un mondo di giovani attraverso il pensiero di giuseppe culicchia

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un mondo di giovani attraverso il pensiero di giuseppe culicchia
Conference of the International Journal of Arts and Sciences
1(6): 82 - 87 (2009)
CD-ROM. ISSN: 1943-6114
© InternationalJournal.org
IL MEDITERRANEO DI UN’ESTATE AL MARE DI
GIUSEPPE CULICCHIA
Nicoleta CĂLINA, University of Craiova, Romania
Abstract: This paper is about Giuseppe Culicchia’s most recent novel,
Un’estate al mare (A summer at the seaside), whose theme is connected to
the Mediterranean. Its seaside from Stagnone to Marsala represents the
background of an interesting story, where a new wed couple is spending
the wedding trip. The cultural elements and the places he refers to in this
novel are numerous and the littoral of the Mediterranean Sea is described
as a magnificent world which establishes the connection between the
ancient and the modern. Through Luca’s thought, the protagonist of the
novel, one can meet the splendid places of a wonderful Sicily, from the
archeological sites, to the most chic lidos, in order to paraphrase one of the
novel’s characters. In this best-seller, Culicchia has a genuine sense of
humor which is interpenetrated with a touching sensibility and an
extremely refined spirit of observation, transposed into an overflowing
writing. The novel is accompanied by corrosive irony on the period of
corruption and lack of values that Italy is crossing through at the beginning
of the Third Millennium. It is full of references at scandals that are shaking
Italy at the moment, and that arrive by media, in the papers that the
protagonist is reading every day.Collaborating with many magazines and
newspapers, including “La Stampa”, the author is one of the best known
contemporary Italian writers, whose novels were translated all over the
world, and whose books inspired the themes of recent Italian movies. His
style is an authentic and incisive, demonstrating a great literary talent.
IL MEDITERRANEO DI UN’ESTATE AL MARE
DI GIUSEPPE CULICCHIA
Vincitore del Premio Montblanc nel 1993 e del Grinzane Cavour Autore
esordiente nel 1995, collaboratore al giornale “La Stampa”, Giuseppe
Culicchia è uno dei più interessanti e vivaci scrittori italiani della nuova
generazione, che si è imposto come un valoroso talento avendo come
maestro lo scrittore Pier Vittorio Tondelli.
Torinese, nato nel 1965, Culicchia ha pubblicato i primi racconti nel 1990
nell’antologia Papergang-Under 25 III e parecchi romanzi, con
un’efficacia da invidiare, un romanzo per anno quasi (Tutti giù per terra
nel 1994, Paso Doble nel 1995, Bla, bla, bla nel 1997, Ambarabà nel
2000, A spasso con Anselm sempre nel 2000, Liberi tutti, quasi nel 2001 e
Il paese delle meraviglie nel 2004), tutti presso la casa editrice Garzanti di
Milano. Non più un “giovane scrittore”, ora già esperimentato, Culicchia
è capace di indagare su una gamma varia di psicologie in un’opera
avvincente e matura.
Nei primi due romanzi, attraversati da un’ironia molto corrosiva, prendeva
in giro il vuoto dei valori degli anni Ottanta, la sua generazione che non
faceva altro che divertirsi e vestirsi di moda. Questo suo primo romanzo
ha fatto persino il soggetto del film di Davide Ferrario, avendo come
protagonista Valerio Mastandrea.
In Paso doble, la libreria di Tutti giù per terra si trasforma in videoteca
con edicola annessa, dove lo stesso Walter deve affrontare le nuove
esigenze di mercato e tuta quella gente educata o no che è diventata la sua
clientela e che comincia a venire in edicola dalle cinque di mattina.
Seguiranno Bla bla bla, Ambarabà, A spasso con Anselm, Liberi tutti,
quasi, Il paese delle meraviglie, Torino è casa mia, Ecce Toro, Ritorno a
Torino dei Signori Tornio.
Rifiutare la normalità è difficile: bisogna imparare a vivere secondo le
regole della strada, convivere con le paure di chi è rimasto all’interno della
banalità della vita di tutti i giorni.
