VALUTAZIONE COMPARATIVA DELLA DISCIPLINA DI
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VALUTAZIONE COMPARATIVA DELLA DISCIPLINA DI
VALUTAZIONE COMPARATIVA DELLA DISCIPLINA DI AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE Lo sviluppo economico, per essere tale, deve essere sostenibile sia sotto il profilo sociale che ambientale. L’Italia è una economia priva di materie prime; per questo il progresso tecnologico e l’uso efficiente delle risorse sono condizioni imprescindibili per ritornare a crescere e garantire il benessere e la prosperità dei cittadini. E’ però imprescindibile che le norme ambientali siano attuate in coerenza con le norme comunitarie e con quanto avviene negli altri Paesi europei, al fine di assicurarne l’efficacia e la corretta applicazione, senza oneri aggiuntivi che rischiano di minare sviluppo e competitività delle nostre imprese. E’ in tale contesto che abbiamo deciso di approfondire il tema dell’AIA, l’Autorizzazione Integrata Ambientale, quale esempio concreto dell’interrelazione esistente tra ambiente e politica industriale, cogliendo l’occasione dell’imminente recepimento della nuova Direttiva UE sulle emissioni industriali e dei recenti sviluppi sul tema in sede nazionale. In attesa delle novità che verranno introdotte dalla nuova Direttiva, abbiamo voluto tracciare un quadro dello stato di attuazione della vigente normativa sulla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento (l’IPPC), analizzandola soprattutto in riferimento al regime dell’AIA. Il documento intende fornire un’analisi preliminare della situazione nel nostro Paese nei confronti degli altri Paesi europei, con l’obiettivo di mettere in evidenza i risvolti della normativa sulla competitività del sistema industriale italiano. A nostro avviso il recepimento delle normative comunitarie e la loro applicazione deve permettere di coniugare le esigenze di protezione dell’ambiente con la competitività delle aziende sui mercati globali. Lo studio è articolato in tre parti: 1. una comparazione a livello europeo delle prassi adottate per l’implementazione della direttiva IPPC, in riferimento agli aspetti più significativi del regime autorizzativo. 2. una comparazione a livello italiano dell’attuazione della normativa IPPC sul territorio nazionale, con riferimento agli aspetti più rilevanti della procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale. 3. una prima analisi dell’inquadramento della procedura di Valutazione di Impatto Sanitario sia nel contesto delle politiche nazionali di alcuni Paesi UE, sia nel nostro Paese Il quadro europeo Dall’analisi comparativa condotta a livello europeo emerge in modo chiaro che l’attuazione della disciplina IPPC presenta prima di tutto dei “costi di transazione” più elevati rispetto ai principali Paesi europei, legati innanzi tutto alle procedure amministrative caratterizzate da tempistiche più lunghe e oneri maggiori rispetto a quanto emerge dal quadro comunitario. In secondo luogo, appare evidente come la disciplina comunitaria in materia ambientale sia spesso recepita, nel nostro Paese, in maniera più restrittiva rispetto a quanto richiesto dalla stessa UE (ad esempio per quanto riguarda i limiti di emissioni, le sanzioni, gli oneri e le tariffe a carico delle imprese). Vorrei essere chiaro e ribadire ancora una volta che la tutela della salute e dell’ambiente sono per noi prioritarie. Riteniamo però altrettanto imprescindibile esigere - se vogliamo continuare ad essere un Paese ancora in grado di attrarre investimenti e di mantenere uno sviluppo industriale moderno - un quadro normativo ambientale allineato agli standard europei ed un radicale intervento di semplificazione amministrativa sulle procedure. La sfida della sostenibilità ambientale richiede innovazione tecnologica ed investimenti ingenti : le imprese italiane sono pronte a fare la loro parte purchè le regole e le procedure siano allineate agli standard europei. L’analisi comparativa dell’Autorizzazione Integrata Ambientale ha fatto emergere come siano state introdotte, nel nostro Paese, disposizioni più severe o adempimenti burocratici maggiori rispetto agli altri Paesi UE, quali ad esempio: • • • Procedure mediamente più lunghe e complesse per il rilascio delle autorizzazioni che hanno richiesto maggiori risorse sia da parte istituzionale, sia da parte industriale (in alcuni casi in Italia ci sono voluti oltre cinque anni per ottenere l’AIA a fronte di un massimo di 6 mesi nei Paesi scandinavi); Durata temporale delle autorizzazioni più breve rispetto agli altri Paesi (in Italia la regola generale prevede una validità di 5 anni) . Molti Stati europei non prevedono a priori una durata prestabilita delle autorizzazioni mentre, ove prevista, questa è generalmente