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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
UNITA’ PASTORALE MISSIONARIA 24
(QUARONA – VARALLO – ALTA VALSESIA)
Cari Varallesi,
con la visita a Varallo del nostro Vescovo
mons. Franco Giulio Brambilla, la sera
dell’8 novembre, è stato dato ufficialmente inizio alla nuova Unità Pastorale
Missionaria 24… quella di cui anche la
nostra parrocchia fa parte.
La nostra Diocesi è stata suddivisa
in 24 zone pastorali, dove si possa lavorare finalmente “in rete”… collaborando in modo più stretto e con il sincero
desiderio di mettere in gioco i diversi
“doni” specifici che ogni parrocchia
possiede!
Il XXI Sinodo Diocesano Novarese,
terminato lo scorso giugno, prevede che
le parrocchie dovranno incominciare a
collaborare più strettamente, in modo
che anche le comunità più piccole possano beneficiare delle maggiori risorse
di cui godono le più grandi, mentre le
parrocchie più piccole hanno il privilegio di aiutare le nostre più grandi a
“recuperare” le relazioni umane che lì
si riesce ad intrecciare con maggiore
facilità e naturalezza!
responsabili che prevede dei partecipanti provenienti dalle principali parrocchie (a partire da Quarona fino ad
arrivare
ad
Alagna-Rimella-RimaCarcoforo).
Questo anno post-sinodale è un
anno di “sperimentazione” in cui si cercherà fin da ora di lavorare di più insieme (in sinergia), provando a far nascere
e a portare a maturazione alcune iniziative pensate e… realizzate finalmente
con il contributo di tutti!
Priorità alla Formazione, alla
presa di coscienza che si deve assolutamente sentire la Chiesa come “casa
nostra”, in essa dobbiamo sentirci davvero come in una grande famiglia… e
proprio in questa grande famiglia di
famiglie si deve “sognare e costruire” la
nostra Chiesa di domani!
Le prime iniziative… sono pronte a
partire subito!
Insieme abbiamo concordato di
iniziare subito un cammino di formazione comune e di continuare con i nostri
LAICI il confronto nei
differenti
a m b i t i
pastorali
che ci sono
stati indicati dal XXI
S i n o d o
Diocesano
Novarese.
Personalmente,
avvertendo “a pelle”, l’entusiasmo che
queste nostre prime riunioni stanno
suscitando, ritengo che stiamo già condividendo tra noi preti dei bei momenti
di comunione che stanno crescendo e
Quale sarà il compito che ci attende?
Intanto il vescovo ci chiede concretamente di ridurre il numero delle S.
Messe feriali e domenicali, per non
banalizzare la Celebrazione Eucaristica
e per aiutare i cristiani a ritrovarsi maggiormente insieme e uniti per la preghiera liturgica domenicale!
Inoltre si caldeggia una partecipazione più responsabile e matura dei
Laici, per poter collaborare più strettamente con i sacerdoti, i religiosi e le
suore.
Nascerà presto in ogni Unità
Pastorale Missionaria (UPM) un’équipe
formata da sacerdoti, religiose e laici
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
e riscaldando il cuore di tutti noi...
anche di quelli che fino ad alcuni mesi
fa erano un po' scettici sulla possibilità
di poter lavorare insieme.
Stanno finalmente decollando,
con buono slancio e sforzo comune, le
prime proposte post-sinodali della
nostra UPM 24!
Abbiamo così deciso di programmare alcuni importanti incontri di
Formazione per i Catechisti della nostra
Unità Pastorale Missionaria e di convocare (in serate distinte) tutti coloro che
desiderano collaborare con noi sacerdoti sia in
- ambito CATECHISTICO
- ambito CARITATIVO
- ambito GIOVANILE
- ambito FAMILIARE
- ambito ECONOMICO-AMMINISTRATIVO.
coloro che saranno disponibili a collaborare con entusiasmo ed in prima persona nella vita della nostra Chiesa valsesiana e varallese!
Entro il mese di Gennaio 2017
verranno rinnovati anche il Consiglio
Pastorale Parrocchiale ed il Consiglio
Affari Economici Parrocchiale (disposizione questa, presa dal Vescovo per
tutte le parrocchie della nostra
Diocesi).
don Roberto
INDICE
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
calendario liturgico
editoriale
incontri UPM 24
cenacoli biblici
orari Messe Natale
il ministero dell’accolitato
ad Alessandro Ghidoni
pag. 9
notizie dal Centro Libri
pag. 10
iniziativa raccolte a favore
del terremoto
pag. 11/12 l’indulgenza plenaria
pag. 13/14 aborto:
peccato e riconciliazione
pag. 15/16 santa Cecilia
pag. 17
notizie dalla scuola
dell’infanzia San Vincenzo
pag. 18/19 ricordo di Roberto Averone
pag. 19/20 ricordo di Giovanna
DeBernardi e anagrafe
pag. 21
la festa di Santa Barbara
al Cucco
pag. 22
immagini del Cardinale
Renato Corti
da pag. 23
a pag. 34 inserto speciale sulla
Madonna di Guadalupe
pag. 35/36 pubblicità
Ecco, qui di seguito, le date di
queste serate a cui noi sacerdoti
dell'Unità cercheremo di partecipare
tutti compatti... per accompagnare i
primi passi dei nostri preziosi collaboratori LAICI!
Troverete il CALENDARIO DELLA
FORMAZIONE DEI CATECHISTI (con
tematiche proposte e rispettivi relatori)
e le DATE di convocazione delle RIUNIONI di CONFRONTO e PROPOSTA delle differenti COMMISSIONI, tematiche previste dal Sinodo (qui ciascuno di voi potrà
portare il proprio contributo in idee ed
iniziative in una delle commissioni
elencate precedentemente appena
sopra, che si occupano cioè di un preciso ambito di vita ecclesiale!)
Siete gentilmente pregati di
prendere nota di tutti questi appuntamenti dell’UPM 24 sulla vostra agenda.
Grazie di cuore e buon
cammino a tutti, ringraziando fin da ora
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
ECCO I PROSSIMI INCONTRI
DELL’UPM
24
Come concordato durante la riunione di tutti i Preti dell’UPM 24, ecco un riassunto degli incontri previsti per tutta l’Unità Pastorale Missionaria:
lunedì 28 Novembre, ore 20.45 al Centro Giovanile “G. Pastore” di Varallo:
Pastorale Familiare
lunedì 5 Dicembre, ore 20.45 al Centro Giovanile “G. Pastore” di Varallo:
Caritas
lunedì 12 Dicembre, ore 20.45 al Centro Giovanile “G. Pastore” di Varallo:
Catechisti
lunedì 23 Gennaio, ore 20.45 al Centro Giovanile “G. Pastore” di Varallo:
C.A.E.P (Consigli Affari Economici Parrocchiali).
NB: per la Pastorale Giovanile don Graziano (di Varallo), don Marco (di Scopello) e
padre Matteo (di Quarona) stabiliranno insieme un momento adatto, in base alle
disponibilità dei Giovani e che verrà comunicato a tutti per tempo.
FORMAZIONE CATECHISTI 2017
Come concordato, si prevedono tre serate di formazione per tutti i Catechisti della
nostra UPM, sia quelli alle prime armi, che quelli con più anni di esperienza. Si
sono fissate tre date:
lunedì
16
Gennaio,
ore
20.45
all’Oratorio
di
Quarona
La spiritualità del catechista (don Flavio Campagnoli, direttore Ufficio
Catechistico e Liturgico Diocesano)
lunedì
13
Febbraio,
ore
20.45
all’Oratorio
di
Varallo
Pedagia di approccio catechistico (dott. Nino Bello, educatore professionale del
Comune di Novara)
lunedì
13
Marzo,
ore
20.45
all’Oratorio
di
Scopello
Psicologia del bambino e del preadolescente (dott.ssa Grazia Ciardo, psicologa di
Verbania)
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
I CENACOLI BIBLICI NELLE FAMIGLIE
SI APRONO ORA ANCHE ALLE ALTRE COMUNITA’!
PER APPROFONDIRE IL VANGELO DI MATTEO
Cari Varallesi,
da quest’anno l’esperienza
arricchente dei “Cenacoli
biblici” nelle famiglie, si
apre anche alle comunità
vicine a Varallo (Crevola,
Parone, Civiasco, Sabbia e
Brugaro); sarà sicuramente
questa un’occasione preziosa per approfondire la
Parola di Dio, per condividere insieme un momento di preghiera,
per lasciarsi provocare dalla Sacra
Scrittura che poi ci illuminerà nelle nostre
scelte familiari, lavorative, affettive, relazionali! La Parola di Dio poco per volta
trasforma la nostra vita e le dona pienezza ed equilibrio.
Un discreto numero di famiglie ha
già aderito a questa iniziativa parrocchiale. Personalmente, noi sacerdoti della
Parrocchia invitiamo tutti voi ad essere
generosi nell’accogliere questa proposta
che oltre a favorire e promuovere maggiore dimestichezza con la Bibbia aiutandoci a farla “entrare” nella nostra vita
quotidiana, ha anche il desiderio di aiutarci a consolidare la nostra fraternità e a
farci sentire un maggiore desiderio di vita
comunitaria nelle nostre relazioni spesso
affannosa e concitata!
Invito pertanto le tante famiglie
che sono coinvolte nella vita parrocchiale, i genitori o i nonni (ma non solo) a
contattare la parrocchia e a dare volentieri la propria disponibilità ad accogliere
durante due serate (una sarà in
Quaresima ed una dopo Pasqua) un gruppo di una decina persone più un sacerdote oppure una suora che aiuteranno a guidare questo bel momento familiare!
In gennaio organizzeremo una serata in Oratorio dove un biblista (con un lin-
guaggio accessibile a tutti) ci aiuterà a
conoscere il Vangelo di Matteo che è
quello dell’Anno Liturgico che abbiamo
appena iniziato in questo Avvento.
Dunque: una serata che ci fornirà
le “dritte” per meglio conoscere San
Matteo ed il suo messaggio… e poi due
serate nelle famiglie ospitanti!
In famiglia, un’ora di incontro, un
cero acceso, una bibbia aperta sul tavolo,
un clima familiare che molto favorisce
questo momento di familiarizzazione con
la Parola di Dio… che poi ci aiuterà a
meglio vivere quotidianamente la nostra
identità di cristiani… felici di esserlo!
Chiedo alle famiglie interessate ad
ospitare un Cenacolo (siate generosi e
vedrete che il Signore vi aiuterà sempre!)
di contattare uno dei sacerdoti della parrocchia entro metà dicembre: don
Roberto (333 2395 395), don Graziano (338
3448 486), don Gianni (345 6172 405).
Comunicheremo
presto
alla
Comunità parrocchiale la data della serata in Oratorio dove il biblista ci introdurrà a conoscere meglio il Vangelo di
Matteo… che sarà il tema dei nostri due
Cenacoli familiari.
Auguro di cuore, a tutti voi, un
buon tempo dell’Avvento in preparazione
al Santo Natale!
don Roberto
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
ORARI MESSE NATALIZIE NELLE CHIESE DI VARALLO
Sabato 24 dicembre (in Collegiata)
CONFESSIONI NATALIZIE (9.00 – 12.00) (15.00-18.00)
SANTE MESSE DELLA NOTTE DI NATALE
Frazione ARBOERIO
Frazione PARONE
ore 21.00 Natale Alpino “CAI”
ore 21.00
PADRI DOTTRINARI
ore 21.30
MADONNA DELLE GRAZIE
ore 22.00
COLLEGIATA SAN GAUDENZIO ore 23.00
BASILICA DEL SACRO MONTE
Frazione CREVOLA
ore 24.00
ore 24.00
SANTE MESSE DEL 25 DICEMBRE (S. NATALE)
COLLEGIATA SAN GAUDENZIO ore 8.00
MADONNA DELLE GRAZIE
ore 9,00
BASILICA DEL SACRO MONTE
ore 9,30
CHIESA DI SAN GIACOMO
Frazione CREVOLA
Frazione PARONE
ore 10.00
ore 10.00
ore 10.00
COLLEGIATA SAN GAUDENZIO ore 11.00
BASILICA DEL SACRO MONTE
ore 11,30
BASILICA DEL SACRO MONTE
CASA SERENA
ore 16.00
ore 16.00
PADRI DOTTRINARI
ore 17.00
COLLEGIATA SAN GAUDENZIO ore 18.00
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
IL NOSTRO SEMINARISTA ALESSANDRO GHIDONI
HA RICEVUTO IL MINISTERO DELL’ACCOLITATO
Lovato di Novara.
