domani e lunedi` si torna a votare per vincere

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domani e lunedi` si torna a votare per vincere
Anno II - Numero 134 - Sabato 8 giugno 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
A ROMA LA MANIFESTAZIONE DI CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE A PIAZZA RISORGIMENTO
DOMANI E LUNEDI’ SI TORNA A VOTARE PER VINCERE
La Destra lealmente al fianco del sindaco Alemanno: fallito il linciaggio
di Francesco Storace
asamonica e Onlus.
Attorno a queste
due parole si è giocata l'ultima sfida
per le comunali di
Roma. La prima riguarda il
tentativo fallito di mettere in
mezzo il sindaco Alemanno
in una storiaccia che era invece una bolla di sapone, la
seconda concerne una storia
di assenza di trasparenza su
cui il candidato sindaco della
sinistra capitolina, Ignazio
Marino, deve andare oltre i
farfugliamenti di circostanza
e dire la verità.
Il linciaggio del sindaco in
carica si è rivelato un bluff.
Il comportamento del sindaco aspirante e' tutto da verificare.
Giovedì sera il primo cittadino, a SKY, si è battuto come
un leone, sfoggiando la competenza che manca al suo
rivale. E ieri sera ha ricevuto
in piazza Risorgimento l'abbraccio e l'incoraggiamento
del nostro popolo.
Noi domani e lunedì torneremo alle
urne per riportare in Campidoglio
Gianni Alemanno. La partita e' molto
diversa rispetto al 2008. Allora eravamo
divisi, fra noi e lui c'era ancora il rancore
provocato dal tradimento di Gianfranco
Fini, non c'era la serenità necessaria a
stare insieme. Oggi no. Oggi combat-
C
Palermo:
il contrattacco
di Mario Mori
tiamo insieme per vari motivi.
Da una parte perché il Pdl ha cessato
con la sua sindrome di autosufficienza;
in questa campagna elettorale nessuno
ha osato offendere quelli che era abituato a chiamare i piccoli partiti. La
nostra e' una storia grande.
E poi il programma. Abbiamo contribuito
a scriverlo, ci sono scelte precise.
Anzitutto su Equitalia. Sono anni che
La Destra batte su questo tasto, invocando umanità nel rapporto tra fisco
e contribuente. Stop, Alemanno caccia
Equitalia da Roma. La riscossione non
avverrà più con le mani sul collo del
cittadino.
La nostra puntualità svizzera. Nel fuggire
Una volta gli italiani andavano in Svizzera per portare valigette
piene di soldi. Prima ancora per cercare fortuna nelle miniere o
sui cantieri. Adesso stanno tornando
oltre frontiera, per lavorare sì, ma per
lavorare bene. Ovvero: meno burocrazia
e meno tasse sul lavoro: qui da noi,
per ogni stipendio di mille euro che un
datore mette nella busta paga di un dipendente, devi darne almeno 1.300
allo Stato tra altre tasse e previdenze
varie.
E così, sono a decine di migliaia gli italiani, professionisti e imprenditori dei
più diversi settori, che negli ultimi due
anni hanno trasferito armi, bagagli e
lavoro da Lugano su, scappando via
soprattutto dalla vicina Lombardia e
dal Veneto. Insomma, una bella fetta
di quell’Italia che produce e lavora,
adesso lo fa tra le mucche alpine e le
amiche della signora Michelle Hunziker. Nel solo Canton Ticino,
sono quasi 150 le aziende italiane che hanno scelto quelle lande e
quelle tasse, piuttosto che le code sulla Venezia-Trieste e il triste
seguito dei bollettini di pagamento inviati per conto di Monti e dei
suoi pseudo-tecnici.
I
stato il giorno delle precisazioni, ieri, a Palermo. In Tribunale è stato il turno dell’autodifesa del generale Mario Mori,
accusato di favoreggiamento nei
confronti di Cosa nostra e, nello
specifico, di aver impedito l’arresto di Bernardo Provenzano
nel 1995. “La ricostruzione di
Riccio potrebbe essere ingannevole e messa insieme solo
per motivi personali”. Ha dichiarato l’allora colonnello dei Ros,
parlando del suo collega ed accusatore Michele Riccio, principale teste della pubblica accusa.
Non si è risparmiato Mori, parlando di “processo mediatico,
con accuse e teorie suggestive
sostenute da un gruppo di politici,
oltre che dai pm Ingroia e Di
Matteo”. E ce n’è per tutti, anche
per Massimo Ciancimino “le sue
dichiarazioni sono state lo spericolato tentativo di ricostruzioni
deviate, volte esclusivamente
alla propria tutela”.
Grazia Bontà a pag. 4
Colosimo e Sarra a pag. 7
Imprenditori e professionisti varcano il confine. Non per evadere le tasse, ma per lavorare
di Igor Traboni
È
Saremo intolleranti. Intolleranti
contro i furbetti e i delinquenti,
questa città ha diritto di sapere chi la abita e con quale
reddito. Se non hai quattrini
per campare onestamente
da noi te ne torni a casa tua.
