istituito con D.M. del 3 febbraio 2005. Esso prevede il controllo periodico della qualità dei combustibili prodotti in Italia e importati, posti sul mercato, attraverso l’analisi presso laboratori qualificati di 200 campioni di benzina e 200 campioni di gasolio prelevati ogni anno alle stazioni di servizio e ai depositi fiscali distribuiti sul territorio nazionale. Per una maggiore trasparenza e un’uniformità con le metodologie applicate da ogni stato membro è stato definito in sede CEN (l’Ente normativo europeo) un piano operativo per il funzionamento del FQMS basato sugli standard EN 14274:2003 (predisposizione del FQMS) ed EN 14275:2003 (metodo di prelievo dei campioni alle stazioni di servizio). MOTIVAZIONI DELLA RICHIESTA DI MERCATO DEI COMBUSTIBILI ULS Le ragioni che hanno indotto il legislatore a prendere decisioni in merito al miglioramento della qualità dei nuovi combustibili di origine petrolifera sono basate sui risultati di numerose indagini sperimentali, svolte in tutti i paesi industrializzati del mondo, per valutare gli effetti determinati dalle proprietà dei combustibili sulle emissioni inquinanti degli autoveicoli, in dipendenza delle tecnologie motoristiche adottate o in via di adozione per la produzione in serie degli autoveicoli. Nel corso degli anni ’90 sono stati svolti rilevanti programmi sperimentali in Europa, (Progetto EPEFE nell’ambito del Programma Auto/Oil), USA (programma AQIRP) e Giappone, per valutare, in modo sistematico ed efficace, l’effetto della qualità dei combustibili sulle emissioni inquinanti. I principali obiettivi dei programmi erano quelli di predisporre le basi scientifiche sulle quali elaborare le normative da adottare negli anni 2000, necessarie per ridurre l’impatto ambientale causato dai trasporti su strada. Le conclusioni di questi programmi hanno confermato i risultati di precedenti lavori sperimentali e hanno indicato quali dovessero essere le modifiche da apportare alla qualità dei combustibili, in concerto con le tecnologie motoristiche disponibili al momento, per ridurre a livelli molto bassi le emissioni inquinanti degli autoveicoli. In Europa con l’attuazione delle disposizioni riportate nelle due direttive citate e nella direttiva 2003/30/CE che regolamenta l’uso dei combustibili ossigenati (eteri, alcoli) è iniziato il processo di revisione della qualità dei combustibili di origine petrolifera da parte degli stati membri. La benzina e il gasolio a bassissimo tenore di zolfo rispondono al meglio all’esigenza di minimizzare l’impatto del traffico automobilistico sull’ambiente. Essi sono già disponibili sul mercato nei punti vendita stradali ed autostradali per l’utenza ordinaria, e in extrarete per il rifornimento di flotte di autoveicoli dedicate (aziende di trasporti urbani e autoveicoli per il trasporto di merci) presenti sul territorio dei paesi dell’UE. I combustibili ULS si adattano a tutti gli autoveicoli in circolazione, sia di vecchio che di nuovo modello, e sono particolarmente idonei per alimentare i modelli che saranno prodotti nei prossimi anni. L’impiego dei combustibili di nuova formulazione, grazie al tenore di zolfo portato a valori estremamente bassi, determina alcuni benefici di carattere ambientale, illustrati in dettaglio qui di seguito, rispetto ai combustibili convenzionali. Autovetture con motore ad accensione comandata • Per le autovetture esistenti non ci sono effettivi benefici immediati a livello ambientale, poiché la riduzione da 50 a 10 mg/kg di zolfo nella benzina non determina alcuna variazione sensibile delle emissioni inquinanti. Effetti positivi si verificano a lungo termine, poiché con l’uso della benzina ULS si conserva più a lungo l’efficienza del catalizzatore a tre vie. Infatti sia i sensori di ossigeno (sonda lambda) che i catalizzatori, specialmente quelli contenenti palladio al posto del platino, adottati sugli autoveicoli di modello più recente, risultano suscettibili all’avvelenamento determinato dallo zolfo presente nel combustibile. • Effetti estremamente positivi si avranno per le autovetture che adotteranno motori di Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 5 ssc attività - studi & ricerche nuova concezione a iniezione diretta e combustione magra (G-DI lean-burn), poiché la quasi assenza di zolfo nel combustibile ULS eviterà l’avvelenamento rapido della trappola de-NOx, uno speciale catalizzatore che sarà applicato su queste autovetture per ridurre l’emissione degli ossidi di azoto. Autoveicoli diesel • La riduzione del contenuto di zolfo a livelli estremamente bassi nel gasolio determina una diminuzione dell’emissione del particolato nei gas di scarico, come è stato evidenziato in numerose sperimentazioni su motori e autoveicoli. E’ stato evidenziato, infatti, che i solfati che si formano durante la combustione del gasolio nel motore favoriscono la nucleazione delle particelle carboniose che compongono il particolato. Inoltre, con l’uso del gasolio ULS l’emissione di anidride solforosa e di acido solforico, la cui formazione è favorita quando sul condotto di scarico del motore è presente un catalizzatore ossidante, diminuisce sensibilmente. Queste due sostanze gassose sono emesse anche quando l’autoveicolo è dotato di un filtro antiparticolato, poiché lo attraversano facilmente senza incontrare resistenza. Esse hanno rilevanza ambientale perché promuovono la formazione del particolato secondario nell’atmosfera. • Gli effetti positivi dell’eliminazione quasi totale dello zolfo nel gasolio si manifestano in modo evidente anche per le frazioni fine (< 2,5 µm) e ultrafine (< 100 nm) del particolato. E’ stato accertato che la maggior parte delle particelle emesse dal motore (in termini di numero) si classifica in queste due classi dimensionali e che le particelle fini e, soprattutto, quelle ultrafini incidono fortemente sullo stato di salute dell’apparato respiratorio degli esseri viventi, perché penetrano profondamente nei polmoni. Sperimentazioni recenti hanno messo in evidenza una diminuzione dell’emissione del particolato fine e ultrafine per effetto dell’eliminazione dello zolfo nel gasolio, anche quando l’autoveicolo è dotato di un filtro antiparticolato. • Come per le autovetture a benzina, la riduzione del tenore di zolfo nel combustibile a valori estremamente bassi consente di mantenere elevata più a lungo l’efficienza dei dispositivi catalitici per l’abbattimento delle emissioni, sia quelli di tipo convenzionale (catalizzatori ossidanti) che quelli di nuova generazione. Questi ultimi saranno applicati per ridurre efficacemente gli inquinanti più importanti, tipici dei motori diesel: gli ossidi di azoto e il particolato. L’efficienza di abbattimento dei nuovi dispositivi catalitici, infatti, si riduce in modo sensibilmente rapido per la presenza dello zolfo nel combustibile (avvelenamento del catalizzatore). Un altro beneficio sull’ambiente ottenibile con l’uso dei combustibili ULS è determinato dalla loro particolare formulazione. Infatti, questi combustibili possono contenere anche additivi detergenti che, preservando la formazione di depositi in camera di combustione e migliorando le prestazioni del propulsore, contribuiscono a mantenere elevata la sua efficienza, e, quindi, a contenere l’incremento naturale del consumo di combustibile determinato dall’invecchiamento dell’autoveicolo. LE NUOVE TECNOLOGIE PER LA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI INQUINANTI Per comprendere meglio le motivazioni che hanno spinto il legislatore a regolamentare il tenore di zolfo nei combustibili per autotrazione a valori estremamente bassi, è necessario illustrare quali sono e come funzionano le nuove tecnologie motoristiche e di abbattimento delle emissioni inquinanti. Il controllo delle emissioni degli autoveicoli è oggetto già da alcuni decenni in Europa di azioni legislative (Direttive) atte a contenere l’impatto del traffico autoveicolare sull’ambiente. I limiti imposti alle emissioni regolamentate (ossido di carbonio, ossidi di azoto, idrocarburi incombusti e particolato) sono stati progressivamente inseveriti nel corso degli anni. Rispetto agli standard dei primi anni ‘90 (Euro 1) quelli attualmente in vigore (Euro 4) risultano relativamente molto bassi (Figura 2). Gli standard Euro 5 ed Euro 6, ancora 6 La Rivista dei Combustibili ssc più restrittivi, sono stati già fissati dalla Commissione europea e saranno applicati rispettivamente dal 1° settembre 2009 e dal 1° settembre 2014. Per i motori degli autoveicoli diesel pesanti (autobus, autocarri e mezzi di trasporto commerciali) gli standard di emissione Euro 5 sono in vigore dal 1° ottobre 2008. Negli ultimi decenni l’industria automobilistica ha dedicato notevoli risorse economiche per lo sviluppo di propulsori tecnologicamente avanzati, caratterizzati da un’elevata efficienza, bassi consumi di combustibile e basso impatto ambientale. Nonostante i progressi raggiunti in questo campo, le sole tecnologie motoristiche non sono in grado di assicurare il rispetto delle norme legislative riguardanti il controllo delle emissioni inquinanti. Pertanto, è stato necessario introdurre sugli autoveicoli dispositivi catalitici in grado di convertire i tre inquinanti regolamentati in anidride carbonica, acqua e azoto e di ridurre, anche se parzialmente, l’emissione del particolato degli autoveicoli diesel. Tali dispositivi sono stati soggetti a un continuo perfezionamento nel corso degli anni, soprattutto per renderli più efficienti e più duraturi, aumentandone la resistenza alle azioni chimiche (avvelenamento da parte di sostanze come lo zolfo, il fosforo e i metalli pesanti derivanti dal combustibile e dal lubrificante), alle sollecitazioni meccaniche e agli shock termici. Un altro obiettivo dei costruttori riguarda la riduzione dell’emissione dell’anidride carbonica, in ottemperanza al Protocollo di Kyoto, attuabile attraverso il contenimento del consumo di combustibile. Infatti, a fine 2007 la Commissione europea ha preso in considerazione una proposta di legge per imporre la riduzione dell’emissione di anidride carbonica dei nuovi autoveicoli prodotti entro il 2012 dall’attuale valore di 160 g/km al valore medio di 130 g/km per mezzo di miglioramenti tecnologici del motore e un’ulteriore riduzione di 10 g/km con l’uso di biocombustibili. Una strada perseguita dai Costruttori per ridurre il consumo di combustibile e, quindi, l’emissione di anidride carbonica, è rappresentata dal “down-sizing” del motore, che consiste nell’aumentare la potenza specifica erogata dal propulsore a parità di cilindrata (aumento dell’efficienza del motore). Questa strategia, sebbene sia stata già adottata nei propulsori convenzionali delle ultime generazioni attraverso il miglioramento dell’efficienza di alimentazione e di combustione, non permette da sola di raggiungere l’ambizioso obiettivo proposto per7il 2008. figura 2 pagina CO HC+NOx Figura 2 Evoluzione dei limiti di emissione degli autoveicoli leggeri in Europa PM limiti di emissione [% riferito a Euro 1 (= 100%)] 120 100 100 100 100 80 72,2 71,4 57,7 60 36,8 40 35,7 23,5 20 30,9 18,4 17,9 18,4 23,7 18,4 17,5 3,6 3,6 0 91/441/CEE 94/12/CE 98/69/CE 98/69/CE EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 4 Reg 692/2008 Reg 692/2008 EURO 5 EURO 6 Per i motori a benzina la tecnologia di combustione magra (lean-burn), già adottata in alcuni modelli di produzione giapponese, consente di poter raggiungere lo scopo. In tali sistemi di propulsione, però, è necessario l’uso di un catalizzatore de-NOx per conformarsi ai limiti Euro 5, poiché il solo dispositivo catalitico convenzionale non è in grado di ridurre il livello di emissione degli ossidi di azoto. Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 7 ssc attività - studi & ricerche La necessità di rispettare i limiti alle emissioni degli autoveicoli ha determinato negli ultimi quindici/venti anni lo sviluppo di differenti tecnologie per il post-trattamento dei gas di scarico dei motori a combustione interna, applicate per realizzare una miriade di dispositivi prototipo più o meno efficaci. Soltanto alcuni di questi saranno adottati nella produzione dei nuovi autoveicoli, poiché i requisiti essenziali richiesti ai dispositivi di riduzione delle emissioni sono l’elevata efficienza di conversione, la facilità di gestione e di controllo realizzabile attraverso centraline elettroniche e l’elevata durata (in termini di efficienza e di resistenza meccanica) nel corso della vita dell’autoveicolo. Alcune di queste tecnologie particolarmente promettenti sono pronte per essere adottate nella produzione in serie dei modelli di autoveicoli che verranno proposti sul mercato nei prossimi anni (Euro 5 ed Euro 6). I dispositivi di nuova concezione, ma anche quelli convenzionali, sono più o meno fortemente sensibili alla presenza dello zolfo nel combustibile, che ne provoca la disattivazione in tempi relativamente brevi. L’ultima generazione del catalizzatore a tre vie per le autovetture a benzina di modello recente contiene palladio, in sostituzione totale o parziale del platino, per aumentarne la stabilità termica. Infatti, nei modelli più recenti di autovettura il catalizzatore viene sistemato in prossimità del collettore di scarico del motore per accelerarne l’attivazione nell’avviamento a freddo. D’altra parte il palladio, rispetto al platino, è molto più sensibile all’avvelenamento determinato dallo zolfo presente nel combustibile. E’ possibile, quindi, rendere durevoli i nuovi catalizzatori con l’impiego di benzina senza zolfo. Sebbene sia stato dimostrato che l’avvelenamento del catalizzatore convenzionale determinato dallo zolfo presente nella benzina è un processo reversibile, molte evidenze sperimentali hanno indicato che il recupero dell’efficienza di conversione del catalizzatore non risulta mai completo, anche se si passa all’uso di benzina ULS. Lo stesso fenomeno di avvelenamento si verifica per il catalizzatore ossidante, la cui fase attiva è costituita da platino o da palladio. Questo è impiegato per abbattere le emissioni di ossido di carbonio e di idrocarburi incombusti e, in parte, anche quella del particolato dei motori diesel. I nuovi sistemi catalitici di abbattimento delle emissioni riguardano essenzialmente le trappole per gli ossidi di azoto e i filtri antiparticolato. La trappola catalitica de-NOx costituisce tuttora il migliore espediente per abbattere l’emissione degli ossidi di azoto dei motori a combustione magra e iniezione diretta (G-DI lean-burn) alimentati con benzina e dei motori diesel leggeri. Gli ossidi di azoto emessi nei gas di scarico vengono “catturati” sulla trappola de-NOx perché convertiti in nitrati per reazione con l’ossido metallico contenuto in essa. Risulta evidente che, quando tutto l’ossido presente sul catalizzatore viene convertito a nitrati, è necessario rigenerare il dispositivo. Il processo di rigenerazione, che consiste nella decomposizione dei nitrati, viene attivato automaticamente attraverso l’arricchimento temporaneo della miscela combustibile/aria che provoca l’aumento della temperatura dei gas di scarico. La presenza di zolfo nella benzina e nel gasolio risulta deleteria per le trappole de-NOx perché causa la disattivazione rapida di questi dispositivi. Infatti, lo zolfo nel combustibile tende a formare solfati con l’ossido metallico attraverso un processo chimico competitivo con quello di formazione dei nitrati. Poiché i solfati sono sostanze termicamente più stabili dei nitrati, la rigenerazione della trappola tende a verificarsi più frequentemente e richiede temperature dei gas di scarico più elevate. Questo comportamento si traduce in un aumento di consumo del combustibile e, quindi, in una maggiore emissione dell’anidride carbonica (Figura 3). Il recupero dell’efficienza originale della trappola de-NOx non è mai completo dopo l’avvelenamento, anche dopo un uso prolungato di benzina o di gasolio a bassissimo tenore di zolfo. 8 La Rivista dei Combustibili ssc L’altro dispositivo per abbattere efficacemente l’emissione degli ossidi di azoto è noto come catalizzatore SCR (Selective Catalytic Reduction). Esso troverà larga diffusione negli autoveicoli diesel pesanti (autobus e autoveicoli commerciali). L’SCR sfrutta le proprietà riducenti dell’ammoniaca generata dalla decomposizione di urea in soluzione acquosa, iniettata in modo controllato nei gas di scarico tramite un comando dato da una centralina elettronica. L’ammoniaca reagisce con gli ossidi di azoto prodotti dalla combustione nel motore per formare azoto e acqua. Il dispositivo risulta strutturalmente complesso (Figura 4) ma, a differenza della trappola de-NOx, presenta una maggiore compatibilità con lo Figura 3 Effetto del tenore di zolfo nella benzina sul consumo di figura 4 zolfo contenuto nel gasolio, poiché la disattiva- combustibile e intervallo medio tra due processi di rigenerazione della trappola (desolfatazione) (dati BMW) zione risulta reversibile. INIEZIONE DI UREA GAS ESAUSTI oxycat idrolisi di urea UREA catalizzatore SCR clean up Figura 4 La presenza di un filtro antiparticolato (DPF = Diesel Particulate Filter) sul condotto di Schema di un scarico consente di trattenere efficacemente il particolato generato dalla combustione nel tipico sistema SCR per la riduzione motore. L’efficienza di riduzione dell’emissione del particolato è molto elevata in tutto lo dell’emissione spettro dimensionale misurabile (da pochi nm ad alcuni µm) delle particelle che lo costidegli ossidi di tuiscono. In media il numero di particelle emesse da un’autovettura dotata di DPF si riduazoto degli ce di circa mille - diecimila volte rispetto a quello di un modello analogo Euro 3 non dotaautoveicoli diesel to di DPF. pesanti (autobus, I sistemi già applicati nella produzione in serie su alcuni modelli di autovetture diesel e di autoveicoli mezzi di trasporto pesanti consistono in una struttura monolitica a nido d’ape di materiale commerciali) ceramico (monolito di cordierite o di carburo di silicio) in grado di trattenere il particolato con un’elevata efficienza. I canali del monolito ceramico sono chiusi a un’estremità in modo alternativo, così da lasciare fluire i gas di combustione attraverso i pori e trattenere le particelle carboniose. Queste si accumulano progressivamente sulla superficie del filtro, determinando col tempo un aumento della contropressione allo scarico (la resistenza al deflusso dei gas di scarico nell’atmosfera). Quando la contropressione diventa non più tollerabile, il sistema di controllo elettronico del motore attiva automaticamente il processo di rigenerazione del dispositivo, che consiste nella combustione dello strato di fuliggine accumulato sul filtro. Attualmente esistono due tipologie di filtro antiparticolato: quello a rigenerazione periodica (C-DPF), noto anche con la sigla FAP (Filtre À Particules), adattabile alle autovetture con motore diesel, e quello a rigenerazione continua (CR-DPF), noto anche con il marchio CRT® (Continuously Regerating Trap). Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 9 ssc Ingresso gas di scarico Figura 5 Schema di un tipico sistema filtrante C-DPF per la riduzione dell’emissione del particolato degli autoveicoli diesel leggeri attività - studi & ricerche Per rigenerare il primo tipo di filtro (Figura 5) è necessario innalzare la temperatura dei gas di scarico a valori intorno a 550 – 600 °C per un breve periodo di tempo. L’aumento di temperatura viene attuato attraverso l’esecuzione di post-iniezioni di gasolio nel motore, successive all’iniezione principale, controllate tramite la centralina elettronica del motore. In alcuni modelli recenti il salto termico richiesto per l’autocombustione della coltre di fuliggine accumulata sul filtro è agevolato dai un additivo a base metallica (cerio, ferro), dosato automaticamente nel gasolio contenuto nel serbatoio dell’autovettura dopo ogni rifornimento del combustibile (Figura 6). L’uso di additivi a base metallica, però, comporta l’accumulo progressivo di ceneri sulle pareti del monolito, determinandone potenzialmente una perdita di efficacia nel tempo per effetto dell’intasamento dei pori del filtro. L’effetto è stato ridotto con i sistemi di filtraUscita gas di zione più recenti che richiedono dosaggi minoscarico ri del componente attivo nel combustibile. Monolito in SiC Col secondo tipo di filtro (Figura 7) le partia nido d’ape celle carboniose disperse nei gas di scarico e trattenute sulla superficie del monolito vengono ossidate in modo continuo, impiegando come agente ossidante (comburente) il biossido di azoto al posto dell’ossigeno dell’aria. La reazione di ossidazione con il biossido di azoto, infatti, è caratterizzata da una temperatura di attivazione più bassa di quella di combustione con l’ossigeno. Poiché la quantità di biossido di azoto nei gas di scarico normalmente è insufficiente per avviare il processo di ossidazione, è necessario anteporre al sistema filtrante un catalizzatore ossidante a base di platino, in modo da convertire significative quantità di monossido di azoto in biossido. A differenza del filtro CR-DPF, quello a rigenerazione continua si presta ad essere impiegato nei motori diesel pesanti sia in fase di progetto del propulsore che come retrofit nei motori di autoveicoli esistenti. Esperienze di campo di lunga durata (superiori a un anno), Figura 6 Principio di autorigenerazione del filtro C-DPF che impiega composti al cerio nel combustibile condotte in California e a New York su flotte di autobus urbani e autocarri dotati di CRT® applicati come retrofit e alimentati con gasolio a basso tenore di zolfo (< 50 mg/kg), hanno indicato il buon funzionamento di tali dispositivi. L’efficienza di riduzione dell’emissione del particolato dei filtri si è mantenuta elevata nel tempo, come evidenziato con prove di laboratorio e nelle prove di campo, durante le quali non sono stati richiesti interventi di manutenzione straordinaria, anche su percorrenze di diverse decine di miglia di chilometri. I due tipi di filtro illustrati sono sensibili alla presenza di zolfo nel gasolio. Questa causa nel 10 La Rivista dei Combustibili ssc figura 7 tempo una perdita di efficienza del dispositiuscita gas vo filtrante e un incremento del consumo di depurati sezione sezione filtrante combustibile per effetto dell’aumento della catalitica frequenza di rigenerazione. ingresso I prodotti di combustione dello zolfo contegas nuto nel gasolio, infatti, tendono a formare solfati minerali che si accumulano progressivamente sulla superficie del filtro causando il progressivo intasamento dei pori del corpo ceramico. Inoltre, nel caso del filtro a rigenerazione continua, l’ossidazione dell’anidride solforosa diventa competitiva con quella di filtro a nido catalizzatore ossidazione del monossido di azoto, con la d’ape ossidante al Pt conseguenza di una diminuzione progressiva dell’efficienza di rigenerazione del dispositiFigura 7 vo filtrante. In tali condizioni il progressivo accumulo di fuliggine sul filtro può determi- Schema di un filtro a rigenerazione nare, in un particolare momento, la combustione incontrollata della massa raccolta, provocontinua (CRT®) cando un danno irreversibile al sistema per eccessivo surriscaldamento del materiale ceraper il particolato mico con cui è stato costruito. La Tabella 2 riporta una sintesi della compatibilità delle tecdei motori diesel nologie di nuova concezione sopra illustrate con la presenza di zolfo nella benzina e nel per autobus e gasolio e gli effetti determinati sul consumo di combustibile. autoveicoli industriali (Johnson Matthey) Tabella 2 Compatibilità delle tecnologie di trattamento catalitico dei gas di scarico per la conformità ai limiti di emissione Euro 5 ed Euro 6 * TWC Three Way Catalyst ** EGR Exhaust Gas Recirculation Legenda: sensibilità allo zolfo B = bassa N = nessuna consumo combustibile ↓ = riduzione − = nessuno Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 A = alta ↑ = incremento 11 ssc attività - studi & ricerche BIBLIOGRAFIA [1] Norma EN 228:2004 - Automotive fuels - Unleaded petrol - Requirements and test methods [2] Norma EN 590:2004 - Automotive fuels - Diesel - Requirements and test methods [3] Direttiva 98/70/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 1998, relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel e recante modificazione della Direttiva 93/12//CEE del Consiglio (1998) [4] Direttiva europea 2003/17/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 marzo 2003, che modifica la direttiva 98/70/CE relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel (2003) [5] Decreto Legislativo 21 marzo 2005 N. 66 – Attuazione della direttiva 2003/17/CE relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel [6] Norma europea EN 14274:2003 - Automotive fuels - Assessment of petrol and diesel quality - Fuel quality monitoring system (FQMS) [7] Norma europea EN 14275:2003 - Automotive fuels - Assessment of petrol and diesel fuel quality - Sampling from retail site pumps and commercial site fuel dispensers [8] Direttiva europea 2003/30/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 8 maggio 2003 sulla promozione dell’uso dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti (2003) [9] E. 