l`oggetto magico

Transcript

l`oggetto magico
Progetto terapeutico
Quando la magia entra in classe:
l’oggetto magico
Relazione del laboratorio tenuto presso
l’Istituto Omnicomprensivo “Fabrizio De Andrè”
di Peschiera Borromeo
Progetto terapeutico “L’oggetto magico”
Artiste terapiste
Roberta Donati
Maddalena Colombo
Paola Invernizzi
La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà
per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo.
(Gianni Rodari)
Quale progetto e perché?
Il progetto si inserisce all’interno del programma scolastico di una classe prima
della scuola media di Peschiera Borromeo e si è svolto in collaborazione con la
professoressa di italiano Elena Modolo
È nato dall’esigenza di inserire nel programma scolastico un lavoro di arte terapia che tenesse conto delle esigenze dei ragazzi nella preadolescenza e li
aiutasse in modo creativo ad affrontare i temi scolastici in relazione alla loro
esperienza personale.
Si è pensato a un lavoro sul tema dell’oggetto magico nella fiaba, sviluppato in
varie fasi. I ragazzi si sono occupati prima dell’ideazione e realizzazione di un
oggetto magico personale e successivamente del suo utilizzo per una fabulazione di gruppo e drammatizzazione teatrale.
Il materiale
Si sono utilizzati principalmente materiali di recupero, scelti da ogni ragazzo
in base alle necessità. Questa scelta non è stata casuale, ma ha tenuto conto
della natura del mezzo magico nella fiaba, spesso incarnato da oggetti apparentemente privi di valore (ad esempio vecchi stivali o lampade antiche…etc.), poco
interessanti o scartati dall’antagonista, ma che l’eroe, dotato di un animo puro,
riesce ad utilizzare in quanto riesce a riconoscerne il valore al di là dell’apparenza.
L’utilizzo di materiali di recupero è importante perché rende visibile il rinnovamento e il cambiamento della materia e, nella trasformazione da scarto ad
opera, il ragazzo viene quindi messo nella condizione di poter prendere qualcosa
privo di apparente valore e di nobilitarlo attraverso l’atto creativo. Inoltre la
tecnica della carta-pesta o carta-colla implica esplicitamente l’atto del mettere
insieme, del tenere insieme rendendo forti e resistenti, parti che altrimenti sarebbero divise e fragili. Congiungono e danno forma plasmando materia priva
di identità e la nominano associandole dei connotati addirittura magici.
Tavolino apparecchiati!- ed ecco comparire tutto ciò che desiderava
(Il tavolino magico, l’asino d’oro e il randello castigamatti)
Cos’è l’oggetto magico?
L’oggetto magico è un qualsiasi oggetto con poteri magici. Il mezzo magico è
spesso il fulcro attorno al quale ruota una vicenda fantastica tradizionale, sia
essa una fiaba, un’epica cavalleresca o un romanzo fantasy.
Nel suo libro “Morfologia della fiaba” Vladimir Propp rileva la struttura generale della fiaba. Nello svolgimento del racconto fiabesco, tra la sequenza di
avvenimenti tipici del genere, si presenta anche la comparsa del mezzo magico.
Questo può essere donato al protagonista da un altro personaggio, comparire
improvvisamente e casualmente nella vicenda, può essere venduto o acquistato, bevuto o mangiato, viene sottratto da un altro personaggio, viene rappresentato da altri personaggi che si mettono di propria iniziativa a disposizione
dell’eroe oppure può essere lo stesso eroe a crearlo autonomamente.
Propp inoltre approfondisce l’origine del mezzo magico a livello storico ricollegandolo a i riti d’iniziazione primitivi.
Funzione terapeutica del progetto
Lo strumento magico rappresenta quindi la necessità di dare corpo ad un’idea,
ad una potenzialità o ad un potere astratto. Ideare e realizzare un oggetto magico personale diventa per il ragazzo l’occasione di rendere visibile e materico
un bisogno che è ancora latente. L’oggetto magico incarna le paure del proprio
creatore e dà al tempo stesso la possibilità di superarle. Ad esempio nel lavoro
di una delle studentesse, l’oggetto da lei realizzato, permette di individuare
le persone che mentono: ciò mette in luce la sua paura di essere scoperta nel
momento è lei stessa a mentire, nonché la sua incapacità di fidarsi fino in fondo
degli altri.
