MATURITA` per UNA RELAZIONE PROFONDA

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MATURITA` per UNA RELAZIONE PROFONDA
MATURITA’ per UNA RELAZIONE PROFONDA
Oggi vi presentate come coppia: una coppia che ha già una sua storia e che ha un progetto per il suo
futuro. Ma accanto al progetto c'è anche la trepidazione: ce la faremo? Saremo all'altezza di costruire
una famiglia felice? Siete certi come coppia di avere molti punti a favore, e sicuramente è vero! Ma
sapete anche che ci sono persone che hanno interrotto il cammino a due. Sapete quindi che esiste
anche questa possibilità e siamo certi che è quella che voi volete evitare.
Perciò bisogna chiedersi perché questo succede, scoprire quali sono le cause dei fallimenti matrimoniali e comportarsi di conseguenza. Ebbene, gli esperti di queste cose sono concordi nel dire che
uno dei motivi più frequenti per cui le coppie si sfaldano sta nell'immaturità di fondo di uno o di
entrambi i coniugi, che li rende incapaci di entrare in relazione profonda e totale con un partner.
Da notare che non è solo il caso di persone particolarmente problematiche, all'apparenza. Ciò vuol
dire che, probabilmente, ciascuno di noi ha dei risvolti problematici che bisogna imparare a conoscere
e ad affrontare per evitare amare sorprese.
Questo è tanto più doveroso se ci si impegna a condividere la propria esistenza in modo totale e
definitivo con un'altra persona. Per affrontare la vita a due bisogna insomma avere raggiunto una
certa maturità personale.
Ma che cosa vuol dire essere una persona matura? C'è chi è più maturo e chi
meno: esiste un confine?
È difficile rispondere perché non c'è una misura standard di maturità che vada bene per tutti. La
maturità è un processo continuo, non è un punto di arrivo. Gli psicologi sono d'accordo nel dire che
una persona è matura se si assume coscientemente un impegno di ulteriore maturazione,
se decide di assumere il controllo di se stessa e si comporta di conseguenza.
Ci sono segni sicuri di maturità e sintomi che fanno sospettare un'immaturità della persona. Di
questo possiamo e dobbiamo parlare. Ne elenchiamo alcuni.
Sono atteggiamenti di maturità i seguenti:
a. Creare l'abitudine a riflettere su se stessi, a osservare i propri comportamenti e a
metterli in discussione, a dirsi la verità.
Una persona che non è capace di guardarsi dentro, di mettere in discussione il proprio modo di
essere, non sarà mai capace di entrare in relazione totale con un altro, di condurre un rapporto
schietto, sincero, costruttivo, come richiede la vita di coppia.
Un bambino è diverso dall'adulto proprio perché non è abituato a riflettere, è spontaneo: prima fa e
poi pensa... e pensa di avere sempre ragione.
L'inizio della sapienza (cioè della maturità) per i filosofi antichi della Grecia era la conoscenza di se
stessi. Il loro motto era: Conosci te stesso. Purtroppo, non siamo aiutati in questo dalla società
superficiale in cui viviamo.
Se uno riflette, si accorge però che: non c'è nessuno senza difetti, neanche lui; la vita è breve e va
sfruttata al meglio; la vita presenta già tante difficoltà per se stessa senza bisogno di aumentarle con
la nostra incoscienza; non esiste la felicità allo stato puro, ognuno ha i suoi problemi. Conseguenza di
tale riflessione sono un atteggiamento di tolleranza e la capacità di sopportare e di attendere.
b. Accettarsi per quello che si è, cioè riconoscere i propri limiti, i propri difetti,
apertamente e schiettamente: stare bene con se stessi.
È importante perché dà all'altro la possibilità di aiutarci a superarli, perché crea le premesse per una
crescita, non solo personale, ma reciproca e crea la base per un rapporto di coppia profondo e
costruttivo. Accettarsi per quello che si è vuol dire anche volersi bene e avere quindi la misura
dell'amore verso gli altri perché si deve amare il prossimo... come se stessi. Vuoi dire inoltre
conoscere le proprie capacità, le proprie potenzialità per poterle mettere a frutto.
A volte ci si ferma di fronte a problemi o a situazioni che ci sembrano insuperabili solo perché non si
ha abbastanza conoscenza di se stessi e fiducia nelle proprie capacità. È un sano atteggiamento di
maturità anche aver fiducia in se stessi e offrire al partner una persona serena che è capace di
affrontare la vita. Sarebbe infatti rischioso basare il rapporto di coppia su un reciproco bisogno uno
dell'altro.
c. Porsi in posizione di... lavoro su se stessi e non accontentarsi mai.
