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MINUTI Febbraio 2013 + pagina _Layout 1 06/02/13 15.35 Pagina 5 Attacchi ischemici transitori: prima parte. Diagnosi e valutazione B. BRENT SIMMONS, BARBARA CIRIGNANO, ANNETTE B. GADEGBEKU Drexel University College of Medicine, USA Un attacco ischemico transitorio (TIA, transient ischemic attack) viene definito tale in base al riscontro di sintomi neurologici transitori in assenza di evidenze di un infarto cerebrale acuto. I TIA sono un importante e frequente fattore di rischio per ictus futuri, ma ciò nonostante rappresentano una patologia grandemente sotto-diagnosticata. I sintomi più frequenti sono improvvisi e transitori, e possono comprendere paresi unilaterale, difetti della parola, cecità monoculare. Una diagnosi corretta e precoce dei TIA, che distingua tali attacchi da diverse altre condizioni che possono causare sintomi simili, è molto importante, in quanto interventi terapeutici precoci possono ridurre in maniera significativa il rischio di ictus futuri. Sintomi aspecifici e ad insorgenza graduale sono più frequentemente attribuibili a condizioni che simulano un TIA. I TIA hanno infatti in genere un’insorgenza improvvisa, e sono caratterizzati da deficit neurologici focali o da difetti della parola. I pazienti con TIA necessitano di una valutazione diagnostica urgente, che può comprendere esami di neuroimaging, esami di imaging dei vasi cervicocefalici, una valutazione cardiaca, la misurazione della pressione arteriosa, alcuni esami di laboratorio. La valutazione iniziale del paziente deve comprendere la determinazione del punteggio definito in base all’acronimo ABCD2 (age, blood pressure, clinical presentation, diabetes mellitus, duration of symptoms; età, pressione arteriosa, presentazione clinica, diabete mellito, durata dei sintomi); tale punteggio è utile per determinare il rischio immediato di recidive di ischemia e di ictus. I pazienti con punteggi ABCD2 elevati devono essere ricoverati in ospedale, mentre i pazienti con punteggi più bassi sono esposti ad un rischio inferiore e possono essere trattati a livello ambulatoriale. (Am Fam Physician. 2012; 86 (6): 521-526. Copyright© 2012 American Academy of Family Physicians). N el corso degli ultimi 10 anni la definizione di attacco ischemico transitorio (TIA, transient ischemic attack) è cambiata più volte, con lo scopo di riflettere la natura transitoria non solo dei sintomi, ma anche dell’ischemia cerebrale. La definizione classica di TIA, cioè un deficit neurologico focale ad insorgenza improvvisa e di durata inferiore a 24 ore, venne formulata per la prima volta negli anni ’60 del secolo scorso, ed è stata poi accettata per 40 anni.1,2 Nel 2002 il TIA Working Group propose una nuova definizione, e cioè una breve disfunzione neurologica con sintomi di durata tipicamente inferiore ad un’ora, in assenza di evidenze di un infarto acuto.1 Tale definizione, pur diffusamente accettata, presentava tuttavia il problema dell’impossibilità di individuare un valore di cutoff di durata dei sintomi che fosse in grado di prevedere in maniera affidabile la reversibilità o meno dell’ischemia cerebrale.3 Ciò ha portato, nel 2009, alla formulazione di una nuova definizione, proposta da American Heart Association/American Stroke Association (AHA/ASA), che definisce il TIA come un episodio transitorio di disfunzione neurologica causata da un’ischemia focale cerebrale, del midollo spinale o della retina, in assenza di un infarto acuto.2 Nei pazienti con sintomi compatibili con un’ischemia cerebrale, la mancanza di evidenze di infarto all’esame di imaging condotto mediante risonanza magnetica (MRI, magnetic re- sonance imaging) distingue i TIA da un ictus minore. Il presente articolo, primo