Chiara: “Certo, anche io a volte magari qualche piccola bugia la dico, ma vorrei
scoprire se la persona con cui parlo è sincera, almeno sulle questioni importanti. A volte penso di essere troppo diffidente verso gli altri e che dovrei fidarmi
di più delle persone che mi circondano…”
L’oggetto realizzato individualmente avrà delle caratteristiche che vanno a
compensare le debolezze del ragazzo, come nella storia aiutano l’eroe a
superare le prove.
Questo lavoro dà inoltre l’opportunità allo studente di identificarsi con esso e
con le sue funzioni perché scelte in modo personale e originale, a partire dalla
propria esperienza e dalle proprie esigenze.
L’ADOLESCENZA E LE SUE PROBLEMATICHE
Perchè un progetto così?
Il progetto qui presentato è stato pensato appositamente in rapporto a questa fascia d’età per due motivi specifici:
è assolutamente inerente al percorso di studi che si svolge generalmente
in prima media
le tematiche che va a toccare sono strettamente contingenti all’età
presa in considerazione.
Il rapporto tra scuola e specialiste è stato molto proficuo in quanto il coinvolgimento con la classe e con i singoli alunni ha dato vita ad un lavoro pratico molto
originale e ad un lavoro espressivo molto ricco da parte di tutti gli studenti,
inoltre anche la collaborazione con la professoressa di italiano ha permesso l’integrazione del nostro lavoro con il programma scolastico.
La classe IF è composta da 21 alunni, di cui uno certificato in quanto discalculico.
La classe è molto ricca e variegata: sono presenti infatti bambini adottati o con
genitori stranieri. Il livello è medio alto, per cui i ragazzi sono molto dotati e
quindi con un’ottima indole creativa, possiedono inoltre un buon giudizio rispetto
al loro bagaglio personale.
La classe IF è composta da 21 alunni, di cui uno certificato in quanto discalculico.
La classe è molto ricca e variegata: sono presenti infatti bambini adottati o con
genitori stranieri. Il livello è medio alto, i ragazzi possiedono un’ottima indole
creativa e un buon giudizio rispetto al loro bagaglio personale.
Come introdotto precedentemente, la prima media rappresenta un passaggio
fondamentale nello sviluppo psichico ed emotivo del bambino. Egli entra nell’adolescenza e si trova ad affrontare le domande più spinose riguardo il suo sviluppo
intellettivo e fisico, deve imparare a tradurre le proprie emozioni per capire
le proprie attitudini e il suo futuro percorso ma soprattutto deve passare dal
PENSIERO CONCRETO al PENSIERO ASTRATTO. Molti studenti però faticano in questo passaggio, perché non hanno i mezzi intellettivi, perché non hanno chi li sostiene e li accompagna in questo percorso o più generalmente perché
l’utilizzo di un linguaggio teorico e didascalico non li aiuta nella traduzione dei
propri pensieri in gesti.
Affiancare un linguaggio concreto, di carattere creativo, a quello prettamente
dialogico scolastico, ottiene un rafforzamento di quest’ultimo che trova nell’atto
artistico un alleato per trasmettere in maniera esperienziale i concetti che l’insegnante vuole comunicare.
Il laboratorio si inserisce all’interno del programma di italiano, che, in questa
fase dell’anno, prende in considerazione il tema della fiaba.
L’atteggiamento iniziale della professoressa è stato piuttosto positivo, in quanto
l’ipotesi di poter proporre agli alunni, un argomento abbastanza comune in maniera alternativa, l’ha spinta a riconsiderare aspetti nuovi rispetto alla canonica
lezione frontale. L’esperienza laboratoriale si è quindi inserita come un’interessante novità, utile per rispolverare vecchi argomenti e ripensare l’assetto
delle lezioni.
