Scarica il numero 4/2013
Transcript
Scarica il numero 4/2013
Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. DL353/2003 (conv. In L. 2702/2004 n. 46) art. 1 comm. 1 AUT. GIPA/C/PD/29/2011. In caso di mancato recapito rinviare a CMP Padova per la restituzione al mittente previo pagamento resi Organo ufficiale dell'Associazione BIMESTRALE N°4 - LUG/AGO 2013 Direttore responsabile: Filippo Anastasi Direttore editoriale: Francesco La Palombara Caporedattore: Massimiliano Fiore Editore: U.N.I.T.A.L.S.I. (Unione Nazionale Italiana Trasporti Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) Redazione: Fraternità, organo ufficiale dell'Associazione è iscritta al Roc n. 2397 c/o Presidenza Nazionale UNITALSI in Via della Pigna 13/A 00186 Roma Tel. 06.6797236-int 222, fax 06.6781421, [email protected] c/c postale n° 10274009 intestato a UNITALSI via della Pigna 13/A - 00186 RM 2-3 Con il Papa a Rio de Janeiro 4-19 Da Civitavecchia a Barcellona Bambini in Missione di Pace M. Tampellini 20-21 Giobbe pellegrino sofferente don D. Priori 24-25 22-23 Evangelium vitae Mijas, la Vergine della Roccia Con approvazione ecclesiastica, rivista bimestrale, reg. n. 21 trib. Roma in data 5 gennaio 1988 27 Casa Hogar G. Punzi F. Anastasi 31 Danila guarita dalla fede 28-29 A.M. Cosentino La gioia di Credere don. A. Rizzolo 32 Un ultimo regalo di Gigi ai suoi bambini 26 Siria, il dramma A. Avveduto 30 Disabili al volante Hanno collaborato: Mons. Luigi Marrucci, Salvatore Pagliuca, Andrea Avveduto, Federico Baiocco, Mariangela Camporeale, Angela Maria Cosentino, Claudio Focolari, Maristella Giuliano, don Danilo Priori, Giovanni Punzi, Caterina Stilittano. Foto: > Sergio Pancaldi e Marco De Gregori COPERTINA E PAGG. 2 - 19 > ATS PAG. 26 > Marcelo Tasso Afp Photo CONTROCOPERTINA Progetto grafico: FAR 11 Stampa: Mediagraf Spa viale della Navigazione Interna 89 35027 Noventa Padovana (PD) Finito di stampare: settembre 2013 Questo periodico è associato all’Uspi numero verde 800 00 11 44 PELLEGRINAGGI UNITALSI progetti di carità 800 062 026 PROGETTO BAMBINI [email protected] www.unitalsi.it Mons. Luigi Marrucci Assistente Ecclesiastico Nazionale Salvatore Pagliuca Presidente Nazionale Il Pellegrinaggio Nazionale nel 110° anno di vita Mentre il caldo imperversa e forte è il desiderio di vacanza, ci prepariamo al Pellegrinaggio Nazionale che chiuderà il 110° anno di vita della nostra Associazione, quindi un momento di ricordo e di festa. Il ricordo dei 110 anni di storia dell'UNITALSI, che si declina attraverso le storie di tanti ammalati, volontari e pellegrini che hanno condiviso il senso del pellegrinaggio quale occasione per profumare di nuova essenza il libro della propria esistenza, dando una risposta vera e concreta alla domanda di senso del dolore che deriva dalla malattia. L'esperienza dell'UNITALSI è espressione armonica di un “inno alla vita” che conserva il suo fascino anche quando la melodia della razionalità lascia emergere i suoni cupi del dubbio. La festa, perché l'UNITALSI è una esperienza di gioia. Questa gioia nasce dall'esperienza vissuta, non dal dipinto di una speranza che verrà, di un futuro migliore rispetto ad un presente limitato; è un percorso di umanità che sgorga dallo slancio del cuore, capace di trasformare le lacrime in sorriso, di trovare forze fisiche e psicologiche dalla serenità di quanti, nonostante tutto, trovano l'energia per sorridere e dire “grazie”. È questo il regalo quotidiano che arricchisce le pagine del libro di quest’Associazione e di quanti scelgono di viverla come dimensione di impegno personale e di responsabilità collettiva. Ma il ricordo e la festa saranno all’insegna della sobrietà, non ci saranno fuochi d’artificio ed effetti speciali perché l’attuale situazione della nostra società non fa comprendere che si spenda per arricchire la festa, ma non mancherà la solennità del momento e la sottolineatura dei tempi di incontro che sono incentrati sul nostro essere unitalsiani. Sarà un Pellegrinaggio Nazionale che andrà alla ricerca dell’essenziale, di ciò che è importante e necessario per la nostra vita personale ed associativa, camminando sulle orme di Maria per raggiungere Gesù, e sottolineerà gli impegni dell’UNITALSI per il futuro. Innanzitutto di continuare a costruire percorsi di incontro e riconoscimento; riconoscimento della persona, che è sempre e comunque persona, in qualsiasi condizione si trovi a vivere perché la persona non è mai tutto e soltanto ciò che fa o la condizione in cui vive, ma è prima di tutto persona, con problemi e potenzialità, risorse, volontà e capacità, che in quel momento, in quel contesto specifico sono più o meno attivate. Il bisogno di riconoscimento è il primo bisogno dei bambini; così anche per gli adulti: chi non è riconosciuto come uomo/donna diventa invisibile, marginale, muore. Questo è per l’UNITALSI molto importante: riconoscere le persone nella loro complessità e globalità, non pensare a loro nei termini dei problemi che portano, ma solo e soltanto come persone da incontrare, conoscere e riconoscere. Ogni pellegrinaggio, e soprattutto il prossimo Pellegrinaggio Nazionale, sia l’occasione per assaporare il gusto e la freschezza del carisma associativo unitalsiano, che vive e si alimenta del suo rapporto di reciproco scambio e dedizione con l’universo della sofferenza. 1 GMG 2013 Marco Tampellini Presidenza Nazionale Con il Papa a Rio de Janeiro Momenti di preghiera e di commozione per tanti giovani C ome ormai da tradizione, fin dalla GMG di Roma del 2000, l’UNITALSI non poteva mancare al nuovo appuntamento di Rio de Janeiro che ha richiamato oltre 3 milioni di giovani per pregare tutti insieme con Papa Francesco. Come fu in occasione della GMG di Madrid, il Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile della CEI ci ha chiesto di essere parte attiva insieme a loro nel permettere ai ragazzi con difficoltà di partecipare a questo momento di preghiera e di condivisione. L’UNITALSI, vista la lontananza e i costi che ogni partecipante doveva affrontare, ha deciso di non organizzare un proprio gruppo, ma piuttosto ha facilitato la partecipazione dei disabili che avevano piacere e desiderio di essere presenti alla GMG, aiutandoli ad integrarsi e a partire con la propria Diocesi di appartenenza. La nostra presenza a Rio de Janeiro, quindi, era piuttosto di rappresentanza e di supporto a questi ragazzi partiti con le proprie Pastorali Giovanili. L’UNITALSI era rappresentata da un sacerdote, (don Sabino), da un Rappresentante della Presidenza Nazionale, (il sottoscritto), da un medico, (Chiara), da un volontario, (Gianfilippo, responsabile giovani UNITALSI), e da una disabile, (Nicoletta). Siamo partiti da Fiumicino con un volo diretto per Rio con tanta gioia nel cuore sapendo della fantastica avventura che ci aspettava. Arrivati al mattino presto abbiamo subito avuto l’impatto con la bellezza del luogo e la povertà delle favelas che si affacciavano sull’autostrada. Eravamo alloggiati a un passo da Casa Italia (punto di riferimento per ogni italiano partecipante alla GMG) e vicinissimi a Copacabana, la spiaggia dove si sono svolte tutte le celebrazioni principali. Sicuramente la città si era preparata e trasformata per accogliere al meglio tutti i pellegrini: poliziotti ad ogni angolo, spazzini infaticabili che ad ogni ora del giorno e della notte lavoravano per mantenere la città e la spiaggia pulite, negozianti che lustravano le vetrine. Certamente non era la Rio che tanto ci hanno raccontato con scippi, furti e violenze varie quasi quotidiane. Abbiamo quindi vissuto 2 questo dualismo di paura di una città considerata la più violenta del Brasile e la volontà dei brasiliani di mostrarla pulita e sicura. Rio de Janeiro è conosciuta come la città in cui si fa sempre il bagno in mare, dell’estate perenne, delle abbronzature e dei costumi… a “filo interdentale” (così li chiamano gli stessi carioca!). Ovviamente i primi cinque giorni della GMG sono stati di freddo e pioggia!!! Persone del luogo ci hanno confidato che non si ricordavano di un freddo del genere (che poi la temperatura minima non è mai scesa sotto i 15 gradi…). Meglio così: meno distrazioni e più preghiera!!! Le giornate si sono svolte in serenità e senza affanni particolari. Voglio però raccontare un bell’episodio che capitò poco prima della Festa degli Italiani svoltasi al Maracanazino, palazzetto dello sport al coperto situato vicino al Maracana, celeberrimo stadio di calcio. Per permettere ai disabili in carrozzina di arrivare sul palco è stato scelto di condurli nella zona VIP, l’unica fornita di ascensore. Passati quindi i controlli abbiamo proceduto verso il palco quando un zelante cameriere ci ha fatti entrare in una stanza dedicata con tanti dolciumi, stuzzichini e bevande. Gli occhi dei ragazzi disabili si sono illuminati e molti dicevano: “Ma tutto questo è per noi?!? Ma non è possibile! Siamo trattati meglio dei re!!!”