sm fingolimod riduce recidive e tassi di riattivazione in
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SM FINGOLIMOD RIDUCE RECIDIVE E TASSI DI RIATTIVAZIONE IN CASO DI SOSPENSIONE DI NATALIZUMAB 05 ottobre 2014 Nei pazienti affetti da sclerosi multipla (SM) che hanno interrotto il trattamento con natalizumab, la somministrazione di fingolimod ha la potenzialità di ridurre la riattivazione della malattia ma il momento di inizio del trattamento può essere critico per l’ottenimento di un risultato ottimale. È la conclusione alla quale giunge un’analisi post hoc dello studio aperto di fase 3b FIRST, pubblicata online sul Multiple Sclerosis Journal. «La selezione di un’opzione di trattamento di prosecuzione nei pazienti che hanno smesso il trattamento con natalizumab è un problema clinico comune, soprattutto nei pazienti a rischio di sviluppare una leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) dopo test positivo per anticorpi al virus JC» affermano gli autori, coordinati da Giancarlo Comi, direttore del Dipartimento di Neurologia dell’Università Vita-Salute dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. «Rispetto all’IFN-beta o al glatiramer acetato» proseguono «fingolimod può essere una soluzione più indicata perché in uno studio di fase 3 della durata di 1 anno ha significativamente ridotto il tasso annualizzato di recidive (ARR) del 52% rispetto a IFN-beta intramuscolare. Inoltre, in 2 studi osservazionali, i pazienti che erano passati a fingolimod entro 6 mesi dalla sospensione di natalizumab, hanno visto ridotto l’ARR rispetto a quanti erano rimasti non trattati o avevano effettuato uno switch a IFN-beta o glatiramer acetato». Allo scopo di chiarire il potenziale ruolo di fingolimod come terapia dopo sospensione di natalizumab, gli autori hanno effettuato un’analisi post-hoc del trial FIRST (Fingolimod Initiation and caRdiac Safety Trial) confrontando il momento dell’attività di recidiva durante i primi 4 mesi di terapia con fingolimod in pazienti con o senza precedente esposizione a natalizumab. Si è rilevata un’evidente riduzione della quota di pazienti con recidive e ARR dagli anni 1 e 1-2 prima dello studio rispetto ai mesi 1 e 2 di trattamento con fingolimod: un’evidenza più pronunciata nei pazienti mai trattati con natalizumab o che lo avevano sospeso da più di 6 mesi prima dello studio. I pazienti che avevano cessato il trattamento con natalizumab 3-6 mesi prima dello studio hanno evidenziato un picco dell’ARR durante il mese 1 del trattamento con fingolimod, seguito da una riduzione durante i mesi 2-4. «Le nostre osservazioni dimostrano che i pazienti natalizumab-naïve hanno avuto un ARR inferiore nei primi 4 mesi di trattamento con fingolimod rispetto a quelli con pregresso trattamento con natalizumab, probabilmente riflettendo una maggiore attività intrinseca di malattia» spiegano Comi e colleghi. «Il picco di ARR durante il primo mese – occorre sottolineare – in quanti avevano di recente sospeso natalizumab ha coinciso con il momento di riattivazione della malattia riportato in precedenza. Il successivo decremento di ARR durante i mesi 2-4 in questi pazienti suggerisce che fingolimod sia in grado di ridurre la riattivazione della malattia». Resta da dimostrare, proseguono gli autori, se un inizio più precoce del trattamento con fingolimod dopo la sospensione di natalizumab possa migliorare il controllo della riattivazione delle recidive, come sembra indicato da studi recenti. «I tassi di recidiva al basale per il gruppo con sospensione superiore a 6 mesi sono stati superiori a quelli degli altri due sottogruppi, probabilmente evidenziando che la maggior parte della riattivazione della malattia clinica post-natalizumab era già occorsa in questi pazienti» specificano gli autori. «In ogni caso, durante i 4 mesi del FIRST, l’ARR era quasi dimezzata rispetto all’ARR prima dello studio, indicando una risposta al fingolimod in questa popolazione di pazienti». «I nostri dati» concludono Comi e collaboratori «forniscono prove di un effetto potenzialmente positivo di fingolimod sul tasso di recidiva dei pazienti, con o senza precedente esperienza con un altro trattamento modificante la malattia, compreso natalizumab. Questo effetto sembra svilupparsi entro 1-2 mesi e pertanto può lasciare una fase vulnerabile per quei pazienti che sono in fase di riattivazione dopo sospensione di natalizumab». Arturo Zenorini Comi G, Gold R, Dahlke F, et al. Relapses in patients treated with fingolimod after previous exposure to natalizumab. Mult Scler, 2014 Sep 25. [Epub ahead of print]