Il geologo nella valutazione dei rischi indotti e residui
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Il geologo nella valutazione dei rischi indotti e residui
Corso di II livello Corso di II livello Il geologo professionista nelle attività di protezione civile attività di protezione civile Roma 19‐20 giugno 2014 Il geologo nella valutazione dei rischi indotti e residui id i Angelo Corazza – DPC Ufficio Rischi Idrogeologici e Antropici Argomenti trattati Argomenti trattati Rischio indotto e rischio residuo IlIl ruolo dei geologi nelle emergenze ruolo dei geologi nelle emergenze idrogeologiche Il ruolo dei geologi nel presidio territoriale Il ruolo dei geologi nel presidio territoriale Rischio indotto e rischio residuo Definizioni Rischio indotto Rischio indotto Rischio determinato da fenomeni di varia natura (frane liquefazioni, (frane, liquefazioni fagliazioni, fagliazioni sinkholes, sinkholes etc) indotti dall'evento calamitoso (sisma, alluvione, frana, tsunami etc); ); Rischio residuo Rischio che permane dopo l'accadimento di un evento calamitoso e dei fenomeni da esso indotti (rischio post‐evento). Programma nazionale di soccorso per il Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico Il Comitato operativo della protezione civile, garantisce la direzione unitaria e il coordinamento delle attività di emergenza, stabilendo gli interventi di tutte le Amministrazioni e degli Enti interessati al soccorso in caso di evento di rilevanza nazionale. soccorso, nazionale Il Comitato operativo si riunisce presso il Dipartimento della protezione civile ed è presieduto dal Capo del medesimo Dipartimento. Programma nazionale di soccorso per il Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico A supporto delle attività del Comitato operativo il Dipartimento della protezione civile, secondo procedure interne, interne attiva una Unità di crisi, crisi organizzata per Funzioni di supporto che concorre alla definizione dello scenario operativo p eap porre in essere le azioni per il raggiungimento degli obiettivi definiti dal Comitato operativo. Funzioni di supporto che prevedono rapporti con gli Ordini professionali (Consiglio Nazionale dei Geologi)) per le gestione emergenziale: ‐ Funzione Tecnica e di valutazione ‐ Funzione Rischi indotti Programma nazionale di soccorso per il Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico La Direzione di Comando e Controllo (DI.COMA.C.) è la struttura di coordinamento nazionale attivata, ove necessario, i sull luogo l d ll' dell'emergenza d l Capo dal C del Dipartimento della protezione civile, sulla base delle valutazioni effettuate nell nell'ambito ambito del Comitato operativo e d'intesa con le regioni interessate, a supporto, impulso e integrazione delle attivazioni dei livelli territoriali. Anche la DI.COMA.C. è strutturata per funzioni di supporto tra le quali la Funzione Tecnica e di valutazione e quella Rischi indotti che prevedono rapporti ti con il Consiglio C i li Nazionale N i l dei d i Geologi G l i Funzione Tecnica e di Valutazione nella Funzione Tecnica e di Valutazione nella DI.COMA.C Referente: DPC/Regione Componenti principali: DPC, Regione (ARPA/APPA, ASL), Province, Autorità di Distretto, Direzione Generale Dighe, Centri di Competenza del DPC (INGV, ReLUIS, EUCENTRE, CNR, ISPRA, ENEA, ASI, Università), Consigli Nazionali degli Ordini Professionali Obiettivi principali: Coordinamento dei Centri di Competenza per i rilievi in area epicentrale, Indagini macrosismiche per la definizione del quadro generale di danneggiamento sul territorio Monitoraggio sismico del terreno generale di danneggiamento sul territorio, Monitoraggio sismico del terreno e delle strutture, Rilievo degli effetti geologici indotti dal terremoto (faglie, fratture, frane, liquefazioni, sinkholes, ecc.), Indagini di microzonazione sismica, Attivazione piani di emergenza, i i A i i i i di S Supporto tecnico i Funzione Rischi Indotti nella DI COMA C Funzione Rischi Indotti nella DI.COMA.C Referente: DPC/Regione Componenti principali: DPC, Regione (ARPA/APPA, ASL), Province, Comuni, Autorità