….. Ovviamente tutti abbiamo abbondantemente mangiato e bevuto, finchè non è giunta la voce che effettivamente la saletta non era per noi… C’è stato un fuggi fuggi generale fra le risate di tutti! È stata proprio una vera accoglienza da “privilegiati”! Inutile dire quanto il bilancio alla fine dell’esperienza sia stato positivo sia per i ragazzi disabili che hanno partecipato, sia per i ragazzi “normali” che hanno avuto l’esperienza di stare accanto alla realtà della disabilità e della sofferenza così tanto messa da parte nella nostra società moderna. La testimonianza dei disabili è unica e aiuta il giovane a capire ed apprendere in pieno la bellezza della vita. L’UNITALSI non poteva e non può mancare alle Giornate Mondiali della Gioventù. Arrivederci a Cracovia nel 2016!! FOTO 1 LA DELEGAZIONE DELL’UNITALSI PRESENTE A RIO RICEVE IL SALUTO DEL PRESDENTE DELLA CEI IL CARDINALE ANGELO BAGNASCO. FOTO 2 IL GRUPPO AI PIEDI DELLA STATUA DEL CRISTO REDENTORE, UNO DEI SIMBOLI TRA I PIÙ RAPPRESENTATIVI DI RIO DE JANEIRO E DI TUTTO IL BRASILE 1 UN’ESPERIENZA INDIMENTICABILE Prima di un viaggio si presentano nella testa sempre alcune domande: come sarà?! cosa farò? chi incontrerò?! Diventano le compagne di viaggio, cercando di farti immaginare quello che si vivrà. Poi si capisce che quelle domande diventano la chiave per comprendere emozioni ed "essenze" del momento. E puntuali anche questa volta non sono mancate in questa esperienza che mi ha portato a Rio de Janeiro, per partecipare allo straordinario evento tanto sentito e proclamato della JMJ. Sono stato chiamato ad essere parte della delegazione UNITALSI (1 sacerdote, 2 medici, 1 disabile, 1 volontario) come sostegno all'accoglienza dei nostri amici in difficoltà offrendogli la possibilità di partecipare senza intralci alla JMJ. Entrati nell'oratorio della Parrocchia di San Paolo Apostolo a Copacabana si viveva subito la consapevolezza che i giovani provenienti da tutta Italia si andavano ad unire a quelli di tutto il mondo per "vivere la storia". Si leggeva negli occhi di chi giungeva la felicità di chi cerca e difende la propria fede; e strano a dirsi, erano proprio dei giovani, spesso accusati di essere la parte negativa di questa società, ad essere testimoni del proprio credere come espressione di gioia. Durante le catechesi organizzate in preparazione all'incontro con Papa Francesco, si rifletteva sull'essenza, sulla ricerca di come spogliarsi delle superficialità, che spesso la quotidianità ci offre in forma gratuita, e di come accendere “dentro” la consapevolezza di una responsabilità che abbiamo verso noi stessi. Nonostante la vita di ognuno è sempre piena di impegni vari, bisogna onestamente arrivare a capire quanto tutti i nostri 2 impegni non siano delle vie di fuga per evitare di considerare quanto realmente si agita dentro ognuno di noi. Dobbiamo avere il coraggio di ascoltarsi per cercare di distinguere ciò che nel nostro animo è momentaneo da ciò che è profondo e duraturo. E quale migliore occasione, quella della JMJ, per potersi far forza e dare risposta alla ricerca della propria "essenza": essere tre milioni di giovani con lo stesso orizzonte cambia la tua visione di vita e ti carica di forza per continuare a Per-CORRERE la tua strada. Alla fine con il sorriso non solo in volto ma anche nel cuore si cerca di portare a casa più emozioni possibili perché anche chi rincontrerai al tuo ritorno possa avere almeno un "assaggio" di tutto quello che si è vissuto!! Pronti ad essere missionari rivoluzionari, contro corrente!! Gianfilippo Lunghi Responsabile Giovani Unitalsi 3 Da Civitavecchia a Barcellona dalla redazione Bambini in Missione di Pace Il saluto di Mons. Marrucci ai piccoli dell’UNITALSI I bambini sono i «pellegrini di gioia e di pace», inviati dal Signore come discepoli per “pregare e annunciare”. Così il vescovo di Civitavecchia-Tarquinia e Assistente Nazionale dell’UNITALSI Mons. Luigi Marrucci, ha rivolto un saluto ai mille “Bambini in missione di pace” partiti dal porto laziale per il pellegrinaggio a Barcellona. Con una Celebrazione Eucaristica festosa, che si è svolta nello storico cortile del Forte Michelangelo all’interno del porto, Mons. Marrucci ha dato inizio alla nona edizione del pellegrinaggio dei piccoli dell’Associazione. Dopo aver toccato due volte Lourdes, due volte Assisi, la Terra Santa, Parigi, Gardaland e Roma, i bambini sono salpati per Barcellona a bordo di una nave da crociera, per un’esperienza inedita ed entusiasmante: molti di loro, tanti, infatti, i disabili, per la prima volta vivranno “una crociera a misura di bambino” e, una volta giunti a Barcellona, potranno godere dell’allegria, dei colori e della magia della capitale catalana. Nell’omelia, animata anche dal travestimento di un sacerdote in “agnello”, il Vescovo di Civitavecchia ha commentato le letture proposte dalla liturgia. Prima sollecitando i bambini ad “essere portatori del messaggio di gioia e di pace, così come Isaia chiede al popolo ebraico per la ricostruzione di Gerusalemme e del suo Tempio”. Poi, riprendendo il testo del Vangelo, ha rivolto loro il medesimo invito ad “andare come agnelli in mezzo al mondo con due impegni: pregate il padrone della messe e accogliere l’invito a diventare operai del Signore». Il pellegrinaggio, che vede la partecipazione di circa 300 bambini, 161 dei quali disabili, oltre a un centinaio di accompagnatori adulti, è un’esperienza che si prefigge di aiutare i fanciulli a “trovare in loro stessi la strada per costruire la pace”, valorizzandone le infinite potenzialità e il contagioso entusiasmo. Tra i mille pellegrini erano presenti anche due famiglie palestinesi di Gerico accompagnate dal parroco della parrocchia del Buon Pastore, il libanese padre Mario Hadchity. Quest'ultimo, prima del viaggio in nave, ha esortato grandi e piccoli dell’UNITALSI, a farsi pellegrini in Terra Santa, un modo, ha sottolineato, 4 “per essere vicini anche materialmente ai cristiani locali, che sempre più numerosi sono costretti a lasciare i luoghi santi a causa dei conflitti e delle difficoltà sociali ed economiche”. 1 FOTO 1 L'ASSISTENTE NAZIONALE MONSIGNOR MARRUCCI CELEBRA LA MESSA DI APERTURA DEL PELLEGRINAGGIO BAMBINI IN MISSIONE DI PACE FOTO 2-5 I MILLE PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO RIUNITI PRESSO IL FORTE MICHELANGELO, IL COMPLESSO ALL'INTERNO DEL PORTO DI CIVITAVECCHIA, DOVE È INIZIATA LA NONA EDIZIONE DEL PELLEGRINAGGIO 2 4 3 5 5 PAGLIUCA: UN PELLEGRINAGGIO CONTRO LA LORO SOLITUDINE 1 “La pace nasce stando insieme” I bambini “trascorrono l’84% del loro tempo da soli davanti alla televisione. Il pellegrinaggio a Barcellona ha voluto rompere la loro solitudine dovuta anche alla crisi e ai tanti problemi. Siamo convinti che la pace passi anche attraverso la condivisione e lo stare insieme”. Così il Presidente Nazionale dell'UNITALSI, Salvatore Pagliuca, sul pellegrinaggio “Bambini in Missione di Pace” a Barcellona. La prima tappa del pellegrinaggio, è stata il parcogiochi “PortAventura” di Salou (Tarragona), nella Costa Daurada, 100 chilometri a nord di Barcellona. La direzione del parco ha accolto i bambini con uno spettacolo musicale e una parata organizzati per loro. I piccoli hanno risposto con entusiasmo all'invito e si sono riversati con i loro cappellini colorati di Papparcobaleno, mascotte del pellegrinaggio, “nelle sei aree tematiche del parco”. La sera invece, spazio alla musica e alla magia, nella sala congressi del parco si è svolto lo spettacolo condotto da Elisabetta Gardini in cui si è esibita Annalisa Scarrone, cantante lanciata da 'Amici di Maria De Filippi’. DON PRIORI ‘UNA STRAORDINARIA OCCASIONE DI AMICIZIA’ “Per i bambini - spiega don Danilo Priori, vice Assistente Nazionale dell’UNITALSI - questo è stato un vero cammino ecclesiale. Sono stati i piccoli, con le loro famiglie, i veri protagonisti di questo pellegrinaggio”. “I bambini - prosegue don Danilo - hanno vissuto queste giornate secondo queste indicazioni: integrazione e apertura all’altro, alle sue fatiche e limitazioni. Sono i tratti caratteristici di un’esperienza che, di giorno in giorno, si dimostra una straordinaria occasione di amicizia”. “È tempo che anche le persone diversamente abili vengano inserite pienamente all’interno dei cammini pastorali delle nostre Chiese perché assumano, nell’ambito delle loro possibilità e capacità, ruoli e com piti che li valorizzino a pieno”. Il vice Assistente Spirituale è convinto che espe- 6 rienze come Barcellona “servono a pacificare le persone, a renderle ancor più parte della Chiesa, perché sviluppano integrazione e collaborazione anche con la famiglia”. Ne deriva la necessità di “una pastorale sempre più integrata che coinvolga la pastorale familiare, giovanile, vocazionale, sociale, della salute per dare alle persone con disabilità e alle loro famiglie il ruolo che compete loro nella Chiesa. Io spero presto ma serve uno scatto in avanti nell’integrare le pastorali e coordinare il lavoro delle associazioni sul territorio e nelle parrocchie”. FOTO 1, 3 E 4 PICCOLI PROTAGONISTI DEL PELLEGRINAGGIO FOTO 2 PADRE MARIO HADCHITY DI GERICO PADRE MARIO: TANTA SPERANZA Tra il migliaio di pellegrini ci sono anche due famiglie palestinesi, della parrocchia Buon Pastore di Gerico, accompagnate dal parroco, padre Mario Hadchity. Del piccolo gruppo fa parte Diana Abedrabbo, disabile di 22 anni, costretta sulla sedia a rotelle da una rara malattia genetica. “La vita di Diana - ha detto il padre Basem - è stata segnata dalla malattia ma anche e soprattutto dalla speranza che nasce dalla sua grande fede». Papà Basem dice che cosa significhi, per i cristiani di Palestina, la parola “pace”. “Per noi vuol dire molto: desideriamo la pace, ne sentiamo la mancanza dal profondo e vogliamo la pace per la nostra terra. Per noi, infatti, pace significa potersi muovere liberamente per andare a lavorare, a trovare parenti, a scuola”. Una condizione di normalità ancora sconosciuta e in gran parte negata agli abitanti 2 4 3 della Terra Santa, che i bambini di pace dell’UNITALSI hanno visitato nel 2009, proseguendo il cammino iniziato nel 2004 ad Assisi, con la prima edizione del pellegrinaggio “Bambini in Missione di Pace”. “Con questa esperienza - spiegano all’UNITALSI - vogliamo far nascere nei bambini che saranno gli uomini e le donne di domani, il desiderio di pace e concordia, non solo fra i popoli, ma soprattutto e prima di tutto nei rapporti quotidiani. Non si può invocare la pace fra le nazioni e non curare i rapporti interpersonali. I sentieri di pace vanno costruiti e percorsi nel quotidiano ciascuno nella propria misura secondo età, ruolo, condizione sociale. La pace è per tutti, è di tutti nessuno escluso, è patrimonio universale è dono ed è missione. Questa è la pace che desideriamo, che professiamo e che vogliamo fattivamente”. 