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GAUTAM – Emission Reductions and Operational Experiences With Heavy Duty Diesel Fleet Vehicles Retrofitted With Continuously Regenerated Diesel Particulate Filters in Southern California – SAE Technical Paper N. 2001-01-0512 (2001) Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 13 ssc attività - studi & ricerche Studio di biomasse per uso energetico mediante analisi TG-FTIR Gabriele Migliavacca, Francesca Hugony Stazione Sperimentale per i Combustibili Viale A. De Gasperi, 3, 20090, San Donato Milanese (MI) tel. +39 02 51604.1; e-mail: [email protected] RIASSUNTO La pirolisi, quale fase iniziale e determinante dei processi di combustione così come di quelli di gassificazione, rappresenta un interessante oggetto di studio per la valutazione del potenziale sfruttamento energetico di vari combustibili alternativi come le biomasse. Nel presente lavoro vengono presentati i risultati di una serie prove sperimentali condotte applicando la tecnica combinata TG-FTIR ad alcuni campioni di biomasse dalle differenti caratteristiche. I dati ottenuti sono analizzati e comparati al fine di evidenziare analogie e differenze nel comportamento di biomasse vegetali differenti sottoposte al medesimo trattamento pirolitico. SUMMARY Pyrolysis, as the early and crucial process both in combustion and gasification, is an interesting subject of study for the evaluation of the potential energy use of various alternative fuels, such as biomass. In this paper we present the results of a series of experiments conducted by applying the TG-FTIR combined technique for samples of biomass from different features. The data obtained are analyzed and compared to highlight similarities and differences in the behaviour of different plant biomass undergoing the same pyrolysis treatment. INTRODUZIONE Il sistema energetico mondiale sta attualmente subendo una fase di forti trasformazioni per venire incontro alle sempre più pressanti esigenze di produzione e di ecocompatibilità; nell’ambito di questi sforzi molti sono rivolti allo sviluppo delle fonti rinnovabili. L’obiettivo, recentemente sancito a livello europeo di raggiungere il 20% di produzione energetica da fonti rinnovabili entro il 2020, è molto ambizioso e saranno prevedibilmente imposti nel prossimo futuro altri obiettivi ancor più ambiziosi. Per questa ragione devono essere approntate e realizzate strategie sinergiche che richiedono un massiccio ricorso alla ricerca in tutti i settori coinvolti. E’ evidente che nessuna delle fonti rinnovabili attualmente disponibili può da sola sopperire all’intero contributo richiesto. Solo una massiccia implementazione di tutte le possibili fonti può permettere il raggiungimento dei traguardi proposti. Il recupero energetico dalle biomasse, in special modo da quelle che costituiscono i residui dell’industria agricola ed alimentare, insieme alla frazione biogenica dei rifiuti urbani e industriali può fornire un contributo rilevante alla produzione mondiale di energia rinnovabile. La combustione diretta delle biomasse è un processo tecnologico ben noto, che però può essere ulteriormente ottimizzato, principalmente per ridurre alcune specifiche emissioni inquinanti come il particolato, il CO ed in alcuni casi i composti policiclici aromatici (IPA) e le diossine; ciò in special modo negli impianti di piccola taglia dove non è praticabile l’installazione di complessi sistemi di abbattimento. La gassificazione è una soluzione tecnica più sofisticata e di complessa realizzazione che 14 La Rivista dei Combustibili ssc offre vantaggi in termini di maggiore efficienza e ridotte emissioni in special modo quando il gas prodotto è bruciato in una turbina a gas, oltre ad offrire la possibilità di impiegare il syngas prodotto per differenti utilizzi in ambito chimico ed energetico. La pirolisi rapida delle biomasse è un’altra via di conversione che permette di produrre biooli, più adatti per molte applicazioni a partire dalle biomasse solide. Tutti questi processi sono attualmente in fase di sviluppo o di ulteriore ottimizzazione in special modo per poter rispettare i sempre più stringenti vincoli ambientali. La pirolisi è il primo stadio comune a tutti questi processi e la sua cinetica è di fondamentale importanza per la conversione finale della biomassa. Non soltanto la velocità di pirolisi, ma anche la composizione delle sostanze volatili è di importanza basilare nello sviluppo della combustione e della gassificazione. La combustione delle volatili è in effetti il processo che garantisce l’innesco e la propagazione della fiamma e che permette la successiva ossidazione del char. Ugualmente nel processo di gassificazione è la natura delle specie volatili primarie a determinare in larga misura la composizione finale del syngas, che si origina da una complessa serie di reazioni secondarie successive. La progettazione e l’ottimizzazione dei processi e degli impianti richiede una profonda conoscenza della chimica e della fisica alla base di essi, quindi anche esperimenti su piccola scala possono fornire le necessarie informazioni riguardo ciascuna fase del processo globale, a patto che gli esperimenti siano realizzati in modo tale da fornire dati e parametri intriseci. L’analisi termogravimetrica è una delle tecniche più comunemente usate per lo studio della pirolisi e della combustione dei solidi, dal momento che fornisce dati accurati riguardo la cinetica a partire da piccolissime quantità di campione [1, 2]. Queste caratteristiche sono molto utili per minimizzare l’influenza della diffusione termica e materiale sui risultati finali. D’altro canto le piccole quantità in gioco costituiscono un limite della tecnica quando si vogliono studiare materiali altamente eterogenei, ciò a causa della scarsa rappresentatività dei campioni analizzabili. Ciò nonostante la termogravimetria rimane una tecnica molto utile per lo studio del comportamento dei solidi, in special modo se applicata a singoli componenti omogenei di più complesse miscele di materiali, più o meno intimamente legati fra di loro. La combinazione dei comportamenti delle singole frazioni è generalmente in grado di rappresentare opportunamente il comportamento dell’insieme. Non soltanto sono necessari i dati per conseguire progressi nel campo dello sfruttamento energetico delle biomasse, ma servono anche opportuni modelli numerici per l’interpretazione e previsione del comportamento dei sistemi e degli impianti considerati [3]. In tal modo è possibile sfruttare i dati sperimentali ottenuti mediante tecniche di laboratorio quali la termogravimetria per descrivere meccanicisticamente ogni singola fase del processo reale e prevederne il comportamento in funzione delle condizioni operative di esercizio. La rappresentazione del comportamento di un sistema chimico complesso come la biomassa attraverso la combinazione della corrispondente reattività dei singoli componenti principali è una tecnica ampiamente utilizzata [4]. L’assenza di interazioni fra i componenti maggioritari e l’irrilevanza di quelli minoritari costituiscono le assunzioni di base di questo approccio, assunzioni che richiedono di essere verificate nello specifico campo di applicazione. SEZIONE SPERIMENTALE Si è condotta una serie di prove termogravimetriche al fine di investigare il comportamento di alcune biomasse: campioni polverizzati di gusci di cocco, tabacco in foglie, pula di riso e legno di pioppo; tutti questi materiali, in qualità di sottoprodotti agricoli ed industriali, possono essere potenzialmente avviati al recupero energetico. Per gli esperimenti è stata utilizzata una termobilancia Mettler Toledo modello TG850; per contenere i campioni di polvere, di quantità compresa fra 15 e 20 mg, si è usato un crogiolo in platino (16 mm di diametro). Il crogiolo, posto sul braccio della microbilancia, è meccanicamente introdotto nel forno riscaldato elettricamente in cui due micro-termocoppie misurano rispettivamente la temperatura del campione e del forno. Un sistema di controllo Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 15 ssc attività - studi & ricerche computerizzato permette di impostare una o più rampe di temperatura a differenti velocità di riscaldamento, fino a 500 °C/min (nominale), in modo da simulare le specifiche condizioni operative. Il flusso di trasporto del gas può essere impostato in modo da ottimizzare le condizioni sperimentali e può essere alimentato ad un analizzatore FTIR per caratterizzare la composizione volatile. Negli esperimenti che qui si presentano il flusso di azoto è stato impostato a 50 ml/min, al fine di mantenere le condizioni di pirolisi e garantire il mantenimento di concentrazioni sufficientementemente elevate da permettere una determinazione quantitativa per mezzo di analisi in FTIR. A questo scopo è stato utilizzato uno spettrofotometro FTIR Nicolet Antaris IGS dotato di una cella riscaldata dal cammino ottico pari a 2 m e di un detector raffreddato ad azoto liquido per la minimizzazione del rumore. Lo strumento calibrato per la determinazione quantitativa di un determinato insieme di specie prodotte nel corso dei processi di combustione e pirolisi ha permesso di individuare e quantificare una serie di prodotti gassosi rilasciati nel corso del processo. Tutti i campioni sono costituiti da polveri finemente macinate, in modo da ridurre al minimo le resistenze diffusive al fine di ottenere risultati omogenei e comparabili. Nonostante ciò, esistono alcune differenze tra i campioni in conseguenza della diversa natura e resistenza meccanica del materiale di partenza; in particolare i gusci di noci di cocco hanno mostrato una durezza maggiore, con una conseguente dimensione maggiore delle particelle ottenute. In Tabella 1 sono raggruppate le informazioni circa la composizione chimica di ciascun campione. Tabella 1 Composizione dei campioni di biomassa RISULTATI La perdita in peso di un campione sottoposto a riscaldamento controllato costituisce il principale risultato di una qualsiasi analisi termogravimetrica. In questo caso però, l’accoppiamento di questa ad una tecnica analitiBase t.q. daf* mol ca quantitativa atta alla caratterizzazione dei secca prodotti gassosi rilasciati, consente una inve% % % % stigazione più approfondita ed un incrocio GUSCI DI COCCO dei dati che incrementa notevolmente la comUmidità 7.0 0 0 Ceneri 3.0 3.23 0 prensione del fenomeno. In primo luogo la C 46.15 49.62 51.28 31.97 differenza fra la perdita in peso istantanea H 6.58 6.24 6.45 48.24 misurata dalla termobilancia e la somma N 0.2 0.22 0.22 0.12 massiva delle specie gassose rilasciate nel O 44.07 40.7 42.05 19.67 medesimo istante può permettere di stimare LEGNO DI PIOPPO la contestuale produzione di tar. A tal propoUmidità 5.84 0 0 sito va però chiarito che tale valutazione può Ceneri 1.37 1.45 0 rappresentare soltanto una stima per eccesso C 48.2 51.19 51.95 33.47 H 6.18 5.87 5.96 46.09 della frazione di tar prodotta, in quanto non N 1.17 1.24 1.26 0.7 tutte le specie gassose rilasciate sono effettiO 43.08 40.24 40.83 19.73 vamente quantificate mediante FTIR e quindi TABACCO IN FOGLIE la frazione totale di gas può risultare sottostiUmidità 8.0 0 0 mata. Ceneri 3.0 3.26 0 Nei grafici tridimensionali di Figura 1 è C 33.86 36.8 38.04 26.97 messa a confronto l’evoluzione temporale H 5.34 4.84 5 42.54 degli spettri IR osservati per ciascun campioN 2.5 2.72 2.81 1.71 O 55.3 52.38 54.14 28.78 ne, nel corso di prove analoghe in termini di PULA DI RISO velocità di riscaldamento e flusso di trasporUmidità 9.28 0 0 to. Si osserva una sostanziale similitudine nei Ceneri 7.95 8.76 0 tracciati, indicante un comportamento C 40.42 44.55 48.83 28.28 macroscopicamente simile per le tre biomasH 7.3 6.91 7.57 52.62 se. Questo fatto non risulta sorprendente N 2.25 2.48 2.72 1.35 stante la comune base vegetale delle matrici O 42.08 37.29 40.87 17.75 considerate. *su base secca priva di ceneri 16 La Rivista dei Combustibili ssc Figura 1 Figura 1 Evoluzione temporale degli spettri IR per i 4 campioni studiati cocco pioppo pula tabacco Più in dettaglio in Figura 2 si possono confrontare quattro spettri infrarossi rappresentativi della fase di massima evoluzione delle volatili per ciascun campione, che in tutti i casi si colloca fra 1400 e 1700 s dall’inizio della prova ad una temperatura di circa 350-400 °C. Anche in questo caso si osservano forti analogie fra gli spettri, con la presenza di strutture spettrali analoghe, rappresentative delle medesime classi di composti rilasciati in manieraFigura simile2 per tutti e tre i campioni considerati. Figura 2 Spettri infrarossi di massima evoluzione delle volatili per i 4 campioni studiati cocco pioppo pula tabacco Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 17 ssc attività - studi & ricerche Nei grafici di Figura 3 è riportata la perdita in peso misurata gravimetricamente a confronto con quella corrispondente calcolata sulla base della somma dei gas quantificati; come Figura 3 già detto la differenza fra le due è principalmente da attribuirsi alla formazione di tar. FTIR Temperatura TG FTIR Temperatura 1000 100 1000 80 800 % 80 800 60 600 60 600 40 400 40 400 20 200 20 200 0 1000 0 2000 3000 0 0 4000 t [s] 0 2000 3000 0 4000 t [s] pioppo TG FTIR Temperatura TG 1000 100 FTIR Temperatura 80 800 100 % 80 60 600 60 600 40 400 40 400 20 200 20 200 0 1000 0 2000 3000 t [s] T [°C] % 1000 800 0 0 4000 0 pula 1000 2000 3000 t [s] T [°C] cocco 1000 T [°C] TG 100 % T [°C] Figura 3 Perdita in peso gravimetrica e FTIR per i 4 campioni studiati 0 4000 tabacco Nei grafici delle Figure 4-7 sono invece riportati gli andamenti delle principali specie rilasciate e quantificabili in fase gas, essi sono espressi in termini di percentuale sulla massa iniziale di campione. Per tutte le biomasse considerate i principali prodotti gassosi di pirolisi sono rappresentati dall’acqua e dalla CO2 che costituiscono ciascuna tra il 20 e il 30% della massa iniziale del campione. Tutte la altre specie sono invece presenti in proporzioni ridotte, con il solo CO che si attesta su alcuni punti percentuali del totale. Gli idrocarFigura 4 buri misurati non superano mai l’1%, se presi singolarmente, ed anche cumulativamente Temperatura 1000 % 80 800 600 60 40 400 CH4 CO Temperatura 3 % 2,5 1000 800 2 600 1,5 400 1 20 200 0 0 1000 HCN N2O 0,1 2000 3000 NO NH3 0 0 800 0,06 600 1000 2000 3000 a NO2 Temperatura 1000 % 0,08 200 0,5 0 4000 t [s] C2H4 C3H6 Acetaldeide Temperatura t [s] 0,4 0,02 800 0 18 600 0,2 400 0,1 200 0 1000 2000 3000 t [s] b 1000 % T [°C] 400 0 4000 H2CO 0,3 0,04 0 4000 200 0 c T [°C] H2O T [°C] CO2 100 T [°C] Figura 4 Evoluzione quantitativa delle principali specie gassose rilasciate dalla pirolisi del cocco 0 1000 2000 3000 t [s] 0 4000 d La Rivista dei Combustibili ssc non raggiungono il 3%, pur includendo le specie ossigenate. E’ però da sottolinearsi ulteriormente che molte altre specie organiche, dalla struttura più o meno complessa, sono indubbiamente presenti, anche se in percentuale minima quando considerate singolarmente, ma che complessivamente costituiscono una frazione molto significativa delle volatili. Questa componente, principalmente formata da specie condensabili, definibili quindi come tar, risulta massima nel caso del legno di pioppo e del guscio di cocco, associata quindi alla maggior presenza di lignina in questi materiali, mentre è minima nel caso della pula di riso e soprattutto delle foglie di tabacco dove la componente cellulosica è preponderante. L’azoto sembra invece ripartirsi fra differenti specie ossigenate e non in maniera abbastanza equilibrata, senza una chiara correlazione con il materiale di partenza, correlazione che andrebbe Figura 5 invece ricercata con la presenza e l’abbondanza di specifici precursori, quali ad esempio gli amminoacidi costituenti le proteine. Temperatura CH4 1000 % 800 60 600 40 400 20 200 0 0 1000 HCN N2O 2000 3000 NO NH3 t [s] 1000 800 3 600 2 400 1 0 4000 200 0 0 1000 2000 3000 a C2H4 Acetaldeide NO2 Temperatura 0,1 % 0,08 1000 1 C3H6 Temperatura 0 4000 t [s] b H2CO 1000 800 0,06 600 0,6 600 0,04 400 0,4 400 0,02 200 0,2 200 0 0 1000 CO2 2000 H2O 3000 t [s] T [°C] 800 % 0,8 figura 6 Figura 5 Evoluzione quantitativa delle principali specie gassose rilasciate dalla pirolisi del pioppo Temperatura % T [°C] 80 CO 4 0 4000 0 4000 0 0 1000 2000 3000 c CH4 Temperatura 100 % 1000 80 800 60 600 T [°C] H2O CO T [°C] CO2 100 t [s] d Figura 6 Evoluzione quantitativa delle principali specie gassose rilasciate dalla pirolisi della pula di riso Temperatura 2 1000 % 400 0,5 200 0 0 1000 HCN N2O 0,6 % 0,5 2000 3000 NO NH3 t [s] 0 400 0 0 1000 2000 3000 Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 t [s] 3000 C3H6 Temperatura t [s] 0 4000 b H2CO 1000 800 0,15 600 0,1 400 0,05 200 0,1 2000 % T [°C] 600 0,3 C2H4 Acetaldeide 0,2 800 0,2 1000 a NO2 Temperatura 1000 0,4 200 0 0 4000 200 0 0 4000 c T °C 1 T [°C] 20 600 T [°C] 400 40 800 1,5 0 1000 2000 3000 t [s] 0 4000 d 19 ssc attività - studi & ricerche Figura 7 CO2 H2O CH4 Temperatura CO Temperatura 1000 800 % 8 800 60 600 6 600 40 400 4 400 20 200 2 200 80 0 0 1000 HCN N2O 2000 NO NH3 0,4 T [°C] 1000 0 0 3000 t [s] 4000 0 1000 2000 3000 a NO2 Temperatura 1000 C2H4 Acetaldeide 0,4 C3H6 Temperatura T [°C] 10 100 % 0 4000 t [s] b H2CO 1000 % 800 0,3 600 0,2 400 0,1 600 0,2 400 0,1 200 0 0 1000 2000 3000 t [s] 800 0,3 0 4000 200 0 c T [°C] % T[°C] Figura 7 Evoluzione quantitativa delle principali specie gassose rilasciate dalla pirolisi del tabacco 0 1000 2000 3000 t [s] 0 4000 d CONCLUSIONI I risultati qui presentati rappresentano un piccolo ma significativo campione del diverso comportamento che biomasse di natura molto differente possono presentare durante il processo di pirolisi. E’ facile osservare come i risultati finali, in termini di perdita totale in peso e rilascio percentuale globale delle maggiori specie gassose, siano da considerarsi nel complesso simili, pur partendo da materiali in origine assai diversi. La frazione di tar rilasciata è senza dubbio il parametro maggiormente variabile, sebbene in questo lavoro essa sia valutata solo in maniera indiretta. Ciò che si può invece osservare direttamente è la più marcata differenza osservabile in termini cinetici nel comportamento dei vari campioni sottoposti a riscaldamento controllato. Ciò può risultare rilevante ai fini di un corretta progettazioni degli impianti di conversione energetica (combustione, pirolisi o gassificazione) di questi materiali ligno-cellulosici nei quali la cinetica del processo più che la sua termodinamica può giocare un ruolo fondamentale nella massimizzazione dei prodotti attesi e nella minimizzazione di quelli indesiderati. RINGRAZIAMENTI Gli autori ringraziano il Laboratorio Termochimica della Stazione Sperimentale per i Combustibili, in special modo nelle persone della dott.ssa Gigante e del dott. Pasturenzi, per l’utile supporto e la proficua collaborazione, ed il Laboratorio Infiammabilità della Stazione Sperimentale per i Combustibili, nella persona dell’ing. Mazzei, per la disponibilità dimostrata mettendo a disposizione parte della strumentazione utilizzata. BIBLIOGRAFIA [1] Lapuerta M. et al. (2004). Biomass and Bioenergy 27 385 – 391. [2] Hajalogol M. et al. (2001). Fuel, 80, 1789. [3] Manya J. J. et al. (2003). Ind. Eng. Chem. Res., 42, 434. [4] Cuoci A. et al. 30ima Conferenza della Sezione Italiana del Combustion Institute, Napoli, Giugno 2007. 20 La Rivista dei Combustibili attività - studi & ricerche ssc Emissioni di GHG da trasporto autoveicolare: proiezioni globali, situazione italiana Silvia Bertagna, Simone Casadei Stazione Sperimentale per i Combustibili Viale A. De Gasperi 3, 20097 S. Donato Milanese (MI) tel +39 02 516041; fax +39 02 514286; e-mail: [email protected] Il Gruppo Ambiente della SSC ha intrapreso uno studio finalizzato alla stima della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (GHG) nel contesto italiano, derivanti dal macrosettore Trasporto su strada e associata alla distribuzione di biocombustibili e alla diffusione nel parco circolante di autovetture con sistemi di propulsione innovativi. Con questa finalità, in merito all’argomento è stata realizzata una sintesi preliminare del contesto evolutivo mondiale tratta dal World Energy Outlook 2009 [1] (che viene qui pubblicata in attesa della prossima uscita del WEO 2010 da cui potranno trarsi in seguito utili confronti) ed una breve panoramica della situazione italiana e dei suoi possibili prossimi sviluppi, che verranno approfonditi in successive pubblicazioni. PROIEZIONI DELLE EMISSIONI GLOBALI DI CO2 DAL TRASPORTO AUTOVEICOLARE SECONDO LO SCENARIO DI RIFERIMENTO E LO SCENARIO 450 ppm La produzione di petrolio ha già raggiunto il picco nella maggior parte dei paesi non-OPEC e si ritiene che raggiungerà il picco nella maggior parte degli altri paesi prima del 2030, nonostante si ritenga probabile un regolare aumento nel prezzo del grezzo. Un declino continuo del numero e delle dimensioni di nuovi giacimenti scoperti determinerà un aumento dei costi marginali di sviluppo del settore. Di conseguenza, l’utilizzo a livello globale dei biocombustibili si prevede in aumento: secondo lo Scenario di Riferimento, a fronte di un valore pari a 0,8 mb/d (milioni di barili al giorno) nel 2008, nel 2015 si prevede un consumo globale di 1,6 mb/d e nel 2030 di 2,7 mb/d. Entro il 2030, sempre secondo lo Scenario di Riferimento, i biocombustibili copriranno il 5% della domanda mondiale di energia per il trasporto su strada, a fronte del 2% attuale. Nonostante gli autoveicoli alternativi quali quelli con propulsione ibrida, ibrida plug-in Lo Scenario di Riferimento considera un’evoluzione dei [2] ed elettrica abbiano di recente ricevuto mercati energetici globali “Business As Usual” (BAU) notevole attenzione da parte dell’opinione pub- senza l’implementazione di politiche climatiche da parte blica, a ciò non sono corrisposte politiche deci- dei governi. se da parte dei governi mondiali finalizzate Lo Scenario 450 ppm considera l’ipotesi che i governi all’incentivazione dell’acquisto e utilizzo di tali mondiali intraprendano in futuro iniziative finalizzate a autovetture. Dati i costi elevati e il lento turn- contenere la concentrazione massima di CO2eq in atmosfeover delle flotte autoveicolari, per gli autoveico- ra a 450 ppmv, la concentrazione attuale è prossima a li ibridi (0,15% della flotta globale del 2007) lo 390 ppmv: secondo numerose elaborazioni modellistiche e Scenario di Riferimento prevede una crescita al pubblicazioni scientifiche ad una concentrazione di 450 5,3% entro il 2020 e un 6,1% entro il 2030. Gli ppmv in atmosfera potrebbe corrispondere un aumento autoveicoli ibridi plug-in e le automobili elettri- massimo della temperatura media globale contenuto entro che rimarranno marginali coprendo il solo 0,3% i 2°C rispetto all’era pre-industriale [3]. della flotta globale nel 2030. Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 21 ssc attività - studi & ricerche Per quanto riguarda le emissioni autoveicolari, l’ipotesi della realizzazione dello Scenario 450 ppm prevede vendite di PLDV (Passenger Light Duty Vehicles) nell’Unione Europea con limite emissivo massimo al 2020 di 90 g/km di CO2 che consentirebbe, rispetto allo Scenario di Riferimento, la riduzione di 111 Mt di CO2. Inoltre, rispetto allo Scenario di Riferimento l’uso dei biocombustibili nel macrosettore Trasporto su strada nello Scenario 450 ppm determinerebbe a livello globale una diminuzione di 57 Mt di CO2 al 2020 e di 429 Mt di CO2 al 2030. In termini di emissioni di CO2 globali dai settori dei trasporti (trasporto su strada, aereo, marittimo, etc.), passando dallo Scenario di Riferimento allo Scenario 450 ppm si stima una riduzione di circa 670 Mt (9%) al 2020 e 1,6 Gt (18%) al 2030, grazie soprattutto al ruolo determinante del Trasporto su strada (610 Mt entro il 2020, 1,3 Gt entro il 2030) che potrà contare su: - una maggior efficienza di autoveicoli alimentati con combustibili fossili; - un incremento del consumo di biocombustibili; - una diffusione nel parco circolante globale di autoveicoli ibridi plug-in e di autoveicoli elettrici. Di rilievo la riduzione di CO2 associata ai PLDV, che peserà per il 60% rispetto alla diminuzione complessiva del macrosettore Trasporto su strada (tuttavia le emissioni complessive di GHG dai settori dei trasporti continueranno comunque a crescere per l’aumento della domanda nei paesi in via di sviluppo). Entro il 2020 si prevede che solo il 52% delle vendite sarà di autoveicoli con motore a combustione interna ed entro il 2030 si scenderà al 42%. Nello Scenario 450 ppm gli autoveicoli ibridi giocano un ruolo molto importante per la riduzione delle emissioni a breve termine e corrisponderanno al 32% delle nuove vendite entro il 2020. Dopo il 2020, dato che gli autoveicoli ibridi plug-in e le automobili elettriche diverranno più disponibili, la vendita delle autovetture ibride calerà, assestandosi al 29% entro il 2030 (Figura 1). Per quanto concerne gli HDV (Heavy Duty Vehicles), nello Scenario 450 ppm si prevede un passaggio da un fattore di emissione medio di 340 gCO2/km nel 2007 a un fattore di Figura 1 270 gCO2/km nel 2020 e 227 gCO2/km nel 2030, con i principali “risparmi” di CO2 legaMarket share delle ti a miglioramenti dell’efficienza motoristica, all’aumento nel consumo di biocombustibiautovetture li, al passaggio modale al trasporto su ferro e ad una maggiore efficienza logistica. (distinte per In relazione all’aumento previsto nei consumi di elettricità nello Scenario 450 ppm per la tipologia diffusione di autoveicoli ibridi plug-in e autoveicoli elettrici, la riduzione dell’emissione motoristica) nei della CO2 del macrosettore Trasporto su strada sarà in parte compensata dall’aumento delle due scenari Figura1 emissioni degli impianti di produzione dell’energia elettrica richiesta dagli altri considerati [1] Veicoli a comb. interna scenario 450 21 29 Veicoli ibridi 7 Veicoli ibridi plug-in 2030 42 Veicoli elettrici scenario BAU 7 93 scenario 450 12 32 4 2020 52 scenario BAU 2007 1 99 0% 22 7 93 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% La Rivista dei Combustibili ssc Veicoli a Veicoli comb. Veicoli Veicoli Veicoli ibridi Veicoli Int. elettrici elettrici elettrici plug-in ibridi Macrosettori (fonti fisse, centrali per la generazione di elettricità). Nello Scenario di Riferimento, considerando questo fattore di compensazione, l’emissione di CO2/km dei futuri autoveicoli ibridi è addirittura inferiore rispetto a quella degli autoveicoli ibridi plugin e di quelli elettrici. Al contrario, nello Scenario 450 ppm, ipotizzando il mix di combuFigura2 stibili per la generazione di energia elettrica meno emissivo in termini di CO2, gli autoveicoli ibridi emettono il doppio della CO2/km rispetto ad un’autovettura elettrica (Figura 2). Per quanto concerne il consumo complessivo di combustibile fossile per il settore trasporti nello Scenario 450 ppm, si prevede che questo sia 542 Mtep inferiore rispetto allo (mix energetico) Scenario di Riferimento al 2030, con la maggior parte del risparmio di combustibile asso(mix energetico) ciabile agli autoveicoli (82% del risparmio dei (en.elettr. settori dei trasporti rispetto allo Scenario di da gas, no Riferimento). CCS) (en.elettr. Il consumo di biocombustibili aumenterà di da carbone, 123 Mtep nel 2020 e di 278 Mtep nel 2030; al no CCS) 2030 si prevedono 145 Mtep in più rispetto allo Scenario di Riferimento (con il maggior contributo proveniente dai biocombustibilii di 50 100 0 seconda generazione) (Tabella 1). I biocombustibili rappresenteranno il 7% dei combustibili da Trasporto su strada nel 2020 e l’11% nel 2030 a livello globale. L’uso dell’elettricità per l’alimentazione di autoveicoli ibridi plug-in e di autoveicoli elettrici aumenterà da circa 350 TWh nel 2020 a 835 TWh nel 2030, rispetto ai soli 40 TWh previsti nello Scenario di Riferimento. Lo spostamento dai combustibili fossili tradizionali nella generazione di energia per il trasporto su strada, nello Scenario 450 ppm, dipenderà dalla diversa caratterizzazione geografica locale: si prevede, ad esempio, che il Brasile punterà su un ulteriore incremento di biocombustibili nel 2030, mentre in aree urbane densamente popolate, quali quelle negli U.S.A., in Cina e nell’U.E., sarà favorita la diffusione di autoveicoli ibridi plug-in e autoveicoli elettrici rispetto all’alimentazione con i biocombustibili, con il concomitante miglioramento della qualità dell’aria urbana. In Figura 3 si riporta il confronto tra l’evoluzione del market share delle autovetture prevista nel mondo e nell’Unione Europea in termini di implementazione tecnologica e motoristica, nello Scenario 450 ppm, dei nuovi autoveicoli venduti. La progressiva introduzione sul mercato di autoveicoli elettrici e ibridi plug-in e il contestuale aumento dell’impiego di biocombustibili in sostituzione di quelli fossili consentiranno un netto calo dell’intensità emissiva di CO2 per ogni nuovo autoveicolo venduto sia a livello mondiale che europeo. In particolare, nell’Unione Europea la promozione dei biocombustibili e il miglioramento Tabella 1 Scenario 450 ppm Totale (Mtep) Petrolio Gas Elettricità Biocombustibili Altri Emissioni di CO2 (Mt) 2007 2297 2161 75 23 34 4 6623 2020 2574 2306 77 65 123 3 7066 2030 2994 2510 82 122 278 3 7688 Scenario 450 ppm Scenario BAU Anno 2000 150 g/km 200 Figura 2 Emissione di CO2 per km distinta per tipologia di autoveicolo e in due differenti scenari riferiti al 2030 (Nota: i risultati sono indicativi e possono essere variabili in funzione del fuel mix di ciascun paese - per lo stesso motivo non sono state incluse le perdite dovute alla trasmissione e alla distribuzione) [1] Andamento rispetto allo scenario BAU 2020 2030 -6% -10% -9% -18% -11% -15% 83% 165% 19% 109% -9% -19% -9% -18% Tabella 1 - Consumi energetici globali del settore trasporti per fonte ed emissioni di CO2 associate (scenario 450 ppm) [1] Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 23 ssc attività - studi & ricerche Figura3 delle tecnologie dei motori a combustione interna, più che l’introduzione sul mercato di 90 Veicoli ibridi plug-in autoveicoli elettrici, ibridi e ibridi plug-in, Veicoli ibridi 80 consentiranno al 2030 un’intensità di CO2 Veicoli a comb. interna 70 emessa per ogni nuovo autoveicolo venduto 205 60 pari a 70 g/km. Intensità di CO (g/km) L’Unione Europea, tramite la Direttiva 50 170 2009/28/CE, prevede per gli Stati Membri 40 come obiettivo minimo obbligatorio - il rag125 30 100 90 giungimento del 10% per quanto riguarda la 70 20 quota di biocombustibili sul consumo di ben10 zine e diesel per autotrazione entro il 2020. La 0 Commissione Europea stima che la Direttiva 2020 2030 2007 2020 2030 2007 sui Biocombustibili consenta un risparmio di Scenario 450 ppm GLOBALE Scenario 450 ppm 35-40 Mt di CO2 eq. all’anno entro il 2010 (la EUROPEO riduzione netta di gas serra emessi dall’U.E. Figura 3 per la commercializzazione e il consumo dei Market share delle biocombustibili durante il 2006 e il 2007 è stata pari a 23,8 Mt CO2 eq.). Dalle politiche autovetture nazionali legate ai biocombustibili entro il 2020 gli Stati Membri si attendono un’ulteriore (distinte per riduzione di 25-30 Mt di CO2 eq., a fronte di un risparmio di 10 Mt di CO2 eq. nel 2010 [4]. 100 Veicoli elettrici % 2 tipologia motoristica) e di intensità emissiva di CO2 media dei nuovi autoveicoli (nello scenario 450 ppm) [1] Figura 4 Andamento del parco autoveicolare circolante e della categoria autovetture negli ultimi 25 anni [5] LA SITUAZIONE NAZIONALE: IL PARCO AUTOVEICOLARE ITALIANO Il parco autoveicolare italiano al 2009 risulta costituito da circa 48 milioni di autoveicoli, tra cui le autovetture rappresentano la categoria più numerosa con oltre 36 milioni di unità (il 76 % circa del totale) [5]. In Figura 4 è mostrata la consistenza del parco autovetture circolante in confronto al numero complessivo di autoveicoli presenti sul territorio nazionale: si nota il progressivo Figura4 aumento del divario tra i due andamenti dovuto principalmente all’incremento significativo del numero di motocicli nell’ultimo decennio. 50 000 000 45 000 000 Autovetture TOTALE (compresi motocicli, motocarri, autobus, HD) 40 000 000 35 000 000 30 000 000 25 000 000 20 000 000 15 000 000 10 000 000 5 000 000 0 1985 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 In Figura 5 viene invece mostrato l’andamento del numero di autovetture circolanti negli ultimi anni in Italia in funzione della tipologia di alimentazione, in valore assoluto e in ripartizione percentuale. 24 La Rivista dei Combustibili ssc Figura5 (sono due grafici e andrebbero sulla stessa pagina) 40 000 000 35 000 000 30 000 000 25 000 000 Elettriche Altro Benzina + Metano 20 000 000 Benzina + GPL Benzina 15 000 000 Gasolio Figura 5 Andamento in valore assoluto e in ripartizione percentuale del parco circolante autovetture distinte per tipo di alimentazione negli ultimi 20 anni [5] 10 000 000 5 000 000 0 1990 1995 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 100% 90% 80% 70% Altro 60% Elettriche Benzina + Metano 50% Benzina + GPL Benzina 40% Gasolio 30% 20% 10% 1990 1995 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Se si esamina tale ripartizione, risulta che attualmente circa 21 milioni di autovetture circolanti in Italia sono alimentate a benzina e circa 13,4 milioni a gasolio (dati al 31/12/2009). Nell’ultimo decennio si è rilevato un notevole incremento degli autoveicoli a gasolio (10 anni fa più dell’80% del parco circolante era costituito da autovetture alimentate a benzina) e il fattore che maggiormente ha determinato un significativo aumento nell’acquisto di autoveicoli diesel è stato il costo del gasolio che per parecchi anni è stato mantenuto decisamente inferiore a quello della benzina [6]. Figura6 2005 2004 2006 2007 2008 2009 25 23,4 Gasolio Benzina 20 Benzina + GPL 17,4 Benzina + Metano 15 17,3 13,1 10,3 10 % 0% 8,8 5,8 4,2 5 0 -1,1 Figura 6 - Variazione della composizione del parco circolante di autovetture distinte per tipologia di alimentazione – elaborazione SSC da [5] Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 -5 -3,3 2007/2006 -2,4 -3,5 2008/2007 2009/2008 25 ssc attività - studi & ricerche Figura 7 5000000 n. autovetture Figura 7 Stima del trend di diffusione delle autovetture bifuel (linea di tendenza con riferimento biennio 2007-2008) – elaborazione SSC da [5] 4000000 Benzina + GPL 3000000 Benzina + Metano 2000000 1000000 2020 2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012 2011 2010 2009 Figura8 2008 2007 0 anno Anno 2000 EURO 2 29% EURO 0 51% EURO 1 20% Anno 2006 EURO 4 16% EURO 0 18% EURO 1 12% EURO 3 25% EURO 2 29% Anno 2009 Figura 8 Suddivisione del parco autovetture a seconda dello standard emissivo di appartenenza - elaborazione SSC da [5,6] 26 EURO 4 33% EURO 0 EURO 5 13% 1% EURO 1 7% EURO 2 23% EURO 3 23% La stessa motivazione ha portato nell’ultimo biennio al considerevole aumento dell’immatricolazione di autovetture alimentate con GPL, combustibile cui sono associate emissioni allo scarico con minore impatto ambientale. Il GPL è un combustibile molto utilizzato in Italia, che detiene il primato dei consumi totali nel settore autotrazione in Europa; le autovetture circolanti ad oggi alimentate con GPL ammontano a circa 1,4 milioni, con un consumo medio complessivo di circa 1.300.000 tonnellate l’anno. Nella Figura 6 vengono riportate le variazioni delle immatricolazioni negli anni 2006-2009 per tipologia di alimentazione. Il notevole incremento delle immatricolazioni di autoveicoli bifuel (benzina/GPL e benzina/metano) è stato in parte incoraggiato dagli incentivi statali messi a disposizione del mercato nel corso del 2009. A titolo puramente esemplificativo si riporta in Figura 7 il trend di crescita delle autovetture bifuel benzina-GPL e benzina-metano al 2020 ipotizzando un incremento percentuale annuo pari a quello registrato tra il 2007 e il 2008, considerato come biennio di riferimento in quanto meno influenzato dagli incentivi rispetto al successivo. Per quanto riguarda l’evoluzione della composizione del parco autovetture italiano in funzione dello standard emissivo, negli anni si è evidenziato un netto progresso nelle prestazioni ambientali delle autovetture (in seguito alle disposizioni comunitarie imposte alle case automobilistiche). In Figura 8 è possibile apprezzare tale evoluzione in termini percentuali con riferimento agli ultimi 10 anni. Tuttavia, la continua crescita del parco autoveicolare e delle percorrenze, la tendenza all’acquisto di autovetture con cilindrate maggiori e la diminuzioLa Rivista dei Combustibili ssc ne della velocità media, specialmente in ambito urbano dove la guida, a causa dell’intenso traffico, è caratterizzata da frequenti “stop & go” (fermate e ripartenze), hanno in parte compensato il beneficio tratto dagli sforzi tecnologici dell’industria automobilistica per quanto concerne i consumi di combustibile e le emissioni di CO2 e di inquinanti. Si riportano in Figura 9 gli andamenti delle emissioni dei tre principali gas-serra (CO2, CH4, N2O) prodotte dal macrosettore Trasporto su strada (emissioni complessive di autovetture, HDV, motocicli, etc.) nel periodo 1990-2008 con la corrispondente ripartizione percentuale [7]. Per quanto concerne le emissioni di CO2 si nota come queste tendano a stabilizzarsi a partire dal 2003, con una leggera diminuzione nel 2008 rispetto all’anno precedente. In netto calo l’emissione complessiva di CH4 (fin dal 1994), e di N2O (dal 2000) a causa della crescente efficienza della tecnologia motoristica degli autoveicoli e dei dispositivi catalitici applicati per l’abbattimento delle emissioni degli inquinanti. In particolare si nota la diminuzione del contributo delle autovetture alimentate a benzina all’emissione complessiva dei tre GHG; essa è compensata in parte dall’aumento del contributo delle autovetture diesel all’emissione complessiva di CO2 e N2O, dovuto all’incremento delle immatricolazioni di queste autovetture e, per l’N2O, all’indisponibilità sul mercato di dispositivi installabili su autovetture diesel in grado di abbatterne efficacemente l’emissione di ossidi di azoto. Figura 9 140000 100% 90% 80% 100000 70% Emissione di CO 2 [Gg] 120000 60% 80000 50% 60000 40% 30% 40000 20% 20000 10% 2008 2007 2005 2006 2004 2002 2003 2001 2000 1999 1997 1998 1996 1996 1995 1996 1995 1995 1994 1994 1994 1993 1993 1993 1992 1992 1992 1990 1991 1991 1990 1991 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 100% 40 90% 35 80% 70% 30 60% 25 50% 20 40% 15 2006 2007 2008 2007 2008 2003 2003 2006 2002 2002 2004 2001 2001 2005 2000 2005 1999 1999 2000 2004 1997 1998 6 1997 2008 2006 2007 2005 2004 2003 2001 2002 2000 1999 1997 1998 1995 1996 1994 0% 1993 10% 0 1991 5 1992 20% 1998 30% 10 1990 Emissione di CH 4 [Gg] 45 1990 0% 0 Figura 9 Andamenti delle emissioni dei tre principali gas serra dal macrosettore Trasporto su strada in funzione del combustibile di alimentazione (diagrammi a sinistra) e corrispondente ripartizione percentuale (diagrammi a destra) nel periodo compreso tra il 1990 e il 2008 elaborazione SSC da [7] 100% 90% Emissione di N 2O [Gg] 5 80% 70% 4 60% 3 50% 40% 2 30% 20% 1 10% Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 1999 2000 1998 1997 1995 1996 1994 1993 1992 1991 0% 1990 0 27 ssc attività - studi & ricerche AUTOVEICOLI ELETTRICI E IBRIDI: SCENARI DI DIFFUSIONE IN ITALIA Per le ragioni descritte in precedenza, appare chiaro che, così come anche indicato da diversi studi [8, 9], la diffusione degli autoveicoli con motorizzazioni innovative (tra i quali spiccano gli autoveicoli elettrici, ibridi e ibridi plug-in) potrà contribuire nei prossimi anni alla riduzione delle emissioni di gas serra dal trasporto autoveicolare anche in Italia. Le autovetture elettriche (alcune delle quali offrono prestazioni in grado di soddisfare una guida “sportiva”, grazie al motore in grado di raggiungere subito la coppia massima e di erogare così la massima potenza) emettono direttamente una quantità sostanzialmente nulla di inquinanti e gas a effetto serra in atmosfera, tuttavia valutazioni complete dell’impatto ambientale di questa tipologia di autovetture e degli autoveicoli ibridi e ibridi plug-in non possono prescindere da un’analisi LCA integrale, per la quale si rimanda a studi specifici [8, 10]. A frenare la diffusione di queste autovetture persistono limiti tecnologici legati alla ridotta autonomia delle batterie (mediamente un centinaio di km percorribili a ricarica in ambito urbano, a seconda del modello, fino a un massimo teorico dichiarato di 150-200 km) e ai prezzi molto elevati per via dei costi significativi delle batterie agli ioni di litio. Le stime di una possibile diffusione degli autoveicoli elettrici devono al momento essere considerate affette da un intrinseco grado di incertezza legato a diversi fattori tra cui, oltre a quelli sopra citati, l’andamento alterno del costo del petrolio, le forme di incentivazione alla rottamazione degli autoveicoli più inquinanti e le normative di limitazione alla circolazione di questi ultimi. La propulsione termico-elettrica, che accoppia al motore tradizionale una o più macchine elettriche (le quali possono funzionare come motore per livellare i carichi o come generatori per il recupero in frenata), consente il raggiungimento di prestazioni elevate, sia in termini di consumo, sia in termini di limitazione delle emissioni allo scarico rispetto ad un motore a combustione interna. L’autoveicolo ibrido, grazie all’accumulo elettrico, offre la possibilità di recuperare parte dell’energia altrimenti dissipata durante le fasi di frenata e sosta dell’autoveicolo (risparmi che vanno dal 5 al 20%) e, inoltre, di far funzionare il motore in maniera ottimizzata a seconda delle necessità di marcia. L’impiego di questa tipologia di autoveicolo è ottimale soprattutto nei cicli urbani, dove è preponderante il consumo di energia in fase di accelerazione e la sua dissipazione in fase di decelerazione. Un autoveicolo ibrido è ulteriormente classificabile in [6, 10]: • ibrido parallelo “minimo” o “micro hybrid”: la macchina elettrica è accoppiata sullo stesso albero motore del motore termico e il risparmio energetico avviene sostanzialmente con lo spegnimento automatico del motore in caso di fermata dell’autoveicolo e il suo riavvio in fase di ripartenza; • ibrido parallelo “mild hybrid”: rispetto al micro hybrid si ha recupero di energia anche in fase di frenata; • ibrido parallelo “strong hybrid”: grazie ad un miglior recupero in frenata, il dimensionamento del sistema di accumulo elettrico consente anche una modalità di marcia in esclusiva alimentazione elettrica; • ibrido serie: con un generatore distinto dal motore di trazione, impiegato negli autobus e negli autoveicoli pesanti; • ibrido “plug in”: un ibrido, di architettura qualsiasi, che consente la ricarica delle batterie direttamente dalla rete elettrica. In un recente studio pubblicato dall’ERSE [11] vengono riportati i risultati di valutazioni di scenario relative alla diffusione in Italia degli autoveicoli elettrici ed ibridi. Evidenziando le significative incertezze e approssimazioni associate alle ipotesi di evoluzione del mercato dell’automobile (dipendente da numerose e complesse variabili interdipendenti quali l’evoluzione della popolazione italiana, l’evoluzione tecnologica, le politiche di incentivazione nazionali ed europee, l’andamento dell’economia e dei settori energetici) gli autori dello studio presentano uno scenario di diffusione degli autoveicoli con motorizzazioni innovative che prevede un parco autovetture nazionale al 2020 composto per il 10% di autovetture elettriche, ibride o ibride plug-in; valore che sale al 37% al 2030 28 La Rivista dei Combustibili Figura10 ssc Composizione parco auto al 2030 Composizione parco auto al 2020 Figura 10 Composizione del parco circolante autovetture italiano al 2020 e al 2030, proiezioni di scenario da [11] 2% 1% Benzina Diesel 7% 14% 41% GPL Ibride 17% 23% 7% Elettriche plug in Ibride plug in 13% 35% 20% 20% (Figura 10). Sono state realizzate anche stime di emissioni complessive di inquinanti e gas serra dal parco autovetture circolante nazionale nell’ipotesi di realizzazione dello scenario di diffusione degli autoveicoli elettrici e ibridi al 2030 e nell’ipotesi (scenario base) che la diffusione di tali autoveicoli risulterà sostanzialmente nulla (stima realizzata sostituendo gli autoveicoli innovativi previsti nel primo scenario con un numero analogo di autovetture rispondenti alla normativa EURO 6 alimentate a benzina e gasolio). Per quanto concerne la CO2, non considerando le emissioni da fonti fisse necessarie alla produzione dell’energia per alimentare gli autoveicoli elettrici, per lo scenario di diffusione degli autoveicoli innovativi si stima un risparmio del 20% dell’emissione complessiva (risparmio pari a circa 18.000 Gg di CO2) a fronte di un’emissione prevista nello scenario base al 2030 di circa 86000 Gg di CO2. BIBLIOGRAFIA [1] World Energy Outlook 2009, International Energy Agency (IEA) [2] http://en.wikipedia.org/wiki/Plug-in_hybrid [3] Climate Stabilization Targets: Emissions, Concentrations, and Impacts over Decades to Millennia. Committee on Stabilization Targets for Atmospheric Greenhouse Gas Concentrations (2010). National Research Council, USA [4] Greenhouse gas emission trends and projections in Europe 2009. Tracking progress towards Kyoto targets. EEA Report No 9/2009 [5] Dati tratti dall’Annuario Statistico 2010, Automobile Club d’Italia http://www.aci.it/sezione-istituzionale/studi-e-ricerche.html [6] Trasporti, analisi e proposte di intervento per la sostenibilità, a cura di G. Messina, ENEA, 2009. [7] Dati tratti dall’Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2008, ISPRA - Institute for Environmental Protection and Research - http://www.isprambiente.it/ [8] Valutazione dell’impatto dell’inserimento di autoveicoli elettrici stradali plug-in sull’ambiente (qualità dell’aria) alla scala locale ed a quella regionale. ERSE, 2009 http://www.erse-web.it/ [9] Stato dell’arte sui autoveicoli elettrici: prestazioni dei autoveicoli, progetto di emobility, tecnologie di comunicazione, infrastrutture di ricarica, standardizzazione dei componenti. ERSE, 2009 - http://www.erse-web.it/ [10] Hybrids for road transport. Status and prospects of hybrid technology and the regeneration of energy in road vehicles. European Commission, 2005. Joint Research Centre (DG JRC). Institute for Prospective Technological Studies - http://www.jrc.es [11] Scenari di mobilità connessi alla diffusione dei autoveicoli PEV/PHEV. ERSE, 2010 - http://www.erse-web.it/ Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 29 ssc attività - studi & ricerche Sviluppo sostenibile e gas serra “non CO2”: non è solo una questione di fossili Tiziana Zerlia Stazione Sperimentale per i Combustibili Viale A. De Gasperi 3, 20097 S. Donato Milanese (MI) tel +39 02 516041; fax +39 02 514286; e-mail: [email protected] EMISSIONI ANTROPICHE DI GAS SERRA (GHG): IL METANO Figura 1 Su base mondiale il metano ”pesa” solo per circa il 16% sulle GHG complessive dominate dalla CO2 (Figura 1). Tuttavia la riduzione delle emissioni di metano riveste un discreto interesse: • in termini di recupero di energia pregiata (alto potere calorifico, basso C), energia che può essere sfruttata localmente per la produzione di energia elettrica e/o di calore • in termini di rapidità di risposta da parte dell’ambiente per le proprietà “climatiche” del metano: elevata capacità di trattenere il calore in atmosfera (GWPCH4= 25 contro GWPCO2=1); tempo di vita in atmosfera (12 anni per CH4 contro i 100 della CO2). Di fatto, si registrano numerose iniziative da parte di tutti i settori coinvolti (fossili e non) per ridurre le emissioni di metano sia su base nazionale sia su base internazionale. LE FONTI DI METANO Circa il 75% del metano è originato da fonti energetiche NON FOSSILI. (Figura 2). Il 45% circa è attribuito al comparto agricolo (dove l’allevamento del bestiame pesa per circa il 30%). GHG COMPLESSIVE: IL “PESO” DELL’AGRICOLTURA Su base mondiale il “peso”dell’agricoltura compete con quello del settore trasporti con un rapporto circa 1:1 in termini di GHG (Figura 3). Figura 2 30 COMPLESSITA’ E CRITICITA’ DEL SISTEMA AGRICOLTURA Parlare di agricoltura significa chiamare La Rivista dei Combustibili ssc direttamente in causa il binomio uomocibo, e i complessi processi biologici e chimico-fisici che regolano l’equilibrio dinamico tra il ciclo del carbonio, dell’azoto, dell’acqua, della bioenergia. Crescente interesse viene oggi rivolto al suolo e al suo ruolo attivo diassorbitore/emettitore di GHG nella competizione food/feed/biofuels. La “ partita” dello sviluppo sostenibile, della riduzione delle emissioni e dello scambio di crediti di carbonio si “gioca” su scala mondiale. Quali sono dunque le conoscenze ? Quali le criticità? Quali le garanzie sulle decisioni prese? In un approfondimento successivo si cercheranno risposte a questi interrogativi. Al momento sembra evidente che la “questione” non riguarda solo i combustibili fossili. E, a ben vedere, nemmeno solo i sottosegmenti del comparto agricolo. Figura 3 * Maggiori dettagli sono pubblicati alla pagina Documentazione onLine del sito SSC (www.ssc.it/it/documentazione/documentazione_tecnica/combustibili_energia_ambiente_sicurezza_SSC.shtml) Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 31 dal mondo accademico Verso la produzione di idrogeno da biomasse Valeria Spada, Maria Dipaola Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali, Giuridiche, Merceologiche e Geografiche, Università degli Studi di Foggia, Via R. Caggese 1, 71100, Foggia, tel. + 390881781706, fax + 390881781758, e-mail: [email protected], [email protected] RIASSUNTO Negli ultimi anni si sta assistendo all’intensificarsi della ricerca scientifica internazionale nel settore delle tecniche innovative miranti alla produzione di idrogeno da varie tipologie di biomasse. Nel presente studio si esamina il quadro della situazione attuale e le prospettive del bioidrogeno, ottenuto attraverso i processi di conversione termochimica e biotecnologica. Ciò potrà consentire di disporre di un vettore energetico adeguato ad alcuni indicatori dello sviluppo sostenibile in quanto generato da materie rinnovabili, disponibili sul territorio e neutrali rispetto al ciclo della CO2. A questo si aggiunge che una produzione condotta in condizioni controllate (affiancata da idonee tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2) permetterebbe una ulteriore riduzione delle suddette emissioni nell’atmosfera, rendendo il bilancio addirittura “a credito”. Tuttavia tali processi, ancora in fase di sperimentazione, non incideranno per i prossimi anni sulla disponibilità mondiale di idrogeno a causa sia del suo basso tenore nelle biomasse di partenza (6-6,5%), sia dei problemi tecnici che lo rendono economicamente non competitivo. In generale i maggiori limiti delle metodologie di conversione energetica della biomassa riguardano la capacità di approvvigionamento della stessa e l’elevata richiesta di territorio per unità di massa di combustibile prodotto. Inoltre, sebbene si tratti di una fonte rinnovabile, quantità notevoli sono presenti in pochi paesi nel mondo, determinando elevati costi di trasporto. A tal fine potrebbe risultare conveniente impiegare scarti di lavorazione dell’industria, residui forestali o agro-zootecnici, oppure, in generale, combustibili di rifiuto. La filiera produttiva del bioidrogeno utilizza biomassa residuale, animale e vegetale, trasformata in particolare attraverso i processi di gassificazione, pirolisi e fermentazione, per i quali, negli anni recenti, si è registrata una diffusione consistente di studi scientifici, tutti finalizzati all’incremento delle produzioni e delle rese produttive. Alcune delle tecniche applicate hanno permesso, infatti, un rilevante aumento delle stesse, al punto in cui i tassi di produzione con substrati veri (residui e/o rifiuti) si stanno avvicinando ai livelli reali. SUMMARY In the last years we have been observing an increasing of the international scientific research in the field of innovative processes aiming at the production of hydrogen from different kinds of biomass. The present study examines the current situation as well as the prospects for production of biohydrogen using thermo-chemical and biological conversion techniques. The aim is to have an energy carrier suitable to some indicators of the sustainable development, as generated from renewable materials available on territory and CO2 neutral. Moreover, production carried out in controlled conditions, integrating such systems with CO2 sequestration and storage, would allow a further reduction of its emissions in the atmosphere and a “carbon credit” balance. 