I TRULLI:“ARCHITETTURE SENZA ARCHITETTI” La citazione da
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I TRULLI:“ARCHITETTURE SENZA ARCHITETTI” La citazione da
I TRULLI:“ARCHITETTURE SENZA ARCHITETTI” La citazione da Rudofsky nel titolo non è casuale:vorrei che chiunque potesse conoscere i risultati del processo storico che ha prodotto architetture magiche senza l’ausilio dello stregone. L’uomo,da specialista dei propri bisogni, ha trovato soluzioni fantastiche. La mia storia è un diario delle vacanze: le mie vacanze in Puglia, da quando sono nata, tutti gli anni,senza saltarne uno.La Puglia è una regione ricchissima,di sentimenti,di luoghi e di tradizioni.Il mio amico C.,foggiano,fiorentino d’adozione vanta sempre i tanti pregi di quella terra profumata,piena di sapori inconfondibili che uno si porta dietro per mesi,finché non ritorna ad ossigenarsi,ancora lì, sempre lì,senza stancarsi mai.La Puglia è una terra effervescente di architettura;i centri storici dei suoi paesi sono tutti degni di nota,anche i più sconosciuti,anche i più poveri. La Puglia è come un dolce ripieno,qualsiasi fetta è ricca e cremosa,la riconosci dall’odore,dal sapore e dalla croccantezza di ogni sua briciola.Ogni anno,io e la mia famiglia trascorriamo le vacanze estive nella casa dei nonni e non ci saziamo mai di riscoprire posti già noti che visitiamo più volte nella stessa vacanza. E’ come un’attrazione fatale,una magia che ci attira:un canto di sirene!E questo incantesimo colpisce grandi e piccini:noi quattro ci guardiamo dopo pranzo e ci chiediamo:“oggi dove andiamo?”, alla scoperta di nuovi scorci e prelibate delizie. Immancabile la granita di caffè con panna montata dal nostro gelataio preferito, B. di Ostuni,che la prepara artigianalmente con una attrezzatura appartenuta a suo nonno. A volte ci spingiamo a nord,a Polignano a Mare,per uno sguardo dalle alte scogliere battute dal vento,o addirittura a Margherita di Savoia per visitare le immense saline,o a Barletta per il suo Colosso,o a Trani per stupirci della sua bianca cattedrale che si specchia sul mare.Ma il posto più suggestivo resta per noi Alberobello,Silva Arboris Belli(albero della guerra),luogo paradisiaco dove niente ricorda la guerra. Finestrini abbassati e canzoni a squarciagola nel breve viaggio attraverso la Valle d’Itria,una dolce campagna punteggiata da trulli contadini immersi in oliveti secolari. Arrivando in auto il turista non vede nemmeno un piccolo scorcio del centro storico che appare all’improvviso:la prima visione d’insieme è magnifica e commovente,proprio perché inaspettata.In un colpo d’occhio,il paese dei trulli:due strade principali che si inerpicano sulla collina con larghe scalinate,morbide e sonnolente come la siesta estiva,che ben si intonano all’ora calda del meriggio. Fiancheggia il percorso fino alla sommità un tessuto urbano tutto fatto di trulli,uno accanto all’altro,uno sopra all’altro,fino in cima dove la chiesa di Sant’Antonio segna l’arrivo del visitatore.La scenografia è impressionante. Sembra un paese finto,come i paesaggi western di Cinecittà. Ma è solo un attimo quello che ci separa dalla genuinità dei luoghi e delle persone. Benché oggi i trulli del centro monumentale di Alberobello ospitino negozi di prodotti artigianali e della tradizione locale,e non siano più abitati dai residenti,la gente del posto è gente vera,gentile,disponibile e pronta a offrirti un assaggio delle prelibatezze locali,a farsi fotografare,a invitarti nel suo trullo,a farti salire sulle terrazze che offrono un panorama mozzafiato, ineguagliabile. Ma la cosa più importante è che se anche non compri niente,ti sorridono e ti ringraziano della visita.Devo dire però che è molto difficile entrare in un trullo-negozio e non comprare niente,soprattutto dei prodotti alimentari che rappresentano specialità introvabili altrove. G.,la mia primogenita, adolescente,ha le sembianze di una giovane donna che fa shopping a New York,con tutta la sua grazia si aggira nei negozietti alla ricerca di un insolito oggetto da aggiungere alla sua collezione di souvenir. Ed anche se ha un talento naturale per scovare “gli introvabili”,alla fine non resiste all’acquisto di un piccolo trullo in miniatura,di pietra locale. Perché lei li “consuma” nell’inverno,spostandoli da un posto all’altro, maneggiandoli, portandoli a scuola per parlare delle sue scoperte estive. Le terrazze sono un altro aspetto veramente originale dell’architettura di Alberobello:quasi tutti i trulli hanno una terrazza retrostante che affaccia “sull’altro paesaggio” quello del dietro,che integra la vita dell’abitazione con attività accessorie a quelle dell’abitare. Un tempo venivano usate per stendere i panni e abbellite con piante e fiori. Il loro geografico dipanarsi addossate l’una all’altra ne fa un paesaggio parallelo di grande suggestione e di intensi profumi:aranci, limoni e altri agrumi profondono le loro fragranze in tutte le direzioni. E’ come un mondo aggiunto, di intersezione delle relazioni spaziali,visive, aromatiche e personali fra gli abitanti. Questo è l’aspetto che più affascina il mio bimbo più piccolo,N.,che si perde nei meandri di porticine,nicchie e scalette che vanno su e giù in questi piccoli ambienti a misura di bambino.