7 IL CARD. SISTACH: GRAZIE DI ESSERE QUI Dopo due giorni trascorsi al parco divertimenti “PortAventura” di Salou (Tarragona), nella Costa Daurada, i giovani pellegrini sono arrivati nella città catalana per partecipare alla Santa Messa celebrata nella Basilica di Santa Maria del Mare dall’Arcivescovo metropolita di Barcellona, il Cardinale Lluis Martìnez Sistach, che ha accolto i mille partecipanti al pellegrinaggio UNITALSI “Bambini in Missione di Pace”. Una Basilica piena di colori nella quale sono risuonati i canti dei bambini, guidati dalla loro mascotte Papparcobaleno e preghiere per la pace in diverse lingue, anche in arabo, letta da una ragazza palestinese di Gerico. Il Cardinale, nell’omelia, ha invitato i bambini e le loro famiglie a guardare a Maria che “con il suo ‘si’ a Dio ci ha insegnato ad amare il mondo e a portare la pace”. I bambini hanno donato al Cardinale una stola dell’UNITALSI, “in segno di amicizia e di ringraziamento per l’accoglienza ricevuta” ed hanno intronizzato sull’altare la statua del Bambino dell’Ara Coeli. Sono state portare sull’altare anche le conchiglie simbolo del pellegrino. "La gioia dei bambini in questa Basilica - ha detto l’Arcivescovo di Barcellona - è un messaggio per tutti i bambini che soffrono la guerra nel mondo. Con la pace si guadagna tutto, con la guerra si perde tutto", ha aggiunto parafrasando le parole di Giovanni Paolo II. Quindi, rivolgendosi alle madri e ai responsabili del mondo, ha detto: "Non vogliamo la guerra, non abbiamo messo al mondo figli per portarli alla guerra ma per farli vivere felici e farli realizzare come persone". ''Siamo in una chiesa sperduta, antica, bella, - ha osservato il Cardinale Sistach - e celebriamo la messa, la cena pasquale di Gesù, per la pace del mondo. Maria è segno di pace e di amore nel mondo e per tutti; fu mamma di Gesù, principe della pace”. L’annunciazione fu un “momento importante per storia dell’umanità: Maria aveva molta fiducia in Dio, per Dio nulla è impossibile”. Cari bambini, ha concluso il Cardinale, “dobbiamo avere fiducia in Dio perché è onnipotente e ci ama moltissimo da sempre, gratuitamente. La risposta di Maria fu un grande ‘sì”. Ogni giorno anche tutti noi diciamo ‘sì’ a Dio e a quello che ci chiede. L'avventura per la vostra missione di pace sia feconda e bella''. Durante la liturgia, una delegazione di pellegrini ha portato fino all'altare una conchiglia, simbolo del mare, nella quale è stato deposto il Gesù Bambino della chiesa Regina Coeli di Roma. Davanti all’altare è stata adagiata una corona del rosario, a lato alcune riproduzioni di coralli, per rievocare l'ambiente marino. 8 1 FOTO 1 L'ARCIVESCOVO DI BARCELLONA, IL CARD. SISTACH FOTO 2 IL BAMBINELLO DELL'ARA PACIS PORTATO IN PROCESSIONE FOTO 3 LA SANTA MESSA NELLA BASILICA S. MARIA DEL MAR A BARCELLONA 2 Subito dopo la messa i bambini, divisi in gruppi, hanno cominciato la visita alla città e ai suoi luoghi simbolo come la cattedrale, il centro storico e le Rambla. FOTO 1 I XXXXXXXXXXX 3 9 Volontà e amore per far avverare un sogno I sogni si avverano…basta volerlo, fortemente, e affidarsi con speranza a Colui cui “nulla è impossibile”!Così è stato per la carovana dei Bambini di Pace dell’UNITALSI (un migliaio di persone tra volontari, genitori e bambini disabili e non) che si è ritrovata il 6 luglio, dalle varie regioni italiane, nel porto di Civitavecchia per salpare sulla nave Grimaldi, alla volta della città di Barcellona. Il Pellegrinaggio “speciale”, giunto alla sua nona edizione e organizzato dalla Presidenza Nazionale UNITALSI, ha ben presto riempito di vivaci colori e allegria la bella imbarcazione, addobbata con i fiori e gli striscioni inneggianti l’evento. E c’eravamo anche noi, come sempre: un bel gruppo della sottosezione di Isola di Capo Rizzuto partiti con un pullman di 56 persone che da Reggio C. ha raccolto diversi amici di Crotone, Cosenza, Catanzaro…a rappresentare la Calabria. Il pensiero di questo viaggio con le carrozzine che dovevano raggiungere la nave e poi i parchi di Port Aventura e la città di Barcellona, all’inizio mi creava una certa ansia:certo le barriere esistono e le difficoltà a superarle anche; non è facile per una carrozzina entrare nella cuccetta di una nave, tanto meno nel bagno…ma l’Associazione è lì per questo, perché ogni barriera venga 10 abbattuta, o superata, con le braccia e la schiena dei volontari che diventano il gradino in più di un pullman poco adatto, di un bagno troppo stretto, con l’organizzazione puntigliosa dei referenti regionali e nazionali, attenti ad ogni bisogno, armati di grande pazienza, disponibilità e larghi sorrisi, ora nell’aiutare a trasportare i bagagli, ora nell’indicare le varie tappe, ora nel modificare un menu… E poi, la fatica, gli ostacoli scompaiono come d’incanto, grazie ai bravissimi animatori dell’UNITALSI, instancabili, fantasiosi, sorridenti e allegri, che per tutto il giorno di navigazione hanno coinvolto piccoli e grandi, disabili e non, in canti, balli di gruppo, giochi…trasformando il ponte 11 in un parco divertimento. Pian piano, adulti e bambini, partiti da sconosciuti, hanno cominciato a familiarizzare, a fare amicizia, a socializzare…-“Mia figlia ha problemi di comunicazione, ma appena è salita su questo pullman ha aperto la bocca in un sorriso e ora parla con tutti disinvoltamente”- mi ha confidato meravigliata una giovane mamma, con le lacrime agli occhi! È un miracolo! Sì, il miracolo della solidarietà, del dono, della condivisione… Sono i ricordi più belli… Tante regioni, dal Sud al Nord, isole comprese, ma anche altre etnie provenienti dalle case-famiglia UNITALSI, ben presto sono diventate un’unica famiglia; la gioia e la spontaneità dei piccoli sono sempre una grande lezione per noi adulti! E diventano contagiose…Ambasciatori di Pace autentici, veri, unici…come ha affermato il Presidente Nazionale dell’UNITALSI, Salvatore Pagliuca - “chi meglio dei bambini può farsi portatore di Pace? Ecco il senso di questo pellegrinaggio-tour nelle principali città europee”…E neanche la pioggia improvvisa caduta sulle “Rambla” ha fermato la marcia della Pace di giovedì 11 luglio: lungo la famosa strada di Barcellona, sotto la pioggia, la bandiera dell’arcobaleno di 300 metri, si è snodata insieme ai bambini, alle carrozzine, ai volontari, ai pagliacci, agli abili trampolieri della compagnia dei Folli, colorando la città, attirando i presenti al grido di Pace, che si univano via via al nostro rumoroso corteo. Non si può descrivere la gioia di certi momenti se non si vivono di persona….Oggi è facile per i nostri giovani raggiungere con voli low-cost le mete turistiche più disparate, ma queste famiglie, questi bambini, questi ragazzi in difficoltà non potrebbero mai farlo da soli ed è una grande soddisfazione leggere sui loro volti la gioia di poter salire sulla giostra più spericolata, di sguazzare felici nel parco acquatico, cantare ed esibirsi nelle kermesse serali o farsi fotografare vicino al loro be- niamino di turno (e ce n’erano tanti: Bonolis, Marco Carta, Annalisa, mago Schizzo…) Così come è stato bello vedere i piccoli e i loro genitori osservare a bocca aperta, sorpresi dall’imponenza e dalla ricchezza di particolari, la stupenda Sagrada Familia o commuoversi durante la Celebrazione Eucaristica sulla nave, quando hanno potuto toccare e baciare teneramente l’Ospite Speciale di questo Pellegrinaggio che ha viaggiato con noi, il Bambinello dell’Ara Coeli di Roma; a Lui sono state affidate sicuramente tante intenzioni di preghiera, ma soprattutto il grazie per questa meravigliosa avventura con l’UNITALSI. È in queste occasioni che si realizza il percorso tracciato da Papa Francesco fin dall’inizio del Suo Pontificato: sfidare le prassi consolidate dell’assistenzialismo e della commiserazione con gesti concreti di vicinanza fisica alle persone con disabilità, superando paure e incertezze per mettere al centro la persona, valorizzare le risorse a discapito delle debolezze, alzare lo sguardo oltre le apparenze per cogliere il vero senso della vita. E in questo percorso l’UNITALSI è inserita da anni, nel suo essere ecclesiale, si propone come strumento efficace di una Chiesa accogliente e aperta a tutti, come Papa