di Distretto, Direzione Generale Dighe, Centri di Competenza del DPC (CNR, ISPRA, ASI, Università), Consigli Nazionali degli Ordini Professionali Obiettivi principali: Valutazione delle condizioni di rischio residuo, monitoraggio e aggiornamento relativi ai dissesti idrogeologici, Controlli sulle dighe Controlli sugli stabilimenti a rischio di incidente rilevante e sulle dighe, Controlli sugli stabilimenti a rischio di incidente rilevante e rischio NATEC, Attivazione piani di emergenza, Previsioni meteo, Supporto tecnico Ruolo dei geologi in emergenza Ruolo dei geologi in emergenza I geologi nelle fasi emergenziali possono svolgere le loro attività: per conto del Dipartimento della protezione civile pp nell’ambito delle funzioni di supporto Tecnica e di valutazione e Rischi indotti; per conto del Commissario delegato alla gestione dell’emergenza (post dichiarazione Stato di emergenza ed emanazione OCDPC) emanazione OCDPC). IlIl ruolo dei geologi nelle l d i l i ll emergenze emergenze idrogeologiche g g Ruolo e compiti del geologo nelle Ruolo e compiti del geologo nelle emergenze idrogeologiche/1 • C Caratterizzare tt i il fenomeno, f i inquadrandolo d d l nell’ambito ll’ bit delle d ll mappe tematiche esistenti (CARG, PAI, IFFI etc) e valutando le condizioni di rischio residuo;; • Supportare i Soggetti competenti per i provvedimenti contingibili e urgenti, atti alla salvaguardia della pubblica e privata incolumità; • Fornire indicazioni per la messa in opera di adeguati ed opportuni sistemi di monitoraggio per il controllo dell’evoluzione dei dissesti e collaborare alla relativa progettazione; • Supportare i Soggetti competenti nella ricognizione dei fabbisogni per gli interventi sul patrimonio pubblico, su quello pri ato e per le attività privato atti ità economiche e produttive prod tti e (vedi ( edi allegati OCDPC) Ruolo e compiti del geologo nelle Ruolo e compiti del geologo nelle emergenze idrogeologiche/2 • Supportare i Soggetti competenti nella verifica delle condizioni di sicurezza nelle aree di emergenza indicate nel piano i di protezione t i civile i il o da d individuarsi i di id i ex novo; • Supportare i Soggetti competenti nell’individuazione di aree sicure per la costruzione di moduli prefabbricati o altre tipologie di edifici; per la realizzazione degli g idonei interventi • Fornire indicazioni p strutturali o non strutturali per la messa in sicurezza delle aree in dissesto e/o la salvaguardia della pubblica e privata incolumità. incolumità Attività tecniche da realizzare • Inquadramento dei fenomeni idrogeologici dell’ambito della g ggeologica g disponibile, p , delle mappe pp di p pericolosità e cartografia di rischio dei PAI, degli inventari dei fenomeni franosi (IFFI), dei cataloghi dei dissesti (SICI‐IRPI) e dei dati disponibili sugli spostamenti rilevati da satellite (PST‐MATT); (PST MATT); • Reperimento dei dati geologico‐tecnici disponibili presso gli archivi di enti, società e privati; • Caratterizzazione del fenomeno (localizzazione, descrizione, effetti), valutazione preliminare del rischio residuo, indicazioni per lo studio e monitoraggio, indicazioni per gli interventi strutturali di mitigazione del rischio e per gli interventi di ripristino delle infrastrutture di servizio danneggiate dai fenomeni. Descrizione del fenomeno Descrizione del fenomeno • Ubicazione • Tipologia: frana/sinkholes • Causa • Dimensioni : Larghezza/diametro max Larghezza/diametro max Lunghezza/diametro min Profondità Volume l • Caratteri geologici e idrogeologici Nocera Inferiore (SA) 4 marzo 2005 Gallipoli (LE) 31 marzo 2007 • Velocità stimata Gallipoli (LE) 31 marzo 2007 Effetti del fenomeno Effetti del fenomeno • Danni a persone • Danni a edifici pubblici e privati i i • Danni a infrastrutture (strade e ferrovie) (strade e ferrovie) • Danni a reti di servizio (acqua, luce, gas, telefono,ecc) l f ) • Danni ad attività economiche e produttive economiche e produttive • Danni all’ambiente con incremento delle condizioni di rischio Giampilieri (ME) 1 ottobre 2009) Valutazione preliminare Valutazione preliminare del rischio