Daremo case alle povera gente. In regione, Teodoro Buontempo, uno dei protagonisti
che più e' mancato in questa
campagna elettorale, ci ha
lasciato in eredità un primo,
grande segnale di legislazione per i più deboli col mutuo
sociale. Sarà norma da attuare
con la nuova amministrazione
di Gianni Alemanno.
Ma soprattutto renderemo
giustizia a tanti italiani precipitati negli inferi della povertà.
Il welfare, le stesse case popolare, gli asili nido spettano
prima agli italiani e poi agli
stranieri. Si chiama Quoziente
Italia la nostra rivoluzione e
in Campidoglio e nel primo
municipio di Roma, dove
compete il nostro Sergio Marchi, diventerà realtà.
Alla sinistra lasciamo il livore
che la caratterizza e il relativismo etico che la accompagna.
Da lunedì a Roma ci sarà più giustizia
sociale. Dipenderà solo da quanta
gente riusciremo a portare alle urne.
Ne vale la pena di fare qualche telefonata in più.
Intervistando molti di questi nuovi emigrati italiani, il settimanale Panorama – che all’argomento dedica la copertina dell’ultimo numero
in edicola, ha scoperto che non partono più alla ricerca di strumenti
per frodare il fisco, ma cercano per l’appunto soprattutto la libertà
dai tanti, troppi vincoli burocratici che
di qua dal confine legano l’economia e
la vita.
E’ solo l’ennesimo segnale dei pezzi
cui è ridotta l’economia italiana: nei
giorni scorsi sul Giornale d’Italia abbiamo
raccontato di come molti imprenditori
italiani, dopo il boom dei decenni scorsi
in Romania e Bulgaria, adesso preferiscono addirittura andare a produrre in
Paesi come la vicina Albania. Lì da un
tempo partivano i barconi degli immigrati
diretti verso le nostre sponde, “l’america”, come cedevano (e forse era anche
vero, appena un decennio fa). Adesso
“l’Albania siamo noi”, come abbiamo
titolato l’altro giorno: qualche lettore
ha storto il naso per l’accostamento,
ma tant’è. Dobbiamo convenirne, c’è poco da fare. E se ieri i giovani
industriali hanno lanciato l’ennesimo grido d’allarme (“La rivolta è
vicina”, come raccontiamo a pagina 3) è un ulteriore campanello
d’allarme. A furia di sentirli suonare, è vero, ci siamo un po’ assuefatti.
Ma restare sordi e far finta di niente è ancora peggio.
Attualità
Economia
Napolitano rilancia
l’allarme carceri
I giovani industriali: Le tremende frontiere Erdogan torna
la rivolta è vicina del turismo sessuale ma resta la tensione
a pag. 2
Primo piano
a pag. 3
Carola Parisi a pag. 4
Turchia
Federico Campoli a pag. 6
GAY PRIDE A ROMA
IL ROVESCIO
DEL DIRITTO
di Robert Vignola
ay Pride a Roma, evviva! Puntuale come
una bolletta d'Equitalia, si è aperta ieri con le
prime sobrissime manifestazioni l'ennesima edizione
del programma annuale,
che culminerà tra una settimana nella sfilata attraverso i luoghi simbolo della
Capitale. Si sa, si tratta di
una iniziativa che ha ormai
poco di nuovo, e che si inserisce peraltro nel solco
di quelle contestazioni del
"tutto e subito" ben rappresentate da un certo Sessantotto, quello al quale Ignazio
Marino partecipò (da tredicenne...). Perciò, alle signore e ai signori (qualcuno
si dovrà pur citarlo prima:
per galanteria cominciamo
dalle donne) che parteciperanno al ricco programma tutto deve essere permesso, pena la damnatio
memoriae per omofobia, in
attesa del relativo reato penale che vorranno suggerire
al Parlamento. Perché prendere a calci un anziano, un
bambino o una donna incinta è meno grave che opporsi a uno di loro, come
noto...
Ma tant'è. Nel "tutto possibile" è compreso anche il
violare, ovviamente sotto
traccia, le più elementari
norme della campagna elettorale. Perché oggi a Roma
dovrebbe essere il giorno
del silenzio, della riflessione
prima del voto. Il che non è
possibile per sms, facebook, twitter e compagnia cantando, ma dovrebbe esserlo
almeno per i gazebo. Non
è così: in giro per la Capitale
ce ne saranno, sotto la bandiera arcobaleno del gay
pride. E mica è politica, diranno alcuni. No? Basta
guardare il "documento politico" e la "piattaforma rivendicativa" della manifestazione (che saranno distribuiti come "materiale
informativo") per accorgersi
di quanto essa ricalchi tanti
punti del programma di uno
dei candidati in lizza.
Insomma siamo alle solite:
chiedendo i propri diritti,
calpestano quelli degli altri.