Francesco ce la sta indicando, una Chiesa che sappia incarnare lo spirito del Buon Samaritano che, non solo si ferma per soccorrere, ma si fa carico della persona in difficoltà, se ne prende cura fino in fondo. Non semplice occasionalità, o volontarismo del tempo in più, ma uno stile di vita cristiana autentico, come Gesù che si fa medico, custode, compagno del proprio fratello, ne condivide il percorso anche se accidentato, lo sgombera degli ostacoli, contribuendo ad abbattere ogni barriera fisica o mentale che sia, e questo non per lo spazio di una settimana, ma 365 giorni all’anno! E allora dai, vai UNITALSI, prossima tappa Praga, e noi speriamo di esserci ancora! Un grazie di cuore a quanti ci hanno creduto e sostenuto perché tutto ciò si realizzasse:avete donato gioia e sorrisi indimenticabili a persone che dalla vita hanno ricevuto tutt’altro, avete ridato nuovo vigore e coraggio a quei genitori che ora sanno di non essere più soli e di poter ancora sorridere alla vita, nonostante tutto.. Insieme, abbiamo seminato nei cuori di tutti germi di speranza e di Pace e abbiamo il dovere di continuare a farlo, sempre, nei luoghi in cui quotidianamente viviamo. Grazie. Caterina Stillitano Presidente della sottosezione di Isola Capo Rizzuto 11 MILLE PALLONCINI VOLANO CON MESSAGGI DI SPERANZA “La pace tra noi ragazzi ci dev’essere sempre. Non ci devono essere esclusi, non ci devono essere forme di razzismo verso i disabili, ne’discriminazione”. Mary, 15 anni, di Fasano (Brindisi), è convinta che la pace si costruisca quotidianamente, “stando insieme e includendo chi è diverso e potrebbe essere discriminato”. “Il vero messaggio di pace - le fa eco Desiree, 9 anni, di Napoli - è conoscere tante persone nuove come è accaduto in questi giorni e riuscire a condividere tutto con loro”. Mary e Desiree, assieme a centinaia di bambini e ragazzi, tra cui diversi disabili, hanno partecipato al pellegrinaggio dell'UNITALSI “Bambini in Missione di Pace” a Barcellona. E questa sera, assieme a tutti gli altri com- 12 pagni di viaggio, hanno lanciato un palloncino verso il cielo affidandogli il proprio desiderio di pace. In mille, tra bambini, educatori e famiglie, si sono radunati al tramonto a Parc Guell. Qui si è svolta la Processione Eucaristica, seguita da un momento di preghiera. Al termine, il lancio dei palloncini di pace verso il cielo. “Vorrei la pace in tutto il mondo”, chiede Jacopo, 5 anni, di Pisa. “Ci dovrebbero essere più pellegrinaggi come questo: ho visto posti che non avevo mai visto e vorrei ripetere l'esperienza”, è il desiderio di Alfio, 12 anni, di Napoli. Un pensiero poi alle persone che vivono in terre ferite da conflitti: “Noi adulti - afferma il parroco di Gerico, Mario Hadchiti, in pellegrinaggio - facciamo crescere realtà segnate da muri, ma un giorno questi muri dovranno cadere. Ora siamo in cammino verso un ponte di pace. La fede ci fa vedere che l’altro è uguale a me”. 13 UN CORTEO COLORATO SOTTO LA PIOGGIA Pensi a Barcellona e ti immagini il sole, la spiaggia e il mare poco distanti dal centro storico della città. Ed è stato così, fino alla fatidica marcia della pace, quando la capitale della Catalogna è stata battuta dal maltempo e dall’indesiderata compagnia della pioggia. Così, con un po’ di titubanza, i ragazzi dell’animazione del pellegrinaggio, non si sono rassegnati e insieme ai bambini hanno sfilato per la pace. Il risultato è stato un coloratissimo corteo, con in testa la mascotte del pellegrinaggio, il Papparcobaleno che ha unito come per magia i cori, le voci e i volti dei mille partecipanti. E davvero, malgrado il maltempo, non sono mancate allegria ed emozione tra i partecipanti, protagonisti per così dire privilegiati di un evento che ha coinvolto grandi e piccoli, i bambini con difficoltà accompagnati dai loro fratellini e dagli amici più cari. Quando hanno scelto Barcellona, gli organizzatori del pellegrinaggio Bambini in Missione di Pace, non credo avessero previsto un’accoglienza simile, che ha permesso lungo le Rambla di distendere una bandiera della pace lunga più di 100 metri, scortata da trampolieri e la mascotte del pellegrinaggio, il Papparcobaleno. L’entusiasmo e la gioia dei bambini e dei giovani, protagonisti di una generazione che non si rassegna a vedersi rubare il futuro e la speranza e anzi in grado di rivendicare la volontà di trasmettere agli altri quella gioia che nasce dall’incontro, dallo stare insieme. In fondo lo spirito e il tema guida del pellegrinaggio Bambini in Missione di Pace, non è che questo, l’impegno a condividere la bellezza e la speranza di un incontro. “Dobbiamo saper incontrarci. Dobbiamo edificare, creare, costruire una cultura dell'incontro”. Lo chiede Papa Francesco in un recente video messaggio inviato ai cattolici dell'Argentina in occasione della Festa di San Gaetano di Thiene. Come ha osservato il Pontefice “occorre uscire ad incontrarci, incontrarci con i più bisognosi, ovvero con quelli che hanno più bisogno di me. Con 14 quelli che stanno passando un brutto momento, peggiore di quello che sto passando io". "C’è sempre qualcuno che se la passa peggio", come ha sottolineato Papa Francesco - “l’incontro moltiplica la capacità di amare. L'incontro con l'altro ingrandisce il cuore”. Ed è lo spirito principe del pellegrinaggio dei bambini, perché nasce per incontraci e per farlo bisogna avere coraggio, quel coraggio che sa trasmettere l’UNITALSI e dalla sua più giovane rappresentanza associativa. A Barcellona non è stata soltanto una festa multicolore, ma è stato un incontro, dove ammirare tanti, tantissimi bambini, italiani, spagnoli francesi e palestinesi usciti dalle mura delle proprie case, per stare insieme, per giocare e vivere le bellezze della loro età e della loro non semplice vita. Massimiliano Fiore Caporedattore di Fraternità IL PAPPAGALLO MASCOTTE In testa al corteo un pappagallo colorato, mascotte del pellegrinaggio. Subito dopo uno striscione con su scritto “Bambini in Missione di Pace”, mentre lungo tutta la Rambla, nel cuore di Barcellona, un lenzuolo multicolore di 150 metri, tenuto sollevato da centinaia di bambini e animatori, invita gli abitanti della città catalana a scendere in piazza per diffondere la pace. Si sta concludendo con una lunga marcia per la pace, da piazza della Catalogna a piazza Colombo, il pellegrinaggio “Bambini in Missione di Pace”, promosso dall'UNITALSI per l'inclusione di bambini disabili e non. Mille circa i partecipanti, oltre 160 i disabili. Con palloncini, cappellini a forma di pappagallo, bandiere e giocolieri, tutti i pellegrini gridano in coro “pace, pace”. “L'elemento più importante per difendere i nostri valori - afferma il Presidente dell'UNITALSI, Salvatore Pagliuca è la pace; i nostri bambini testimoniano l'attaccamento alla vita e quindi alla pace. La società apprezza solo chi è bello e forte, i nostri disabili dimostrano invece che il mondo è un mosaico, l'integrazione rende bello il disegno del mosaico”. Alla nostra società, aggiunge Pagliuca, “manca la capacità di accorgersi che esistono le persone. La politica è disattenta, perché' il mondo della disabilità non porta voti. Ha una visuale miope, ma questo mondo invece può portare benefici a tutti”. 15 FESTA DELLA PACE “Continuate a portare il messaggio di pace, sperando che qualcuno vi ascolti”. Così Paolo Bonolis ai bambini in “Missione di Pace” con l’UNITALSI a Barcellona. Anche il conduttore televisivo partecipa alla festa di chiusura del pellegrinaggio, in Catalogna per lanciare un messaggio di pace. Sul palco, allestito a piazza Colombo, anche il cantante Marco Carta. “La pace è un concetto che tutti i bambini portano con se' - ha osservato Bonolis a margine della manifestazione - preoccupa poi che vengano allevati a perdere il concetto della pace, perché la pace, secondo gli adulti, non conviene. La speranza è che i bambini non cambino, ma la natura umana recita la poesia al contrario”. Bonolis, che non si professa “credente”, crede però” nelle persone, nell'amore e negli altri”: “Non c’è differenza tra chi è cristiano e chi no, ma tra chi pensa a se' e chi pensa anche agli altri”. E con “5 figli - ha concluso - non posso non essere sensibile verso i bambini: con i figli cominci a vivere pensando al concetto di ‘noi’ e non più di io’”. FOTO 1 E 2 SUL PALCO ALLESTITO PER LA FESTA CONCLUSIVA, PAOLO BONOLIS INSIEME A SALVATORE PAGLIUCA FOTO 3 LO SCAMBIO DI MAGLIETTE TRA SUOR PAOLA E UNA RAPPRESENTANTE DEL BARCELLONA CALCIO 16 1 2 AI BIMBI UNA MAGLIA SPECIALE DONATA DAI GIOCATORI DEL BARCELLONA Una maglia del Fc Barcellona, autografata da tutti i giocatori della squadra, è stata donata ai bambini dell'UNITALSI da Pilar Guinovart i Masip, membro della Giunta direttiva del Barcellona calcio. L'omaggio è stato consegnato dalla rappresentante dei Blau Grana durante la festa di chiusura del pellegrinaggio “Bambini in Missione di Pace”, che ha condotto mille bambini nella città catalana. A riceverla sul palco suor Paola D'Auria, tifosa della Lazio. Si tratta di una maglietta speciale: sulla schiena, al posto del numero, la scritta “Bambini in Missione di Pace. Barcellona 2013”. 