I nuovi accoliti,
chiamati al “servizio
della mensa eucaristica” sono invece i
chierici di Quarta
Teologia: Alessandro
Ghidoni di Varallo,
Riccardo Crola e
Manuel Spadaccini di
Gozzano e Diego
Lauretta di Cossogno
(Verbania).
La
nostra
comunità parrocchiale di Varallo guidata
dai suoi sacerdoti, da
alcune suore ha condiviso con Alessandro e con i suoi fratelli seminaristi questo momento di gioia e
di preghiera partecipando alla Messa e
al momento di festa con un gustoso rinfresco offerto dai festeggiati. Il vescovo
ha invitato l’assemblea liturgica ad
unirsi con la preghiera a questo “passo
decisivo” dei nostri seminaristi, invocando insieme nuove vocazioni anche
per la nostra comunità parrocchiale.
Ci piace ricordare che oltre ad
Alessandro Ghidoni, di Quarta Teologia,
un altro seminarista della parrocchia di
Varallo è in formazione in Seminario da
quest’anno: si tratta di Mimmo De
Carlo, insegnante di religione trentenne, che per alcuni anni ha insegnato
presso il nostro Istituto Comprensivo.
Ad entrambi noi auguriamo un bel
cammino sereno, carico di buoni frutti,
verso la meta del sacerdozio… assicurando loro la nostra fraterna e quotidiana preghiera.
Presso la Cappella Maggiore del
nostro Seminario di Novara, giovedì 1
dicembre alle 20,30 si è svolta una
Celebrazione eucaristica molto partecipata anche dai Varallesi che hanno voluto stringersi con affetto intorno al caro
Seminarista Alessandro Ghidoni, che
frequenta la Quarta Teologia. Ha presieduto la Messa il nostro vescovo Franco
Giulio Brambilla,
Il motivo di festa è stato duplice:
da una parte il conferimento dei
Ministeri ai nostri Seminaristi che si
preparano a diventare sacerdoti e dall'altra la Festa patronale della Madonna
dal Cuore d'oro, patrona del Seminario.
I ministeri, in passato detti anche
"ordini minori", sono tappe del cammino
dei giovani chierici verso il diaconato e
il sacerdozio.
Hanno ricevuto in quest’occasione il ministero del Lettorato alcuni chierici di Terza Teologia: Marco Bionda di
Gravellona Toce, Paul Ciobanica di
Borgomanero, Riccardo Guida e Andrea
don Roberto
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
DAL CENTRO LIBRI-PUNTO D’INCONTRO
Si sta avvicinando il Santo Natale, e
sempre più il vero significato di questa
festa si allontana dalle nostre case, dalle
nostre scuole, dai giornali, dalla televisione…
La figura di Gesù Bambino è ingombrante, non è politicamente corretta e
allora… meglio Babbo Natale, una slitta,
le renne, l’albero con tante luci e forse
almeno una stella.
Nell’incontro dell’UPM 24 (Unità
Pastorale Missionaria comprendente
Quarona, Varallo e tutta l’alta Valle) sono
emersi vari problemi, varie perplessità
anche riguardanti la famiglia.
E’ vero, ma come riuscire a mettere al centro di tutto Dio fatto uomo?
In questo particolare momento
della storia noi cristiani non riusciamo più
ad essere protagonisti
nei “media”.
Siamo sopraffatti dalla pubblicità del
consumo, dal più attraente, dal più bello,
dall’ultimo modello, dalle nuove teorie,
ecc… ecc… Natale è diventata la festa
del consumo e dello spreco.
Anche per quanto riguarda i libri,
sono pochi quelli che parlano ancora di
Gesù, della sua nascita, della sua storia e
pochi anche quelli che li regalano.
Ma non importa, andiamo avanti
ugualmente, parliamo, proponiamo, non
stanchiamoci mai. Raccontiamo con semplicità che Gesù, il figlio di Dio, è nato a
Betlemme e che da quel giorno la storia è
cambiata.
Mi piace ricordare e ripetermi
tante volte che nel giorno di Natale è
entrato nel mondo l’Amore e con Lui una
frase sconvolgente, una visione nuova
dell’agire: Il Signore dice: “Ascolta,
Israele. Amerai il Signore Dio tuo con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente
e con tutta la tua forza. Amerai il prossimo tuo come te stesso (Mc 12,29-31). E
ancora: Amate i vostri nemici (Mt.5,3848). Beati gli operatori di pace”...
“Per avere pace nell’anima dobbiamo imparare ad amare chi ci ha offeso …
Non può esserci pace per l’anima se essa
non prega il Signore con tutte le sue forze
per il dono dell’amore verso tutti gli
uomini. Chi non ama i suoi nemici non
troverà mai pace, nemmeno se fosse
posto in paradiso” (“La pace interiore e
l’amore per il nemico: San Silvano
dell’Athos”, Bose settembre 2014)
Ogni tanto alziamo lo sguardo verso
il Sacro Monte che ci sovrasta e che ci
ricorda con le sue statue e i suoi dipinti
che Dio ci vuole bene, nonostante tutto.
Il Centro Libri propone, come ogni
anno, la Mostra di libri per bambini e
ragazzi in collaborazione con la
Biblioteca Civica “Farinone Centa”.
L’argomento di quest’anno è l’arte in
tutte le sue svariate forme. Gaudenzio,
Tanzio hanno trasformato in statue e
colori con semplicità e stupore il mistero
della nascita del figlio di Dio.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
Inoltre il comitato JerusalemVarallo. Arte e spiritualità annuncia che
sta per uscire il libro con i fumetti e i racconti ispirati dal Sacro Monte, scritti e
disegnati da bambini, ragazzi e adulti. Un
bel regalo per questo Natale 2016!!!
RACCOLTA FONDI A SOSTEGNO DELLE
POPOLAZIONI TERREMOTATE DEL CENTRO ITALIA
Domenica 11 Dicembre
Varallo centro storico
Antiche bambole da collezione saranno
poste in vendita per finanziare i progetti organizzati dalle Caritas del Piemonte
in gemellaggio con le Caritas delle
Marche, a favore delle popolazioni terremotate.
Se non potrete essere presenti Domenica
11, vi ricordiamo che è possibile contribuire alla raccolta fondi di Caritas
Italiana contattando l’ufficio parrocchiale oppure on line sul sito www.caritas.it
PARROCCHIA SAN GAUDENZIO
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
LA RICCHEZZA DELLA CHIESA CATTOLICA:
L’ INDULGENZA PLENARIA
Era un punto d’arrivo, per Madre
Margherita M. Guaini, perché tutti i fratelli e figli della Chiesa e l’umanità intera
potessero godere del privilegio di andare
subito in Paradiso, per i meriti di Gesù
Cristo che ha pagato per noi, lavandoci e
purificandoci col Suo preziosissimo
Sangue, morendo sulla Croce. La Chiesa
possiede, a prescindere dal Giubileo della
Misericordia che abbiamo vissuto quest’anno, la grazia dell’Indulgenza plenaria e la
concede a tutti coloro che hanno il fermo
proposito di convertirsi e salvarsi.
Le opportunità dell’Indulgenza plenaria
sono molte, e la più importante la rileviamo nell’ora della morte, tramite il sacramento dell’Unzione degli infermi; questa è
la via sicura per raggiungere Dio, con la
pace del cuore e dello spirito, accolti, giudicati e salvati dall’Amore misericordioso,
che riconosce nei Suoi figli il volto e le fattezze del proprio Figlio Gesù, in cui non c’è
ombra d’imperfezione.
Sentiamo come, Madre Margherita
M. Guaini, vedeva la ricchezza della
Chiesa.
(Trascrizione del testo autografo)
Ave Maria - 4-10-77Il compito della Chiesa Romana è di
realizzare la Redenzione di Cristo per la
salvezza di ogni uomo. Gesù crocifisso con
le braccia spalancate continua ad accogliere tutti, e mediante il Suo sangue che
misticamente continua a versare, rimette
i peccati, e con l’indulgenza plenaria
anche la pena dovuta.
Perdono che riempie l’uomo in grazia
di Dio.
La prima indulgenza venne data da
Gesù sulla Croce, facoltà trasmessa in
esclusiva alla Chiesa Romana – Cattolica –
Apostolica, con la Potestà al Vicario di
Gesù Cristo di concederla ai Sacerdoti
Ministri di Dio, dispensatori dei Divini
Sacramenti.
Questa è la Chiesa di Cristo
Redentore di tutta l’umana Famiglia.
Madre Margherita M. Guaini - Mges -
L’8 dicembre 2015 Papa Francesco
ha aperto la Porta Santa in San Pietro e di
seguito nelle altre Basiliche romane.
Anche a Varallo fu aperta la Porta
Santa nella Basilica del Sacro Monte (6
gennaio 2016) ed ora, dopo circa una anno
è stata chiusa (13 novembre 2016).
È concluso quindi quel tempo propizio in cui ci era dato di arricchirci di
Grazia di Dio, passando dalle “Porte
Sante” dove si poteva ricevere perdono e
purificazione personale, quasi a significare che ciascun credente, dopo aver approfittato della immensa grazia concessa
dalla Chiesa, ed aver espiato i propri peccati, si ritrova libero e pacificato con Dio
e con se stesso, sicuro di essere nella Sua
Grazia e abbracciato dal Suo Amore. Chi
ha potuto praticare più volte questo passaggio privilegiato, maggiormente è stato
perdonato ed assolto dalle proprie colpe.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
E’ la ricchezza della chiesa cattoli- chiamato a rendere conto a Dio del suo
ca che offre questo dono gratuito, non operato.
solo con l’indizione di un Giubileo. Ogni
Se ci preme la salvezza eterna, il
anno, infatti, abbiamo l’opportunità di desiderio del Cielo, il voler essere con Dio
acquistare l’Indulgenza plenaria:
per l’eternità occorre allenarci a vivere in
•
A mezzogiorno del 1° agosto a tutto il Grazia di Dio, mediante la pratica dei
giorno due, col cosiddetto “Perdono Sacramenti, che ci sono offerti quotidiad’Assisi” in cui si acquista l’indulgenza della namente compresa la partecipazione alla
Porziuncola, che si ottiene visitando una S. Messa, almeno spiritualmente per chi
chiesa parrocchiale o francescana, dicendo il ne è impedito. Vivendo in questo modo si
“Padre nostro e il Credo” e una preghiera per riscalda il cuore e nasce in esso il desideil Papa. È richiesta inoltre la Confessione, la rio di tenere la propria anima nella grazia,
Comunione entro gli otto giorni.
nella luce, nella pace, nella forza interio•
Così pure il 1° novembre da mezzo- re, e si accentua il desiderio di compiere
giorno a tutto il giorno due, si ottiene il bene, di vivere la carità, di scegliere
l’Indulgenza plenaria una sola volta per i Dio, per il tempo e per l’eternità.
defunti. Inoltre dal 1° all’8 novembre visiMadre Margherita Maria, aveva un
tando il Cimitero, pregando per i morti è immenso desiderio a questo proposito:
concessa ogni giorno l’Indulgenza plenaria, pregava perché tutti fossero salvi e potesalle stesse modalità suaccennate.
sero raggiungere il Paradiso, ciò era nel
•
L’evento più importante però è suo DNA. Il 22 febbraio 1956, scrivendo a
stato l’Anno della Misericordia, in cui Mons. Gremigni, diceva: “che facendo
Papa Francesco ha aperto le “Porte Sante” l’offerta del sacrificio della vita unitain tutto il mondo, mediante le quali ogni mente a quello di Gesù sulla Croce, e cioè
credente poteva acquistare il Giubileo che offrendo la nostra vita in unione a
passando per Esse.
tutte le Messe che si celebrano nel mondo
Acquistare il Giubileo è acquistare al momento dell’offerta della vita, ed a
l’Indulgenza Plenaria, cioè ottenere il per- quelle che si celebreranno nel momento
dono non solo dei peccati confessati, ma della nostra morte, per i meriti di Gesù si
anche la pena ad essi dovuta, che si dovreb- entra subito in Paradiso, senza entrare in
be scontare nell’al di là, in Purgatorio. Purgatorio”.
