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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 UNITA’ PASTORALE MISSIONARIA 24 (QUARONA – VARALLO – ALTA VALSESIA) Cari Varallesi, con la visita a Varallo del nostro Vescovo mons. Franco Giulio Brambilla, la sera dell’8 novembre, è stato dato ufficialmente inizio alla nuova Unità Pastorale Missionaria 24… quella di cui anche la nostra parrocchia fa parte. La nostra Diocesi è stata suddivisa in 24 zone pastorali, dove si possa lavorare finalmente “in rete”… collaborando in modo più stretto e con il sincero desiderio di mettere in gioco i diversi “doni” specifici che ogni parrocchia possiede! Il XXI Sinodo Diocesano Novarese, terminato lo scorso giugno, prevede che le parrocchie dovranno incominciare a collaborare più strettamente, in modo che anche le comunità più piccole possano beneficiare delle maggiori risorse di cui godono le più grandi, mentre le parrocchie più piccole hanno il privilegio di aiutare le nostre più grandi a “recuperare” le relazioni umane che lì si riesce ad intrecciare con maggiore facilità e naturalezza! responsabili che prevede dei partecipanti provenienti dalle principali parrocchie (a partire da Quarona fino ad arrivare ad Alagna-Rimella-RimaCarcoforo). Questo anno post-sinodale è un anno di “sperimentazione” in cui si cercherà fin da ora di lavorare di più insieme (in sinergia), provando a far nascere e a portare a maturazione alcune iniziative pensate e… realizzate finalmente con il contributo di tutti! Priorità alla Formazione, alla presa di coscienza che si deve assolutamente sentire la Chiesa come “casa nostra”, in essa dobbiamo sentirci davvero come in una grande famiglia… e proprio in questa grande famiglia di famiglie si deve “sognare e costruire” la nostra Chiesa di domani! Le prime iniziative… sono pronte a partire subito! Insieme abbiamo concordato di iniziare subito un cammino di formazione comune e di continuare con i nostri LAICI il confronto nei differenti a m b i t i pastorali che ci sono stati indicati dal XXI S i n o d o Diocesano Novarese. Personalmente, avvertendo “a pelle”, l’entusiasmo che queste nostre prime riunioni stanno suscitando, ritengo che stiamo già condividendo tra noi preti dei bei momenti di comunione che stanno crescendo e Quale sarà il compito che ci attende? Intanto il vescovo ci chiede concretamente di ridurre il numero delle S. Messe feriali e domenicali, per non banalizzare la Celebrazione Eucaristica e per aiutare i cristiani a ritrovarsi maggiormente insieme e uniti per la preghiera liturgica domenicale! Inoltre si caldeggia una partecipazione più responsabile e matura dei Laici, per poter collaborare più strettamente con i sacerdoti, i religiosi e le suore. Nascerà presto in ogni Unità Pastorale Missionaria (UPM) un’équipe formata da sacerdoti, religiose e laici 3 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 e riscaldando il cuore di tutti noi... anche di quelli che fino ad alcuni mesi fa erano un po' scettici sulla possibilità di poter lavorare insieme. Stanno finalmente decollando, con buono slancio e sforzo comune, le prime proposte post-sinodali della nostra UPM 24! Abbiamo così deciso di programmare alcuni importanti incontri di Formazione per i Catechisti della nostra Unità Pastorale Missionaria e di convocare (in serate distinte) tutti coloro che desiderano collaborare con noi sacerdoti sia in - ambito CATECHISTICO - ambito CARITATIVO - ambito GIOVANILE - ambito FAMILIARE - ambito ECONOMICO-AMMINISTRATIVO. coloro che saranno disponibili a collaborare con entusiasmo ed in prima persona nella vita della nostra Chiesa valsesiana e varallese! Entro il mese di Gennaio 2017 verranno rinnovati anche il Consiglio Pastorale Parrocchiale ed il Consiglio Affari Economici Parrocchiale (disposizione questa, presa dal Vescovo per tutte le parrocchie della nostra Diocesi). don Roberto INDICE pag. pag. pag. pag. pag. pag. calendario liturgico editoriale incontri UPM 24 cenacoli biblici orari Messe Natale il ministero dell’accolitato ad Alessandro Ghidoni pag. 9 notizie dal Centro Libri pag. 10 iniziativa raccolte a favore del terremoto pag. 11/12 l’indulgenza plenaria pag. 13/14 aborto: peccato e riconciliazione pag. 15/16 santa Cecilia pag. 17 notizie dalla scuola dell’infanzia San Vincenzo pag. 18/19 ricordo di Roberto Averone pag. 19/20 ricordo di Giovanna DeBernardi e anagrafe pag. 21 la festa di Santa Barbara al Cucco pag. 22 immagini del Cardinale Renato Corti da pag. 23 a pag. 34 inserto speciale sulla Madonna di Guadalupe pag. 35/36 pubblicità Ecco, qui di seguito, le date di queste serate a cui noi sacerdoti dell'Unità cercheremo di partecipare tutti compatti... per accompagnare i primi passi dei nostri preziosi collaboratori LAICI! Troverete il CALENDARIO DELLA FORMAZIONE DEI CATECHISTI (con tematiche proposte e rispettivi relatori) e le DATE di convocazione delle RIUNIONI di CONFRONTO e PROPOSTA delle differenti COMMISSIONI, tematiche previste dal Sinodo (qui ciascuno di voi potrà portare il proprio contributo in idee ed iniziative in una delle commissioni elencate precedentemente appena sopra, che si occupano cioè di un preciso ambito di vita ecclesiale!) Siete gentilmente pregati di prendere nota di tutti questi appuntamenti dell’UPM 24 sulla vostra agenda. Grazie di cuore e buon cammino a tutti, ringraziando fin da ora 4 2 3/4 5 6 7 8 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 ECCO I PROSSIMI INCONTRI DELL’UPM 24 Come concordato durante la riunione di tutti i Preti dell’UPM 24, ecco un riassunto degli incontri previsti per tutta l’Unità Pastorale Missionaria: lunedì 28 Novembre, ore 20.45 al Centro Giovanile “G. Pastore” di Varallo: Pastorale Familiare lunedì 5 Dicembre, ore 20.45 al Centro Giovanile “G. Pastore” di Varallo: Caritas lunedì 12 Dicembre, ore 20.45 al Centro Giovanile “G. Pastore” di Varallo: Catechisti lunedì 23 Gennaio, ore 20.45 al Centro Giovanile “G. Pastore” di Varallo: C.A.E.P (Consigli Affari Economici Parrocchiali). NB: per la Pastorale Giovanile don Graziano (di Varallo), don Marco (di Scopello) e padre Matteo (di Quarona) stabiliranno insieme un momento adatto, in base alle disponibilità dei Giovani e che verrà comunicato a tutti per tempo. FORMAZIONE CATECHISTI 2017 Come concordato, si prevedono tre serate di formazione per tutti i Catechisti della nostra UPM, sia quelli alle prime armi, che quelli con più anni di esperienza. Si sono fissate tre date: lunedì 16 Gennaio, ore 20.45 all’Oratorio di Quarona La spiritualità del catechista (don Flavio Campagnoli, direttore Ufficio Catechistico e Liturgico Diocesano) lunedì 13 Febbraio, ore 20.45 all’Oratorio di Varallo Pedagia di approccio catechistico (dott. Nino Bello, educatore professionale del Comune di Novara) lunedì 13 Marzo, ore 20.45 all’Oratorio di Scopello Psicologia del bambino e del preadolescente (dott.ssa Grazia Ciardo, psicologa di Verbania) 5 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 I CENACOLI BIBLICI NELLE FAMIGLIE SI APRONO ORA ANCHE ALLE ALTRE COMUNITA’! PER APPROFONDIRE IL VANGELO DI MATTEO Cari Varallesi, da quest’anno l’esperienza arricchente dei “Cenacoli biblici” nelle famiglie, si apre anche alle comunità vicine a Varallo (Crevola, Parone, Civiasco, Sabbia e Brugaro); sarà sicuramente questa un’occasione preziosa per approfondire la Parola di Dio, per condividere insieme un momento di preghiera, per lasciarsi provocare dalla Sacra Scrittura che poi ci illuminerà nelle nostre scelte familiari, lavorative, affettive, relazionali! La Parola di Dio poco per volta trasforma la nostra vita e le dona pienezza ed equilibrio. Un discreto numero di famiglie ha già aderito a questa iniziativa parrocchiale. Personalmente, noi sacerdoti della Parrocchia invitiamo tutti voi ad essere generosi nell’accogliere questa proposta che oltre a favorire e promuovere maggiore dimestichezza con la Bibbia aiutandoci a farla “entrare” nella nostra vita quotidiana, ha anche il desiderio di aiutarci a consolidare la nostra fraternità e a farci sentire un maggiore desiderio di vita comunitaria nelle nostre relazioni spesso affannosa e concitata! Invito pertanto le tante famiglie che sono coinvolte nella vita parrocchiale, i genitori o i nonni (ma non solo) a contattare la parrocchia e a dare volentieri la propria disponibilità ad accogliere durante due serate (una sarà in Quaresima ed una dopo Pasqua) un gruppo di una decina persone più un sacerdote oppure una suora che aiuteranno a guidare questo bel momento familiare! In gennaio organizzeremo una serata in Oratorio dove un biblista (con un lin- guaggio accessibile a tutti) ci aiuterà a conoscere il Vangelo di Matteo che è quello dell’Anno Liturgico che abbiamo appena iniziato in questo Avvento. Dunque: una serata che ci fornirà le “dritte” per meglio conoscere San Matteo ed il suo messaggio… e poi due serate nelle famiglie ospitanti! In famiglia, un’ora di incontro, un cero acceso, una bibbia aperta sul tavolo, un clima familiare che molto favorisce questo momento di familiarizzazione con la Parola di Dio… che poi ci aiuterà a meglio vivere quotidianamente la nostra identità di cristiani… felici di esserlo! Chiedo alle famiglie interessate ad ospitare un Cenacolo (siate generosi e vedrete che il Signore vi aiuterà sempre!) di contattare uno dei sacerdoti della parrocchia entro metà dicembre: don Roberto (333 2395 395), don Graziano (338 3448 486), don Gianni (345 6172 405). Comunicheremo presto alla Comunità parrocchiale la data della serata in Oratorio dove il biblista ci introdurrà a conoscere meglio il Vangelo di Matteo… che sarà il tema dei nostri due Cenacoli familiari. Auguro di cuore, a tutti voi, un buon tempo dell’Avvento in preparazione al Santo Natale! don Roberto 6 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 ORARI MESSE NATALIZIE NELLE CHIESE DI VARALLO Sabato 24 dicembre (in Collegiata) CONFESSIONI NATALIZIE (9.00 – 12.00) (15.00-18.00) SANTE MESSE DELLA NOTTE DI NATALE Frazione ARBOERIO Frazione PARONE ore 21.00 Natale Alpino “CAI” ore 21.00 PADRI DOTTRINARI ore 21.30 MADONNA DELLE GRAZIE ore 22.00 COLLEGIATA SAN GAUDENZIO ore 23.00 BASILICA DEL SACRO MONTE Frazione CREVOLA ore 24.00 ore 24.00 SANTE MESSE DEL 25 DICEMBRE (S. NATALE) COLLEGIATA SAN GAUDENZIO ore 8.00 MADONNA DELLE GRAZIE ore 9,00 BASILICA DEL SACRO MONTE ore 9,30 CHIESA DI SAN GIACOMO Frazione CREVOLA Frazione PARONE ore 10.00 ore 10.00 ore 10.00 COLLEGIATA SAN GAUDENZIO ore 11.00 BASILICA DEL SACRO MONTE ore 11,30 BASILICA DEL SACRO MONTE CASA SERENA ore 16.00 ore 16.00 PADRI DOTTRINARI ore 17.00 COLLEGIATA SAN GAUDENZIO ore 18.00 7 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 IL NOSTRO SEMINARISTA ALESSANDRO GHIDONI HA RICEVUTO