Il ritorno di Campisi `periodista militante`

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Il ritorno di Campisi `periodista militante`
Rivoli q
u Ecco la parata
RIVOLI domenica assisterà e potrà partecipare alla
“parata” da piazza Martiri
al Castello, curata da Molinaro ed Elisa Zucchetti del
collettivo berlinese Espz,
in collaborazione e con il
patrocinio della Città, e coreografata da Nandhan.
L’iniziativa nasce nell’ambito della mostra “Marinella
Senatore: costruire comunità” curata da Marcella
Beccaria, in corso al castello.
Secondo la consuetudine
dell’artista l’evento è l’occasione per la produzione di
un nuovo progetto filmico,
realizzato con il patrocinio
della Film Commission Torino Piemonte.
Partenza alle 12 da via Piol
da Santa Maria della Stella,
arrivo alle 13,30 al Castello
dove gli alpini offriranno il
ristoro. La parata si configura come «Azione pubblica
nello spazio urbano» e riunisce le energie creative provenienti da individui, gruppi e
associazioni, presentando
un’ideale comunità sociale
e culturale che nasce dal
progetto espositivo. Nella
cornice della coreografia
ideata da Espz, essa include
forme espressive e performative eterogenee, tra cui
bande e gruppi musicali,
cori, danzatori, majorette,
associazioni sportive e motoamatori, gruppi storici e
folkloristici, sbandieratori,
attori e teatranti. Senza dimenticare un intenzionale
approccio ludico e gioioso, la
parata unisce appassionati e
professionisti, studenti e pensionati, mettendo a contatto
realtà spontanee e ricerca
artistica contemporanea.
Una scenografia itinerante
che si snoda lungo vie e piazze, attraversando il borgo
storico, fin su via al Castello
per giungere in piazza Mafalda di Savoia e confluire
nel museo. La Senatore ha
vinto l’edizione 2013 della
Borsa per giovani artisti italiani, iniziativa ideata dalla
Beccaria, capo curatore del
museo e finanziata dagli
Amici sostenitori del castello. Nel corso dell’evento l’ingresso al museo è gratuito.
Per informazioni e adesioni:
senatore.progetto.rivoli@
gmail.com o v.sonzogni@
castellodirivoli.org.
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luna nuova n. 83
venerdì 22 novembre 2013
Il ritorno di Campisi ‘periodista militante’
Vive in Costa Rica, produce marmellate e racconta come cambia l’America Latina
chi è
di ugo splendore
RIVOLI saluta con la manina Maurizio
Campisi. Uno dei figli prediletti della città
è tornato ieri in Costa Rica, sua patria da 20
anni esatti. I 15 giorni di libera uscita sono
volati: due carezze in famiglia, incontri per
promuovere i suoi libri e un concerto-nostalgia con i Sick Rose, la band che spopolava
negli anni 80 e che per l’occasione si è ritrovata sul palco.
Non ci si annoia, con questo tipo qui, ed è
un peccato non ritrovarlo più spesso. Perché
è una voce sottile ma solida, fortemente
giornalistica e coraggiosa, che echeggia dal
continente latinoamericano. Un cervello in
fuga, che 20 anni fa disse: «Vado via perché
l’Italia è un paese fermo». E come dargli
torto, oggi.
Campisi il periodista militante. Il suo
blog sull’America Latina è una frusta, i suoi
reportage scomodano i palazzi. Lo hanno
oscurato quattro mesi fa, gli hacker. Lui ha
ricominciato. Poi il governo del Costa Rica
gli ha scritto a muso duro, l’ambasciatore
a Roma l’ha chiamato: aveva appena pubblicato un servizio sul turismo della salute
nel Paese, dove gli americani, dati i bassi
costi, vanno a rimettersi in sesto. Ma dietro
era spuntato un traffico di organi che poi,
in barba alle smentite del ministero della
salute, si era rivelato più esteso di quanto
si credesse.
L’America Latina vede ancora queste
contraddizioni, ma Campisi, che vive ad
Alajuela, 20 chilometri dalla capitale San
Josè, scommette sul suo continente: «Ci
sono idee e investimenti, sia sulle risorse
che sulle persone. Il Fondo monetario
internazionale ha stanziato per Panama
100 milioni di dollari. La Cina è il partner
maggiore del Sudamerica. L’Europa invece
è immobile, è vecchia, non propone niente.