Domenica 20 novembre anche Papa
Questo è ricevere l’Indulgenza plenaria,
che facilita la salvezza, anticipando il rag- Francesco ha chiuso la Porta Santa in San
Pietro, dichiarando terminato l’Anno giugiungimento di Dio.
Se l’umanità avesse compreso que- bilare della Misericordia. Ringraziamo persta opportunità e praticata la pia pratica, ciò la Chiesa Santa che offre ai suoi figli la
avremmo, oggi, un mondo purificato e possibilità di rinnovarsi nella vita tempolibero da ogni male, ma… la gratuità e la rale per essere pronti ad affrontare quelricchezza della Chiesa forse non è stata la futura, nella quale saremo un cuor solo
ed un’anima sola non solamente tra di noi
accolta con sufficiente profitto di fede.
L’uomo superficiale continua a per- e con la Chiesa, ma anche con Dio, che è
correre le sue strade, a programmare i Amore e Misericordia per eccellenza. E
suoi progetti non sempre limpidi, a vivere poiché saremo giudicati sull’Amore, ceregoisticamente senza pensare a coloro chiamo di praticarlo su questa terra,
che soffrono per dar loro una mano, elu- vivendo in modo evangelico la carità, nel
dendo le urgenti necessità dei fratelli fug- vero senso della parola: Carità = Amore.
giti dalla guerra, rimasti senza terra,
Questo è già il Cielo.
senza casa, senza lavoro e, dimenticando
Suor M. Eletta Gavinelli
il Signore, non si cura del giorno in cui sarà
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
ABORTO: PECCATO GRAVE … E RICONCILIAZIONE
LE VERE PAROLE SCRITTE DAL PAPA E QUELLE INVENTATE DAI GIORNALI
Questo interessante articolo, a
firma del giornalista Aldo Maria Valli,
pubblicato subito dopo la pubblicazione il
20 novembre 2016 della Lettera del Papa
“Misericordia et misera”, desidera fare
luce e chiarezza su quanto realmente ha
deciso il Santo Padre a proposito del
“grave peccato di aborto” ed alla possibilità di essere perdonati, quando si è
riconciliati con Dio!”
“Misericordia et misera” sono le
due parole che sant’Agostino utilizza per
raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera (Gv 8,1-11).
Non poteva trovare espressione più
bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio
quando viene incontro al peccatore:
«Rimasero soltanto loro due: la misera e
la Misericordia».
Quanta pietà e giustizia divina in
questo racconto! Il suo insegnamento
viene a illuminare la conclusione del
Giubileo
Straordinario
della
Misericordia, mentre indica l’impegnativo cammino che siamo chiamati a percorrere nel futuro!
«tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero», sarà concessa «la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato d’aborto».
Si noti: la facoltà di assolvere, non
l’obbligo, e certamente non l’imperativo,
come invece si deduce dal titolo di cui
sopra.
Ha spiegato monsignor Rino
Fisichella in conferenza stampa: «Come si
sa, questo peccato era riservato ai vescovi, che di volta in volta, a seconda delle
circostanze, concedevano ai sacerdoti
delle loro rispettive diocesi la facoltà di
assolvere». Adesso invece, «in forza del
loro ministero, cioè per il fatto stesso di
essere ministri della riconciliazione, il
peccato di aborto potrà essere perdonato
da ogni sacerdote, senza più alcuna delega particolare».
Si noti: potrà essere perdonato.
Vado a cercare il punto del documento. È
il numero 12, a pagina 22. Ed ecco le
parole di papa Francesco: «Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è
un grave peccato, perché pone fine a una
vita innocente. Con altrettanta forza,
tuttavia, posso e devo affermare che non
esiste alcun peccato che la misericordia
di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che
chiede di riconciliarsi con il Padre».
Si noti:
quando Dio trova un cuore pentito che
voglia riconciliarsi con il Padre.
Poi il papa aggiunge: «Ogni sacerdote,
pertanto, si faccia guida, sostegno e
conforto nell’accompagnare i penitenti
in questo cammino di speciale riconciliazione».
Si noti: il papa parla di penitenti.
Ma veniamo ora a leggere quanto i
giornali nazionali hanno titolato maldestramente in questi giorni: «Assolvete
medici e donne che abortiscono». Titola
così, nella sua home page, il quotidiano
Repubblica.
Con tanto di virgolette. Il soggetto
sottinteso è il papa, e l’uso dell’imperativo dà alla frase un tono pressante,
costringente. Solo che il papa quella frase
non l’ha mai pronunciata, né tanto meno
scritta!
Il titolo vuole riassumere il contenuto
della
lettera
apostolica
Lascio al lettore il confronto tra i
“Misericordia et misera”, nella quale
Francesco, al termine del giubileo della concetti espressi da Francesco e il titolo
misericordia, stabilisce che d’ora in poi a di Repubblica.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
Ma vediamo altri titoli delle edizioni on line di alcuni giornali, con i miei
umili commenti tra parentesi.
Corriere della sera: «Aborto, svolta
del Papa: i preti assolvano chi procura il
grave reato» (di nuovo l’imperativo, inesistente nelle parole del papa, e poi quella
parola, reato, al posto di peccato!).
Il Messaggero: «Aborto, svolta di
papa Francesco: i preti possono assolvere
donne e medici che si pentono» (che si
pentono e vanno a confessarsi, bisognerebbe aggiungere).
Gazzetta del Sud: «Svolta di Papa
Francesco sull’aborto: sì al perdono»
(perché prima c’era forse un «no al perdono»?).
Il Tempo: «Il Papa: chi ha procurato peccato di aborto sarà assolto» (sarà
assolto sempre e comunque?).
Il Secolo d’Italia: «Papa Francesco
concede per sempre l’assoluzione dal
peccato di aborto» (che significa «concede per sempre»? E le condizioni?).
Quotidiano.net: «Aborto, papa
Francesco: è un peccato ma va perdonato» (ma sì, colpo di spugna!).
Consumatrici.it: «Papa Francesco:
aborto, peccato da assolvere» (ridomando: da assolvere sempre e comunque?).
Mi fermo qua. Ecco come, nella
vulgata massmediatica, vengono spesso
tradotte le parole del papa. Lo so, lo so:
tradurre è sempre un po’ tradire, ma qui
il tradimento è bello grosso e volutamente disonesto!
So anche, e parlo per esperienza
diretta, che fare i titoli non è mica facile, perché bisogna condensare in pochissime parole un pensiero anche complesso, però nessuno dovrebbe sentirsi libero
di stravolgere completamente la verità.
So anche che le edizioni “on line”
dei giornali producono titoli e notizie con
grande velocità, ma il tentativo dovrebbe
essere quello di mettere insieme velocità
e verità, non di sacrificare la verità alla
velocità. O no?
Le decisioni di papa Francesco possono piacere o non piacere. In ogni caso,
prima di tutto, andrebbero riportate correttamente, non stravolte.
Qualcuno, parafrasando proprio
Francesco, potrebbe chiedermi: chi sei tu
per giudicare? Nessuno, ovviamente. Però
sono un po’ stanco di questa cosiddetta
società dell’informazione che è più che
altro una società della disinformazione e
quindi della mistificazione, e non mi va
più tanto di vivere in questo villaggio globale nel quale di globale c’è soprattutto
la confusione, voluta e alimentata da precisi interessi di parte.
Fra i titoli più onesti che ho trovato c’è quello del Fatto quotidiano: «Papa
Francesco: concedo ai sacerdoti la facoltà di assolvere quanti hanno peccato di
aborto».La dimostrazione che si può essere sintetici e corretti.
Bene anche
Tgcom.24: «Giubileo, il Papa nella sua
Lettera: “Concedo a tutti i sacerdoti di
perdonare il peccato dell’aborto”», con
una precisazione immediata nel sottotitolo: «Interrompere la gravidanza resta una
colpa grave perché pone fine a una vita
innocente, tuttavia non esiste peccato
che la misericordia di Dio non possa raggiungere».
Lo scopo di questa carrellata di
“titoli giornalistici” sulle decisioni di Papa
Francesco riguardo al “Peccato grave
dell’Aborto ed alla possibilità di essere
Perdonati e Riconciliati” è quello di aiutarci tutti a riflettere più obiettivamente, sforzandoci di non prendere sempre
come “oro colato” tutto quello che ci propinano i giornali (soprattutto nei loro titoli maldestri e ad effetto); facciamo lo
sforzo di andare ad attingere il più possibile alle fonti originali e non accontentiamoci mai del “sentito dire” che soprattutto quando “contraffà” volutamente il
pensiero di chi l’ha pronunciato non
rende servizio alla verità dei fatti e porta
fuori strada, in modo disonesto, i lettori!
La Redazione de “La Casa sulla Roccia”
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
SANTA CECILIA:
LA
MARTIRE ROMANA PATRONA DELLA MUSICA
Come ogni anno torna puntualmente, nel mese di novembre, la festa
in onore di Santa Cecilia, protettrice
delle arti musicali e canore: una ricorrenza che in ogni paese è occasione per
concerti di corali e di bande come coronamento dell’impegno profuso durante
tutto l’anno che si concludendo.
Non tutti sanno, forse, che nella
nostra bella Collegiata, la giovane martire romana è rappresentata in un quadro, opera del pittore valsesiano Enrico
Reffo, collocata ai lati della grande tela
del De Groot che campeggia sopra la
porta d’ingresso della chiesa, in cui il
santo vescovo Gaudenzio è ritratto nell’atto di sedare l’incendio che stava
distruggendo la città di Novara.
L’opera, eseguita nel 1889, era
un tempo sistemata, insieme all’analogo quadro dello stesso autore rappresentante Santa Agnese, sulle pareti del
transetto accanto all’altare maggiore,
come testimoniano alcune vecchie fotografie. Cecilia è raffigurata nell’atto di
cantare ed è accompagnata dall’attributo consueto di alcuni strumenti musicali. Se è appunto noto il suo ruolo
come tutelare della musica, meno cono-
sciuti sono i motivi che l’hanno
determinato, trasformando la
martire di Trastevere, in una
delle più venerate sante della
chiesa universale. A tanta notorietà va però detto che non
corrisponde,
purtroppo,
abbondanza di sicura documentazione storica riguardo la
figura di questa ragazza romana che diede la vita per Cristo
durante le persecuzioni dei
primi secoli.
Stupisce il fatto che, a differenza di altre sante il cui nome, come
anche il suo, è presente nel Canone
Romano – la più antica e per secoli unica
preghiera eucaristica della Chiesa – non
è menzionata nelle epigrafi di papa
Damaso, che monumentalizzò le sepolture dei martiri a lui noti collocandovi
delle epigrafi su cui fece incidere in
forma di carmi le notizie relative al
santo deposto, negli inni di Ambrogio,
che dedica invece canti alla piccola
Agnese ed al valoroso Sebastiano.
