LUSUOLO e il suo castello

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LUSUOLO e il suo castello
Memorie di Lunigiana
di
ADRIANA G. HOLLETT
LUSUOLO
e il suo castello
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Fotografie di A. G. Hollett©
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a mio marito Reginald
che condivide l’amore per la mia terra.
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...Se novella vera
di Valdimagra, o di parte vicina sai,
dilla a me, che gia' grande la' era.
Dante - Purg. VIII
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Cenni sulla storia della Lunigiana
Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’
necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di Eugenio
Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella
di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della
Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba
lontana.”
Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di
probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di
Toscana.
Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia
Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a
tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi
entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i
Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder
sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile.
Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in
Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni.
L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra
Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli
di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni
(951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale,
dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da
lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II.
Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei
marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di
Cremona. Dal secondo figlio Oberto I, quello che maggiormente interessa la
nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla
casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina.
Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino
Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in
quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di
Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre
considerata la culla dei Malaspina.
Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che
sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il
traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza.
I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano
ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro
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castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito
dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164 ) per i pedaggi da rapina e per le
ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano
dal passo della Cisa.
Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il
figlio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ appare
nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il
marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra.
Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico
(1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino
(1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei
territori alla sinistra del fiume.
La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne
modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con
sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a
destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei
rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra,
terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da
formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in
campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio).
I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso
modificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante
coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o
entrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado
detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dal Malaspina
nella crociata d’Egitto del 1248.
Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “ fu lo
stipite dei Marchesi e Signori di V illafranca”. La sua vedova, marchesana Tobia
Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei
che “ compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli
Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott.
Lorenzo Ferri di Bagnone).( 1 )
Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del
1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo,
quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un
Giudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, un
Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni
terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il
General Consiglio.
Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve
ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni
scritte o da consuetudini inveterate.
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Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai
genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa
veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini,
i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili
incorrevasi col lasso di venti anni ecc..
Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con
pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando
perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca
dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque
per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio
degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione
delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e
nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa.
Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di
Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e
Comunita’ che a loro furono soggetti.
Venuto pero' Lusuolo nella signoria del Granduca diToscana, gli Uomini
suoi vollero riformarsi le vecchie costituzioni e portati diversi cambiamenti agli
antichi Statuti feudali la' dove i nuovi bisogni lo richiedevano, nel 1584
avanzarono e ottennero dalla corte Suprema che fossero pubblicati ed adottati.
Non ebbe Lusuolo, come la maggior parte dei piccoli feudi della provincia,
istituti pubblici di beneficienza o istruzione; e quegli uomini che nativi del feudo
si distinsero, cioe' il marchese Opizino fu Azone, il figliol di lui Giovan-Jacopo ed
altri, vennero istruiti ed educati fuori della terra natale.
La rimanente parte della popolazione, come si evince dagli Statuti, si
occupava solamente dell'agricoltura e della pastorizia.
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Sulla cartina e' segnato il feudo di Lusuolo.
Mappa planimetrica della Lunigiana ricordata da Almagia’: “Monumenta
Italiae Cartographica”, pag.60. Acquerello su carta - Piante antiche dei confini del
1643 rappresentanti i vari feudi lunigianesi.
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LUSUOLO
Lusuolo - Panorama.
Il territorio di Lusuolo e' posto alla destra del fiume Magra verso la fine
diuna gola, piu' o meno angusta, lunga circa due chilometri,sulla cresta di un
poggio. Il borgo, del tutto lineare si appoggia sul crinale con andamento nord-sud.
Notiamo a nord il grande castello turrito fondato in tempi remoti, abbattuto
nel '400, rafforzato nel '500 e rifabbricato nei primi del seicento, che domina il
rettilineo del borgo.A sud una grande muraglia munita di porta di accesso chiude
le due file ininterrotte di case che compongono il paese.
La chiesa parrocchiale e' dedicata a San Matteo e attorno al 1833 contava
299 parrocchiani.
Il territorio di Lusuolo, che nel 1355, venne assegnato ad Azone, figlio di
Opzione, e’ situato alla destra del fiume Magra tra i feudi di Castevoli e Villa.