3 17 D’ELPIDIO: “UN MESSAGGIO IMPORTANTE” 1 CARD. TURKSON “SENZA GESÙ NON C’È LA PACE” “Invito tutti i bambini, impegnati in questo pellegrinaggio per la pace, a farsi missionari, a comunicare la gioia di credere e confidare in Gesù, Salvatore degli uomini, perché' solo così sarete missionari di pace. È Gesù infatti il Principe della pace e senza di Lui non c’è pace vera e duratura nel mondo”. È quanto afferma, in un messaggio rivolto ai bambini e alle famiglie che hanno partecipato al pellegrinaggio dell’UNITALSI “Bambini in Missione di Pace”, il Cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. Il messaggio è stato letto sul palco della festa di chiusura del pellegrinaggio a Barcellona dal sottosegretario del Pontificio consiglio, Flaminia Giovanelli. Turkson ai bambini in Missione di Pace ripete le parole di Papa Francesco: “non abbiate paura di andare controcorrente” e incoraggia i bambini “che devono lottare contro la malattia o le avversità a non aver paura se il mare è agitato, a resistere, a non vergognarsi delle loro fragilità, che sono tali in apparenza, e a mantenere viva la loro speranza”. Esorta poi i ''bambini più fortunati a non vergognarsi del bene, ad avere coraggio di fare il bene e di esprimere il loro affetto e la loro solidarietà ai loro piccoli amici”. FOTO 1 DA DESTRA: IL SOTTOSEGRETARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, FLAMINIA GIOVANELLI, IL CARDINALE SISTACH E IL VICE PRESIDENTE NAZIONALE DANTE D'ELPIDIO 18 “Il nostro è un impegno importante, un messaggio di pace annunciato dai bambini e diffuso anche da tanti personaggi dello spettacolo e dello sport, che abbiamo pensato di rendere itinerante con i pellegrinaggi», ha dichiarato il vice Presidente UNITALSI, Dante D’Elpidio. “A Barcellona - ha aggiunto D’Elpidio - stiamo vivendo tanti momenti per pregare e per vivere degli incontri gioiosi e intensi: questo è il messaggio che vogliamo lanciare, continuando a proporlo anche in futuro”. CARD. SISTACH: “ARRIVEDERCI” "Dite il vostro grande sì ogni giorno al Signore, per i fratelli e per la pace nel mondo. Grazie per la vostra testimonianza così importante anche per noi adulti”. Così l’Arcivescovo metropolita di Barcellona, il Cardinale Lluis Martìnez Sistach, ha salutato i mille partecipanti al pellegrinaggio, riuniti nella Portal de la Pau piazza della Pace, dove a pochi metri spicca la statua di Cristoforo Colombo, realizzata in onore del grande navigatore genovese. A PRAGA IL PELLEGRINAGGIO DEL 2015 Sarà Praga la meta del prossimo pellegrinaggio che l'UNITALSI organizzerà per i bambini. Lo ha annunciato il Presidente dell'UNITALSI, Salvatore Pagliuca, al termine dell'edizione 2013, che ha portato mille persone, tra bambini, educatori e famiglie, a Barcellona. L'appuntamento con la città ceca è per “luglio 2015”. “La scelta di Praga non è casuale - ha spiegato Pagliuca sia a Roma che a Barcellona i pellegrinaggi “Bambini in Missione di Pace” sono stati accompagnati dal bambinello della basilica dell'Ara Coeli di Roma. A Praga troveremo il Santo Bambino, a cui si ispirano le missioni dei carmelitani. Noi andremo in missione di pace sulle tracce dei carmelitani”. Questa sera i mille pellegrini ripartiranno per l'Italia a bordo di una nave della Grimaldi. ''In questi giorni - ha aggiunto Pagliuca, facendo un bilancio del pellegrinaggio - abbiamo portato via i bambini dalla solitudine. Questa manifestazione unisce il gioco alla preghiera e per molti di questi bambini è un’occasione unica, un'esperienza che non ripeteranno. Inoltre la condivisione e l'essere stati al centro dell'attenzione fanno capire a questi bambini, e soprattutto ai meno fortunati che vivono in case famiglia, che c’è qualcuno che pensa a loro”. 19 don Danilo Priori vice Assistente Nazionale Giobbe pellegrino sofferente Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male? Le vicende di Giobbe, uomo integro e retto davanti a Dio (cf Gb 1,1), sono note al credente come esperienza emblematica del giusto sofferente che - pur ignaro delle insidiose macchinazioni del tentatore e mortificato da molte tribolazioni - ribadisce e porta a compimento la sua convinzione: “Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?” (Gb 2,10). Sullo sfondo di una narrazione per certi versi statica, in cui rimbalzano i dialoghi tra Giobbe e i suoi tre amici accorsi per spargere sulle sue piaghe una presunta sapienza, crescono germogli di ben altra sapienza - quella vera - che intendono man mano orientare il credente attanagliato dalla prova. Sfogliare le pagine del libro di Giobbe significa quindi avventurarsi in una selva oscura, lacerati tra il timore di perdersi nel labirinto della disperazione e la rabbia di una contestazione che quasi ardisce ribellarsi anche a Dio; ma il buon Dio, come poeta orgoglioso dei Suoi versi, non rigetta e non rinnega la Sua creatura e dispensa albe sempre nuove anche quando l’ultimo bagliore del tramonto viene risucchiato dalle tenebre. Giobbe, allora, si coglie come fiore inquieto e avvizzito che colloca e abbandona la sua in- 20 guaribile finitezza nell’ombra del tempo fuggevole (cf Gb 14,1-6); come ramo secco, deluso e disincantato che guarda con un velo d’invidia all’albero tagliato, capace invece di ributtare nuovi germogli non appena l’acqua ristorerà le sue radici (cf Gb 14,7-10); e intanto Giobbe rimpiange i giorni in cui confidava nella protezione dell’Onnipotente e nel refrigerio dell’acqua di primavera preziosa che irriga i giorni (cf Gb 29). Ora i giorni di Giobbe sono terra avida e avara che imprigiona tra i suoi solchi il seme buono e scambia il frumento con le spine, come baratto maledetto e sconveniente dal quale non si riesce a recidere il legaccio (cf Gb 31,39-40). Ora i giorni di Giobbe rassomigliano a quelli dell’uomo malato, pellegrino sofferente che segna di impronte vaghe il sentiero polveroso sul quale si riversa il torrente della delusione, confondendo così l’identità di un cammino comunque degno di essere vissuto con lo smarrimento di un’orma anonima che scava nel fango (cf Gb 30,19). Sull’ora di Giobbe i suoi amici - Elifaz il temanita, Bildad il suchita e Zofar il naamatita - piombano come scure decisa che intende sfrondare le chiacchiere stolte perché, come il papiro non cresce fuori dalla palude e il giunco non si sviluppa senz’acqua (cf Gb 8,11), allo stesso modo l’uomo che si abbevera di iniquità e si rigonfia di vanità vedrà seccare i suoi germogli e calpestati i suoi fiori (cf Gb 15,30-33). Come potrebbero consolare tali parole? Come conciliare l’innocenza del giusto sofferente con la presunzione di chi vorrebbe spiegare anche la sofferenza? Come scegliere le parole - ma anche i silenzi e i gesti - da versare sulle ferite del fratello affinché ne sia rispettata la verità e la profondità? Come elevare i canti del Signore quando l’uomo è costretto ad abitare la deportazione della malattia ed ha ormai appeso ai salici di quella terra le cetre della speranza (cf Sal 136)? Chi può condurlo lungo tale esodo senza minare il suo tracciato di false attese o prerogative, ma facendo leva esclusivamente sulla forza redentrice di una promessa? Chi dispensa gli acquazzoni fecondi sulle solitudini dell’uomo e le rimargina e consola col verde dei pascoli erbosi (cf Gb 38,25-27)? Chi stilla perle di rugiada sulla scorza ruvida di certi dolori e li rende preziosi come rami che custodiscono inviolato un frutto nuovo (cf Gb 29,19)? Giobbe ci insegna che tutta la vicenda dell’uomo è un lento peregrinare all’insegna della nudità e della benedizione: Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore! (Gb 1,21). Ma la creatura rischia di rimanere schiacciata, sotto il macigno di una nudità insopportabile e indesiderata, quando le vengono strappate di dosso le vesti della salute, quando è costretta ad accettarsi e riconoscersi in una nudità che rasenta la disperazione e l’impotenza. C’è bisogno allora di confidare in un Dio misericordioso che sappia trasfigurare lo sfogo del lamento (cf Gb 10,1) nel canto della benedizione; un Dio giusto e fedele che sappia rivestire di bisso ogni nudità e cingere il capo col bel diadema (cf Sap 5,16); un Dio “poeta” che non si stanchi di pronunciare stichi di sapienza e attendere paziente echi di risposte; un Dio “giardiniere” che irrighi la terra buona coi suoi “versi” e attenda con emozione e fiducia lo spuntare dei germogli nuovi, quindi ....diVersi! 