Luoghi di interesse sul Naviglio Grande 大运河流经值得观看的地方

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Luoghi di interesse sul Naviglio Grande 大运河流经值得观看的地方
Luoghi di interesse sul Naviglio Grande
大运河流经值得观看的地方
Comune di ALBAIRATE - Albairate 镇: ............................................................................................1
Comune di BERNATE TICINO - Bernate Ticino 镇:.........................................................................4
Comune di BOFFALORA sopra TICINO – Boffalora sopra Ticino 镇:.............................................7
Comune di CASSINETTA di LUGAGNANO – Cassinetta di Lugagnano 镇:: .................................9
Comune di ROBECCO sul NAVIGLIO – Ribecco sul Naviglio 镇: ................................................11
Comune di ALBAIRATE - Albairate 镇:
Albairate è un piccolo centro adagiato a fianco della strada provinciale che collega Abbiategrasso
a Milano (SP114), denominata Milano-Baggio. E’ facilmente raggiungibile ad Ovest dalla
tangenziale di Milano (uscita Cusago). Raggiungibile a Nord dall’autostrada A4 (uscita
Boffalora), a Sud lungo la statale 526 da Pavia.
Albairate potrebbe esser presa come esempio di antico modello di insediamento rurale ed ora nella
parte periferica, residenziale. Sulle vie più antiche si affacciano agglomerati edilizi compatti, le
tipiche “corti chiuse” ed è ancora riconoscibilissimo l’antico impianto del borgo di campagna.
Il comune di Albairate è inserito nel Parco Agricolo Sud Milano e confina con il Parco del Ticino.
Si affaccia sul Naviglio Grande, dove è presente un percorso ciclo pedonale di rilevante interesse
turistico e paesaggistico.
Questa particolare collocazione geografica lo rende particolarmente appetibile quale meta turistica
domenicale per tanti milanesi che vogliono godere a pochi passi dalla città di un diretto contatto
con il verde e la tranquillità del paesaggio rurale.
Di questo Comune i documenti parlano la prima volta nel 1054, quando dipendeva dal monastero
milanese di San Vittore. Nella settecentesca Corte Salcano, oggi sede del Municipio, del museo
agricolo e della biblioteca, in precedenza proprietà dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, è
possibile vedere una delle ultime storiche “giassere” (ghiacciaie, per conservare derrate) un tempo
diffuse in campagna. Nel territorio, ricco di canali, ville e fontanili, Albairate potrebbe essere stato
uno dei primi insediamenti, dal momento che un paio di chilometri a est, vicino alla Cascina
Faustina, è stata ritrovata una necropoli che risale all’età del Bronzo. L’oratorio della cascina
stessa è databile all’epoca carolingia. L’origine del nome “Albairate” appare incerta, dibattuta tra
la radice romana, longobarda e cimbrica, è invece certo che i primi insediamenti sul territorio
risalgono addirittura all’età del bronzo, come testimoniano i ritrovamenti archeologici presso la
cascina Scamozzina, ora conservati al museo di Corbetta. Altri rinvenimenti di necropoli
permettono di seguire l’evoluzione nei secoli della storia del paese evidenziando la presenza di
insediamenti romani, il sorgere delle prime comunità cristiane, la trasformazione dei villaggi in
castelli con mura e fortificazioni.
• Cascina Salcano:
Costruzione del ‘700, ora sede del Comune, della Biblioteca Comunale e del MuseoAgricolo che
raccoglie attrezzi e strumenti d’uso contadino. Quest’ultimo, testimonianza di un tempo da poco
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passato che l’evoluzione frenetica dei nostri giorni fa apparire lontanissimo. All’interno è
possibile ammirare attrezzi usati una volta dai contadini e pezzi di artigianato povero. C’è anche la
ricostruzione di una vecchia “casera”, dove una volta si lavorava il latte e i suoi derivati. E’
possibile visitarlo il sabato dalle 15.30 alle 16.30.
Di notevole interesse, sul fondo del cortile, è la “ghiacciaia” una delle poche rimaste a
testimoniare l’attività della lavorazione del latte.
• Mulino Chiodini-Ranzani.
Risalente ai primi del ‘700, è uno dei pochi della zona con sei pale.
• Torre passante, avanzo di fortificazioni
L’avanzo di torre di epoca medioevale, situata in Via Cavour, apparteneva alla cinta di
fortificazione che circondava il castello di Albairate.
• Cascina 2 mulini
Interessante cascina di pregio paesaggistico e architettonico sede di un vecchio mulino situata
all’incrocio tra il Canale Scolmatore, il Naviglio Grande e la roggia Visconta la cui corrente
muove le sei ruote del mulino
• Chiesa di S.Benedetto
Preziosa e caratteristica chiesetta situata alla periferia nord di Albairate.
• Cappella S.S.Faustino e Giovita
Si trova a fianco della S.P. 114 presso la Cascina Faustina, dove si trovava l’antico insediamento
romano di Verdesiacum, come testimoniato da una necropoli qui rinvenuta.
• Cappella di Santa Caterina
La piccola cappella sorge ad ovest del territorio circostante il nucleo della Cascina Marcatutto. Da
indagine bibliografica, si apprende che è stata edificata nella seconda metà del XVI secolo,
probabilmente a ricordo della visita dell’arcivescovo Carlo Borromeo. Oggi è in buone condizioni
per un recente restauro.
• Bosco di Riazzolo
E’ diviso tra i comuni di Albairate e quello di Cisliano all’altezza del canale Scolmatore,
attraversato dalla Roggia Soncino.
• Chiesa parrocchiale di S.Giorgio
Chiesa situata nel centro del paese. L’edificio dell’attuale chiesa, dedicata a San Giorgio, risale al
1937 ed è costituita da tre navate in stile neoromanico. Il precedente edificio, di cui rimane oggi
solo il campanile e l’altare barocco visibile all’interno, era stato realizzato nel 1586 per volontà
dell’arcivescovo Carlo Borromeo, che in occasione di una visita pastorale aveva spronato i fedeli
di Albairate a ricostruire una nuova e più grande chiesa, sul luogo dell’esistente chiesa
medioevale, già dedicata a San Giorgio.
• Oratorio di S.Bernardo
Fu progettato nei primi anni del XVII secolo da Francesco Maria Richini (1586-1658) e costruito
nel 1641. Si trova nei pressi del cimitero.