IL MINISTERO DELL’ACCOLITATO Lovato di Novara. I nuovi accoliti, chiamati al “servizio della mensa eucaristica” sono invece i chierici di Quarta Teologia: Alessandro Ghidoni di Varallo, Riccardo Crola e Manuel Spadaccini di Gozzano e Diego Lauretta di Cossogno (Verbania). La nostra comunità parrocchiale di Varallo guidata dai suoi sacerdoti, da alcune suore ha condiviso con Alessandro e con i suoi fratelli seminaristi questo momento di gioia e di preghiera partecipando alla Messa e al momento di festa con un gustoso rinfresco offerto dai festeggiati. Il vescovo ha invitato l’assemblea liturgica ad unirsi con la preghiera a questo “passo decisivo” dei nostri seminaristi, invocando insieme nuove vocazioni anche per la nostra comunità parrocchiale. Ci piace ricordare che oltre ad Alessandro Ghidoni, di Quarta Teologia, un altro seminarista della parrocchia di Varallo è in formazione in Seminario da quest’anno: si tratta di Mimmo De Carlo, insegnante di religione trentenne, che per alcuni anni ha insegnato presso il nostro Istituto Comprensivo. Ad entrambi noi auguriamo un bel cammino sereno, carico di buoni frutti, verso la meta del sacerdozio… assicurando loro la nostra fraterna e quotidiana preghiera. Presso la Cappella Maggiore del nostro Seminario di Novara, giovedì 1 dicembre alle 20,30 si è svolta una Celebrazione eucaristica molto partecipata anche dai Varallesi che hanno voluto stringersi con affetto intorno al caro Seminarista Alessandro Ghidoni, che frequenta la Quarta Teologia. Ha presieduto la Messa il nostro vescovo Franco Giulio Brambilla, Il motivo di festa è stato duplice: da una parte il conferimento dei Ministeri ai nostri Seminaristi che si preparano a diventare sacerdoti e dall'altra la Festa patronale della Madonna dal Cuore d'oro, patrona del Seminario. I ministeri, in passato detti anche "ordini minori", sono tappe del cammino dei giovani chierici verso il diaconato e il sacerdozio. Hanno ricevuto in quest’occasione il ministero del Lettorato alcuni chierici di Terza Teologia: Marco Bionda di Gravellona Toce, Paul Ciobanica di Borgomanero, Riccardo Guida e Andrea don Roberto 8 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 DAL CENTRO LIBRI-PUNTO D’INCONTRO Si sta avvicinando il Santo Natale, e sempre più il vero significato di questa festa si allontana dalle nostre case, dalle nostre scuole, dai giornali, dalla televisione… La figura di Gesù Bambino è ingombrante, non è politicamente corretta e allora… meglio Babbo Natale, una slitta, le renne, l’albero con tante luci e forse almeno una stella. Nell’incontro dell’UPM 24 (Unità Pastorale Missionaria comprendente Quarona, Varallo e tutta l’alta Valle) sono emersi vari problemi, varie perplessità anche riguardanti la famiglia. E’ vero, ma come riuscire a mettere al centro di tutto Dio fatto uomo? In questo particolare momento della storia noi cristiani non riusciamo più ad essere protagonisti nei “media”. Siamo sopraffatti dalla pubblicità del consumo, dal più attraente, dal più bello, dall’ultimo modello, dalle nuove teorie, ecc… ecc… Natale è diventata la festa del consumo e dello spreco. Anche per quanto riguarda i libri, sono pochi quelli che parlano ancora di Gesù, della sua nascita, della sua storia e pochi anche quelli che li regalano. Ma non importa, andiamo avanti ugualmente, parliamo, proponiamo, non stanchiamoci mai. Raccontiamo con semplicità che Gesù, il figlio di Dio, è nato a Betlemme e che da quel giorno la storia è cambiata. Mi piace ricordare e ripetermi tante volte che nel giorno di Natale è entrato nel mondo l’Amore e con Lui una frase sconvolgente, una visione nuova dell’agire: Il Signore dice: “Ascolta, Israele. Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Amerai il prossimo tuo come te stesso (Mc 12,29-31). E ancora: Amate i vostri nemici (Mt.5,3848). Beati gli operatori di pace”... “Per avere pace nell’anima dobbiamo imparare ad amare chi ci ha offeso … Non può esserci pace per l’anima se essa non prega il Signore con tutte le sue forze per il dono dell’amore verso tutti gli uomini. Chi non ama i suoi nemici non troverà mai pace, nemmeno se fosse posto in paradiso” (“La pace interiore e l’amore per il nemico: San Silvano dell’Athos”, Bose settembre 2014) Ogni tanto alziamo lo sguardo verso il Sacro Monte che ci sovrasta e che ci ricorda con le sue statue e i suoi dipinti che Dio ci vuole bene, nonostante tutto. Il Centro Libri propone, come ogni anno, la Mostra di libri per bambini e ragazzi in collaborazione con la Biblioteca Civica “Farinone Centa”. L’argomento di quest’anno è l’arte in tutte le sue svariate forme. Gaudenzio, Tanzio hanno trasformato in statue e colori con semplicità e stupore il mistero della nascita del figlio di Dio. 9 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 Inoltre il comitato JerusalemVarallo. Arte e spiritualità annuncia che sta per uscire il libro con i fumetti e i racconti ispirati dal Sacro Monte, scritti e disegnati da bambini, ragazzi e adulti. Un bel regalo per questo Natale 2016!!! RACCOLTA FONDI A SOSTEGNO DELLE POPOLAZIONI TERREMOTATE DEL CENTRO ITALIA Domenica 11 Dicembre Varallo centro storico Antiche bambole da collezione saranno poste in vendita per finanziare i progetti organizzati dalle Caritas del Piemonte in gemellaggio con le Caritas delle Marche, a favore delle popolazioni terremotate. Se non potrete essere presenti Domenica 11, vi ricordiamo che è possibile contribuire alla raccolta fondi di Caritas Italiana contattando l’ufficio parrocchiale oppure on line sul sito www.caritas.it PARROCCHIA SAN GAUDENZIO 10 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 LA RICCHEZZA DELLA CHIESA CATTOLICA: L’ INDULGENZA PLENARIA Era un punto d’arrivo, per Madre Margherita M. Guaini, perché tutti i fratelli e figli della Chiesa e l’umanità intera potessero godere del privilegio di andare subito in Paradiso, per i meriti di Gesù Cristo che ha pagato per noi, lavandoci e purificandoci col Suo preziosissimo Sangue, morendo sulla Croce. La Chiesa possiede, a prescindere dal Giubileo della Misericordia che abbiamo vissuto quest’anno, la grazia dell’Indulgenza plenaria e la concede a tutti coloro che hanno il fermo proposito di convertirsi e salvarsi. Le opportunità dell’Indulgenza plenaria sono molte, e la più importante la rileviamo nell’ora della morte, tramite il sacramento dell’Unzione degli infermi; questa è la via sicura per raggiungere Dio, con la pace del cuore e dello spirito, accolti, giudicati e salvati dall’Amore misericordioso, che riconosce nei Suoi figli il volto e le fattezze del proprio Figlio Gesù, in cui non c’è ombra d’imperfezione. Sentiamo come, Madre Margherita M. Guaini, vedeva la ricchezza della Chiesa. (Trascrizione del testo autografo) Ave Maria - 4-10-77Il compito della Chiesa Romana è di realizzare la Redenzione di Cristo per la salvezza di ogni uomo. Gesù crocifisso con le braccia spalancate continua ad accogliere tutti, e mediante il Suo sangue che misticamente continua a versare, rimette i peccati, e con l’indulgenza plenaria anche la pena dovuta. Perdono che riempie l’uomo in grazia di Dio. La prima indulgenza venne data da Gesù sulla Croce, facoltà trasmessa in esclusiva alla Chiesa Romana – Cattolica – Apostolica, con la Potestà al Vicario di Gesù Cristo di concederla ai Sacerdoti Ministri di Dio, dispensatori dei Divini Sacramenti. Questa è la Chiesa di Cristo Redentore di tutta l’umana Famiglia. Madre Margherita M. Guaini - Mges - L’8 dicembre 2015 Papa Francesco ha aperto la Porta Santa in San Pietro e di seguito nelle altre Basiliche romane. Anche a Varallo fu aperta la Porta Santa nella Basilica del Sacro Monte (6 gennaio 2016) ed ora, dopo circa una anno è stata chiusa (13 novembre 2016). È concluso quindi quel tempo propizio in cui ci era dato di arricchirci di Grazia di Dio, passando dalle “Porte Sante” dove si poteva ricevere perdono e purificazione personale, quasi a significare che ciascun credente, dopo aver approfittato della immensa grazia concessa dalla Chiesa, ed aver espiato i propri peccati, si ritrova libero e pacificato con Dio e con se stesso, sicuro di essere nella Sua Grazia e abbracciato dal Suo Amore. Chi ha potuto praticare più volte questo passaggio privilegiato, maggiormente è stato perdonato ed assolto dalle proprie colpe. 11 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 E’ la ricchezza della chiesa cattoli- chiamato a rendere conto a Dio del suo ca che offre questo dono gratuito, non operato. solo con l’indizione di un Giubileo. Ogni Se ci preme la salvezza eterna, il anno, infatti, abbiamo l’opportunità di desiderio del Cielo, il voler essere con Dio acquistare l’Indulgenza plenaria: per l’eternità occorre allenarci a vivere in • A mezzogiorno del 1° agosto a tutto il Grazia di Dio, mediante la pratica dei giorno due, col cosiddetto “Perdono Sacramenti, che ci sono offerti quotidiad’Assisi” in cui si acquista l’indulgenza della namente compresa la partecipazione alla Porziuncola, che si ottiene visitando una S. Messa, almeno spiritualmente per chi chiesa parrocchiale o francescana, dicendo il ne è impedito. Vivendo in questo modo si “Padre nostro e il Credo” e una preghiera per riscalda il cuore e nasce in esso il desideil Papa. È richiesta inoltre la Confessione, la rio di tenere la propria anima nella grazia, Comunione entro gli otto giorni. nella luce, nella pace, nella forza interio• Così pure il 1° novembre da mezzo- re, e si accentua il desiderio di compiere giorno a tutto il giorno due, si ottiene il bene, di vivere la carità, di scegliere l’Indulgenza plenaria una sola volta per i Dio, per il tempo e per l’eternità. defunti. Inoltre dal 1° all’8 novembre visiMadre Margherita Maria, aveva un tando il Cimitero, pregando per i morti è immenso desiderio a questo proposito: concessa ogni giorno l’Indulgenza plenaria, pregava perché tutti fossero salvi e potesalle stesse modalità suaccennate. sero raggiungere il Paradiso, ciò era nel • L’evento più importante però è suo DNA. Il 22 febbraio 1956, scrivendo a stato l’Anno della Misericordia, in cui Mons. Gremigni, diceva: “che facendo Papa Francesco ha aperto le “Porte Sante” l’offerta del sacrificio della vita unitain tutto il mondo, mediante le quali ogni mente a quello di Gesù sulla Croce, e cioè credente poteva acquistare il Giubileo che offrendo la nostra vita in unione a passando per Esse. tutte le Messe che si celebrano nel mondo Acquistare il Giubileo è acquistare al momento dell’offerta della vita, ed a l’Indulgenza Plenaria, cioè ottenere il per- quelle che si celebreranno nel momento dono non solo dei peccati confessati, ma della nostra morte, per i meriti di Gesù si anche la pena ad essi dovuta, che si dovreb- entra subito