“Mamma posso entrare?”ed è già sparito!Per rivederlo poi affacciato alla terrazza del trullo attiguo a quello in cui si è infilato come in un labirinto di percorsi che solo l’innocenza dell’infanzia dipana come un filo di seta. Anche l’atmosfera delle due strade principali che portano in cima è impareggiabile:le donne siedono fuori dalle porte,sugli scalini o su piccole sedie impagliate a fare l’uncinetto o il chiacchierino;e chiacchierano da una porta all’altra come i veri vicini di casa di una volta,come solo nei paesini può ancora accadere,e le scene appaiono così vere e così fuori dal tempo che più che appartenere al folklore sono percepite come un film in bianco e nero del neorealismo. I trulli fanno di Alberobello un paesino unico al mondo, monumento nazionale,dichiarato patrimonio dell’umanità dall’ UNESCO nel 1996:si tratta di un esempio di architettura spontanea,originariamente creata dai contadini nelle campagne. Il contadino cominciava a ripulire il terreno dalle grandi quantità di pietre affioranti e per comodità le utilizzava per realizzare le “casedde”, monolocali in cui si conservavano gli attrezzi.Piano piano la pianta dell’edificio si è allargata,raddoppiata, moltiplicata fino a raggiungere perfino le dimensioni di una abitazione per famiglie numerose come erano quelle dei contadini. Solo in tempi relativamente recenti, il centro monumentale di Alberobello ha perso la propria configurazione di centro abitato per trasformarsi in centro turistico. Parimenti nelle campagne circostanti si è verificato l’abbandono del trullo,e quest’ultimo è diventato “la casa di campagna”,il luogo di villeggiatura dove godere della splendida natura circostante. Qui da sempre veniva utilizzata la tecnica delle costruzioni a secco, con pietra calcarea locale di cui il terreno era ricco. Erano così costruzioni precarie non soggette ai tributi dovuti al re per le costruzioni di nuovi centri abitati. Le coperture infatti venivano eliminate in pochi minuti, ed al passaggio dell’esattore si riusciva ad evitare il pagamento della tassa. L’astuzia dei contribuenti ha di fatto prodotto un manifesto dell’ingegno e della fantasia italiana. Solo quando l’agglomerato urbano ottenne la libertà dalle tasse regie,le costruzioni a secco si trasformarono in costruzioni con malta di calce. Oggi il trullo è simbolo dell’architettura spontanea per eccellenza, precursore della bioarchitettura passiva, magnifico esempio di architettura vernacolare. Mio marito si diverte a catalogare, fotografare e riprendere le immagini delle nostre gite, animato da curiosità e spirito di ricerca, studia ed entra nel dettaglio della storia,delle cose e degli uomini; come un capo scout ci guida e ci illumina su quello che c’è dietro ogni apparenza. Per questo ogni anno scopriamo un nuovo segreto dei trulli. Quest’anno è stata la volta del soppalco. L’ampio volume della copertura conica infatti veniva utilizzato grazie alla costruzione di un soppalco di legno,il tavlet,che serviva per conservare le derrate alimentari.Quello che mi affascina è pensare che il trullo sia il risultato di un’architettura generata dalle necessità quotidiane,sostanzialmente minimalista eppure così ricca.Sapere che abitando un trullo si andava a letto nell’alcova e riflettere sulla mancanza di spigoli di questa architettura che doveva essere morbida come le forme della natura,è tutt’uno con l’efficienza bioclimatica ottenuta senza artifici.Il nonno mi diceva:“caldo d’inverno e fresco d’estate”. E nei nostri sogni di bambini il trullo appariva come un luogo di benessere,immerso nella campagna,meta di giochi e di pranzi sulle coperte sopra il prato:la pasta al forno con polpettine,uova sode e mortadella emanava il suo profumo di festa e di scampagnata.Le nostre vacanze sono finite e torniamo alla vita di tutti i giorni. Ma portiamo con noi una valigia di ricordi che ci stimola nuovi itinerari per la prossima estate in Puglia.