32 La Rivista dei Combustibili However, these processes, still being tested, will not affect for the coming years world hydrogen production due to its minimum content in the starting raw material (6 to 6.5%) and the technical issues that make these procedures economically not competitive. In general, the major limitations of biomass energy conversion processes relate to the supply capacity of the same and the high area demand per unit mass of fuel produced. Furthermore, although it is a renewable source, there are significant supply in a few countries in the world, leading to high transport costs. To this end it may be convenient to use waste processing industry, forest or agro-zootechnical residues, or in general fuel from waste. The biohydrogen production chain uses vegetable and/or animal residual biomass, in particular through the gasification, pyrolysis and fermentative processes, for which, in recent years, there has been a consistent spread of scientific studies, all aimed to increase its productions and yields. Some of the techniques applied allowed to obtain good results, at the point where production rates with real substrates (residues and/or waste) are closer to actual levels. INTRODUZIONE I problemi che l’attuale società deve affrontare con urgenza, in quanto riguardano il futuro energetico del XXI secolo, sono connessi all’esaurimento delle fonti di energia oggi utilizzate, all’aumento dei prezzi delle stesse, al crescente fabbisogno energetico annuo e ai cambiamenti climatici associati ai rilevanti volumi di emissioni atmosferiche di anidride carbonica e di altri gas serra. Secondo la maggior parte degli studiosi a livello mondiale, le innovazioni tecniche più urgenti che dovranno essere introdotte per ridurre tali problemi riguardano i settori della produzione, conversione, stoccaggio e distribuzione dell’energia. In particolare, le opzioni principali per contenere il rilascio dell’anidride carbonica nell’atmosfera, reso obbligatorio per i paesi firmatari del Protocollo di Kyoto, sono la decarbonizzazione delle fonti fossili, l’incremento delle energie rinnovabili, come strumento indiretto, e la cattura e il confinamento/stoccaggio di tale gas. A livello mondiale, numerosi sforzi sono stati compiuti per risolvere questi problemi, sia di natura politica (Protocollo di Kyoto) sia tecnica (decarbonizzazione dei combustibili fossili, cattura e confinamento della CO2). Si ritiene che il vettore idrogeno avrà un ruolo importante per il futuro, in quanto potenzialmente in grado di fare fronte alle problematiche energetiche e climatiche connesse alle emissioni antropiche di CO2. Infatti si fa riferimento ad una “economia dell’idrogeno”, basata appunto sull’impiego di tale vettore per produrre energia elettrica e calore da impiegare nei diversi settori di applicazione in sostituzione dei combustibili fossili. L’idrogeno può essere ottenuto sia da fonti fossili (con possibilità di immagazzinare la CO2 generata come sottoprodotto dei processi di conversione), sia da fonti rinnovabili (ed essere impiegato come mezzo di accumulo), o anche da energia nucleare. È poi distribuito in rete e destinato ai vari settori di utilizzo (generazione di potenza, residenziale, industria, trasporti, ecc.) (Figura 1). A livello mondiale il 48% dell’idrogeno è prodotto da gas naturale, il 30% da frazioni petrolifere leggere (fpl), il 18% da carbone ed il rimanente 4% per elettrolisi dell’acqua (Figura 2). La situazione attuale evidenzia un consumo di idrogeno generato quasi totalmente da fonti fossili che, nel breve periodo, sembrano la soluzione economicamente più conveniente. Esse consentiranno di “gestire” la fase di transizione che porterà ad una “economia dell’idrogeno”, basata sull’uso di fonti energetiche alternative. L’individuazione della materia prima da cui ricavare idrogeno non sarà, pertanto, una scelta omogenea a livello mondiale ma, sulla base di valutazioni tecnico-economiche, si farà ricorso a risorse diverse, ed ogni area geografica potrà applicare la filiera produttiva più adeguata alle proprie esigenze e disponibilità. Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 33 dal mondo accademico Figura 1 Figura 1 Fonti, tecnologie di conversione e impieghi dell’idrogeno Fonti Conversioni Petrolio Reforming Gas naturale Reforming Utilizzo Generazione potenza distribuita CO2 Idrogenodotti Carbone Nucleare Gassificazione Proc. termochimici Eolico-fotovoltaico Elettrolisi Solare Proc. termochimici Idrogeno Richiede figura 2 Gassificazione Biomasse pirolisi fermentazione fotoproduzione Residenziale CO2 Industria Trasporto accumulo e distribuzione CO2 Altro confinamento CO2 Le tecniche di conversione energetica delle biomasse, in particolare, possono essere elettrolisi impiegate per ottenere combustibili liquidi o 4% carbone gassosi idonei, tra l’altro, per la generazione, 18% su richiesta, di idrogeno (bioidrogeno): ciò è gas naturale possibile attraverso processi termochimici 48% (gassificazione e pirolisi) e biotecnologici fpl (fermentazione e fotoproduzione). 30% In tale contesto, con riferimento alla letteratura scientifica più recente, si soffermerà l’attenzione sugli aspetti tecnici, economici ed ambientali connessi alla produzione e all’impiego del bioidrogeno ricavato da biomassa residuale vegetale e/o animale. In particolar Figura 2 modo si prenderanno in considerazione i processi biotecnologici, il cui rendimento risulta Fonti di idrogeno a livello mondiale ancora troppo basso perché possano trovare impiego per applicazioni commerciali e i costi di produzione sono, di conseguenza, molto elevati. A ciò si aggiungono i costi della materia prima e dei trattamenti a cui è sottoposta, che rendono indispensabile lo sviluppo di sistemi economici di crescita, raccolta, trasporto e gestione dei materiali energetici e/o della biomassa residuale. Si verificherà anche la possibilità di reimpiego dei sottoprodotti, nell’ambito dei processi di bioproduzione: ciò consentirebbe un incremento considerevole dei valori dell’efficienza energetica, addirittura superiori a quelli relativi ai processi chimici di produzione di idrogeno da fonti convenzionali, quali ad esempio lo steam reforming del metano (SMR). In generale l’utilizzo dei sottoprodotti nell’ambito dei bioprocessi comporta anche un risparmio delle fonti fossili impiegate, ossia una diminuzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. BIOENERGIA PER LA PRODUZIONE DI IDROGENO La produzione di idrogeno da fonte rinnovabile riveste un’importanza strategica in un contesto di lungo periodo. Sin dai primi programmi di ricerca scientifica sull’impiego delle fonti rinnovabili, realizzati intorno alla metà degli anni 1970, l’idrogeno è stato sempre oggetto di attenzione nel contesto dei futuri scenari energetici, sia internazionali sia nazionali. Le azioni previste in questo settore riguardano, per il breve periodo, il perfezionamento dei processi di elettrolisi dell’acqua e la loro integrazione in sistemi che utilizzino risorse rinnovabili (solare ed eolica) per applicazioni isolate, nonché lo sviluppo di processi per la sua generazione da biomasse. 34 La Rivista dei Combustibili La “filiera” produttiva dell’idrogeno da biomasse, attraverso i processi termochimici (gassificazione e pirolisi) o biotecnologici (fermentazione), è illustrata nella Figura 3. In essa sono schematizzate, oltre alle suddette tecnologie e i combustibili ricavabili, i principali Figura 3di impiego degli stessi: trasporti, generazione di energia elettrica e di calore. settori Tecnologie Combustibili gas a basso potere calorifico reforming syngas Gassificazione frazione gassosa Pirolisi Biomassa processi biotecnologici H2 gas a medio potere calorifico materiali lignocellulosici processi termochimici fraz. liquida oleosa reforming reforming H2 trasporti H2 calore energia elettrica prodotto solido zuccheri Figura 3 Filiera produttiva dell’idrogeno da biomasse Utilizzo Fermentazione etanolo reforming H2 colture di zuccheri/amidi idrolisi dell'amido Queste tecniche sono adatte per la produzione decentralizzata di energia nei luoghi, zone rurali o paesi in via di sviluppo, in cui le eccedenze di una particolare tipologia di biomassa residuale sono relativamente frequenti. In questo modo si evitano costi di smaltimento e dispendio energetico. L’impiego di materiali di scarso valore economico e la realizzazione di efficienti processi di produzione biologica di idrogeno, tali da incrementarne il rendimento, potrebbero rendere, in futuro, questo percorso produttivo più competitivo rispetto ai convenzionali processi chimici ed elettrochimici, altamente energivori e costosi. MATERIE PRIME Si pone, innanzitutto, il problema del reperimento delle materie prime adatte alla produzione di bioidrogeno, che devono essere fruibili in quantità abbondante ed economicamente sostenibile, affinché il costo dell’energia finale possa essere almeno comparabile con quello dei prodotti oggi utilizzati (benzina e gasolio). La scelta al momento più interessante e vantaggiosa appare quella dell’uso, soprattutto nei processi termochimici, di materiale lignocellulosico (costituito dai sottoprodotti già disponibili di attività agricole, forestali e della lavorazione del legno e dalle biomasse ottenute da piantagioni energetiche - Short Rotation Forestry), in quanto consente una più alta resa di biocombustibile per ettaro, maggiori economie di processo e minor consumo di energia addizionale nella fase agricola. Tale materiale può derivare, inoltre, da terreni degradati, deforestati e di scarsa qualità, contribuendo a reintegrarli e a migliorare la gestione delle risorse naturali, a differenza delle colture annuali che richiedono suoli di buona qualità, spesso sottratti a destinazioni alimentari. Le sperimentazioni attualmente in atto nell’ambito dei processi biotecnologici prevedono la possibilità di produrre idrogeno per fermentazione di rifiuti organici biodegradabili. A tal fine possono essere impiegati scarti ricchi in sostanze grasse e in proteine, come pure acque di scolo e scarti agricoli, questi ultimi ricchi in glucosio, saccarosio, amido e cellulosa, quindi facilmente decomponibili. Una valida alternativa sul piano economico è rappresentata dai reflui delle industrie agroalimentari o dai fanghi di supero degli impianti di depurazione, miscelati a liquami di allevamento o a residui vegetali, contenenti sostanze organiche fermentescibili e privi di quelle inibenti l’attività microbica. Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 35 dal mondo accademico Studi sperimentali recenti hanno dimostrato che l’impiego della frazione organica dei RSU o di acque di scolo con soluzioni acquose ricche in glucosio, melasse, cellulosa e amido determina una resa in idrogeno superiore (circa 5-10 mmol H2/g substrato) a quella ottenibile dalla conversione biologica dei fanghi derivanti dal trattamento di acque reflue (circa 0,08 mmol H2/g). I due principali parametri che necessitano di costante ottimizzazione finalizzata ad un maggior rendimento di processo sono un idoneo substrato rinnovabile di biomassa/acque di scolo e un consorzio microbico ideale, in grado di convertire la biomassa in idrogeno. I dati riportati in letteratura stimano, in media, una resa teorica di idrogeno pari a 10-20 m3/giorno m3 di reattore ed un consumo di substrato di circa 20 kg/m3 giorno. Pertanto la pianificazione dell’approvvigionamento e dell’impiego della biomassa è fondamentale affinché la produzione di energia sia sostenibile nel lungo periodo e garantisca buone efficienze di conversione energetica. L’obiettivo finale é trasformare un materiale rinnovabile solido contenente carbonio, difficoltoso da trattare in quanto voluminoso e con basso potere calorifico, in combustibili con elevata densità energetica, caratteristiche chimico-fisiche idonee a consentirne un immagazzinamento più economico, una trasferibilità più agevole e la quasi neutralità rispetto all’anidride carbonica (questa ultima é utilizzata nella fase di crescita delle piante, realizzando così un ciclo del carbonio quasi chiuso, a condizione che la produzione e la raccolta della biomassa siano condotte con metodi sostenibili). La cattura e il confinamento della CO2 potrebbero portare addirittura alla realizzazione di un sistema energetico a emissioni negative di anidride carbonica, quindi migliore dal punto di vista ambientale [1-5]. TECNICHE DI CONVERSIONE ENERGETICA DELLE BIOMASSE I processi termochimici (gassificazione e pirolisi) hanno il vantaggio di offrire un sistema pulito e a zero emissioni di CO2, efficiente ed economico per la sua generazione su vasta scala, riducendo la dipendenza dalle fonti fossili limitate. Dei due processi solo la gassificazione, nelle sue varie configurazioni ed applicazioni tecnologiche, è da tempo impiegata a livello dimostrativo e/o commerciale; tuttavia, entrambi risultano abbastanza dipendenti dai costi e dal tipo di risorse di base, nonché dalle distanze a cui effettuare il relativo trasporto. Ipotizzando un bilancio di massa e di energia (su base stechiometrica) dei suddetti processi termochimici, si determina la massima quantità teorica di idrogeno ottenibile dalla biomassa lignocellulosica. Essa risulterebbe pari a 140 kg/t di biomassa (secca e priva di ceneri), con composizione CH2O, equivalente a circa 70 kg (800 m3)/t di biomassa tale-e-quale. Alcuni risultati, riportati in letteratura, riferiscono di rese sperimentali pari a 76-126 kg di idrogeno per tonnellata di biomassa, pari al 50-80% della massima quantità teorica indicata in 140 kg di idrogeno per t di biomassa (o, secondo altri autori, 165 kg di idrogeno per t di biomassa). Nell’ambito della generazione dell’idrogeno per via biologica particolare rilevanza assume la valorizzazione energetica dei residui a matrice organica applicata su scala industriale, specialmente ove fossero disponibili in grande quantità reflui liquidi che, contenendo spesso composti organici inquinanti, necessiterebbero di appropriati trattamenti per la salvaguardia ambientale, evitando in questo modo i costi sociali di smaltimento. In quest’ottica il processo di digestione anaerobica, oltre alla stabilizzazione di residui organici biodegradabili, potrebbe essere destinato alla generazione di idrogeno e metano attraverso la co-digestione di residui organici di diversa origine (fanghi di depurazione, frazione organica dei RSU, residui/reflui agroindustriali e zootecnici). Tuttavia, essendo l’idrogeno un prodotto intermedio di reazione, in genere trasformato velocemente in metano ad opera dei batteri idrogenotrofi metanogeni (che utilizzano a tal fine l’idrogeno e l’anidride carbonica), occorrerebbe sviluppare tecnologie capaci di creare condizioni di processo in grado di inibire o limitare la fase di metanogenesi. Le tecniche biotecnologiche, ancora in fase di sperimentazione presso gli enti di ricerca, 36 La Rivista dei Combustibili possono essere dipendenti dalla luce (biofotolisi diretta o indiretta e foto-fermentazione) o meno (fermentazione al buio). Il processo di fermentazione microbica, che consiste nella capacità dei batteri fermentativi acidogenici di trasformare gli idrati di carbonio in idrogeno ed acidi grassi volatili, appare particolarmente interessante. Esso si basa sulla seguente reazione generale di conversione completa del glucosio, con un rendimento teorico massimo di 12 moli di H2/mole di glucosio: C6H12O6 + 6H2O →12H2 + 6CO2. Attualmente l’efficienza dei processi di conversione si attesta al di sotto del 30%, ma se fosse possibile incrementarne il valore al 60-80%, si potrebbe ricavare un minimo di 7 moli H2/mol di glucosio fermentato. In realtà, a causa dei limiti termodinamici, si ottengono solo 4 moli di H2/mol di glucosio (in caso di produzione di acido acetico come unico sottoprodotto) e 2 Figura 4 moli H2/mol di glucosio (in caso di produzione di acidi butirrico, lattico o propionico). Tra i processi innovativi di bioproduzione di idrogeno, la combinazione della fermentazio- Diagramma della produzione ne al buio e della foto-fermentazione, in un sistema Figuraibrido 4 a due fasi, come schematizzato biologica di in Figura 4, potrebbe rappresentare una promettente soluzione per migliorare il rendimenidrogeno in to di produzione. La sinergia del processo risiede nella utilizzazione massima del substradue fasi to in quanto, in caso contrario, non si realizzerebbe la completa conversione a causa dei cellulosa, amido e canna da acque di scolo limiti termodinamici. Nella prima fase la bioscarti agricoli zucchero massa è fermentata in acido acetico, anidride Bagassa carbonica e idrogeno in una fermentazione al macinatura macinatura pretrattamento buio termofila. Successivamente (seconda fase), in un fotobioreattore separato, l’acido pretrattamento acetico è convertito in H2 e CO2. CO 2, H 2 fermentazione al buio CO 2 Il rendimento massimo ottenuto sperimentalidrolisi mente nel processo a due fasi è stato di 7,1 moli di H2/mol di glucosio, rispetto al massiseparazione acidi organici glucosio dell'H 2 mo teorico di 12 moli di H2/mol di glucosio, con una richiesta energetica di circa 3,82 foto-fermentazione H2 kWh/kg H2 [2-7]. CO 2, H 2 In Tabella 1 è riportata una sintesi dei principali vantaggi e svantaggi dei processi di ferdigestore anaerobico CH 4 mentazione al buio e di quella ibrida in due fasi. Tabella 1 Vantaggi Svantaggi Processo anaerobico Produzione continua di H2 in assenza di luce Rendimento non superiore a 4 mol H2/mol glucosio Versatilità del substrato: diverse fonti di carbonio (glucosio, saccarosio, melassa, amido) All'aumentare del rendimento il processo diventa termodinamicamente instabile Sottoprodotti: acido butirrico, lattico e acetico L'efficienza di conversione del substrato è bassa: solo il 15% dell'energia della fonte organica è trasformato in H2 Solo il batterio Enterobacter cloacae è in grado di produrre 6 mol H2/mol saccarosio L'efficienza di conversione energetica del processo non è superiore al 30% Processi Fermentazione al buio Tabella 1 Vantaggi e svantaggi dei due principali processi di produzione biologica di idrogeno Costo unitario del contenuto energetico Rapida degradazione da parte dei batteri dell'H2 è circa 30 €/GJ fermentativi di prodotti solidi e di altre sostanze organiche complesse. Costo di produzione dell'H2 è circa 4€/kg Fermentazione in due fasi (buio+foto) Il massimo rendimento ottenuto è di 7,1 mol H2/mol di glucosio contro il massimo teorico di 12 mol H2/mol di glucosio Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 37 dal mondo accademico VALUTAZIONI ECONOMICHE DEI PROCESSI E’opportuno completare la precedente analisi tecnica con alcune valutazioni di carattere economico, fondamentali al fine dell’impiego delle biomasse. Anche in questo caso, per le motivazioni già evidenziate, in genere si dispone di dati presenti in letteratura, elaborati attraverso appositi software, non facilmente confrontabili e quindi anche poco indicativi. Nell’ambito dei processi termochimici l’efficienza della gassificazione raggiunge, nei gassificatori più evoluti, anche valori del 70-80% in particolari condizioni di processo (ad esempio il recupero dell’energia generata è fondamentale, in quanto la reazione è endotermica e richiede elevate temperature). Gli studi condotti nel caso della pirolisi presentano, invece, rese in idrogeno in genere inferiori, variabili tra il 29 e il 48%. In entrambi i processi, tuttavia, i risultati che si conseguono sono funzione di numerosi parametri, come la qualità dei materiali (composizione elementare, forma, umidità, contenuto energetico) e le condizioni operative (temperature di processo, umidità, residence time, ecc.), che si aggiungono ai limiti evidenziati. E’ assolutamente fondamentale, in ogni caso, che i suddetti parametri siano controllati in modo da ottenere rese massime di idrogeno. Un’accurata valutazione monetaria del processo produttivo deve necessariamente tenere conto della disponibilità di tecnologie di trattamento della biomassa con rendimenti abbastanza alti, del costo energetico della raccolta della materia prima su superfici vaste (rispetto al “contenuto” energetico del potenziale idrogeno), del trasporto agli impianti di trasformazione, ecc. Non meno importante è il consumo di acqua dell’intero processo produttivo e l’effetto ambientale dei sottoprodotti, che inevitabilmente si formano nella trasformazione della biomassa in idrogeno e che possono contenere, a seconda della materia prima e del processo, catrami, polveri e particelle carboniose che devono essere filtrati dall’idrogeno e smaltiti opportunamente. Anche l’uso intensivo di materiali lignocellulosici a fini energetici richiede accurate valutazioni relative a possibili conseguenze sulla difesa del suolo e sul regime delle acque, problemi che si presentano considerando altri usi energetici delle biomasse (produzione di alcol carburante, ecc.) talvolta proposte come fonti energetiche rinnovabili. E’ evidente che il trasporto della biomassa a lunga distanza influisca sul suo prezzo e di conseguenza sul costo di produzione dell’idrogeno, dal momento che quello della materia prima incide per oltre 45-58% sul costo totale di produzione dello stesso. Nel lungo termine si prevede che i residui agricoli e forestali e i rifiuti (RSU, gomma, plastica e fanghi industriali), come precedentemente accennato, avranno un ruolo importante, essendo potenzialmente disponibili in grandi quantità (30-90 EJ/anno nel 2020-2050), per lo più a basso costo. La riduzione dei costi di produzione dipenderà dall’impiego di biomassa a costi più competitivi, dai miglioramenti tecnologici e da un input di materiali nei gassificatori superiore a 2000 MWpcs. I paesi produttori di biomasse (America Latina, Africa, Asia e Europa orientale) rendono disponibili quantità significative ed economicamente convenienti di materia prima a costi variabili tra 0,5-2 ?/GJpcs, determinando costi totali del bioidrogeno che si prevedono per il futuro pari a circa 7 ?/GJpcs, a livello locale, e a circa 9 ?