in Paradiso, senza entrare in be scontare nell’al di là, in Purgatorio. Purgatorio”. Domenica 20 novembre anche Papa Questo è ricevere l’Indulgenza plenaria, che facilita la salvezza, anticipando il rag- Francesco ha chiuso la Porta Santa in San Pietro, dichiarando terminato l’Anno giugiungimento di Dio. Se l’umanità avesse compreso que- bilare della Misericordia. Ringraziamo persta opportunità e praticata la pia pratica, ciò la Chiesa Santa che offre ai suoi figli la avremmo, oggi, un mondo purificato e possibilità di rinnovarsi nella vita tempolibero da ogni male, ma… la gratuità e la rale per essere pronti ad affrontare quelricchezza della Chiesa forse non è stata la futura, nella quale saremo un cuor solo ed un’anima sola non solamente tra di noi accolta con sufficiente profitto di fede. L’uomo superficiale continua a per- e con la Chiesa, ma anche con Dio, che è correre le sue strade, a programmare i Amore e Misericordia per eccellenza. E suoi progetti non sempre limpidi, a vivere poiché saremo giudicati sull’Amore, ceregoisticamente senza pensare a coloro chiamo di praticarlo su questa terra, che soffrono per dar loro una mano, elu- vivendo in modo evangelico la carità, nel dendo le urgenti necessità dei fratelli fug- vero senso della parola: Carità = Amore. giti dalla guerra, rimasti senza terra, Questo è già il Cielo. senza casa, senza lavoro e, dimenticando Suor M. Eletta Gavinelli il Signore, non si cura del giorno in cui sarà 12 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 ABORTO: PECCATO GRAVE … E RICONCILIAZIONE LE VERE PAROLE SCRITTE DAL PAPA E QUELLE INVENTATE DAI GIORNALI Questo interessante articolo, a firma del giornalista Aldo Maria Valli, pubblicato subito dopo la pubblicazione il 20 novembre 2016 della Lettera del Papa “Misericordia et misera”, desidera fare luce e chiarezza su quanto realmente ha deciso il Santo Padre a proposito del “grave peccato di aborto” ed alla possibilità di essere perdonati, quando si è riconciliati con Dio!” “Misericordia et misera” sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera (Gv 8,1-11). Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore: «Rimasero soltanto loro due: la misera e la Misericordia». Quanta pietà e giustizia divina in questo racconto! Il suo insegnamento viene a illuminare la conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia, mentre indica l’impegnativo cammino che siamo chiamati a percorrere nel futuro! «tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero», sarà concessa «la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato d’aborto». Si noti: la facoltà di assolvere, non l’obbligo, e certamente non l’imperativo, come invece si deduce dal titolo di cui sopra. Ha spiegato monsignor Rino Fisichella in conferenza stampa: «Come si sa, questo peccato era riservato ai vescovi, che di volta in volta, a seconda delle circostanze, concedevano ai sacerdoti delle loro rispettive diocesi la facoltà di assolvere». Adesso invece, «in forza del loro ministero, cioè per il fatto stesso di essere ministri della riconciliazione, il peccato di aborto potrà essere perdonato da ogni sacerdote, senza più alcuna delega particolare». Si noti: potrà essere perdonato. Vado a cercare il punto del documento. È il numero 12, a pagina 22. Ed ecco le parole di papa Francesco: «Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre». Si noti: quando Dio trova un cuore pentito che voglia riconciliarsi con il Padre. Poi il papa aggiunge: «Ogni sacerdote, pertanto, si faccia guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti in questo cammino di speciale riconciliazione». Si noti: il papa parla di penitenti. Ma veniamo ora a leggere quanto i giornali nazionali hanno titolato maldestramente in questi giorni: «Assolvete medici e donne che abortiscono». Titola così, nella sua home page, il quotidiano Repubblica. Con tanto di virgolette. Il soggetto sottinteso è il papa, e l’uso dell’imperativo dà alla frase un tono pressante, costringente. Solo che il papa quella frase non l’ha mai pronunciata, né tanto meno scritta! Il titolo vuole riassumere il contenuto della lettera apostolica Lascio al lettore il confronto tra i “Misericordia et misera”, nella quale Francesco, al termine del giubileo della concetti espressi da Francesco e il titolo misericordia, stabilisce che d’ora in poi a di Repubblica. 13 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 Ma vediamo altri titoli delle edizioni on line di alcuni giornali, con i miei umili commenti tra parentesi. Corriere della sera: «Aborto, svolta del Papa: i preti assolvano chi procura il grave reato» (di nuovo l’imperativo, inesistente nelle parole del papa, e poi quella parola, reato, al posto di peccato!). Il Messaggero: «Aborto, svolta di papa Francesco: i preti possono assolvere donne e medici che si pentono» (che si pentono e vanno a confessarsi, bisognerebbe aggiungere). Gazzetta del Sud: «Svolta di Papa Francesco sull’aborto: sì al perdono» (perché prima c’era forse un «no al perdono»?). Il Tempo: «Il Papa: chi ha procurato peccato di aborto sarà assolto» (sarà assolto sempre e comunque?). Il Secolo d’Italia: «Papa Francesco concede per sempre l’assoluzione dal peccato di aborto» (che significa «concede per sempre»? E le condizioni?). Quotidiano.net: «Aborto, papa Francesco: è un peccato ma va perdonato» (ma sì, colpo di spugna!). Consumatrici.it: «Papa Francesco: aborto, peccato da assolvere» (ridomando: da assolvere sempre e comunque?). Mi fermo qua. Ecco come, nella vulgata massmediatica, vengono spesso tradotte le parole del papa. Lo so, lo so: tradurre è sempre un po’ tradire, ma qui il tradimento è bello grosso e volutamente disonesto! So anche, e parlo per esperienza diretta, che fare i titoli non è mica facile, perché bisogna condensare in pochissime parole un pensiero anche complesso, però nessuno dovrebbe sentirsi libero di stravolgere completamente la verità. So anche che le edizioni “on line” dei giornali producono titoli e notizie con grande velocità, ma il tentativo dovrebbe essere quello di mettere insieme velocità e verità, non di sacrificare la verità alla velocità. O no? Le decisioni di papa Francesco possono piacere o non piacere. In ogni caso, prima di tutto, andrebbero riportate correttamente, non stravolte. Qualcuno, parafrasando proprio Francesco, potrebbe chiedermi: chi sei tu per giudicare? Nessuno, ovviamente. Però sono un po’ stanco di questa cosiddetta società dell’informazione che è più che altro una società della disinformazione e quindi della mistificazione, e non mi va più tanto di vivere in questo villaggio globale nel quale di globale c’è soprattutto la confusione, voluta e alimentata da precisi interessi di parte. Fra i titoli più onesti che ho trovato c’è quello del Fatto quotidiano: «Papa Francesco: concedo ai sacerdoti la facoltà di assolvere quanti hanno peccato di aborto».La dimostrazione che si può essere sintetici e corretti. Bene anche Tgcom.24: «Giubileo, il Papa nella sua Lettera: “Concedo a tutti i sacerdoti di perdonare il peccato dell’aborto”», con una precisazione immediata nel sottotitolo: «Interrompere la gravidanza resta una colpa grave perché pone fine a una vita innocente, tuttavia non esiste peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere». Lo scopo di questa carrellata di “titoli giornalistici” sulle decisioni di Papa Francesco riguardo al “Peccato grave dell’Aborto ed alla possibilità di essere Perdonati e Riconciliati” è quello di aiutarci tutti a riflettere più obiettivamente, sforzandoci di non prendere sempre come “oro colato” tutto quello che ci propinano i giornali (soprattutto nei loro titoli maldestri e ad effetto); facciamo lo sforzo di andare ad attingere il più possibile alle fonti originali e non accontentiamoci mai del “sentito dire” che soprattutto quando “contraffà” volutamente il pensiero di chi l’ha pronunciato non rende servizio alla verità dei fatti e porta fuori strada, in modo disonesto, i lettori! La Redazione de “La Casa sulla Roccia” 14 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 SANTA CECILIA: LA MARTIRE ROMANA PATRONA DELLA MUSICA Come ogni anno torna puntualmente, nel mese di novembre, la festa in onore di Santa Cecilia, protettrice delle arti musicali e canore: una ricorrenza che in ogni paese è occasione per concerti di corali e di bande come coronamento dell’impegno profuso durante tutto l’anno che si concludendo. Non tutti sanno, forse, che nella nostra bella Collegiata, la giovane martire romana è rappresentata in un quadro, opera del pittore valsesiano Enrico Reffo, collocata ai lati della grande tela del De Groot che campeggia sopra la porta d’ingresso della chiesa, in cui il santo vescovo Gaudenzio è ritratto nell’atto di sedare l’incendio che stava distruggendo la città di Novara. L’opera, eseguita nel 1889, era un tempo sistemata, insieme all’analogo quadro dello stesso autore rappresentante Santa Agnese, sulle pareti del transetto accanto all’altare maggiore, come testimoniano alcune vecchie fotografie. Cecilia è raffigurata nell’atto di cantare ed è accompagnata dall’attributo consueto di alcuni strumenti musicali. Se è appunto noto il suo ruolo come tutelare della musica, meno cono- sciuti sono i motivi che l’hanno determinato, trasformando la martire di Trastevere, in una delle più venerate sante della chiesa universale. A tanta notorietà va però detto che non corrisponde, purtroppo, abbondanza di sicura documentazione storica riguardo la figura di questa ragazza romana che diede la vita per Cristo durante le persecuzioni dei primi secoli. Stupisce il fatto che, a differenza di altre sante il cui nome, come anche il suo, è presente nel Canone Romano – la più antica e per secoli unica preghiera eucaristica della Chiesa – non è menzionata nelle epigrafi di papa Damaso, che monumentalizzò le sepolture dei martiri a lui noti collocandovi delle epigrafi su cui fece incidere in forma di carmi le notizie relative al santo deposto, negli inni di Ambrogio, che dedica invece canti alla piccola Agnese ed al valoroso Sebastiano. Di certo, però, vi è l’antichità del suo culto, sviluppatosi in due luoghi particolari: presso la sua sepoltura nella Cripta dei Papi, all’interno del complesso catacombale di Callisto e a Trastevere, nel sito che venne identificato come sua abitazione e convertita in chiesa cristiana. Quest’ultimo dato potrebbe far ritenere Cecilia una nobile romana che donò la sua casa alla comunità; una prassi frequente in Roma che sta all’origine dei cosiddetti tituli, i cui proprietari vennero poi venerati come santi e divenendo protagonisti di racconti agiografici – le passiones – che ne tramandarono il ricordo nei secoli successivi. 