21 Angela Maria Cosentino Professoressa e Bioeticista Evangelium vitae: un forte annuncio sempre valido per tutti tican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jpii_enc_25031995_evangelium-vitae_i t.html ), l’enciclica che il beato Giovanni Paolo II ha promulgato il 25 marzo 1995, sul valore e l’inviolabilità della vita umana, offre lo stimolo per riflettere sulla portata del suo annuncio e per richiamare tutte le persone di buona volontà all’urgente impegno per l’uomo che oggi sperimenta una drammatica condizione di emergenza antropologica. Gli attacchi diretti e indiretti contro l’uomo, soprattutto sul versante di inizio e fine vita, hanno assunto atteggiamenti contrastanti: da una parte, infatti, si è accentuata la sensibilità contro la pena di morte e sono aumentati gli sforzi sanitari per la sopravvivenza dei bambini prematuri (già a 20 settimane), dall’altra, però, è aumentata l’assuefazione alla presunta liceità dell’aborto e dell’eutanasia e la rivendicazione di tali delitti in diritti. La recente celebrazione (Roma, 15-16 giugno 2013) dell’Evangelium vitae (in http://www.va- 22 L’Evangelium vitae rappresenta non solo una riflessione teologico pastorale, ma anche una riaffermazione solenne di verità morali universali che la Chiesa, madre che accoglie e maestra che guida nell’illuminare le coscienze e nell’educare al rispetto della vita, ha ritenuto necessario riaffermare perché fortemente oscurate e contestate. Perciò, Giovanni Paolo II ha scelto, in modo significativo, il 25 marzo come giorno per la promulgazione dell’enciclica. Tale data, infatti, ricorda a tutti come l’Annunciazione, e quindi l’incarnazione del Figlio di Dio, sia stato un fatto storico che è passato attraverso un evento biologico, accaduto nove mesi prima del Natale: un evento che richiama la bontà del corpo, diventato strumento di Redenzione per tutti, degno, quindi, di rispetto in ogni età e condizione di vita. Oltre alle cause remote legate al mi- stero dell’Incarnazione, è interessante conoscere anche le cause prossime che hanno stimolato la nascita di questa vigorosa enciclica e i tentativi posti in atto per oscurarla le cui conseguenze sono oggi, purtroppo, visibili. Queste cause sono state richiamate lo scorso 15 giugno, in un’intervista, dal Cardinale Elio Sgreccia (in http://www.ildonodellavita.it/images/pdf/CUSTODE%20DE LLA%20VITA.pdf), nominato, nel 1993, Segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia e, nel 1994, vice Presidente della neonata Pontificia Accademia per la Vita (di cui, successivamente, diventeràPresidente) il quale, da quella postazione privilegiata, ha potuto seguire i lavori per la stesura dell’enciclica la cui pubblicazione è caduta a metà di un decennio carico di profonde trasformazioni politiche, culturali e legislative contro l’uomo. Infatti, dagli anni Novanta, la vita umana è entrata sempre più nelle leggi dei Parlamenti di tutto il mondo (la cosiddetta biopolitica). Tali leggi consentono di aumentare, con le nuove scoperte tecnico-scientifiche, le possibilità di intervento sull’embrione e poterlo, così, “rifiutare”, qualora esso sia indesiderato o unfit (inadeguato, secondo i parametri di presunte diagnosi). I circa 50 milioni di aborti legali l’anno, nel mondo (senza contare gli aborti chimici), in- sieme ad un elevato numero di embrioni “persi” con le tecniche di fecondazione artificiale (due facce della stessa medaglia), indicano come la vita umana sia sempre più considerata “oggetto” e non “soggetto”. che, pur non presentando la necessità di limitare le nascite, dovevano “dare l’esempio” ai Paesi in via di sviluppo; in tal modo, anche i Paesi ricchi hanno subito la forte pressione antiumanista della mentalità antinatalista. Questo orientamento di pensiero è stato giustificato con l’idea neomalthusiana che “meno siamo meglio stiamo”, anche in riferimento a presunti equilibri del pianeta. Alcuni studiosi avevano denunciato, già negli anni Settanta, una strategia internazionale contro la vita umana, come il professor Jerome Lejeune (in http://lejeuneusa.org/advocacy), medico scopritore della trisomia 21, causa della sindrome di down, rammaricato per non essere riuscito a scoprirne la terapia che avrebbe migliorato la vita dei bambini e frenato la corsa all’aborto in seguito ad eventuali diagnosi. Lejeune sosteneva che l’attacco contro la vita si sarebbe incrociato con quello contro la famiglia e i suoi componenti più fragili (embrione - malato - anziano). Infatti, in successione, nel mondo sono state promulgate leggi su divorzio, aborto, eutanasia e unioni tra persone dello stesso sesso, come tessere di un unico mosaico destrutturante l’uomo (“a Sua immagine e somiglianza”) e la famiglia. Anche il professore Michel Schooyans (docente di filosofia politica all’Università Cattolica belga di Lovanio) ha documentato l’esistenza di un programma politico planetario contro l’uomo, attuato mediante il controllo demografico, sostenuto da potenti lobby internazionali. Giovanni Paolo II, dopo aver verificato, tramite i Vescovi e i Cardinali presenti in tutto il mondo, la reale esistenza di questo attacco globale alla vita umana, ha pubblicato l’Evangelium vitae, opponendosi, così, a quelle potenti forze democratiche che si stavano dirigendo verso una nuova e subdola forma di dittatura. Infatti, come afferma il Cardinale Sgreccia, “quando si scindono amore e vita, la vita e con essa l’uomo stesso diventano oggetto di dominio”. L’enciclica, quindi, si è scontrata con mentalità, leggi e pratiche (come aborto chirurgico e chimico, fecondazione artificiale, diagnosi prenatali, sperimentazioni su embrioni ed infine eutanasia) che attaccano e distruggono la vita di milioni di esseri umani innocenti con l’appoggio culturale dei media, legislativo di parlamentari e giudici, ed infine, tecnico scientifico di operatori sanitari cooperanti. Tale programma, da realizzarsi con la cosiddetta tripletta: contraccezione, sterilizzazione e aborto, è stato “imposto” ai Paesi in via di sviluppo in cambio di aiuti economici, al punto che, nel 1990, Giovanni Paolo II rimase profondamente colpito dai dati raccolti, dal professore, nel libro Aborto e politica (tradotto in italiano dal francese). I condizionamenti culturali, tecnici, economici, ideologici e politici segnalati hanno coinvolto anche i Paesi ricchi dell’Occidente Quest’azione di denuncia degli attacchi contro la vita umana, dall’alba al tramonto, spesso è stata omessa dal bilancio del pontificato di Giovanni Paolo II riportato dai mass media, a vantaggio di aspetti “politicamente corretti”. Così, la sempre più diffusa cultura di morte ha tentato di svuotare l’enciclica (anche in ambito cattolico) dai suoi contenuti essenziali riducendola a documento teologico pastorale riservato solo ai cattolici. Invece Evangelium vitae si fonda non su base fideistica ma sulla legge naturale comune a tutti gli uomini, perciò anche a coloro che non percepiscono il dono della fede. Alla legge naturale, infatti, appartengono le tre solenni dichiarazioni contenute nell’enciclica, in continuità con il Magistero e la Tradizione: la gravità dell’uccisione diretta dell’innocente, la gravità dell’aborto e dell’eutanasia. Il contenuto di tali dichiarazioni, che richiama i moderni “diritti della persona umana” di cui il diritto alla vita è a fondamento di tutti gli altri diritti, importanti ma da esso derivanti (come libertà, pace, ambiente…), è rivolto a tutti gli uomini e si oppone al diffuso relativismo culturale la cui dittatura è stata segnalata, con forza, da Benedetto XVI. Egli, nel 2006 (e prima ancora, da Cardinale, nel 2002, nella Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici in politica (in http://www.vatican.va/roman_curia/c ongregations/cfaith/documents/rc_c on_cfaith_doc_20021124_politica_it. html), aveva indicato i principi non negoziabili, principi, cioè, sui quali non si può scendere a compromessi perché inscritti nella natura umana (perciò solo da riconoscere, non da creare o da modificare). Tali principi, comprensibili anche con la ragione, sono la vita umana (indisponibile dal concepimento alla morte naturale), la famiglia naturale tra uomo e donna, aperta alla vita, la libertà di scelta educativa e religiosa. A tali principi la fede aggiunge “profondità” di comprensione, come fa il microscopio o il telescopio nel potenziare la vista dell’occhio umano sano o la bussola nell’orientare la scelta della direzione. La fede e la ragione, perciò, si rafforzano a vicenda e, come “due ali” volano insieme per comprendere meglio la verità sull’uomo (GIOVANNI PAOLO II, enciclica Fides et ratio, 1998; FRANCESCO, enciclica Lumen fidei, 2013). 23 Filippo Anastasi Direttore responsabile di Fraternità Mijas, la Vergine della Roccia 1 24 Chi costeggia la megalopoli turistica di Torre Molinos e Fuengirola, sulla Costa del Sol, in Andalusia, ha solo fretta di lasciare quell’orribile formicaio vacanziero per raggiungere Marbella, il vero gioiello di quella costiera del sud della Spagna. Difficile dunque che veda le indicazioni stradali per Mijas, a soli sette chilometri, una specie di balaustra sui primi contrafforti della Sierra Nevada. Eppure, chi ha la ventura di scoprire questa cittadina abbarbicata su un belvedere naturale di fonte al mare, trova un luogo incantato, quasi di magia naturale. Casette bianche e finestre celesti a nascondere una grande piazza giardino, una Plaza de Toros a forma ovale molto piccola e naïf, asinelli che fungono da taxi, e, a dominare la cittadina, l’eremo della Vergine della Roccia. È un minuscolo, suggestivo Santuario rimasto intatto, dopo la distruzione, nell’ottocento di un ospizio fondato dalle suore carmelitane. C'è una chiesetta piccolissima dominata da una statua lignea della Madonna con il Bambino, rivestita da uno sfarzoso manto di seta, cucito nuovo, tutti gli anni, come è tradizione in Andalusia e in tutti i paesi ispanici. La “Virgen della Pena”, questo il nome in lingua locale, ha una storia remota molto curiosa e un passato recente e un presente densi di prodigi e di grazie ,come testimoniano i numerosi “ex voto”. Era il 1586 e due fratellini, Juan e 2 FOTO 1 E 4 L’ICONA DELLA VERGINE DE LA PEÑA FOTO 2 E 3 L’ESTERNO E L’INTERNO DEL SANTUARIO DELLA VERGINE DELLA ROCCIA, A MIJAS NELLA COSTA DEL SOL IN ANDALUSIA 3 Asuncion, di dodici e dieci anni, andarono a giocare sotto la rocca. Improvvisamente una colomba si posò tra di loro e si fece carezzare e baciare. Tre giorni dopo i bambini tornarono alla rocca e sentirono una voce: “Guardatemi” e sulla roccia c’era la colomba avvolta da una aureola di luce. Poi, stando al racconto dei due fratellini, apparve una Signora con un Bambino in braccio e la “paloma” andò a posarsi sul petto di questa celestiale figura. " Sono 4 la Madre di Dio" disse " andate a raccontare a vostro padre e alle autorità del paese che sono nascosta qui da cinquecento anni ". Così fecero e il loro padre, che era muratore, buttò giù un muro della rocca e trovò la statua lignea della Vergine. Da allora la Madonna della Roccia è diventata la Patrona di Mijas e il suo Santuario domina il mare dall’alto e guarda 5 il vicino Marocco. 