Il rovescio del diritto.
G
Cronaca
L’Italia dei furbetti,
troppi falsi invalidi
Paolo Signorelli a pag. 8
2
Sabato 8 giugno 2013
Attualità
Il capo dello Stato è tornato sul tema delle lacune del sistema detentivo, invitando governo e parlamento a fare presto
Carceri, Napolitano:“Situazione inammissibile”
e ''carenze del sistema carcerario hanno raggiunto
soglie di criticita' non piu'
ammissibili'': così ieri il capo
dello Stato, Giorgio Napolitano, è tornato sul tema, inviando un
messaggio al Capo del Dipartimento
dell'Amministrazione Penitenziaria,
Giovanni Tamburino, in occasione del
196° anniversario della fondazione
del Corpo. Napolitano – secondo il
testo reso noto dal Quirinale – ha
dapprima espresso ''alle donne e
agli uomini della Polizia Penitenziaria
il piu' sentito apprezzamento per l'impegno generoso e la sempre maggiore professionalita' con cui adempiono alle loro funzioni. Nell'esercizio
dell'attivita' di vigilanza loro affidata prosegue Napolitano - essi fronteggiano quotidianamente le situazioni
di disagio, di sofferenza e di rischio
che la pesante realta' carceraria comporta consentendo di far fronte, con
spirito di abnegazione e profondo
senso dell'istituzione, alle carenze del
sistema, che hanno raggiunto soglie
L
LABRIOLA E FURNARI VIA DAI 5 STELLE
GRILLO: LA RETE ‘TRITURA’
I DUE TRANSFUGHI
D
ue grillini lasciano il Movimento 5
Stelle e passano al Gruppo Misto.
Si tratta di Vincenza Labriola e Alessandro Furnari, che hanno deciso di
abbandonare Beppe Grillo, come peraltro già preannunciato. E adesso,
puntuali, per i due arrivano gli insulti
della Rete da parte degli ex amici grillini. In realtà, Furnari, su Facebook,
aveva annunciato la decisione con le
relative spiegazioni entro l'inizio della
possima settimana. "I giornalisti possono sbagliare puo' capitare di distrarsi
e scrivere una cosa per un'altra. Sono
sempre stato per la chiusura dell'area
a caldo dell'Ilva, "lo sono ancora e lo
saro' sempre".
Dicevamo delle reazioni sulla Rete:
Giuseppe D'Ambrosio, grillino fedele
alla linea e presidente della Giunta
delle elezioni, crea un link con la foto
di Labriola e saluta: "Benvenuta nel
fritto misto".
Molto meno teneri altri commenti:
CLAUDIO FAVA (SEL) ATTACCA IL QUIRINALE
SULLA MANCATA NOMINA AL COPASIR
di criticita' non piu' ammissibili''.
''Come ho avuto occasione di ricordare – ha sottolineato il presidente
della Repubblica - e' da considerare
importante il 'comune riconoscimento
obbiettivo della gravita' e estrema
urgenza della questione carceraria',
che rientra tra le priorita' di azione
del nuovo governo. Si richiedono ora
decisioni non piu' procrastinabili per
il superamento di una realta' degradante per i detenuti e per la stessa
Polizia Penitenziaria che in essa opera,
al fine di assicurare l'effettivo rispetto
del dettato costituzionale sulla funzione
rieducativa della pena e sul senso di
umanita' cui debbono corrispondere
i trattamenti relativi all'espiazione delle
condanne penali''. ''Auspico pertanto
che il parlamento e il governo - anche
riprendendo il disegno di legge sulla
modifica del sistema sanzionatorio
non giunto a definitiva approvazione
nella precedente legislatura a causa
della sua fine anticipata - assumano
rapide decisioni che conducano a
dei primi risultati concreti''.
"Tutti quei soldi non si potevano proprio
buttare!", scrivono gli attivisti indignati.
E sul profilo di Furnari: "Eliminiamolo
in gran massa dai nostri contatti...
non ci merita...". "Furnari sei una m....
di uomo".
Molto acido infine l'addio ufficiale dal
parte del gruppo grillino di Montecitorio:
" Auguri a Vincenza Labriola e Alessandro Furnari di buon lavoro con l'auspicio che riescano a concretizzare
molti efficaci progetti di legge: nel
MoVimento 5 Stelle non sono infatti
riusciti a proporne neppure uno, oltre
ad aver apposto le loro firme a progetti
altrui, siglando appena un paio di interrogazioni in due, in tre mesi di
lavoro. Siamo certi che al gruppo misto
lavoreranno molto meglio anche considerando che saranno finalmente liberi
di disporre di tutto il denaro spettante
senza dover piu' adempiere agli impegni
presi con il codice di comportamento
e col 'fastidioso' Beppe Grillo".
a Claudio Fava, tra i massimi esponenti del partito
di Nichi Vendola e scottato
dalla mancata elezione al vertice del Copasir, arrivano strali
nei confronti del presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Sono molto preoccupato e addolorato per il modo
in cui è maturata la decisone
tra Pd e Pdl. Credo che, quanto
accaduto, sia un vulnus per la
democrazia, non per me".
