Corri, ragazzo corri Percorso Shoah

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Corri, ragazzo corri Percorso Shoah
ISTITUTO COMPRENSIVO
“D’AOSTA”
Tutti gli usi della parola a tutti, non perché tutti
siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo (Rodari)
Corri, ragazzo corri
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Percorso Shoah - gennaio 2016
Perditra Tantimondi
Il film. Corri ragazzo corri. Il film racconta la
storia di Srulik un bambino ebreo del ghetto di
Varsavia che
con
l'aiuto
del padre, si
finge
un
orfano polacco per scampare alle truppe naziste. Con il
nome fittizio di Jurek, tenta in ogni modo di sopravvivere
e di essere coraggioso, attraverso la foresta e oltre, in
cerca di una casa o di una fattoria dove avere cibo in
cambio del proprio lavoro. Sarà anche consegnato ai
nazisti, da cui riuscirà fortunosamente a svignarsela,
continuando una dolorosa fuga verso la libertà: nel suo
cammino, in cui si avvicendano le stagioni, entrerà in
contatto con uomini e donne disposti ad aiutarlo oppure
decise ad ucciderlo, fino alla fine dell'ostilità bellica. È la
storia di una perdita di identità quella raccontata nel commovente film di Pepe Danquart, un
lento e progressivo allontanamento dalle proprie radici compiuto da un bambino che ha giurato
al proprio padre di sopravvivere, contro tutto e tutti. Ispirandosi al best seller "Corri ragazzo",
corri di Uri Orlev, che racconta la storia vera di Yoram Friedman, il regista fa del suo
battagliero protagonista un simbolo della libertà e dell'intelligenza, uniche armi possibili contro
l'abominio nazista. La fame di vita di Jurek scorre parallela alla cancellazione del suo passato,
del proprio vero nome e della propria religione, lentamente, facendo palpare con mano la
sofferenza di non avere diritto ad un posto nel mondo. Anche in questo, la sua corsa senza sosta
può essere vista come una metafora del popolo di Israele, verso il quale alla fine sente di non
appartenere più, rimosso, allontanato, fino a quando non riuscirà a realizzare realmente in che
modo è cominciato tutto. Col fiato sospeso, nascosto sotto alle tavole di legno di una casa di
campagna o fuggendo da un ospedale dove gli è stato amputato un braccio a seguito di un
incidente di lavoro, Jurek conosce l'esistenza del bene in persone disposte a rischiare la propria
pelle pur di non arrestare la sua sfida ad andare oltre una realtà inconcepibile. Anche da questi
incontri deriva forse l'indefessa forza di continuare a lottare. Il racconto si dipana in maniera
commovente e convincente. Passano le stagioni e finalmente l'esercito sovietico è in arrivo.
Jurek vive con la famiglia cattolica che alla fine lo ha adottato, l'eccitazione della fine della
guerra, è anche la fine di una fuga cominciata tre anni prima. Ma non è possibile cancellare il
passato: un esponente della comunità ebraica lo pone di fronte alla scelta: restare nella quieta
serenità della famiglia o riappropriarsi delle sue radici, della sua religione? Nella mente di Jurek
affiorano le ultime parole del padre: "Devi sopravvivere, non mollare. Dimentica il tuo nome,
dimentica tuo padre e tua madre, ma non dimenticare mai di essere ebreo". Il regista Danquart
segue dappresso un'odissea che non può non finire con un ritorno, con buona aderenza visiva al
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tempo del racconto e attenzione nel mostrare la realtà circostante attraverso gli occhi di un
bambino di otto anni. L'epilogo, dove incontriamo il vero Yoram Friedman, in Israele insieme
alla sua famiglia, suggella il tema che, tra i tanti, sta più a cuore al regista. Un film sull'infanzia
violata adatto anche agli spettatori più giovani.
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Spunti e prospettive. Il film che potrebbe essere una favola avventurosa, avvincente e crudele
se non raccontasse la storia vera di un sopravvissuto all'Olocausto, è tratto dal libro omonimo di
Uri Orlev, lo scrittore israeliano che, sopravvissuto, ha raccolto la storia di Fridman, oggi
settantaquattrenne, appare alla fine in Israele dove
vive la sua numerosa famiglia. A differenza dei
numerosi film che hanno presentato queste tristi e
violente pagine della storia, Corri Ragazzo
Corri propone un punto di vista nuovo, la Shoah
vista con gli occhi di un bambino, che mette alla
prova se stesso e la propria resistenza, respingendo la
sua vera identità e reinventandosi come un piccolo
orfano
cattolico
polacco.
