2010_12_dicembre - Azione Cattolica Ticinese

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2010_12_dicembre - Azione Cattolica Ticinese
89° anno
LXXXIX
N. 12
Dicembre
2010
in cruce gloriantes
MENSILE DELL’AZIONE CATTOLICA TICINESE
In questo
numero:
2
Oggi qualcuno pensa
ancora a salvarci
3
Cattedrale e
Giornale del Popolo
5
“Quel canto di fedeltà
che mi ha commosso”
6
Tempo giovani
16
Il teologo risponde
Natale
Insieme
dal presidente
Natale è ancora Lui, non è cambiato né mai cambierà
Oggi qualcuno pensa ancora a salvarci
Il tempo ciclico delle stagioni e
dell’anno liturgico ci porta ancora
una volta l’inverno e la luce del Natale. Abbiamo iniziato l’Avvento con la
prima neve, che come San Giovanni
Battista ci ha richiamato al Natale e
all’attesa venuta del Messia in mezzo
a noi. Sono passati oltre due millenni
da quella incredibile notte, ma anche
se attorno a noi il mondo cambia
ogni giorno, ci sono nuove scoperte,
profondi cambiamenti, continue tensioni, scontri tra stati e tra persone,
quella notizia portata in cielo dalla
stella e in terra dagli angeli resta
chiara, semplice e sconvolgente, è nato il Salvatore per tutti e per sempre.
Oggi più nessuno pensa a salvarci. Si
pensa piuttosto a come ottimizzare
le relazioni sociali, a come far frutta-
re i propri soldi e i propri dipendenti. Persino le casse malati che dovrebbero aiutarci ci spennano e ci
mollano quando diventiamo troppo
costosi. In molti restano soli, anche
tra di noi cristiani, soli nelle proprie
sofferenze fisiche o morali, soli in
una vita che richiede prestazioni ed
efficientismo. Eppure c’è ancora chi
ha il coraggio di dare la vita per salvare qualcuno, facendosi dono. Pensiamo ai volontari – in Svizzera 1
milione e mezzo – o ai missionari, o
a chi in generale si spende nella propria famiglia e nella società.
Natale è ancora lui, non è cambiato
né mai cambierà. Lo potranno soffocare sotto tonnellate di regali e consumismo, lo potranno abbattere sotto fucilate nelle chiese d’oriente, lo
potranno togliere dal calendario o
dalle feste nelle scuole, ma il Natale
resta inserito nel mistero della vita,
con un bimbo che nasce e da lì in
poi niente è come prima! Oggi qualcuno pensa ancora a salvarci.
Auguro di cuore buon Natale alle care lettrici e ai cari lettori di Spighe.
Anche quest’anno abbiamo fatto il
possibile per portarvi qualche spunto
di riflessione e di amicizia. Buon Natale ai nostri aderenti dell’ACT, pregustando già i festeggiamenti per il
nostro 150° dell’anno venturo. Buon
Natale al Vescovo Pier Giacomo,
sempre presente e vicino a tutti, e ai
nostri cari assistenti don Pio, don
Carmelo e don Rolando.
Auguri a tutti!
Davide De Lorenzi
Gli auguri dell’assistente
Cari amici,
prossimi al S. Natale mi affretto ad estrarre dal tesoro della Parola questa “perla” che vi offro di cuore
insieme agli auguri più belli: “È apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci
insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande
Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare
per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone” (Tt. 2, 11-14).
Dallo stupore per la mirabile iniziativa divina che la Liturgia natalizia riattua, scaturisca:
- uno stile di vita personale improntato a sempre maggiore sobrietà.
- impegno instancabile per instaurare con tutti rapporti sempre più fraterni.
- una accresciuta consapevolezza del nostro essere figli di Dio.
- grata fierezza di appartenere alla Chiesa, e zelo per il bene.
È questo il mio augurio, che fondo sull’efficacia dell’Eucaristia.
don Pio Camilotto
2 Spighe Dicembre 2010
solidarietà
Un regalo per la nostra chiesa madre e per la nostra bucalettere
Cattedrale e Giornale del Popolo
Carissimi amici, a fine anno riceviamo molte proposte per un sostegno
finanziario a associazioni di volontariato, gruppi filantropici, fondazioni di beneficenza, opere religiose,
eccetera. I ticinesi in tal senso sono
sempre molto generosi, anche perché il nostro benessere – nonostante i tempi non facili – è palese e ben
visibile se ci paragoniamo con altre
realtà neanche troppo lontane.