Di certo, però, vi è l’antichità del
suo culto, sviluppatosi in due luoghi particolari: presso la sua sepoltura nella
Cripta dei Papi, all’interno del complesso catacombale di Callisto e a
Trastevere, nel sito che venne identificato come sua abitazione e convertita
in chiesa cristiana.
Quest’ultimo dato potrebbe far
ritenere Cecilia una nobile romana che
donò la sua casa alla comunità; una
prassi frequente in Roma che sta all’origine dei cosiddetti tituli, i cui proprietari vennero poi venerati come santi e
divenendo protagonisti di racconti agiografici – le passiones – che ne tramandarono il ricordo nei secoli successivi.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
La “passio” fa di Cecilia la promessa sposa di Valeriano; il giorno delle
nozze la santa, confidò allo sposo il suo
voto di castità. Egli, dopo essere stato
istruito da Cecilia alla fede, si convertì
al cristianesimo e ricevette il battesimo
da papa Urbano; catturato dall’autorità
romana venne decapitato con il fratello
Tiburzio ed il carnefice Massimo,
anch’essi convertiti alla nuova fede.
Anche Cecilia venne identificata
come cristiana e, non avendo voluto
rinegare Cristo, fu condannata a morire
soffocata dai fumi esalati dal calidarium
delle terme della sua casa ma il fuoco
non le recò alcun disturbo e si pensò di
decapitarla. Il carnefice che vibrò il
colpo non riuscì ad ucciderla, provocandole soltanto una profonda ferita;
Cecilia sopravvisse tre giorni e finalmente morì e fu deposta nella citata
catacomba.
Da lì il suo corpo fu poi traslato
nella basilica nel frattempo sorta sopra
la sua residenza, all’epoca di papa
Pasquale I, nell’821 e deposto, con
quelli del marito Valeriano, di Massimo,
di Tiburzio e dei pontefici Urbano e
Lucio, sotto l’altare maggiore. In questo
stesso luogo venne ritrovato dal cardinale Sfondrati nel 1599, durante lo
scavo da lui voluto a tal scopo.
La salma della santa era contenuta in una cassa di legno, posta all’interno di un sarcofago, nella stessa posizione immortalata nella famosa statua in
marmo realizzata dallo scultore Stefano
Maderno proprio su precisa indicazione
del cardinale. Il corpo, dopo essere
stato inserito in un prezioso reliquario
in argento, fu nuovamente messo nel
sarcofago che oggi è visibile nella cripta
scavata sotto l’altare della basilica.
Il patronato della santa sulla
musica deriva da una antifona della
liturgia in suo onore in cui si dice che:
Cantantibus organis, Cecilia virgo in
corde suo soli Domino decantabat
dicens: fiat Domine cor meum et corpus
meum inmaculatum ut non confundar Mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo
cuore soltanto per il Signore, dicendo:
Signore, il mio cuore e il mio corpo
siano immacolati affinché io
non sia confusa –
L’interpretazione del testo
immaginò Cecilia che cantava a
Dio, accompagnandosi con l'organo; così, alla fine del
medioevo, inizialmente in
ambito gotico, si incominciò a
rappresentare la santa accompagnata con un piccolo organo
portativo o altri strumenti
musicali.
Da allora, la testimonianza della
giovane vergine romana è divenuta
occasione per cantare all’autore di ogni
bellezza e sintesi di ogni armonia.
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don Damiano Pomi
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
NOTIZIE DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA PARROCCHIALE S. VINCENZO
Pur essendo da poco cominciato
l’anno scolastico, è già ora di pensare alle
prossime iscrizioni che, come stabilito dal
Ministero, dovranno pervenire nel corso
del mese di Gennaio.
Per questo, il 12 novembre, la
nostra scuola dell’infanzia parrocchiale ha
organizzato un open day per far conoscere
alle famiglie i progetti e le attività didattiche che vengono realizzate. Questa giornata non è stata solo un modo per mostrare ai genitori gli ambienti e le strutture
della scuola spiegando le varie iniziative,
ma è stata un’occasione per trovarsi insieme in un ambiente gioioso e sereno.
Infatti le famiglie sono state accolte da alcuni bambini, che già frequentano
la scuola, e dai loro genitori che hanno
aiutato le insegnanti a fare gli onori di
casa.
A loro quindi va un sentito ringraziamento perché la scuola può crescere e
diventare un ambiente veramente educativo solo se si realizza una piena collaborazione tra docenti e famiglie.
Un nuovo open day sarà inoltre organizzato nel mese di gennaio per dare la possibilità a tutti coloro che lo desiderano, di
conoscere la nostra scuola.
In occasione del Natale, anche quest’anno verranno proposti dei cesti regalo
al costo di 15 euro per poter sostenere le
attività della scuola. Si tratterà di una scatola contenente un Kg di farina da polenta
macinata a pietra, un tomino del Caseificio
di Piode e di un salamino. Un regalo dunque semplice, ma realizzato con prodotti
di qualità che speriamo possano piacere a
molti.
Per questo vi invitiamo ad accogliere la nostra proposta e a prenotare la scatola regalo presso l’Ufficio Parrocchiale o
direttamente alla Scuola dell’Infanzia.
Ricordiamo infine che, anche quest’anno, l’11 dicembre saremo presenti in
piazza in occasione dei mercatini natalizi
con i lavoretti preparati dalle mamme che,
ancora una volta, hanno dimostrato una
grande disponibilità e che dunque ringraziamo di cuore.
Un grazie sentito va anche all’amministrazione comunale che ci ha offerto
l’opportunità di partecipare a quest’iniziativa e che ci ha sempre sostenuti.
Ricordiamo inoltre che sabato 17
dicembre alle ore 15.30 all’asilo ci sarà la
recita di Natale dal titolo “Un Natale da
favola”.
Ed ecco gli auguri di Natale da parte
dei bambini della scuola
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Notte di Natale, una notte speciale.
Gocce dorate appaion le stelle,
nel cielo scuro son tutte belle.
Ma una soltanto, la stella cometa,
si mette in cammino
cercando un bambino.
Guarda di quà, guarda di là,
sopra una grotta si ferma già.
Tra l'asino e il bue sorride il bambino,
si chiama Gesù il figlio divino.
Adesso la stella riposa un pochino,
mentre i pastori si fan più vicino.
Anche i Re Magi ora san dove andare,
sui loro cammelli stanno per arrivare.
Notte di Natale,
una notte davvero speciale,
nel cuore di ogni uomo scende la pace.
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
VARALLO: SI RICORDA ROBERTO AVERONE
Mercoledì 9 novembre il Club “Anni
d’Argento” ha organizzato una serata
musicale per ricordare l’amico musicista
Roberto Averone, che era stato anche
Consigliere del Direttivo del Club. L’idea
era nata dal Presidente Pierangelo Pitto,
che aveva informato i famigliari di
Roberto, la moglie Mariangela e il figlio
Marco, subito entusiasti dell’iniziativa.
Alla serata ha aderito la Banda
Musicale Città di Varallo, diretta dal
Maestro Dario Colombo, il gruppo musicale Dialect & Folk, composto da Giorgio
Rifici, Roberto Fila e Pierangelo Pitto,
con la partecipazione straordinaria dell’attore, regista e cantante Daniele
Conserva, in qualità di presentatoreintrattenitore, che ha ricordato gli esordi
della sua amicizia con Roberto, nel 1970
quando iniziò a lavorare per la Poli, dove
Roberto era “capo dell’aggiustaggio”: “Fu
subito amicizia, nata sulle note dell’affinità musicale, cementata dal dono di un
prezioso prontuario per suonare la chitarra, seguirono gli anni del glorioso Teatro
Mille e nacquero i primi spettacoli di
cabaret, e poi una lunga storia di reciproco affetto e collaborazione”.
“Avere un amico”: non c’era canzone più adatta per aprire la serata e
“scaldare” gli animi delle persone che
affollavano il Salone delle Feste del Club,
rifulgente in tutto il suo splendore: parquet lucidissimo, tavolini con i fiori, pareti circondate dai quadri gioiosi della compianta pittrice Laura Zoia.
E’ stato subito dato spazio al grande amore di Roberto: la Banda cittadina.
Ha preso la parola il Presidente Mario
Dealberto, che ha ricordato tutte le persone care che hanno suonato in Banda,
tornando a quel Natale 2013, festeggiato
in sede con la presenza di Roberto e
Mariangela; solo un mese dopo sopraggiunse la morte di Roberto, che aveva
lasciato tutti profondamente rattristati:
“Ricordo Roberto con un tenue sorriso
sulle labbra, la mano che saluta a fatica:
Ciau matai, arvugh’si ‘n Paradis”.
Roberto era entrato in Banda il 19
novembre 1949, sotto la direzione del
Maestro Michele Brignola fino al 1957,
poi con il Maestro Enrico Dealberto, e
infine con l’attuale Maestro, Dario
Colombo. Nel 2014 aveva raggiunto il 65°
anno di attività musicale, premiato con
un diploma ed una medaglia consegnati
alla moglie Mariangela.
Ad aprire il concerto la Marcia
Città di Varallo, seguita da altri brani
molto orecchiabili, scelti tra i preferiti di
Roberto, culminati con: “La vita è bella”
del musicista Nicola Piovani, che Roberto
era solito completare con: “La vita è
bella per poter suonare”. Attraverso le
scelte musicali è stata ricostruita la vita e
la personalità di un uomo che la musica
ce l’aveva nel DNA, ma soprattutto nel
cuore: un amore trasmessogli dal padre e
passato al figlio Marco, che suona molto
bene la chitarra.
Enzo D’Alberto, poeta dialettale
sotto il nome di Ciacula, ha letto la poesia che aveva scritto per Roberto il 9 settembre 2014, in occasione del concerto
dedicato al Maestro, momento in cui
Ciacula aveva avvertito ancora più fortemente la mancanza dell’Amico musicista:
“Bravo, altruista, generoso, intraprendente”, ricordando anche il dono di una scatola di pastelli che Ciacula non usò mai,
ma che rimangono come una preziosa e
multicolore testimonianza di amicizia.
Il Gruppo Dialect & Folk si è esibito in un repertorio di brani dialettali legati a Gipo Farassino, mentre Daniele
Conserva ha scelto un brano classico di
cabaret portato al successo dai Gufi,
seguito da alcune canzoni valsesiane, tra
le quali quella dedicata a Oscar
Salmoirago, detto Rago, in omaggio alla
figlia Mariarosa, che era presente in sala.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
Ha chiuso la serata il ricordo del
Maestro Colombo, che in Roberto apprezzava il musicista dalla personalità intraprendente, molto bravo anche nell’improvvisare: la serie dei brani eseguiti
dalla Banda si è conclusa con un dixieland
scatenato, che in un service astigiano
Roberto aveva ravvivato con l’idea di far
alzare a sezioni le varie compagini strumentali. “Ricordare Roberto e non averlo
più qui fra noi ci rattrista, ma nel contempo ci conferma che il potere della
musica è enorme, capace di resuscitare i
morti, e certo il prevosto di Varallo, don
Roberto Collarini, presente alla serata,
non se ne avrà a male”: Dario Colombo ha
ricordato come Roberto avesse avvicinato
molti giovani alla musica e, tornando ai
tristi giorni della malattia che gli infliggeva l’ulteriore sofferenza di non poter suonare, ha immaginato che Qualcuno avesse proprio deciso che era tempo di farlo
salire a suonare nella massima orchestra.
La Banda ha chiuso la sua esibizione con la marcia: “Risveglio”, scritta da
Luigi Costadone, che ha lasciato una preziosa eredità: ben sei nipoti sono musicisti. Nell’ultima parte della serata il gruppo Dialect & Folk ha suonato anche un
omaggio a Domenico Modugno: “Vecchio
frac”, concludendo con un corale: “O sole
mio”, suggellato dall’intenso ricordo di
Daniele Conserva e da uno splendido
mazzo di rose rosse che Pierangelo Pitto
ha consegnato a Mariangela.