Il fare pratico all’interno della scuola può essere integrativo del fare teorico
aiutando gli studenti ad interagire materialmente con quello che studiano
permettendo una più immediata comprensione e persistere nel tempo dell’esperienza. Inoltre il lavoro aiuta a formare il gruppo classe e a rafforzarlo in quanto
le sperimentazioni dei singoli arricchiscono il dialogo che si instaura tra tutti i
ragazzi e offrono spunti di approfondimento per tutti coloro che sono implicati
nel lavoro.
Questo permette un aumento dell’autostima in quegli elementi più problematici e
aiuta l’inserimento di alunni stranieri che trovano maggiore possibilità nella dialettica della materia che non in quella del linguaggio.
LA IF IN GIOCO
È stato interessante osservare durante lo svolgimento del lavoro come le singole
vicende diventassero spunto costruttivo per gli alunni, che hanno messo in rapporto al lavoro anche le proprie problematiche, utilizzandole come motivazione
per lo svolgimento del percorso proposto. In questa classe abbiamo riscontrato
uno sviluppo delle capacità logiche in quanto la seconda parte del laboratorio,
incentrata sulla fabulazione, ha aiutato i ragazzi a comprendere meglio la sfera
spazio-temporale e come essa si struttura in una narrazione. Anche l’approccio
materico alle tematiche della fiaba ha contribuito sia a fissare i concetti scolastici che a far emergere i loro bisogni e le loro problematiche.
Proprio perché la tematica del lavoro è stata quella dell’OGGETTO MAGICO, è
stato possibile interrogare i ragazzi rispetto alla loro esperienza personale:
a cosa dovrebbe servirti un oggetto magico? Davanti alla sfida che ti attende, rispetto a questi tre anni, qual’ è la tua esigenza? E la tua paura? E i tuoi desideri?
Queste e altre domande sono emerse naturalmente all’interno del gruppo rimanendo silenziose ma portando ad un fare più consapevole che ha lasciato a
questi ragazzi lo stimolo a cercarvi una risposta.
Lo strumento magico rappresenta quindi la necessità di dare corpo ad un’idea, ad
una potenzialità o ad un potere astratti. Ideare e realizzare un oggetto magico
personale diventa per il ragazzo l’occasione di rendere visibile e materico un bisogno che è ancora latente.
LE RELAZIONI
Inserire un laboratorio creativo all’interno di un’istituzione scolastica, comporta un intreccio di relazioni dense di significati e un circuito di azioni reciproche
suddivisibili in tre assi:
1)
Asse Terapisti- Docente
2)
Asse Terapisti - Studenti
3)
Asse Studenti – Docente
All’interno del nostro laboratorio e nell’intrecciarsi di questi rapporti, sono state fondamentali : la sinergia e condivisione di intenti con l’insegnante, la simmetria tra tutti i componenti del laboratorio, il rapporto di compensazione tra
lavoro individuale e lavoro di gruppo .
Affinchè il laboratorio restasse per tutto l’arco della sua durata ad un buon
livello, è stata indispensabile la continua ricerca di una sinergia e di una buona
condivisione di intenti con il professore di riferimento. Questo è stato funzionale allo specifico carattere complementare del laboratorio. Esso non è infatti
una parentesi al programma scolastico ma parte integrante e costruttiva dello
stesso.
In questi tre assi relazionali è stato inoltre importante instaurare un rapporto che fosse privo di asimmetria e quindi paritario. Ciò ha consentito una
buona collaborazione tra funzioni complementari e per lo studente è stata la
possibilità di non percepirsi in posizione passiva rispetto al professionista ma
di sentirsi protagonista delle sue azioni, sapendo di essere in un luogo protetto
nel quale può esprimere e tematizzare quello che prova senza essere giudicato,
bensì valorizzato.
Dal lavoro singolo dei ragazzi sono emersi vari sentimenti: intraprendenza,
istinto creativo, coraggio nell’esprimere le proprie idee, ma anche scarsa fiducia nelle proprie capacità, paura del giudizio degli altri e demotivazione.