15 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 La “passio” fa di Cecilia la promessa sposa di Valeriano; il giorno delle nozze la santa, confidò allo sposo il suo voto di castità. Egli, dopo essere stato istruito da Cecilia alla fede, si convertì al cristianesimo e ricevette il battesimo da papa Urbano; catturato dall’autorità romana venne decapitato con il fratello Tiburzio ed il carnefice Massimo, anch’essi convertiti alla nuova fede. Anche Cecilia venne identificata come cristiana e, non avendo voluto rinegare Cristo, fu condannata a morire soffocata dai fumi esalati dal calidarium delle terme della sua casa ma il fuoco non le recò alcun disturbo e si pensò di decapitarla. Il carnefice che vibrò il colpo non riuscì ad ucciderla, provocandole soltanto una profonda ferita; Cecilia sopravvisse tre giorni e finalmente morì e fu deposta nella citata catacomba. Da lì il suo corpo fu poi traslato nella basilica nel frattempo sorta sopra la sua residenza, all’epoca di papa Pasquale I, nell’821 e deposto, con quelli del marito Valeriano, di Massimo, di Tiburzio e dei pontefici Urbano e Lucio, sotto l’altare maggiore. In questo stesso luogo venne ritrovato dal cardinale Sfondrati nel 1599, durante lo scavo da lui voluto a tal scopo. La salma della santa era contenuta in una cassa di legno, posta all’interno di un sarcofago, nella stessa posizione immortalata nella famosa statua in marmo realizzata dallo scultore Stefano Maderno proprio su precisa indicazione del cardinale. Il corpo, dopo essere stato inserito in un prezioso reliquario in argento, fu nuovamente messo nel sarcofago che oggi è visibile nella cripta scavata sotto l’altare della basilica. Il patronato della santa sulla musica deriva da una antifona della liturgia in suo onore in cui si dice che: Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat dicens: fiat Domine cor meum et corpus meum inmaculatum ut non confundar Mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa – L’interpretazione del testo immaginò Cecilia che cantava a Dio, accompagnandosi con l'organo; così, alla fine del medioevo, inizialmente in ambito gotico, si incominciò a rappresentare la santa accompagnata con un piccolo organo portativo o altri strumenti musicali. Da allora, la testimonianza della giovane vergine romana è divenuta occasione per cantare all’autore di ogni bellezza e sintesi di ogni armonia. 16 don Damiano Pomi LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 NOTIZIE DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA PARROCCHIALE S. VINCENZO Pur essendo da poco cominciato l’anno scolastico, è già ora di pensare alle prossime iscrizioni che, come stabilito dal Ministero, dovranno pervenire nel corso del mese di Gennaio. Per questo, il 12 novembre, la nostra scuola dell’infanzia parrocchiale ha organizzato un open day per far conoscere alle famiglie i progetti e le attività didattiche che vengono realizzate. Questa giornata non è stata solo un modo per mostrare ai genitori gli ambienti e le strutture della scuola spiegando le varie iniziative, ma è stata un’occasione per trovarsi insieme in un ambiente gioioso e sereno. Infatti le famiglie sono state accolte da alcuni bambini, che già frequentano la scuola, e dai loro genitori che hanno aiutato le insegnanti a fare gli onori di casa. A loro quindi va un sentito ringraziamento perché la scuola può crescere e diventare un ambiente veramente educativo solo se si realizza una piena collaborazione tra docenti e famiglie. Un nuovo open day sarà inoltre organizzato nel mese di gennaio per dare la possibilità a tutti coloro che lo desiderano, di conoscere la nostra scuola. In occasione del Natale, anche quest’anno verranno proposti dei cesti regalo al costo di 15 euro per poter sostenere le attività della scuola. Si tratterà di una scatola contenente un Kg di farina da polenta macinata a pietra, un tomino del Caseificio di Piode e di un salamino. Un regalo dunque semplice, ma realizzato con prodotti di qualità che speriamo possano piacere a molti. Per questo vi invitiamo ad accogliere la nostra proposta e a prenotare la scatola regalo presso l’Ufficio Parrocchiale o direttamente alla Scuola dell’Infanzia. Ricordiamo infine che, anche quest’anno, l’11 dicembre saremo presenti in piazza in occasione dei mercatini natalizi con i lavoretti preparati dalle mamme che, ancora una volta, hanno dimostrato una grande disponibilità e che dunque ringraziamo di cuore. Un grazie sentito va anche all’amministrazione comunale che ci ha offerto l’opportunità di partecipare a quest’iniziativa e che ci ha sempre sostenuti. Ricordiamo inoltre che sabato 17 dicembre alle ore 15.30 all’asilo ci sarà la recita di Natale dal titolo “Un Natale da favola”. Ed ecco gli auguri di Natale da parte dei bambini della scuola 17 Notte di Natale, una notte speciale. Gocce dorate appaion le stelle, nel cielo scuro son tutte belle. Ma una soltanto, la stella cometa, si mette in cammino cercando un bambino. Guarda di quà, guarda di là, sopra una grotta si ferma già. Tra l'asino e il bue sorride il bambino, si chiama Gesù il figlio divino. Adesso la stella riposa un pochino, mentre i pastori si fan più vicino. Anche i Re Magi ora san dove andare, sui loro cammelli stanno per arrivare. Notte di Natale, una notte davvero speciale, nel cuore di ogni uomo scende la pace. LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 VARALLO: SI RICORDA ROBERTO AVERONE Mercoledì 9 novembre il Club “Anni d’Argento” ha organizzato una serata musicale per ricordare l’amico musicista Roberto Averone, che era stato anche Consigliere del Direttivo del Club. L’idea era nata dal Presidente Pierangelo Pitto, che aveva informato i famigliari di Roberto, la moglie Mariangela e il figlio Marco, subito entusiasti dell’iniziativa. Alla serata ha aderito la Banda Musicale Città di Varallo, diretta dal Maestro Dario Colombo, il gruppo musicale Dialect & Folk, composto da Giorgio Rifici, Roberto Fila e Pierangelo Pitto, con la partecipazione straordinaria dell’attore, regista e cantante Daniele Conserva, in qualità di presentatoreintrattenitore, che ha ricordato gli esordi della sua amicizia con Roberto, nel 1970 quando iniziò a lavorare per la Poli, dove Roberto era “capo dell’aggiustaggio”: “Fu subito amicizia, nata sulle note dell’affinità musicale, cementata dal dono di un prezioso prontuario per suonare la chitarra, seguirono gli anni del glorioso Teatro Mille e nacquero i primi spettacoli di cabaret, e poi una lunga storia di reciproco affetto e collaborazione”. “Avere un amico”: non c’era canzone più adatta per aprire la serata e “scaldare” gli animi delle persone che affollavano il Salone delle Feste del Club, rifulgente in tutto il suo splendore: parquet lucidissimo, tavolini con i fiori, pareti circondate dai quadri gioiosi della compianta pittrice Laura Zoia. E’ stato subito dato spazio al grande amore di Roberto: la Banda cittadina. Ha preso la parola il Presidente Mario Dealberto, che ha ricordato tutte le persone care che hanno suonato in Banda, tornando a quel Natale 2013, festeggiato in sede con la presenza di Roberto e Mariangela; solo un mese dopo sopraggiunse la morte di Roberto, che aveva lasciato tutti profondamente rattristati: “Ricordo Roberto con un tenue sorriso sulle labbra, la mano che saluta a fatica: Ciau matai, arvugh’si ‘n Paradis”. Roberto era entrato in Banda il 19 novembre 1949, sotto la direzione del Maestro Michele Brignola fino al 1957, poi con il Maestro Enrico Dealberto, e infine con l’attuale Maestro, Dario Colombo. Nel 2014 aveva raggiunto il 65° anno di attività musicale, premiato con un diploma ed una medaglia consegnati alla moglie Mariangela. Ad aprire il concerto la Marcia Città di Varallo, seguita da altri brani molto orecchiabili, scelti tra i preferiti di Roberto, culminati con: “La vita è bella” del musicista Nicola Piovani, che Roberto era solito completare con: “La vita è bella per poter suonare”. Attraverso le scelte musicali è stata ricostruita la vita e la personalità di un uomo che la musica ce l’aveva nel DNA, ma soprattutto nel cuore: un amore trasmessogli dal padre e passato al figlio Marco, che suona molto bene la chitarra. Enzo D’Alberto, poeta dialettale sotto il nome di Ciacula, ha letto la poesia che aveva scritto per Roberto il 9 settembre 2014, in occasione del concerto dedicato al Maestro, momento in cui Ciacula aveva avvertito ancora più fortemente la mancanza dell’Amico musicista: “Bravo, altruista, generoso, intraprendente”, ricordando anche il dono di una scatola di pastelli che Ciacula non usò mai, ma che rimangono come una preziosa e multicolore testimonianza di amicizia. Il Gruppo Dialect & Folk si è esibito in un repertorio di brani dialettali legati a Gipo Farassino, mentre Daniele Conserva ha scelto un brano classico di cabaret portato al successo dai Gufi, seguito da alcune canzoni valsesiane, tra le quali quella dedicata a Oscar Salmoirago, detto Rago, in omaggio alla figlia Mariarosa, che era presente in sala. 18 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 Ha chiuso la serata il ricordo del Maestro Colombo, che in Roberto apprezzava il musicista dalla personalità intraprendente, molto bravo anche nell’improvvisare: la serie dei brani eseguiti dalla Banda si è conclusa con un dixieland scatenato, che in un service astigiano Roberto aveva ravvivato con l’idea di far alzare a sezioni le varie compagini strumentali. “Ricordare Roberto e non averlo più qui fra noi ci rattrista, ma nel contempo ci conferma che il potere della musica è enorme, capace di resuscitare i morti, e certo il prevosto di Varallo, don Roberto Collarini, presente alla serata, non se ne avrà a male”: Dario Colombo ha ricordato come Roberto avesse avvicinato molti giovani alla musica e, tornando ai tristi giorni della malattia che gli infliggeva l’ulteriore sofferenza di non poter suonare, ha immaginato che Qualcuno avesse proprio deciso che era tempo di farlo salire a suonare nella massima orchestra. La Banda ha chiuso la sua esibizione con la marcia: “Risveglio”, scritta da Luigi Costadone, che ha lasciato una preziosa eredità: ben sei nipoti sono musicisti. Nell’ultima parte della serata il gruppo Dialect & Folk ha suonato anche un omaggio a Domenico Modugno: “Vecchio frac”, concludendo con un corale: “O sole mio”, suggellato dall’intenso ricordo di Daniele Conserva e da uno splendido mazzo di rose rosse che Pierangelo Pitto ha consegnato a Mariangela. E’ stata davvero una ricca e variegata serata, intessuta di musica brillante ed allegra, proprio come sarebbe piaciuto a Roberto: ai momenti del ricordo, che hanno suscitato molta commozione, se ne sono alternati altri più allegri, dai quali emergeva una persona gioiosa e solare, che