L’unica grande svolta negli ultimi 30 anni è
stato forse il crollo del muro di Berlino. Per
il resto, tanta normalità».
Ma quando ha cambiato marcia l’America
Latina? «Quando mi ci sono trasferito, 20
anni fa, stava nascendo l’idea di un’America Latina unita, che andasse al di là delle
ideologie e che facesse blocco contro gli
Stati Uniti, da sempre influenti sul continente tanto da utilizzarlo come una specie
di giardino di casa».
Ma c’è qualcuno che ha davvero influito
su questa nuova idea di mondo? «Sì: Hugo
Chavez, il presidente del Venezuela. Era un
tipo dalle posizioni molto radicali, però ha
davvero risvegliato le coscienze. Ha unito
una serie di nazioni in un grande blocco
centroamericano. I cani sciolti ora sono
un’alleanza che porta avanti grandi processi
di modernizzazione. Le sue politiche, imitate da molti, come Evo Morales in Bolivia,
Nato a Rivoli nel 1962, cronista e direttore
della Gazzetta di Venaria e Rivoli15 negli anni
80, Maurizio Campisi è giornalista, scrittore
e musicista. È stato corrispondente di Diario,
Narcomafie e Peacereporter, oggi collabora con
la Radio Tv Svizzera.
Vive in Costa Rica dal 1993 con la moglie
Claudia e i figli Humberto di 12 anni e Chiara di 8.
Con Claudia conduce un’azienda, la Alifruti, che
produce sciroppi e marmellate di frutta tropicale,
soprattutto ananas e guayaba. Ora punta anche sul
miele. Inoltre Campisi insegna italiano a studenti
universitari presso la scuola Dante Alighieri di
San Josè.
Maurizio Campisi è tornato per un paio
di settimane a Rivoli dal Costa Rica
dove vive ormani da vent’anni
u Le sue pubblicazioni
I primi libri sono: «Centroamerica-Reportages», «Sandino, il generale degli uomini
liberi», «La lucida follia di Sendero Luminoso Rivoluzione e terrore sulle Ande peruviane».
Poi il saggio «Pelle di serpente, lo sfruttamento infinito dell’America Latina e delle sue
risorse» edito da Marco Valerio e pubblicato
l’anno scorso in e-book da Editorial Intangible
di Valencia.
Infine, è da poco uscito «Il segreto di Julia»,
il suo primo lavoro di narrativa, romanzo giallo
ambientato in Nicaragua e per ora disponibile
in e-book con Vanda-epublishing.
hanno portato nuovo benessere
nei ceti più bassi delle popolazioni. Gli anziani ora prendono la
pensione, per esempio. Cose mai
viste prima».
Maurizio Campisi ha 51 anni
giovani. Parla davanti a una tazzina
di caffè nel bar di via Giolitti che
fa angolo con via Piol. Lì davanti,
al numero 50, c’era la cantina di
Gianni Costa nella quale 30 anni
fa provava la proto-band dei Sick
Rose. Il rock formato garage. Lunghe notti e amicizie, da quelle risolte a quelle irrisolte. Fuori, l’idea di
un giornalismo serio e credibile,
anche se si trattava di parlare delle
buche per le strade di Rivoli o di
celebrare le prime vittorie del Rivoli Calcio
nel girone degli ingordi.
Non c’è più la vecchia Rivoli, giusto
Campisi? «Giusto, ma in fondo è normale.
Dappertutto stanno sparendo i centri storici,
sempre più piccoli. A Rivoli sono sparite le
mie librerie. Io andavo da Morra e da Astori,
tutta gente cordiale. Ho visto i segni della
crisi: negozi chiusi
e svuotati, locali
messi in affitto. In
compenso ho notato che ristoranti e
birrerie sono sempre pieni…».
Le rimpatriate
non sono mancate.
Cene di classe con
lo zoccolo duro
della scuola: «In
questi giorni ho ritrovato vecchi amici. Ho pure rivisto
Patrizia Brilli, che
era mia compagna
di banco alle elementari... Altri non hanno potuto tornare
a Rivoli, sono sparsi un po’ in tutta Italia.
Nostalgia? No. Ma tanto affetto, quello sì.
Sempre».