L’ironia è spietata, la disperazione prende il posto del divertimento e il
disprezzo è maggiore, l’autore qui sembra pulp perché è necessario e
inevitabile, come se non esistesse altra strada per descrivere il mondo e per
affermare la propria diversità rispetto ad esso, rispetto a come “ce lo
vendono”. 1 Nei suoi romanzi molto originali, Culicchia coinvolge il
lettore in un’avventura ai confini dell’esclusione sociale. Sul piano
stilistico, sembra dominare la tendenza verso un ritmo più neutro, tutto si
avvolge in un humour nero ed in un cinismo portato alle estreme.
Sotto la lente deformante della propria coscienza, ciascuno guarda dentro
se stesso, per incontrare il Nulla. Facendo riferimento alla raccolta, La
Porta dichiarava che “nonostante l’originalità dell’impianto e l’indubbia
abilità d’indagine psicologica dell’autore (già evidente nelle prove
precedenti), capace di ritrarre i suoi personaggi anche solo a partire da un
gesto o da un tic, la qualità dei racconti risulta discontinua. Ciò può essere
in parte dovuto al fatto che essi sono nati come testi indipendenti e in
momenti diversi e sono stati assemblati entro una cornice comune.” 2 Una
stessa frase chiude tutti i capitoli, annuncio dell'evento conclusivo, ritmo e
attesa, quasi ritornello che si riaggancia alla prima pagina fortemente
poetica.
1
Filippo La Porta, La nuova narrativa italiana. Stili e travestimenti di fine secolo, Bollati
Boringhieri, 1999, pag. 26
2
Filippo La Porta, op. cit., pag. 271
Qui è il posto dove pensieri che disegnano le diverse figure, rappresentano
sinteticamente le vite, le angosce e la pochezza di esistenze qualsiasi.
Nell’estate del 2006, quando Culicchia ha scritto il suo romanzo Un’estate
al mare – romanzo a cui faremo riferimento nella nostra relazione, i due
protagonisti, Luca e Benedetta, milanesi, si trovano in viaggio di nozze in
Sicilia, dalle parti di Marsala – i luoghi dell’infanzia di Luca -, e l’Italia sta
vincendo il Campionato Mondiale di calcio, evento trasposto con molta
ansia dall’autore.
Il libro è un viaggio a ritroso nel tempo alla ricerca delle radici, un
romanzo scritto in prima persona in cui prevalgono i dialoghi e dove,
attraverso l’ironia, vengono descritte tutte le ossessioni italiane 1, il ritratto
di una generazione a cavallo tra i trenta e i quaranta e del loro rapporto di
coppia immaturo, privo di comunicazione, amore e responsabilità.
L’unico aspetto su cui Culicchia non mette nessuna ombra di ironia è
quello riguardante i riferimenti collegati alla cultura e alla civiltà siciliana,
sia che si tratta di luoghi dove il tempo si è fermato, o di realtà storiche,
archeologiche oppure gastronomiche.
La bellissima Sicilia fa da sfondo ai tormenti dell’ipondriaco Luca e della
superficiale Benedetta, e sono proprio le descrizioni adoranti delle
meraviglie naturali dell’isola le cose migliori del libro: Le spiagge, a
Marsala, si stendono per chilometri e chilometri lunga la costa profumata
d’Africa dove comincia Italia (...) L’acqua a Marinella era
particolarmente bassa e calda... lì inizia la zona dello Stagnone, con le
saline e i mulini a vento e l’isola di Mozia, dove da ragazzino arrivavo
percorrendo a piedi scalzi con papà la strada punica costruita sotto il
pello dell’acqua dai primi abitanti del posto. Oltre Mozia, l’Isola Lunga si
srotola nel mare come la lingua di un drago assetato (...) E poi, più
lontane ma all’apparenza molto vicine, se non altro nei rari giorni di
calma piatta quando non soffiano né lo scirocco né il maestrale, le Egadi 2
Camminando tra gli odori inebrianti che lo riportano proustianamente fino
all’infanzia e tra i colori stupendi - il blu del mare, il rosa delle
boungavillee, il verde delle palme - le sfumature e gli aromi del cibo
fresco, esposto dai mercanti - “... pani ca’ giuggiulena, panini cunzati,
caponate, insalate di polipo, meloni, saraghi, orate, busiate al ragù di
tonno, gnocculi, bottarga di Favignana, pistacchi di Bronte, capperi di
Pantelleria, origano di Agrigento, pomodori di Pachino, acciughe di
Messina, olive del Belice, olio di Partenò, ragusano di Noto, provola di
Floresta, primosale di Caltanissetta, pecorino di Corleone, mandorle di
Avola, arance di Ragusa, fichi d’India dell’Etna 3 (...) E l’uva? Qui a
1
Paolo Roversi, Intervista a Giuseppe Culicchia, in <<Il sottoscritto>>, sett. 2007
Giuseppe Culicchia, Un’estate al mare, Garzanti, Milano, 2007, pag. 23
3
Giuseppe Culicchia, op. cit., pag. 63
2
Marsala la usano per fare il vino Florio, Donnafugata, pellegrino, quindi
da Gerradi tengono quella tavola assai celebre di Canicattì. 1” - ha
scelto, anche se nato a Torino, di raccontare e ambientare la sua storia in
una terra meravigliosa che è la Sicilia, nei luoghi che fanno parte della
storia della sua famiglia, che l’autore ha conosciuto in occasione delle
vacanze estive.