La
tragedia
dell’Olocausto sembra ancora più tragica se si
affronta nell’età dell’infanzia. Il film del piccolo
Andrzej nei panni di Jurek, si rivela la guida univoca di una storia di formazione,
un’avventura esistenziale in cui il protagonista non perde mai la speranza e la fiducia nel
prossimo. Il racconto intorno al quale si costruisce il film si eleva a documento storico, sullo
stile del Diario di Anna Frank.
Ha detto il regista. “Questa è la storia di quanti riuscirono ad elevarsi al di sopra delle
uccisioni sistematiche di uomini e donne che, rischiando la loro vita, aiutarono coloro che
altrimenti non sarebbero sopravvissuti. Non si tratta solo degli "Schindler" all'interno del
sistema del potere, ma anche di semplici contadini anonimi che resero possibile per un
ragazzino ebreo sopravvivere nella foresta. Sono stato a lungo in cerca di materiale che fosse
emotivamente potente e ricco di significato storico da far battere il cuore solo leggendo la
sceneggiatura, che fosse una storia straordinaria e commovente, storicamente accurata,
raccontata da un punto di vista inedito. Un film meritevole di qualsiasi sforzo e di qualsiasi
rischio da correre. Un film che sarebbe rimasto nella memoria collettiva del pubblico, anche
dopo 20 anni. E ho finalmente trovato tutto questo leggendo il romanzo Corri ragazzo corri di
Uri Orlev, un libro per ragazzi che è diventato un bestseller in tutto il mondo. Non ho intenzione
di fare un film solo per bambini o per ragazzi, ma voglio offrire una forte esperienza
cinematografica a tutti, giovani e vecchi. Jurek dimostra la capacità di resistere di un adulto.
Eppure è proprio la sua giovane età a proteggerlo, mentre affronta numerosi pericoli con lo
spirito avventuroso di un bambino. Il fatto che sia un bambino a guidarci in questa storia, un
innocente, con la sua naturale curiosità di esplorare il mondo e di sopravvivere, rende ancora più
orribile la tragedia dell'Olocausto.
Stile filmico e significati. Il film conduce in parallelo due dimensioni: le avventure nella foresta
e nei villaggi, e la graduale perdita dell’identità del ragazzo e l’una si riverbera nell’altra.
I dolori e le brutalità della guerra restano sullo sfondo, mentre l’azione è limitata alle avventure
di Jurek, che affronta sfide immani per la sua età. Scene suggestive si susseguono accompagnate
da una colonna sonora poetica e romantica, che non tradisce le emozioni. L’attenzione è tutta
sul piccolo protagonista, che regala espressioni sincere ed estremamente verosimili. La fuga
incessante verso la libertà è rotta dai suoi continui incubi, nei quali riecheggiano i suoni, le luci
e le immagini del ghetto abbandonato e i ricordi della sua famiglia, che lo spingono a non
arrendersi, perfino nei momenti più drammatici. Una memoria che non si spezza quella di Jurek
e di tanti altri perseguitati di guerra, per ricordare e non dimenticare, non solo il dolore e le
prove della malvagità umana, ma anche una stoica solidarietà.
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Il libro. Srulik, un bambino ebreo di otto anni, vive nel ghetto di Varsavia con i genitori, due
fratelli e una sorella con i quali condivide un’esistenza miserabile. I genitori hanno già tentato
di fuggire dal ghetto portando con loro il piccolo
Srulik e sperando che poi i ragazzi più grandi
possano seguirli, ma la fuga fallisce. Trovati dai
tedeschi, il padre riesce a fuggire tra i campi,
Srulik e la mamma no, vengono picchiati e
riportati dentro le mura del ghetto, dove tra mille
peripezie riescono bene o male a sopravvivere.
Un giorno però, mentre Srulik è intento a
rovistare tra la spazzatura per cercare qualcosa da
mangiare, la mamma scompare. Non riuscendo ad
orientarsi nel ghetto, non sapendo come ritrovare
casa, Srulik si rende conto di essere rimasto solo
al mondo. Decide di fuggire e vaga nella foresta;
è proprio qui che un giorno ritrova suo padre, il papà che credeva di avere perduto e che gli
dice, anzi, gli ordina di fuggire, di restare vivo a qualunque costo, a qualunque prezzo.
“ Srulik, non c’è tempo. Voglio che ascolti bene e ricordi tutto quello che ti dirò. Devi
sopravvivere, è un ordine! Trova qualcuno che ti insegni come comportarti tra i goyim, a farti il
segno della croce e a pregare, così che potrai restare da qualche contadino fino alla fine della
guerra. Vai sempre dai poveri, sono più disponibili. E non fare mai il bagno nel fiume con altri
bambini”. “Questo lo so”. Dal tetto della camionetta il tedesco chiese qualcosa al compagno,
il quale gli rispose da un punto molto vicino a loro. “Avanti!” disse suo padre, e riprese a
parlare: “Se ti inseguono con i cani entra nell’acqua o nel fango, per far perdere le tracce. E
soprattutto, Srulik” continuò affannosamente, “scordati il tuo nome, cancellalo dalla memoria
[…] “Ma se anche ti dimentichi tutto, perfino me e la mamma, non ti dimenticare mai che sei
ebreo”.