la musica ce l’aveva nel sangue e ha saputo trasmetterla con grande generosità. Piera Mazzone RICORDANDO GIOVANNA DE BERNARDI, DI PARONE In una sera di pioggia, in cui il buio pareva avvolgere l’anima in un sudario di pena, entrare nella piccola chiesa di San Bernardo a Parone, dove si sarebbe recitato il S. Rosario “con Giovanna”, è stato un ritrovare la luce: l’altare rifulgente di ori, i due reliquiari appena restaurati, i fiori, tutto parlava di cura, attenzione, affetto, quegli stessi sentimenti che aleggiavano sui presenti, tanti, assiepati nei banchi per rendere omaggio ad una cara persona, volitiva, disponibile, sempre pronta a mettersi in gioco. Mentre si recitavano le preghiere, lo sguardo è caduto su un foglio poggiato su un banco, che si appellava alla generosità dei paronesi per poter restaurare un antico Crocefisso; per conoscere il lavoro nel dettaglio e il preventivo di spesa si era pregati di rivolgersi a Giovanna, sì proprio a Lei, che dopo la pensione era tornata a Parone, il paese di suo padre, in quella bella casa di famiglia che aveva condiviso con l’amatissimo fratello Alberto da poco scomparso. Avevo conosciuto Giovanna molti anni fa, al concerto della vigilia di Ferragosto di Willy Burger e Marcello Parolini, nella splendida chiesa parroc- 19 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 chiale di Parone: si era creata subito un’empatia spontanea e mi aveva invitata alla cena a casa sua, ricordo un’atmosfera festosa ed amichevole, le ore se ne erano fuggite veloci, ero rientrata tardissimo, ma avevo incontrato un’Amica. Sono tornata più volte a Parone, per presentare mostre d’arte e l’annuale rassegna dei poeti dialettali e lei era sempre in prima fila, con la polo blu della Pro Loco, indaffarata in cucina, con un occhio all’organizzazione: pensava proprio a tutto. Dal maggio 2015, dopo la morte del fratello, Giovanna era improvvisamente cambiata, pareva aver perso le motivazioni per combattere la sua battaglia quotidiana, si era arresa, la malattia aveva sconfitto quell’inesausta vitalità che l’aveva caratterizzata. Quest’estate ad agosto si avvertiva la sua assenza: era sofferente per una grave malattia respiratoria, aggravata dall’herpes. Dopo un lungo calvario, durato mesi, con ricoveri in vari ospedali, da tre giorni era stata accolta in Casa Serena e proprio la sera prima era parso che le sue condizioni migliorassero, invece nella notte il suo cuore si è fermato. Lei, che non era sposata, non aveva più parenti, tranne il nipote Andrea, che però vive ad Aosta, era circondata da amici sinceri, come Paola, Michela, Graziella e Silvia… e tante altre che avevano gli occhi lucidi di commozione, che l’hanno accompagnata fino al limitare di quella terra misteriosa dalla quale nessun esploratore porta notizie. Mi mancheranno le sue visite in Biblioteca, il calendario di Parone e quelle parole gentili che custodirò per sempre nel mio cuore. ANAGRAFE PARROCCHIALE Sono stati portati al Fonte Battesimale: MATTIAZZO ANITA di Giorgio e Maioli Miriam FRANZINI AINETT JULIANA di François e Ancuta Florea Nicoleta Sono tornati alla Casa del Padre: BIANCHESSI ANGELO MARCHINI FELICE DEBERNARDI CATERINA in VALLE BOSSI PIERLUIGI CASTALDI GIULIO MERLO MARIA ved. ROBICHON CURNIS ILVO PERUCCA REMO PRINI NATALINO 20 Piera Mazzone LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 INSERTO SPECIALE CHE RACCONTA LA STORIA MIRACOLOSA DELLA MADONNA DI GUADALUPE (MESSICO) 23 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 IL MIRACOLO DELLA VERGINE DI GUADALUPE «NON STO FORSE QUI IO, CHE SONO TUA MADRE?» Dal 9 al 12 dicembre prossimi cadrà il 485° anniversario delle apparizioni della Vergine di Guadalupe all’indio Juan Diego presso Città del Messico; ho provato ad approfondire questo evento e vorrei condividere con voi quanto ho potuto conoscere. Concedetemi allora tre brevi ma indispensabili premesse. LE APPARIZIONI MARIANE Anzitutto bisogna dire che di fronte alle apparizioni mariane la Chiesa si è sempre mossa con grande prudenza: pensate che su circa 2400 presunte rivelazioni private della Madonna contate dagli esperti solo una quindicina sono state riconosciute dalla Chiesa. E poi, anche quando ne riconosce qualcuna, essa non impone mai ai credenti di prestarvi fede, in quanto non aggiungono nulla alla Rivelazione pubblica di Gesù. Apparizioni mariane e altre rivelazioni private possono essere un aiuto in più, in un determinato momento storico, per rafforzare l’uomo nella fede. A una condizione però: che rispondano positivamente all’esame della ragione. Nell’ottica del credente ragione e fede si supportano a vicenda e non possono contraddirsi, perché entrambe dono di Dio: per dirla con il santo Papa polacco «La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità» (Fides et Ratio). Per questo è importante studiare ciascun presunto evento soprannaturale con aperto e attento spirito critico: se sarà possibile e ragionevole spiegare ogni singolo dettaglio in termini umani, “addio apparizione”; in caso contrario, se siamo intellettualmente onesti, non potrà non sorgere spontanea la domanda: «E se la fede avesse ragione?». TRA STORIA E GEOGRAFIA Detto ciò veniamo alle premesse storico-geografiche e facciamo un viaggio nel tempo sino al principio del XVI secolo. Mentre al Sacro Monte di Varallo Gaudenzio Ferrari inscenava mirabilmente la crocifissione di Cristo, dall’altra parte del mondo Hernán Cortés e i suoi conquistadores (mossi dalle più disparate motivazioni: «accanto al sacco d’oro, il fonte battesimale» scriverà Octavio Paz) compivano la sanguinosa conquista dell’impero azteco: sbarcato con circa cinquecento uomini presso Veracruz nell’aprile 1519, l’avventuriero, dopo cruente battaglie nelle quali seppe contare abilmente oltre che sulle armi da fuoco sull’inimicizia tra tribù locali, nell’agosto 1521 espugnava per fame la capitale Tenochtitlan (l’odierna Città del Messico). Egli seppe anche sfruttare, almeno all’inizio, la leggenda degli aztechi circa il dio Quetzalcoatl, mitico sacerdote e re che mai aveva accettato i sacrifici umani (tipici della loro feroce religione) e che avrebbe dovuto fare ritorno da oriente per riprendersi le sue terre proprio nell’anno del calendario indigeno corrispondente al 1519. Subito dopo la conquista di Tenochtitlan Cortés proibì i sacrifici umani e tutto il culto religioso tradizionale chiedendo nel contempo all'imperatore Carlo V di mandare missionari nella terra che fu chiamata Nuova Spagna; cosa che avvenne nel 1523 con lo sbarco di tre francescani e un anno dopo con quello di altri dodici frati, conosciuti come i “dodici apostoli”, seguiti poi da domenicani e agostiniani. L’evangelizzazione però faticava a produrre frutti e non senza ragioni. L’arrivo degli spagnoli era stato infatti percepito dagli indios come una vera e propria catastrofe, come il loro completo abbandono da parte degli dèi 24 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 Tra le cause dello sconforto in cui cadde il decimato popolo indigeno bisogna ricordare le sanguinose guerre, le epidemie di malattie portate dall’Europa (vaiolo, morbillo, influenza), la distruzione dei templi e la brutale trasformazione degli stili di vita, la schiavizzazione dei nativi (benché proibita dai re di Spagna sin dal 1495), la pratica delle conversioni forzate o requerimiento (nonostante le condanne papali e i divieti reali risalenti al principio del secolo), i maltrattamenti e la pessima testimonianza offerta da molti cristiani tra cui anzitutto i membri del governo (la Prima Audiencia) che si macchiarono di tali nefandezze e scandali da venire scomunicati dal vescovo (il quale in una lettera dell’agosto 1529 scriveva al re di Spagna che avvenivano «cose di cotanta gravità che se Dio non provvede a porre rimedio con le sue mani, la Terra è sul punto di perdersi completamente»). In una poesia del 1528 si legge: «Piangete, amici miei, piangete. Ormai la nazione messicana è scomparsa. L'acqua è diventata aceto, così pure il cibo (…) Lasciateci morire, lasciateci morire, perché ormai tutti i nostri amici del cielo sono morti» Se a tutto ciò uniamo la vastissima estensione territoriale, la grande difficoltà per i missionari di comprendere la locale lingua nahuatl (o meglio, i tanti dialetti) nonché l’estrema diversità di culture e tradizioni, non c’è da stupirsi che l’evangelizzazione stentasse a svilupparsi, che la maggior parte della popolazione nutrisse diffidenza nei confronti della nuova religione e che, di conseguenza, il numero dei primi battezzati fosse inferiore alle aspettative. Ma è proprio in questo drammatico incontro-scontro tra due mondi che a soli dieci anni dalla caduta di Tenochtitlan irrompe Dio e, tramite Maria, cambia letteralmente il corso della storia. LE FONTI La terza e ultima premessa che vi devo riguarda le fonti. Il testo base delle apparizioni è il Nican Mopohua (dalle prime parole in nahuatl: «Qui si racconta») e venne pubblicato nel 1649 – a un anno di distanza da un’altra opera sul tema di Miguel Sanchez – da Luis Lasso de la Vega, ma non fu scritto da lui: si tratta della copia di un testo andato perduto che alcuni studiosi datano tra il 1540 e il 1545 (M. Rojas Sanchez, F. de Florencia) e altri al 1556 (M. Leon-Portilla e E. O’Gorman); grazie al giuramento dell’erudito Carlos de Sigùenza y Gongora (1645-1700) che fu in possesso del manoscritto originale e mediante gli studi effettuati dagli esperti è stato possibile individuarne l’autore in Antonio Valeriano (1531?-1605), un nobile indio nipote dell’ultimo imperatore azteco, erudito tanto in nahuatl quanto in spagnolo e latino (come allievo del Collegio di Santa Cruz di Tlatelolco): suo padre era amico di Juan Diego e quindi molto probabilmente ebbe modo più volte di ascoltare il racconto dell’evento direttamente dal veggente. Circa la controversia sulla presunta mancanza di testimonianze storiche certe contemporanee ai fatti (dal momento che le prime opere sul tema risalgono come detto agli anni 1648-1649 e che effettivamente il vescovo del luogo non ha lasciato alcun documento ufficiale) in questa sede mi posso solo limitare a citare i principali elementi a dimostrazione del contrario: il manto stesso con l’immagine della Madonna; il Nican Mopohua e altre relazioni meno note del XVI secolo (come un testo chiamato Inin Huey Tlamahuizolizin); le testimonianze di coloro che, sulla base di ricordi raccolti dalla voce di testimoni diretti della vicenda, contribuirono alla redazione delle Informaciones del 1666; nove testamenti, due donazioni, gli Atti del Cabildo (l’or- 25 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 l’organo collegiale di governo di Città del del Messico) datati tra 1568 e 1569, alcune prime testimonianze iconografiche, le richieste di indulgenze, gli ex voto e la controversia Montufar-Bustamante che confermano la presenza di una cappella e lo sviluppo del culto almeno a partire dalla metà del XVI secolo; la relativamente recente e importantissima scoperta del Codice “1548” che più studiosi hanno datato proprio alla metà del ‘500 e che quindi è il documento originale più antico in nostre mani che parli dell’evento. 