Tra questa generosità non dimentichiamo il sostegno alle opere cattoliche e accogliamo in particolare
l’invito fatto dal nostro Vescovo Pier
Giacomo a sostenere l’importante
restauro della nostra chiesa madre,
la cattedrale di San Lorenzo a Lugano. Come richiamato dal Vescovo
nella lettera pastorale, dobbiamo
sentirci parte della Chiesa universale vivendo la Chiesa locale che è la
prima realizzazione della nostra appartenenza ecclesiale: nella Cattedrale troviamo quindi espressione di
questa unità e le radici della nostra
fede. (offerte sul conto postale 699762-5 per l’Associazione Pro Restauri Cattedrale San Lorenzo di
Lugano, 6900 Lugano).
È anche tempo del rinnovo degli abbonamenti ai quotidiani. Il Vescovo
ci chiede un ulteriore sforzo a sostegno del Giornale del Popolo, unico
quotidiano cattolico della Svizzera.
(Ri)abboniamoci noi stessi e promuoviamo il nostro quotidiano, certi
che la voce cattolica deve continuare ad essere presente nella nostra società. Con il nostro sostegno il Gdp
potrà continuare a vivere e anche
rinnovarsi e ampliarsi. Il giornale si
presta ad alcune osservazioni e magari non offre tutto quanto ci si potrebbe aspettare, ma non facciamogli
mancare il nostro sostegno.
Grazie di cuore a tutti!
Per l’ACT, il presidente
Davide De Lorenzi
Colletta di Natale per i nostri missionari
Anche quest’anno vogliamo essere solidali con i progetti missionari sostenuti dalla nostra Diocesi e
per questo, ancora una volta, ci raccomandiamo alla vostra generosità.
Portare il Vangelo vuol dire portare la notizia buona per tutta la persona.
Per questo, nella missione di Mbikou la parrocchia “Santa Famiglia” promuove per esempio l’istruzione, lo sviluppo economico e il consolidamento delle strutture delle comunità cristiane nei settori e
nei villaggi.
Durante il suo ultimo rientro in patria, il nostro don Lorenzo Bronz ci ha riportato notizie sullo stato
dei lavori in questi ambiti: devono provvedere al rifacimento del tetto della chiesa di Mbikou (sede
della missione) e di quella di Bekia. Per quanto riguarda la scuola è invece in cantiere la costruzione
delle latrine, della cucina, del pozzo e della recinzione del terreno. Gli abitanti del luogo parteciperanno direttamente ai lavori di scavo e alla costruzione dei mattoni necessari.
Ringraziandovi, invitiamo chi di voi possiede un conto corrente postale o bancario ad effettuare il
versamento tramite il proprio conto e non direttamente allo sportello. Questo ci permetterà di ridurre le spese postali e di non disperdere una parte della vostra offerta.
Dicembre 2010 Spighe 3
siamo donne
Al Cittadella la festa dell’Unione Femminile Cattolica Ticinese
Stupore e gratitudine per i nostri primi 90 anni
Era affollato il salone della Cittadella
di Lugano in occasione dei festeggiamenti dei primi novant’anni dell’Unione Femminile Cattolica Ticinese. Sicuramente una cinquantina le donne
che sono venute da tutto il Cantone
per sottolineare con la loro presenza
quello che non vuole essere un traguardo, ma una tappa nella storia di
quest’associazione che ha contribuito
all’educazione, alla crescita e alla maturazione di generazioni di donne in
tutti gli ambiti della società e indipendentemente dal loro stato civile, per
quasi un secolo. Carmen Pronini, a cui
è stata affidata la presidenza in questi
ultimi vent’anni, ricordando “le tante
donne che ci hanno preceduto e che ci
hanno accompagnato” ha voluto in
questo giorno di memoria e ringraziamento, esprimere anche “lo stupore e
la gratitudine per il dono della fedeltà
a un mandato ricevuto, a suo tempo,
dalla Chiesa attraverso Mons. Aurelio
Bacciarini”. Un dono che oggi le donne dell’Unione Femminile continuano
a sentire prezioso e a cui hanno deciso
di voler dare un futuro. Un futuro che
ha assunto il volto di don Pio Camillotto e di Corinne Zaugg, rispettivamente nuovo assistente spirituale e
nuova presidente dell’Unione Femminile. Don Pio ha ricordato significativamente la vicenda di San Carlo Borromeo, nominato vescovo in tempi di
grave crisi (lui stesso assunse la carica
di vescovo più per nepotismo -era nipote da parte materna di papa Pio IVche per meriti propri) ma che seppe far
voltar pagina in maniera decisiva a
malcostumi e malvezzi e inaugurare
una nuova stagione di santità: dando
lui per primo, l’esempio. La parola è
4 Spighe Dicembre 2010
poi passata a Corinne Zaugg che ha
voluto riprendere e ripartire dal nome
dell’organizzazione.