25 Siria Andrea Avveduto ATS Pro Terra Sancta Il dramma Un popolo che muore per le bombe e la fame “Q uello che una volta era il granaio del mondo, oggi ha bisogno di pane”. Non si ferma l’emergenza umanitaria in Siria. Le parole di P. Halim, frate francescano responsabile della regione S. Paolo, sono concitate e sempre più gravi: “Il governo, con la scusa dei ribelli disseminati ovunque, bombarda ciecamente, non fa distinzione, e così muoiono tutti”. Le difficoltà si sono fatte sempre più grandi: il costo del pane ha raggiunto cifre esorbitanti, e il mercato nero rimane per tanti l’unica via per fare spesa. “I frati della Custodia – racconta ancora padre Halim - sono rimasti in quella terra, fedeli alla loro missione con i più poveri e derelitti, per dare tutta l’assistenza necessaria. Con il grande aiuto giunto dai benefattori, abbiamo aiutato i più bisognosi. E lì c’è davvero bisogno di tutto: di cibo, medicine, ma anche di speranza e senso della vita”. Le testimonianze pronunciate a bassa voce dai cristiani si rincorrono in questi giorni di tensione, mentre lo spazio che questa tragedia trova sui mass media è sempre più ridotto. “Il popolo però sta morendo, per le bombe o per la fame. I bambini non vanno più a scuola, alcuni villaggi sono stati completamente abbandonati”. Eppure i frati della Custodia sono rimasti lì, ad aiutare tutti senza alcuna distinzione. “È proprio per questo che i banditi stanno cominciando a rispettarci. Vedono che aiutiamo tutti, cristiani e musulmani, e non ci sentono più come nemici o estranei”. E così rimangono nel paese con i più poveri che non hanno potuto lasciare la Siria. “Il quadro che emerge è desolante: tutti sparano contro tutti, non si salva più nessuno, è difficile dire se prendano di mira le chiese o no… quello che sappiamo è che sparano, e queste bombe cadono un po’ dappertutto”. Alcuni proiettili hanno raggiunto anche un prete, padre Francis Mourad, che si era rifugiato in un convento francescano e aiutava assieme ai frati la popolazione. Lui è stato ucciso e il convento distrutto, a Ghassanieh, il 24 giugno scorso. “Ad Aleppo invece è il caos totale, nessuno sa chi fa cosa, è difficile avere materie prime, cibo, gasolio per il riscaldamento, non c’è più nulla, è tutto fermo”. Incertezza, paura 26 e confusione. Tutti hanno una loro versione di come stanno andando le cose, e nessuno riesce a capire davvero cosa stia succedendo. “Nei villaggi cristiani, al confine con la Turchia, ormai è rimasto poco; dal villaggio di Ghassanieh di 4mila abitanti il parroco raccontava che ormai non c’è più nessuno (solo una decina di persone) e le case vuote sono state occupate dalle famiglie dei ribelli che avanzano insieme a loro”. Nei 9 conventi francescani vivono circa 6300 famiglie, ma la maggior parte ha subito diversi danni e anche i frati hanno difficoltà a fornire alimenti per 6000 persone (tanti sono quelli aiutati dalla Custodia). Recentemente, il Custode di Terra Santa ha lanciato ancora il suo appello da Gerusalemme: “Chiedo a chi può, oltre a pregare, di mandare aiuti. Non materie prime - è inutile perché non possono entrare - ma il denaro necessario per comprare ( purtroppo anche al mercato nero), ciò che serve per vivere a tantissime famiglie, soprattutto le più povere”. Per questo desideriamo appellarci ai lettori per promuovere una raccolta fondi a favore della Custodia di Terra Santa. Con un piccolo contributo aiuterete noi dell’Associazione Pro Terra Sancta, ONG della Custodia, ad sostenere i frati che ogni giorno convivono con una guerra civile lunga e sanguinaria. Perché possano continuare “a portare pace là dove c’è guerra, amore dove regna l’odio”, proprio come diceva s. Francesco d’Assisi. Grazie per quello che potrete fare. Giovanni Punzi Casa Hogar Consigliere Nazionale Ora c’è il terzo piano Il ringraziamento del Patriarca Latino Twal U n’altra tappa nella storia della Hogar! Il 14 giugno, alla presenza del Patriarca Latino di Gerusalemme Sua Ecc. Mons. Faud Twal, del Console Generale Italiano in Israele Davide La Cecilia, di alcuni ambasciatori, di tanti benefattori ed amici e sotto gli occhi meravigliati dei piccoli, “Gesù Bambino”, si è inaugurato il terzo piano della Hogar, i cui lavori sono stati finanziati in buona parte dal Governo Italiano nell’ambito di un progetto di Cooperazione. È un miracolo della piccola Barà a (la cui traduzione è Innocenza), vissuta solo pochi mesi nella Hogar, tra fine 2011 ed inizio 2012, prima di prendere il suo posto tra gli angeli. Gravemente ammalata, necessitava di cure speciali ed era stato predisposto tutto il necessario per la sua venuta in Italia, mancava solo un visto sul passaporto, arrivato quando era ormai tardi. Ma quella triste vicenda ha portato l’attenzione del Consolato Italiano sulla Hogar e la promessa – poi mantenuta – di realizzare un altro piano per rendere più accogliente la struttura. Suor Pia, dopo i saluti di benvenuto, ha detto che “La Hogar Niño Dios cerca di essere un riflesso del messaggio dell’Incarnazione, un luogo di gioia e di testimonianza, dove si scopre il valore della semplicità e della felicità con poco, un luogo in cui si celebra la vita”. Anche in occasione di questa inaugurazione alcuni gruppi di nostri volontari si sono alternati per aiutare le suore a pulire il nuovo piano e sistemare i diversi ambienti. Prima di procedere al tradizionale taglio del nastro ed alla benedizione dei nuovi ambienti è intervenuto, visibilmente commosso, don Mario Cornioli. “Ci sono dei sogni che rimangono illusioni solo se non ci credi e poi invece ci sono sogni che diventano realtà solo se ci credi. Oggi si avvera un sogno nel quale ci abbiamo creduto in tanti. È stato il miracolo dell’amore, della tenerezza, della gioia, della preghiera. Padre Gabriele ha voluto “ricordare tutti i benefattori vivi o defunti ed anche la “Sezione Paradiso” di bambini, già sette, cristiani e musulmani, a testimonianza che, in quanto figli dello stesso Padre, si può vivere insieme” 1 FOTO 1 IL PATRIARCA LATINO DI GERUSALEMME MONS. TWAL E GIOVANNI PUNZI INAUGURANO IL TERZO PIANO DELLA CASA FOTO 2 CASA HOGAR NIÑO DIOS 2 È intervenuto poi il Console La Cecilia dichiarando “la soddisfazione per essere riusciti tutti insieme, in un rapporto di collaborazione con il Patriarcato, le organizzazioni religiose e il Ministero degli Affari Sociali Palestinesi, a realizzare qualcosa di concreto in favore della fasce più deboli della popolazione” ed esprimendo “vivo apprezzamento alle suore che gestiscono la casa ed ai volontari dell’UNITALSI”. Il Patriarca Latino Sua Ecc. Mons. Faud Twal, ha sottolineato che “il nostro modo di ringraziare i benefattori è quello di essere fedeli qui alla nostra missione e di pregare per loro e come sia un dovere morale, umano e cristiano nella città del “Niño Dios” prendersi cura dei suoi colleghi ovvero degli altri niño, soprattutto i più poveri e i più bisognosi”. Dopo la benedizione e il taglio del nastro, non poteva mancare la torta per festeggiare questo evento… Il giorno dopo è ripartito un altro cantiere, per la costruzione di una cisterna per l’acqua. Un altro passo in avanti o se volete un’altra sfida alla Provvidenza, nella certezza che anche questa volta vincerà Lei, perché la Hogar è casa Sua! 27 Novità editoriale Don Antonio Rizzolo direttore di Credere La gioia di Credere La nuova rivista edita dai Periodici San Paolo LA REDAZIONE L a fede dei semplici, del popolo, la fede vissuta. Il Vangelo che diventa vita quotidiana, tra le fatiche e le gioie, le sofferenze e la speranza che accompagnano ogni nostra giornata. Di tutto questo si occupa Credere, la nuova rivista edita dai Periodici San Paolo. Il sottotitolo dà il tono a tutto il giornale: “La gioia della fede”. Sì, perché essere cristiani, discepoli di Gesù, vuol dire pregustare fin d’ora la felicità vera, la pace, la serenità che il cuore cerca, pur nei travagli della vita. È solo l’amore, infatti, che si manifesta nella misercordia, nella benevolenza, nel perdono, nel servizio, che conduce alla gioia vera. Lo sapete bene soprattutto voi, soci e volontari dell’Unitalsi, che accompagnate i malati in pellegrinaggio e, mettendovi al loro servizio, offrite un aiuto concreto, una speranza, un sorriso. Potete ben dire di aver sperimentato quanto siano vere le parole del Signore: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere». A tutti voi, e alle persone sofferenti che accompagnate, nel prossimo pellegrinaggio nazionale a Lourdes sarà 28 data l’opportunità di conoscere la rivista Credere, la gioia della fede. Le copie saranno infatti disponibili presso le strutture dell’Unitalsi nella città di Bernadette. In