9 DICEMBRE: PRIMA APPARIZIONE Eccoci ora pronti a raccontare – seguendo il Nican Mopohua secondo l’edizione critica di Mario Rojas Sanchez del 1991 – quanto accadde in Messico ormai quasi cinquecento anni fa. All’alba di sabato 9 dicembre 1531 un contadino indio abitante a Tulpetlac, da pochi anni battezzato col nome di Juan Diego (in sostituzione del nome indigeno Cuauhtlatohuac, ovvero «Aquila che parla»), si sta dirigendo a Tlatelolco, sobborgo della rinascente Città del Messico distante circa 4 ore di cammino, per partecipare alla Messa e assistere alla catechesi tenuta dai francescani. A un certo punto, nei pressi del colle del Tepeyac, è attirato da un canto straordinariamente melodioso «come il canto di molti uccelli preziosi»; stupito si ferma e al cessare del canto ode una voce che lo chiama per nome con dolcezza: «Juantzin, Juan Diegotzin» (la desinenza «-tzin» in nahuatl indica riverenza e rispetto). Allora sale il colle e vede, in piedi, «una Fanciulla» che lo invita ad avvicinarsi: il suo splendore sembra quello di un bracciale formato da pietre preziose, il suo vestito è luminoso come il sole e tutto attorno brillano nella nebbia i riflessi dell'arcobaleno. Prostratosi e riconosciuta immedia- tamente la sua Signora e Regina Juan Diego la sente parlare così: «Sappi, sappi con certezza, mio povero figlio amatissimo, che io sono la perfetta sempre Vergine Santa Maria, Madre del verissimo Dio per il quale si vive, il Creatore delle genti, Signore di ciò che ci circonda e ci avvolge, Signore del cielo, Signore della terra. Vorrei tanto, desidererei tanto che qui mi venga costruita la mia Santa Casa dalla quale io lo rivelerò, lo esalterò nel renderlo manifesto: lo darò alle genti mediante tutto il mio amore personale, il mio sguardo misericordioso, il mio aiuto, la mia salvezza; perché, in verità, io sono la vostra Madre misericordiosa, tua e di tutti gli uomini che su questa terra sono uno solo. E di tutti gli altri uomini che mi amano, che mi invocano, che mi cercano, che in me confidano. Perché da lì ascolterò il loro pianto, la loro tristezza, per guarire e per curare tutte le loro pene, le loro miserie, i loro dolori». Commenta l’esperto di nahuatl Josè Luis Guerrero: «Nonostante sia lei la protagonista, non è su di lei che vuole si focalizzi l’attenzione, ma su suo Figlio, che lei è la prima a servire “mostrandolo, innalzandolo, dandolo alle genti…”. Questa è l’affermazione centrale di tutto il messaggio: Maria non chiede niente per sé, e neanche per suo Figlio, ma desidera profondamente offrirlo, condividerlo con il suo popolo». Poi la Vergine invita l’indio a recarsi dal vescovo per raccontargli quanto visto e udito e chiedergli la costruzione di un tempio in quel luogo. Juan Diego è ricevuto dal vescovo francescano Juan de Zumarraga che però – con la dovuta prudenza del caso – non gli dà gran cre- 26 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 dito e gli dice di tornare un’altra volta: «ti ascolterò ancora una volta con calma, dal principio vedrò perché sei venuto, il tuo desiderio, la tua volontà». 9 DICEMBRE: SECONDA APPARIZIONE Juan Diego, triste per non aver portato a compimento l’incarico, ritorna al colle dove Maria, con sua grande gioia, gli appare ancora: allora si getta a terra e le racconta come fosse stato «amabilmente» ricevuto dal vescovo, avendo però tratta l’impressione di non esser creduto. La supplica quindi che «incarichi piuttosto qualcuno dei nobili, stimati, che sia conosciuto, rispettato, onorato, di portare, di riferire il tuo amabile respiro, la tua amabile parola affinché le credano. Perché in verità io sono un uomo del campo, sono mecapal, sono parihuela, sono coda, sono ala; sono io stesso ad aver bisogno d’essere condotto, portato a braccia». Ma la Vergine non ne vuole sapere di “sostituire” il messaggero e lo prega nuovamente, anzi gli ordina di presentarsi al vescovo l’indomani, cosa che Juan Diego, preoccupato di non «angustiare con pena» la Signora, si impegna a fare «con grande piacere», a dispetto delle difficoltà. E’ molto bella e significativa secondo me la risposta di Maria alla richiesta del povero indio di essere sostituito da una persona importante e stimata: ella infatti gli dice che «non sono scarsi i miei servitori, i miei messaggeri, i quali incaricare di portare il mio respiro, la mia parola, affinché compiano la mia volontà; è però molto necessario che tu, personalmente, vada, preghi che per la tua intercessione si realizzi, si compia il mio volere». «Tu, personalmente»: sul Tepeyac Maria conferma la predilezione divina per i piccoli e gli umili: «ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore (…), ha innalzato gli umili» (Lc 1,51-52). E’ successo così altre volte nella storia: pensiamo alle apparizioni ai tre giovanissimi pastorelli di Fatima o a quelle al curato d’Ars, che si considerava «il più ignorante dei preti», o ancora a quelle di Lourdes a Bernadette, giovane analfabeta alla quale Maria dirà: «Que soy era Immaculada Councepciou», parole incomprensibili ripetute nella mente chissà quante volte prima di poterle riferire al parroco, che invece capirà e rimarrà senza fiato, a soli quattro anni di distanza dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. Per noi qui in Valsesia è interessante notare che, stando alla biografia del Muratori, anche quell’uomo di Dio che fu Benedetto Ludovico Giacobini (16501732), prevosto di Varallo, ebbe la grazia speciale di parlare con Maria: egli che tutta la vita mirava «ad avere sempre in vista il riconoscimento particolar del mio nulla», «ad essere stimato, siccome sono, per una cosa da niente, degna d’esser rigettata da ognuno», «un vil verme». 10 DICEMBRE: TERZA APPARIZIONE E’ così che il giorno successivo, domenica 10 dicembre, Juan Diego si reca di buon mattino a Tlatelolco per partecipare alla Messa e alla catechesi e poi si dirige verso il vescovado: non senza difficoltà viene ricevuto, si inginocchia ai piedi del vescovo e piangendo gli riferisce nuovamente il messaggio della Vergine; il francescano, dopo molte domande, neppure questa volta appare convinto e giudica «assolutamente necessario qualche altro segno perché si potesse credere che a inviarlo era la Regina del cielo in persona». Congedandolo ordina a degli uomini di fiducia di pedinarlo, ma questi lo perdono di vista e irritati se ne tornano dal vescovo dicendogli di non prestare fede a quell’uomo, senz’altro un visionario. Intanto Juan Diego ha la terza apparizione: Maria gli chiede di tornare sul colle l’indomani mattina per poter portare al vescovo il segno richiesto; 27 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 inoltre con delicatezza gli fa sapere che lo avrebbe ricompensato «per l’attenzione e il lavoro e la fatica che per me hai affrontato». Ma il giorno dopo, lunedì 11, il veggente non può presentarsi all’appuntamento: tornato a casa trova infatti lo zio Juan Bernardino, che abita con lui, in condizioni di salute gravissime a causa di un attacco forse di tifo o di vaiolo; durante la giornata va quindi alla ricerca di un medico, che arriva a visitarlo, ma pare che non ci sia più nulla da fare e così lo zio gli chiede di rercarsi l’indomani a Tlatelolco a cercare un sacerdote per confessarlo e prepararlo a una buona morte. 12 DICEMBRE: QUARTA E QUINTA APPARIZIONE Martedì 12 dicembre è il giorno decisivo. Juan Diego per la terza volta – ma questa volta di corsa – si dirige verso Tlatelolco; giunto presso il Tepeyac, preoccupato com’è per lo zio, decide di aggirare la collina facendo questo curioso ragionamento: «Se vado diritto per il sentiero, questa Signora potrebbe vedermi e certamente, come è stato, mi tratterrà affinché io porti il segno al governante ecclesiastico, come mi aveva comandato; ma prima deve abbandonarci la tribolazione; debbo prima chiamare il sacerdote religioso, mio zio non fa che aspettarlo». Ben commenta l’autore del Nican Mopohua: «Pensa che passando di là dove aveva girato non lo potrà vedere colei che osserva perfettamente ogni luogo». E infatti ecco che Maria viene «a tagliargli la strada» e gli chiede cosa sia accaduto e dove sia diretto. Juan Diego, preso da timore e vergogna, si prostra come sempre a terra e preoccupato di doverle dare un tal dolore le spiega che lo zio, «un tuo servitore», è in fin di vita e che lui si sta recando «di fretta alla tua piccola casa di Mexico, a chiamare qualcuno degli amati di nostro Signore, dei nostri sacerdoti» perché si rechi al capezzale del morente. Ma compiuto questo incarico, la assicura l’indio, «poi tornerò di nuovo qui». Al che Maria risponde: «Ascolta, riponilo nel tuo cuore, figlio mio, il più piccolo, non è nulla ciò che ti ha spaventato, ciò che ti ha afflitto; non si turbi il tuo volto, il tuo cuore; non temere questa malattia né nessun’altra cosa dolorosa. Non sto forse qui io, che sono tua Madre? Non stai sotto la mia ombra e la mia protezione? Non sono la fonte della tua gioia? Non stai nel cavo del mio mantello, nell’incrocio delle mie braccia? Hai bisogno di qualcos’altro? Che nessun’altra cosa ti affligga, ti turbi; che non ti dia pena la malattia di tuo zio, perché non ne morirà per adesso. Sii certo che sta già bene». La risposta di Maria è tutta materna, è la premura di una Madre verso suo figlio, verso tutti i suoi figli. E’ la testimonianza di un Dio non lontano, inaccessibile e implacabile come una divinità azteca, ma di un Dio che «si fa fratello e compagno di strada, porta con noi le croci per non lasciarci schiacciare dai nostri dolori» (Papa Francesco) perché per noi «E’ papà; più ancora è madre» (Giovanni Paolo I): «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49,15). Si constaterà in seguito la guarigione dello zio proprio in quel momento: anzi anch’egli riceve l’apparizione di Maria (la quinta e ultima) che gli si rivela come «la perfetta Vergine santa Maria di Guadalupe» e lo invita a presentarsi al vescovo per raccontargli la miracolosa guarigione. Sentito «l’amorevole respiro della Regina del cielo» Juan Diego prova grande sollievo e la supplica di inviarlo «subito» al vescovo per portargli il segno: ella allora lo invita a salire sulla collina e a raccogliere i fiori che troverà. 