Proprio da quell’UFCT che ieri come
oggi rappresenta la base su cui costruire e lungo la quale incamminarsi. La
“U” sta per unione ma anche per amicizia. Per quella profonda amicizia ancorata nel Signore che è stato il terreno che ha dato origine e ha alimentato
negli anni, la relazione tra le singole
donne. “F” per femminile: “Ma ha ancora senso suddividere oggi le persone
a seconda del loro sesso?” si è chiesta
Corinne Zaugg. Secondo lei sì. Non
per affermare che si è migliore o peggiori. Non per contrapporsi in maniera
competitiva o rivendicativa. Ma semplicemente per marcare al differenza.
Perché le donne quando fanno, fanno
diversamente. E questa diversità è un
valore che va conservato e possibilmente esaltato. “C” sta per cattolico. E
rappresenta la base, il plus valore, il
tratto distintivo dell’agire delle donne
associate e soprattutto indica con precisione la direzione verso la quale si
cammina. Mentre la “T” rappresenta
tutte quelle parrocchie del Ticino in
cui l’UFCT ha sempre avuto casa e da
cui desidera riprendere vita. La festa è
poi proseguita con la Santa Messa nella cripta della Chiesa del Sacro Cuore,
davanti alla tomba di Mons. Bacciarini concelebrata da don Sandro Bonetti, assistente delle donne nell’ultimo
decennio e da don Pio Camillotto.
L’ultimo capitolo del compleanno
dell’UFCT si è poi consumato davanti
ad una tazza di caffè fumante e una
fetta di torta. E qui c’è stato spazio per
tutte e per ciascuna di far scorrere la
propria personale tavolozza di ricordi:
tra piccoli e grandi episodi personali,
tra pensieri grati a chi non c’è più e
tanto ha dato e ai numerosi aneddoti
che hanno costellato la vita dell’associazione. Ma pur nel ricordo dei bei
tempi che furono, mai la nostalgia ha
preso il sopravvento sulla consapevolezza che la storia dell’UFCT non termina qui anche se avrà bisogno di
molte cure e molte preghiere perché
possa trovare anche e proprio ai nostri
giorni, la forza per sopravvivere e continuare la sua missione.
siamo donne
“Quel canto di fedeltà che mi ha commosso”
Sono stata proprio contenta di esser riuscita a partecipare almeno a
un pezzetto della festa di compleanno dell’Unione femminile.
Durante la S. Messa nella cripta del
Sacro Cuore, ero profondamente
commossa di fronte a tanta solida,
semplice e disarmante devozione, a
tanta ricchezza di vita e fedeltà, vissute e trasmesse umilmente, nella
fiducia del grande albero che affida
le sue foglie autunnali al vento,
senza chiedersi dove andranno a finire, nella certezza di aver svolto
bene il suo compito. Mi sono venute le lacrime agli occhi quando le
donne hanno riunito le loro voci in
un canto che tutte conoscevano
ma io no; mi sono sentita come sopraffatta da una strana nostalgia,
da un forte desiderio di comunanza, da uno struggente bisogno di
sentire anch’io la forza di quell’ antico albero. Vorrei esprimere tutta
la mia gratitudine alle amiche
dell’Unione Femminile per la loro
preziosa testimonianza di fede e di
vita. Qualche tempo fa trovai
nell’ufficio del nostro caro don Angelo Ruspini una stupenda poesia
affissa su un’anta d’armadio, talmente bella che la volli copiare.