/GJpcs, in caso di importazione della materia prima dai paesi fornitori [6-9]. Teoricamente la generazione di H2 per via fermentativa presenta alcuni vantaggi, quali la rapida degradazione dei prodotti solidi e di altre sostanze organiche complesse, la sua indipendenza dalla radiazione luminosa e la adattabilità del substrato utilizzato. I principali svantaggi, invece, sono dovuti alla bassa efficienza di conversione, come precedentemente precisato, e alla produzione instabile di idrogeno. Nel primo caso si potrebbe intervenire perfezionando l’ingegneria di processo, la struttura del bioreattore e i parametri tecnici (pH, tempo di ritenzione idrica e temperatura). La produzione instabile di idrogeno, invece, è probabilmente attribuibile al cambiamento metabolico dei batteri produttori e ciò potrebbe essere minimizzato con studi sulla crescita microbica. Un altro limite del processo è la bassa efficienza di conversione del substrato impiegato: solo il 15% dell’energia derivante dalla fonte organica è convertito in idrogeno. Sperimentalmente si è dimostrato che l’uso dei sottoprodotti nell’ambito dei processi di bioproduzione comporta un incremento dell’efficienza energetica fino a circa l’80% nel caso di fermentazione (rispetto al 64% ottenuto 38 La Rivista dei Combustibili nello steam reforming del metano) e fino a circa il 55% nel caso del processo ibrido in due fasi. Essendo il rendimento di H2 nei processi biologici ancora troppo basso e i costi di produzione molto elevati sarebbe auspicabile cercare di ottimizzare il processo ibrido in due fasi, al fine di ottenere un rendimento di fermentazione di 10 moli di H2/mol di glucosio. La stima dei costi di produzione, basata sui parametri di processo al momento realizzabili, è di circa 4?/kg H2. A ciò si aggiungono i costi della materia prima (che incidono per il 36-62% sul costo finale del combustibile) e dei trattamenti a cui essa è sottoposta, che rendono indispensabile la messa a punto di metodi economici di crescita, raccolta, trasporto e gestione dei materiali energetici e/o della biomassa residuale [1-5][10]. CONCLUSIONI La produzione biologica di idrogeno attraverso i processi di decomposizione dei substrati organici, benché, allo stato attuale, sia in una fase tale da non consentire valutazioni quantitative ed economiche soddisfacenti, rappresenta tuttavia una interessante prospettiva che andrebbe opportunamente implementata per poter rendere ipotizzabile il passaggio da una economia basata sull’uso di combustibili fossili ad una basata su questo vettore di energia. Tale tecnologia non si pone in concorrenza con i tradizionali metodi industriali di produzione energetica centralizzata, ma costituisce una delle possibili soluzioni di approvvigionamento energetico, che ha come obiettivo di lungo periodo la realizzazione di impianti dell’ordine di grandezza di 1000 Nm3/giorno. Lo studio sulla produzione biologica di idrogeno, iniziato fin dal 1980 con la realizzazione di alcuni programmi di ricerca internazionali, ha visto coinvolti laboratori prestigiosi come quelli dell’University of California a Berkeley, dell’Università di Bonn, del Carnegie Institution di Washington, dell’Oak Ridge National Laboratory e molte agenzie americane ed europee come, ad esempio, l’International Energy Agency for Biological Hydrogen ed il The Netherland Biohydrogen Program. Nel corso degli ultimi anni sono stati avviati dei progetti in ambito europeo che hanno coinvolto anche iniziative francesi ed italiane. Tuttavia l’utilizzazione energetica delle biomasse presenta ancora notevoli difficoltà, sia per la necessità di integrare fra loro le fasi dell’intera filiera (produzione, raccolta, trasporto, stoccaggio, eventuale pretrattamento, conversione energetica della materia prima e distribuzione del prodotto energetico) sia per la mancata corrispondenza fra offerta di biomassa combustibile e domanda da parte del produttore di energia. Una soluzione potrebbe derivare da una politica che ne favorisca la coesistenza in un unico contesto di impresa, l’“Energy Farm”, dove il prodotto agricolo è destinato alla produzione di combustibile, di energia o di un vettore energetico. Le tecniche biologiche di produzione di idrogeno da biomassa residuale presentano buone potenzialità di divenire economicamente competitive in futuro. Attualmente, però, i processi di conversione sono ancora in una fase di sperimentazione su piccola scala presso gli enti di ricerca che impiegano fermentatori di laboratorio. Si auspica che, nel medio-lungo termine, possano progredire ulteriormente, attraverso il perfezionamento di una combinazione stabile dei due processi di fermentazione al buio e di foto-fermentazione, non essendo al momento disponibili esempi di dimostrazione di un impianto ibrido in cui i due processi siano coordinati e posti “in linea”. La parte più innovativa di questo filone di ricerca, quindi, è la dimostrazione della fattibilità impiantistica di una combinazione stabile dei due processi in questione. Un miglior rendimento in idrogeno, che rappresenta l’obiettivo e la sfida ultima nel campo della ricerca e dello sviluppo in questo settore, potrà essere realizzato impiegando idonee specie microbiche, specifiche tecniche di ingegneria genetica applicata al metabolismo batterico ed anche introducendo modifiche di processo e design efficienti del bioreattore. Tuttavia, per potere operare su scala industriale, è necessario risolvere i problemi tecnico-economici connessi all’impiego dei substrati reali. Trattandosi, infatti, di un processo fortemente innovativo, sul quale non è ancora disponibile in letteratura una casistica estesa, non è possibile un confronto su base quantitativa tra le varie tipologie di biomasse fermentabili, essendo poco noti e non del tutto stabiliti i valori di produttività per ciascun tipo di materiale. Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 39 Figura 5 dal mondo accademico Indipendentemente dalla fonte di idrogeno impiegata vi sono però ancora molti ostacoli logistici e di mercato che devono essere superati affinché l’”economia dell’idrogeno” possa divenire una realtà. Attualmente esso risulta più costoso dei combustibili utilizzati e, per le sue caratteristiche peculiari, svantaggioso nelle applicazioni veicolari, per la necessità di operare con volumi e pesi ridotti: se i miglioramenti tecnologici incideranno anche sulla riduzione dei costi, nel lungo periodo esso potrà svolgere un ruolo importante. Un’economia basata sull’idrogeno non rappresenta, tuttavia, l’unica soluzione disponibile, e probabilmente non Figura 5 potrà esserlo anche per le ragioni sopra indicate. Uno scenario ipotizzato dalla IEA prevede Prospettive di che, a breve termine, solo il gas naturale e alcuni biocarburanti liquidi avranno un ruolo di produzione di idrogeno per fonte rilievo nel settore dei trasporti. L’impiego di bioetanolo e di biodiesel costituisce sin d’ora un’alternativa avanzata verso cui stanno indirizzandosi molti governi nazionali per la relativa facilità ed economicità di gestione, benché il loro sviluppo al momento sia ostacolato dagli elevati costi di produzione. Nel lungo termine si ritiene, comunque, che l’idrogeno da fonti rinnovabili di energia (green hydrogen, solar hydrogen) avrà un ruolo notevole, al fine di realizzare un sistema energetico sostenibile a zero emissioni di gas serra, anche se se si prevede che il contributo del carbone, quale fonte fossile maggiormente disponibile da cui ricavare idrogeno, rimarrà rilevante (Figura 5). BIBLIOGRAFIA [1] Il presente lavoro, pur essendo frutto di riflessioni comuni degli autori, é da attribuirsi in particolare a V. Spada per l’introduzione e le conclusioni e a M. Dipaola per la parte restante. La ricerca bibliografica è stata svolta congiuntamente. 40 Kotay S. M., Das D., 2008, “Biohydrogen as a renewable energy resource Prospects and potentials”, in International Journal of Hydrogen Energy, 33, (1), 258-263. [2] Davila-Vazquez G., Arringa S., Alatriste-Mondragon F., de Leon-Rodriguez A., Rosales-Colunga L., Razo-Flores E., 2008, “Fermentative biohydrogen production: trends and perspectives”, in Reviews in Environmental Science and Biotechnology, 7, (1), 27-45. [3] Das D., Veziroglu T.N., 2008, “Advances in biological hydrogen production processes”, in International Journal of Hydrogen Energy, 33, (21), 6046-6057; cfr anche Das D., Khanna N., Veziroglu T.N., 2008, “Recent development in biological hydrogen production processes”, in Chemical Industry & Chemical Engineering Quarterly, 14, (2), 57-67. [4] Kapdan I. K., Kargi F., 2006, “Bio-hydrogen production from waste materials”, in Enzime and Microbial Technology, 38, (5), 569-582. [5] Hennicke P., Fischedick M., 2006, “Towards sustainable energy systems: The related role of hydrogen”, Energy Policy, 34, (11), July, 1260-1270. [6] Manish S., Banerjee R., 2008, “Comparison of biohydrogen production processes”, in International Journal of Hydrogen Energy, 33, (1), 279-286. [7] Iwasaki W., 2003, “A consideration of the economic efficiency of hydrogen production from biomass”, International Journal of Hydrogen Energy, 28, (9), 939-944. [8] Demirbas M.F., 2006, “Hydrogen from various biomass species via pyrolysis and steam gasification processes”, Energy Sources, 28, 245-252. [9] Hamelinck C.N., Faaij A.P.C., 2006, “Outlook for advances biofuels”, Energy Policy, 34, (17), November, 3268-3283. [10] Midillia A, Dincerb I., 2007 “Key strategies of hydrogen energy systems for sustainability”, International Journal of Hydrogen Energy, 32, (5), April, 511-524. La Rivista dei Combustibili In anticipo sul futuro ! i g g a t n a v i a c i l p i Molt • 1 cella O2 + 3 ulteriori celle liberamente selezionabili • Selezione di 7 celle gas • Estensione automatica del campo di misura Nuovo testo 340 per l’analisi delle emissioni nel settore industriale. E’ ideale per la manutenzione di bruciatori, motori fissi e turbine a gas. Risparmio assicurato! www.testo.it/340 testo SpA · via F.lli Rosselli 3/2, 20019 Settimo Milanese (MI) · Tel: 02/33519.1 · Fax: 02/33519.200 · e-mail: [email protected] ssc web ssc www.ssc.it: aggiornata la pagina web sui combustibili rinnovabili Tiziana Zerlia, Marco Frittoli La pagina aggiornata del sito SSC sui combustibili rinnovabili Le novità riguardano: Le Biomasse e il Mercato Dal database SSC: il grafico con la distribuzione per tipologia dei campioni analizzati da SSC su combustibili rinnovabili/alternativi - dal 2000 al 2009. Cosa chiede il mercato: tipologia di campioni di combustibili rinnovabili/alterna tivi analizzati da SSC dal 2000 42 La Rivista dei Combustibili ssc I nuovi contenuti linkabili nel frame della colonna a sinistra: Normativa nazionale e regionale che riprende le informazioni del rapporto del Ministero dello Sviluppo Economico ”Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili dell’Italia” (del 30 giugno 2010) dove, molto efficacemente, è stato inserito l’elenco della principale normativa nazionale e regionale in materia di energia Figura 1 Figura 2 Bioenergy: LINK alla pagina dedicata del sito della Commissione Europea (Figura 1) Biofuels: LINK alla pagina dedicata del sito Commissione Europea (Figura 2) Pubblicazioni con l’elenco delle pubblicazioni&presentazioni e schede tecniche SSC sul tema specifico Nella stessa PAGINA WEB sono inoltre consultabili: “Biomasse e...”: un panorama divulgativo a tutto campo di circa 120 slides sulla filiera delle biomasse articolato in: Fonti Primarie Caratteristiche Conversione BioEnergie Territorio Un rapporto sulla pirolisi di combustibili solidi (biomasse e carbone) da un Progetto di ricerca con finanziamento MIUR-FIRB (2005) L’offerta SSC di servizi di analisi sui combustibili alternativi: Biomasse. Biogas, Biodiesel, Analisi Ambientali & Prove di Combustione www.ssc.it/it/documentazione/documentazione_tecnica/comb_alternativi/comb_alternativi.shtml Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 43 ssc notizie dalla SSC LA SSC ALL’INCONTRO DI SPETTROSCOPIA ANALITICA 2010 Tra il 16 e il 18 giugno si è tenuto presso il Polo Didattico “Navigare Necesse” di Rimini, sede staccata dell’Università di Bologna, l’Incontro di Spettroscopia Analitica (ISA) 2010 dal titolo “Spettroscopie e processi industriali”. Gli Incontri, promossi dal Gruppo omonimo della Divisione di Chimica Analitica della Società Chimica Italiana, costituiscono, da oltre venti anni, un appuntamento tradizionale per coloro che si occupano di metodi spettroscopici e delle loro applicazioni nella ricerca d’interesse tecnologico e industriale e nel controllo analitico. La Stazione Sperimentale per i Combustibili ha partecipato con una comunicazione orale riguardante la determinazione di elementi in traccia nei combustibili liquidi (disponibile ora sul sito www.ssc.it alla sezione Documentazione onLine). La presentazione ha descritto l’attività normativa europea ed internazionale degli ultimi anni legata allo sviluppo di metodi di prova per la determinazione di elementi in traccia nei biocombustibili e nei combustibili di origine petrolifera per autotrazione. È stato esposto l’iter normativo che porta alla nascita di un metodo di prova europeo (CEN) e/o internazionale (ISO) e le relative problematiche associate all’organizzazione delle prove interlaboratorio (tempistiche, preparazione dei campioni, laboratori partecipanti e tecniche analitiche) e alla definizione dei dati di precisione. Infine sono stati esposti alcuni metodi sviluppati dal gruppo di lavoro WG 27 “Analisi elementare di prodotti petroliferi”, appartenente al Comitato Tecnico 19 “Combustibili gassosi e liquidi, lubrificanti e prodotti correlati, di origine sintetica e biologica” del CEN, riguardanti la determinazione del contenuto di manganese nella benzina (Direttiva 2009/30/CE) e la determinazione del contenuto di zolfo nei combustibili per autotrazione (Direttiva 2003/17/CE). Andrea Gallonzelli CONTINUA LA COLLABORAZIONE TRA AEEG, SSC E GDF NELL’AMBITO DELLA CAMPAGNA DI CONTROLLI PER LA SICUREZZA E LA QUALITÀ DEL GAS NATURALE. Il 1 ottobre 2010 l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas dà inizio alla VII campagna di controlli (2010/2011) sulla qualità del gas distribuito in rete per la verifica del rispetto di parametri particolarmente significativi per la sicurezza e la qualità di servizio per i consumatori quali il grado di odorizzazione, il potere calorifico e la pressione di fornitura del gas. Viene confermata, da parte di AEEG, la pluriennale collaborazione con la Stazione Sperimentale per i Combustibili e con la Guardia di Finanza per effettuare operativamente i controlli tecnici che, come di consueto, hanno l’obiettivo di verificare il rispetto delle norme a tutela dei consumatori. I controlli di AEEG riguarderanno 60 impianti di 40 società di distribuzione sull’intero territorio nazionale e verranno eseguiti secondo quanto previsto dalla Delibera VIS 91/10. Il programma di controlli è la prosecuzione delle sei analoghe campagne annuali precedenti avviate a partire dal 1 ottobre 2004 che hanno interessato 320 impianti di distribuzione del gas. Complessivamente, nel corso delle campagne, sono stati riscontrati 20 casi di violazione dei limiti di legge per l’odorizzazione, che hanno comportato la denuncia dei distributori inadempienti all’Autorità Giudiziaria. Questa settima campagna di controlli sulla sicurezza e qualità del gas è una delle tipologie di controllo previste dal Piano annuale di verifiche ispettive di AEEG in materia di sicurezza e qualità dei servizi che prevede inoltre anche controlli che riguardano le interruzioni elettriche, il servizio di pronto intervento gas, gli interventi su segnalazioni per la sicurezza gas, la gestione dei reclami e delle richieste di informazioni dei consumatori. “La sicurezza e la qualità dei servizi sono aspetti di cruciale e crescente rilievo per la tutela dei consumatori: da qui la necessità di intensificare le nostre attività di controllo, disponendo di collaborazioni e di risorse adeguate - ha dichiarato il Presidente dell’Autorità Alessandro Ortis - Ad oggi stiamo impegnando al massimo le risorse ed il personale interno, nonché l’apprezzata collaborazione della Guardia di Finanza e della Stazione Sperimentale per i Combustibili“. Paola Comotti 44 La Rivista dei Combustibili ssc CORSO SUL CARBONE 2010 A distanza di quasi trent’anni dall’ultimo, era infatti il febbraio 1981, è stato nuovamente tenuto, presso i laboratori della Stazione Sperimentale per i Combustibili, un corso di formazione sull’analisi del carbone. I tre giorni del corso hanno visto impegnato, tra presentazioni e attività pratiche, tutto il personale del laboratorio Solidi e del laboratorio Spettroscopia atomica. I cinque partecipanti, provenienti dalle centrali Enel di La Spezia e di Torrevaldaliga, hanno affrontato il tema carbone partendo dalla sua classificazione, sia in termini petrografici che in termini commerciali. Dopo questo breve excursus iniziale, il corso è proseguito con una presentazione incentrata sul campionamento: più che sulle singole tecniche, per altro molto numerose, l’accento è stato posto sulla necessità di effettuare il campionamento correttamente, sia per quanto riguarda la rappresentatività del campione ottenuto, sia per quanto riguarda la sua adeguatezza alle analisi richieste. Successivamente, dopo una relazione introduttiva alle analisi chimico-fisiche, sono iniziate le esperienze pratiche in laboratorio che hanno preso il via con la macinazione del carbone, dopo opportuna asciugatura, e con la determinazione dell’indice di macinabilità Hardgrove. In seguito, sul campione appena preparato, sono state effettuate le analisi per la sua caratterizzazione. Così, il carbone è stato sottoposto all’analisi immediata (umidità residua, sostanze volatili, ceneri), all’analisi elementare (C, H, N e S) e alla determinazione del potere calorifico e del punto di fusione delle ceneri. Dopo un’ultima presentazione che ha permesso di illustrare i differenti metodi analitici impiegabili per l’analisi degli elementi, le esercitazioni pratiche sono proseguite con la fusione alcalina delle ceneri del campione, preparazione per l’analisi dei macrocostituenti del carbone, e con la mineralizzazione in forno a microonde, preparazione per l’analisi degli elementi in tracce. L’analisi delle soluzioni ottenute è stata poi effettuata mediante ICP OES e ICP MS rispettivamente. A conclusione del corso sono stati affrontati i temi della coerenza delle analisi (somma a cento per l’analisi elementare e l’analisi delle ceneri, relazione fra tenore in carbonio, ceneri e potere calorifico) e della qualità dell’analisi, con particolare riferimento all’impiego delle carte di controllo per la valutazione dell’andamento dei risultati analitici nel corso del tempo. Marco Priola Vista del laboratorio carboni della SSC Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 45 STAMPA E’ efficienza nella comunicazione su carta. E’ tradizione dal 1930 nel centro di Milano la nostra missione è soddisfare i clienti con precisione, puntualità, flessibilità, garantendo stampe di qualità. E’ innovazione dalla prima macchina a sei colori in Italia alle lastre termiche senza sviluppo, fino agli ultimi nuovi supporti e prodotti per la stampa, la nostra filosofia consiste nell’innovare e anticipare le esigenze del mercato. il tuo partner della carta stampata 20129 MILANO - Via KRAMER 17-19 Tel. +39 0276000213 r. a. - Fax +39 02784164 www.lasergraficapolver.com - [email protected] - skype: lasergraficapolver attività SSC - curiosità analitiche ssc Un GPL… “migliore della media distribuita in Italia”! Un giorno si è presentato nei nostri laboratori il responsabile di una piccola ditta che distribuisce GPL, portando con sé un pezzo di un materiale bianco e una serie di foto. La storia era più o meno questa: avevano rifornito di GPL la cisterna di un condominio e, dopo alcune ore, la caldaia centralizzata era stata trovata con il sistema di condensazione dei fumi, in alluminio, completamente pieno di quella sostanza bianca di cui aveva portato un campione. La caldaia era stata sostituita, senza tuttavia trovare una ragione dell’inconveniente. Ma dopo poche altre ore di funzionamento, anche la nuova caldaia aveva presentato lo stesso problema. E, per di più, c’erano persone che lamentavano bruciori agli occhi quando accendevano i fornelli in casa, altre che avevano fotografato presunti danni alle pentole e alle piastrelle al di sopra dei fornelli e uno, addirittura, ai vetri delle finestre… ma le foto erano poco chiare. Per concludere, un operaio addetto alla riparazione della caldaia si era “ustionato” toccando il liquido “acido” del condensatore. Inutile dire che, pur ascoltando impassibili il cliente, tutti stavamo ridacchiando in cuor nostro pensando a quanto fosse improbabile che del GPL potesse creare tutti quei problemi: se il danno al condensatore era evidente, e dovuto a chissà cosa, le altre erano sicuramente autosuggestioni. Eravamo l’ultima speranza per il cliente, anche perché un altro laboratorio aveva già analizzato il GPL della cisterna indicando, nel rapporto di prova, di non aver riscontrato alcun componente estraneo in un GPL peraltro dotato di “un elevato grado di saturazione” (?!?) e qualitativamente “migliore della qualità media di GPL distribuita in Italia”. Oltre alla sostanza bianca, ci erano stati lasciati anche due campioni di GPL: quello presente nel serbatoio da cui era stata caricata l’autocisterna e quello prelevato dal serbatoio del palazzo. Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 Scorcio del laboratori gas della SSC 47 ssc attività SSC - curiosità analitiche L’unica ipotesi che ci era venuta in mente era che si trattasse di qualche composto volatile di silicio (silani o silossani) che, per qualche ragione, era finito nel GPL e, bruciando produceva silice… anche se, a rigor di logica, si sarebbe dovuto intasare il bruciatore e non il condensatore. Comunque, abbiamo deciso di iniziare a lavorare sul solido. Trattamento classico: mineralizzazione in forno a microonde e analisi semiquantitativa all’ICPMS per identificare gli elementi presenti. Contando di avere a che fare con ossido di silicio, la mineralizzazione è stata fatta con molto acido fluoridrico. Ma…, sorpresa: il residuo non si è sciolto! Un po’ delusi e un po’ insospettititi dalla mancata dissoluzione, ma anche un po’ preoccupati dal dover “inventare” un altro modo per sciogliere il residuo, abbiamo allora tentato di individuare almeno eventuali anioni (l’acido che avrebbe ustionato l’operaio) presenti: un frammento del materiale è stato lavato con acqua distillata, acqua che è stata poi iniettata in un cromatografo ionico. Altra sorpresa: un enorme (addirittura in saturazione) picco al tempo di ritenzione dei fluoruri… in realtà, il picco era talmente allargato da poter essere dovuto ai cloruri o ad acidi organici… non avevamo ancora nessuna risposta certa, ma almeno incominciavamo ad avere un indizio… Abbiamo allora deciso di ricorrere ad una prova da “chimici di altri tempi”: alcuni pezzetti della sostanza bianca sono stati messi in una capsula in platino con acido solforico concentrato. Scaldando la capsula, coperta con un vetrino d’orologio, gli eventuali fluoruri avrebbero prodotto acido fluoridrico gassoso che avrebbe corroso il vetro, opacizzandolo. Il vetrino è diventato opaco. “Allora tutti i sintomi erano veri…!”, è stato il primo commento. Adesso restava da capire da dove arrivasse il fluoro, visto che, oltretutto, doveva essere parecchio. Il tracciato gascromatografico del GPL della cisterna del palazzo presentava un picco che non rientrava fra quelli normali per il GPL, picco che, oltretutto non era presente nel GPL del serbatoio dell’azienda. Per identificare il componente incognito, il GPL è stato nuovamente analizzato, questa volta mediante GC-MS. Ennesima sorpresa, ma anche la fine del mistero: il picco era dovuto al 1,1,1,3 tetrafluoro etano, uno dei tanti composti che rientrano nella classe dei freon. A questo punto era quasi tutto chiaro: il freon, bruciando, aveva prodotto acido fluoridrico e fluoro che avevano attaccato la caldaia in alluminio formando degli ossifluoruri di alluminio praticamente insolubili in acidi. Nei fornelli, i prodotti di combustione producevano i bruciori agli occhi e i fenomeni di corrosione evidenziati. E spiegavano anche l’ustione del tecnico. Il mistero era da dove provenisse il freon… ma questo non stava a noi scoprirlo. Incidentalmente, abbiamo anche capito perché il primo laboratorio non si era accorto di nulla: osservandone i cromatogrammi abbiamo appurato che l’analisi era stata effettuata con un detector FID che è estremamente sensibile agli idrocarburi ma che, proprio per il suo principio di funzionamento, è assolutamente cieco nei confronti di molecole contenenti sostituenti elettronattrattori, come appunto è il caso del fluoro. Marco Priola 48 La Rivista dei Combustibili notizie - sicurezza SSC: il convegno EDUG L’ European DIERS Users’ Group alla SSC L’EDUG, acronimo di European DIERS Users’ Group, è il gruppo europeo del DIERS (i.e. Design Institute for Emergency Relief System), associazione fondata nel 1976 in USA, oggi riconosciuta a livello internazionale, che raggruppa più di 250 aziende aderenti. Il DIERS è nato con lo scopo di ricercare apparecchiature sperimentali e definire le prove di laboratorio adatte per il corretto dimensionamento dei sistemi di protezione contro le sovrapressioni per apparecchiature dell’industria Chimica e Petrolchimica. Si tratta cioè di un gruppo di esperti che si occupano di progettare sistemi di sfogo (principalmente valvole di sfiato e dischi di rottura) basandosi sulla tecnologia e sull’esperienza sviluppata dal gruppo stesso. La SSC fa parte dell’EDUG da 4 anni, ha partecipato e partecipa tuttora a gruppi di ricerca e round robin test su argomenti specifici proposti dall’associazione. Il know-how è del Laboratorio Termochimica, dove è stata sviluppata esperienza nel condurre prove per la progettazione dei dispositivi di sfogo di sistemi reagenti. Questa conoscenza è maturata anche grazie a collaborazioni della SSC con il gruppo di reattività chimica della DOW Chemical Co. a Midland-MI (USA). Inoltre sin dal 1999 la SSC dispone di un calorimetro adiabatico Phi-Tec II, appositamente progettato per permettere la sperimentazione in questo campo. Quest’anno, grazie ai ripetuti contatti e alle collaborazioni con i membri europei del gruppo, il meeting annuale è stato ospitato alla SSC dal 27 al 28 maggio 2010. Il contributo dell’Istituto al meeting non è stato solo di natura organizzativa ma anche intellettuale grazie ad una presentazione congiunta con l’Inprocess (azienda di consulenza che opera nel campo della progettazione di impianti di raffinazione e trattamento dei gas e nel training nell’uso di modelli fluidodinamici) dal titolo: “Estimation of the relief load for crude oil distillation units. Dynamic simulation or conventional methods?”