Il territorio e’ un complesso di monti, colline e valli che conteneva nel suo
perimetro numerose castella e ville: Lusuolo capoluogo, Canossa, Tresana,
Giovagallo, Ricco’, Podenzana, Aulla, Bibola, Pallerone, Brina, Ponzano, Monte
di Vagio, Gorasco, Beverino, Madrignano, Calice e Veppo.
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Lusuolo- Il castello
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Lusuolo - Passaggiata attorno al castello
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Lusuolo - Ingresso al borgo dal lato del castello.
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Lusuolo - Casa Porrini.
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Lusuolo - Chiesa parrocchiale di San Matteo.
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Lusuolo- L'ospedale di S.Antonio.
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In Lusuolo, fin dai tempi dei marchesi Malaspina, funzionava un ospedale
per il ricovero dei pellegrini e dei viandanti.
" Nell'ospedale vi erano tre letti, due per gl'huomini e l'altro per le
donne.Ai pellegrini oltre l'albergo si dava un pane et una mezzetta di vino."
Il giorno di S.Antonio si donava "un pane per famiglia", e " altro pane nero
per i poveri della Comunita' e a' forestieri che concorrevano in gran numero
quando sapevano la giornata precisa" Inoltre in quel giorno si celebravano " tre
messe a Lusuolo et una a Canossa per dare comodo a tutti, et oltre l'elemosina vi
era la refezione." Poiche' si facevano
spese superflue in tali reffezioni" fu
ordinato di "dare in elemosina a'
sacerdoti una lira fiorentina per
ciascheduno senza altro, e con le entrate
che si ricavavano da beni non
danneggiati fin hora, lode a Dio,da fiumi
ne mangiati dal lupo, si manteneva
l'ospedale e si facevano tutte queste
cose, e da molti anni in qua per il male
governo e le ingiuste relazioni fatto ogni
cosa alla peggio con scapito grande dei
vivi, e dei morti, e mediante il male
governo non si sono fatti tre legati, a
favore dell'ospedale due in pezzi di
terra, e l'altro di quattro some di farina
et altre belle cose per il male governo.""
Si faceva un ofitio da morto con dodici
sacerdoti, ai quali si dava "l'elemosina
con Santa Refezione" e tra gli obblighi vi era quello di " ricevere e condurre a
salvamento gli orfanelli esposti".Da un antico libro di Saldi e Memorie dell'anno
1626, si apprende che l'ospitale di S.Antonio Abate di Lusuolo veniva governato
da suoi Ofiziali, quali ogn'anno venivano tratti da da una Borsa accio' destinata per
mano del Canere della Comunita' e a questo si dava il ttitolo di Priore o Massaro.
Il Priore cominciava la sua annata il primo gennaio e terminava al finire del
susseguente dicembre dopo che egli saldava la sua Ragione davanti al Cancelliere
del Tribunale di Castiglione del Terziere Le entrate dell'ospedale consistevano in
grano e talvolta farina di castagne in quantita' ora maggiore ora minore secondo
le varie offerte di quelli che prendevano al pubblico incanto in affitto i beni
dell'ospedale. Nella Ragione del 1620 si evince che tutti i beni dell'ospedale sono
stati affittati per staia quindici e quarrette una di grano.Nel 1699 si vede sminuita
e ridotta a tredici e quarrette sette e nuovamente nel 1704 si riduce a sole staia
tredici, cinque quarrette e mezzo di grano. Dopo il 1736 non appare piu' la scritta "
Priore dell'ospedale.
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Lusuolo - Casa del pane di Luigi Laurenti.
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L'edificio, posto accanto all'ospedale, veniva
utilizzato per la cottura del pane destinato ai poveri e
all'ospedale stesso con cui comunicava per una porta
oggi murata ( visibile sulla parete di fondo)
E' probabile che fosse usato anche per la cottura
dei cibi per la Santa Refezione.
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Nella casa del pane durante certi lavori di ripristino sono stati rinvenuti
molti frammenti di antiche maioliche e una paletta per farina.
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All'interno dell'edificio, sul lato adiacente l'ospedale, due aperture ad
altezza d'uomo consentivano di far passare dalla casa del pane, direttamente
nell'ospedale, le razioni di pane e le vivande per gli ammalati.