di 10 anni . Imposizione di tariffe istruttorie estremamente elevate che non trovano riscontro negli altri Paesi in cui tali tariffe sono decisamente inferiori (come ad esempio in Germania e in Spagna) o addirittura assenti (Olanda e Francia). Ad esempio in Italia la tariffa istruttoria per un’acciaieria a ciclo integrale di competenza statale è di oltre 150.000€ a fronte di circa 19.000€ in Germania e nessuna tariffa in Francia. Il quadro nazionale Passando all’analisi del quadro nazionale emergono con chiarezza le inefficienze del sistema amministrativo che impattano negativamente sulla competitività delle nostre imprese e sulla capacità del Paese di attrarre investimenti nel settore industriale. Oltre una forte frammentazione causata dai diversi livelli di competenze amministrative (Stato, Regioni e Province) stabiliti dalla norma di recepimento, le principali divergenze applicative si sono registrate nell’ambito dell’iter autorizzativo sia per quanto riguarda le tempistiche per il rilascio delle stesse autorizzazioni, sia per quanto riguarda la fissazione delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni (ad esempio in termini di valori limite di emissione). Queste divergenze hanno generato ripercussioni negative di tipo amministrativo, tecnico e gestionale e conseguenti risvolti sul fronte economico. Riteniamo che una disciplina complessa ed articolata come l’AIA, necessita di maggiore uniformità di applicazione sul territorio nazionale. Considerando, infatti, le importanti implicazioni dell’AIA sugli investimenti e sulle strategie industriali delle imprese, una disciplina uniforme a livello statale è essenziale se si vuole assicurare efficacia alla tutela dell’ambiente e parità di trattamento tra gli operatori, arginando la discrezionalità emersa dalle varie procedure a livello territoriale. Inoltre non è più rinviabile l’introduzione di semplificazioni all’attuale quadro normativo e la previsione di tempi più celeri e procedure più snelle per il rilascio e il rinnovo delle autorizzazioni. La VIS Nell’ambito del nostro approfondimento abbiamo analizzato anche il tema della valutazione di impatto sanitario (VIS) sul quale negli ultimi mesi vi è stata un’accelerazione del dibattito a livello nazionale. Riteniamo che il tema debba essere attentamente valutato al fine di evitare la sistematica introduzione di “fattori di rischio” senza la definizione preventiva di una metodologia condivisa per la loro valutazione e monitoraggio. Il tema è serio e va affrontato in modo sistematico ed omogeneo a livello nazionale, consolidando un metodo di valutazione e monitoraggio basato su parametri oggettivi per evitare il proliferare di interpretazioni discrezionali da parte delle singole Regioni e delle autorità locali. Si rende, dunque, necessario un approccio valutativo integrato che richiede un nuovo modo di pensare e operare di tutti gli attori del processo (utenti, decisori, ricercatori, etc.) e una maggiore attenzione ai punti chiave della VIS anche attraverso una condivisione delle esperienze internazionali. Proposte di Confindustria Riteniamo che la sfida della sostenibilità sia non solo un dovere etico morale ma anche una straordinaria opportunità di innovazione tecnologica e di sviluppo. Di conseguenza alcune proposte e criteri sui quali dovrebbero fondarsi, a nostro avviso, i futuri interventi normativi sulle tematiche trattate. • • • • • Il recepimento e l’applicazione della nuova Direttiva sulle emissioni industriali devono avvenire nel rispetto delle disposizioni comunitarie e degli standard prevalenti negli altri Paesi, senza oneri impropri E’ necessario garantire agli impianti il tempo necessario per gli adeguamenti alle disposizioni della nuova Direttiva sia per gli aspetti tecnici di realizzazione ed anche per l’ammortamento degli investimenti. Occorre assicurare uniformità di applicazione sul territorio nazionale della disciplina AIA Non si può più rimandare l’introduzione di semplificazioni normative e amministrative per assicurare procedure snelle e celeri e ridurre gli oneri a carico delle imprese E’ necessario che nel disciplinare la valutazione di impatto sanitario si assicuri uniformità a livello nazionale anche in ordine alla rilevanza delle possibili fonti di impatto, scongiurando impostazioni basate su giudizi aprioristici del rapporto di causalità tra la sola attività industriale e il “danno” riscontrato Mi auguro sia chiaro, dalle nostre proposte, che Confindustria intende mettere la sostenibilità e la tutela della salute al primo posto, lo vuole fare nel rispetto del quadro di regole comunitarie eliminando le inefficienze amministrative che impediscono lo sviluppo tecnologico fondamentale per una crescita sostenibile ed il benessere sociale.