ogni numero potrete sentirvi rincuorati nel vostro impegno a favore degli altri: c’è infatti molto più bene nel mondo, tra le persone, di quanto si pensi. È solo che il bene, la bontà, la generosità, l’amore, non fanno rumore. Su Credere vogliamo dargli voce, raccontando storie ed esperienze di fede, testimonianze di bene eccezionali nella loro normalità, vissute in famiglia, nei luoghi di lavoro, in parrocchia o in un gruppo ecclesiale. Tra i personaggi di cui abbiamo già parlato c’è suor Anna Nobili, che prega Dio a passo di danza; frate Alessandro, che loda Dio con il canto; Armand, che ha incontrato Cristo in carcere; Chiara Corbella, che rinunciò a curarsi per salvare il figlio; Carlo Acutis, il baby-santo che amava i computer; Luca Mocchetti, salvato grazie a un viaggio a Lourdes; Floribeth Mora Díaz, guarita da papa Wojtyla; Cody e Alina, convertiti dall’arte cristiana. Ed è solo un assaggio del lunghissimo elenco di testimoni, semplici e straordinari, 1 della bellezza del Vangelo. Non mancano mai, inoltre, la parola e i gesti di Papa Francesco, che sanno toccare il cuore di tutti e aprirli al Signore. Una parte della rivista è poi dedicata ad approfondire la conoscenza della nostra fede, con un linguaggio semplice e accessibile, alla portata di tutti. Si trovano così catechesi bibliche, teologiche, mariane. Una rubrica molto apprezzata è dedicata alla domande dei bambini, alle quali risponde un “nonno” dotato di grande saggezza. Un’altra, curata da padre Livio di Radio Maria, aiuta ad approfondire la nostra devozione alla Madre di Dio. Un’altra rubrica ancora presenta le preghiere più belle della tradizione alle quali i Pontefici hanno voluto associare una particolare indulgenza. La rivista è ricchissima di articoli e approfondimenti, ha una grafica molto piacevole, con tante immagini di grande respiro. Le pagine sono ricche di contenuto, ma chiare e comprensibili, da gustare una per una per riempire il cuore e aderire sempre di più all’amore che salva, a Cristo nostro Signore. Provare per credere. 29 Comitato di redazione della Rivista Giuridica della circolazione e dei trasporti ACI ACI Disabili al volante Lo sport automobilistico aiuta a socializzare Ma facciamo un passo indietro: come si diventa piloti? La prima cosa che si deve fare è acquisire una licenza CSAI per correre. I minori tra gli 8 e i 15 anni possono iniziare a correre con i kart. Ogni Automobile Club provinciale può rilasciare la patente sportiva, detta “licenza”. La licenza CSAI è collegata all'associazione ACI che comprende tutti i servizi base previsti per i Soci ACI. PROSPETTO DELLE LICENZE CSAI: U n efficace strumento volto a promuovere le pari opportunità delle persone con disabilità è rappresentato proprio dallo sport automobilistico. È noto come lo sport in generale promuova l’inclusione sociale delle persone disabili favorendo il miglioramento della condizione psicofisica e di conseguenza un miglioramento dell’autonomia personale e della qualità della vita. Nel panorama degli sport praticabili, sicuramente l’automobilismo riveste un ruolo di spicco grazie soprattutto ad una convenzione stipulata nel 2004 tra la F.I.S.A.P.S. ( Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Patenti Speciali - che favorisce e promuove lo sviluppo dell’attività sportiva automobilistica e kataristica tra i disabili) e l’ACI/CSAI, la Commissione Sportiva dell’ACI che favorisce lo sviluppo dell’automobilismo sportivo. In base a questa convenzione le persone con disabilità, che hanno conseguito le licenze CH Karting e CH Nazionale e che hanno superato sia il corso di pilotaggio sia il “test di prova pratica uscita vettura”, possono partecipare alle Manifestazioni automobilistiche gareggiando con i cosìdetti normodotati. Nel panorama sportivo attuale, quindi lo sport automobilistico risulta l’unico sport in cui le differenze fisiche sono annullate e le capacità tra disabili e normodotati, sono equiparate nella loro reale portata. No pregiudizi sulle minorazioni, ma solo valutazione delle effettive abilità necessarie alla gara: in questo risiede l’essenza dell’inclusione sociale delle persone disabili attraverso lo sport automobilistico. 30 K corri con il kart. Promotion consente la partecipazione alle gare promozionali, fieristiche, e/o benefiche D è la licenza per chi comincia a correre in gare di media difficoltà (slalom, autocross, accelerazione,ecc). C Nazionale puoi partecipare a tutte le gare tranne F.1, F.3000, F.3, Sport Prototipi (Velocità) e vetture oltre 2000 cc (Rallies). H viene concessa, con il parere favorevole della FISAPS (Federazione Italiana Sport Automobilistico Patenti Speciali), ai disabili. Regolarità puoi partecipare alle gare a basso contenuto agonistico, come ad esempio quelle di regolarità. Esistono, inoltre, le licenze di livello più elevato, le licenze Internazionali di grado C/R, B e A, che sono rilasciate, a chi è già titolare di una licenza di grado inferiore, in base ai risultati conseguiti nelle gare. Le persone disabili, per poter partecipare alle gare automobilistiche devono ottenere il parere positivo della FISAPS (via del Quartaccio, 29 00166 Roma Tl. 06 6140447). La FISAPS in collaborazione con la CSAI, organizza corsi per piloti disabili. Ogni informazione in merito può essere reperita sui siti www.fisaps.it o www.aci.it o telefonando al numero della Segreteria CSAI 06.49982805. Lourdes dalla redazione Danila guarita dalla fede Dopo il bagno nella Grotta sparito un tumore che la tormentava da otto anni FOTO 1 DANILA CASTELLI FOTO 2 IL VESCOVO DELLA DIOCESI DI PAVIA, MONS. GIUDICI 2 1 I l Vescovo di Pavia, Monsignor Giovanni Giudici, il 18 luglio, ha firmato il decreto che dichiara ufficialmente la guarigione “prodigiosa” di Danila Castelli, una donna di Bereguardo (Pavia) alla quale più di vent’anni fa i medici avevano tolto ormai ogni speranza in seguito ad un tumore. Invece dopo un viaggio a Lourdes avvenuto il 4 maggio 1989, guarì improvvisamente e senza una spiegazione scientifica plausibile. Il decreto del vescovo Giudici (inviato al Vescovo di Lourdes) conclude così un lungo iter. Il Vescovo di Pavia, dopo aver preso atto della “relazione della Commissione diocesana costituita il 6 giugno 2013 per riesaminare il caso della guarigione della signora Danila Castelli, avvenuta a Lourdes il 4 maggio 1989 e dichiarata straordinaria dalla Commissione medica internazionale di Lourdes in data 19 novembre 2011”, dichiara "il carattere “prodigioso-miracoloso” ed il valore di “segno” della guarigione della signora Danila Castelli, avvenuta a Lourdes per intercessione della Beata Vergine Maria”. Danila Castelli decise di affrontare nel maggio del 1989 un nuovo viaggio a Lourdes, credendo che fosse l’ultimo della sua vita dopo un calvario di otto anni durante i quali era stata sottoposta a otto interventi chirurgici per un tumore che sembrava averla ormai quasi completamente consumata. Invece dopo quel viaggio (durante il quale si abbandonò al 'bagno' nella grotta della Madonna) la donna si riprese in una maniera che i medici non sono mai riusciti a spiegare. “Questo decreto - commenta Danila Castelli - costituisce una grande occasione per ritrovare la freschezza della gioia di vivere con il Signore. È la riproposta di un cammino e arriva, come sempre, al momento perfetto perché perfetti sono i tempi di Dio”. 31 dalla redazione Un ultimo regalo di Gigi ai suoi bambini Mi hanno chiesto: "Perché vai a Lourdes?" Per me andare a Lourdes e partire verso la speranza, speranza che cerchi in un intero anno di preoccupazioni ed angosce. Ma aspettare quel momento della partenza per ritornare in quel posto e come ritornare a vivere. Cosi come partiva anche mio fratello Franco, anche lui come me in carrozzina. Partendo da Napoli sono 24 ore di v1aggio (ritardo permettendo!!), ma quelle ore sembrano che non passino mai. Ma poi ti accorgi che e come un volare di un uccellino che torna dalla sua mamma, e noi, dopo un viaggio cosi lungo, arriviamo con una stanchezza totale, che talvolta arriva proprio agli estremi. Però, appena arrivati a Lourdes, ti senti come gli uccelli che giungono finalmente nelle terre tanto desiderate durante la migrazione, perché anche noi arriv1amo dalla mamma in quella terra di Lourdes. Lì incontri tanti amici, con cui alia fine si diventa tutti fratelli e sorelle, formando una sola famiglia. Da quest'anno (l’anno 2000) purtroppo per colpa di medici che non hanno saputo fare II proprio lavoro (vi lascio 1mmaginare), Franco non e più in mezzo a noi e, come quell'uccellino, anche lui e volato dalla Mamma Celeste. Franco ci teneva tanto a venire a Lourdes ed io dopo la sua morte avevo pensato per quest'anno di non partire; ma poi, pensandoci bene, Franco ora sta tutti i giorni a Lourdes ed io, se lo voglio sentire vicino a me, lo sentir6 li, sotto la Grotta. È molto dura per me affrontare questa momento così doloroso, ma io so che voi mi state molto vicino e grazie alle vostre preghiere io sarò molto sereno, andrò a Lourdes e lì sentirò la vera presenza di Franco, v1cino e dentro di me! Luigii Guerra 32 Il libro è disponibile presso la sezione Campana con un’offerta minima di 10,00 euro. Il ricavato andrà a sostenere il pellegrinaggio bambini a Lourdes organizzato il prossimo anno dalla stessa sezione e che sarà intitolato alla memoria di Gigi Guerra.