. Il lavoro è già stato pubblicato sulla Rivista dei Combustibili (cfr vol 62, n. 4, 2008, 204-211). Gli interventi si sono divisi in una giornata e mezza di lavori. Gli argomenti sono andati dalla definizione di norme e standard per il dimensionamento dei dispositivo di sfogo della sovrapressione nell’industria chimica, alla ricerca su situazioni incidentali poco studiate come gli efflussi bifase o i sistemi gassy o, di nuovo, gli sfiati in caso di serbatoi sottovuoto. Sono state valutate anche situazioni di processo intrinsecamente sicure e che evitino quindi l’intervento dei sistemi di protezione in caso di incidente. Il meeting ha avuto una buona partecipazione in questa edizione, resta tuttavia aperto a nuovi iscritti che ne facciano specifica richiesta al comitato organizzatore. I partecipanti dell’EDUG meeting 2010 Marco Dellavedova Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 49 notizie - sicurezza gas FORUM GAS 2010: Sicurezza gas e contesti urbani contemporanei L'esigenza di un nuovo rapporto tra operatori e cittadini Nei giorni 9 e 10 giugno 2010 si è svolto nel Palazzo delle Stelline a Milano il 3° Forum Gas organizzato da CIG (Comitato Italiano Gas) e da Gruppo Italia Energia; si tratta di un evento divenuto ormai un appuntamento annuale per fare il punto della situazione sulla sicurezza di utilizzo del gas oltre che momento di scambio di opinioni ed esperienze per gli operatori del settore. Le riflessioni non si fermano esclusivamente ad un’analisi tecnica, ma vanno a cogliere tutte quelle dinamiche con cui il settore andrà a confrontarsi nei mesi successivi. L’esigenza di impostare un nuovo rapporto tra operatori del gas e cittadini è stato scelto come tema di approfondimento per il Forum 2010 che si è aperto con una serie di considerazioni sullo stato generale della sicurezza gas in Italia per poi passare alla presentazione della statistica degli incidenti da gas dell’anno precedente (2009) elaborata da CIG. Successivamente sono stati analizzati gli aspetti legati alla qualifica degli operatori, alla telegestione del gas nonché alle problematiche legate alle concessioni, gare e ambiti gas. Per l’approfondimento di alcuni argomenti si riportano qui di seguito i passaggi più significativi di parte degli interventi delle due giornate di lavoro. Per R. Malaman (AEEG) si parla poco della sicurezza del gas anche se è un tema che riguarda tutta la filiera ed è di interesse comune sia per le Istituzioni che per tutti gli Operatori del Settore, in questo contesto è di fondamentale importanza il coordinamento e la collaborazione tra Enti, Istituzioni ed Operatori. Non sempre viene raggiunta la sicurezza ottimale o per così dire “sociale” ed è per questo che entra in gioco la regolazione nel cui contesto anche il ruolo normatore di CIG risulta insostituibile. A causa della stretta interconnessione tra le varie parti del sistema nazionale gas la regolazione della sicurezza del gas deve interessare l’intera filiera del gas e non può prescindere dal confronto internazionale e dal contributo degli operatori per l’individuazione delle migliori soluzioni. Gli interventi regolatori devono favorire l’innovazione tecnologica ai fini della sicurezza, ma non devono entrare nel merito delle singole scelte degli operatori. Sono state rapidamente ripercorse le tappe attraverso cui AEEG ha effettuato interventi regolatori per stabilire gli standard minimi di sicurezza per le attività di trasporto e distribuzione. Ora AEEG si appresta ad emanare in merito una delibera sullo stoccaggio per identificare, anche in questo settore, delle regole generali di comportamento. Nel terzo periodo regolatorio è diventato obbligatorio per i distributori il meccanismo di “incentivi e penalità” riguardanti la sicurezza che era già stato sperimentato su base volontaria durante il secondo periodo. Nel corso delle campagne di controlli dal 2004 al 2009, riguardanti il potere calorifico e l’odorizzazione del gas, AEEG ha effettuato oltre 300 controlli sul campo in collaborazione con la Guardia di Finanza e la Stazione Sperimentale per i Combustibili. Pochi giorni prima dello svolgimento del Forum Gas il Decreto Legge 78 del 31 maggio 2010 ha inserito, per quanto riguarda l’autotrazione, la possibilità che i veicoli possano essere riforniti mediante collegamento all’impianto domestico di gas mediante apposito “apparecchio” fisso senza serbatoio di accumulo. Tale disposizione è entrata immediatamente in vigore. Durante il Focus dedicato all’argomento, dopo la presentazione delle caratteristiche di un impianto domestico-tipo a cura di H. Staffler (IMI), è iniziato un confronto in cui F. Dattilo (Vigili del Fuoco) e M. Ronchi (CIG) si sono mostrati estremamente cauti sull’applicazione di questa possibilità. In particolare hanno fatto rilevare 50 La Rivista dei Combustibili che dal punto di vista della sicurezza vanno affrontati alcuni fattori critici quali ad esempio il grado di competenza dell’utilizzatore finale e l’ipotesi di installazione dell’apparecchio all’interno del garage; inoltre hanno ricordato che la normativa sull’argomento è, al momento, ancora estremamente carente. Come di consuetudine, nel corso del Forum è stato fatto il punto della situazione degli incidenti da gas verificatisi nel corso dell’anno precedente ed è stata presentata e commentata a cura di F. Zaninotti la statistica degli incidenti da gas stilata dal gruppo di lavoro ad hoc del CIG. Da questo lavoro è emerso un trend di costante aumento degli incidenti nelle reti canalizzate dovuto per lo più a problematiche legate alla cattiva evacuazione dei fumi. F.Dattilo (Vigili del Fuoco) ha confermato il fenomeno evidenziato dalle statistiche ed inoltre ha commentato l’incidente di Viareggio verificatosi nel 2009 riguardante il trasporto su rotaia di GPL, soffermandosi sulla tipologia di intervento fatto dai Vigili del Fuoco ed auspicando un intervento normativo anche sulle modalità di trasporto delle sostanze pericolose. P.Torretta (UNI) ha sottolineato che gli incidenti da gas avvengono soprattutto in ambito domestico e quindi è importante avere norme tecniche chiare e trasparenti oltre ad auspicare maggiori interventi a livello legislativo per avere incentivi legati al settore della sicurezza gas. M. Ronchi (CIG) ha messo in evidenza che oltre alla qualificazione degli installatori e dei manutentori bisogna aumentare gli sforzi per una maggiore informazione anche all’utente finale: in questo senso si inseriscono le presentazioni di W. Paramonti (Iride) e F. Gerli (A2A) che hanno illustrato le iniziative delle rispettive aziende per quanto riguarda la comunicazione all’utente finale con particolare attenzione alla comunicazione multilingue. M. Volongo (CIG) ha illustrato il Progetto Europeo Marcogaz che ha la finalità di uniformare la qualificazione degli operatori di gas in tutta l’Europa in quanto gli operatori hanno la possibilità di lavorare in tutta l’Unione Europea e quindi muoversi da una nazione all’altra. D’altro canto E. Sartorelli (Confartigianato) ha rilevato che è importante avere certezza sulle regole e stabilire con chiarezza il percorso da seguire sia a livello formativo che di aggiornamento. A. Soresina (IGU), P. Francisci (MSE), L. Baratto (Anigas), A. Morgagni (Federutility) hanno affrontato in una Tavola Rotonda le varie problematiche legate allo Smart Metering nell’attuale sistema di distribuzione del gas. E’ stato messo in rilievo che si tratta di un argomento che viene affrontato con sensibilità differente nei vari paesi europei; in ogni caso va rispettata la direttiva MID per quanto di competenza e bisogna porre particolare attenzione all’aspetto metrologico della misura in particolare alla sicurezza del dato che lo strumento misura e quindi stabilire i requisiti minimi richiesti. Significativo è stato l’intervento di P. Cerami (CIG) che ha riassunto tutto il notevole e corposo lavoro normativo e di sviluppo produttivo di protocolli che è stato svolto dal pertinente Gruppo di Lavoro CIG riguardante tutte le fasce di contatori di gas. E’ stato auspicato non solo l’approfondimento della sperimentazione ma anche che i test di validazione sui contatori vengano effettuati da un ente terzo, sottolineando che per questo settore un problema di sicurezza particolarmente delicato è quello legato alla “sicurezza di trasmissione dei dati”. Nelle fasi conclusive del Forum, in una Tavola Rotonda, F. Todarello (Studio legale Todarello & Associati), R. Brusamolino (Enel Rete Gas), P. Giuliani (Italcogim), S. Bosetti (EnergyLab) hanno affrontato il discorso della durata delle concessioni/gare e della definizione degli ambiti territoriali. Tra le altre osservazioni emerse c’è il riconoscimento del diritto che i Comuni hanno ad indire le gare e l’auspicio che AEEG favorisca l’aggregazione degli impianti. Inoltre, per dare stabilità a tutto il sistema, il quadro della situazione ha bisogno di alcune precisazioni quali ad esempio criteri chiari di gara e definizione degli ambiti territoriali. Paola Comotti Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 51 notizie - testo unico ambientale Il T.U.A. 152/06 dopo il decreto 29 giugno 2010: PRINCIPALI NOVITA’ E’ finalmente uscito il terzo correttivo al TU 152/06! Le modifiche apportate riguardano esclusivamente la Parte II “Procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione d’impatto ambientale (VIA) e per l’autorizzazione ambientale integrata (IPPC)” e la Parte V “Norme in materia di tutela dell’aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera”. Di seguito si segnalano in maniera schematica le novità più importanti. • • • • Abrogazione del decreto 18 febbraio 2005, n. 59 “Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento” Abrogazione del decreto 19 aprile 2006 “Determinazione dei termini per la presentazione delle domande di autorizzazione integrata ambientale, per gli impianti di competenza statale, ai sensi del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59”. Abrogazione del decreto 24 aprile 2008 “Modalità anche contabili e tariffe da applicare in relazione alle istruttorie e ai controlli previsti dal decreto n.59/05” Le procedure di VAS,VIA ed AIA avviate precedentemente all'entrata in vigore del presente decreto sono concluse ai sensi delle norme vigenti al momento dell'avvio del procedimento. MODIFICHE ALLA PARTE SECONDA DEL 152/06 La Parte II del DLgs 152/06 relativa alle procedure di VAS, VIA e IPPC, ha subito la prima importante modifica con il secondo correttivo del TU, il DLgs 4/2008. Il terzo correttivo ha il ruolo importante includere l’intera legislazione relativa alle procedure di richiesta e rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA, DLgs 59/05 e successive modifiche e integrazioni). Questo ha portato ad alcune modifiche anche del testo già esistente, come l’introduzione del concetto di inquinamento transfrontaliero anche per la VAS Statale e alcune variazioni di tempistiche per la VIA. Sempre in ambito VIA si attribuisce molta importanza al monitoraggio anche dopo l’avvenuto rilascio dell’autorizzazione dal momento in cui se questo dovesse risultare estremamente negativo anche con l’introduzione di ulteriori condizioni di mitigazione, può essere ordinata la sospensione dei lavori o delle attività autorizzate, nelle more delle determinazioni correttive da adottare. MODIFICHE ALLA PARTE QUINTA DEL 152/06 TITOLO I - PREVENZIONE E LIMITAZIONE DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA DI IMPIANTI E ATTIVITÀ Campo di applicazione (Art. 267) Incenerimento e coincenerimento vengono inclusi nel campo di applicazione della Parte V del decreto 152/06 mentre i valori limite di emissione, inseriti nell’autorizzazione unica per i nuovi impianti di smaltimento e recupero rifiuti (art. 208), vengono stabiliti ancora sulla base del decreto 133/05 e di eventuali piani regionali per la Qualità dell’Aria. Per gli altri impianti di trattamento termico dei rifiuti vengono stabiliti invece in base agli articoli 270 e 271 del decreto 152/06 emissioni diffuse e convogliamento delle emissioni, valori limite e prescrizioni (vedi seguito). 52 La Rivista dei Combustibili Per gli impianti soggetti ad AIA resta fermo quanto previsto dal Titolo III-bis della parte seconda del decreto, tale autorizzazione sostituisce sempre quella alle emissioni, con la specifica che questo vale sia ai fini della costruzione che dell’esercizio dell’impianto. Definizioni (Art. 268) Viene introdotta la definizione di stabilimento: esso include il complesso di impianti e attività che producono emissioni (quindi anche movimentazioni, deposito, operazioni manuali), sottoposte al potere decisionale di un unico gestore, che ne diventa esplicitamente anche responsabile dell’applicazione dei limite e delle prescrizioni ad esso imposte (lettera (n)). Segue quella relativa alla modifica di uno stabilimento, che include l’installazione o la modifica di un impianto o di un’attività presso uno stabilimento e quella di modifica sostanziale, che comporti, cioè, un aumento o una variazione qualitativa delle emissioni o che ne alteri le condizioni di convogliabilità. I valori limite vengono stabiliti con esplicito riferimento alle condizioni di esercizio più gravose e, salvo diversamente disposto dal decreto o dall’autorizzazione, si intendono riferiti alla media oraria. Autorizzazione alle emissioni in atmosfera per gli stabilimenti (Art. 269) Conseguentemente alla nuova definizione di “stabilimento”, l’autorizzazione di cui al presente articolo viene rilasciata con riferimento ad esso; i singoli impianti e le singole attività presenti nello stabilimento non sono oggetto di distinte autorizzazioni. In essa, oltre alla descrizione degli impianti e delle attività presenti, la quantità e la tipologia delle emissioni prodotte, nonché le modalità di esercizio dell’impianto, i valori limite e le prescrizioni (già previste) dovranno essere anche indicate le quote dei punti di emissione, individuate in modo da garantire una adeguata dispersione degli inquinanti, il minimo tecnico per gli impianti soggetti a tale condizione e le portate di progetto tali da consentire che i fumi vengano diluiti solo quanto inevitabile da un punto di vista tecnologico e di esercizio. L’autorizzazione può stabilire per determinate tipologie di impianti, ad esclusione di quelli soggetti ad AIA statale (riportati in allegato XII del d.L.128/2010), valori limite di emissione espressi come flussi di massa annuali, riferiti al complesso dello stabilimento (incluse le emissioni diffuse). Per il rinnovo o l’aggiornamento della autorizzazione l’Autorità Competente, previa informazione al comune interessato, avvia un procedimento autonomo entro 30 gg dalla ricezione della richiesta. In sede di conferenza dei servizi o di autonomo procedimento, eventuali integrazioni dovranno essere fatte entro i successivi 30 giorni. In caso di richiesta di integrazioni e i termini sono sospesi fino alla ricezione delle stesse e comunque per un periodo non superiore ai 30 giorni. In caso di modifica ad uno stabilimento, il gestore è tenuto a darne comunicazione all’Autorità Competente e in caso di modifica sostanziale deve fare richiesta per una nuova autorizzazione; a discrezione di quest’ultima, l’istruttoria potrà essere applicata solo agli impianti o alle attività interessati dalla modifica o estesa a tutto lo stabilimento. Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 53 notizie - testo unico ambientale Vengono soppressi i commi dal 12 al 16 dell’art. 269 (elenco degli impianti esclusi dal processo di autorizzazione, gli unici impianti che non sono soggetti ad autorizzazione sono quelli di deposito di oli minerali, compresi quelli di gas compressi). Valori di emissione e prescrizioni da applicare agli impianti ed alla attività degli stabilimenti (Art. 271) In questo articolo vengono disciplinati i valori di emissione e le prescrizioni da applicare agli stabilimenti, sia nuovi, sia vecchi (con distinzione se anteriori al 2006 o anteriori al 1998); viene demandato il compito di stabilire i nuovi limiti di emissioni ad un decreto attuativo che, ai sensi dell’articolo 281, comma 5, sulla base delle migliori tecniche disponibili (MTD), contemplerà i valori limite sia per le emissioni convogliate che per quelle diffuse (aspetto, anche questo, mutuato dalla normativa IPPC). Saranno pertanto modificati ed integrati gli Allegati I e V alla Parte V del Testo Unico. A seguito di un’istruttoria, anch’essa fondata sulla valutazione dell’applicabilità delle MTD, saranno regolamentate anche le condizioni di costruzione e di esercizio dell’impianto anche in relazione ai combustibili utilizzati. Tale istruttoria potrà condurre, in sede di successiva autorizzazione, all’applicazione di limiti più restrittivi di quelli riportati nei suddetti allegati. Viene inoltre data possibilità all’autorizzazione di introdurre, ove possibile, prescrizioni inerenti i valori limite di emissione da applicare in caso di anomalie o guasti all’impianto e nei periodi transitori (espressi come flusso di massa annuale). L’allegato VI alla Parte quinta del Testo Unico (conformità dei valori misurati ai valori limite di emissione) sarà integrato con apposito decreto (ved. box) con l’indicazione dei metodi di campionamento e di analisi delle emissioni, con esplicita indicazione dei metodi di riferimento, dei quali dopo l’emanazione di questo decreto, l’autorizzazione dovrà recare indicazione obbligatoriamente. Il comma 18 (aggiunto ex-novo) specifica che i controlli da parte dell’Autorità Competente potranno essere effettuati solo sulla base dei metodi indicati nell’Allegato VI anche se diversi da quelli, di competenza del gestore, indicati nell’autorizzazione; in caso i risultati dei controlli risultassero differenti, il successivo accertamento dovrà essere necessariamente effettuato sulla base del metodo di riferimento; i modi con i quali il gestore mette a disposizione i risultati dei controlli devono essere conformi a quanto indicato nel suddetto Allegato. Grandi impianti di combustione (Art. 273) Vengono sostituiti i commi 9 e 10, secondo le nuove disposizioni se due impianti di combustione sono localizzati nello stesso stabilimento, l’Autorità Competente deve in qualsiasi caso considerare tali impianti come un unico impianto per la valutazione della potenza termica nominale in base alla quale stabilire i valori limite di emissione. Può disporre, qualora sia tecnicamente fattibile, il convogliamento delle emissioni in un unico punto ed applicare in questo caso i limiti che si applicherebbero singolarmente all’impianto più recente. Altra importante novità riguarda le turbine a gas, che 54 La Rivista dei Combustibili vengono tolte dalle tipologie di impianto per la produzione di energia escluse dall’applicazione dell’art. 273 (soppresso il comma 5, lettera (l)). Viene introdotto infatti il comma 16 che sancisce l’applicazione delle disposizioni dell’art. 273 alle turbine a gas autorizzate successivamente all’entrata in vigore della parte quinta del decreto 152/06, mentre per quelle autorizzate in precedenza valgono le disposizioni indicate nell’Allegato II alla Parte V, per quanto riguarda monitoraggio e controllo delle emissioni e anomalie degli impianti di abbattimento. Allegati al Titolo I Allegato IV: Impianti e Attività in deroga La Parte I è stata interamente sostituita. Riguarda l’elenco degli impianti e attività considerati dall’art. 272 paragrafo 1 non sottoposti ad autorizzazione e per i quali si applicano esclusivamente i valori limite di emissione e le prescrizioni specificatamente previsti dai piani e programmi o dalle normative di cui art. 271, comma 3 e 4. Il nuovo elenco riporta tutti gli impianti e attività del Dlgs 152/06 con alcune modifiche e aggiunte: • gli allevamenti in ambienti confinati hanno dei valori di soglia in base al numero di capi e non più in base al peso vivo medio annuale e sono anche aumentate le categorie; • aggiunta di 11 impianti e attività che riprendono il comma 14 dell’art. 269 soppresso con il nuovo decreto. In tabella I le nuove tipologie aggiunte; • aggiunta degli allevamenti effettuati in ambienti non confinati; • aggiunta dei laboratori di analisi e ricerca (ex-comma 15 dell’art. 269), impianti pilota per prove, ricerche, sperimentazioni, individuazione di prototipi. Tale esenzione non si applica in caso di emissione di sostanze cancerogene, tossiche per la riproduzione o mutagene o di sostanze di tossicità e cumulabilità particolarmente elevate, come individuate dall’Allegato I alla Parte V del presente decreto; • Tabella 1 dispostivi mobili utilizzati all’interno di uno stabilimento da un gestore diverso da quello dello stabilimento o non utilizzati all’interno di uno stabilimento. Tipologia impianto e attività Impianti di combustione, compresi i gruppi elettrogeni e i gruppi elettrogeni di cogenerazione Impianti di combustione Impianti di combustione, compresi i gruppi elettrogeni e i gruppi elettrogeni di cogenerazione, all'interno di impianti di smaltimento dei rifiuti* Gruppi elettrogeni e gruppi elettrogeni di cogenerazione Impianti di combustione connessi alle attività di stoccaggio dei prodotti petroliferi funzionanti per meno di 2200 ore annue Combustibile impiegato Potenza termica nominale biomassa di cui all'Allegato X =<1 MW gasolio, come tale o in emulsione, o biodiesel <1 MW biogas di cui all'Allegato X =<3 MW olio combustibile, come tale o in emulsione <0,3 MW metano o GPL <3 MW gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas =<3 MW metano o GPL <3 MW benzina <1 MW metano o GPL <15MW gasolio <2.5MW Tabella I Impianti aggiunti all’Allegato IV della Parte V *se l’attività di recupero e’ soggetta alle procedure autorizzative semplificate previste dalla Parte IV del presente decreto e tali procedure sono state espletate La Parte II è stata interamente sostituita. Riguarda gli impianti e attività di cui all’articolo 272 comma 1, ovvero quegli impianti e attività che possono ricevere dall’autorità competente un’apposita autorizzazione di carattere generale in cui vengono stabiliti i valori limite di emissione, le prescrizioni anche inerenti alle condizioni di costruzione o di esercizio e i combustibili utilizzati (novità), i tempi di adeguamento, i metodi di campionamento e di analisi e la periodicità dei controlli. Il nuovo elenco riporta tutti gli impianti e attiVolume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 55 notizie - testo unico ambientale vità del Dlgs 152/06 con alcune modifiche e aggiunte: • soppressa l’attività relativa alla pulizia a secco di tessuti e pellami con utilizzo di impianti a ciclo aperto e utilizzo giornaliero massimo complessivo di solventi non superiore a 20 kg; • aggiunta degli gli impianti termici civili aventi potenza termica nominale >= 3 MW e <10 50 MW; • aggiunta degli impianti a ciclo chiuso per la pulizia a secco di tessuti e di pellami, escluse le pellicce, e delle pulitintolavanderie a ciclo chiuso; • aggiunta degli allevamenti effettuati in ambienti confinati in cui il numero di capi potenzialmente presenti e’ compreso nell’intervallo indicato dal presente decreto. Per allevamento effettuato in ambiente confinato si intende l’allevamento il cui ciclo produttivo prevede il sistematico utilizzo di una struttura coperta per la stabulazione degli animali. Allegato VI (ved. BOX) TITOLO II - IMPIANTI TERMICI CIVILI Campo di applicazione (Art. 282) Il Titolo II cambia campo di applicazione. Se nel DLgs 152/06 includeva solo gli impianti per cui non era prevista l’autorizzazione ai sensi dell’art. 269 comma 14 (ora soppresso ma inclusi nella Sezione 2 dell’Allegato IV come riportato in Tabella I), da ora in poi il Titolo II disciplinerà tutti gli impianti con potenza termica nominale <3MW. Definizioni (Art. 283) Sono state modificate le seguenti definizioni: • generatore di calore, che include qualsiasi impianto che utilizzi come fluido termovettore sia l’acqua (come già nel decreto 152/06) sia l’aria. In questo modo ricadono nella definizione anche quegli apparecchi di riscaldamento sprovvisti di circuito idraulico come le stufe e i caminetti ad aria; • impianto termico civile, che dovrà essere utilizzato per fornire esclusivamente calore per la climatizzazione, senza possibilità alcuna di riutilizzare parte del calore generato per qualche processo produttivo; • modifica dell’impianto, che acquisisce un significato più ampio in quanto include qualsiasi intervento che preveda la richiesta di conformità, come previsto dall’articolo 7 del DM 37/2008; • autorità competente, rimanda al DLgs 192/2005 di attuazione della Dir. 