Queste la dichiarazione rilasciata da Claudio Fava a
Tgcom24, a proposito della
sua mancata elezione a presidente del Copasir. "Il Quirinale
- ha osservato l'ex europarlamentare, a suo tempo responsabile del rapporto di Strasburgo sulle cosiddette 'ren-
D
Appalti G8, “congelati” beni mobili e immobili per 13 milioni di euro
Balducci, secondo sequestro in 20 giorni
Il processo che lo vede imputato per corruzione comincerà il 30 settembre
mmobili, auto, moto, quote societarie
e conti bancari. Nuovo maxi sequestro
di beni ad Angelo Balducci, ex Provveditore alle Opere Pubbliche, per oltre
13 milioni di euro.
Solo 20 giorni fa (era il 17 maggio), su
mandato della Procura di Roma, i carabinieri del Ros avevano posto i sigilli
a una villa con piscina, appartamenti
nel centro storico della Capitale, abitazioni nel Cadore (Dolomiti) e in provincia
di Pesaro. Ebbene sì, ci risiamo. Il Procuratore Capo Giuseppe Pignatone, ieri,
ha disposto un altro sequestro, l’ennesimo che colpisce l’ingegnere romano
e la sua famiglia, più precisamente la
moglie, Rossana Thau, e tutti e due i
figli, Lorenzo e Filippo, intestatari di
molti beni, mobili ed immobili.
Agli inquirenti, non sembra proprio essere andata giù la discussa sentenza di
assoluzione al processo per i mondiali
di nuoto “Roma 2009”. E lo stanno di-
I
mostrando con i fatti. E’ una primavera
davvero amara per l’ex direttore generale
del Servizio Integrato Infrastrutture e
Trasporti per le regioni Lazio, Abruzzo
e Sardegna. La nuova operazione, infatti,
è solo l’ultima di una lunghissima serie.
Questa volta, però, è stato colpito tutto
il suo intero patrimonio. Scacco matto,
dunque, ad un vero e proprio “impero”.
Tra i beni colpiti, infatti, un lussuoso
casale con piscina e relativi terreni a
Montepulciano (Siena), la cui edificazione
e ristrutturazione è stata curata – guarda
caso – proprio dall’impresa Anemone.
“Si tratta – spiegano i finanzieri - di
uno dei primi casi di applicazione di
una misura di sicurezza a carattere patrimoniale nei confronti di soggetti la
cui pericolosità deriva non dall’appartenenza al crimine organizzato ma dal
ripetuto coinvolgimento nei cosiddetti
reati dei ‘colletti bianchi’”(dall'americano
white-collar worker, che identifica quei
Continua l’iter processuale del caso Ruby 2: ascoltata Nicole Minetti
Con Berlusconi? Fu amore vero
Nuove dichiarazioni in aula per l’ex consigliera della Regione Lombardia
Tengo a precisare che il mio è stato un sentimento d'amore
vero per Silvio Berlusconi”: queste le parole che ha
pronunciato Nicole Minetti in tribunale durante l'udienza
del processo Ruby 2, nel quale è imputata con Emilio Fede
e Lele Mora. La donna ha reso dichiarazioni spontanee
sulla vicenda di Arcore ribadendo :” Ho conosciuto Berlusconi nel
2008. Dovevo seguire un percorso di studio di igienista dentale al
San Raffaele e nel frattempo facevo qualche lavoretto per avere
soldini in più. Silvio cominciò a corteggiarmi al San Raffaele. Iniziò
da parte sua un discreto “pressing”, e non nego di essere rimasta
affascinata da lui. Tra noi nacque un rapporto di amicizia e poi una
relazione sentimentale che si concluse alla fine di quell'anno. Al di
là delle critiche, tengo a precisare che il mio è stato un sentimento
d'amore vero per Silvio Berlusconi. Ciò detto, va da sé che iniziai
a frequentare il presidente e le sue abitazioni. Partecipavo a cene,
“
ditions', i sequestri di persona
di presunti estremisti islamici
da parte dei sevizi segreti statunitensi - è sempre molto attento nel rispondere rettificando
quando viene chiamato in causa a sproposito. In queste settimane ho letto decine di volte
giornali che parlavano di un
veto da parte del Quirinale ma
non è arrivata alcuna smentita
da parte del presidente Napolitano. Di questo ne prendo
atto". Secondo Fava "il Copasir
non ha mai funzionato per ciò
che dovrebbe essere. Forse
una presidenza nel segno dell'indipendenza e dello stretto
contatto con le responsabilità
col Parlamento è stato considerato non un elemento di
forza ma di preoccupazione"
pranzi ed è successo che mi fermassi sua ospite per più giorni
presso le sue residenze. Così come capitava che parlassimo del
mio futuro e di quello che avrei voluto fare dopo la laurea. Era
chiaro, avendo noi una relazione sentimentale, che egli sarebbe
stato felice di aiutarmi”. Quindi una relazione esclusiva e di forte
sintonia quella che teneva uniti la Minetti all’ex Premier. Moralismo
e una forte campagna di odio portata avanti dai mezzi di comunicazione, il movente principale di questa storia che ha “scatenato
su di me”- ha proseguito l’ex consigliera regionale -“ una feroce
campagna di odio e diffamazione portata avanti con ogni mezzo”.