• Chiesa Santa Maria de Bonis o ab Nivem
Chiesetta dedicata alla Madonna della Neve. L’edificio attuale venne edificato nel cinquecento,
con una facciata simile a quella che aveva la prospiciente chiesa parrocchiale di San Giorgio
prima dell’abbattimento del 1937. Attualmente è stata restaurata mantenendo dell’antica struttura
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la parte anteriore ed inglobando il resto nel nuovo retrostante oratorio.
• Cascina Rosio
Raggiungibile da Cisliano è un centro agrituristico. Interessante è la Palazzina Albani, risalente al
XVI secolo.
• Villa Albani
L’edificio padronale sorge al centro dell’aggregato agricolo di Rosio, già noto come Redolso nel
1254. La costruzione è riconducibile alla tipologia dei castelli rurali cinquecenteschi, spesso
trasformati in villa di campagna. Il fronte, rivolto a sud, si apre con un doppio fornice, sotto il cui
portico si conservano affreschi a “grottesche”. Altre decorazioni sono tuttora presenti nei locali
interni.
• Casa Masperi
L’edificio, esistente già nel XVIII secolo, si presenta attualmente molto rimaneggiato ed in parte
deteriorato. Tutto il complesso è oggi suddiviso in abitazioni e negozi ed ha in gran parte perso,
con le trasformazioni susseguitesi, le caratteristiche originarie della villa patrizia.
• Osteria di Castelletto
Costruita nel XV secolo presso la frazione Castelletto, nel punto in cui il Naviglio Grande curva in
direzione di Milano, l’osteria costituì fin dalle origini un luogo di sosta privilegiato sia per i
viandanti che per le imbarcazioni in transito sul Naviglio. Un tempo vi si trovava un locale di
“Posta”, poi una “Osteria dell’Angelo”. Tuttora utilizzato come ristorante, l’edificio si presenta
oggi molto rimaneggiato. La tradizione vuole che in questo luogo sia stato ospitato più volte anche
Leonardo da Vinci, chiamato nel 1482 da Lodovico il Moro per sistemare la vorticosità delle
acque del Naviglio in questo tratto del canale. Si tramanda che vennero ospitati in questo edificio
anche Filippo I re di Francia, Galeazzo Maria Sforza, Filippo Maria Visconti e San Carlo
Borromeo.
Edifici per le lavorazioni agricole:
• La cascina Grassina Castoldi
Le mappe del catasto teresiano del 1722 documentano già chiaramente l’esistenza dell’antica
cascina Grassina, costituita originariamente dal corpo edilizio a nord, delimitante lo spazio
centrale della corte. I due edifici posti sul lato est sono invece stati aggiunti nel XIX secolo.
La parte destinata all’abitazione padronale è stata recentemente restaurata, mentre il resto del
complesso versa oggi in pessime condizioni e in stato di abbandono.
• La cascina Marcatutto
L’impianto originario della cascina Marcatutto è documentato nelle mappe settecentesche del
catasto teresiano, anteriori agli ampliamenti ed ai rimaneggiamenti che, compiuti nel corso del
XIX secolo, trasformarono il complesso nell’attuale configurazione. La memoria locale ricorda
l’esistenza, presso la cascina, di un’antica cappella dedicata a San Rocco, di cui tuttavia non si
conserva traccia.
• La cascina Due Mulini
La mappa settecentesca del catasto detto teresiano riporta chiaramente questo insediamento
agricolo. Gli edifici si affacciavano già, come oggi, sul cavo Visconti. L’andamento del corso
d’acqua è parallelo alle case. La cascina deriva il nome dalla presenza di due mulini, il mulino
Ranzani (1754) e il mulino Chiodini (1819), da tempo non più in funzione. I due corpi sono
collegati tra loro da una passerella che ospita i meccanismi di apertura e chiusura delle ruote
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idrauliche. Le ruote laterali ricordano ancora la vecchia tipologia a pale dritte in legno. Le spalle
delle ruote sono in pietra e presentano una traccia di canalizzazione a guisa di guida e di canaletto
di scarico. L’attività molitoria, tipica della zona, riguardava il trattamento di frumento e riso. Fra I
due mulini scorre la roggia Visconti e sono sistemate cinque ruote idrauliche a pale: due in legno e
tre in ferro. All’interno del mulino Ranzani rimangono solo due macine ed un grosso contenitore
per granaglie, mentre nel mulino Chiodini si trovano alcuni macchinari per la pilatura del riso: due
macine con relativa strumentazione; due sbiancatrici, di cui una ad elica, risalenti al 1923; uno
sbramino ed un divisore.
• La cascina Santa Maria in Campo
L’origine della cascina, che si presume fosse un antico insediamento degli Umiliati, risale
probabilmente al XIII secolo. Il complesso con il podere annesso passò poi ai Boveri, come
concessione feudale di Galeazzo Maria Sforza. Nel 1558 risulta tra le proprietà di don Francesco
Pessina di Milano. Le mappe del catasto teresiano del 1722 riportano l’insediamento agricolo con
impianto simile all’attuale, anche se costituito da edifici disposti a formare due cortili chiusi da
cortina continua. Gli interventi successivi hanno eliminato l’ala sud del cortile grande e l’ala est
del cortile minore, staccando pertanto gli edifici. Alcuni corpi di fabbrica sono stati oggi
totalmente rifatti, ma il complesso mantiene il carattere di antica cascina, cinta su due lati dal
corso della roggia Visconti delimitata da rade alberature.
Albairate 是一个连接 Abbiategrasso 和米兰省级公路周围一个很小的中心,遍及米兰到 Baggio. 从米兰
边缘的西面很容易到达.(从 Cusago 出口).东面从高速公路 A4(Boffalora 出口),北面从 Pavia 经过 526 国
道.
Albairate 可能是古老农村居住的一个典型范例,现在一部分已是住宅郊区. Albairate 镇属于米兰北部农
业公园,与 Ticino 公园交界相邻.面临大运河,是一条很有意思的自行车旅行航线.
本篇特别收集的地理资料是针对许多米兰人周末旅行计划的,几步距离就能从城市直接观赏到田园风
光的翠绿与宁静.