«Io posso fare di meglio» deve essere un atteggiamento costante nella persona adulta. Ad majora!
era il motto del grande imperatore Carlo V. Un atteggiamento di lavoro su noi stessi ci permette di
assumere la guida della nostra persona e della nostra vita, senza vivere alla giornata. Ci rende anche
più simpatici agli altri perché tutti sono disposti a perdonare chi si sforza sinceramente di correggere i
suoi difetti, anche se non ci riesce.
d. Ricercare sempre e approfondire i valori (= cose che valgono, che fanno migliore la
vita), che danno senso alla vita individuale e di coppia. Ogni persona che vuoi essere davvero tale,
ha l'impegno di sviluppare in sé la dimensione spirituale, intesa come ricerca della verità, ricerca dei
valori in base ai quali orientare le proprie azioni. L'alternativa è lasciarsi vivere, è sclerotizzarsi sulle
proprie abitudini ed essere ripetitivi per tutta la vita: è un po' incominciare a morire. Una volta
individuati i valori, è poi importante fare una scala di priorità tra di essi per sapere cosa è
indispensabile, cosa è più importante, cosa può essere tralasciato.
In base a tale scala di priorità va quindi steso un progetto di vita da confrontare con quello dei
partner. I due progetti devono potersi fondere insieme in un progetto comune: ecco il matrimonio.
Siccome oggi i modelli di matrimonio sono più variegati che non in passato, è bene che il confronto
nella coppia sul progetto comune da costruire insieme sia particolarmente approfondito.
e. Capire che vivere è crescere, che il matrimonio è sempre da costruire...
È più facile per la donna, che è più aperta al nuovo, forse perché più vicina alla vita. L'uomo è più
abitudinario, ma deve reagire.
Spesso il momento in cui si sente che la scelta dell'altro è definitiva, o, più ancora, quando il
momento del matrimonio viene scambiato per una tappa raggiunta, avviene un rilassamento della
propria tensione di crescita che, a volte, diventa definitivo; come se uno pensasse: «dal momento
che lui/lei mi ha scelto, vuol dire che vado bene così.. . ».
Ma nessuno ha diritto di considerarsi a posto, di rifiutare un'ulteriore crescita e un miglioramento
della propria personalità. Se mai, proprio l'amore per l'altro deve stimolare a migliorarsi per offrirgli
una persona consapevole, armoniosa e gradevole!
Sono atteggiamenti che denotano immaturità:
a. Considerare la coppia come un rifugio, magari alternativo alla società, che è, a priori, cattiva.
Questo atteggiamento porta all'isolamento della coppia, che rischia di scoppiare se uno dei due
componenti si stanca e incomincia a soffrire di claustrofobia... È facile che succeda a quello che è
costretto «a tirare la carretta», anche perché una coppia sbilanciata difficilmente dura. Va tenuto
presente che chi non è capace di stare da solo, non è adatto a fare coppia.
b. Incapacità di coniugare la legittima libertà dei partners con le esigenze della coppia.
Quando si parla di libertà si può essere facilmente fraintesi. Non è vero che si è liberi quando si fa
quello che si vuole, perché questo è istinto. È un'illusione pensare di poter fare quello che s vuole,
perché ogni persona è condizionata a var livelli: fisico, psicologico, culturale, religioso. Una persona
diventa davvero libera quandc prende coscienza dei condizionamenti che ha e impara a liberarsene.
Anche la libertà è un processo continuo, come la maturità. Non basta po liberarsi dai condizionamenti
esterni o interni: questa è solo la premessa per poter scegliere. La libertà non è un valore in se
stessa, ma serve per poter scegliere un progetto di vita basato su determinati valori. Ora ognuno dei
partners è vissuto un certo tempo da solo ed ha elaborato più o meno confusamente un suo progetto
di vita, con i suoi valori morali, religiosi, umani, relazionali, ecc. Ha fatto sempre scelte individuali.