Il libro, edito da Salani, racconta la fuga senza fine e senza la nozione di un fine chiaro, certo,
riposante del “bambino senza un braccio” come viene chiamato il protagonista. Solo per
salvarsi la vita a tratti, per prendere respiro, il bambino, fuggito dal ghetto di Varsavia, dove ha
visto sua madre sparire in un attimo come per una malefica magia, passa da un gruppo di
ragazzi alla macchia, a case di contadini protettivi o malvagi e delatori, a soldati tedeschi
spietati o umani; dorme sugli alberi, nelle tombe e, a forza di nasconderlo, arriva a dimenticare
di essere ebreo. "Ti ordino di sopravvivere" gli aveva detto il padre prima di venire ucciso. E,
per avere la forza di seguire quell'ordine, il ragazzo è costretto a cancellare il ricordo del suo
passato, della madre e del paese della sua infanzia, come i continui addii del presente.
Dimenticando, Yoram concentra tutta la sua energia nel momento in cui vive, povero, affamato,
senza protezione, a un certo punto perfino senza un braccio, che il chirurgo si è rifiutato di
curare, riconoscendolo ebreo. Ma la corsa prosegue e il bambino biondo senza un braccio,
rimane in mente come un'inesausta sfida alla morte. Corri ragazzo, corri è un libro
commovente, molto forte, e davvero in molti passaggi della narrazione ci si chiede come questo
bambino abbia trovato la forza di affrontare per tanti lunghi mesi tutto quello che si è trovato di
fronte; ci si ritrova a chiedere a noi stessi se saremmo stati capaci di tanto. Dove ha trovato,
questo bambino, la forza di sopravvivere, di non cedere mai, di non lasciarsi mai andare? Lo
stile è asciutto e stringato, assolutamente privo di qualsiasi facile retorica ma proprio per questo
tanto più efficace e commovente. Un libro che si legge tutto d’un fiato, dalle cui pagine è
difficile staccarsi.
Riflessioni didattiche in classe. Corri ragazzo corri è un film ricco di temi su cui riflettere.
La tragica vicenda storica in primo piano, rappresentata dalla Shoah, offre infatti la possibilità di
affrontare un'ampia discussione su temi estremamente attuali come l'integrazione, i valori della
diversità e dell'identità, della solidarietà e dell'accoglienza.
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Ad inizio film Jurek, sotto una tempesta di neve, ripensa al padre e alle parole che gli ha
detto prima di separarsi da lui: Potrai dimenticare tutto... il tuo nome, tua madre e me... però
non devi mai dimenticare che sei ebreo. Riflettendo su queste parole, secondo voi perché il
regista ha voluto che le ascoltassimo sia all'inizio che sul finale del film? Quale pensate sia
la ragione per cui il padre vorrebbe che la memoria di Jurek, per lui Srulik, sacrificasse i
ricordi più intimi ma non la religione cui appartiene?
Come avete potuto vedere, durante il suo viaggio, Jurek ha dovuto affrontare numerose
avversità: il freddo, la fame, la solitudine, la paura, la cattiveria umana... Quale di queste
difficoltà ha particolarmente toccato la vostra sensibilità? Al suo posto come avreste
affrontato quella triste e drammatica condizione?
Con l'arrivo dell'Armata Rossa, l'esercito sovietico, che nel 1945 ha liberato la Polonia,
Jurek viene "adottato" da una famiglia cattolica polacca che gli trasmette l'affetto di cui
aveva bisogno e le tradizioni di una nuova cultura. In quei giorni Jurek accetta il
sacramento della comunione, tradendo quindi la promessa fatta al padre; quella di non
dimenticare mai di essere ebreo. Secondo voi perché lo fa? La guerra è finita, gli ebrei non
sono più perseguitati ma, nonostante questo, continua a nascondere la sua vera identità.
Perché?
Questo ragazzo, non deve vivere per sempre nella paura come me! Queste sono le parole
pronunciate dal vicino della nuova famiglia di Jurek, all'arrivo del Signor Frenkiel
dell'orfanotrofio ebraico di Varsavia. Cosa nascondono quelle parole? Quale paura sta
provando quell'uomo adulto, sopravvissuto ai rastrellamenti e ora apparentemente inserito
in una comunità?