Comune di BERNATE TICINO - Bernate Ticino 镇:
Bernate e la sua storia
Ripercorrere la storia di questo borgo, significa richiamare innanzi tutto il ruolo che, nei secoli, ha
rappresentato il Naviglio Grande sul territorio. Iniziato nel 1179 dal comune di Milano, in un primo
tempo per motivi difensivo militari, assume nei secoli successivi una importanza determinante per
quanto riguarda lo sviluppo dell’economia agricola lombarda, costituendo l’ossatura principale del
sistema irriguo locale. Non si può far menzione del Naviglio Grande senza ricordare un altro canale
importante di derivazione dal Ticino, alla cui esistenza il primo appare legato: il Ticinello. Esso
ebbe, in origine, uno scopo essenzialmente militare: segnare la frontiera fra i territori di Milano e di
Pavia, allora ostili. Fu iniziato verso il 1157, quando Milano, attendendo l’attacco del Barbarossa e
dei Pavesi suoi alleati, fece predisporre grandi opere difensive sotto la direzione del maestro
Guitelmo. Il paese è citato con il nome di Brinate in una patente dell’imperatore Enrico III del 1045.
In quei tempi rappresentava un “luogo forte” munito di un castello, poichè il luogo era di passaggio
verso il Ticino e verso Turbigo, per cui era militarmente importante tenere sotto controllo, mediante
strutture opportune, i movimenti dei civili e dei militari. Bernate possedeva anche un “porto” che
ospitava le barche usate come traghetto del Ticino; non va dimenticato infatti che il paese è assai
vicino al fiume. Non si hanno notizie di un certo interesse circa il ponte di Bernate sul Ticino, che
sottolinea d’altra parte il ruolo di questo contado come punto strategico di passaggio nel medioevo.
Sappiamo soltanto che questo ponte fu distrutto nel 1229. I Crivelli, nobili milanesi, ebbero
notevole influenza su questi territori: i loro possedimenti piemontesi (Galliate-Romentino) si
estendevano anche all’altra sponda del fiume Ticino, comprendendo non solo Bemate ma anche
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Magenta, su cui ebbero un’influenza tutt’altro che irrilevante. Nel 1186 a Bemate, sotto il
pontificato di Urbano III (Uberto Crivelli) fu fondata una canonica su terra dei Crivelli stessi.
La Canonica
Le origini della canonica, come già visto, risalgono al 1186, quando Urbano III abilita con bolla
papale l’insediamento al “Castrum Brinate” dei più antichi canonici regolari Agostiniani Milanesi (i
canonici di Crescenzago, del 1140 circa). Il Papa, Uberto Crivelli, di origine milanese, nella bolla
citata richiama lo stato di abbandono in cui versa la chiesa di S. Giorgio di Bemate, fondata su
possedimenti patemi. Effettua inoltre donazione di immobili affinché venga eretta una canonica
sotto la regola Agostiniana, guidata da un “prepositus” ed un congruo numero di canonici. La novità
importante è costituita dal fatto che in tale definizione papale l’abbazia viene automaticamente
sganciata dal punto di vista giurisdizionale dalle pievi di Corbetta e Dairago e quindi
dall’arcivescovo metropolita milanese e legata direttamente alla sede apostolica; ecco perché questi
monaci furono anche detti “canonici lateranensi”. Sempre in detta bolla viene riservato lo “iuspatronato” di tale canonica agli eredi della famiglia (i Crivelli). Tale chiesa restò ai canonici di
Crescenzago fino al 1498, anno in cui venne assegnata in commenda ad Antonio Stanga, con
regolare bolla papale siglata da Alessandro VI.
In essa si accenna alla costruzione di una nuova canonica, che possa ospitare il priore e 14 religiosi.
Sino alla ultimazione dei lavori di ampliamento debbono risiedere il priore con almeno 6 canonici.
La famiglia Stanga contribuisce alle spese di costruzione donando 50 pertiche di terreno.
Rinunciando successivamente la famiglia Stanga alla commenda, con bolla pontifica del 1511 si
effettua la concessione della canonica alla congregazione lateranense. Nel 1512, Tommaso Crivelli,
rifacendosi allo ius patronato disposto da Urbano III nel 1186, vende tutti i beni della prepositura.
Viene raggiunto un accomodamento soltanto nel 1523 tra i canonici lateranensi ed i Crivelli grazie
al quale viene assegnata ai Crivelli la terza parte dei beni, con l’onere di costruire una chiesa
distante un miglio da Bemate, sotto il titolo di S. Maria della Pace. Nel 1772 viene effettuata la
soppressione della canonica che torna sotto la giurisdizione ecclesiastica ordinaria: in quegli anni
viene valutato in 5.000 pertiche di terreno il patrimonio della prepositura. La versione della chiesa.
parrocchiale di S. Giorgio, così come si presenta oggi, è di linea seicentesca ed incorpora nella
facciata i resti di una struttura più antica. Fu voluta del parroco Don Desiderio Tirone, che ne
affidava la costruzione nel 1582 ai maestri di muro Bernardo e Giacomo Mottello di Lonate, sui
disegno dell’arch. Martino Bassi. Il campanile appare snello, tardo-gotico con piacevoli bifore ed
archetti. Qualcuno sostiene che la chiesa precedente si sviluppava in senso perpendicolare alla
navata attuale ed i resti visibili all’esterno del tiburio di S. Giorgio che sconfisse il drago, lo
dimostrerebbero. L’ambiente più interessante è costituito dalla cripta-battistero colonnata di epoca
duecentesca: recenti restauri l’hanno riportata alle originali finiture. Essa costituiva il centro
religioso della comunità che si insediò nel ‘200 nel borgo di Bernate: in essa venivano custoditi i
corpi e le reliquie dei martiri. Sopra la cripta, secondo la tradizione diffusa, nello stile romanico
altomedioevale, sorgeva l’altare per le celebrazioni liturgiche. L’area sovrastante la cripta, con le
cordonature a crociera e la sacrestia, testimoniano comunque, almeno nello stile, l’impronta
trecentesca di tipo abbaziale. Di estremo interesse è l’altorilievo attualmente ubicato nel presbiterio
che sino a qualche anno fa ornava la vecchia sacrestia. Si tratta di una lunetta di epoca trecentesca
di carattere gotico, opera dei Maestri Campionesi. Essa ricorda la lunetta del maestro di Viboldone
(Madonna e due Santi) e la Madonnina dell’Acquasantiera di Morimondo (trafugata qualche anno
fa). Essa viene attribuita a Bonino da Campione: rappresenta con caratteri vivi e pieni di movimento
la Madonna, l’offerente, S. Giorgio e S. Giacomo in una sacra conversazione.