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Lusuolo -Casa Romiti
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Lusuolo - Casa Porrini
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Lusuolo - Cappella di casa Porrini.
Lusuolo fece parte del feudo di Corrado Malaspina l'Antico; sotto i suoi
primi discendenti rimase per qualche tempo unito a Villafranca e poi, dalla meta'
del '300, in virtu' di divisioni, passo' al pronipote Azone.
Capoluogo di un grande possedimento feudale, si mantenne finche’ visse
Azone, ma nel 1364 il feudo venne diviso in cinque parti dai suoi figli Opizino,
Morello, Franceschino, Giovan Jacopo e Federico.
Non e’ sicura la divisione del territorio ma si sa che Lusuolo tocco' a
Opizino, maritato a Margherita del marchese di Mulazzo. Ebbe da lei Morello,
Giovan Jacopo e Alagia. Nel 1369 era gia’ morto poiche’ l’imperatore Carlo IV
concesse privilegi e investitura ai suoi figli col titolo di marchesi di Lusuolo.
I beni tra i figli rimasero indivisi per quarant’anni e la divisione venne
effettuata nel castello di Lusuolo nel cortile davanti alla cisterna alla presenza del
notaro Albertino da Tortona presenti Giovanni Malaspina marchese di Olivola e
Simone Malaspina marchese di Monti. Lusuolo rimase a Morello.
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Lusuolo - casa Porrini
Morello si dette particolarmente al mestiere delle armi; fu capitano di Lance e
ripetutamente al soldo dei Pisani e stipendiato dal Comune di Firenze.
Sposo’ Teodora di Domenico Doria.
Giovan Jacopo si dette alle armi come il fratello; sposo’ donna di nome
ignoto che gli diede quattro figli: Opizzino, Jacopo, Maddalena e Bettina.
Opizzino, il primogenito, chiese ed ottenne la rinnovazione dell’accomandigia al
Comune di Firenze e nel 1429 gli venne rinnovata non per cinque ma per dieci
anni.
Non si conosce il nome di sua moglie ma sappiamo che lascio' tre figli:
Giovan Jacopo, Giovan Giorgio e Tommaso che dopo la sua morte vissero in
fraterna concordia..
Alla sua morte gli successe il figlio Giovan Giorgio, da questi venne
Guglielmo e in seguito Ercole.
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Lusuolo - Casa Porrini
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Lusuolo - casa Baracchini.
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Lusuolo - Casa Baracchini
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Lusuolo - casa Mori
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Lusuolo - Casa Porrini
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Lusuolo - Casa Porrini
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Lusuolo - Casa Laurenti
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TO . DI. FRA . PVC. P. S. DI. V.A. 1709
Interessante la corona ( forse marchionale) sostenuta dali angeli.
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Lusuolo - Grande muraglia che sbarrava e difendeva il lato sud del borgo.
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Lusuolo - Ingresso sud del paese.
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Lusuolo - Il borgo.
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Lusuolo - La porta a nord del borgo.
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Lusuolo - Il castello era separato dal borgo.
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Lusuolo Attorno al 1449 i Da Campo Fregoso occuparono quasi tutte le castella
malaspiniane eccettuate Villafranca e Lusuolo perche’assai fortificate.
Lusuolo rimase al suo legittimo signore ma dopo quindici mesi di assedio
dovette infine soccombere.
Per avervi riscontrato grande resistenza i Da Campo Fregoso fecero
demolire tutte le opere d’arte presenti nel castello e i migliori materiali vennero
inviati per altri usi a quello di Tresana.
"Questo fu grave danno, essendo stato quel luogo uno dei piu’ forti e ben
disegnati castelli di Val di Magra." asserisce il Branchi in " Storia della
Lunigiana feudale"
Il castello di Lusuolo venne cosi' distrutto.
A questa sventura molte altre vennero dietro sino a condurre alla completa
rovina. Seguendo la storia dei marchesi di Lusuolo apparira' che essi non posarono
mai, sia per colpe proprie, sia per sorte avversa.
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Lusuolo - Ingresso al castello.
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Lusuolo- stemma dei Malaspina.