Il laboratorio creativo ha permesso di spostare e convogliare tutti questi conflitti interni e relazionali su un piano differente, nel “fare artistico”.
Partendo dalle proprie incertezze, si è cominciato a lavorare su qualcosa di
concreto ed esterno al “sé”.
Un processo pratico che sia stimolante e che porti alla realizzazione di un
prodotto bello, e fruibile da tutti, è un modo diverso per prendersi cura delle
proprie fragilità.
Il passaggio successivo alla creazione dell’oggetto magico, la fabulazione, ha
fatto proseguire il lavoro spostandolo dal codice simbolico artistico al linguaggio verbale e dal lavoro singolo al lavoro di gruppo.
Tornare al linguaggio è dare nome alle cose definendole, permette di creare
una realtà pensabile e condivisibile, rappresenta l’appartenere e il donarsi al
gruppo.
PRIMA FASE DEL PROGETTO
Ricerca delle funzioni dell’oggetto magico
Inizialmente i ragazzi hanno ricercato una fiaba a piacere nella quale hanno
individuato i vari di oggetti magici e le loro rispettive funzioni.
Questo ci ha permesso di creare una mappa generale che inquadrasse il
tema del laboratorio e aiutasse i ragazzi a capire meglio le caratteristiche
fisiche e materiche in relazione alle capacità metafisiche dei vari oggetti.
SECONDA FASE
Ideazione, disegno e realizzazione di un oggetto magico personale
Ognuno dei ragazzi in questa fase ha disegnato il progetto del suo oggetto
magico tenendo conto delle dimensioni, del colore e del materiale da utilizzare per la sua realizzazione pratica.
Il punto di partenza era che ogni oggetto dovesse avere una funzione magica precisa, scelta dal singolo ragazzo in base alla propria esperienza. Egli
proverà con la sua fantasia a inventare un mezzo utile alla soluzione dei suoi
problemi e al superamento delle prove in cui si imbatterà nel suo prossimo
percorso scolastico ed esperienziale. Ricordiamo che i ragazzi appartengono
alla classe prima, ed è quindi per loro un momento di transizione molto delicato, che simboleggia il passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
TERZA FASE
La fabulazione e la teatralizzazione del personaggio
Innanzitutto abbiamo creato coi ragazzi un antefatto tramite l’utilizzo delle loro
idee migliori. Scegliendone una che potesse fare da cornice, abbiamo aggiunto
poi gli spunti più convincenti di ciascuno studente riuscendo a far partecipare
attivamente tutta la classe. Abbiamo lavorato poi sui singoli oggetti creando per
ciascuno di loro una sorta di carta di identità.
Successivamente siamo partiti dall’intervento di un alunno che ha drammatizzato
con l’artefatto la situazione iniziale. Subito dopo sono intervenuti a ruota libera i
compagni, chiedendo la parola per alzata di mano; non si racconta semplicemente
il proprio frammento di storia ma se ne deve interpretare lo svolgimento come
vissuto in prima persona dall’oggetto.
Il libro di magia
La Chiave Magica
[chià-ve, mà-gi-ca], nome + aggettivo, serve per aprire tutte le porte, scrigni, lucchetti…
Produce sfere di lapislazzulo e la persona che le mangia diventa più intelligente. È d’oro, ha gli occhi
marroni, conosce ogni lingua (elfico, magico, italiano, spagnolo, orchesco...) è molto intelligente e avventurosa. Per distruggerla serve un incantesimo: es. La chiave magica fu sconfitta; il padrone fu
aiutato dalla chiave magica. Il nome chiave magica deriva dal chiavico: “CHIAVICUS MAGICUS”.