L’autore della poesia, il famoso generale Mc Artur, non è certamente
passato alla Storia per essere stato
uno stinco di santo, ma fu senz’altro ispirato dall’alto quando compose la poesia, che ora con tanto
affetto vorrei dedicare alle amiche
dell’Unione Femminile per il loro
novantesimo compleanno.
Un abbraccio a tutta l’Unione
Femminile Cattolica Ticinese.
Rina Ceppi
Essere giovani non è una questione di età
Non si diventa vecchi
perché ci è piovuto addosso un certo numero di anni:
si diventa vecchi, perché si sono abbandonati
i propri ideali.
Gli anni solcano la pelle,
rinunciare ai propri ideali solca l’anima.
Le preoccupazioni, i dolori, i timori e la disperazione
sono i nemici che lentamente ci piegano verso la terra
e ci fanno diventare polvere prima della morte.
Giovane è colui che è capace di stupore e meraviglia.
Come un bambino insaziabile egli si domanda:
e poi?
Egli sfida gli avvenimenti e trova gioia
nel gioco della vita.
Voi siete giovani quanto la vostra fede.
Vecchi come il vostro dubbio.
Giovani come la vostra fiducia in voi stessi.
Giovani come la vostra speranza.
Vecchi come il vostro abbattimento.
Rimarrete giovani finché vi conserverete recettivi.
Recettivi a ciò che è bello, buono e grande.
Recettivi ai messaggi della natura, dell’uomo,
dell’Infinito.
Generale Mc Arthur
La storia dell’Unione Femminile in un opuscolo
Da oggi la storia dell’Unione Femminile Cattolica Ticinese è raccolta in un opuscolo indirizzato a tutte le socie e i
soci dell’ACT e dell’UFCT. Si tratta di un Quaderno dell’AC intitolato “L’Unione fa la donna”: storia dell’associazionismo cattolico femminile ticinese, nel 90° di fondazione dell’Unione Femminile Cattolica Ticinese. Una storia
di donne. Di donne ticinesi che si sono messe insieme per conquistare uno spazio che a loro e ad altre donne era
negato, vivendo questa emancipazione femminile nel singolare e generoso servizio alla Chiesa e alla realtà sociale
nella quale erano inserite.
Non un gruppo di donne dell’alta società. Ma donne del popolo. Figlie di famiglie benestanti e contadine. Madri e
mogli. Impiegate, operaie, sarte, maestre. Il 24 ottobre 1920 questa condivisione diventa associazione. A Lugano
si tiene il primo congresso diocesano dell’associazionismo cattolico femminile. È l’atto di nascita dell’Unione Femminile Cattolica Ticinese, che di fatto riunisce in una organizzazione cantonale quei nove circoli cattolici femminili già attivi e ai quali aderivano centinaia di donne e giovani ragazze.
Nel 2010 l’Unione Femminile ricorda i novant’anni di un’attività ininterrotta, costante, discreta. La festa al Cittadella è stato il momento familiare per ritrovarsi. Un’associazione composta da donne che ad essa hanno dedicato –
letteralmente – tutta la loro vita, con una fedeltà e una dedizione comparabile soltanto ad una vocazione consacrata. Questo opuscolo vuole essere un omaggio a loro, alle tante donne cattoliche che in novant’anni hanno cambiato
il volto e il cuore del Ticino perché hanno semplicemente vissuto quotidianamente la loro fede incrollabile.
Copie dell’opuscolo possono essere richieste in Segretariato dell’Azione Cattolica (tel. 091 950 8464 oppure per
mail a [email protected]) al prezzo di 2 franchi a copia (sconti per ordinativi superiori alle 15 copie).
Dicembre 2010 Spighe 5
vita associativa
ACR e Giovanissimi di AC incontrano Benedetto XVI in Piazza San Pietro
“C’è di più. Diventiamo grandi insieme”
Centomila giovani dell’Azione Cattolica si sono ritrovati col Papa in
Piazza San Pietro il 30 ottobre scorso. Una festa della fede, un momento di gioia ed entusiasmo. Un evento incentrato sul tema “C’è di più.