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Palazzo Visconti
La parte residenziale della canonica, la cui fronte principale è rivolta verso il Naviglio, è detta anche
“castello”
o “Palazzo Visconti”. È un tipico esempio quattrocentesco, posto agli inizi dello sviluppo della
villa: rappresenta cioè una costruzione di transizione tra il castello fortificato e la villa
rinascimentale di residenza. Ha infatti la pianta quadrata a cortile chiuso che lo apparenta alle
costruzioni castellane ed una grande loggia aperta verso il Naviglio, come negli edifici di
“villeggiatura” ed in modo simile all’aspetto primitivo di “Villa Gaia” a Robecco. Il parziale
restauro di Palazzo Visconti, che fino a qualche anno fa versava in condizioni preoccupanti, è stato
effettuato dalla comunità parrocchiale di Bernate Ticino, cui principalmente va il merito di aver
salvaguardato un siffatto patrimonio storico-artistico.
La lanca di Bernate Ticino
La Lanca di Bernate, uno specchio d’acqua originatosi da un meandro abbandonato dal fiume
Ticino e oggetto di una recente operazione di ripristino, è situata in prossimità degli edifici del
Mulino Annoni. È costituita da due parti collegate tra loro, una di origine naturale (a forma di arco e
lunga circa 1.500 metri) e una parte artificiale (di forma irregolare con una estensione di circa 1,5
ha) caratterizzata da un rapido processo di interramento e colonizzazione da parte del canneto e del
bosco.
Notizie storiche - 历史消息
Fino al 1968 la Lanca di Bernate era semplicemente un braccio laterale del Ticino, arginato a
sinistra da un terrazzo fluviale e separato a destra dall’alveo principale del fiume da consistenti
depositi di ghiaia. Nell’autunno dello stesso anno venne progettata e realizzata un’area destinata alla
caccia agli acquatici. Nel 1985 il Consorzio del Parco acquistò il bacino artificiale, parte della
Lanca naturale e dei terreni di contorno al fine di realizzare un percorso che consentisse di
riassumere gli aspetti più significativi dell’area. Negli anni successivi furono acquisiti altri terreni
limitrofi in modo da conservare gli aspetti naturalistici più interessanti. Ad oggi la superficie di
proprietà del Parco in quest’area ammonta ad oltre 40 Ha.
La vegetazione - 植物
Il Piano di Settore Boschi del Parco del Ticino ha classificato l’area ricompresa tra Lanca e fiume
come boschi e boscaglie decisamente igrofile dominate da salici. La zona del bacino artificiale,
ormai completamente invasa dal canneto, è invece ricompresa nella classe delle praterie igrofile a
Canna di palude, Tife, Carici. La parte sinistra della Lanca, superato il terrazzo, è in gran parte
coltivata (pioppeti, marcite e mais) e solo a tratti sono presenti boschetti di Ontani, Salici, Pioppi e
Querce. La vegetazione circostante il bacino artificiale è particolarmente densa e ricca di specie: lo
strato arboreo è dominato dai Salici, con la presenza di diverse altre specie (Ontano nero, Pioppo
ibrido, Farnia, Robinia, Sambuco, Berretta da prete, Pallon di maggio, Pado e Sanguinella). A
rendere il bosco particolarmente fitto contribuisce la massiccia presenza di rampicanti (Caprifoglio,
Villucchione, Luppolo, Clematide). La vegetazione palustre, infine (Cannuccia di palude, Tifa,
Lisca lacustre, Carice tagliente e molte altre specie), si è dimostrata particolarmente invadente
colonizzando, a partire dal 1974, il 90% del bacino artificiale.
Aspetti faunistici - 动物方面
I censimenti invernali all’avifauna acquatica testimoniano ogni anno presenze medie di alcune
centinaia di Rallidi (Folaghe e Gallinelle), alcune decine di Tuffetti e un centinaio di Anatidi
(soprattutto Germani, Alzavole, Fischioni e pochi individui di Moriglioni e Morette). Oltre agli
acquatici, la ricchezza di ambienti diversi (il canneto, il saliceto, i ghiaioni) consente la presenza di
un numero elevato di specie tra cui Rapaci (Poiana e Falco di Palude) e Mammiferi (Volpe, Lepre,
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Riccio, alcune specie di Pipistrelli). Recentemente ha fatto la sua comparsa anche la Nutria, ma è
spesso possibile vedere anche Aironi cenerini, Nitticore e Garzette intente a pescare nelle acque
della Lanca, favoriti in ciò dalla particolare ricchezza della fauna ittica (Anguille, Cavedani, Carpe,
Tinche e Vaironi). La particolare importanza naturalistica dell’area è confermata dal gran numero di
Anfibi e Rettili (Rane verdi e rosse, la Biscia dal collare, il Blacco e il Saettone) che, come è noto,
sono una componente di rilevante importanza della catena alimentare.
Percorso naturalistico -自然行径
Si snoda sul lato destro della Lanca sfruttando i camminamenti a suo tempo utilizzati dai cacciatori
della riserva come accesso agli appostamenti di caccia. Presso il bosco ‘La Ripa’, sulla strada
sterrata che dall’abitato di Bernate Ticino porta alla Lanca, è stato ricavato un parcheggio da cui
inizia il percorso: proseguendo sin verso Mulino Annoni, si arriva al punto in cui è stato ricavato
con materiale ghiaioso un sentiero rialzato di circa mezzo metro, al fine di evitare che le piene
primaverili impediscano l’accesso al resto del percorso. Si arriva, quindi, a due passerelle di legno
che portano agli appostamenti destinati all’osservazione della fauna acquatica. Dal parcheggio posto
in prossimità del Mulino Annoni ha anche inizio un percorso che si collega con la strada alzaia del
Naviglio Grande dove, proseguendo in direzione nord, si costeggia, sulla sponda opposta del canale,
la cava Rubone (ormai non più attiva). In prossimità di una capannina del Parco, si prende la strada
a sinistra e ci si immerge nuovamente nel bosco dove, percorsi circa 200 metri, si posso osservare
alcune marcite (coltivazioni storiche, caratteristiche del Parco, dai forti valori ambientali e
paesaggistici). Per chi volesse impegnarsi su percorsi un po’ più lunghi, dal parcheggio sopra citato
(ma si può anche lasciare l’auto presso la Canonica di Bernate che merita sicuramente una visita) è
possibile raggiungere Cascina Rossa, utilizzando il sottopasso autostradale, e da lì arrivare ai boschi
della Riserva Naturale ‘La Fagiana’ .