Minetti ha inoltre parlato di una «ondata di disprezzo ovunque, per
strada, al bar, al ristorante, sui social network, ho ricevuto e
continuo a ricevere insulti, minacce e aggressioni». Riguardo la vicenda Ruby, la Minetti ha inoltre dichiarato di aver fatto solo il
bene della ragazza:” Per permettere che tornasse a casa sua,
lavoratori che svolgono mansioni meno
fisiche, ma spesso più remunerate rispetto ai colletti blu che svolgono il lavoro manuale ndr).
Al centro delle indagini, “un esteso e
sistematico fenomeno di corruzione definito da alcuni dei soggetti intercettati
come ‘sistema gelatinoso’ che, dal 1999,
ha consentito la metodica assegnazione
di rilevantissimi appalti pubblici gestiti
dalle strutture dirette da Balducci ad
un numero chiuso di imprese favorite,
la maggior parte facenti capo all’imprenditore Diego Anemone”.
Quella che è stata definita come la
“cricca degli appalti del G8”, sarà processata il 30 settembre 2008. L’accusa,
per Balducci, Anemone e l’ex dirigente
del ministero dei Beni Culturali Gaetano
Blandini è di corruzione. A giudicarli,
sarà l’ottava sezione penale del Tribunale
di Roma.
Federico Colosimo
A GERONZI CINQUE ANNI PER BANCAROTTA
PARMALAT-CIAPPAZZI:
CONFERMATE LE CONDANNE
giudici della Corte d'Appello di
Bologna hanno confermato le
condanne inflitte in primo grado
all'ex presidente di Banca di RomaCapitalia Cesare Geronzi e l'allora
dg di Capitalia Matteo Arpe per la
vicenda della vendita delle acque
minerali Ciappazzi, filone nato dall'inchiesta sul crac Parmalat.
Il 29 novembre 2011 Geronzi era
I
stato condannato dal tribunale di
Parma a cinque anni per bancarotta
e usura. Per Arpe, ai tempi dei
reati contestati dg di Capitalia,
c'era stata una condanna per bancarotta a tre anni e sette mesi.
Confermate, come chiesto dal
procuratore generale Umberto
Palma, anche le condanne per gli
altri sei imputati.
come tra l'altro mi aveva detto il funzionario Giorgia Iafrate. Totale
rifiuto per le illazioni riguardo la gestione delle case in via Olgettina,
mentre a Don Verzè attribuisce il suo ingresso in politica: “Il
presidente Berlusconi mi disse - ha chiarito Minetti - che don
Verzè avrebbe avuto piacere ad avere un rappresentante dell'istituto
in consiglio regionale. Io accettai con gioia e inconsapevolezza,
ma a quel ruolo non ero pronta”.
Francesca Ceccarelli
3
Sabato 8 giugno 2013
Attualità
Gli imprenditori under 35 di Confindustria non ne possono più di tasse e costo del lavoro e lanciano l’allarme
I giovani industriali: la rivolta è vicina
di Igor Traboni
Senza prospettive per
il futuro, l'unica prospettiva diventa la rivolta.
Ora la disoccupazione
giovanile è al 40,5% che sale
di 10 punti al Sud, una contrazione della produzione del 25%
ed un Pil atteso per fine anno
ancora in calo". Così il presidente dei giovani imprenditori
di Confindustria, Jacopo Morelli, dal palco del consueto
convegno di Santa Margherita
Ligure - "La sfida è una, perseguire insieme sviluppo, libertà
economica e coesione sociale
– ha aggiunto Morelli - Da cittadini esigiamo un governo
che dia un progetto concreto
di futuro, che disegni l'Italia
che sarà fra dieci anni. La capacità di visione per un leader
è essenziale. Non servono banderuole ma persone preparate
e capaci, salde, nella furia dei
venti e degli eventi. Non un
governo che faccia miracoli,
ma che agisca sulla competitività del paese. Miracoli no,
statisti sì".
I giovani imprenditori, inoltre,
bocciano le prime mosse dell'esecutivo: "L'Imu è un'imposta
che pesa su tante famiglie ma
mai quanto il livello di tassazione sul lavoro e le imprese.