E’ stata davvero una ricca e variegata serata, intessuta di musica brillante ed
allegra, proprio come sarebbe piaciuto a
Roberto: ai momenti del ricordo, che
hanno suscitato molta commozione, se ne
sono alternati altri più allegri, dai quali
emergeva una persona gioiosa e solare, che
la musica ce l’aveva nel sangue e ha saputo trasmetterla con grande generosità.
Piera Mazzone
RICORDANDO GIOVANNA DE BERNARDI, DI PARONE
In una sera di pioggia, in cui il buio
pareva avvolgere l’anima in un sudario di
pena, entrare nella piccola chiesa di San
Bernardo a Parone, dove si sarebbe recitato il S. Rosario “con Giovanna”, è stato
un ritrovare la luce: l’altare rifulgente di
ori, i due reliquiari appena restaurati, i
fiori, tutto parlava di cura, attenzione,
affetto, quegli stessi sentimenti che aleggiavano sui presenti, tanti, assiepati nei
banchi per rendere omaggio ad una cara
persona, volitiva, disponibile, sempre
pronta a mettersi in gioco.
Mentre si recitavano le preghiere,
lo sguardo è caduto su un foglio poggiato
su un banco, che si appellava alla generosità dei paronesi per poter restaurare un
antico Crocefisso; per conoscere il lavoro
nel dettaglio e il preventivo di spesa si
era pregati di rivolgersi a Giovanna, sì
proprio a Lei, che dopo la pensione era
tornata a Parone, il paese di suo padre, in
quella bella casa di famiglia che aveva
condiviso con l’amatissimo fratello
Alberto da poco scomparso.
Avevo conosciuto Giovanna molti
anni fa, al concerto della vigilia di
Ferragosto di Willy Burger e Marcello
Parolini, nella splendida chiesa parroc-
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
chiale di Parone: si era creata subito
un’empatia spontanea e mi aveva invitata alla cena a casa sua, ricordo un’atmosfera festosa ed amichevole, le ore se ne
erano fuggite veloci, ero rientrata tardissimo, ma avevo incontrato un’Amica.
Sono tornata più volte a Parone,
per presentare mostre d’arte e l’annuale
rassegna dei poeti dialettali e lei era
sempre in prima fila, con la polo blu della
Pro Loco, indaffarata in cucina, con un
occhio all’organizzazione: pensava proprio a tutto.
Dal maggio 2015, dopo la morte del
fratello, Giovanna era improvvisamente
cambiata, pareva aver perso le motivazioni per combattere la sua battaglia quotidiana, si era arresa, la malattia aveva
sconfitto quell’inesausta vitalità che l’aveva caratterizzata.
Quest’estate ad agosto si avvertiva
la sua assenza: era sofferente per una
grave malattia respiratoria, aggravata
dall’herpes. Dopo un lungo calvario,
durato mesi, con ricoveri in vari ospedali,
da tre giorni era stata accolta in Casa
Serena e proprio la sera prima era parso
che le sue condizioni migliorassero, invece nella notte il suo cuore si è fermato.
Lei, che non era sposata, non
aveva più parenti, tranne il nipote
Andrea, che però vive ad Aosta, era circondata da amici sinceri, come Paola,
Michela, Graziella e Silvia… e tante altre
che avevano gli occhi lucidi di commozione, che l’hanno accompagnata fino al
limitare di quella terra misteriosa dalla
quale nessun esploratore porta notizie.
Mi mancheranno le sue visite in
Biblioteca, il calendario di Parone e quelle parole gentili che custodirò per sempre
nel mio cuore.
ANAGRAFE PARROCCHIALE
Sono stati portati al Fonte Battesimale:
MATTIAZZO ANITA di Giorgio e Maioli Miriam
FRANZINI AINETT JULIANA di François e Ancuta Florea Nicoleta
Sono tornati alla Casa del Padre:
BIANCHESSI ANGELO
MARCHINI FELICE
DEBERNARDI CATERINA in VALLE
BOSSI PIERLUIGI
CASTALDI GIULIO
MERLO MARIA ved. ROBICHON
CURNIS ILVO
PERUCCA REMO
PRINI NATALINO
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Piera Mazzone
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
INSERTO SPECIALE
CHE RACCONTA LA STORIA MIRACOLOSA
DELLA MADONNA DI GUADALUPE (MESSICO)
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
IL MIRACOLO DELLA VERGINE DI GUADALUPE
«NON STO FORSE QUI IO, CHE SONO TUA MADRE?»
Dal 9 al 12 dicembre prossimi cadrà
il 485° anniversario delle apparizioni
della Vergine di Guadalupe all’indio Juan
Diego presso Città del Messico; ho provato ad approfondire questo evento e vorrei
condividere con voi quanto ho potuto
conoscere. Concedetemi allora tre brevi
ma indispensabili premesse.
LE APPARIZIONI MARIANE
Anzitutto bisogna dire che di fronte alle apparizioni mariane la Chiesa si è
sempre mossa con grande prudenza: pensate che su circa 2400 presunte rivelazioni private della Madonna contate dagli
esperti solo una quindicina sono state
riconosciute dalla Chiesa. E poi, anche
quando ne riconosce qualcuna, essa non
impone mai ai credenti di prestarvi fede,
in quanto non aggiungono nulla alla
Rivelazione pubblica di Gesù. Apparizioni
mariane e altre rivelazioni private possono essere un aiuto in più, in un determinato momento storico, per rafforzare
l’uomo nella fede. A una condizione però:
che rispondano positivamente all’esame
della ragione.
Nell’ottica del credente ragione e
fede si supportano a vicenda e non possono contraddirsi, perché entrambe dono di
Dio: per dirla con il santo Papa polacco
«La fede e la ragione sono come le due ali
con le quali lo spirito umano s'innalza
verso la contemplazione della verità»
(Fides et Ratio).
Per questo è importante studiare
ciascun presunto evento soprannaturale
con aperto e attento spirito critico: se
sarà possibile e ragionevole spiegare ogni
singolo dettaglio in termini umani, “addio
apparizione”; in caso contrario, se siamo
intellettualmente onesti, non potrà non
sorgere spontanea la domanda: «E se la
fede avesse ragione?».
TRA STORIA E GEOGRAFIA
Detto ciò veniamo alle premesse
storico-geografiche e facciamo un viaggio
nel tempo sino al principio del XVI secolo.
Mentre al Sacro Monte di Varallo
Gaudenzio Ferrari inscenava mirabilmente la crocifissione di Cristo, dall’altra
parte del mondo Hernán Cortés e i suoi
conquistadores (mossi dalle più disparate
motivazioni: «accanto al sacco d’oro, il
fonte battesimale» scriverà Octavio Paz)
compivano la sanguinosa conquista dell’impero azteco: sbarcato con circa cinquecento uomini presso Veracruz nell’aprile 1519, l’avventuriero, dopo cruente
battaglie nelle quali seppe contare abilmente oltre che sulle armi da fuoco sull’inimicizia tra tribù locali, nell’agosto
1521 espugnava per fame la capitale
Tenochtitlan
(l’odierna
Città
del
Messico).
Egli seppe anche sfruttare, almeno
all’inizio, la leggenda degli aztechi circa il
dio Quetzalcoatl, mitico sacerdote e re
che mai aveva accettato i sacrifici umani
(tipici della loro feroce religione) e che
avrebbe dovuto fare ritorno da oriente
per riprendersi le sue terre proprio nell’anno del calendario indigeno corrispondente al 1519. Subito dopo la conquista di
Tenochtitlan Cortés proibì i sacrifici umani
e tutto il culto religioso tradizionale chiedendo nel contempo all'imperatore Carlo
V di mandare missionari nella terra che fu
chiamata Nuova Spagna; cosa che avvenne nel 1523 con lo sbarco di tre francescani e un anno dopo con quello di altri
dodici frati, conosciuti come i “dodici
apostoli”, seguiti poi da domenicani e
agostiniani. L’evangelizzazione però faticava a produrre frutti e non senza ragioni.
L’arrivo degli spagnoli era stato
infatti percepito dagli indios come una
vera e propria catastrofe, come il loro
completo abbandono da parte degli dèi
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
Tra le cause dello sconforto in cui
cadde il decimato popolo indigeno bisogna ricordare le sanguinose guerre, le
epidemie di malattie portate dall’Europa
(vaiolo, morbillo, influenza), la distruzione dei templi e la brutale trasformazione
degli stili di vita, la schiavizzazione dei
nativi (benché proibita dai re di Spagna
sin dal 1495), la pratica delle conversioni
forzate o requerimiento (nonostante le
condanne papali e i divieti reali risalenti
al principio del secolo), i maltrattamenti
e la pessima testimonianza offerta da
molti cristiani tra cui anzitutto i membri
del governo (la Prima Audiencia) che si
macchiarono di tali nefandezze e scandali da venire scomunicati dal vescovo (il
quale in una lettera dell’agosto 1529 scriveva al re di Spagna che avvenivano «cose
di cotanta gravità che se Dio non provvede a porre rimedio con le sue mani, la
Terra è sul punto di perdersi completamente»).
In una poesia del 1528 si legge:
«Piangete, amici miei, piangete. Ormai la
nazione messicana è scomparsa. L'acqua
è diventata aceto, così pure il cibo (…)
Lasciateci morire, lasciateci morire, perché ormai tutti i nostri amici del cielo
sono morti»
Se a tutto ciò uniamo la vastissima
estensione territoriale, la grande difficoltà per i missionari di comprendere la
locale lingua nahuatl (o meglio, i tanti
dialetti) nonché l’estrema diversità di
culture e tradizioni, non c’è da stupirsi
che l’evangelizzazione stentasse a svilupparsi, che la maggior parte della popolazione nutrisse diffidenza nei confronti
della nuova religione e che, di conseguenza, il numero dei primi battezzati
fosse inferiore alle aspettative.
Ma è proprio in questo drammatico
incontro-scontro tra due mondi che a soli
dieci anni dalla caduta di Tenochtitlan
irrompe Dio e, tramite Maria, cambia letteralmente il corso della storia.
LE FONTI
La terza e ultima premessa che vi
devo riguarda le fonti. Il testo base delle
apparizioni è il Nican Mopohua (dalle
prime parole in nahuatl: «Qui si racconta») e venne pubblicato nel 1649 – a un
anno di distanza da un’altra opera sul
tema di Miguel Sanchez – da Luis Lasso de
la Vega, ma non fu scritto da lui: si tratta
della copia di un testo andato perduto
che alcuni studiosi datano tra il 1540 e il
1545 (M. Rojas Sanchez, F. de Florencia) e
altri al 1556 (M. Leon-Portilla e E.
O’Gorman); grazie al giuramento dell’erudito Carlos de Sigùenza y Gongora
(1645-1700) che fu in possesso del manoscritto originale e mediante gli studi
effettuati dagli esperti è stato possibile
individuarne
l’autore
in
Antonio
Valeriano (1531?-1605), un nobile indio
nipote dell’ultimo imperatore azteco,
erudito tanto in nahuatl quanto in spagnolo e latino (come allievo del Collegio
di Santa Cruz di Tlatelolco): suo padre era
amico di Juan Diego e quindi molto probabilmente ebbe modo più volte di ascoltare il racconto dell’evento direttamente
dal veggente.