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Sulla destra della Magra l'arme dei Malaspina rappresento' lo" spino
secco". Il leone rampante bianco venne concesso a Corrado l'Antico dal Re di
Francia Luigi IX per l'aiuto da lui ricevuto nella Crociata del 1248 in terra
D'Egitto.L'aquila bicipite venne concessa dall'imperatore Carlo IV nel 1345 a
seguito di richiesta malaspiniana di accomandigia.
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Lusuolo - Nel cortile del castello davanti a questa cisterna, alla presenza del
notaro Albertino da Tortona, presenti Giovanni Malaspina marchese di Olivola e
Simone Malaspina marchese di Monti, avvenne la divisione del feudo del
marchese Opizino Malaspina in favore dei figli Morello, Giovan-Jacopo.
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Lusuolo - Il cortile del castello
Nel 1467 Galeazzo Maria Sforza, Duca di Milano, entro’ in possesso del
castello di Lusuolo e nel 1489 infeudo’ nuovamente i Malaspina che nel 1503
prestarono giuramento di fedelta’ al re Ludovico di Francia.
Nel 1521 Guglielmo ottenne l’investitura del feudo da Carlo V; questo
comprendeva Lusuolo, Tresana, Giovagallo, Ricco’ e Canossa.
Nel 1528 questo marchese mori’ di morte violenta, lo uccisero i suoi
vassalli di Tresana, Barbarasco e Giovagallo.
Gli successero i figli Carlo, Ercole e Francesco Guglielmo che nel 1530
ottennero l’investitura dall’imperatore.Essendo morto senza testamento nessuno
dei figli fu prediletto nella successione per cui ottennero parti ugali.
Morto Carlo, i superstiti Ercole e Francesc-Guglielmo, avendo moglie e
prole, nel 1560 si divisero tra loro. Ercole preferiva vivere a Mantova e Francesco
Guglielmo in Lunigiana. Ciononostante Ercole ebbe Lusuolo colle sue dipendenti
terre e castella, a Francesco-Guglielmo Tresana e dipendenze.
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Lusuolo - Il servizio del castello.
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Lusuolo - Il giardino delle marchesane.
L’imperatore Ferdinando accordo’ a Ercole la facolta’ del vincolo della
primogenitura.
Sposo’ Porzia del marchese Malaspina di Villafranca e nel 1590 mori’
lasciando i quattro figli:Lodovico, Fabrizio,Cammilla e Beatrice.
Quale fosse il governo di questo feudo al solito si ignora perche' le memorie
rinvenute sono scarse. Tutti i dinasti di questo dominio, per troppa trascuratezza o
troppa antiveggenza, non posero alcuna cura a conservarle; certamente la vita e le
azioni di questi feudatari non mancarono di quei delitti che sono stati comunia
tutti i loro consamguinei.
Sono anche mancati scrittori e cronisti locali che riferissero o registrassero
gli avvenimenti.L'istruzione venne curata poco o nulla in questi paesi dove i loro
abitatori troppo poveri, per la maggior parte usciti dalla servitu' della gleba,
attesero solamente alla pastorizia e all'agricoltura.
Il governo di Ercole non fu dei migliori per cui nel 1574 gli Uomini di
Ricco', non contenti per una qualche causa, gli si ribellarono in massa,
emigrarono e determinarono di darsi al granduca di Toscana.
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Lusuolo - L'oratorio del castello.
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Lusuolo - Gli spalti del castello.
Furono indotti a rimpatriare dopo l'intervento del capitano Clemente Cotto
che da Castiglione del Terziere intervenne recandosi a Lusuolo a ricomporre le
parti e ad assicurare ai fuorusciti l'incolumita'.
Non e' da dimenticare che per lesa maesta'al marchese si poteva essere
trascinati da un asino e straziate le carni con pinze e rasoi oppure squartati dal tiro
dei cavalli ed appese le parti in luogo bene in vista.
Comunque i torbidi di Ricco' si rinnovarono e nel 1592 altri due popoli
limitrofi si associarono alla ribellione e spogliarono il marchese Ercole di molti
beni che non gli furono mai restituiti.
Il Malaspina si rivolse al governo di Milano per mezzo del governatore di
Pontremoli (che era sotto il dominio degli spagnoli) che l'aiuto' a far tornare
all'obbedienza e rimpatriare i ribelli.Il granduca di Toscana Francesco Medici
mando' mille fanti da Fivizzano per bilanciare e deprimere la potenza spagnola.