Un Paese che tassa il reddito
da impresa e da lavoro, più
“
che quello immobiliare e finanziario, ha rinunciato al proprio sviluppo e mira solo all'autoconservazione e, quindi,
al fallimento" perché le imprese
"nella competizione internazionale, sono costrette a una
lotta impari per il carico fiscale
sperequato, i servizi non liberalizzati e il costo dei fattori
produttivi". Per Morelli, "puoi
essere innovativo quanto vuoi,
ma se su 100 euro di profitti il
fisco ne lascia 32 mentre all'estero dai 52 ai 65, è difficile
vincere e autocapitalizzarsi.
Puoi essere il più bravo dei lavoratori, ma se su 100 euro
pagati dall'azienda te ne arrivano in tasca solo 46 è difficile
sopravvivere", ha sottolineato
Morelli.
Il leader dei giovani industriali
ha quindi ribadito il "no" ai sussidi a pioggia, e al reddito di
cittadinanza, tanto caro invece
ai grilli. Molto meglio – secondo
i giovani imprenditori - il reddito minimo a tempo ''legato
alla ricerca di lavoro e alla formazione. Il mercato del lavoro
si è trasformato ma i mezzi
con cui rispondiamo alle criticità sono rimasti indietro. Serve
uno strumento universale e
flessibile: non il sussidio a pioggia del reddito di cittadinanza
ma un reddito minimo a tempo
legato alla ricerca di lavoro e
alla formazione", precisa.
L’ACCORDO CON I SINDACATI SULLA RAPPRESENTATIVITÀ
Un patto su misura
n musica quando un accordo è in tonalità minore si definisce “sottotono”
in quanto manca della pienezza e della
risolutività di un accordo che, appunto,
si chiama maggiore.
Applicando questo principio musicale all’accordo raggiunto e siglato tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil sulla Rappresentatività potremmo definire questo atto
“un accordo sottotono”.
Sottotono anche perché la stragrande
maggioranza dei lavoratori nemmeno è a
conoscenza della sigla dell’accordo e
anche perché la stampa, tranne la notizia
diffusa a caldo, non ha dato ulteriori
spazi per pubblicizzarlo. Si tratta di un
“patto privato” siglato dalla più importante
Organizzazione di rappresentanza degli
industriali e dai tre maggiori sindacati
confederali. Ovviamente le dichiarazioni
dei firmatari sono trionfalistiche e mettono
in evidenza come l’intesa sia “un fatto
storico” che si realizza dopo 60 anni di
inutili tentativi. Essendo, come detto
sopra, un “patto privato” non ci permettiamo di criticare il risultato che, in verità,
non ci sembra “storico” ma assomiglia
più ad una “toppa” messa su un sistema
di relazioni industriali che vedeva in crisi
il modello degli anni ’70 che, di fatto,
aveva egemonizzato da parte della Triplice
I
Sindacale i rapporti con le controparti.
Nel trentennio seguente gli anni ’70 e
con la nascita di nuove sigle legate all’autonomia o con la crescita di sigle
come l’ UGL (ex Cisnal) il potere contrattuale di Cgil, Cisl e Uil è andato diminuendo
di pari passo con il numero dei suoi
iscritti.
Anche il “sodalizio a tre ” si è incrinato
ed è iniziata l’era degli accordi separati o
meglio degli accordi non firmati dalla
Cgil.
Oggi con questo “accordo toppa” di fatto
la Triplice Sindacale cerca di riprendersi
un “monopolio sindacale” scavalcando
anche il Legislatore e se si analizza bene
il contenuto dell’accordo anche la Costituzione Italiana.
In pratica mentre esiste una Legge, la n°
300 del 1970 denominata “Statuto dei
Lavoratori”, che offre la possibilità a tutte
le sigle sindacali ritenute rappresentative
sulla base di alcuni parametri ormai consolidati anche da sentenza di Giudici del
Lavoro, questo accordo scavalca lo Statuto
dei Lavoratori e cambia alcune regole di
rappresentanza a cominciare dall’impegno
della Triplice a non costituire più le Rappresentanze Sindacali Aziendali che, di
fronte alla Legge, mettono tutti i sindacati
sullo stesso piano con gli stessi diritti.
Al centro della Rappresentanza viene
posta la RSU eletta direttamente nei posti
di lavoro con voto proporzionale e viene
considerato anche il numero degli iscritti
al sindacato affidando un ruolo all’Inps,
quale “ipotetico” certificatore del numero
degli iscritti. Questo potrà avvenire per
quanto riguarda i pensionati ma non capiamo come l’Inps potrò certificare le
deleghe che passano direttamente dalle
aziende o che vengono rilasciate direttamente dalle sedi sindacali.
Inoltre se un eletto nella RSU cambia appartenenza sindacale, decade dalla carica
ed è automaticamente sostituito con il
primo dei non eletti della lista di originaria
appartenenza con buona pace della scelta
del lavoratore che vota il singolo e non la
sigla. Immaginiamo se tale norma venisse
attuata in Parlamento con i “cambi di casacca” degli ultimi anni cosa sarebbe
successo. In sintesi il solito “pateracchio”
tutto Italiano che serve ad evitare che
quanto previsto dalla Costituzione all’articolo 39, in materia rappresentanza sindacale, possa essere attuato.