di una serie di due, focalizza la propria attenzione sulla diagnosi di TIA. La seconda parte dell’articolo tratterà invece del trattamento del paziente in seguito ad una diagnosi di TIA.4 Epidemiologia L’utilizzazione, per porre la diagnosi di TIA, dei risultati degli esami di imaging invece di un cutoff temporale di durata dei sintomi, influenza i dati epidemiologici di incidenza e prevalenza. Uno studio ha previsto l’esecuzione di esami MRI in pazienti che avevano ricevuto una diagnosi di TIA in base alla definizione classica, evidenziando un’ischemia cerebrale nel 33% dei casi.5 Secondo la nuova definizione di TIA, i pazienti con ischemia cerebrale all’esame MRI devono ricevere una diagnosi di ictus; ciò determina una diminuzione dell’incidenza complessiva dei TIA.5 Ciò nonostante, i TIA continuano probabilmente ad essere sotto-diagnosticati. In uno studio condotto mediante interviste per via telefonica, il 2,3% dei soggetti intervistati ha riferito di aver ricevuto, dal proprio medico, una diagnosi di TIA, mentre un ulteriore 3,2% ha riferito di aver presentato sintomi compatibili con un TIA ma di non essersi rivolto ad un medico.6 Se5 - febbraio 2013 - Minuti MINUTI Febbraio 2013 + pagina _Layout 1 06/02/13 15.35 Pagina 6 Sistema SORT (Strength of Recommendation Taxonomy, Tassonomia della forza delle evidenze): Indicazioni per la pratica clinica Indicazione clinica Livello di Referenze evidenza bibliografiche Tutti i pazienti che si presentano con sintomi di un possibile TIA vanno sottoposti ad una valuC 2 tazione urgente con esami di neuroimaging, imaging dei vasi cervico-cefalici, elettrocardiografia Nella valutazione di un paziente con TIA possono essere utili ecocardiografia, un monitoraggio C 2 cardiaco prolungato e alcuni esami ematici di routine C 2, 29-31 I pazienti con TIA che si presentano al medico entro 72 ore dalla risoluzione dei sintomi devono essere ricoverati se presentano un punteggio ABCD2 superiore o pari a 3, evidenze di ischemia focale, oppure non sono in grado di portare a termine la valutazione ambulatoriale entro 48 ore A = Evidenza coerente, di buona qualità e orientata sul paziente; B = evidenza orientata sul paziente, scarsamente coerente o di qualità limitata; C = opinione generale, evidenza orientata sulla malattia, pratica clinica usuale, opinione di esperti, serie di casi clinici. Per informazioni sul sistema SORT di valutazione delle evidenze, si veda al sito http://www.aafp.org/afpsort.xml condo alcune stime l’incidenza complessiva dei TIA sarebbe pari, negli Stati Uniti, a 200.000-500.000 casi per anno.2 I TIA rappresentano importanti fattori di rischio per successivi ictus maggiori; il rischio risulta più elevato nel periodo immediatamente successivo al TIA.7-9 Il valore di odds ratio per un ictus ischemico successivo ad un TIA è di 30,4 durante i primi 30 giorni, di 18,9 dopo 1-3 mesi, di 3,16 dopo 4-6 mesi, e di 1,87 dopo 5 anni.7 Condizioni che simulano un TIA Una delle più grosse sfide per il medico di famiglia riguarda la distinzione tra TIA ed eventi ischemici e condizioni che simulano un TIA. L’accuratezza di tale distinzione, a livello ambulatoriale, è storicamente bassa; secondo uno studio persino neurologi esperti presenterebbero un certo grado di disaccordo tra loro nella diagnosi di TIA.10,11 Una corretta e tempestiva distinzione tra TIA e condizioni che simulano un TIA assume peraltro un’importanza critica, in quanto un intervento terapeutico precoce (es. farmaci antiaggreganti, statine, terapia anti-ipertensiva, terapia anticoagulante quando indicata) riduce dell’80% il rischio di recidive di eventi ischemici.12 Le condizioni più frequenti, tra quelle che simulano un TIA, comprendono convulsioni, emicrania, alterazioni metaboliche, sincopi.10,13,14 