28 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 Siamo nella stagione invernale e inoltre la cima del colle non è certamente il luogo adatto per la crescita di fiori; vi abbondano infatti solo pietraie, cardi, spini e cactus. Juan Diego invece vi trova quel giorno una grande quantità di fiori di Castiglia e ne fa dei mazzetti che porta alla Vergine. Lei li prende tra le mani e li pone nella tilma del suo messaggero (ovvero nel mantello tessuto con fibre d’agave, come ancora oggi si usa in Messico, vestito dagli indios poveri), dicendogli che quei fiori erano il segno richiesto e ordinandogli di aprire il mantello solamente davanti al vescovo. DAVANTI AL VESCOVO Siamo al momento finale: Juan Diego si dirige per la terza volta dal vescovo, ormai sereno perché sicuro di un felice esito della sua missione. Ma giunto in vescovado trova l’ostruzionismo dei servitori, che considerandolo un importuno fingono di non capirlo. Si mette pazientemente in attesa e per lungo tempo resta lì con la testa bassa, aspettando di essere chiamato. Che lezione di umiltà! Nientemeno che messaggero divino, e silenzioso si fa una lunga anticamera a testa bassa. A un certo punto però i servi si accorgono che il fastidioso visionario porta qualcosa nella tilma: si avvicinano incuriositi ed egli, rendendosi conto di non poter nascondere a lungo ciò che custodisce e temendo di essere malmenato, apre leggermente il mantello. Stupiti alla vista di tanti fiori pregiati, fioriti in quella stagione, i servi tentano di rubargliene qualcuno; ci provano tre volte ma senza riuscirci: ogni volta infatti che allungano le mani pare che i fiori si sottraggano, sembrando come ricamati, dipinti o cuciti sulla tilma. Strabiliati da tali prodigi i servitori corrono dal vescovo, che subito fa entrare Juan Diego. Egli, prostratosi, gli racconta gli ultimi eventi e gli fa dono dei fiori come prova del messaggio ricevuto dalla Vergine e della sua richiesta di costruire un tempio ai piedi del Tepeyac. Ma quando l’indio apre il suo mantello spargendo i fiori a terra ecco che si realizza il prodigio più strabiliante di tutti, che ancora oggi possiamo ammirare: sulla tilma si manifesta «l’amata immagine della perfetta Vergine santa Maria, Madre di Dio». Il vescovo e tutti i presenti cadono in ginocchio profondamente colpiti. Allo stupore segue l’afflizione: Zumarraga, «nel pianto, con tristezza», prega la Vergine e le chiede perdono «per non aver eseguito la sua volontà, il suo venerabile respiro». Poi si avvicina all’indio, gli sfila dal collo il mantello e corre a portarlo nella sua cappella. Nei giorni successivi Juan Diego mostrerà al vescovo il luogo delle apparizioni ai piedi del quale iniziare la costruzione del tempio e tornerà dallo zio Juan Bernardino, perfettamente guarito. I due poi saranno ospiti per vari giorni in vescovado. Intanto Juan de Zumarraga farà spostare la tilma dalla sua cappella in cattedrale, «perché tutti la vedessero, la ammirassero». Bellissimo il finale del Nican Mopohua: «E assolutamente tutta questa città, nessuno escluso, si commosse quando venne a vedere, ad ammirare la sua preziosa immagine. Venivano a riconoscere il suo carattere divino. Venivano a presentarle le loro preghiere. Restarono molto ammirati per la maniera miracolosa in cui era apparsa, poiché assolutamente nessun uomo della terra dipinse la sua amata immagine». 29 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 popolo in Cristo. E’ stata infatti lei la vera evangelizzatrice del Messico: il culto si è sviluppato subito con una rapidità impressionante (nonostante alcune opposizioni) e si è esteso nel corso dei secoli all’intera America latina, «tanto che a tutt’oggi Guadalupe è di gran lunga il santuario mariano più frequentato al mondo, con più di 20 milioni di pellegrini all’anno» (Serafino Tognetti) e con un picco di addirittura 2 milioni nella giornata del 12 dicembre; l’immagine impressa sulla tilma si trova ovunque in Messico, nelle case, nelle strade, nei negozi, sui taxi; i combattenti indipendentisti nel XIX secolo e poi gli eserciti contadini rivoluzionari nel XX la pongono sul loro stendardo. La Vergine di Guadalupe diventa per l’intera nazione elemento fondante della propria identità, tanto che «La festa di Guadalupe, il 12 dicembre, è ancora la Festa per eccellenza, la data centrale nel calendario emozionale del popolo messicano» (O. Paz) e, come recita il celebre canto “La Guadalupana”, «per il Messicano essere Guadalupano è essenziale». Maria ha potuto diventare la prima e principale evangelizzatrice del Messico e dell’intero continente americano, cambiandone profondamente il corso della storia, perché «Madre misericordiosa (…) di tutti gli uomini che su questa terra sono uno solo» (Nican Mopohua): i vinti (gli indios), i vincitori (gli spagnoli) e i figli di entrambi (i meticci). L’evento infatti può essere “letto” dalla prospettiva spagnola e da quella indigena in modi completamente differenti ma allo stesso tempo del tutto convergenti: Giovanni Paolo II il 12 ottobre 1992 lo definì «un grande esempio di evangelizzazione perfettamente inculturata»; infatti, come rilevato dai vescovi messicani nel 2002, con il fatto di Guadalupe «Il LA GUADALUPANA messaggio di Cristo, attraverso sua Madre, Veniamo ora alla misteriosa immagi- riprese gli elementi centrali della cultura ne con la quale Maria si è mostrata a due indigena, li purificò e diede loro il definitipopoli ancora disuniti per farne un unico vo significato di salvezza». JUAN DIEGO Prima di descrivere l’«amata immagine» mi vorrei soffermare sulla testimonianza di vita lasciata dal veggente. Come ha fatto la Chiesa è possibile prestare fede al povero indio – anche senza considerare la tilma – a motivo della sua coerente condotta di vita. Le fonti ci presentano un uomo umile, di grande preghiera, innamorato di Cristo e molto devoto alla Madonna sin dalla conversione attorno al 1524 (e quindi già prima delle apparizioni), assiduo frequentatore della Messa e delle catechesi francescane, nonostante la grande distanza da percorrere a piedi. Sposato sin dal 1516, dopo aver rinnovato l’unione con il sacramento del matrimonio cristiano, nel 1529 rimane vedovo di Maria Lucia; secondo le fonti storiche più antiche (Nican Motecpana e Informaciones de 1666) i coniugi hanno sempre vissuto come fratello e sorella. Dopo le apparizioni Juan Diego per 16 anni e fino alla morte abita ai piedi del Tepeyac in una casetta fattagli costruire dal vescovo accanto alla prima cappella nella quale è trasportata l’immagine già il 26 dicembre 1531. Qui Juan Diego vive in penitenza e orazione (ricevendo l’Eucaristia tre volte a settimana, per speciale concessione del vescovo), svolgendo i più umili lavori di sagrestano e spazzino ed edificando con la sua testimonianza le tante persone che si recano al colle e che spesso gli chiedono di intercedere presso la Vergine. Nonostante la fama di santità lo accompagni già dalla metà del XVI secolo per una serie di vicissitudini viene beatificato solo nel 1990 da Giovanni Paolo II e canonizzato nel 2002 (la sua festa cade il 9 dicembre). 30 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 LA TILMA AGLI OCCHI DEGLI SPAGNOLI La prospettiva degli spagnoli ci è chiaramente più familiare: il nome con cui si presenta la Vergine, Cuahtlapcupeuh, viene da loro colto foneticamente come «Guadalupe» (parola di origine araba dal significato di «fiume di ghiaia nera» o anche «fiume di amore»), che immediatamente ricollegano al santuario dedicato a Nostra Signora di Guadalupe tuttora presente nell’omonima località dell’Estremadura, regione dalla quale provenivano la maggior parte dei conquistatori e anche il vescovo de Zumarraga (il quale peraltro sin dal suo arrivo, come già visto, pregava e sperava in un intervento divino che “sanasse” la difficilissima situazione venutasi a creare). Inoltre sulla tilma Maria, che è in atteggiamento di preghiera e che ha il viso rivolto verso il basso, cioè verso gli uomini, appare circondata da raggi di sole e con la luna sotto i piedi, proprio come la Donna descritta nell'Apocalisse (cfr. Ap 12,1). LA TILMA AGLI OCCHI DEGLI INDIOS Gli indios dal canto loro sono colpiti da molteplici aspetti combinati insieme. Anzitutto sul colle del Tepeyac prima della distruzione da parte degli spagnoli sorgeva un tempio dedicato al culto di Tonantzin, divinità azteca della fertilità dei campi, il cui nome significa «Nostra madre»: già il luogo dell’apparizione, quindi, ha un particolare significato. Ancora oggi la vera “Madre nostra” è invocata da alcuni devoti come «Guadalupe-Tonantzin»; e proprio questo fu uno dei motivi che già nel XVI secolo suscitarono i timori e l’opposizione di vari missionari francescani che paventavano il rischio di derive sincretistiche e pagane (timori che possono spiegare il silenzio del vescovo, il quale preferì lasciare alla storia il giudizio definitivo sull’evento). In secondo luogo la Vergine duran- te la prima apparizione opera una sintesi mirabile tra i concetti cristiani e quelli aztechi per definire Dio. Pur nell’ambito di una religione politeista alcuni antichi saggi aztechi erano arrivati a concepire la divinità suprema, considerandola «come un essere duale, madre e padre allo stesso tempo» (M. Leon-Portilla), Ometéotl, che appunto significa “Dio del Due” (ovvero capace di armonizzare ciò che è doppio o contrario). E Maria come risulta dal Nican Mopohua presenta Dio proprio avvalendosi dei tanti nomi dati dagli indigeni a Ometéotl: il «Dio per il quale si vive (Ipalnemohuani), il Creatore delle genti (Teyocoyani), Signore di ciò che ci circonda e ci avvolge (Tloque Nauaque), Signore del cielo (Ilhuicahua), Signore della terra (Tlalticpaque)». Distinguendosi chiaramente come Madre umana dall’unico Dio ella si presenta con il già citato nome di Cuahtlapcupeuh che per i nativi significa «Colei che viene dalla regione della luce come l’aquila di fuoco», simboli che richiamano il sole, principale divinità. Inoltre il giorno dell’ultima apparizione, 12 dicembre, coincide nel calendario degli aztechi con il solstizio d’inverno, festa importantissima dell’anno per un popolo di adoratori del sole e carica di significati collegati ad antiche leggende e profezie. A ciò può aggiungersi che la saggezza azteca esprimeva quanto di più eccelso ci fosse nella religione, nella filosofia e nella cosmogonia come “il fiore e il canto”, che rappresentano la poesia: abbiamo visto che la prima apparizione è preceduta da melodie simili al canto di uccelli rari e nell’ultima Maria dona al suo inviato dei bellissimi fiori come segno per il vescovo. Ma l’elemento decisivo per gli indios è certamente l’immagine sulla tilma. Nella loro cultura l’immagine è fondamentale: i loro codici – gli amoxtli – 31 