Se poi pensiamo che i lavoratori ufficialmente iscritti con “delega sindacale” rappresentano circa il 30% dei lavoratori italiani si capisce come l’accordo serve solo
a far fuori altre sigle legate all’autonomia
sindacale. Ripetiamo: è un accordo tra le
parti e quindi vincola solo gli estensori.
Una cosa è certa: la Democrazia Sindacale
è un'altra cosa.
Massimo Visconti
4
Sabato 8 giugno 2013
Primo piano
La dura replica all’accusa: “Non sono mai venuto meno al giuramento di fedeltà alla Repubblica”
Il Generale Mario Mori all’attacco
Nella sua autodifesa davanti al Tribunale di Palermo parla di “un processo mediatico” architettato
dai pm Ingroia e De Matteo – “Ciancimino? Da parte sua solo ricostruzioni deviate per tutelare se stesso”
a aspettato in silenzio, il generale Mario
Mori. Ha lasciato che, per settimane, i
pm di Palermo infangassero il suo
nome, quello dei suoi colleghi (il generale Antonio Subranni e l’allora capitano Giuseppe De Donno) e tutto il lavoro svolto dal Ros
in anni e anni di lotta alla mafia. Ieri, però, è
arrivato il suo turno di parlare in aula. Così, l’ex
braccio destro di Carlo Alberto dalla Chiesa ha
potuto replicare punto per punto a tutte le accuse
rivoltegli. Il processo che lo vede protagonista è
quello nato dalla “costola” dell’inchiesta sulla
presunta trattativa tra Stato-mafia. È accusato di
un capo d’imputazione gravissimo (e vergognoso): favoreggiamento nei confronti di Cosa
nostra. Mori, assieme al suo collega, il colonnello
Mauro Obinu, avrebbe materialmente impedito
al colonnello Michele Riccio (testimone principale
della pubblica accusa) di procedere all’arresto
di Bernardo Provenzano. A detta di Mori, Riccio
è da considerarsi del tutto inattendibile. Il colonnello sostiene di aver ricevuto pressioni da parte
del Ros, “ma questo è falso” replica aspramente
il Generale. Non solo, Mori spiega per filo e per
segno tutte le contraddizioni della testimonianza
del suo collega: “nella relazione concernente i
contenuti dell'incontro avuto l'1 novembre 1995
con Riccio, lo stesso magistrato inquirente –ha
H
Come nasce
la vicenda
ul capo di Mario Mori pendono due accuse, una più
infamante dell’altra. Nel primo
caso, il Generale è imputato
per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito
del processo sulla presunta
trattativa Stato-mafia. Da questa
inchiesta sarebbe poi sorto un
secondo procedimento indipendente, per quanto riguarda
la mancata cattura di Bernardo
Provenzano. Secondo la tesi
avanzata dai pm, il boss dei
corleonesi avrebbe aiutato le
forze dell’ordine nell’arresto di
Totò Riina (avvenuta nel 1993).
Questo solo in seguito ad un
patto fra i vertici del Ros (il generale Antonio Subranni, l’allora
colonnello Mori e il capitano
Giuseppe De Donno) i quali
avrebbero garantito la latitanza
a Provenzano, in cambio di una
tregua da parte di Cosa nostra.
La libertà del capo della Cupola,
per porre fine alla drammatica
serie di stragi dinamitarde che
avevano insanguinato l’Italia
fino al ’93. Mori è attualmente
sotto processo da parte del Tribunale di Palermo, così come
il colonnello Mauro Obinu, per
favoreggiamento alla mafia. Secondo il principale testimone
d'accusa, il colonnello Michele
Riccio, già querelato dai denunciati, furono Mori e Obinu
ad impedirgli di catturare Provenzano in un casolare di Mezzojuso (PA), nel ’95, indicato
dal mafioso suo confidente
Luigi Ilardo, poi assassinato
come la residenza del boss.
Nel processo si è poi aggiunta
la testimonianza di Massimo
Ciancimino, il quale riferisce di
contatti, con il padre Don Vito.
spiegato Mori- ha sostenuto
di avere avuto solo un resoconto generico degli avvenimenti del giorno prima al bivio di Mezzojuso (luogo in
cui sarebbe dovuto avvenire
il fantomatico arresto, ndr) e,
soprattutto, che Riccio gli parlò
di un incontro della fonte (un
pentito che collaborava con
Riccio, ndr) con Nicola Greco
e non con Provenzano. Questa
circostanza, ovviamente, mette
seriamente in dubbio la ricostruzione di Riccio circa
l'incontro tra Ilardo (il “pentito”, ndr) e Provenzano,
inducendo anche a ritenere la possibilità di una
ricostruzione ingannevole messa in piedi dallo
stesso Riccio per esclusivi fini personali”.