Bernate 和它的历史
重新回顾这个乡镇的历史,意味着首先回顾数世纪在该土地展示的大运河.
该运河于 1179 年开始, 在开始阶段米兰市政府的目的是为了抵御战争,在随后的几百年里,对
伦巴第大区的农业经济起到了决定性的重要作用,形成了当地灌溉系统主要的梗概.
Comune di BOFFALORA sopra TICINO – Boffalora sopra Ticino 镇:
Benvenuti -欢迎
Poter accogliere le persone nel nostro simpatico paese ci riempie di gioia. Le vie, le piazze, i
cortili… i tanti angoli caratteristici esaltano i nostri luoghi e ci permettono di allietare i visitatori. E’
un paese dal passato storico importante con evidenze ancora nel presente. Le acque del Naviglio
Grande, la conformazione morfologica del territorio, alcune residenze di autorevoli famiglie
caratterizzano la bellezza del nostro paese. Conserva ancora intatto il significato della comunità, è a
dimensione d’uomo; immerso nella natura del Parco del Ticino, ha ancora un’apprezzabile
vivibilità. Quanto qui proposto al visitatore è la conferma della peculiarità di Boffalora.
Il territorio -区域
Il territorio comunale di Boffalora Sopra Ticino, che ricopre una superficie di 740 ha, si estende ad
Ovest di Milano in quella zona di Lombardia separata dal Piemonte dall’argine orientale del fiume
Ticino. Si tratta di un’area di notevole interesse vegetazionale e faunistico nonché paesaggistico. Il
territorio comunale è interessato dalla presenza di due Siti di Importanza Comunitaria denominati
“Turbigaccio, boschi di Castelletto e Lanca di Bernate” e “Boschi della Fagiana”, nonché della
Zona di Protezione Speciale denominata “Boschi del Ticino”. La presenza del Naviglio Grande
determina un frazionamento dell’attuale aggregato urbano in due aree distinte: una orientale di
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origini antiche, ben attrezzata e servita che è stata oggetto nel 2002 e nel 2003 di un importante
intervento di riqualificazione, una occidentale, piuttosto diradata verso le sponde del Ticino,
essenzialmente di tipo residenziale e caratterizzata da un paesaggio naturale. A livello urbanistico, i
quartieri residenziali risultano separati dagli insediamenti produttivi, che occupano la parte orientale
del territorio boffalorese. Nel 2004 è stato adottato il primo Piano Regolatore generale che,
recependo il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Lombardo della Valle del Ticino,
individua “le zone nelle quali l’uso del suolo e le sue trasformazioni urbanistiche sono limitate al
fine di garantire il rispetto di specifiche esigenze di tutela di particolare valore ambientale, storico,
paesistico”.
La storia -历史
Si pensa che il primo insediamento di boffaloresi sia da collocarsi tra il 1180 - 1190, cioè in
occasione dell’escavazione del Naviglio Grande; probabilmente nella località dell’attuale Boffalora
era necessario un cantiere stabile per i lavori di scavo. Per la sua posizione strategica il borgo fu già
nel Medioevo teatro di scontri armati, tra cui quello tra i Milanesi e Federico II nel 1245. Nel 1341
Gian Galeazzo Visconti costituì Boffalora feudo affidandolo a Nicolò Spinelli. Nel 1396 i Visconti
concessero parte delle terre di Boffalora ai monaci della Certosa di Pavia. Nel 1451 fu feudo del
Magistrato Straordinario dello Stato Milanese. Nel 1493 il Vescovo Giacomo de Viola consacrò la
prima chiesa edificata su appezzamento di terreno dai nobili Crivelli e la dedicò a S. Maria della
Neve. Nel 1603 fu costruito l’attuale ponte in granito, in sostituzione del precedente in legno
Notizie risalenti al 1645 evidenziano la presenza di una barca corriera (Barchett) per il trasporto dei
passeggeri lungo il Naviglio Grande fino a Milano, servizio che è continuato fino all’inizio
dell’800. Nel 1700 il paese divenne un interessante luogo di villeggiatura per le nobili famiglie
milanesi. Della nobile presenza sono rimaste interessanti tracce: le ville Calderari e Giulini. Con la
vicenda napoleonica Boffalora ritornò ad essere un punto strategico per operazioni militari.
Napoleone fece costruire l’attuale ponte in granito sul Ticino, così che per tutta la prima parte dell’
800 diverse truppe si avvicendarono su quel ponte come invasori o come liberatori. Il 4 Giugno
1859 ebbe luogo la lotta fra i Franco-Piemontesi e gli Austriaci per il possesso del ponte sul Ticino,
la cui conquista fu la premessa alla vittoria nella famosa battaglia di Magenta, favorendo così
l’unità d’Italia. Nei primi anni del 1900 Boffalora s’ingrandì con nuovi insediamenti e la
costruzione di nuove cascine diventando così un notevole centro agricolo. Nell’ultimo periodo della
seconda Guerra Mondiale i boschi e i territori della valle furono presidiati da Tedeschi e
Repubblichini con un impressionante armamento di artiglieria contraerea puntata contro l’aviazione
Anglo-Americana, che dal settembre 1943 tentò invano con massicci bombardamenti di distruggere
il ponte sul Ticino. Nell’aprile del 1945 Boffalora fu liberata dagli Americani. Con la fine della
guerra ripresero le attività di sempre: filatura, macinatura, pilatura del riso e la lavorazione del latte.
Etimologia del nome - 名字的词源学
Il nome Boffalora si presta a varie interpretazioni:
- dal tedesco “Wulfhari”;
- da “Boffa l’ora” (soffia il vento), che ben si addice alle origini ed alla collocazione geografica del
nostro paese;
- da “La zona dei Bufali” perché anticamente Boffalora era una zona boschiva e paludosa, per cui
non è escluso parlare dell’esistenza di bufali. Il tardo latino chiama il bufalo “bufalus” e zona
“ora”: Bufali e Ora sarebbero letteralmente Luogo del Bufalo.
Servizi
Boffalora è da sempre attenta ai servizi da offrire alla cittadinanza.
E’ sede di: Asilo Nodo, Scuola dell’Infanzia, Scuola Primaria e secondaria di Primo grado.