Diventiamo grandi insieme” che ha
visto il momento culminante nel
dialogo tra Benedetto XVI e i ragazzi su temi forti come l’amore, l’educazione e la testimonianza evangelica nella vita quotidiana.
Offriamo a tutti i soci e lettori di Spighe la possibilità di condividere questo dialogo col Papa per mettere in risalto un tema a noi carissimo, quello
dell’educazione. Con queste bellissime parole ci accingiamo a vivere gli
ultimi giorni del 2010 prima di iniziare nel 2011 l’anno del nostro 150° anniversario. Questi pensieri del Santo
Padre non potranno che aiutarci a
centrarci sull’essenziale, ossia Gesù
Cristo. Ogni nostra attività, ogni nostra proposta come associazione e
ogni momento della nostra vita come
cristiani abbia “un contatto personale,
quotidiano, amorevole con Lui”.
mente felice di incontrarvi, così numerosi, su questa bella piazza e vi
ringrazio di cuore per il vostro affetto!
A tutti voi rivolgo il mio benvenuto.
In particolare, saluto il presidente
Franco Miano e l’assistente generale,
mons. Domenico Sigalini. Saluto il
cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, gli altri vescovi, i sacerdoti, gli
educatori e i genitori che hanno voluto accompagnarvi.
Un ragazzo dell’ACR: Santità, cosa
significa diventare grandi? Cosa devo
fare per crescere seguendo Gesù? Chi
mi può aiutare?
Papa Benedetto: Allora, ho ascoltato
la domanda del ragazzo dell’ACR. La
risposta più bella su che cosa significa
diventare grandi la portate scritta voi
tutti sulle vostre magliette, sui cappellini, sui cartelloni: “C’è di più”. Questo vostro motto, che non conoscevo,
mi fa riflettere. Che cosa fa un bambino per vedere se diventa grande?
Confronta la sua altezza con quella
dei compagni; e immagina di diventare più alto, per sentirsi più grande.
Io, quando sono stato ragazzo, alla vo-
stra età, nella mia classe ero uno dei
più piccoli, e tanto più ho avuto il desiderio di essere un giorno molto
grande; e non solo grande di misura,
ma volevo fare qualcosa di grande, di
più nella mia vita, anche se non conoscevo questa parola “c’è di più”.
Crescere in altezza implica questo “c’è
di più”. Ve lo dice il vostro cuore, che
desidera avere tanti amici, che è contento quando si comporta bene,
quando sa dare gioia al papà e alla
mamma, ma soprattutto quando incontra un amico insuperabile, buonissimo e unico che è Gesù. Voi sapete quanto Gesù voleva bene ai
bambini e ai ragazzi! Un giorno tanti
bambini come voi si avvicinarono a
Gesù, perché si era stabilita una bella
intesa, e nel suo sguardo coglievano il
riflesso dell’amore di Dio; ma c’erano
anche degli adulti che invece si sentivano disturbati da quei bambini. Capita anche a voi che qualche volta,
mentre giocate, vi divertite con gli
amici, i grandi vi dicono di non disturbare… Ebbene, Gesù rimprovera
proprio quegli adulti e dice loro: Lasciate qui tutti questi ragazzi, perché
Papa Benedetto: Cari amici dell’Azione Cattolica Italiana, sono sempliceDicembre 2010 Spighe 13
sta volontà di Dio, che è la vera luce,
la bellezza, l’amore che dà senso al
mondo.
La forza dell’amore
hanno nel cuore il segreto del Regno
di Dio. Così Gesù ha insegnato agli
adulti che anche voi siete “grandi” e
che gli adulti devono custodire questa
grandezza, che è quella di avere un
cuore che vuole bene a Gesù. Cari
bambini, cari ragazzi: essere “grandi”
vuol dire amare tanto Gesù, ascoltarlo e parlare con Lui nella preghiera,
incontrarlo nei Sacramenti, nella
Santa Messa, nella Confessione; vuole dire conoscerlo sempre di più e anche farlo conoscere agli altri, vuol dire stare con gli amici, anche i più
poveri, gli ammalati, per crescere insieme. E l’ACR è proprio parte di quel
“di più”, perché non siete soli a voler
bene a Gesù - siete in tanti, lo vediamo anche questa mattina! -, ma vi
aiutate gli uni gli altri; perché non volete lasciare che nessun amico sia solo, ma a tutti volete dire forte che è
bello avere Gesù come amico ed è
bello essere amici di Gesù; ed è bello
esserlo insieme, aiutati dai vostri genitori, sacerdoti, animatori! Così diventate grandi davvero, non solo perché
la vostra altezza aumenta, ma perché
il vostro cuore si apre alla gioia e
all’amore che Gesù vi dona. E così si
apre alla vera grandezza, stare nel
grande amore di Dio, che è anche
sempre amore degli amici. Speriamo e
preghiamo di crescere in questo senso, di trovare il “di più” e di essere veramente persone con un cuore grande, con un Amico grande che dà la
sua grandezza anche a noi. Grazie.