Come abbiamo già accennato, far coppia in modo maturo significa invece confrontare con un altro le
proprie scelte e per questo è necessario avere un atteggiamento di ascolto, che sa rispettare le scelte
altrui. Significa inoltre dialogare per costruire un progetto di vita condiviso, che si fonda su alcuni
valori comuni ritenuti sufficienti per le scelte da fare nel futuro. Resteranno comunque a ciascuno dei
due partners dei valori personali non condivisi, in base ai quali ciascuno farà le sue scelte di vita, che
non necessariamente saranno identiche a quelle dell'altro. È questo lo spazio della libertà personale,
che va rispettato perché in certi casi è irrinunciabile, come ad esempio nei casi di coscienza, nelle
scelte religiose, ecc. Va comunque ricordato che chi si sposa non può ragionare e comportarsi da
celibe/nubile, facendo tutto ciò che gli pare senza confrontarsi con il partner, altrimenti è meglio che
non si sposi. Chi non è disposto a donare neanche in parte la sua libertà a un'altra persona non è
adatto per il matrimonio.
c. Incapacità di staccarsi dalla famiglia di origine e dal suo modello.
Fino al momento del matrimonio i due sposi sono vissuti all'interno di due diverse famiglie. È
inevitabile che abbiano interiorizzato un determinato modello di coppia, un certo cliché di marito, di
moglie, di padre, di madre... Volerli riprodurre integralmente però soffoca la crescita della persona e
della coppia ed è fonte di inevitabili conflitti. Bisogna invece ricordare che non esiste un unico modo
di essere coppia. Ogni coppia deve scegliere il suo, lasciando mentalità, modi di vivere, dipendenze
economiche, psicologiche, ecc., che possono, all'apparenza, essere comodi, ma impediscono una
sana creatività. Solo così la coppia è protagonista del suo matrimonio.
PER APPROFONDIRE
Il sogno di ogni uomo è quello di essere completamente padrone della propria esistenza, ma pochi uomini
hanno ordinato e valorizzato i diversi piani del loro essere. Pochi uomini sono perfettamente equilibrati, sia
perché nessuno li ha aiutati a costruirsi (educazione), sia perché non si sono mai costruiti da se stessi
(autoeducazione, sforzi dell'adolescente e dell'adulto) e sia perché si sono deteriorati (da sé, dagli altri, dalle
situazioni).
La persona umana è una realtà a tre dimensioni:
1) Fisico-corporea (il corpo attraverso cui ci rendiamo presenti agli altri).
2) Psico-affettiva (costituita dall'intelletto, la conoscenza, la comprensione, i sentimenti).
3) Spirituale (del discernimento e della volontà) .
I tre piani costituiscono un unico io, sono tra loro collegati, comunicano, reagiscono l'uno sull'altro, ma la loro
gerarchia deve essere rispettata; il fisico è in basso, il meno nobile; lo spirito è in alto, il più degno.
Se non viene conservato l'ordine dei valori, l'uomo è compromesso. Alcuni uomini camminano sulla testa, ma
non possono farlo a lungo perché l'uomo non è fatto per questo. Tu cammini sulla testa quando il tuo corpo
prende il sopravvento: una ghiottoneria alla quale non sai resistere, una sigaretta, un bicchiere di vino, la pigrizia del corpo che al mattino rifiuta di alzarsi,
o che in piedi evita lo sforzo, una sensazione cercata e gustata senza altro scopo che quello di soddisfarla,
un piacere sessuale desiderato per se stesso...
È la sensualità in tutte le sue forme. Se il tuo corpo decide, se comanda e tu obbedisci, il suo peso è
determinante e soffocherà la tua sensibilità e il tuo spirito.
Alcune persone avanzano strisciando: in loro predomina il sensibile. Tu avanzi strisciando quando una
persona ha ragione perché ti è simpatica, e un'altra ha torto perché non puoi vederla; quando giudichi una
persona da come si presenta anziché per la sua dignità di uomo; quando non lavori e non ti impegni perché
qualcuno ti ha ferito, oppure quando fai mari e monti perché hai avuto qualche soddisfazione.
L'uomo è in piedi quando in lui lo spirito, completamente libero, comanda alla sensibilità e al corpo. Egli non
disprezza né l'una né l'altro, perché entrambi sono belli e utili, in quanto creati da Dio, ma li comanda e li
dirige. È lui il capo ed essi sono i servitori. È questa la facoltà che distingue in modo radicale l'uomo dagli altri
esseri viventi. La sua superiorità sull'animale consiste proprio nel poter riflettere su se stesso, contemplare il
mondo, giudicare e fare scelte che orientino la propria vita. C'è da scegliere tra l'umanizzazione riconoscendo
il primato dello spirito e della coscienza, o l'animalizzazione risultante dal prevalere dell'istinto.
(M. M. Quoist, Riuscire, SEI, Torino 1960, pp. 17-18).