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia, salvo diverse indicazioni prescritte da leggi regionali. Abilitazione alla conduzione (Art. 287) L’ente che rilascia il patentino di abilitazione alla conduzione di impianti termici civili con potenza nominale >232kW è un’autorità individuata dalla Regione, non più l’ispettorato provinciale del lavoro. Denuncia di installazione e modifica (Art. 284) E’ soppressa la denuncia e con essa il modulo relativo che era presente nella parte I dell’Allegato IX. Per gli impianti con potenza nominale <35 kW (valore di soglia) sarà l’installatore a veri56 La Rivista dei Combustibili ficare e dichiarare la conformità alle caratteristiche tecniche di cui l’articolo 285 e l’idoneità nel rispetto dei limiti di emissione dell’articolo 286. Sono dunque illustrate le tempistiche e le modalità di invio all’autorità competente e dei contenuti che la dichiarazione di conformità deve rispettare. Per gli impianti superiori al valore di soglia il responsabile di esercizio e di manutenzione dell’impianto dovrà integrare il libretto di centrale con una dichiarazione di conformità dell’impianto agli articoli 285 e 286. Entro il 31 Dicembre 2012 gli atti integrativi descritti nel presente articolo dovranno essere inviati all’autorità competente secondo le tempistiche ivi definite. Disposizioni transitorie e finali (Art. 290) Nell’articolo sono state aggiunte delle parti che modificano notevolmente la regolamentazione dei generatori di calore a combustibile solido con potenze nominali al di sotto del valore di soglia (35kW), fino ad ora mai sottoposti a particolari attenzioni da parte della legislazione nazionale ambientale. E’ stato infatti aggiunto il comma 4 in cui si specificano i contenuti di un decreto (ved. box) che il MATTM di concerto con Min. Salute e MSE dovrà emanare entro il 30 Dicembre 2010. Tale testo dovrà prevedere un sistema di certificazione dei generatori di calore con potenza termica nominale <35kW alimentati a legna, carbone e biomasse combustibili individuate nella Parte II Sezione 4 dell’Allegato X nelle condizioni di utilizzo previste. La certificazione dovrà prevedere la suddivisione dei generatori di calore in classi di qualità basate sulla misura dei seguenti parametri: • emissione di polveri; • emissioni di NOx; • prestazioni energetiche del generatore. Dovrà inoltre specificare quali metodi utilizzare per la misura di tali parametri e stabilire modalità e tempistiche con cui il produttore effettuerà le verifiche per l’ottenimento di tale certificazione in cui bisognerà indicare anche le modalità di corretta installazione e gestione dei generatori di calore. Successivamente all’entrata in vigore del decreto: • i piani di qualità dell’aria potranno imporre limiti o divieti di utilizzo di generatori non aventi la certificazione o certificati con classi di bassa qualità; • i programmi e gli strumenti di incentivazione statali e regionali assicureranno priorità a quelli certificati con una classe di qualità superiore. Allegati al Titolo II Non vi sono modifiche rilevanti. Da segnalare che nell’Allegato I Parte III Sezione 3 relativa ai valori limite di emissione per motori fissi a combustione interna, la soglia degli NOx è aumentata di 10 volte: da 200 a 2000 mg/Nm3 per i motori ad accensione spontanea di potenza >=3MW. TITOLO III - COMBUSTIBILI Combustibili Consentiti (Art. 293) Specifica che i materiali e le sostanze dell’Allegato X (che quindi possono essere utilizzate negli impianti disciplinati dl Titolo I e II, inclusi gli impianti termici civili al di sotto del valoVolume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 57 notizie - testo unico ambientale re di soglia) se costituiscono rifiuti ai sensi della parte IV del decreto, non possono essere utilizzati come combustibili. La combustione di tutti i materiali non conformi all’Allegato X o che costituiscono rifiuti, è soggetta alla normativa vigente in materia di rifiuti. Prescrizioni per il rendimento di combustione (Art. 294) Da leggere attentamente alcune modifiche riportate su questo articolo. • Comma 1: ricadono nelle prescrizioni ivi descritte quegli impianti di cui al Titolo I e con potenza termica nominale di ciascun focolare superiore a 6MW. • Comma 2: gli impianti già in possesso di autorizzazioni con prescrizioni riguardo alle emissioni di CO e relativa misurazione in continuo, dovranno comunque fare riferimento alle prescrizioni riportate al comma 1; vengono invece esclusi gli impianti elencati all’articolo 273, comma 15, anche di potenza termica nominale <50MW. • Comma 3: le prescrizioni stabilite nel presente comma sono valide per gli impianti disciplinati dal Titolo II con potenza termica nominale per singolo focolare <1,16MW (non più >=1,5MW come potenza termica nominale complessiva). Disposizioni transitorie e finali (Art. 298) Il MATTM di concerto con il Min. della Salute e MSE istituiscono una commissione per l’esame di proposte di integrazione ed aggiornamento all’Allegato X relativo alla disciplina dei combustibili, presentate dalle amministrazioni dello Stato e dalle regioni. La commissione e’ composta da due rappresentanti di ciascuno di tali Ministeri e da un rappresentante del Dipartimento affari regionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Allegati al Titolo III Allegato X Disciplina dei combustibili Parte I Sezione 2 relativa ai combustibili di cui è consentito l’utilizzo negli impianti di cui al Titolo II: • eliminate le lettere l) ed m) (olio combustibile e distillati pesanti con determinate caratteristiche; emulsioni acqua-olio o acqua-altri distillati con determinate caratteristiche); • aggiunta del paragrafo 1bis dove ribadisce che l’utilizzo di legna da ardere, carbone di legna e biomasse combustibili (lettere f), g) ed h)) può essere limitato o vietato dai piani e programmi di qualità dell’aria previsti dalla vigente normativa, quando necessario per il conseguimento e rispetto dei valori e obiettivi di qualità dell’aria. Parte II Sezione 2 relativa alle caratteristiche dei metodi di prova dei combustibili solidi: è modificata la tabella riportata eliminando le soglie massime per umidità e potere calorifico inferiore del carbone da vapore. Parte II Sezione 4 sulle caratteristiche delle biomasse combustibili e relative condizioni di utilizzo: • viene specificato che oltre ad un trattamento esclusivamente meccanico la materiale vegetale che può essere impiegata come combustibile debba essere stata sottoposta ad un lavaggio con acqua (e non con solventi). Tale materiale vegetale può anche provenire dall’essicazione di coltivazioni agricole non dedicate o da prodotti agricoli; 58 La Rivista dei Combustibili • è inserito il paragrafo 2.2 Modalità di combustione contenente un elenco di prescrizioni obbligatorie per alcuni impianti del Titolo I. Viene inoltre stabilito che anche gli impianti di cui al Titolo II dovranno eseguire con frequenza almeno annuale la misurazione della concentrazione degli effluenti gassosi delle sostanze per cui sono fissati specifici valori limite di emissione (esclusi gli impianti per cui questi valori devono essere misurati in continuo). Disposizioni aggiuntive Il Min. dell’Interno di concerto con MATTM e MSE dovrà emanare un decreto per la disciplina di requisiti costruttivi e di installazione degli impianti di distribuzione di benzina. Dall’entrata in vigore di tale decreto è soppresso il paragrafo 3 dell’Allegato VII alla Parte V del decreto. Prossimi aggiornamenti previsti dal terzo correttivo al TU: • Entro il 30 giugno 2011: integrazione dell'Allegato I della Parte V che stabilisce i valori di emissione e le prescrizioni; • Entro il 31 dicembre 2010: integrazione dell'Allegato VI della Parte V contenente: - criteri per la valutazione della conformità dei valori misurati ai valori limite di emissione; - metodi di campionamento e di analisi delle emissioni, con indicazione di quelli di riferimento; - principi di misura e le modalità atte a garantire la qualità dei sistemi di monitoraggio delle emissioni. • Entro il 30 Dicembre 2010: emanazione di un decreto per la certificazione dei generatori di calore con potenza termica nominale <35kW alimentati a legna, carbone e biomasse combustibili; • Integrazione ed aggiornamento all’Allegato X relativo alla disciplina dei combustibili, tramite apposita commissione creata con il presente correttivo al TU; • Emanazione di un decreto per la disciplina di requisiti costruttivi e di installazione degli impianti di distribuzione di benzina. Silvia Bertagna e Francesca Hugony Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 59 aggiornamento legislativo - luglio-settembre 2010 A cura dello Sportello Ambiente della SSC AMBIENTE Riferimento Estremi COMMISSIONE EUROPEA - DECISIONE 2010/384/UE DEL 9 LUGLIO 2010 Titolo Decisione relativa al quantitativo comunitario di quote da rilasciare nel 2013 nell’ambito del sistema di scambio delle quote di emissioni dell’UE Contenuti Per il 2012 il quantitativo comunitario assoluto di quote di cui all’articolo 9 della direttiva 2003/87/CE ammonta a 1.926.876.368. La Commissione ha tenuto conto dei seguenti quantitativi per stabilire la quantità complessiva di quote da rilasciare nell’Unione per il 2013: - le quote che sono state o saranno assegnate a impianti inseriti nel sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE a partire dal 2008; - le quote che sono state o saranno messe all’asta o vendute nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE nel periodo 2008-2012 e inserite a questo scopo nelle tabelle del piano nazionale di assegnazione degli Stati membri; - le quote che sono state assegnate a nuovi entranti a partire dalla riserva nazionale degli Stati membri destinata ai nuovi entranti dal 1° gennaio 2008 al 30 aprile 2010, 175/36 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 10.7.2010; - le quote che non sono state assegnate ai nuovi entranti a partire dalla riserva nazionale degli Stati membri per i nuovi entranti, nel caso in cui lo Stato membro interessato abbia stabilito, mediante disposizioni legislative nazionali o, in mancanza di simili disposizioni, attraverso l’inserimento nel proprio piano nazionale di assegnazione di una dichiarazione secondo cui le quote della riserva destinata ai nuovi entranti che non siano state loro distribuite entro il termine del periodo 2008-2012 saranno messe all’asta o vendute. Ha inoltre stabilito che la quantità totale di quote da rilasciare a partire dall’anno 2013 deve diminuire ogni anno di un fattore lineare pari a 1,74 %, corrispondente a 35.374.181 quote. Riferimento Estremi 60 GUUE 175 del 10.07.10 GUUE 170 del 6.7.2010 COMMISSIONE EUROPEA - DECISIONE 2010/375/UE DEL 18 GIUGNO 2010 Titolo Decisione della Commissione, del 18 giugno 2010, sull’assegnazione di quantitativi di sostanze controllate diverse dagli idroclorofluorocarburi consentite per usi essenziali o per usi critici di laboratorio e di analisi nell’Unione nel 2010 ai sensi del regolamento (CE) n. 1005/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio sulle sostanze che riducono lo strato di ozono Contenuti Ogni anno la Commissione deve stabilire gli usi essenziali di laboratorio e di analisi di queste sostanze controllate, i quantitativi utilizzabili e le imprese che ne possono fare uso. La presente decisione si applica dal 1 gennaio 2010 e cessa di essere in vigore il 31 dicembre 2010. Essa stabilisce che possono essere consentite la produzione e l’importazione di sostanze controllate diverse dagli idroclorofluorocarburi per qualsiasi uso essenziale di laboratorio e di analisi indicato nell’allegato I. Il quantitativo di sostanze controllate diverse dagli idroclorofluorocarburi soggette al regolamento (CE) n. 1005/2009 che possono essere prodotte o importate per usi essenziali di La Rivista dei Combustibili laboratorio e di analisi nell’Unione nel 2010 è di 63 843,371 kg ODP. Nell’Articolo 3 si stabilisce che alle imprese elencate nell’allegato II sono assegnate, per il 2010, quote di sostanze controllate diverse dagli idroclorofluorocarburi per usi essenziali di laboratorio e di analisi. I quantitativi massimi destinati a usi di laboratorio e di analisi che si possono produrre o importare nel 2010 assegnati alle suddette imprese sono invece indicati nell’allegato III. Riferimento GUUE L218 del 19-8-2010 Estremi REGOLAMENTO (UE) N. 744/2010 DELLA COMMISSIONE DEL 18 AGOSTO 2010 Titolo Modifica del regolamento (CE) n. 1005/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio sulle sostanze che riducono lo strato di ozono, relativamente agli usi critici degli halon Gli halon sono sostanze che riducono lo strato di ozono classificate nel gruppo III dell’allegato I del regolamento (CE) n. 1005/2009 come sostanze controllate. In conformità con quanto stabilito dal protocollo di Montreal, la produzione di dette sostanze è vietata, negli Stati membri, dal 1994. Il loro utilizzo, tuttavia, è tutt’ora consentito per taluni usi critici previsti nell’allegato VI del regolamento (CE) n. 1005/2009. La Commissione ha analizzato gli attuali usi degli halon, nonché la disponibilità e l’uso di tecnologie o di alternative (in seguito denominate «alternative») sia tecnicamente, sia economicamente praticabili, che siano accettabili dal punto di vista ambientale e sanitario. Tale riesame ha messo in evidenza una serie di differenze tra gli Stati membri riguardo l’interpretazione di quali usi degli halon siano da considerarsi critici secondo la definizione di cui all’allegato VI del regolamento (CE) n. 1005/2009. E’ inoltre risultato che, nella maggior parte delle applicazioni di protezione antincendio gli halon sono stati sostituiti, o potranno essere sostituiti col tempo, e a costi ragionevoli, dalle alternative. L’uso di halon non sarà quindi più consentito e tutti gli estintori e i sistemi antincendio ad halon dovranno essere sostituiti, convertiti o eliminati entro la data limite, conformemente all’articolo 13, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1005/2009. Tale data deve consentire un tempo sufficiente per lo sviluppo di alternative ove sia necessario; in particolare, per quanto riguarda gli aeromobili, poiché l’aviazione civile è disciplinata a livello internazionale, dovrà essere prestata la dovuta attenzione alle iniziative dell’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale (ICAO) relative all’installazione e all’uso di estintori ad halon sugli aeromobili. Per la maggior parte delle applicazioni relative ai nuovi impianti o alle nuove attrezzature, nei quali non sono più necessari o non sono più installati estintori o sistemi antincendio ad halon, è stato ritenuto opportuno fissare la data ultima al 2010. Fanno eccezione alcuni casi come ad esempio alcuni veicoli terrestri e aeromobili militari (data fissata al 2011) o applicazioni relative agli estintori portatili, per le gondole-motore degli aeromobili e per le cabine (fissata al 2014). Per molte applicazioni sarà infine opportuno fissare date limite comprese tra il 2013 e il 2025, a seconda del grado di difficoltà tecniche ed economiche che presentano la sostituzione o la conversione degli halon (v.di considerazione 13 e seguenti). L’allegato VI del regolamento (CE) n. 1005/2009 è sostituito dall’allegato del presente regolamento. Contenuti Riferimento Estremi Titolo GUUE L229 del 31-8-2010 REGOLAMENTO N.49 DELLA COMMISSIONE ECONOMICA PER L’EUROPA DELLE NAZIONI UNITE (UN/ECE) Prescrizioni uniformi relative ai provvedimenti da prendere contro le emissioni di inquinanti gassosi e di particolato prodotte dai motori ad accensione spontanea destinati alla Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 61 aggiornamento legislativo - luglio-settembre 2010 propulsione di veicoli e contro le emissioni di inquinanti gassosi prodotte dai motori ad accensione comandata alimentati con gas naturale o con gas di petrolio liquefatto destinati alla propulsione di veicoli Contenuti Riferimento Estremi GUUE L232 2-9-2010 DECISIONE 2010/477/UE della Commissione Titolo DECISIONE DELLA COMMISSIONE dell’ 1 settembre 2010 sui criteri e gli standard metodologici relativi al buono stato ecologico delle acque marine Contenuti I criteri per il conseguimento del buono stato ecologico costituiscono la base per l’elaborazione di approcci coerenti nelle fasi preparatorie delle strategie per la salvaguardia dell’ambiente marino. Le attività tecniche e le ricerche hanno evidenziato soprattutto la necessità pressante di ampliare le conoscenze scientifiche per valutare il buono stato ecologico nel suo insieme e in modo coerente, al fine di favorire una gestione basata sulla nozione di ecosistema (approccio ecosistemico). I criteri che gli Stati membri devono applicare per valutare il grado di conseguimento del buono stato ecologico sono definiti nell’allegato, unitamente ai riferimenti agli standard metodologici applicabili. Riferimento Estremi GUUE L250 24-9-2010 REGOLAMENTO (UE) N. 837/2010 DELLA COMMISSIONE Titolo REGOLAMENTO N. 837/2010 DELLA COMMISSIONE del 23 settembre 2010 che modifica il regolamento (CE) n. 1418/2007 relativo all’esportazione di alcuni rifiuti destinati al recupero verso paesi non appartenenti all’OCSE Contenuti La Commissione ha ricevuto dalla Liberia risposta alle richieste scritte con le quali chiedeva conferma che i rifiuti elencati nell’allegato III o III A del regolamento (CE) n. 1013/2006, la cui esportazione non è vietata a norma dell’articolo 36 dello stesso regolamento, potessero essere esportati dall’Unione europea in tale paese a fini di recupero, nonché un’indicazione dell’eventuale procedura di controllo alla quale i rifiuti sarebbero assoggettati in tale paese. La Commissione ha ricevuto inoltre ulteriori informazioni riguardanti Andorra, Cina, Croazia e India. Per tenerne conto, l’allegato del regolamento (CE) n. 1418/2007 (2) viene pertanto modificato, conformemente all’allegato del presente regolamento. Riferimento 62 Il presente Regolamento porta delle modifiche al testo precedente, pubblicato sulla GUUE L103 del 12-4-2008. Le modifiche riguardano: l’Allegato 4B (Procedura di prova per i motori ad accensione spontanea e i motori ad accensione comandata alimentati con gas naturale (GN) o gas di petrolio liquefatto (GPL) basata sul procedimento mondiale armonizzato di omologazione dei veicoli e motori pesanti (WHDC, regolamento tecnico mondiale); l’Allegato 9B (Prescrizioni tecniche relative ai sistemi diagnostici di bordo, OBD). Viene inserito l’Allegato 9C (Prescrizioni tecniche per valutare l’efficacia in condizioni d’uso dei sistemi diagnostici di bordo (OBD)) e l’Allegato 10 (Prescrizioni tecniche relative alle emissioni fuori ciclo (OCE)). GUUE L251 del 25-9-2010 La Rivista dei Combustibili Estremi DECISIONE 2010/571/UE DELLA COMMISSIONE Titolo Decisione della Commissione, del 24 settembre 2010, che modifica, adeguandolo al progresso scientifico e tecnico, l’allegato della direttiva 2002/95/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le esenzioni relative alle applicazioni contenenti piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, bifenili polibromurati o eteri di difenile polibromurato Contenuti Il riesame delle esenzioni ha rivelato che è opportuno che alcune applicazioni contenenti piombo, mercurio, cadmio o cromo esavalente continuino ad essere esentate dal divieto in quanto l’eliminazione di tali sostanze pericolose nelle suddette applicazioni specifiche è ancora impraticabile sotto il profilo scientifico o tecnico. Per alcune altre applicazioni invece l’eliminazione o la sostituzione dell’uso di tali sostanze diverrà scientificamente o tecnicamente possibile in un prossimo futuro; per queste occorre pertanto fissare le date di scadenza di dette esenzioni, o ancora indicare la riduzione del quantitativo di tali sostanze che può essere utilizzato in determinate applicazioni. In pratica, l’allegato della direttiva 2002/95/CE è sostituito dal testo che figura nell’allegato della suddetta decisione. Riferimento GU n. 161 del 13 luglio 2010 Estremi MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE - D.M. 9 LUGLIO 2010 Titolo Modifiche ed integrazioni al decreto 17 dicembre 2009, recante l’istituzione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, ai sensi dell’articolo 189 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dell’articolo 14-bis del decreto legge n. 78 del 2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 102 del 2009. Contenuti Tra le novità più rilevanti del decreto, entrato in vigore il 14 luglio 2010, si segnala che l’art. 1 prevede che l’operatività del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti SISTRI - sia prorogata al 1° ottobre 2010. Si tratta di una proroga generalizzata, ossia valida per entrambe le categorie di soggetti interessati (in origine, infatti, la prima categoria di soggetti avrebbe dovuto operare secondo le nuove regole dal 13 luglio, mentre la seconda categoria, oltre agli iscritti volontariamente, dal 12 agosto). Inoltre, il termine previsto per il completamento della distribuzione dei dispositivi USB e l’installazione delle black box è prorogato al 12 settembre 2010. Al comma 3 dell’art. 1 è previsto che il termine di trenta giorni previsto all’allegato IB del decreto ministeriale 17 dicembre 2009, per la presentazione delle domande di autorizzazione all’installazione delle black box da parte delle imprese in possesso dei requisiti previsti nel citato allegato IB del decreto ministeriale 17 dicembre 2009, che espletano l’attività di autoriparazione nel settore elettrauto, è soppresso. I corsi di formazione avranno luogo nelle date indicate sul Portale Sistri, in numero di due per ciascun anno solare a decorrere dal 2011. Per l’anno 2010, fatta salva la validità del corso di formazione già tenuto alla data di entrata in vigore del decreto, ha luogo un ulteriore corso di formazione. Le modalità di presentazione delle domande di autorizzazione all’installazione delle black box e la procedura per il rilascio delle autorizzazioni predette sono regolate dalle norme contenute nel medesimo allegato IB del decreto ministeriale 17 dicembre 2009. All’art. 2 viene estesa la videosorveglianza anche agli impianti dedicati di coincenerimento dei rifiuti destinati esclusivamente al recupero energetico dei rifiuti e ricadenti nel campo di applicazione del decreto legislativo 11 maggio 2005, n. 133. Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 63 aggiornamento legislativo - luglio-settembre 2010 Gli altri articoli contengono modifiche all’art. 5 del Decreto Ministeriale 17 dicembre 2009, novità sull’operatività del sistema Sistri in zone non coperte dalla rete, tabelle sui contributi delle unità al sistema Sistri, modifiche all’articolo 7 del decreto ministeriale 17 dicembre 2009, norme sui moduli di iscrizione, e definizioni. Riferimento Estremi MINISTERO DELL’ISTRUZIONE DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA - DM 16 GIUGNO 2010 Titolo Approvazione delle linee guida per l’istituzione di un master universitario di secondo livello in REACH. Contenuti Il master si prefigge di fornire le basi metodologiche, le conoscenze e le competenze necessario per l’implementazione del Regolamento Europeo REACH (EC 1907/2006) attraverso lo sviluppo delle seguenti aree tematiche: - area normativo-giuridica - area chimico-ambientale - area tossicologica ed ecotossicotogica - area di analisi di rischio - area applicativa. I profili professionali a cui il corso fa riferimento sono nuovi, emergenti: consulenti ambientali privati e tecnici o amministratori pubblici specializzati nell’ implementazione del regolamento REACH per supportare le industrie produttrici, gli importatori e gli utilizzatori a valle delle sostanze chimiche ad adeguarsi alla nuova normativa comunitaria in materia di sostanze chimiche. Riferimento Estremi GU N.167 DEL 20.7.2010 LEGGE 19 LUGLIO 2010, N. 111 Titolo Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 maggio 2010, n. 72, recante misure urgenti per il differimento di termini in materia ambientale e di autotrasporto, nonché per l’assegnazione di quote di emissione di CO2 Contenuti Già espressi nell’Aggiornamento Legislativo a pag 47 della Rivista dei Combustibili Vol.64, fascicolo 2 del 2010 Riferimento Estremi 64 GU N.164 DEL 16.7.2010 GU n. 186 del 11-8-2010 DECRETO LEGISLATIVO 29 GIUGNO 2010, N. 128 Titolo Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, a norma dell’articolo 12 della legge 18 giugno 2009, n. 69 Contenuti Il D.Lvo 29 giugno 2010, n. 128 (in vigore dal 26/08/2010) reca importantissime innovazioni alle parti I (Generalità), II (VIA, VAS, IPPC) e V (EMISSIONI IN ATMOSFERA) del D. Lvo. 152/06 e l’abrogazione, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, dei seguenti atti legislativi: a) decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59; b) decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio 19 aprile 2006, fatti salvi gli effetti delle domande presentate a norma dell’art. 2 e nei termini di cui all’allegato I del medesimo decreto. Le procedure di VAS,VIA ed AIA avviate precedentemente all’entrata in vigore del preLa Rivista dei Combustibili sente decreto si considerano concluse ai sensi delle norme vigenti al momento dell’avvio del procedimento. Vedere approfondimento in questo numero de La Rivista dei Combustibili, pag 52 Riferimento GU n. 187 del 12-8-2010 Estremi MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE - DM 4 agosto 2010 Titolo Modifica della tabella A2, dell’allegato A del decreto ministeriale 7 novembre 2008, relativo alla disciplina delle operazioni di dragaggio nei siti di bonifica di interesse nazionale. Contenuti Il presente decreto modifica il decreto 7 novembre 2008 che disciplina le operazioni di dragaggio nei siti di bonifica interesse nazionale ai sensi dell’articolo 1, comma 996, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Nei siti di cui al comma 1 l’idoneità del materiale dragato ad essere gestito secondo quanto previsto dall’articolo 5, comma 11-ter e 11-quater, della legge 28 gennaio 1994, n. 84, deve essere verificata sulla base di apposite analisi da effettuare nel sito prima del dragaggio conformemente alle metodologie e ai criteri stabiliti nell’allegato riportato del presente decreto, dove vengono riportate le specie chimiche, i singoli parametri da ricercare, il numero delle determinazioni da effettuare e i limiti di quantificazione richiesti. Riferimento Estremi GU n. 199 del 26-8-2010 DPR 9 LUGLIO 2010 Titolo Regolamento recante procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità, a norma dell’articolo 146, comma 9, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni. Contenuti A partire dalla data del 1 gennaio 2010 è cessato il regime transitorio previsto dall’articolo 159 del “Codice dei beni culturali e del paesaggio” ed è entrata in vigore la procedura ordinaria prevista dall’articolo 146 del sopra citato D.Lgs. 42/2004, di competenza regionale (salvo delega ad altro ente pubblico) caratterizzata dall’intervento della Soprintendenza in via preventiva mediante il rilascio di un parere entro un termine definito. Con tale decreto viene, pertanto, semplificata la vita di cittadini e operatori dell’edilizia (produttori, rivenditori e installatori di serramenti) che vogliano eseguire piccoli lavori edilizi in aree o immobili in cui occorre l’autorizzazione paesaggistica oppure il permesso speciale rilasciato dalle sopraintendenze per i beni culturali ed il paesaggio. Per tutti gli interventi indicati nel decreto l’istanza per il rilascio della necessaria autorizzazione deve essere corredata unicamente da una relazione paesaggistica semplificata, redatta da un tecnico abilitato. Dopo la verifica della applicabilità della procedura semplificata e la conformità dell’intervento progettato alla disciplina urbanistica, l’amministrazione competente procede alla valutazione della compatibilità paesaggistica. Come previsto dall’articolo 3, comma 2, l’eventuale rigetto della domanda deve intervenire entro il termine di 30 giorni. Al contrario, nella ipotesi di valutazione positiva della compatibilità paesaggistica, l’amministrazione deve provvedere ad inviare la pratica al Sopraintendente; lo stesso quindi può: • esprimere parere vincolante favorevole, a cui l’amministrazione locale si adegua rilasciando l’autorizzazione in maniera immediata; Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 65 aggiornamento legislativo - luglio-settembre 2010 • rigettare l’istanza (motivando il rigetto) senza con ciò investire della questione l’ente locale. Il procedimento deve, in ogni caso, concludersi entro il termine di 60 giorni dal ricevimento della domanda da parte della amministrazione competente. Riferimento Estremi DECRETO LEGISLATIVO 13 AGOSTO 2010, N. 155 Titolo Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa. Contenuti Il D. Lgs. n. 155 del 13 agosto 2010 a recepimento della Direttiva 2008/50/Ce sulla qualità dell’aria ambiente e per un aria più pulita in Europa, entrerà in vigore dal 30 settembre prossimo. Il nuovo decreto va a costituire un quadro normativo nuovo ed unitario grazie all’abrogazione di numerosi D. Lgs. previgenti tra cui il n. 351/1999, (sulla qualità dell’aria appunto), il D. Lgs. n. 183/2004 (sull’ozono) e il D. Lgs. n 152/2007 (arsenico, il cadmio, il mercurio, il nichel idrocarburi policiclici aromatici) - per la tutela della “aria ambiente”, ossia (come precisa l’art. 2 lett. a) “l’aria esterna presente nella troposfera, ad esclusione di quella presente nei luoghi di lavoro”. Il nuovo sistema di valutazione e gestione della qualità dell’aria dovrà rispettare ovunque standard qualitativi elevati ed omogenei e basarsi su sistemi di acquisizione, trasmissione e messa a disposizione dei dati e delle informazioni relativi alla valutazione della qualità dell’aria ambiente, organizzato in modo da rispondere alle esigenze di tempestività della conoscenza da parte di tutte le amministrazioni interessate e del pubblico. Presupposto del sistema è la zonizzazione del territorio e relativa classificazione delle zone e degli agglomerati urbani, nell’ambito dei quali sarà misurata la qualità dell’aria per ciascun inquinante: biossido di zolfo, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, piombo e PM10; arsenico, cadmio, nichel e benzo(a)pirene. Per ognuno degli inquinanti le tabelle degli allegati riportano valori limite, livelli critici, soglie di allarme e soglie di informazione, ovvero i livelli oltre i quali sussiste un rischio per la salute umana in caso di esposizione di breve durata per alcuni gruppi particolarmente sensibili della popolazione nel suo complesso ed il cui raggiungimento impone di adottare provvedimenti immediati. Destinatarie degli obblighi sono in primis le Regioni e poi gli enti locali a loro volta delegati, nonché naturalmente le ARPA. I provvedimenti di zonizzazione e di classificazione, la rete di misura, i piani e le misure di qualità dell’aria esistenti ai sensi della normativa previgente dovranno essere adeguati, per l’anno 2010, secondo la nuova disciplina. Il mancato adeguamento sarà causa di revoca degli eventuali finanziamenti o benefici alle regioni e agli enti locali erogati dal MATTM Riferimento 66 GU n. 216 del 15-9-2010 - Suppl. Ordinario n.217 GU n. 210 del 8.09.2010 - Suppl. Ordinario n.213 Estremi MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE - DECRETO 16 GIUGNO 2010 Titolo Procedure nazionali per il rilascio della Certificazione di Tipo Approvato per impianti di trattamento di acque di zavorra prodotti da aziende italiane Contenuti Le ditte produttrici di impianti per il trattamento di acque di zavorra dovranno ottenere una certificazione di Tipo Approvato per il loro prodotto da organismi notificati. Le linee guida per la certificazione sono riportate negli allegati al presente decreto e richiamano: La Rivista dei Combustibili Le procedure adottate dall’IMO (International Marittime Organization) con la risoluzione MEPC 174 (58) del 10 ottobre 2008; Le procedure adottate dall’IMO con la risoluzione MEPC 169 (57) del 4 aprile 2008e per le navi che utilizzano sostanze attive ENERGIA Riferimento Estremi Titolo Contenuti Riferimento Estremi GU n. 158 del 09.07.2010 DECRETO-LEGGE 8 LUGLIO 2010, N. 105 Misure urgenti in materia di energia Il decreto modifica i primi quattro commi dell’articolo 4 del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78A a seguito ed in esecuzione della sentenza della Corte costituzionale 17 giugno 2010, n. 215 con cui è stato dichiarato incostituzionale. Secondo la nuova versione su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e con il Ministro per la semplificazione normativa, il Consiglio dei Ministri individua, d’intesa con le regioni e le province autonome interessate, gli interventi urgenti ed indifferibili, connessi alla trasmissione, alla distribuzione e alla produzione dell’energia, che rivestono carattere strategico nazionale, anche in relazione alla possibile insorgenza di situazioni di emergenza, ovvero per i quali ricorrono particolari ragioni di urgenza in riferimento allo sviluppo socio-economico, e che devono pertanto essere effettuati con mezzi e poteri straordinari. Gli interventi potranno essere realizzati anche con il coinvolgimento di soggetti privati nel relativo finanziamento, purché ne siano assicurate l’effettività e l’entità. Il decreto definisce le modalità di nomina dei commissari per gli interventi urgenti e i loro poteri e stabilisce i rapporti che devono intercorrere tra governo e le Regioni. GU n. 176 del 30-7-2010 - Suppl. Ordinario n.174 LEGGE 30 LUGLIO 2010, N. 122 Titolo Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica. Contenuti All’art. 45 vengono indicate le disposizioni in materia di certificati verdi e di convenzioni CIP6/92. In particolare viene stabilito che le risorse derivanti dalle risoluzioni anticipate delle convenzioni CIP6/92 relative alle fonti assimilate alle fonti rinnovabili, come disposto dalla legge 23 luglio 2009, n. 99, intese come differenza tra gli oneri che si realizzerebbero nei casi in cui non si risolvano le medesime convenzioni e quelli da liquidare ai produttori aderenti alla risoluzione, sono versate all’entrata per essere riassegnate ad apposito fondo istituito presso lo stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca finalizzato ad interventi nel settore della ricerca e dell’università. Con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, sentita l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono stabiliti criteri e modalità per la quantificazione delle risorse derivanti dalle suddette risoluzioni. Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 67 aggiornamento legislativo - luglio-settembre 2010 Viene inoltre modificato l’art. 2, (inserito il comma 149-bis) della legge 24 dicembre 2007 n. 244, nel quale si assicura che l’importo complessivo derivante dal ritiro, da parte del GSE, dei certificati verdi di cui al comma 149, a decorrere dalle competenze dell’anno 2011, sia inferiore del 30% rispetto a quello relativo alle competenze dell’anno 2010, prevedendo che almeno l’80% di tale riduzione derivi dal contenimento della quantità di certificati verdi in eccesso. Riferimento Estremi LEGGE 13 AGOSTO 2010 N. 129 Titolo Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, recante misure urgenti in materia di energia. Proroga di termine per l’esercizio di delega legislativa in materia di riordino del sistema degli incentivi. Contenuti La legge, istituisce un Sistema informatico integrato per la gestione dei flussi informativi relativi ai mercati dell’energia elettrica e del gas (art. 1-bis) e fornisce l’interpretazione autentica in materia di tariffa onnicomprensiva (di cui all’art. 42 della legge 23 luglio 2009, n. 99) per gli impianti di potenza non superiore a 1 MW (art. 1-ter); fa inoltre salvi gli effetti relativi alle procedure di denuncia di inizio attività di cui agli articoli 22 e 23 del testo unico in materia edilizia, per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che risultino avviate in conformità a disposizioni regionali aventi soglie superiori a quelle riportate in tabella A del D.Lgs. n. 387/2003, a condizione che gli impianti siano entrati in esercizio entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. L’art. 1-quinques, inoltre, affida ad un successivo decreto del Ministero dello sviluppo economico, la fissazione di opportune misure per contrastare le attività speculative legate alla realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili che comportano l’avvio di procedimenti autorizzativi da parte di soggetti che non concludono la realizzazione degli impianti FER: l’autorizzazione a tale realizzazione sarà soggetta alla copertura di congrue garanzie finanziarie ai fini del suo effettivo completamento. Il provvedimento interviene anche sugli incentivi fotovoltaici 2010 (art. 1-septies) chiarendo che per beneficiare delle tariffe 2010 è sufficiente avere concluso l’installazione dell’impianto entro il 31 dicembre 2010 e avere comunicato, entro la stessa data, la fine dei lavori all’ autorità che ha rilasciato l’autorizzazione, al GSE e al gestore di rete. Relativamente all’entrata in esercizio dell’impianto, il termine ultimo è stato fatto slittare al 30 giugno 2011. Riferimento Estremi Titolo Contenuti 68 GU n.192 del 18-8-2010 GU N. 219 DEL 18.09.2010 MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO - DECRETO 10 SETTEMBRE 2010 Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili Il decreto definisce le linee guida per il procedimento di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 387/2003 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità) per l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio di impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili nonché linee guida tecniche per gli impianti stessi. L’obiettivo è quello di facilitare un contemperamento fra le esigenze di sviluppo economico e sociale con quelle di tutela dell’ambiente e di conservazione delle risorse naturali e culturali. La Rivista dei Combustibili COMBUSTIBILI Riferimento Estremi GU n. 155 del 06.07.2010 MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO - DECRETO 18 GIUGNO 2010 Titolo Disposizioni per i sistemi di misura installati nell’ambito delle reti nazionali e regionali di trasporto del gas e per eliminare ostacoli all’uso e al commercio degli stessi, anche in relazione alla procedura d’infrazione n. 2007/4915 Contenuti Il presente decreto disciplina le modalità di realizzazione e di gestione dei sistemi di misura a tutela dei soggetti del sistema del gas naturale che offrono servizi e scambiano gas sul mercato nazionale ed internazionale tramite sistemi di trasporto, nazionale e regionale, in condotte, con esclusione dei sistemi di misura utilizzati dai produttori di idrocarburi e dai clienti finali, ovvero dai consumatori che acquistano gas per uso proprio. Riferimento GU n. 155 del 06.07.2010 Estremi MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI DECRETO 12 MAGGIO 2010 Titolo Attuazione del decreto legislativo 27 maggio 2005, n. 102, che estende alle singole imprese del settore della trasformazione agro energetica la possibilità di stipulare contratti quadro. Contenuti Il presente decreto allarga alle imprese singole o associate della filiera della trasformazione agroenergetica, con particolare riferimento alla produzione di energia elettrica da biomasse e biogas, la possibilità di stipulare i contratti quadro relativi ad uno o più prodotti agricoli aventi per oggetto la produzione, la trasformazione, la commercializzazione e la distribuzione dei prodotti stessi. Tali imprese devono però garantire che l’approvvigionamento delle biomasse agricole ed agroforestali provenga da almeno tre Regioni; oppure che il progetto di trasformazione agroenergetica sia stato dichiarato di “interesse nazionale” dal Comitato Interministeriale. BANDI Riferimento G.U. N.151 DEL 1.07.2010 Estremi MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO - CIRCOLARE 16 GIUGNO 2010, N. 2201 Titolo Applicazione, per il 2010, dell’accordo-quadro siglato il 12 dicembre 2007 tra il Ministero dello sviluppo economico, l’Istituto nazionale per il Commercio estero e la Conferenza dei rettori delle Università italiane. Contenuti Il bando scaturisce dall’accordo-quadro del 2007 tra: Ministero dello Sviluppo Economico (M.S.E.); Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE); Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) con l’obiettivo di favorire l’integrazione fra il sistema universitario e il mondo delle imprese in un’ottica di internazionalizzazione. I singoli progetti vengono finanziati al 50% con un massimo di contributo equivalente Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 69 aggiornamento legislativo - luglio-settembre 2010 Data scadenza Estremi Riferimento Titolo Contenuti Data scadenza Estremi Riferimento a € 125.000. La durata massima è fissata a 18 mesi. Il consorzio che partecipa al bando deve essere obbligatoriamente composto da: Università italiana (capofila); Impresa italiana (o raggruppamento di imprese italiane); Università o centro di ricerca estero I progetti devono sviluppare la collaborazione all’estero nel campo della ricerca applicata, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, anche in relazione ad obiettivi quali brevetti o spin-off. I temi proposti dovranno rispettare le “Linee di indirizzo per l’attività promozionale” del Ministero; 30 settembre 2010 MINISTERO DELL’AMBIENTE MARE - COMUNICATO E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL G.U. N.151 DEL 1.07.2010 Comunicato relativo alla presentazione delle proposte di progetto LIFE+2010 Tramite comunicato si rendono note le priorità italiane per l’anno 2010 per la partecipazione al bando LIFE+ indetto dalla Commissione Europea tramite avviso pubblicato nella GUUE C114/14 del 4/05/2010 . 1 settembre 2010 UNIONE EUROPEA-7° PROGRAMMA QUADRO COOPERATION - ENVIRONMENT 2011 Campo AMBIENTE Tema 6 • Environment (including Climate Change) Nanosciences, Nanotechnologies, Materials and new Production Technologies FP7-ENV-NMP-2011 Pubblicazione: 20/07/2010 Scadenza: 16/11/2010 • Environment (including Climate Change) FP7-ENV-2011 Pubblicazione: 20/07/2010 Scadenza: 16/11/2010 • Environment (including Climate Change) FP7-ENV-2011-ECO-INNOVATION-OneStage FP7-ENV-2011-ECO-INNOVATION-TwoStage Pubblicazione: 20/07/2010 Scadenza: 16/11/2010 • Environment (including Climate Change) Transport (including Aeronautics) Nanosciences, Nanotechnologies, Materials and new Production Technologies FP7-2011-GC-ELECTROCHEMICAL-STORAGE Pubblicazione: 20/07/2010 Scadenza: 02/12/2010 70 La Rivista dei Combustibili • Energy Nanosciences, Nanotechnologies, Materials and new Production Technologies Information and Communication Technologies Environment (including Climate Change) FP7-2011-NMP-ENV-ENERGY-ICT-EeB Pubblicazione: 20/07/2010 Scadenza: 02/12/2010 Estremi Riferimento MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO - DECRETO 6 AGOSTO 2010 GU n. 212 del 10.09.2010 Titolo Termini, modalità e procedure per la concessione ed erogazione delle agevolazioni in favore dei programmi di investimento riguardanti la produzione di beni strumentali funzionali allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili e al risparmio energetico nell’edilizia. Contenuti I fondi stanziati per il finanziamento sono € 300.000.000,00 destinate a programmi riferiti a unità produttive ubicate nei territori dell’obiettivo Convergenza (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia). Data scadenza 10 APRILE 2011 Estremi MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE - COMUNICATO Riferimento GU n. 222 del 22.09.2010 Titolo Programma Operativo Interregionale «Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico» 2007-2013. - Avviso Pubblico ai Comuni fino a 15000 abitanti, compresi i borghi antichi e di pregio, e le loro forme associative, per la presentazione di manifestazioni di interesse nell’ambito delle linee di attività 2.2 «Interventi di efficientamento energetico degli edifici e utenze energetiche pubbliche o ad uso pubblico» e 2.5 «Interventi sulle reti di distribuzione del calore, in particolare da cogenerazione e per teleriscaldamento e teleraffrescamento». Contenuti L’obiettivo dell’Avviso Pubblico è di finanziare la realizzazione di interventi per l’efficientamento energetico degli edifici di proprietà dei Comuni fino a 15000 abitanti, compresi i borghi antichi e di pregio, e le loro forme associative, delle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Data scadenza 8 NOVEMBRE 2010 Volume 64 - fascicolo n. 3 - 2010 71 ssc La Rivista dei Combustibili – anno 2010, volume 64, fascicolo 3. Periodico trimestrale della Stazione Sperimentale per i Combustibili, Viale A. De Gasperi 3 - 20097 San Donato Milanese (MI), tel. 02 516041, fax 02 514286 - e-mail: [email protected], sito: www.ssc.it Direzione e redazione: Stazione Sperimentale per i Combustibili Viale A. De Gasperi 3 - 20097 San Donato Milanese (MI) - tel. 02 51604220 – 02 51604262 - fax 02 514286 e-mail: [email protected] Grafica, Impaginazione e Stampa: Lasergrafica Polver srl via Kramer 17 – 20129 Milano - tel. 02 76000213 - fax 02784164 e-mail: [email protected] Direttore: Giacomo Pinelli Capo Redattore: Silvia Bertagna Redazione: Sara Bianchi, Simone Casadei, Davide Faedo, Andrea Gallonzelli, Lucia Gigante, Francesca Hugony, Antonella Mazzei, Marco Priola. La Direzione e la redazione della Rivista dei Combustibili non assumono alcuna responsabilità per i dati forniti e le opinioni espresse dagli autori, che restano i soli responsabili del contenuto delle loro pubblicazioni. Copertina: Foto di Paolo Tittarelli Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 884 del 19 novembre 1948. Tutela dei dati personali La rivista viene inviata in abbonamento. Viene garantito il diritto dell’interessato di conoscere, aggiornare, cancellare, rettificare i suoi dati o opporsi all’utilizzo degli stessi, se trattati in violazione della legge (D.Lgs 196/2003). Copyright La Rivista dei Combustibili. La riproduzione e/o l’impiego di informazioni pubblicate sulla Rivista è autorizzata a condizione che venga riportata l’indicazione degli autori e della fonte (La Rivista dei Combustibili) 72 La Rivista dei Combustibili STAZIONE SPERIMENTALE per i COMBUSTIBILI La Rivista dei Combustibili e dell’Industria Chimica Ricerca Istituzionale Ricerca finanziata Come ente pubblico, la SSC finanzia e sviluppa autonomamente progetti di ricerca con l’obiettivo di incrementare il patrimonio di conoscenze-esperienze a favore dei settori di riferimento e del mercato per : • rispondere alle richieste di consulenza sia a favore dell’industria dei combustibili e delle imprese, sia delle amministrazioni e enti pubblici • proporre un’offerta qualificata in tutte le aree e settori di attività della SSC • aggiornare costantemente la base di competenze indispensabili per proporsi ed accedere ai finanziamenti di ricerca pubblici e privati Realizzata su richiesta e con finanziamenti di imprese/enti/privati attraverso la partecipazione a progetti di ricerca finanziati a livello nazionale e europeo. Il trasferimento dei risultati avviene mediante pubblicazioni su riviste scientifiche o con la pubblicazione di rapporti, relazioni e monografie. Alcuni studi sono disponibili on line sul sito dell’Istituto (www.ssc.it) alla sezione documentazione online. Questa sezione, creata ad hoc per dare visibilità all’informazione non commerciale (studi, indagini, rapporti tecnici, presentazione a convegni, articoli,ecc. ), rappresenta un vero e proprio valore aggiunto per la comprensione e la valorizzazione dell’attività istituzionale SSC. Dal 1947 la SSC pubblica La Rivista dei Combustibili, organo di stampa ufficiale dell’Istituto, un periodico dedicato a studi, rassegne e notiziari nel campo dei combustibili solidi, liquidi e gassosi, convenzionali e non. I temi affrontati riguardano la caratterizzazione, l’utilizzo, l’impatto ambientale, l’aspetto normativo e la sicurezza. Nel 2002, a seguito del nuovo statuto della Stazione Sperimentale per i Combustibili, che ha consentito alla SSC di intensificare alcune attività nei confronti dell’industria chimica, la Rivista dei Combustibili ha cambiato denominazione in La Rivista dei Combustibili e dell’Industria Chimica. info: [email protected] STUDI E RICERCHE Studi e ricerche SSC riguardano tre temi topici: prestazioni energetiche, ambientali e di sicurezza legati a combustibili fossili, rinnovabili e biocombustibili. La Rivista, attualmente pubblicata con periodicità trimestrale, è aperta al contributo di tutti gli studiosi, i tecnici e gli operatori dei settori di competenza. Viene distribuita in abbonamento gratuito ad aziende, enti ed istituzioni legate ai settori dei combustibili e dell’industria chimica ed è disponibile anche in formato pdf. 2010 - volume 64 - n. 3 ISSN 1972-0122 La Rivista dei Combustibili e dell’Industria Chimica a cura della Stazione Sperimentale per i Combustibili www.ssc.it Ricerca & Sviluppo per il rispetto dell’ambiente