Tali condizioni sono più frequentemente caratterizzate da un’insorgenza più graduale della sintomatologia e dalla presenza di sintomi aspecifici (Tabella 113), come ad esempio perdita di memoria e cefalea.13-15 I sintomi di TIA hanno invece più frequentemente un’insorgenza improvvisa, con comparsa di paresi monolaterale, difetti della parola, cecità transitoria monoculare.13,14,16 La Tabella 2 riporta alcuni sintomi che sono più frequenti in presenza di condizioni che simulano un TIA, ed alcuni sintomi che sono invece più frequenti in as6 - febbraio 2013 - Minuti sociazione ad un vero e proprio TIA.13,14 Un’anamnesi ed un esame obiettivo accurati sono indispensabili per una diagnosi corretta di TIA a livello ambulatoriale. Presentazione clinica Anamnesi In occasione della presentazione iniziale del paziente, quest’ultimo va sottoposto ad un’accurata raccolta anamnestica che deve comprendere l’identificazione dei sintomi compatibili con un deficit neurologico focale, nonché la tempistica dell’insorgenza dei sintomi e della loro risoluzione. Quest’ultimo aspetto è di importanza cruciale, in quanto quando il paziente si rivolge al medico i sintomi si sono spesso già risolti. La raccolta anamnestica deve riguardare inoltre la presenza di sintomi aspecifici, frequenti nelle condizioni che simulano un TIA. Informazioni raccolte presso testimoni dell’evento possono essere Tabella 1. Sintomi clinici di condizioni che possono simulare un TIA Sintomo clinico Odds ratio per una condizione che simula un TIA Perdita di memoria 9,17 Cefalea 3,71 Visione confusa 2,48 Paresi monolaterale 0,35 Cecità transitoria monoculare 0,15 Diplopia 0,14 NOTA: Tanto più il valore di odds ratio è superiore a 1, tanto maggiore è la probabilità che il sintomo sia attribuibile a una condizione che simula un TIA; tanto più il valore di odds ratio è inferiore a 1, tanto maggiore è la probabilità che il sintomo sia attribuibile a un TIA o a un ictus. TIA = attacco ischemico transitorio. Informazioni tratte dalla referenza bibliografica 13 MINUTI Febbraio 2013 + pagina _Layout 1 06/02/13 15.35 Pagina 7 utili nei casi in cui il paziente non ha avuto una chiara percezione dell’evento stesso. La raccolta anamnestica deve identificare eventuali fattori di rischio per eventi ischemici, come fumo di sigaretta, obesità, diabete mellito, dislipidemia, ipertensione, nonché una storia personale o familiare di disturbi da ipercoagulabilità, ictus, TIA precedenti. I sintomi di TIA compaiono improvvisamente, e sono in genere costituiti da un deficit neurologico o da una perdita di funzione.17 Il medico deve assolutamente indagare circa l’eventuale ricorrenza dei sintomi di TIA, in quanto un TIA recente con recidive (TIA “in crescendo”) necessita di una valutazione d’urgenza. Le condizioni che simulano un TIA sono più frequenti in pazienti con una storia di patologie cognitive, convulsioni, ipotensione ortostatica, vertigini.10,14 I sintomi che non suggeriscono un TIA possono comprendere sensazione di stanchezza generalizzata, capogiri, confusione mentale, perdita di coscienza, scotomi, disfagia, tinnito, cefalea, dolore oculare, dolore toracico.17,18 È importante sottolineare che il riscontro di sintomi indicativi di condizioni che simulano un TIA non consente di escludere la diagnosi di TIA. La Tabella 3 riassume i principali aspetti della diagnosi differenziale. Esame obiettivo Una presentazione clinica che comprenda una diminuzione della forza muscolare e difetti della parola è altamente suggestiva per un TIA; tali sintomi si associano anche ad un aumento del rischio di ictus precoce successivo ad un TIA.19 L’esame obiettivo deve comprendere la valutazione dei segni vitali, un esame cardiovascolare ed un esame neurologico