Cellula artificiale: l`uomo si rovinerà con le sue

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Cellula artificiale: l`uomo si rovinerà con le sue
Cellula artificiale: l’uomo si rovinerà con le sue stesse mani - Massimo Fini
Deus dementat quos perdere vult. Il Dio fa impazzire coloro che vuole perdere, dicevano i
Latini. Due biologi americani, Craig Venter e Hamilton Smith, hanno creato, utilizzando il
computer, un batterio con un Dna sintetico che inserito in una cellula si autoreplica. Non siamo
ancora alla vita completamente artificiale perché come trasportatore di questo organismo
sintetico c’è pur sempre bisogno, almeno per il momento, di una cellula biologica, ma già da ora
si è in grado di costruire in laboratorio «esseri viventi che non somigliano a nessuna forma di
vita esistente in natura». Non solo batteri nuovi ma anche piante e animali nuovi. Inoltre siamo
a un passo dal costruire anche cellule sintetiche (non ci sarà quindi più bisogno di un
«traghettatore» biologico) e, di conseguenza, forme di vita totalmente artificiali. I giornali si
sono precipitati a chiedere i pareri di teologi considerando il problema dal punto di vista etico;
l’uomo creando forme di vita nuove si sostituisce, in qualche modo, a Dio. Supremo Creatore
del Cielo e della Terra e di tutto ciò che l’universo contiene. Ma il problema prima di essere
etico (anche perché nessuno sa se Dio esiste o è solo una proiezione della nostra mente per
lenire l’intollerabile angoscia della morte definitiva), è molto pratico e concreto. Nessuno
scienziato, nessun computer, può prevedere le varianti che si mettono in circolo immettendo
nella natura ciò che nella Natura non c’è. E io mi fido di più della Natura che ha elaborato le sue
leggi in milioni di anni, che di uno scienziato che, per quanto geniale, non può provvedere le
conseguenze delle sue invenzioni. Come questione di secondo grado c’è il fatto che di
questa straordinaria invenzione si potranno fare applicazioni sicuramente positive («dai batteri
salvambiente da utilizzare come fabbriche viventi di biocarburanti o per liberare acque e terreni
da sostante inquinanti, alle alghe che assorbono anidride carbonica come spugne, fino ai batteri
che producono vaccini»), ma è altrettanto certo che, come è sempre avvenuto nella storia con
le innovazioni tecnologiche, vi saranno applicazioni negative (si pensi al nucleare che può
essere utilizzato tanto a fini civili che bellici). Inoltre si potrà arrivare a realizzare finalmente
l’ambizione di Frankenstein: la creazione dell’uomo artificiale... Si avvererà l’intuizione di Ridley
Scott in Blade Runner: la creazione di «replicanti», uomini e donne in tutto simili a noi (salvo
che per una «filigrana molecolare» che ci permetterà di individuarli e se del caso di eliminarli
proprio come nel film) da utilizzare per il tempo che ci servono. E non ci sarà codice etico,
authority, teologi e Papi che potranno evitarlo. Perché, come mi disse una volta Edoardo
Amaldi, che se ne intendeva perché è uno dei padri dell’Atomica, «l’uomo se può fare una cosa,
prima o poi la fa». Io comincio a pensare che l’uomo sia, o sia diventato, con tutta la sua
apparente intelligenza, la bestia più stupida e autodistruttiva del Creato. Sulla scia del pensiero
giudaico-cristiano, orientato al progresso infinito, ha perso completamente quel senso del limite
che invece la cultura greca, di tutte la più profonda, aveva intuitivamente introiettato. «Mai
niente di troppo» era scritto sul frontespizio dell’oracolo di Delfi e molti miti greci ammoniscono
che l’"ubris", il delirio di onnipotenza dell’uomo, attira le "phzonos zeon", l’invidia degli Dei e
quindi l’inevitabile punizione. Anche noi, prima o poi, saremo puniti. Non dagli Dei. Dalla nostra
stupidità.Massimo Fini
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