Nuovi orizzonti sul Diabete di Tipo2 e la Parodontite Il Diabete

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Nuovi orizzonti sul Diabete di Tipo2 e la Parodontite Il Diabete
Nuovi orizzonti sul Diabete di Tipo2 e la Parodontite
EFP
Il Diabete rappresenta una malattia in rapida ascesa che si stima colpirà quasi il 10%
della popolazione mondiale adulta entro il 2030. Il fatto che pazienti con inadeguato
controllo glicemico possano avere un peggioramento delle condizioni parodontali e
rispondere meno efficacemente alle terapie rispetto ad individui non diabetici è ben
documentato da molto tempo. La ricerca scientifica e clinica focalizzata sui rapporti
tra diabete di tipo 2 e la parodontite hanno recentemente messo in luce come vi
siano ulteriori importanti collegamenti tra queste due condizioni che tendono ad
influenzarsi reciprocamente. Questi risultati hanno una ricaduta diretta sulla
gestione clinica del paziente sia dal punto di vista parodontale che sistemico
generale.
Un gruppo di esperti si è recentemente riunito in Spagna per dare vita ad uno storico
convegno organizzato congiuntamente dalla Federazione Europea di Parodontologia
(EFP) e dall’American Academy of Periodontology (AAP). Lo scopo del convegno
era di analizzare in modo sistematico tutte le ricerche scientifiche disponibili sul
diabete e sulla parodontite.
La EFP è una società scientifica tra le più prestigiose in Europa che riunisce 26
Società Nazionali di Parodontologia con oltre 13,000 associati e il cui scopo è quello
di promuovere conoscenza e consapevolezza per svolgere una corretta attività
clinica parodontale.
L’AAP è la Società scientifica di riferimento per la Parodontologia negli Stati Uniti e
comprende più di 8,000 specialisti.
Da questa collaborazione tra specialisti leader nella ricerca clinica e scientifica in
Europa e negli Stati Uniti, sono scaturiti sia un documento che rappresenta un vero e
proprio consenso sullo stato dell’arte sulle relazioni tra il diabete di tipo 2 e la
parodontite, sia delle linee guida basate sulle evidenza che possano essere
utilizzate sia dai medici che dagli odontoiatri nella loro pratica clinica quotidiana.
Qui di seguito è riportato un breve riassunto delle conclusioni degli esperti e delle
nuove linee guida per la comunità odontoiatrica.
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Maggio 2013 – Traduzione a cura della Commissione Editoriale della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia
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Effetti della parodontite sui livelli di glicemia e sul controllo diabetico.
I risultati degli ultimi studi clinici disponibili hanno dimostrato come la parodontite
influenzi sia il controllo che la progressione del diabete di tipo 2 e possa anche
concorrere al suo sviluppo. Ci sono nuove forti evidenze che la parodontite cronica
grave sia collegata all’innalzamento dei livelli glicemici (misurati attraverso la
valutazione della emoglobina glicata (HbA1c) che è un ottimo indicatore del controllo
glicemico del paziente nelle 6-8 settimana precedenti) nei pazienti affetti da diabete
e che sia in grado di peggiorare il controllo della glicemia anche in pazienti non
diabetici. Un ulteriore dato interessante è quello relativo ai pazienti diabetici affetti da
parodontite. In questi pazienti la gravità della parodontite è fortemente correlata
all’insorgere delle complicanze del diabete di tipo 2 come quelle renali e
cardiovascolari. Pazienti con parodontite moderata o grave hanno pertanto un
rischio aumentato non solo di avere le complicanze tipiche del diabe ma anche un
maggiore rischio di morte per patologie cardiache o renali rispetto a pazienti
parodontalmente sani o affetti da forme lievi di parodontite. E’ significativo infine che
queste nuove ricerche suggeriscano tutte che avere la parodontite grave aumenta il
rischio di sviluppare diabete di tipo 2.
Collegamenti tra parodontite e diabete di tipo 2.
E’ certamente l’infiammazione a giocare un ruolo determinante sia nel diabete di tipo
2 che nella parodontite e costituisce il fattore che reciprocamente rende le due
condizioni in grado di influenzarsi. Nello sviluppo del diabete di tipo 2
l’infiammazione causa una alterazione delle cellule pancreatiche secernenti l’insulina
che porta alla loro distruzione oltre a determinare una minore capacità
dell’organismo di rispondere all’insulina con il conseguente insufficiente controllo dei
livelli ematici del glucosio. Gli attuali orientamenti sono concordi nel ritenere che i
microrganismi presenti nelle lesioni parodontali ed i loro prodotti, entrando nel
torrente circolatorio, diano vita ad una intensa reazione infiammatoria che può dare I
suoi effetti anche in alti distretti dell’organismo. Molti studi hanno messo in evidenza
la presenza di una serie di markers infiammatori nel torrente circolatorio di pazienti
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Maggio 2013 – Traduzione a cura della Commissione Editoriale della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia
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affetti da parodontite. Questo offre una plausibile spiegazione sul meccanismo
attraverso il quale la parodontite cronica potrebbe influenzare la funzionalità delle
cellule pancreatiche e la capacità dell’organismo di controllare la glicemia e pertanto
contribuire all’insorgenza del diabete.
D’altra parte nel diabete c’è una aumentata produzione di vari mediatori (ad esempio
prodotti di scarto del metabolismo dei carboidrati, radicali liberi e alcune citochine)
che alimentando in modo abnorme l’infiammazione possono aumentare la
probabilità di distruzione del tessuto parodontale. Il Diabete non sembra influenzare
il numero e il tipo di microrganismi presenti nel cavo orale. Ciò non di meno sono
necessari ulteriori studi per esplorare in modo completo le relazioni che legano
diabete e parodontite e determinare in modo chiaro se la parodontite sia
effettivamente causa del diabete.
Effetti del trattamento parodontale sul diabete di tipo 2
L’obiettivo della terapia del diabete è di regolare I livelli glicemici ematici e il suo
successo viene misurato sul livello di HbA1c. Il trattamento parodontale nei 3 mesi
successivi al suo completamento, è stato in grado di ridurre i livelli di HbA1c di circa
lo 0.4%. Questo risultato è simile a quello che può essere raggiunto aggiungendo
un secondo farmaco al regime di prescrizioni utilizzate nel trattamento del paziente
diabetico. Questo significa che una efficace terapia parodontale è in grado di
contribuire al controllo glicemico del paziente diabetico e pertanto ridurre il rischio di
complicanze indotte dal diabete stesso.
Attualmente non ci sono dati su quale forma di terapia parodontale sia la più efficace
nel controllare il controllo diabetico o se l’uso di antibiotici sia di qualche utilità.
Inoltre non è possible dire quale soglia di miglioramento dei parametri parodontali sia
necessaria per avere un effetto positivo sul diabete. Tuttavia le evidenze convergono
sul fatto che l’igiene professionale accoppiata ad una efficace cura domiciliare
migliorano la salute generale del paziente diabetico medio.
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Implicazioni per la pratica clinica odontoiatrica.
Le ricerche suggeriscono che un trattamento parodontale efficace nei pazienti affetti
da diabete di tipo 2 può dare un contributo clinico di rilievo al fine di ridurre i livello
complessivi di infiammazione e pertanto determinare un migliore controllo sia del
diabete che dello status parodontale. E’ perciò di primaria importanza identificare
all’interno dello studio odontoiatrico quei pazienti affetti da diabete o con un rischio
aumentato di sviluppare il diabete al fine di informarli su queste relazioni ed
impostare una piano di terapia adeguato.
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