Circa la controversia sulla presunta
mancanza di testimonianze storiche certe
contemporanee ai fatti (dal momento che
le prime opere sul tema risalgono come
detto agli anni 1648-1649 e che effettivamente il vescovo del luogo non ha lasciato alcun documento ufficiale) in questa
sede mi posso solo limitare a citare i principali elementi a dimostrazione del contrario: il manto stesso con l’immagine
della Madonna; il Nican Mopohua e altre
relazioni meno note del XVI secolo (come
un
testo
chiamato
Inin
Huey
Tlamahuizolizin); le testimonianze di
coloro che, sulla base di ricordi raccolti
dalla voce di testimoni diretti della vicenda, contribuirono alla redazione delle
Informaciones del 1666; nove testamenti,
due donazioni, gli Atti del Cabildo (l’or-
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
l’organo collegiale di governo di Città del
del Messico) datati tra 1568 e 1569, alcune prime testimonianze iconografiche, le
richieste di indulgenze, gli ex voto e la
controversia Montufar-Bustamante che
confermano la presenza di una cappella e
lo sviluppo del culto almeno a partire
dalla metà del XVI secolo; la relativamente recente e importantissima scoperta del
Codice “1548” che più studiosi hanno
datato proprio alla metà del ‘500 e che
quindi è il documento originale più antico
in nostre mani che parli dell’evento.
9 DICEMBRE: PRIMA APPARIZIONE
Eccoci ora pronti a raccontare –
seguendo il Nican Mopohua secondo l’edizione critica di Mario Rojas Sanchez del
1991 – quanto accadde in Messico ormai
quasi cinquecento anni fa.
All’alba di sabato 9 dicembre 1531
un contadino indio abitante a Tulpetlac,
da pochi anni battezzato col nome di
Juan Diego (in sostituzione del nome indigeno Cuauhtlatohuac, ovvero «Aquila che
parla»), si sta dirigendo a Tlatelolco, sobborgo della rinascente Città del Messico
distante circa 4 ore di cammino, per partecipare alla Messa e assistere alla catechesi tenuta dai francescani.
A un certo punto, nei pressi del
colle del Tepeyac, è attirato da un canto
straordinariamente melodioso «come il
canto di molti uccelli preziosi»; stupito si
ferma e al cessare del canto ode una voce
che lo chiama per nome con dolcezza:
«Juantzin, Juan Diegotzin» (la desinenza
«-tzin» in nahuatl indica riverenza e
rispetto).
Allora sale il colle e vede, in piedi,
«una Fanciulla» che lo invita ad avvicinarsi: il suo splendore sembra quello di
un bracciale formato da pietre preziose,
il suo vestito è luminoso come il sole e
tutto attorno brillano nella nebbia i
riflessi dell'arcobaleno.
Prostratosi e riconosciuta immedia-
tamente la sua Signora e Regina Juan
Diego la sente parlare così: «Sappi, sappi
con certezza, mio povero figlio amatissimo, che io sono la perfetta sempre
Vergine Santa Maria, Madre del verissimo
Dio per il quale si vive, il Creatore delle
genti, Signore di ciò che ci circonda e ci
avvolge, Signore del cielo, Signore della
terra. Vorrei tanto, desidererei tanto che
qui mi venga costruita la mia Santa Casa
dalla quale io lo rivelerò, lo esalterò nel
renderlo manifesto: lo darò alle genti
mediante tutto il mio amore personale, il
mio sguardo misericordioso, il mio aiuto,
la mia salvezza; perché, in verità, io sono
la vostra Madre misericordiosa, tua e di
tutti gli uomini che su questa terra sono
uno solo. E di tutti gli altri uomini che mi
amano, che mi invocano, che mi cercano,
che in me confidano. Perché da lì ascolterò il loro pianto, la loro tristezza, per
guarire e per curare tutte le loro pene, le
loro miserie, i loro dolori».
Commenta l’esperto di nahuatl
Josè Luis Guerrero: «Nonostante sia lei la
protagonista, non è su di lei che vuole si
focalizzi l’attenzione, ma su suo Figlio,
che lei è la prima a servire “mostrandolo,
innalzandolo, dandolo alle genti…”.
Questa è l’affermazione centrale
di tutto il messaggio: Maria non chiede
niente per sé, e neanche per suo Figlio,
ma desidera profondamente offrirlo,
condividerlo con il suo popolo».
Poi
la
Vergine
invita
l’indio a recarsi
dal vescovo per
raccontargli
quanto visto e
udito e chiedergli
la costruzione di
un tempio in quel
luogo. Juan Diego
è ricevuto dal vescovo francescano Juan
de Zumarraga che però – con la dovuta
prudenza del caso – non gli dà gran cre-
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
dito e gli dice di tornare un’altra volta:
«ti ascolterò ancora una volta con calma,
dal principio vedrò perché sei venuto, il
tuo desiderio, la tua volontà».
9 DICEMBRE: SECONDA APPARIZIONE
Juan Diego, triste per non aver portato a compimento l’incarico, ritorna al
colle dove Maria, con sua grande gioia, gli
appare ancora: allora si getta a terra e le
racconta come fosse stato «amabilmente» ricevuto dal vescovo, avendo però
tratta l’impressione di non esser creduto.
La supplica quindi che «incarichi piuttosto qualcuno dei nobili, stimati, che sia
conosciuto, rispettato, onorato, di portare, di riferire il tuo amabile respiro, la
tua amabile parola affinché le credano.
Perché in verità io sono un uomo del
campo, sono mecapal, sono parihuela,
sono coda, sono ala; sono io stesso ad
aver bisogno d’essere condotto, portato a
braccia». Ma la Vergine non ne vuole
sapere di “sostituire” il messaggero e lo
prega nuovamente, anzi gli ordina di presentarsi al vescovo l’indomani, cosa che
Juan Diego, preoccupato di non «angustiare con pena» la Signora, si impegna a
fare «con grande piacere», a dispetto
delle difficoltà.
E’ molto bella e significativa secondo me la risposta di Maria alla richiesta
del povero indio di essere sostituito da
una persona importante e stimata: ella
infatti gli dice che «non sono scarsi i miei
servitori, i miei messaggeri, i quali incaricare di portare il mio respiro, la mia
parola, affinché compiano la mia volontà;
è però molto necessario che tu, personalmente, vada, preghi che per la tua intercessione si realizzi, si compia il mio volere». «Tu, personalmente»: sul Tepeyac
Maria conferma la predilezione divina per
i piccoli e gli umili: «ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore (…), ha
innalzato gli umili» (Lc 1,51-52).
E’ successo così altre volte nella
storia: pensiamo alle apparizioni ai tre
giovanissimi pastorelli di Fatima o a quelle al curato d’Ars, che si considerava «il
più ignorante dei preti», o ancora a quelle di Lourdes a Bernadette, giovane analfabeta alla quale Maria dirà: «Que soy era
Immaculada Councepciou», parole incomprensibili ripetute nella mente chissà
quante volte prima di poterle riferire al
parroco, che invece capirà e rimarrà
senza fiato, a soli quattro anni di distanza dalla proclamazione del dogma
dell’Immacolata Concezione.
Per noi qui in Valsesia è interessante notare che, stando alla biografia del
Muratori, anche quell’uomo di Dio che fu
Benedetto Ludovico Giacobini (16501732), prevosto di Varallo, ebbe la grazia
speciale di parlare con Maria: egli che
tutta la vita mirava «ad avere sempre in
vista il riconoscimento particolar del mio
nulla», «ad essere stimato, siccome sono,
per una cosa da niente, degna d’esser
rigettata da ognuno», «un vil verme».
10 DICEMBRE: TERZA APPARIZIONE
E’ così che il giorno successivo,
domenica 10 dicembre, Juan Diego si reca
di buon mattino a Tlatelolco per partecipare alla Messa e alla catechesi e poi si dirige
verso il vescovado: non senza difficoltà
viene ricevuto, si inginocchia ai piedi del
vescovo e piangendo gli riferisce nuovamente il messaggio della Vergine; il francescano, dopo molte domande, neppure questa volta appare convinto e giudica «assolutamente necessario qualche altro segno
perché si potesse credere che a inviarlo era
la Regina del cielo in persona».
Congedandolo ordina a degli uomini di fiducia di pedinarlo, ma questi lo
perdono di vista e irritati se ne tornano
dal vescovo dicendogli di non prestare
fede a quell’uomo, senz’altro un visionario. Intanto Juan Diego ha la terza apparizione: Maria gli chiede di tornare sul
colle l’indomani mattina per poter portare al vescovo il segno richiesto;
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
inoltre con delicatezza gli fa sapere che
lo avrebbe ricompensato «per l’attenzione e il lavoro e la fatica che per me hai
affrontato».
Ma il giorno dopo, lunedì 11, il veggente non può presentarsi all’appuntamento: tornato a casa trova infatti lo zio
Juan Bernardino, che abita con lui, in
condizioni di salute gravissime a causa di
un attacco forse di tifo o di vaiolo; durante la giornata va quindi alla ricerca di un
medico, che arriva a visitarlo, ma pare
che non ci sia più nulla da fare e così lo
zio gli chiede di rercarsi l’indomani a
Tlatelolco a cercare un sacerdote per
confessarlo e prepararlo a una buona
morte.
12 DICEMBRE:
QUARTA E QUINTA APPARIZIONE
Martedì 12 dicembre è il giorno
decisivo. Juan Diego per la terza volta –
ma questa volta di corsa – si dirige verso
Tlatelolco; giunto presso il Tepeyac,
preoccupato com’è per lo zio, decide di
aggirare la collina facendo questo curioso
ragionamento: «Se vado diritto per il sentiero, questa Signora potrebbe vedermi e
certamente, come è stato, mi tratterrà
affinché io porti il segno al governante
ecclesiastico, come mi aveva comandato;
ma prima deve abbandonarci la tribolazione; debbo prima chiamare il sacerdote
religioso, mio zio non fa che aspettarlo».
Ben commenta l’autore del Nican
Mopohua: «Pensa che passando di là dove
aveva girato non lo potrà vedere colei che
osserva perfettamente ogni luogo». E
infatti ecco che Maria viene «a tagliargli
la strada» e gli chiede cosa sia accaduto
e dove sia diretto. Juan Diego, preso da
timore e vergogna, si prostra come sempre a terra e preoccupato di doverle dare
un tal dolore le spiega che lo zio, «un tuo
servitore», è in fin di vita e che lui si sta
recando «di fretta alla tua piccola casa di
Mexico, a chiamare qualcuno degli amati
di nostro Signore, dei nostri sacerdoti»
perché si rechi al capezzale del morente.
Ma compiuto questo incarico, la assicura
l’indio, «poi tornerò di nuovo qui».
Al che Maria risponde: «Ascolta,
riponilo nel tuo cuore, figlio mio, il più
piccolo, non è nulla ciò che ti ha spaventato, ciò che ti ha afflitto; non si turbi il
tuo volto, il tuo cuore; non temere questa malattia né nessun’altra cosa dolorosa. Non sto forse qui io, che sono tua
Madre? Non stai sotto la mia ombra e la
mia protezione? Non sono la fonte della
tua gioia? Non stai nel cavo del mio mantello, nell’incrocio delle mie braccia? Hai
bisogno di qualcos’altro? Che nessun’altra
cosa ti affligga, ti turbi; che non ti dia
pena la malattia di tuo zio, perché non ne
morirà per adesso. Sii certo che sta già
bene».
La risposta di Maria è tutta materna, è la premura di una Madre verso suo
figlio, verso tutti i suoi figli. E’ la testimonianza di un Dio non lontano, inaccessibile e implacabile come una divinità
azteca, ma di un Dio che «si fa fratello e
compagno di strada, porta con noi le
croci per non lasciarci schiacciare dai
nostri dolori» (Papa Francesco) perché
per noi «E’ papà; più ancora è madre»
(Giovanni Paolo I): «Si dimentica forse
una donna del suo bambino, così da non
commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai»
(Is 49,15).