completo. In presenza di un ischemia cerebrale la pressione arteriosa risulta frequentemente elevata; il medico deve ricercare inoltre eventuali soffi vascolari e deve valutare la presenza di aritmie. Il medico deve porre particolare attenzione all’identificazione di eventuali deficit neurologici focali, ed alla loro “distribuzione neurovascolare”. Il medico deve condurre test di valutazione dei nervi cranici, delle funzioni motorie somatiche, delle funzioni sensitive somatiche, della capacità di parola e di linguaggio, del sistema cerebellare. I segni più frequenti di TIA, per quanto riguarda l’esame dei nervi cranici, sono diplopia, emianopsia, cecità monoculare, paralisi dello sguardo, paralisi facciale, deviazione laterale della lingua, disfagia, disfunzione vestibolare.17,18 La valutazione del sistema cerebellare comprende l’esame dei movimenti oculari, la prova indice-naso e calcagno-tibia, che possono evidenziare nistagmo, distassia o atassia. I reperti dell’esame della funzione motoria suggestivi di TIA Tabella 2. Sintomi clinici di TIA e di condizioni che simulano un TIA Sintomo clinico Percentuale in pazien- Percentuale ti con condizioni che in pazienti simulano un TIA* con un TIA* Paresi monolaterale 29,1 58 Perdita di memoria/ 18-26 2-12 limitazioni cognitive Cefalea 14,6-23 2-36 Visione confusa 21,8 5,2 Disartria 12,7 20,6 Emianopsia 3,6 3,6 Cecità transitoria 0 6 monolaterale Diplopia 0 4,8 TIA = attacco ischemico transitorio. * Quando i sintomi sono riscontrabili al momento della presentazione clinica. Informazioni tratte dalle referenze bibliografiche 13 e 14 Tabella 3. Diagnosi differenziale in un paziente con un attacco ischemico transitorio Diagnosi Tumori cerebrali Infezioni del sistema nervoso centrale (es. meningite, encefalite) Cadute/traumi Ipoglicemia Emicrania Sclerosi multipla Patologie convulsive Emorragia subaracnoidea Vertigini (centrali o periferiche) Principali reperti Grave cefalea monolaterale con nausea e vomito Febbre, cefalea, confusione mentale, rigidità nucale, nausea, vomito, fotofobia, modificazioni dello stato mentale Cefalea, confusione mentale, lividi Cefalea, diminuzione di forza, diaforesi Grave cefalea associata o meno a fotofobia, età più giovane Diplopia, riduzione di forza dei muscoli degli arti, parestesie, ritenzione urinaria, neurite ottica Confusione associata o meno a perdita di coscienza, incontinenza urinaria, movimenti tonico-clonici Grave cefalea con insorgenza improvvisa e fotofobia Sensazione generale di malessere e capogiri, diaforesi, associate o meno a problemi uditivi comprendono spasticità, clono, rigidità, diminuzione monolaterale della forza a livello dei muscoli dell’arto superiore o dell’arto inferiore, del volto o della lingua. La riduzione monolaterale della forza muscolare ed i disturbi della parola rappresentano i sintomi più frequenti dei pazienti con TIA; tali sintomi, d’altro canto, risultano spesso associati ad un infarto cerebrale acuto identificato mediante MRI.20,21 In uno 7 - febbraio 2013 - Minuti MINUTI Febbraio 2013 + pagina _Layout 1 06/02/13 15.36 Pagina 9 studio condotto su pazienti con TIA, il 31-54% presentava riduzioni focali di forza, ed il 25-42% disturbi della parola; nel 16-32% dei casi i sintomi sono risultati di durata inferiore o pari ad un’ora, e nel 37-72% dei casi di durata superiore ad un’ora.3 Valutazione diagnostica La valutazione diagnostica dei pazienti in cui si sospetta un TIA va iniziata prima possibile, in modo tale da consentire una stratificazione del rischio di recidive. Secondo le linee guida di AHA/ASA, gli obiettivi sono di ottenere una valutazione vascolare, alla ricerca dei meccanismi e dell’origine della sintomatologia lamentata dal paziente, nonché per escludere eventuali