Storia dell’oggetto
La chiave magica è un essere gentile e appartiene al padrone finchè il padrone non muore. L a chiave
è capace di aprire ogni serratura. È molto intelligente e quando è arrabbiata produce sfere azzurre
come il lapislazzulo e chi le mangia diventa più intelligente. La chiave è nata in America da una chiave e un mago. La chiave è appartenuta a re, regine, schiavi, guerrieri e anche alcuni animali. Ma ora
appartiene a me. La chiave assume la giovinezza del suo padrone. La chiave va nascosta perché se è
vista da qualcuno diventa polvere. Con la polvere si potrebbe fare un’altra chiave, ma non sarà come
quella di prima, funzionerà al contrario di quella originaria: romperà le serrature e le sfere diventeranno rosse e renderà le persone stupide. Quindi è meglio prendersene cura come faccio io.
L’orologioro
o-ro-lo-gio, s. m.
1.
strumento per calcolare il tempo in ore, minuti e secondi.
2.
permette di tornare indietro nel tempo girando le lancette in senso antiorario: se qualcuno
non ha fatto o detto qualcosa nel passato, può tornare indietro nel tempo e dire, fare o scrivere la
cosa giusta.
Etimologia: longobardo: oro + logico + oro
Storia dell’oggetto
L’orologio è stato inventato da un mago di nome Clessidrio che viveva in un castello in Francia nel
600 d.C. Il mago aveva subito un incantesimo che lo costringeva a vivere da solo, nel suo castello per
il resto della sua vita, da parte di un altro mago invidioso delle sue capacità. Clessidrio, dopo aver
inventato l’orologioro, lo regalò, lo mise al polso, tornò indietro nel tempo al periodo nel quale non
aveva ancora subito l’incantesimo e si allontanò dal castello in tempo: ce l’aveva fatta! Clessidrio decise quindi di usare l’orologioro per andare nel futuro: impostò sull’orologioro la data del 6 gennaio
2012, si mise al polso l’orologioro e…l’orologioro sparì! Clessidrio capì che non c’era modo di andare
nel futuro con l’orologioro e che, avendolo impostato, solo la sua invenzione ara andata avanti nel
tempo. Qualcuno ha avuto la fortuna di trovare l’orologioro qualche giorno fa, nel suo giardino e sta
aspettando di avere l’occasione giusta per utilizzarlo.
Il Ciondolo di Barkion:
Cion-do-lo di Barkion, s. m. + s. m.
1.
(I. comune) oggetto nato per essere appeso al collo con catene e bracciali
2.
(l. magico) catena di denti di drago sulla quale è agganciato un talismano di bauxtronite
(materiale indistruttibile) con un occhio di falco all’interno, capace di leggere nel pensiero e vedere
cose a chilometri di distanza. Es: “il Ciondolo di Barkion mi ha fatto capire che diceva il falso”. (Elf.
Ciondolon catudron)
Storia dell’oggetto
Circa diecimila anni fa, questo tipo di amuleto apparteneva ad un vecchio saggio di nome Barkion.
Questo anziano viveva in una grotta sulla cima dei monti dell’Himalaya.
Un giorno nella sua grotta arrivò il favoloso guerriero dall’armatura d’oro scintillante, con una spada d’argento dall’impugnatura intarsiata d’avorio ed uno scudo di diamante indistruttibile.
Arrivato all’interno vide il saggio che gli disse: “Se vuoi la mia sacra arma dovrai affrontare tre prove”. La prima era una prova di coraggio: sarebbe dovuto entrare in un tempio infestato da spiriti e
prelevare reliquie sacre. Terminata questa missione, dovette affrontare la prova di forza. Bisognava
uccidere un drago a mani nude per aggiudicarsela! Come ultima e più difficile prova, c’era quella che
determinava la purezza del suo cuore. Avrebbe dovuto toccare il talismano che sarebbe diventato
rosso se il suo cuore fosse stato cattivo, verde se il suo cuore fosse stato buono. Il cavaliere dimostrò
di essere senza macchia e senza paura; al suo tocco il ciondolo diventò di un verde lucente e il Saggio
non poté che offrirglielo in dono. Negli anni successivi il Cavaliere affrontò molte battaglie e superò
prove di coraggio estreme senza mai separarsi dal suo magico e prezioso amuleto. Dopo di lui nessun
altro si dimostrò degno di possedere il ciondolo che venne pertanto donato al governo del Regno
della Fantasia per portare serenità e pace a tutto il popolo.