Si constaterà in seguito la guarigione dello zio proprio in quel momento:
anzi anch’egli riceve l’apparizione di
Maria (la quinta e ultima) che gli si rivela
come «la perfetta Vergine santa Maria di
Guadalupe» e lo invita a presentarsi al
vescovo per raccontargli la miracolosa
guarigione. Sentito «l’amorevole respiro
della Regina del cielo» Juan Diego prova
grande sollievo e la supplica di inviarlo
«subito» al vescovo per portargli il segno:
ella allora lo invita a salire sulla collina e
a raccogliere i fiori che troverà.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
Siamo nella stagione invernale e
inoltre la cima del colle non è certamente il luogo adatto per la crescita di fiori;
vi abbondano infatti solo pietraie, cardi,
spini e cactus. Juan Diego invece vi trova
quel giorno una grande quantità di fiori
di Castiglia e ne fa dei mazzetti che porta
alla Vergine. Lei li prende tra le mani e li
pone nella tilma del suo messaggero
(ovvero nel mantello tessuto con fibre
d’agave, come ancora oggi si usa in
Messico, vestito dagli indios poveri),
dicendogli che quei fiori erano il segno
richiesto e ordinandogli di aprire il mantello solamente davanti al vescovo.
DAVANTI AL VESCOVO
Siamo al momento finale: Juan Diego si
dirige per la terza volta dal vescovo,
ormai sereno perché sicuro di un felice
esito della sua missione. Ma giunto in
vescovado trova l’ostruzionismo dei servitori, che considerandolo un importuno
fingono di non capirlo. Si mette pazientemente in attesa e per lungo tempo resta
lì con la testa bassa, aspettando di essere chiamato. Che lezione di umiltà!
Nientemeno che messaggero divino, e
silenzioso si fa una lunga anticamera a
testa bassa. A un certo punto però i servi
si accorgono
che il fastidioso visionario
porta qualcosa
nella tilma: si
avvicinano
incuriositi ed
egli, rendendosi conto di non
poter nascondere a lungo
ciò che custodisce e temendo di essere
malmenato,
apre
leggermente il mantello. Stupiti alla vista di
tanti fiori pregiati, fioriti in quella stagione, i servi tentano di rubargliene qualcuno; ci provano tre volte ma senza riuscirci: ogni volta infatti che allungano le
mani pare che i fiori si sottraggano, sembrando come ricamati, dipinti o cuciti
sulla tilma. Strabiliati da tali prodigi i
servitori corrono dal vescovo, che subito
fa entrare Juan Diego. Egli, prostratosi,
gli racconta gli ultimi eventi e gli fa dono
dei fiori come prova del messaggio ricevuto dalla Vergine e della sua richiesta di
costruire un tempio ai piedi del Tepeyac.
Ma quando l’indio apre il suo mantello
spargendo i fiori a terra ecco che si realizza il prodigio più strabiliante di tutti,
che ancora oggi possiamo ammirare: sulla
tilma si manifesta «l’amata immagine
della perfetta Vergine santa Maria,
Madre di Dio». Il vescovo e tutti i presenti cadono in ginocchio profondamente
colpiti. Allo stupore segue l’afflizione:
Zumarraga, «nel pianto, con tristezza»,
prega la Vergine e le chiede perdono «per
non aver eseguito la sua volontà, il suo
venerabile respiro». Poi si avvicina all’indio, gli sfila dal collo il mantello e corre
a portarlo nella sua cappella. Nei giorni
successivi Juan Diego mostrerà al vescovo
il luogo delle apparizioni ai piedi del
quale iniziare la costruzione del tempio e
tornerà dallo zio Juan Bernardino, perfettamente guarito. I due poi saranno ospiti
per vari giorni in vescovado. Intanto Juan
de Zumarraga farà spostare la tilma dalla
sua cappella in cattedrale, «perché tutti
la vedessero, la ammirassero». Bellissimo
il finale del Nican Mopohua: «E assolutamente tutta questa città, nessuno escluso, si commosse quando venne a vedere,
ad ammirare la sua preziosa immagine.
Venivano a riconoscere il suo carattere
divino. Venivano a presentarle le loro
preghiere. Restarono molto ammirati per
la maniera miracolosa in cui era apparsa,
poiché assolutamente nessun uomo della
terra dipinse la sua amata immagine».
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
popolo in Cristo. E’ stata infatti lei la vera
evangelizzatrice del Messico: il culto si è
sviluppato subito con una rapidità impressionante (nonostante alcune opposizioni) e
si è esteso nel corso dei secoli all’intera
America latina, «tanto che a tutt’oggi
Guadalupe è di gran lunga il santuario
mariano più frequentato al mondo, con più
di 20 milioni di pellegrini all’anno»
(Serafino Tognetti) e con un picco di addirittura 2 milioni nella giornata del 12
dicembre; l’immagine impressa sulla tilma
si trova ovunque in Messico, nelle case,
nelle strade, nei negozi, sui taxi; i combattenti indipendentisti nel XIX secolo e poi gli
eserciti contadini rivoluzionari nel XX la
pongono sul loro stendardo.
La Vergine di Guadalupe diventa per
l’intera nazione elemento fondante della
propria identità, tanto che «La festa di
Guadalupe, il 12 dicembre, è ancora la
Festa per eccellenza, la data centrale nel
calendario emozionale del popolo messicano» (O. Paz) e, come recita il celebre canto
“La Guadalupana”, «per il Messicano essere Guadalupano è essenziale».
Maria ha potuto diventare la prima e
principale evangelizzatrice del Messico e
dell’intero continente americano, cambiandone profondamente il corso della storia, perché «Madre misericordiosa (…) di
tutti gli uomini che su questa terra sono
uno solo» (Nican Mopohua): i vinti (gli
indios), i vincitori (gli spagnoli) e i figli di
entrambi (i meticci). L’evento infatti può
essere “letto” dalla prospettiva spagnola e
da quella indigena in modi completamente
differenti ma allo stesso tempo del tutto
convergenti: Giovanni Paolo II il 12 ottobre
1992 lo definì «un grande esempio di evangelizzazione perfettamente inculturata»;
infatti, come rilevato dai vescovi messicani nel 2002, con il fatto di Guadalupe «Il
LA GUADALUPANA
messaggio di Cristo, attraverso sua Madre,
Veniamo ora alla misteriosa immagi- riprese gli elementi centrali della cultura
ne con la quale Maria si è mostrata a due indigena, li purificò e diede loro il definitipopoli ancora disuniti per farne un unico vo significato di salvezza».
JUAN DIEGO
Prima di descrivere l’«amata immagine» mi vorrei soffermare sulla testimonianza di vita lasciata dal veggente. Come
ha fatto la Chiesa è possibile prestare fede
al povero indio – anche senza considerare
la tilma – a motivo della sua coerente condotta di vita.
Le fonti ci presentano un uomo
umile, di grande preghiera, innamorato di
Cristo e molto devoto alla Madonna sin
dalla conversione attorno al 1524 (e quindi
già prima delle apparizioni), assiduo frequentatore della Messa e delle catechesi
francescane, nonostante la grande distanza da percorrere a piedi. Sposato sin dal
1516, dopo aver rinnovato l’unione con il
sacramento del matrimonio cristiano, nel
1529 rimane vedovo di Maria Lucia; secondo le fonti storiche più antiche (Nican
Motecpana e Informaciones de 1666) i
coniugi hanno sempre vissuto come fratello e sorella. Dopo le apparizioni Juan
Diego per 16 anni e fino alla morte abita ai
piedi del Tepeyac in una casetta fattagli
costruire dal vescovo accanto alla prima
cappella nella quale è trasportata l’immagine già il 26 dicembre 1531. Qui Juan
Diego vive in penitenza e orazione (ricevendo l’Eucaristia tre volte a settimana,
per speciale concessione del vescovo),
svolgendo i più umili lavori di sagrestano e
spazzino ed edificando con la sua testimonianza le tante persone che si recano al
colle e che spesso gli chiedono di intercedere presso la Vergine.
Nonostante la fama di santità lo
accompagni già dalla metà del XVI secolo
per una serie di vicissitudini viene beatificato solo nel 1990 da Giovanni Paolo II e
canonizzato nel 2002 (la sua festa cade il 9
dicembre).
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
LA TILMA AGLI OCCHI DEGLI SPAGNOLI
La prospettiva degli spagnoli ci è
chiaramente più familiare: il nome con
cui
si
presenta
la
Vergine,
Cuahtlapcupeuh, viene da loro colto
foneticamente come «Guadalupe» (parola di origine araba dal significato di
«fiume di ghiaia nera» o anche «fiume di
amore»), che immediatamente ricollegano al santuario dedicato a Nostra Signora
di Guadalupe tuttora presente nell’omonima località dell’Estremadura, regione
dalla quale provenivano la maggior parte
dei conquistatori e anche il vescovo de
Zumarraga (il quale peraltro sin dal suo
arrivo, come già visto, pregava e sperava
in un intervento divino che “sanasse” la
difficilissima situazione venutasi a creare). Inoltre sulla tilma Maria, che è in
atteggiamento di preghiera e che ha il
viso rivolto verso il basso, cioè verso gli
uomini, appare circondata da raggi di sole
e con la luna sotto i piedi, proprio come
la Donna descritta nell'Apocalisse (cfr. Ap
12,1).
LA TILMA AGLI OCCHI DEGLI INDIOS
Gli indios dal canto loro sono colpiti da molteplici aspetti combinati insieme. Anzitutto sul colle del Tepeyac prima
della distruzione da parte degli spagnoli
sorgeva un tempio dedicato al culto di
Tonantzin, divinità azteca della fertilità
dei campi, il cui nome significa «Nostra
madre»: già il luogo dell’apparizione,
quindi, ha un particolare significato.
Ancora oggi la vera “Madre nostra” è
invocata da alcuni devoti come
«Guadalupe-Tonantzin»; e proprio questo
fu uno dei motivi che già nel XVI secolo
suscitarono i timori e l’opposizione di vari
missionari francescani che paventavano il
rischio di derive sincretistiche e pagane
(timori che possono spiegare il silenzio
del vescovo, il quale preferì lasciare alla
storia il giudizio definitivo sull’evento).
In secondo luogo la Vergine duran-
te la prima apparizione opera una sintesi
mirabile tra i concetti cristiani e quelli
aztechi per definire Dio. Pur nell’ambito
di una religione politeista alcuni antichi
saggi aztechi erano arrivati a concepire la
divinità suprema, considerandola «come
un essere duale, madre e padre allo stesso tempo» (M. Leon-Portilla), Ometéotl,
che appunto significa “Dio del Due”
(ovvero capace di armonizzare ciò che è
doppio o contrario). E Maria come risulta
dal Nican Mopohua presenta Dio proprio
avvalendosi dei tanti nomi dati dagli indigeni a Ometéotl: il «Dio per il quale si
vive (Ipalnemohuani), il Creatore delle
genti (Teyocoyani), Signore di ciò che ci
circonda e ci avvolge (Tloque Nauaque),
Signore del cielo (Ilhuicahua), Signore
della terra (Tlalticpaque)».
Distinguendosi chiaramente come
Madre umana dall’unico Dio ella si presenta con il già citato nome di
Cuahtlapcupeuh che per i nativi significa
«Colei che viene dalla regione della luce
come l’aquila di fuoco», simboli che
richiamano il sole, principale divinità.
Inoltre il giorno dell’ultima apparizione, 12 dicembre, coincide nel calendario degli aztechi con il solstizio d’inverno, festa importantissima dell’anno per
un popolo di adoratori del sole e carica di
significati collegati ad antiche leggende e
profezie.
A ciò può aggiungersi che la saggezza azteca esprimeva quanto di più
eccelso ci fosse nella religione, nella filosofia e nella cosmogonia come “il fiore e
il canto”, che rappresentano la poesia:
abbiamo visto che la prima apparizione è
preceduta da melodie simili al canto di
uccelli rari e nell’ultima Maria dona al
suo inviato dei bellissimi fiori come segno
per il vescovo.