La missione di Frankiel è quella di ritrovare i piccoli ebrei sopravvissuti all'Olocausto per
portarli in Israele. Dicendo "i bambini dispersi sono il nostro futuro" invita a una importante
e profonda riflessione sull'identità, ovvero la concezione che ognuno ha di sé in un contesto
sociale. L'identità è il modo in cui ciascuno si costruisce all'interno di un gruppo sociale,
come, ad esempio, la nazione, la religione, la cultura, il campo professionale, l'orientamento
sessuale, il partito politico. Tutelare la propria identità, nel rispetto di quella altrui, è
importante. Provare il piacere di appartenere ad una "community", ad un contesto in cui
condividere gli stessi interessi, passioni, storia, è una ricchezza. Riuscite a definirvi in questi
termini, come un individuo appartenente ad un gruppo sociale? Se sì, provate a raccontare la
vostra esperienza di condivisione.
Parlando di identità, come ricchezza, è inevitabile non introdurre un altro concetto
apparentemente antitetico, ma strettamente collegato: la diversità. L'Olocausto e la
persecuzione di altre "minoranze" sono la drammatica conseguenza dell'arrogante,
irrispettosa presunzione che un'identità sia migliore di un'altra. Vedere la diversità come un
valore è un presupposto fondamentale per stabilire un dialogo con gli altri, basato sulla
tolleranza e il rispetto. Provate a compiere l 'esercizio di immaginare un mondo tutto uguale,
con un solo credo politico, religioso, un'unica storia alle spalle e un futuro uguale per tutti.
Immaginate cosa significherebbe l'assenza di tradizioni culturali e di diversità
fisiognomiche. Raccogliete queste immagini e confrontatele col mondo in cui vivete,
individuando punti di forza e debolezze.
All'inizio di questa avventura Jurek viene accolto in casa dalla signora Janczyk, rimasta sola
dopo la partenza del figlio e del marito partigiani. Durante la convivenza abbiamo modo di
vivere, insieme al protagonista, la profonda fede religiosa della donna. Sullo schermo si
incrociano quindi due credi, quello ebraico e quello cattolico. Conoscete altre religioni?
Elencatele tracciandone sinteticamente l'origine e le caratteristiche.
Jurek non incontra però solo persone pronte ad aiutarlo, una coppia di contadini,infatti, lo
inganna,consegnandolo ai tedeschi in cambio di soldi. Quella scena ci mostra come la
guerra non sia soltanto causa di morte e paura ma anche di abbrutimento umano. La fame ha
mosso quei contadini a "vendere" un bambino pur consapevoli che il prezzo per lui sarebbe
stato la vita..”. Credete che avreste potuto comportavi allo stesso modo? Vi è mai capitato
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di tradire un amico, una parola data, la fiducia di una persona cara? Se sì, cosa Vi ha spinto
a farlo e come Vi siete sentiti dopo averlo fatto?
Come cambia il personaggio di Jurek dall'inizio alla fine del film? Ti sembra che
l'esperienza vissuta lo abbia rafforzato o indebolito?
Il film che avete visto è una storia vera. È realmente successo che un bambino di circa nove
anni abbia trascorso da solo tre anni della propria vita lontano dagli affetti, nell'incertezza di
continuare a vivere, nel terrore della guerra, senza una fissa dimora e la sicurezza di un
pasto quotidiano. Sapere che non si trattava di finzione ha condizionato la vostra visione del
film?
In una scena del film un medico si rifiuta di "operare un ebreo". Tale malvagità è
riconducibile a temi già affrontati, primo fra tutti, l'odio nei confronti del diverso. Anche
questo atteggiamento apre una riflessione sui diritti umani. Aiutandovi con gli strumenti in
vostro possesso, approfondite le vostre conoscenze in merito all'argomento. Leggete la
Dichiarazione dei Diritti Umani ed elaborate con i vostri compagni una riflessione: vi
sembra completa, inviolata, necessaria?
Il film è una storia inedita per il grande schermo. Credete che raccontare il dramma della
persecuzione degli ebrei attraverso un punto di vista nuovo e diverso, anche se non mostra
la crudeltà dei campi di sterminio possa mantenere ugualmente viva la forza del ricordo o la
indebolisca?
Provate ad immaginare come si fa a ricominciare dopo aver perso tutto. Conoscete persone
che sono riuscite a costruire la propria vita in seguito ad un'esperienza sconvolgente, nel
bene e nel male?
Jurek, come molti altri bambini ebrei sopravvissuti, ha lasciato la Polonia per raggiungere
Israele. Effettuate una ricerca sulla storia dello stato di Israele. Sulla sua istituzione e sulle
conseguenze bellicose con il settore musulmano della Palestina. Approfondite la questione
israelo - palestinese e proponete quali secondo voi potrebbero essere le soluzioni a questo
conflitto.
Quale momento del film Vi ha particolarmente emozionato e perché?
Pensate ai film che avete visto sul tema dell'Olocausto. Qual è il vostro preferito e per quale
ragione?
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