La trama narrativa è un pretesto per far vedere questa meravigliosa Sicilia,
panoramica, descritta dettagliatamente, quasi su tutte le pagine, con i suoi
posti da visitare, come in una galleria di immagini:
“Già all’epoca tutti andavano pazzi per Favignana e le sue cale, la Rossa
e l’Azzurra. Lì Vittorio Gassman aveva fondato il suo leggendario
Villaggio (...) I nuotatori più esperti preferivano però la selvaggia
Marettimo, totalmente priva di spiagge o di cale ma provvista di splendidi
fondali. La nostra isola preferita era la piccolissima Levanzo, con quella
manciata di case come scatole bianche sotto il sole, la villa nobiliare che,
circondata da palme e da buganvillee, dominava l’azzurro lanciante del
porto e la pineta nera e fresca sopra la bollente spianata gialla di Cala
Minnola...” 2
L’enciclopedico Luca, che legge continuatamene sia libri che giornali,
accenna anche a dei riferimenti storici:
“Quando entriamo in centro da Porta Garibaldi, mostro a Benedetta il
leone che da secoli spalanca le sue fauci in cima all’arco giallo sotto cui
passò con i suoi Mille il condottiero in camicia rossa che di lì a poco si
sarebbe auto-proclamato Dittatore della Sicilia.” 3
Tra i riferimenti fatti ai siti archeologici, quello che sembra aver
impressionato di più l’autore è quello del tempio greco di Segesta, una
città storica non più abitata, fondata dagli Elimi e situata nella parte nordoccidentale della Sicilia, di cui lo storico greco Tucidide narra che i
profughi troiani, attraversando il Mar Mediterraneo, giunsero fino in
Sicilia, e fondarono Segesta ed Erice:
“... Segesta. Il tempio, illuminato dai riflettori, si erge giallo oltre il
fogliame. È di pietra, ma sembra vivo. Per un istante ti cattura e ti porta
indietro di duemila anni.” 4
Incontriamo nel romanzo un Mediterraneo tutto affascinante ed assaporato
attraverso le sue spiagge, le sue isole, i suoi siti archeologici ricchi di
storia:
“… lasciamo alle spalle Capo Lilibeo, la punta estrema della Sicilia.
Passato il baglio Anselmi, dove un giorno mio padre mi accompagnò per
1
Giuseppe Culicchia, Un’estate al mare, Garzanti, Milano, 2007, pag. 63
idem, pag. 24
3
idem, pag. 27
4
idem, pag. 115
2
farmi vedere i resti dell’unica nave punica arrivata fino a noi, ecco la
sfilata di palme maestose...” 1
Sparsi dappertutto in Sicilia o sulle isole vicine, questi luoghi, i loro lidi,
queste acque invocano con nostalgia un tempo remoto, che è rimasto vivo
nella mente dello scrittore, ma che non tornerà mai: “(...) superiamo Punta
Palermo, poi Marinella, .... oltrepassiamo il Villaggio Sappusi, le Cantine
Pellegrino, il Bastione Spagnolo (...) 2 i lidi Mediterraneo e Signorino 3,
San Vito Lo Capo, la spiaggia di Marausa 4, la spiaggia del Delfino5,
Erice (...) “la spiaggia di San Teodoro, che a questa ora del pomeriggio è
semideserta, oziano le Egadi, immobili in attesa del tramonto.” 6
Culicchia si è dimostrato ad essere nella sua scrittura un raffinato
osservatore dell’atmosfera che lo circonda e abbozza, sempre in un tono
molto scherzoso, un ritratto molto fedele alla realtà dei marsalezi, con il
loro carattere e le loro abitudini, sorprendendo con ironia la millenaria
disparità tra Marsala e Trapani: Si maisala avissi u poitu Ciapani fussi
moitu (Se Marsalla avesse il porto, Trapani sarebbe morta) 7.