E’ dotata di una Biblioteca Comunale.
Gli impianti sportivi “Umberto Re” localizzati in Via Giulini sono costituiti da un Palazzetto dello
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Sport, un Campo da Calcio con pista da Atletica Leggera, un Campo da Calcio per allenamenti, un
Campo da Tennis in terra rossa e un Campo da Calcetto.
Il collegamenti con i paesi e le città vicine sono assicurati da servizi di autolinee; inoltre la
vicinanza dell’autostrada MI – TO permette di raggiungere il capoluogo lombardo in meno di trenta
minuti. La popolazione è molto attiva, si contano più di venti Associazioni che operano nei campi
della cultura. del sociale e dello sport.
Comune di CASSINETTA di LUGAGNANO – Cassinetta di Lugagnano 镇::
Storia - 历史
Il nucleo più antico è quello di Lugagnano, sulla sponda destra del Naviglio, dove i primi
insediamenti risalirebbero all’epoca romana. Alcuni ritrovamenti di reperti sepolcrali dell’epoca
sono attualmente conservati nel Museo Pisani Dossi di Corbetta. Potrebbe essere anteriore al Mille
il sarcofago in granito, con avanzi di piatti e vasellame in vetro e terracotta, rinvenuto in epoca
imprecisata nella campagna cassinettese.
LUGAGNANO era un vasto insediamento che si estendeva fino ai confini di Abbiategrasso e di
Robecco sul cui territorio si ha notizia dell’esistenza di un castello circondato da fossato e di una
chiesa dedicata a S. Protasio. I primi documenti risalgono al 1251, “… al 1° di marzo, Mirano
Crotto del fu Frigerio Crotto de Habiate, abitante in Milano, fece donazione al monastero di
Chiaravalle di beni posti in territorio di Abbiategrasso e LUGAGNANO”. E’ probabile che il
toponimo provenga da “Lucanianus”, aggettivo derivato dal nome proprio “Lucanius”.Dunque nel
Medioevo il paese era arroccato intorno ad un castello circondato da un fossato, che fu un feudo di
diversi signori. E la storia locale per molti secoli si identifica con quella dei proprietari del maniero,
di cui rimangono tracce solo nei documenti. Nel XIII secolo appartenne alla famiglia dei Casterno,
per passare quindi a Pietrasanta . Il primo febbraio 1358 Uberto di Pietrasanta lo vendette con un
sedime al vicino territorio di Robecco. Sempre nello stesso documento del 1358 si può rilevare che
Lugagnano era posto in territorio di Robecco. Fu dato in feudo nel 1451 dal duca di Milano
Francesco Sforza a Baldassare Barzi e suoi discendenti, con diritto di dazi di vino, pane, carne e
imbottato, “come anteriormente era goduta da Sperone Pietrasanta. Ma il capitano Girolamo Barzi
fu bandito per fratricidio e perciò il feudo fu devoluto alla Camera il 30 aprile 1656 e concesso al
generale Giovanni Vasquez de Coronado, castellano di Milano, il 28 giugno 1657, con facoltà di
darlo ad altri.
Il 15 luglio 1657, LUGAGNANO è infeudata al Conte Angelo Trivulzio, ma il capitano Girolamo
Barzi, venuto a transazione con la regia Ducale Camera, riesce ad ottenere per i suoi figli, il 22
settembre 1672, i feudi di LUGAGNANO e Robecco con relativi dazi. Mentre Lugagnano subì
diverse traversie e passaggi di proprietà, CASSINETTA ebbe una storia più tranquilla, riuscendo a
conservare meglio la propria autonomia.
Forse il suo nome deriva da Cassina Biraga, in riferimento al fondatore Maffiolo Birago, uno dei
personaggi che più hanno lasciato il segno sulle vicende del paese. Il nobile Maffiolo Birago,
Maestro di Aula della Camera Ducale di Filippo Maria Visconti, fece costruire nel 1435 la più
antica chiesa del luogo dedicata alla Beta Vergine e a S. Antonio Abate: essa divenne parrocchiale e
comprese nella sua giurisdizione ecclesiastica, anche Lugagnano, nonché anche la frazione Tangola
del comune di Robecco ed altre due frazioni del comune di Corbetta. All’esterno della chiesa lo
stemma dei Birago e una iscrizione a caratteri gotici ne ricordano la fondazione. Nel 1428 gli stessi
Birago per concessione del duca Filippo Maria Visconti fecero scavare un canale che derivava dal
Naviglio Grande e che, attraversando il paese, avrebbe fatto funzionare le pale di un mulino, tuttora
esistente e funzionante. Detto canale ancora oggi chiamato Roggia Biraga, segna all’incirca il
confine fra le due località di CASSINETTA e LUGAGNANO.
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Le case da nobile - 贵族豪宅
Il vero patrimonio di Cassinetta di Lugagnano sono le splendide ville nobiliari legate ai nomi delle
grandi famiglie milanesi quali quelle, in via puramente esemplificativa, dei Trivulzio, dei Visconti,
dei Mantegazza, dei Castiglioni, dei Parravicini. Queste “case da nobile “costituivano
indubbiamente per i proprietari un punto di riferimento, che consentiva loro di effettuare periodici
controlli sulla gestione dei terreni da parte dei fittavoli; ma poiché la zona di Cassinetta possedeva
notevoli attrattive paesaggistiche, erano adoperate soprattutto come abitazione per la villeggiatura.
Lungo il Naviglio si incontrano villa Beolco-Negri (municipio), villa Negri, villa Visconti
Castiglione Maineri, villa Krentzlin, casa Spirito e villa Castiglioni Nai Bossi. Lungo la strada per
Corbetta in zona Bardena si trova villa Bodio Parravicini Bottiglia. Poco lontano dal Naviglio, nella
zona di Lugagnano, sono situate villa Mörlin-Visconti ora Grosso Pambieri, Villa Frotta Eusebio,
Villa Mantegazza Macinaghi, la neo classica villa Trivulzio e villa Birago Clari Monzini.