Domanda della giovanissima: Santi14 Spighe Dicembre 2010
tà, i nostri educatori dell’Azione Cattolica ci dicono che per diventare grandi
occorre imparare ad amare, ma spesso
noi ci perdiamo e soffriamo nelle nostre
relazioni, nelle nostre amicizie, nei nostri primi amori. Ma cosa significa amare fino in fondo? Come possiamo imparare ad amare davvero?
Papa Benedetto: Una grande questione. È molto importante, direi fondamentale imparare ad amare, amare
veramente, imparare l’arte del vero
amore! Nell’adolescenza ci si ferma
davanti allo specchio e ci si accorge
che si sta cambiando. Ma fino a quando si continua a guardare se stessi,
non si diventa mai grandi! Diventate
grandi quando non permettete più allo specchio di essere l’unica verità di
voi stessi, ma quando la lasciate dire a
quelli che vi sono amici. Diventate
grandi se siete capaci di fare della vostra vita un dono agli altri, non di cercare se stessi, ma di dare se stessi agli
altri: questa è la scuola dell’amore.
Questo amore, però, deve portarsi
dentro quel “di più” che oggi gridate a
tutti. “C’è di più”! Come vi ho già
detto, anch’io nella mia giovinezza volevo qualcosa di più di quello che mi
presentava la società e la mentalità
del tempo. Volevo respirare aria pura,
soprattutto desideravo un mondo bello e buono, come lo aveva voluto per
tutti il nostro Dio, il Padre di Gesù. E
ho capito sempre di più che il mondo
diventa bello e diventa buono se si conosce questa volontà di Dio e se il
mondo è in corrispondenza con que-
È proprio vero: voi non potete e non
dovete adattarvi ad un amore ridotto
a merce di scambio, da consumare
senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza. Questa
non è libertà. Molto “amore” proposto dai media, in internet, non è amore, ma è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, ma non vi
rende felici, non vi fa grandi, vi lega
come una catena che soffoca i pensieri e i sentimenti più belli, gli slanci
veri del cuore, quella forza insopprimibile che è l’amore e che trova in
Gesù la sua massima espressione e
nello Spirito Santo la forza e il fuoco
che incendia le vostre vite, i vostri
pensieri, i vostri affetti. Certo costa
anche sacrificio vivere in modo vero
l’amore - senza rinunce non si arriva a
questa strada - ma sono sicuro che voi
non avete paura della fatica di un
amore impegnativo e autentico. È
l’unico che, in fin dei conti, dà la vera
gioia! C’è una prova che vi dice se il
vostro amore sta crescendo bene: se
non escludete dalla vostra vita gli altri, soprattutto i vostri amici che soffrono e sono soli, le persone in difficoltà, e se aprite il vostro cuore al
grande Amico che è Gesù. Anche
l’Azione Cattolica vi insegna le strade
per imparare l’amore autentico: la
partecipazione alla vita della Chiesa,
della vostra comunità cristiana, il voler bene ai vostri amici del gruppo di
ACR, di AC, la disponibilità verso i
coetanei che incontrate a scuola, in
parrocchia o in altri ambienti, la
compagnia della Madre di Gesù, Maria, che sa custodire il vostro cuore e
guidarvi nella via del bene. Del resto,
nell’Azione Cattolica, avete tanti
esempi di amore genuino, bello, vero:
il beato Pier Giorgio Frassati, il beato
Alberto Marvelli; amore che arriva
anche al sacrificio della vita, come la
beata Pierina Morosini e la beata Antonia Mesina.