residuo • Valutazione delle scenario di rischio post evento sulla base di rilievi in situ e di valutazioni sui possibili meccanismi evolutivi del dissesto • Individuazione preliminare dell’area interessata dal rischio residuo e delle persone e beni esposti • Proposta agli enti locali per ll’adozione adozione di provvedimenti di provvedimenti a tutela dell’incolumità delle persone Fraz. Cavallerizzo di Cerzeto (CS) – Evento del 7 marzo 2005 Valutazione preliminare Valutazione preliminare del rischio residuo Giampilieri (ME) – Evento 1 ottobre 2009) Studi e monitoraggi post evento Studi e monitoraggi post evento • Indicazione dei sistemi di sorveglianza e di monitoraggio strumentale monitoraggio strumentale a partire dal monitoraggio speditivo da realizzarsi nell’immediato post p evento. Fare un stima dei tempi di realizzazione. • Indicazione Indicazione degli studi e degli studi e indagini necessari per definire con maggiore dettaglio la pericolosità del dettaglio la pericolosità del fenomeno. Fare un stima dei tempi di realizzazione. Da ARPA LOMBARDIA Monitoraggio in emergenza Monitoraggio in emergenza In fase di emergenza è necessario installare il prima possibile un monitoraggio speditivo che consenta il controllo dell’evoluzione controllo dell evoluzione del fenomeno nel breve termine. del fenomeno nel breve termine E’ possibile effettuare un monitoraggio a vista degli spostamenti superficiali utilizzando: spostamenti superficiali utilizzando: ‐ picchetti e monitoraggio topografico ‐ estensimetri t i ti ‐ distometri ‐ fessurimetri Monitoraggio in emergenza Monitoraggio in emergenza Monitoraggio a vista con picchetti disposti trasversalmente alla frana Opere di mitigazione del rischio Opere di mitigazione del rischio • Indicazione degli interventi strutturali di mitigazioni del rischio (i (interventi i provvisionali/di somma urgenza) da effettuarsi nell’immediato post nell’immediato post evento oltre a quelli eventualmente già realizzati realizzati. • Valutazione preliminare della tempistica di realizzazione li i complessiva degli interventi proposti Movimenti terra Riprofilatura, gradonatura Riduzione carichi in testa Incremento carichi al piede Disgaggio g gg Sostegno Gabbionate Muri Paratie Pali Terre armate Opere sostegno in sotterraneo (per sinkholes) Sistemazioni idrauliche –forestali Inerbimenti Rimboschimenti Rimboschimenti Disboscamento selettivo Viminate, fascinate Briglie o soglie Difese di sponda Mitigazione del danno Mitigazione del danno Consolidamento edifici Demolizioni Drenaggio Canalette superficiali Trincee drenanti Pozzi drenanti Dreni sub orizzontali Gallerie drenanti Protezione Reti Spritz – beton Soil nailing Riemp. e imp. fessure nicchia di distacco Rilevati paramassi Trincee paramassi Strutture paramassi Rinforzo Rinforzo Chiodi – bulloni Tiranti – ancoraggi Imbracature Iniezioni – jet grouting Reticoli micropali Reticoli micropali Trattamenti termici, chimici, elettrici Riempimento (per sinkholes) Altri interventi (Specificare) Opere di mitigazione del rischio Opere di mitigazione del rischio Gli interventi strutturali contribuiscono a mitigare il rischio in due modi: • riducendo/eliminando la vulnerabilità degli elementi esposti attraverso la realizzazione di opere di protezione (es reti, ti barriere b i e gallerie ll i paramassi,i valli); lli) sii tratta t tt di interventi i t ti di tipo passivo visto che non agiscono sul movimento franoso • diminuendo la pericolosità agendo sui fattori che ne definiscono ll’intensità intensità (velocità, (velocità area, area volume etc) e/o la probabilità di accadimento; si tratta di interventi di tipo attivo visto che agiscono direttamente sul movimento franoso Interventi in emergenza Interventi in emergenza Interventi realizzabili in tempi brevi nell’immediato post ‐ evento e che sono finalizzati ad un riduzione immediata e significativa della pericolosità del fenomeno in atto. Da realizzarsi in base una valutazione esperta. esperta Consistono in : • riprofilatura del versante • drenaggi (canali e trincee) • disgaggi di masse rocciose pericolanti • opere di