Economia - 经济
Molti degli attuali abitanti di Cassinetta di Lugagnano discendono dai fittavoli delle famiglie
patrizie: ma, abbandonata l’agricoltura, essi si sono trasformati in lavoratori pendolari occupati
nelle industrie di Milano e della zona di Abbiategrasso. Sul posto sono rimaste alcune aziende
agricole, dedite alla coltivazione dei cereali e dei foraggi e all’allevamento dei bovini, mentre si è
sviluppata una discreta rete di officine e di piccole imprese, per lo più meccaniche. Il paese, che
rientra nel territorio del Parco del Ticino, tende a salvaguardare la propria immagine urbanistica;
lo stesso Municipio è stato trasferito in una antica villa patrizia circondata da un parco, ove oggi
sorgono la scuola elementare e materna e la biblioteca comunale. Non si può concludere il profilo
di CASSINETTA DI LUGAGNANO senza citare la famosa “Antica Osteria del Ponte” un
gioiello della gastronomia nazionale e internazionale. Un tempo era la tradizionale osteria della
posta e il suo nome compare nelle carte degli archivi già a partire dal XV secolo. Col tempo non
perse certo d’importanza se, come si ricorda, vi alloggiò Carlo Borromeo, durante una delle sue
numerose visite pastorali.
Altre notizie - 其他的信息
CASSINETTA DI LUGAGNANO ha avuto, nella grande guerra, 18 caduti, 13 invalidi e 4
decorati. Festa patronale, seconda domenica di settembre (Natività di Maria Vergine). Nel 1586 fu
fondato dal Cardinale Gaspare Visconti, successore di San Carlo Borromeo del governo della
Diocesi di Milano, il Sodalizio del SS. Sacramento, della Dottrina Cristiana e di Santa Croce: fu
questo Sodalizio che fece innalzare nel 1749, con sovvenzioni dei fratelli De’ Bozzoli, accanto al
ponte sul Naviglio, la statua di San Carlo Borromeo, venerata da tutta la popolazione locale. Fonte:
Archivio Comunale.
Bibliografia - 书目
P. PARODI, Cassinetta e Lugagnano, Abbiategrasso 1926 M. COMINCINI, Il Naviglio Grande,
Abbiategrasso 1981 I. INVERNIZZI, Le ville di Cassinetta di Lugagnano, Società storica
abbiatense , Milano 1982C. PEROGALLI P.FAVOLE, Ville dei Navigli Lombardi, Rusconi,
Milano 1982M. COMINCINI, I segni della storia le voci della memoria, Società storica abbiatense
1991ED. CELIP, I Navigli, Milano 2002 Articoli vari sono stati
pubblicati su “Quaderni del Ticino”, Magenta 1981-1983
Per le informazioni dettagliate sulle ville e palazzi, edifici rurali e religiosi di Cassinetta di
Lugagnano, trovate tutte le informazioni il sito: http://www.vivereinavigli.it/CassinettaArte.
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Comune di ROBECCO sul NAVIGLIO – Ribecco sul Naviglio 镇:
La cittadina e il canale: questa la vera essenza di un borgo la cui storia si lega in maniera
indissolubile alle sorti del corso d’ acqua che ne lambisce il territorio. Sebbene infatti Robecco sul
Naviglio abbia origini lontane, come dimostrerebbe il ritrovamento di un accampamento romano
nella frazione di Casterno, l’espansione del borgo è strettamente collegata a quella grandiosa e
fondamentale opera idraulica che fu lo scavo del Ticinello, meglio noto come Naviglio Grande.
Furono i Visconti, Signori di Milano ad avviarne nel XII secolo la realizzazione, con il precipuo
scopo di ricavare acque utili per l’irrigazione della fertile campagna lombarda, senza sapere che di lì
a poco tempo su quelle pigre acque deviate dal corso del Ticino, sarebbero transitate chiatte cariche
di merci in arrivo e in partenza da Milano: sale, carni, latticini, materiali edilizi, stoviglie, beni di
lusso come armi preziose e velluti di seta e soprattutto i famosi lastroni di Marmo di Candoglia con
cui la città si stava attrezzando per costruire la sua cattedrale. Via d’acqua, il Naviglio, talmente più
sicura rispetto alle strade di terra da farla preferire anche per i fastosi cortei nuziali che portavano a
Milano le future consorti ducali. Tra queste Maria di Savoia, sposa del superstizioso Filippo
Visconti, che, su consiglio del matematico di corte, scelse proprio la località fra Robecco e
Albairate per il primo incontro o ancora Isabella d’Aragona, sposa di Galeazzo Maria Sforza e la
giovane Beatrice d’Este promessa sposa di Ludovico il Moro, scortata lungo il Naviglio da un
sontuoso corteo di bucintori, le barche da cerimonia riccamente addobbate impiegate nelle
occasioni solenni. Per la posizione strategica rispetto alla vicina Milano, Robecco fu anche teatro di
grandi scontri, in particolare nel periodo in cui Milano fu contesa tra Sforza e Francesi nel XVI
secolo: fu in questo periodo che si distinse la figura di Pierre de Terrail, signore di Bavard, passato
alla storia come “il cavaliere senza macchia e senza paura” per il codice d’onore che ne improntava
l’operato.
Ma è con il progressivo affermarsi dell’importanza del Naviglio Grande per scopi non solo agricoli,
che, a partire dal Cinquecento cominciano a sorgere lungo il canale importanti ville nobiliari:
sontuose residenze ambite per il clima ameno e per la posizione scenografica. E il caso di Villa
Gandini, o della vicina Villa Archinto, che domina il Naviglio con le sue torrette o ancora del
sontuoso Castellazzo de Barzi. Tutte residenze che testimoniano l’interesse per la zona da parte
delle famiglie aristocratiche e la corsa alla terra che caratterizza i secoli XVII e XVIII. Ed è proprio
nel 1842, per iniziativa del nobile Giulio Dugnani che viene costruito il ponticello pedonale a
cavallo del Naviglio, all’altezza della Villa Gaia, in linea con la diffusa consuetudine da parte dei
grandi proprietari locali di finanziare opere pubbliche. La vocazione agricola che aveva
caratterizzato la fertile campagna robecchese resterà una dominante del territorio fino alla prima
metà del Novecento, superando anche eventi traumatici quali la rivolta contadina del 1889. Oggi il
territorio di Robecco sul Naviglio, esteso su una superficie di 2020 chilometri quadrati, si presenta
come una delle località di maggiore interesse turistico lungo il tracciato del Naviglio, capace di
affascinare con le sue dimore preziose e l’atmosfera elegante degli scorci lungo il fiume chiunque,
ignaro, vi approdi.