eziologie non-ischemiche.2 I pazienti sintomatici vanno considerati affetti da un ictus attivo, e devono ricevere una valutazione d’urgenza in un reparto di terapia d’urgenza. Esami di imaging AHA/ASA consigliano l’esecuzione di esami di imaging entro 24 ore dall’insorgenza dei sintomi. L’esame di prima scelta è costituito da MRI diffusion-weighted, più sensibile della tomografia computerizzata (TC).2 Quest’ultima, tuttavia, risulta più diffusamente utilizzata grazie alla sua maggiore disponibilità, ed alla capacità di identificare rapidamente emorragie intracerebrali.22 Quando il paziente viene sottoposto ad una TC l’esame deve essere poi seguito, se possibile, da una MRI di follow-up, in quanto quest’ultimo esame è superiore nell’identificare infarti cerebrali.2 L’identificazione di un infarto all’esame MRI può avere importanti implicazioni prognostiche. Uno studio condotto su pazienti con TIA (diagnosi posta secondo la definizione classica) ha evidenziato che i pazienti con infarto cerebrale identificato mediante esame MRI presentavano un tasso intraospedaliero di incidenza di ictus pari al 19,4%, mentre tra i pazienti senza evidenze di infarto il tasso risultava pari solo all’1,3%.23 In base alla nuova definizione diagnostica di TIA, molti pazienti con diagnosi di TIA secondo la definizione classica riceverebbero invece, in presenza di evidenze di infarto acuto all’esame MRI, una diagnosi di ictus minore. Uno studio recente ha utilizzato la nuova definizione di TIA nella valutazione di pazienti i cui sintomi si risolvevano entro 24 ore. Tra i pazienti con evidenze di infarto all’esame MRI (“ictus minore” secondo la nuova definizione), il 7,1% ha sviluppato un ictus nei successivi 7 giorni, rispetto solamente allo 0,4% dei pazienti senza evidenze di infarto.24 I pazienti con TIA devono essere sottoposti ad una valutazione dei vasi cervico-cefalici (mediante ecografia carotidea, ecografia Doppler transcranica, angiografia mediante risonanza magnetica, angiografia con TC), alla ricerca di lesioni aterosclerotiche trattabili.2 Un approccio ragionevole prevede l’esecuzione di esami di imaging carotideo, entro una settimana dall’insorgenza dei sintomi, nei pazienti che vengono considerati potenziali candidati ad un Università degli Studi di Firenze in collaborazione con: Fondazione Internazionale Menarini e Unicoop Firenze Incontri con la città Leggere il presente e comprendere il futuro 12 lezioni da marzo 2013 ad aprile 2014 Firenze, Aula Magna del Rettorato Piazza San Marco, 4 Primo appuntamento domenica 17 marzo ore 10,30 Lectio di Gian Franco Gensini, ordinario di medicina interna: “Perché a Firenze si vive più a lungo” “Incontri con la città” è un’iniziativa realizzata dall’Università degli Studi di Firenze, in collaborazione con la Fondazione Internazionale Menarini e Unicoop. Da marzo 2013 ad aprile 2014, a cadenza mensile, la domenica mattina nell'Aula Magna del Rettorato di Piazza San Marco si terranno 12 lezioni aperte alla cittadinanza, per leggere il presente e comprendere il futuro. L'Ateneo si aprirà non soltanto a studenti, docenti e mondo delle istituzioni, ma a tutti i cittadini, per offrire prospettiva e lungo respiro alla progettualità civica che il futuro e le giovani generazioni chiedono all'Università. 