Tramite l’immediatezza comunicativa, la scioltezza del dipanarsi della
storia, lo scorrere rincorsivo delle pagine, descrive tutte le bassezze
dell’italiano medio di oggi; con ironia sorprendente, tagliente, puntuata ed
intelligente, narra in maniera pungente e precisa la realtà di oggi con le sue
vicissitudini e frenesie, mostra la realtà con un sarcasmo proficuo, ma
attraverso una lotta intestina dello scrittore per scarnificare le parole, i
concetti, alla ricerca di uno stile scorrevole e coinvolgente.
I personaggi sono caratterizzati in modo autentico, di una pochezza morale
che dovrebbe riflettere il vuoto mentale della generazione attuale e
rappresentano l’italiano benestante che ha smarrito il senso dell’esistenza
umana.
L’autore è riuscito a rendere l’autobiografia di una generazione italiana, un
ritratto satirico dell’Italia e degli italiani, una radiografia di una società che
si avvia verso niente, la cronaca della nulla generazione. Il libro – il cui
titolo è ispirato alla canzone di Giuni Russo, del 1982 - è scorrevole, si
costruisce come un interessantissimo profilo psicologico dei protagonisti,
è un ritratto veritiero che si snoda su due registri narrativi che si
intrecciano 8: il passato – i ricordi dell’infanzia, con tutti quei sapori tipici e
1
idem, pag. 81
idem, pag. 45
3
idem, pag. 93
4
idem, pag. 123
5
Giuseppe Culicchia, Un’estate al mare, Garzanti, Milano, 2007, pag. 178
6
idem, pag. 77
7
idem, pag. 147
8
Christian Frascella, Un’estate al mare di Giuseppe Culicchia. Sperando che la vostra
sia migliore, WordPress, 03.06.2007
2
e i luoghi miracolosi delle isole e il presente – materializzato in una Sicilia
cambiata esteriormente, rimasta la stessa nella mentalità.
Ciò che resta più bello di questo libro è la cornice, lo sfondo da favola di
un Mediterraneo incantevole e di una Sicilia e non solo colorita dal mare e
splendente, ma anche per i suoi posti con un caricamento spirituale molto
ricco dovuto alla storia plurimillenaria di queste terre ed acque e dai tanti
ospiti che sono passati sul suo suolo, per gli elementi culturali che
Culicchia indica e che fanno il collegamento tra l’antico e il moderno. Un
luogo che chiameremmo con il titolo di un altro suo romanzo, che lui,
ispiratamente ha chiamato Il paese delle meraviglie.
Quanto al autore di questo bellissimo quadro della Sicilia, merita essere
conosciuto dappertutto come uno scrittore di grande talento, di uno stile
incisivo, moderno, originale, che con umore ed intelletto si è imposto nel
paesaggio quasi affollato della narrativa italiana moderna. La sua scrittura
in prima persona, una delle sue caratteristiche di tutti i suoi romanzi,
lettore e voce narrante sono alla pari.
Bibliografia
Casagrande, Grazia, Dal metro al set , in <<La Repubblica>>, 25 agosto,
2000.
Casagrande, Grazia, Giuseppe Culicchia, in <<Café Letterario>>, 16
aprile 2004.
Conti, Eleonora, Narratori moderni, Garzanti, Milano, 2000.
Culicchia, Giuseppe, Un’estate al mare, Garzanti, Milano, 2007.
Ferrari, Gabriele, Intervista con Giuseppe Culicchia in <<La Stampa>>, 7
luglio 1999.
Ferroni, Giulio, Storia e testi della letteratura italiana, Einaudi Scuola,
Milano, 2006.
La Porta, Filippo, La nuova narrativa italiana. Stili e travestimenti di fine
secolo, Bollati Boringhieri, 1999.
Surdich, Luigi, Storia della letteratura italiana. Il Duecento e il Trecento,
Bologna, Il Mulino, 2005.
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