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 sono formati da geroglifici da decifrare, non da parole; per questo motivo l’intero mantello di Juan Diego non è altro, per gli indios, che un unico grande amoxtli, tanto incomprensibile per gli spagnoli quanto illuminante per loro. Proviamo a spiegare perché (ma senza pretesa di esaustività, poiché i significati sono veramente moltissimi). Anzitutto l’abbigliamento della donna che appare misteriosamente sulla tilma è elegante (ma non ricercato o pomposo) ed è tipicamente locale. Il mantello della giovane è azzurro, colore che poteva usare soltanto la casa imperiale (tilma de turquesa) ed è punteggiato di stelle, il che ricorda due dei tanti nomi dati al Dio supremo, Ometéotl: “la dea con la gonna di stelle” e, in rapporto alla notte, “l’Invisibile, l’Impalpabile”. Ma la Vergine appare anche circondata dal sole, altro nome e simbolo di Ometéotl: “Colui che brilla” e “Astro che fa risplendere tutte le cose”. Quello che per gli spagnoli è un angelo, ai piedi di Maria, per gli indios è una rappresentazione del sacerdote e re divinizzato Quetzalcoatl, che nella posizione in cui si trova sembra riconoscere la superiorità della Vergine. Questa porta al collo una spilla, simbolo di bellezza e abbondanza, che presenta al centro una croce, sintesi della croce cristiana e di quella indigena. La cintura nera che indossa è segno per gli indios dello stato di gravidanza e allo stesso tempo i capelli divisi sulla fronte indicano una vergine: per i cristiani c’è solo una donna in cui ciò non rappresenta una contraddizione, Maria Vergine e Madre. E ancora: in lingua nahuatl aver fede si dice “fiorire, sbocciare, germogliare” e inoltre per gli aztechi è vero ciò che ha radice (da cui l’importanza attribuita ai fiori): ebbene l’intera veste di Maria è intarsiata di fiori d’oro a otto petali che sono radicati a contatto con il mantello azzurro, cioè nel cielo e quindi in Dio. Ma vi è ancora di più: al centro del grembo della giovane incinta si trova un fiore, l’unico, con soli quattro petali. E’ il Nahui Ollin, piccolo gelsomino che per gli aztechi è simbolo fondamentale: rappresenta la vita e il dinamismo della creazione, il centro dello spazio e del tempo, la presenza di Dio. Infine le fattezze del nobile, delicato e dolcissimo viso (fermatevi un po’ di tempo a osservarne i lineamenti in una fotografia) non sono quelle di una giovane indigena e neppure di una spagnola, ma quelle di una meticcia (è la Virgen Morenita): quando ancora non hanno raggiunto l’adolescenza le prime giovani meticce, frutto disprezzato dell’unione tra due popoli ancora divisi, ecco apparire il primo volto latino-americano della storia, sintesi tra due mondi e segno della loro riconciliazione. GLI INTERROGATIVI DELLA SCIENZA Le sorprese della tilma non si limitano all’affascinante insieme dei significati che racchiude: a livello scientifico, anche grazie alle sempre più avanzate tecnologie, sono state fatte nel tempo osservazioni e scoperte che tuttora non si riescono a spiegare in termini umani. Basterebbe secondo me questo solo aspetto: la durata ormai quasi cinquecentenaria del mantello, fatto di ixtle cioè di filo vegetale ricavato dalla pianta dell’agave che normalmente si polverizza nel giro di circa 30 anni. Nel tempo sono state fatte copie della tilma che sono andate distrutte: questa tela invece ha di gran lunga superato la normale età di deterioramento, senza contare che ha subito gli sbalzi di temperatura, la polvere dell’ambiente, la luce, il fumo delle candele e il fatto che per circa un secolo è stata esposta alla 32 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 venerazione dei fedeli senza vetro di protezione e che anche successivamente l’originale è venuto a contatto con rosari e altri e altri oggetti di devozione (il pittore Miguel Cabrera scrisse di aver contato, un giorno del 1753, almeno 500 contatti in due ore). Presento di seguito altri fatti riportati nelle pubblicazioni scientifiche sul tema, tralasciando invece quelle che sono solo “voci” pur interessanti ma non oggetto di rigoroso riscontro (la temperatura della tilma, i presunti battiti a livello del grembo, la fluttuazione dei colori nell’aria ecc.). Nel 1791 venne rovesciato per errore dell’acido muriatico sul mantello: nel giro di un mese il tessuto danneggiato si ricostituì senza alcun trattamento, pur mantenendo una minima traccia del danneggiamento – tuttora visibile – che però non ha coinvolto la figura di Maria. Nel 1921 scoppiò una potente bomba posta in un vaso di fiori ai piedi dell’immagine, che ruppe varie parti in marmo dei gradini dell’altare, tutte le fioriere e i vetri delle case vicine alla basilica (si conserva un crocifisso piegato di 45 gradi): la tilma restò intatta e il cristallo di protezione non si graffiò nemmeno. L’immagine non presenta tracce di pittura, a parte quelle derivanti dal contatto con copie della stessa o da alcuni maldestri ritocchi fatti nel tempo (vi fu infatti chi ritenne che la Vergine avesse le dita troppo corte e decise di “rimediare”): il premio Nobel per la chimica del 1938, Richard Kuhn, analizzò fisicamente e chimicamente alcuni fili del tessuto giungendo alla conclusione che i colori dell’immagine non sono di origine né animale, né vegetale, né minerale, ma di natura sconosciuta; inoltre a una distanza di 10 cm dalla tilma si vede solo la tela grezza, i colori “scompaiono”. 33 Le 46 stelle visibili sul manto di Maria riproducono, anche se in modo un po’ compatto, l’esatta configurazione del cielo che il Messico presentava il 12 dicembre 1531, come dimostrato dagli studi effettuati a partire dagli anni ’80, avvalendosi di un planetario Spitz Junior, da diversi esperti (tra gli altri, il medico e astronomo J. H. Hernandez Illescas, il presidente del Centro di Studi Gaudalupani E. R. Salazar, l’esperto di nahuatl M. Rojas Sanchez e gli astrofisici J. Canto Ylla e A. Garcia de Leon). Infine le pupille degli occhi, che misurano appena 8 millimetri, sono state analizzate da diversi medici oftalmologi (tra gli altri, E. Graue, J. J. Torroella, E. Turati Alvarez, A. J. Kuri, R. T. Lavoignet) dopo la presunta scoperta di un busto umano negli occhi della Vergine fatta nel 1951 dal disegnatore J. C. Salinas Chavez; in sintesi si può dire, sulla base di questi studi, che «i riflessi del busto umano che possono essere osservati in entrambi gli occhi dell’immagine originale guadalupana, la loro perfetta ubicazione ottica, la loro distorsione, completati dai due riflessi luminosi nell’occhio destro, l’insieme dei quali corrisponde, chiaramente, alle tre immagini di Purkinje-Sanson [ovvero le immagini dell’oggetto osservato che si formano sulla cornea e sul cristallino dell’occhio umano] e infine il fatto sorprendente per cui se una fonte luminosa illumina questi riflessi, essi si fanno brillanti e l’iride si riempie di luce, dimostrano che i succitati busti umani non sono un’illusione ottica causata da imperfezioni della tessitura dell’ayate» (R. T. Lavoignet, 20 settembre 1958). Noto che ci fu anche chi si spinse a individuare negli occhi, ingranditi migliaia di volte, le sagome di un’altra decina di persone: secondo alcuni però c’è veramente il rischio, a questi livelli, di vedere ciò che si “vuole” vedere. LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 CONCLUSIONE Questa immagine, in conclusione, per tutti gli elementi indicati (e altri ancora) sia al livello dei significati simbolici che a quello dei dettagli scoperti grazie alle nuove tecnologie appare tecnicamente impossibile da progettare (e tantomeno da realizzare) anche per il più dotto spagnolo che in soli dieci anni avesse assimilato completamente la cultura nahuatl o, viceversa, per il più geniale invito a studiare seriamente il fatto indio che nello stesso tempo avesse fatto Guadalupe. La Madonna è lì. Io non trovo propria la massa di conoscenze millenarie un’altra spiegazione». di storia e arte europee. La grezza tilma di Juan Diego, la sola tela di ixtle al mondo che abbia superato il suo normale periodo di deterioramento, potrebbe essere quindi l’unica immagine soprannaturale conosciuta di Maria, come la Sindone per Gesù . Di fronte a tutto ciò si pone ciascuno di noi con la propria personale libertà. L’alternativa è semplice: o rimanere dubbiosi e negare la storicità dell’evento guadalupano, come hanno fatto alcuni studiosi nel tempo (tra gli altri, J. B. Munoz, fra Servando Teresa de Mier e più di recente Guillermo Schulenburg) oppure sottoscrivere le parole di Papa Francesco, Silvio Brentazzoli pronunciate il 17 febbraio scorso: «Io vi Preghiera alla Vergine di Guadalupe Vergine Immacolata di Guadalupe, Madre di Gesù e Madre nostra, vincitrice del peccato e nemica del Demonio, Tu ti manifestasti sul colle Tepeyac in Messico all'umile e generoso contadino Juan Diego. Sul suo mantello imprimesti la Tua dolce Immagine come segno della Tua presenza in mezzo al popolo e come garanzia che avresti ascoltato le sue preghiere e addolcito le sue sofferenze. Maria, Madre amabilissima, noi oggi ci offriamo a te e consacriamo per sempre al tuo Cuore Immacolato tutto quanto ci resta di questa vita, il nostro corpo con le sue miserie, la nostra anima con le sue debolezze, il nostro cuore con i suoi affanni e desidèri, le preghiere, le sofferenze, l'agonia. O Madre dolcissima, ricordati sempre dei tuoi figli. Se noi, vinti dallo sconforto e dalla tristezza, dal turbamento e dall'angoscia, dovessimo qualche volta dimenticarci di te, allora, Madre pietosa, per l'amore che porti a Gesù, ti chiediamo di proteggerci come figli tuoi e di non abbandonarci fino a quando non saremo giunti al porto sicuro, per gioire con Te, con tutti i Santi, nella visione beatifica del Padre. Amen. Salve Regina. Madonna di Guadalupe, prega per noi 34 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 PARROCCHIA SAN GAUDENZIO SABATO 3 DICEMBRE FESTA PATRONALE DI SANTA BARBARA ALL’ORATORIO DEL CUCCO ore 14,30 - S. Messa (prefestiva) celebrata dal Prevosto di Varallo, don Roberto Collarini - Presentazione della nuova balaustra - Incanto delle Offerte Il “Comitato pro chiesa Cucco” invita la Comunità Parrocchiale a contribuire all’ incanto con prodotti alimentari od oggetti, portandoli direttamente sul posto o, nell’impossibilità, in Ufficio Parrocchiale o al Centro Libri ФФФФФФФФ La chiesa di Santa Barbara, in località Madonna del Cucco, è raggiungibile in circa 10 minuti di cammino dalla carrozzabile per il Sacro Monte (cartello indicatore) 21 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - NOVEMBRE 2016 IMMAGINI DELL’IMPOSIZIONE DELLA BERRETTA CARDINALIZIA AL CARDINAL RENATO CORTI, GIÀ VESCOVO DI NOVARA (BASILICA DI SAN PIETRO, 19 NOVEMBRE 2016) 22