Giovanissimi di Azione Cattolica,
aspirate a mete grandi, perché Dio ve
ne dà la forza. Il “di più” è essere ragazzi e giovanissimi che decidono di
amare come Gesù, di essere protagonisti della propria vita, protagonisti
nella Chiesa, testimoni della fede tra i
vostri coetanei. Il “di più” è la formazione umana e cristiana che sperimentate in AC, che unisce la vita
spirituale, la fraternità, la testimonianza pubblica della fede, la comunione ecclesiale, l’amore per la Chiesa, la collaborazione con i Vescovi e i
sacerdoti, l’amicizia spirituale. “Diventare grandi insieme” dice l’importanza di far parte di un gruppo e di
una comunità che vi aiutano a crescere, a scoprire la vostra vocazione e a
imparare il vero amore. Grazie.
Domanda dell’educatrice: Santità,
cosa significa oggi essere educatori? Come affrontare le difficoltà che incontriamo nel nostro servizio? E come fare in
modo che siano tutti a prendersi cura del
presente e del futuro delle nuove generazioni? Grazie.
Papa Benedetto: Una grande domanda. Lo vediamo in questa situazione del problema dell’educazione.
Direi che essere educatori significa
avere una gioia nel cuore e comunicarla a tutti per rendere bella e buona
la vita; significa offrire ragioni e traguardi per il cammino della vita, offrire la bellezza della persona di Gesù
e far innamorare di Lui, del suo stile
di vita, della sua libertà, del suo grande amore pieno di fiducia in Dio Padre. Significa soprattutto tenere sempre alta la meta di ogni esistenza verso
quel “di più” che ci viene da Dio.
Questo esige una conoscenza perso-
nale di Gesù, un contatto personale,
quotidiano, amorevole con Lui nella
preghiera, nella meditazione sulla Parola di Dio, nella fedeltà ai Sacramenti, all’Eucaristia, alla Confessione;
esige di comunicare la gioia di essere
nella Chiesa, di avere amici con cui
condividere non solo le difficoltà, ma
anche le bellezze e le sorprese della vita di fede.
“Siate audaci”
Voi sapete bene che non siete padroni
dei ragazzi, ma servitori della loro gioia a nome di Gesù, guide verso di Lui.
Avete ricevuto il mandato dalla
Chiesa per questo compito. Quando
aderite all’Azione Cattolica dite a voi
stessi e a tutti che amate la Chiesa,
che siete disposti ad essere corresponsabili con i Pastori della sua vita e della sua missione, in un’associazione
che si spende per il bene delle persone, per i loro e vostri cammini di santità, per la vita delle comunità cristiane nella quotidianità della loro
missione. Voi siete dei buoni educatori se sapete coinvolgere tutti per il bene dei più giovani. Non potete essere
autosufficienti, ma dovete far sentire
l’urgenza dell’educazione delle giovani
generazioni a tutti i livelli. Senza la
presenza della famiglia, ad esempio,
rischiate di costruire sulla sabbia; senza una collaborazione con la scuola
non si forma un’intelligenza profonda
della fede; senza un coinvolgimento
dei vari operatori del tempo libero e
della comunicazione la vostra opera
paziente rischia di non essere efficace,
di non incidere sulla vita quotidiana.
Io sono sicuro che l’Azione Cattolica
è ben radicata nel territorio e ha il coraggio di essere sale e luce. La vostra
presenza qui, stamattina, dice non solo a me, ma a tutti che è possibile educare, che è faticoso ma bello dare entusiasmo ai ragazzi e ai giovanissimi.
Abbiate il coraggio, vorrei dire l’audacia di non lasciare nessun ambiente
privo di Gesù, della sua tenerezza che
fate sperimentare a tutti, anche ai più
bisognosi e abbandonati, con la vostra missione di educatori.
“Mi sento ringiovanito!”
Cari amici, alla fine vi ringrazio per
aver partecipato a questo incontro.