9 - febbraio 2013 - Minuti MINUTI Febbraio 2013 + pagina _Layout 1 06/02/13 15.36 Pagina 11 Tabella 4. Punteggio secondo la scala ABCD2 per determinare il rischio di ictus in seguito a un TIA Caratteristiche cliniche Punteggio Età ≥60 anni 1 Pressione arteriosa: sistolica ≥140 mmHg o 1 diastolica ≥90 mmHg Presentazione clinica Riduzione monolaterale di forza 2 Disturbi della parola senza riduzione di forza 1 Diabete mellito 1 Durata del TIA ≥60 minuti 2 10-59 minuti 1 NOTA: Rischio di ictus a 2 giorni: 1-3 punti = basso rischio (1%); 4-5 punti = rischio intermedio (4,1%); 6-7 punti = rischio elevato (8,1%). TIA = attacco ischemico transitorio. Informazioni tratte dalla referenza bibliografica 19 intervento di endoarteriectomia carotidea.25 Una meta-analisi ha dimostrato che l’angiografia con risonanza magnetica possiede una sensibilità del 92,2% ed una specificità del 75,7% nella diagnosi di stenosi carotidee, mentre per l’ecografia carotidea sensibilità e specificità sarebbero pari, rispettivamente, all’85,7% ed al 75,7%.26 Un altro studio ha descritto una sensibilità dell’81% ed una specificità del 96% per l’angiografia con TC, rispetto ad una sensibilità del 92% e ad una specificità del 98% per l’angiografia con risonanza magnetica.27 Valutazione cardiaca La valutazione iniziale del paziente deve comprendere un esame elettrocardiografico. L’ecografia transtoracica o transesofagea può essere utile alla ricerca di sorgenti tromboemboliche, per documentare la presenza di un forame ovale pervio, patologie valvolari, trombi cardiaci, aterosclerosi.2 Il paziente può inoltre essere sottoposto, durante un ricovero, ad un monitoraggio cardiaco prolungato mediante telemetria, oppure ad un monitoraggio Holter a livello ambulatoriale; l’obiettivo primario di questi esami è di documentare un’eventuale fibrillazione atriale parossistica. Esami di laboratorio La valutazione iniziale di un paziente con sintomi suggestivi di un TIA deve comprendere la misurazione di glicemia e dei livelli degli elettroliti sierici; l’obiettivo è di escludere un’ipoglicemia o alterazioni elettrolitiche, possibili cause di alterazioni dello stato mentale. Un esame emocromocitometrico completo ed esami della coagulazione possono essere utili per definire il rischio di emorragie e di patologie trombotiche.2,28 Nei pazienti più giovani, oppure in presenza di un sospetto clinico di infezioni del sistema nervoso centrale, di intossicazioni da farmaci o da sostanze, di patologie della coagulazione, possono essere utili ulteriori esami, come il test per la reagina plasmatica rapida, l’esame del liquido cerebro-spinale, lo screening di farmaci e di sostanze nelle urine, una valutazione completa dello status della coagulazione.2,28 I livelli lipidemici a digiuno sono utili per determinare il rischio cardiovascolare del paziente; questi esami possono essere utili anche per individuare il dosaggio iniziale di un eventuale trattamento con statine, volto ad ottenere determinati livelli di lipoproteine a bassa densità.2 Stratificazione del rischio e criteri per il ricovero in ospedale Il punteggio definito in base ai fattori indicati dall’acronimo ABCD2 (age, blood pressure, clinical presentation, diabetes mellitus, duration of symptoms; età, pressione arteriosa, presentazione clinica, diabete mellito, durata dei sintomi), rappresenta una versione modificata rispetto ad un punteggio simile precedente, noto con l’acronimo ABCD, messo originariamente a punto per definire il rischio di un ictus dopo un TIA.19,29 Il punteggio ABCD2 è risultato essere altamente predittivo della gravità dell’ictus: punteggi più alti risultano correlati a gradi più elevati di disabilità ed alla durata del ricovero in ospedale.30 Uno studio di popolazione condotto su pazienti con TIA, inoltre, ha dimostrato che il punteggio ABCD2 è altamente predittivo per TIA che si manifestano nelle successive 24 ore.29 In tale studio il 76% dei pazienti con una recidiva presentava un punteggio ABCD2 superiore a 5.31 In uno studio recente, un reparto di terapia di urgenza ha utilizzato il punteggio ABCD2 nell’ambito di un nuovo protocollo di triage. I pazienti con punteggio compreso tra 0 e 3 sono stati dimessi dal reparto di terapia d’urgenza con