Ma l’elemento decisivo per gli
indios è certamente l’immagine sulla
tilma. Nella loro cultura l’immagine è
fondamentale: i loro codici – gli amoxtli –
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
sono formati da geroglifici da decifrare,
non da parole; per questo motivo l’intero
mantello di Juan Diego non è altro, per
gli indios, che un unico grande amoxtli,
tanto incomprensibile per gli spagnoli
quanto illuminante per loro.
Proviamo a spiegare perché (ma
senza pretesa di esaustività, poiché i
significati sono veramente moltissimi).
Anzitutto l’abbigliamento della donna
che appare misteriosamente sulla tilma è
elegante (ma non ricercato o pomposo)
ed è tipicamente locale. Il mantello della
giovane è azzurro, colore che poteva
usare soltanto la casa imperiale (tilma de
turquesa) ed è punteggiato di stelle, il
che ricorda due dei tanti nomi dati al Dio
supremo, Ometéotl: “la dea con la gonna
di stelle” e, in rapporto alla notte,
“l’Invisibile, l’Impalpabile”.
Ma la Vergine appare anche circondata dal sole, altro nome e simbolo di
Ometéotl: “Colui che brilla” e “Astro che
fa risplendere tutte le cose”.
Quello che per gli spagnoli è un
angelo, ai piedi di Maria, per gli indios è
una rappresentazione del sacerdote e re
divinizzato Quetzalcoatl, che nella posizione in cui si trova sembra riconoscere la
superiorità della Vergine. Questa porta al
collo una spilla, simbolo di bellezza e
abbondanza, che presenta al centro una
croce, sintesi della croce cristiana e di
quella indigena.
La cintura nera che indossa è segno
per gli indios dello stato di gravidanza e
allo stesso tempo i capelli divisi sulla
fronte indicano una vergine: per i cristiani c’è solo una donna in cui ciò non rappresenta una contraddizione, Maria
Vergine e Madre.
E ancora: in lingua nahuatl aver
fede si dice “fiorire, sbocciare, germogliare” e inoltre per gli aztechi è vero ciò
che ha radice (da cui l’importanza attribuita ai fiori): ebbene l’intera veste di
Maria è intarsiata di fiori d’oro a otto
petali che sono radicati a contatto con il
mantello azzurro, cioè nel cielo e quindi
in Dio.
Ma vi è ancora di più: al centro del
grembo della giovane incinta si trova un
fiore, l’unico, con soli quattro petali. E’ il
Nahui Ollin, piccolo gelsomino che per gli
aztechi è simbolo fondamentale: rappresenta la vita e il dinamismo della creazione, il centro dello spazio e del tempo,
la presenza di Dio.
Infine le fattezze del nobile, delicato e dolcissimo viso (fermatevi un po’
di tempo a osservarne i lineamenti in una
fotografia) non sono quelle di una giovane indigena e neppure di una spagnola,
ma quelle di una meticcia (è la Virgen
Morenita): quando ancora non hanno raggiunto l’adolescenza le prime giovani
meticce, frutto disprezzato dell’unione
tra due popoli ancora divisi, ecco apparire il primo volto latino-americano della
storia, sintesi tra due mondi e segno
della loro riconciliazione.
GLI INTERROGATIVI DELLA SCIENZA
Le sorprese della tilma non si limitano all’affascinante insieme dei significati che racchiude: a livello scientifico,
anche grazie alle sempre più avanzate
tecnologie, sono state fatte nel tempo
osservazioni e scoperte che tuttora non si
riescono a spiegare in termini umani.
Basterebbe secondo me questo solo
aspetto: la durata ormai quasi cinquecentenaria del mantello, fatto di ixtle cioè di
filo vegetale ricavato dalla pianta dell’agave che normalmente si polverizza nel
giro di circa 30 anni.
Nel tempo sono state fatte copie
della tilma che sono andate distrutte:
questa tela invece ha di gran lunga superato la normale età di deterioramento,
senza contare che ha subito gli sbalzi di
temperatura, la polvere dell’ambiente, la
luce, il fumo delle candele e il fatto che
per circa un secolo è stata esposta alla
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
venerazione dei fedeli senza vetro di protezione e che anche successivamente l’originale è venuto a contatto con rosari e
altri e altri oggetti di devozione (il pittore Miguel Cabrera scrisse di aver contato,
un giorno del 1753, almeno 500 contatti
in due ore).
Presento di seguito altri fatti riportati nelle pubblicazioni scientifiche sul
tema, tralasciando invece quelle che
sono solo “voci” pur interessanti ma non
oggetto di rigoroso riscontro (la temperatura della tilma, i presunti battiti a livello del grembo, la fluttuazione dei colori
nell’aria ecc.).
Nel 1791 venne rovesciato per
errore dell’acido muriatico sul mantello:
nel giro di un mese il tessuto danneggiato
si ricostituì senza alcun trattamento, pur
mantenendo una minima traccia del danneggiamento – tuttora visibile – che però
non ha coinvolto la figura di Maria.
Nel 1921 scoppiò una potente
bomba posta in un vaso di fiori ai piedi
dell’immagine, che ruppe varie parti in
marmo dei gradini dell’altare, tutte le
fioriere e i vetri delle case vicine alla
basilica (si conserva un crocifisso piegato
di 45 gradi): la tilma restò intatta e il
cristallo di protezione non si graffiò nemmeno.
L’immagine non presenta tracce di
pittura, a parte quelle derivanti dal contatto con copie della stessa o da alcuni
maldestri ritocchi fatti nel tempo (vi fu
infatti chi ritenne che la Vergine avesse le
dita troppo corte e decise di “rimediare”): il premio Nobel per la chimica del
1938, Richard Kuhn, analizzò fisicamente
e chimicamente alcuni fili del tessuto
giungendo alla conclusione che i colori
dell’immagine non sono di origine né animale, né vegetale, né minerale, ma di
natura sconosciuta; inoltre a una distanza
di 10 cm dalla tilma si vede solo la tela
grezza, i colori “scompaiono”.
33
Le 46 stelle visibili sul manto di
Maria riproducono, anche se in modo un
po’ compatto, l’esatta configurazione del
cielo che il Messico presentava il 12
dicembre 1531, come dimostrato dagli
studi effettuati a partire dagli anni ’80,
avvalendosi di un planetario Spitz Junior,
da diversi esperti (tra gli altri, il medico
e astronomo J. H. Hernandez Illescas, il
presidente del Centro di Studi
Gaudalupani E. R. Salazar, l’esperto di
nahuatl M. Rojas Sanchez e gli astrofisici
J. Canto Ylla e A. Garcia de Leon).
Infine le pupille degli occhi, che
misurano appena 8 millimetri, sono state
analizzate da diversi medici oftalmologi
(tra gli altri, E. Graue, J. J. Torroella, E.
Turati Alvarez, A. J. Kuri, R. T. Lavoignet)
dopo la presunta scoperta di un busto
umano negli occhi della Vergine fatta nel
1951 dal disegnatore J. C. Salinas Chavez;
in sintesi si può dire, sulla base di questi
studi, che «i riflessi del busto umano che
possono essere osservati in entrambi gli
occhi dell’immagine originale guadalupana, la loro perfetta ubicazione ottica, la
loro distorsione, completati dai due
riflessi luminosi nell’occhio destro, l’insieme dei quali corrisponde, chiaramente, alle tre immagini di Purkinje-Sanson
[ovvero le immagini dell’oggetto osservato che si formano sulla cornea e sul cristallino dell’occhio umano] e infine il
fatto sorprendente per cui se una fonte
luminosa illumina questi riflessi, essi si
fanno brillanti e l’iride si riempie di luce,
dimostrano che i succitati busti umani
non sono un’illusione ottica causata da
imperfezioni della tessitura dell’ayate»
(R. T. Lavoignet, 20 settembre 1958).
Noto che ci fu anche chi si spinse a
individuare negli occhi, ingranditi
migliaia di volte, le sagome di un’altra
decina di persone: secondo alcuni però
c’è veramente il rischio, a questi livelli,
di vedere ciò che si “vuole” vedere.
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
CONCLUSIONE
Questa immagine, in conclusione,
per tutti gli elementi indicati (e altri
ancora) sia al livello dei significati simbolici che a quello dei dettagli scoperti grazie alle nuove tecnologie appare tecnicamente impossibile da progettare (e tantomeno da realizzare) anche per il più
dotto spagnolo che in soli dieci anni avesse assimilato completamente la cultura
nahuatl o, viceversa, per il più geniale invito a studiare seriamente il fatto
indio che nello stesso tempo avesse fatto Guadalupe. La Madonna è lì. Io non trovo
propria la massa di conoscenze millenarie un’altra spiegazione».
di storia e arte europee.
La grezza tilma di Juan Diego, la
sola tela di ixtle al mondo che abbia
superato il suo normale periodo di deterioramento, potrebbe essere quindi l’unica immagine soprannaturale conosciuta
di Maria, come la Sindone per Gesù .
Di fronte a tutto ciò si pone ciascuno di noi con la propria personale libertà.
L’alternativa è semplice: o rimanere dubbiosi e negare la storicità dell’evento
guadalupano, come hanno fatto alcuni
studiosi nel tempo (tra gli altri, J. B.
Munoz, fra Servando Teresa de Mier e più
di recente Guillermo Schulenburg) oppure
sottoscrivere le parole di Papa Francesco,
Silvio Brentazzoli
pronunciate il 17 febbraio scorso: «Io vi
Preghiera alla Vergine di Guadalupe
Vergine Immacolata di Guadalupe, Madre di Gesù e Madre nostra, vincitrice
del peccato e nemica del Demonio, Tu ti manifestasti sul colle Tepeyac in Messico
all'umile e generoso contadino Juan Diego. Sul suo mantello imprimesti la Tua
dolce Immagine come segno della Tua presenza in mezzo al popolo e come garanzia
che avresti ascoltato le sue preghiere e addolcito le sue sofferenze.
Maria, Madre amabilissima, noi oggi ci offriamo a te e consacriamo per sempre
al tuo Cuore Immacolato tutto quanto ci resta di questa vita, il nostro corpo
con le sue miserie, la nostra anima con le sue debolezze, il nostro cuore con i suoi
affanni e desidèri, le preghiere, le sofferenze, l'agonia. O Madre dolcissima,
ricordati sempre dei tuoi figli. Se noi, vinti dallo sconforto e dalla tristezza,
dal turbamento e dall'angoscia, dovessimo qualche volta dimenticarci di te,
allora, Madre pietosa, per l'amore che porti a Gesù, ti chiediamo di proteggerci
come figli tuoi e di non abbandonarci fino a quando non saremo giunti
al porto sicuro, per gioire con Te, con tutti i Santi,
nella visione beatifica del Padre. Amen. Salve Regina.
Madonna di Guadalupe, prega per noi
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
PARROCCHIA SAN GAUDENZIO
SABATO 3 DICEMBRE
FESTA PATRONALE DI SANTA BARBARA
ALL’ORATORIO DEL CUCCO
ore 14,30 - S. Messa (prefestiva)
celebrata dal Prevosto di Varallo, don Roberto Collarini
- Presentazione della nuova balaustra
- Incanto delle Offerte
Il “Comitato pro chiesa Cucco” invita la Comunità Parrocchiale a
contribuire all’ incanto con prodotti alimentari od oggetti, portandoli direttamente sul posto o, nell’impossibilità, in Ufficio Parrocchiale o al Centro Libri
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La chiesa di Santa Barbara, in località Madonna del Cucco, è raggiungibile in circa 10 minuti di cammino dalla carrozzabile per il Sacro Monte (cartello indicatore)
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016
IMMAGINI DELL’IMPOSIZIONE DELLA BERRETTA CARDINALIZIA
AL CARDINAL RENATO CORTI, GIÀ VESCOVO DI NOVARA
(BASILICA DI SAN PIETRO, 19 NOVEMBRE 2016)
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