contenimento flessibili e modulari Interventi di riprofilatura Interventi di riprofilatura La riprofilatura di un versante comprende tutti quegli interventi atti ad incrementarne la stabilità attraverso una regolarizzazione e una ridistribuzione dei carichi lungo il pendio. pendio Interventi di riprofilatura Interventi di riprofilatura In generale gli interventi di riprofilatura, attuabili in emergenza, che si estendono oltre il In generale gli interventi di riprofilatura attuabili in emergenza che si estendono oltre il corpo di frana, riguardano sostanzialmente pendii di limitata estensione interessati da piccoli fenomeni franosi tendenzialmente superficiali. Gli interventi di riprofilatura di un versante attuabili in fase di emergenza consistono in: Riduzione uniforme della pendenza Gradonatura Gradonatura Interventi di drenaggio Interventi di drenaggio Interventi che devono essere realizzati sia all all’interno interno che all’esterno dell’area di frana, con lo scopo di captare e allontanare le acque superficiali e subsuperficiali. Gli interventi di drenaggio attuabili in fase di emergenza consistono i i in: • • • • • Rimodellamenti del corpo di frana (eliminazione ristagni) Impermeabilizzazione delle fessure Canalette superficiali Fossi di guardia Trincee drenanti Interventi di drenaggio Interventi di drenaggio • Ri Rimodellamenti d ll ti del d l corpo di (eliminazione ristagni) • Impermeabilizzazione delle fessure • Canalette superficiali • Fossi di guardia • Trincee drenanti f frana Disgaggi disgaggio manuale disgaggio manuale disgaggio meccanico mediante escavatore demolizione meccanica mediante martellone; martellone; perforazione di fori da mina e brillamento di piccole cariche di esplosivo IlIl ruolo dei geologi nel l d i l i l presidio territoriale presidio territoriale idraulico e idrogeologico g g Il sistema it di allertamento ll t t nazionale i l IlIl ruolo dei geologi nel l d i l i l presidio territoriale presidio territoriale idraulico e idrogeologico g g All t Allertamento t per il rischio i hi frana f L’ ll t L’allertamento t per il rischio i hi frana f è basato b t su: g scenari attesi a seguito g di eventi • Le valutazioni sugli meteorologici contenute nei Bollettini e Avvisi di Criticità emessi nell’ambito del Sistema di Allertamento Nazionale per il rischio idrogeologico e idraulico; • I rilevamenti dei sistemi di monitoraggio installati sulle frane e il loro confronto con soglie critiche (pluviometriche, di spostamento ,delle pressioni neutre e del livello di falda); • Le attività del Presidio Territoriale così come definite nella Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004. I Presidi P idi territoriali t it i li Le attività dei presidi territoriali sia idraulici che idrogeologici sono definite nella Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004. I presidi territoriali provvedono al controllo dell'evoluzione del fenomeno e dell'eventuale insorgenza di fenomeni precursori, al rilevamento di dati su sistemi di monitoraggi anche speditivi Possono essere costituiti da tecnici comunali e da altri elementi di strutture operative p statali o territoriali,, con l’eventuale p partecipazione p del Volontariato e di tecnici liberi professionisti (geologi e ingegneri) Possono essere attivati in “tempo di guerra” quando si arriva al livello di “allerta” e intensificano la loro azione passando al livello di preallarme e allarme Possono garantire un controllo del territorio anche in “tempo tempo di pace pace” Il geologo e la cultura del rischio Il geologo e la cultura del rischio • Il geologo può svolgere un ruolo peculiare nella diffusione della cultura del rischio e diffusione della cultura del rischio e dell’autoprotezione. • La conoscenza dettagliata che i geologi hanno del La conoscenza dettagliata che i geologi hanno del territorio (e della sua evoluzione) nonché dei suoi rischi va messa a disposizione, attraverso opportuni p , pp accordi e protocolli di intesa, delle amministrazioni comunali, delle scuole e della collettività intera. G i Grazie per l’Attenzione! l’Att i ! [email protected] 35