Mi piacerebbe fermarmi ancora con
voi, perché quando sono in mezzo a
tanta gioia ed entusiasmo, anche io
sono pieno di gioia, mi sento ringiovanito! Ma purtroppo il tempo passa
veloce, mi aspettano altri. Ma col
cuore sono con voi e rimango con
voi! E vi invito, cari amici, a continuare nel vostro cammino, ad essere
fedeli all’identità e alla finalità
dell’Azione Cattolica. La forza
dell’amore di Dio può compiere in voi
grandi cose. Vi assicuro che mi ricordo di tutti nella mia preghiera e vi affido alla materna intercessione della
Vergine Maria, Madre della Chiesa,
perché come lei possiate testimoniare
che “c’è di più”, la gioia della vita piena della presenza del Signore. Grazie
a tutti voi di cuore!
Dicembre 2010 Spighe 15
G.A.B. 6600 LOCARNO 4
Ritorni a
Amministrazione «Spighe»
Corso Elvezia 35
6900 Lugano
il teologo risponde
Quell’inganno che viene da oroscopi e previsioni
Quando finisce un anno si moltiplicano
oroscopi e previsioni. Ma è mai possibile che questa società dove, rispetto al
passato, la ragione sembrerebbe prevalere è al contrario sempre più condizionata dalle superstizioni?
Invito chi mi legge ed ha pazienza a
riunire tutti i vaticini e i presagi per il
2011 che usciranno sulla stampa alla
fine del 2010. Ho fatto questo esercizio una volta in passato, collezionando un numero impressionante di predizioni per l’anno nascente. Alla fine
di esso le ho controllate con la realtà:
NULLA di quanto annunciato era
accaduto! L’ho persino spiegato in
un’omelia della Messa. Ecco un enigma: come si fa a credere, a pagare,
astrologi e cartomanti, se le loro previsioni si rivelano inconsistenti? Ci
sono addirittura capi di Stato e di
aziende che si consultano con questi
visionari. Ma come è mai possibile
che ancora all’inizio del ventunesimo
secolo ci siano tanti creduloni? È stata persino fissata la fine del mondo il
21.12.2012, ma state certi che il 22 dicembre 2012 non ci sarà nessuno che
si scuserà o rifonderà coloro che ha
imbrogliato vendendo libri che precisavano la data fatidica. “Vulgus vult
decipi” dicevano i romani. Tradurrei:
“La gente è vogliosa di essere ingannata”. Mi chiedo se coloro che dettano gli oroscopi lo fanno in buona fede
16 Spighe Dicembre 2010
o solo per incassar quattrini. Anche
alla nostra radio qualcuno ci sciorina
il quotidiano oroscopo, che va preso
come semplice barzelletta mattutina.
Si aggiunga il fatto che, secondo taluni esperti, la posizione degli astri si è
notevolmente modificata dall’antichità e il riferimento alle costellazioni si
basa ora più che altro sulla fantasia.
La Bibbia ci invita al rispetto
dell’astrologia, (nell’antichità astronomia e astrologia erano tutt’uno)
perché ci presenta i Magi che trovano Gesù. Ma l’astro che essi cercano
e trovano non è tanto una stella del
cielo quanto colui che è la luce del
mondo. Si nota una costante: là dove
diminuisce la fede, cresce la superstizione. Benedetto Croce (chi lo direbbe?) era superstiziosissimo: non fece
mai uscire il numero 13 della sua
“Critica” e a Napoli fece compiere
nella sua casa complessi lavori perché
potesse evitare il n. 13 sulla sua porta. La superstizione è un sottoprodotto della fede. La fede si appoggia sui
valori fondanti della vita, la verità, la
giustizia, l’amore. Il suo sottoprodotto trema di fronte all’incognito, al
fato, al “destino”, e basta un po’ di sale versato o uno specchio rotto per
scatenare nell’animo un dramma irrefrenabile. Si trema così tanto che si
arriva poi a provocare qualche malanno: un venerdì 17 non potrebbe
passare senza far danni, e si è solleva-
ti quando il danno capita, come un
treno che arriva puntualmente in
stazione. Rendiamoci finalmente
conto che una sana ragione e una fede illuminata ci salvano da questo
marasma. Cerchiamo di essere critici
ed ironici con l’assurdo mondo della
superstizione, che svuota le tasche ai
babbei e riempie quelle dei furbastri.
Viviamo nella pace e nella serenità,
coscienti di essere portati dal cuore e
dalla mano del Padre, consapevoli di
poter creare ogni giorno la nostra vita nell’amore, nella gioia, nella pace.
don Sandro Vitalini
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