Successivamente il marchese Ercole veniva invitato a Firenze e il 7
febbraio 1575 stipulo' solenne atto pubblico col quale dono' e trasferi'
irrevocabilmente, per se' e suoi successori, Lusuolo e ogni pertinenza, al
Granduca di Toscana.
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Lusuolo - La cisterna.
Il capitano Cotto a nome del Granduca ricevette giuramento di fedelta'
nella chiesa di San Matteo nel borgo.
Spoliato dei suoi beni non e' noto se il marchese Ercole continuasse a vivere
a Lusuolo o ritornasse a Mantova.Mori' questo signore prima che i suoi figli
divenissero maggiorenni. Si sa che Beatrice ando' sposa a Cammillo Malaspina
marchese di Bastia..
Il primogenito Lodovico avanzo' rimostranze perche' venisse revocata la
donazione paterna aiutato anche dal suocero, marchese Fabrizio Malaspina di
Terrarossa, di cui aveva sposato la figlia Silvia.
Non essendo riuscito a riavere Lusuolo, vendette i rimanenti suoi beni per
fiorini novemila da lire sette fiorntine al Granduca di Toscana. Mori' nel 1608.
I suoi figli furono: Giovan Battista, Luigi, Caterina e Clevia ( che sposarono
rispettivamente il conte Noceti di Bagnone e il marchese di Treschietto).
Giovan Battista il primogenito contesto' l'alienazione dei beni fatta da
Ercole, suo padre, e tento' anche di riprendere militarmente Lusuolo ma non ne
rientro' mai in possesso. Mori' a Mantova.
Lascio' sei figli: Michel-Angiolo,Carlo, Batista,Ercole,Silvia e Ottavia.
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Lusuolo - Nella cucina del castello il grande camino col forno.
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Lusuolo - Nelle cantine del castello un sistema di canalizzazione dell'acqua
di una sorgente dal giardino delle marchesane portava al mascherone che vediamo
nella parete di fondo.
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Lusuolo - la grande chiave del portale del castello.
I granduchi provvidero a far ricostruire il castello o fortezza di Lusuolo,
avente per loro grande importanza perche' dominava, in uno stretto passo, la
strada della Val di Magra.
Estintasi la dinastia dei Malaspina di Lusuolo ( si e' persa anche notiza
diGiova-Batista figlio di Michel-Angelo( 1672),rimasto definitivamente questo
feudo alla corona Toscana, Lusuolo venne aggregato a Castiglione delTerziere.
Questo feudo ebbe Municipii, Magistrature e Leggi, salvo poche eccezioni,
simili al feudo di Villafranca.
Venuto poi Lusuolo nella signoria del Granduca di Toscana, gli Uomini
suoi vollero riformarsi le vecchie costituzioni; portati diversi cambiamenti agli
antichi Statuti la' dove i nuovi bisogni feudali lo richiedevano, nel 1584,
proposero uno schema loro e lo facevano approvare dalla Magistratura Suprema.
Tradotto in lingua volgare fu pubblicato e posto in esecuzione.
Con la rivoluzione francese caddero i dominii feudali; gli ultimi proprietari
del castello furono i Porrini.
Oggi il castello e' sede del Museo dell'Emigrazione.
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Stemma dei Porrini Ultimi signori del castello.
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E L'OCCHIO SCORRE QUESTA DI CASTELLI
ERMI TURRITA NOBIL TERRA, IL MAGRA
PER UN GREMBO DI MONTI IN SINUOSO
ARCO SI ADIMA
E LA RISPECCHIA
Ceccardo Roccatagliata Ceccardi
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Le notizie storiche sono state attinte da "Storia della Lunigiana Feudale "di
Eugenio Branchi, altre dal "Dizionario Geografico Fisico Storico della Lunigiana
di Emanuele Repetti, ed ancora da Castelli di Lunigiana di Pietro Ferrari.
Si ringrazia il Comune di Mulazzo che ha consentito alla pubblicazione
degli interni del castello.
Le notizie che si riferiscono a fatti di memoria
informazioni sul borgo sono di Luigi Laurenti.
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