un appuntamento per un esame MRI e per un’angiografia con risonanza magnetica, da eseguire a livello ambulatoriale, nonché con un appuntamento per una visita specialistica ambulatoriale da condurre nei successivi 2 giorni lavorativi. I pazienti con un punteggio ABCD2 pari a 4 o 5 sono stati invece sottoposti, all’interno del reparto di terapia di urgenza, ad esami di imaging dei vasi cervicali e intracranici. I pazienti sono stati ricoverati nei casi in cui gli esami 11 - febbraio 2013 - Minuti MINUTI Febbraio 2013 + pagina _Layout 1 06/02/13 15.36 Pagina 13 identificavano una lesione sintomatica. In assenza di lesioni i pazienti sono stati dimessi, con l’indicazione a sottoporsi a delle visite di follow-up. Tutti i pazienti con punteggio ABCD2 superiore a 5 sono stati ricoverati. Questo tipo di approccio ha ottenuto una diminuzione dei tassi di ricovero in ospedale e dei tassi di recidive.32 L’approccio descritto è pratico e può essere implementato presso la maggior parte dei centri. Nei casi in cui l’esecuzione di urgenza di esami di imaging nel reparto di terapia di urgenza non sia possibile, oppure non sia possibile eseguire visite neurologiche urgenti di followup, un approccio ragionevole consiglia di ricoverare in osservazione tutti i pazienti con punteggio ABCD2 pari o superiore a 3, che si presentano al medico entro 72 ore dalla risoluzione dei sintomi, che presentano evidenze di ischemia focale, o che non sarebbero in grado di completare la valutazione ambulatoriale entro 48 ore.2,29-31 I pazienti con segni e sintomi “attivi” o con lesioni intracraniche agli esami di imaging vanno considerati affetti da un ictus, e vanno pertanto trattati di conseguenza. Origine dei dati: È stata condotta una ricerca Medline attraverso Ovid e PubMed, Essential Evidence Plus, National Guideline Clearinghouse, database Cochrane. I termini di ricerca hanno compreso: TIA, transient ischemic attack, TIA mimics, ABCD2, cerebral ischemia. Le ricerche sono state condotte tra gennaio 2011 e febbraio 2012. Gli autori Il Dr. Brent B. Simmons, Barbara Cirignano e Annette B. Gadegbeku sono, rispettivamente, Assistant Professor, Resident e Assistant Professor presso il Department of Family, Community and Preventive Medicine, Drexel University College of Medicine, di Philadelphia, Pennsylvania (Stati Uniti). Conflitto di interessi: gli autori non riferiscono rilevanti affiliazioni finanziarie. Note bibliografiche 1. Albers GW, Caplan LR, Easton JD, et al.; TIA Working Group. Transient ischemic attack-proposal for a new definition. N Engl J Med. 2002;347(21):1713-1716. 2. Easton JD, Saver JL, Albers GW, et al. Definition and evaluation of transient ischemic attack. 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Registration Fees After November 15, 2012 • active participant 350 euro • accompanying person 160 euro • postgraduate school attendant 280 euro* • students 150 euro* * from Universities other then Pisa The 21% Italian IVA tax must be added to the above mentioned registration fee. All active participants and accompanying persons are entitled to: admission to scientific session, congress kit, abstracts, participation in the Welcome Reception, light lunch at the meeting place, participation in the Dinner and Opera event of Friday 5, at Lucca (will have a separate cost to be defined) PAYMENT From Italy: DIPINT (Dipartimento Integrato Interistituzionale) Università di Pisa/Azienda ospedaliero-universitaria pisana, via Savi, 10 - 56126 Pisa (Italia) IBAN BANCO POPOLARE: IT71 Z050 3414 0110 0000 2751 263 From other countries: DIPINT IBAN BANCO POPOLARE: IT71 Z050 3414 0110 0000 2751 263 2007;369(9558):283-292. 20. Cucchiara BL, Messe SR, Taylor RA, et al. 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