Il Libro Magico
lì-bro, mà-gi-co, s. m.+agg. Libro con proprietà magiche: serve per rivelare i pensieri di qualcuno. Si utilizza avvicinandolo alla persona desiderata e sulle pagine appaiono i pensieri di quest’ultima.
È un libro di medie dimensioni, molto colorato. Al mondo ne esiste soltanto uno.
Es: il libro magico mi ha permesso di leggere i pensieri di un amico. Deriva dall’Elfese Librasium Magicarium
Storia dell’oggetto
Il libro magico è stato progettato da un elfo saggio e anziano che proveniva dalla città di Genium,
nella parte occidentale del Regno degli Elfi. Il progetto fu poi donato all’elfo-mago, che lo realizzò con
miscugli, pozioni e pagine fatte con crini di cavallo e piume di anasauro (un essere simile ad un’anatra
ed un dinosauro).
Il risultato fu un libro variopinto. Il mago-elfo donò il libro al re del Regno degli Elfi senza sapere come
lo avrebbe utilizzato. Ma il re Ulfius lo utilizzava per scopi malvagi, così la fata degli Elfi punì il re, condanna dolo a morte. Infine nascose il libro nella Grotta del Monte Pensiero. Oggi quest’oggetto viene
utilizzato solo da chi ne ha più bisogno.
Encaeridion
En-ca-e-ri-di-on, s. m. è una collana in cui sono inseriti quattordici ciondoli magici, chiamati “En”, in
uno spago ed un amuleto chiamati “Ca” e “Ridion”; serve a conferire quattordici diversi poteri.
Il mio oggetto striscia e fluttua (dipende dalla sua volontà) ed ha una voce diversa per ogni medaglione.
Il medaglione di tuono ha una voce tuonante.
Il medaglione di ghiaccio ha una voce gelida.
Il medaglione dell’albero ha una voce pacata.
Il medaglione magnetico ha una voce attraente.
Il medaglione dell’impalpabilità ha una voce pigra.
Il medaglione laser, del volo, del mare e del respiro sott’acqua hanno la stessa voce di chi la indossa.
Il medaglione della velocità ha una voce sfuggente.
Il medaglione del tornado ha una voce che va e viene.
Il medaglione del fuoco ha una voce calda e ammaliante.
Il medaglione psichico ha un’interfaccia telepatica con l’utente.
Es: il possessore dell’Encaeridion sconfisse il malvagio Aggregor.
Encaeridion in antichità era chiamato così dai Tetravan, un popolo che vive su Tetrinais.
Storia dell’oggetto
Si trova nella fucina della creazione e per arrivarci bisogna recuperare la mappa dell’Infinito diviso in
quattro pezzi: uno è su Galvanprime 2, un altro è su Aduecia, uno è nel buco nero e uno è su Ectonurion.
Per me l’oggetto magico è
qualcosa che ti permette
di vedere quanta fantasia
hai.
MATTEO
Per me un oggetto magico
è qualcosa che, nella vita,
ti può aiutare a superare
delle paure o delle difficoltà con l’aiuto della
magia. È quindi una sorta
di scorciatoia nella lunga e
difficile strada della vita.
STEFANO
Mi è piaciuto molto perché ha messo in risalto la
nostra fantasia.
MATTIA
È stato bello ed istruttivo.
È un nuovo modo di fare
lezione ed è molto interessante. Mi è piaciuto molto
scrivere la storia.
SONIA
Il mio oggetto è la lampadina magica. L’ho scelto
perché un giorno si era
fulminata una lampadina e
mio padre ne aveva montata una nuova.
MATTEO
Il mio oggetto magico è
lo specchio magico e l’ho
scelto per poter dare una
doppia possibilità a qualcuno che magari non si piace
(nell’aspetto fisico).
MARIANTONIETTA
È un oggetto che desideri
tanto e, che non potendolo
avere perché magico, lo
realizzi con la fantasia.
CHIARA