Il fascino della storia e dell’arte: Le ville di Ribecco
Villa Scotti, Municipio L’edificio che oggi ospita il Municipio di Robecco fu edificato non come
villa di delizia, bensì come residenza su progetto dell’architetto neoclassico Giuseppe Piermarini o
di un suo allievo, su una preesistenza risalente al XVII secolo. La facciata è percorsa da colonne che
sottolineano il corpo centrale e da decori in falso bugnato, mentre all’interno si conservano ancora
alcuni ambienti con le decorazioni originali.
Palazzo Archinto, l’edificio forse più riconoscibile di Robecco deve la sua popolarità alle
dimensioni gigantesche e alle due torrette merlate che svettano lungo il Naviglio. In realtà il
sontuoso palazzo avrebbe dovuto comporsi di quattro blocchi circondati da magnifici giardini, ma
non fu mai completato. A progettarlo l’architetto Carlo Federico Pietrasanta nel XVII secolo, che
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volendo emulare le forme severe dell’architettura castellana conferì all’edificio il caratteristico
aspetto da maniero medievale. L’ingresso al palazzo, di fronte alla Villa Gandini fu arretrato per
consentire l’accesso alle carrozze dalla stretta via. Villa Gaia (oggi Villa Gandini) La villa,
affacciata sulla via che conduce al ponticello sul Naviglio, deve il nome alle meravigliose feste che
vi si svolgevano nel XV secolo. In realtà l’edificio è di epoca anteriore, come mostrerebbero tracce
di finestre archiacute rinvenute sotto l’intonaco. All’interno si conservano ambienti sontuosamente
decorati con affreschi di motivi a bugne, fasce di marmo a trompe oeil e trofei. L’sterno, sobrio
verso la via, è elegante verso il Naviglio, con decori affrescati tra le finestre del piano nobile,
purtroppo ormai poco leggibili. La proprietà della villa, provvista di un grande giardino, si completa
con lo scenografico imbarcadero provvisto di balaustra settecentesca in ferro battuto. Villa Terzaghi
Tra i migliori esempi di barocchetto lombardo, la villa si presenta con una facciata introdotta dal
portico e sottolineata da frontone centrale. L’ingresso presenta eleganti piloni sormontati da statue.
Villa Gromo di Ternengo Tipico edificio del barocco lombardo, la villa si caratterizza per il portico
dipinto e per il vasto giardino, dove sorge anche una piccola chiesa. L’ edificio risulta già esistente
nel 1599, ma fu ricostruito falla famiglia Casati nel 1679. Lungo il Naviglio si affaccia anche il
Padiglione la Serenella che costituiva l’imbarcadero della villa. Villa Dugnani Edificata su un
edificio del XV secolo, la dimora presenta in facciata alcune finestre in terracotta. Palazzo Sironi
Marelli Eretto nella seconda metà del XIX secolo su una preesistente costruzione seicentesca mai
completata, il palazzo è arricchito da un giardino all’italiana solcato da corsi d’acqua e dal laghetto
artificiale. Villa Barbavara di Gravellona La villa, nota come la “Bassana”, sorse alla fine del
Seicento e fu arricchita da un importante giardino all’italiana. Nel salone al piano terra è custodito
un affresco raffigurante il Naviglio e le sue ville. Monastero di Casterno Il monastero benedettino
sorse intorno all’ano 1000 su un’altura dominante la vallata, con il nome di S.Ambrogio ad nemus,
ovvero “nel bosco”. All’edificio era annessa la chiesa di S.Maria e S.Martino. Soppresso in seguito
alle riforme giuseppine, fu diviso fra le famiglie proprietarie del luogo. Villa Arconati Quella che è
oggi un’abitazione privata fu in origine una villa ceduta dalla famiglia Arconati al Collegio
Longone che vi ospitava i suoi studenti. Qui soggiornò anche il giovane Manzoni, prima del ritorno
a Milano tra il 1788 e il 1789.
Le quattro frazioni di Robecco sul Naviglio
Sebbene la posizione strategica lungo il Naviglio abbia fin dal XII secolo consentito a Robecco di
acquisire un ruolo predominante rispetto alle vicine frazioni di Castellazzo de Barzi, Casterno,
Carpenzago e Cascinazza, è pur vero che ciascuna di esse riserva qualche sorpresa per il turista,
offrendo occasioni di visita in un territorio che ancora conserva la vocazione agricola e che si
presenta largamente punteggiato dalle tipiche cascine a corte. A Est del Naviglio si incontra
l’abitato di Castellazzo de Barzi, dal nome della famiglia che fu proprietaria di gran parte del suo
territorio. Aggregata a Robecco solo nel 1870, la frazione ha rivelato reperti romani, anche se il suo
nucleo risale all’epoca medievale quando cominciò a raggrumarsi intorno al castello. Il suo
territorio si compone di numerose cascine agricole che sono in parte documentate già nel catasto del
1722, ma resta sostanzialmente intatto nell’impianto fino al secondo dopoguerra. Il confronto con il
Catasto settecentesco evidenzia anche la lenta espansione della frazione di Casterno, lungo la strada
che proviene da Abbiategrasso. Il borgo, fondato probabilmente in epoca romana, come
indicherebbe anche il toponimo derivato dal latino “Castrum” (strutture militari), sorse in posizione
strategica su un terrazzamento naturale lungo la strada detta “dei mercanti” che affiancava il corso
del Ticino. Nel 1050 vi è documentato un castello di epoca longobarda o franca, distrutto nel 1245,
di cui sono contemporanee le chiese di S.Maria e S.Andrea, le più antiche del territorio. La
decadenza di Casterno a partire dal XIV secolo, è legata al progressivo affermarsi di Robecco, in
seguito allo scavo del Ticinello. Sulla via che raggiunge Robecco da Sud-Ovest si situa Carpenzago,
di probabile fondazione celtica, come fa supporre il suffisso “ago” presente nel nome, anche se le
prime notizie certe risalgono al XIII secolo, quando l’abitato è citato con il nome di Garbenzago.
Anche Carpenzago sorgeva su un terrazzamento naturale lungo la strada dei mercanti che,
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collegando il Lago Maggiore a Pavia, affiancava a oriente il Ticino. La strada, di notevole
importanza commerciale lambiva anche la frazione di Cascinazza, costituita, come indica il nome,
per l’aggregazione di cascine a corte, attorno alla strada per Abbiategrasso.
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