Ne ha per tutti il Generale. Non si limita a “sbugiardare” il colonnello che lo ha indicato come
un favoreggiatore di Cosa nostra. Nelle 165 pagine di autodifesa lette davanti ai giudici di Palermo attacca l’intero sistema che lo ha accusato.
“Un composito movimento di opinione sostiene
inesistenti ipotesi e teorie suggestive”. A sostenere queste suggestive tesi sono quasi tutti
esponenti politici: Sonia Alfano, Beppe Lumia,
Antonio Di Pietro, Fabio Granata, Angela Di Napoli, Luigi
Li Gotti, Loeluca Orlando e
Rosario Crocetta. Parla di un
“processo mediatico” influenzato “sia dai continui giudizi
ed esternazioni delle associazioni antimafia, sia dai politici, sia soprattutto dai magistrati titolari del procedimento Nino Di Matteo ed Antonio Ingroia che si sarebbero
dovuti astenere dalle dichiarazioni su queste vicende sui
giornali ed in tv, come del
resto hanno indicato alcuni loro colleghi”. Mori
fa riferimento alle continue interviste rilasciate
da Ingroia a Il Fatto Quotidiano e ad alcune trasmissioni televisive, mentre ancora esercitava
la sua professione di magistrato, parlando di
un’inchiesta in corso.
“Questo approccio (mediatico-politico, ndr) –
ha proseguito Mori- mira a far prevalere una
ben precisa interpretazione su origini, movimenti,
sviluppi dei fatti più eclatanti dell’attività mafiosa
degli ultimi vent’anni, prevedendo precise connivenze e puntuali favoreggiamenti da parte di
alcune Istituzioni dello Stato”. Subito dopo il
Generale ha sdegnosamente respinto l’accusa
di aver tradito il giuramento fatto alla Repubblica:
“tante prestigiose personalità che nel tempo
hanno avuto modo di conoscermi hanno affermato inequivocabilmente il contrario”.
Le parole più dure, Mario Mori le riserva per
Massimo Ciancimino, il figlio dell’ex Sindaco di
Palermo Don Vito. Da parte sua sarebbero arrivate “manovre depistanti, (già più volte stigmatizzate in sede giudiziaria)”, nonché “lo spericolato tentativo di ricostruzioni deviate, volte
esclusivamente alla propria tutela”. Il Generale
ha poi ribadito come i contatti con Vito Ciancimino ci siano stati, ma non per iniziare una fantomatica trattativa. “Il mio intento nell'incontrare
personalmente l'ex sindaco di Palermo, in quel
drammatico periodo segnato dalle stragi di Capaci e via D'Amelio, era quello di acquisire il
maggior numero di elementi informativi possibili
su 'cosa nostra', rivolgendomi non ai soliti confidenti da quattro soldi, ma a chi ritenevo in
grado di fornirmi indicazioni utili a contestualizzare ciò che stava accedendo”.
Come si suol dire, la miglior difesa, in certi
casi, è l’attacco. Il processo è ancora alle battute
iniziali, ma di certo Mori ha già detto la sua, in
una vera e propria contro-requisitoria.
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Chi è il l’imputato
ato a Postumia Grotte, nel
’39, in quella che allora era
la Venezia Giulia italiana, Mario
Mori ha dedicato la sua intera
esistenza all’Arma. Entra nel Carabinieri quando è giovanissimo
e comincia a collaborare quasi
subito con il Sid. Il giorno del
rapimento di Aldo Moro viene
nominato responsabile della Sezione Anticrimine del Reparto
Operativo di Roma. Comincia
così la sua battaglia per la lotta
contro il terrorismo, al fianco
del Generale Carlo Alberto Dalla
Chiesa.
Sbarca a Palermo nell’86. Dopo
due anni di servizio presso lo
Stato Maggiore dell’Arma, assume il comando del Gruppo
carabinieri Palermo 1, incarico
che manterrà fino al settembre
1990. È in quell’anno, infatti,
che nasce il Ros (Raggruppamento Operativo Speciale) di
cui Mori sarà uno dei fondatori.
Per tutta la sua permanenza in
Sicilia, si dedica strenuamente
alla lotta contro Cosa nostra.
Promosso Generale, resta a Palermo fino al 2001, quando viene
nominato prefetto e direttore
del SISDE (il Servizio Informazioni per la Sicurezza Democratica), di cui resterà responsabile fino al 2006. È in questo
periodo che Mori dirige l’operazione che porterà alla cattura
dell’ex brigatista Rita Algranati,
una delle responsabili dell’omicidio Moro.
Ad oggi, Mori è imputato in due
processi, entrambi a Palermo.
Uno per favoreggiamento nei
confronti Cosa nostra (nell’ambito della cattura di Bernardo
Provenzano) ed un altro per
concorso esterno in associazione
mafiosa, nella famosa inchiesta
sulla presunta trattativa
N
5
Sabato 8 giugno 2013
Società
Sono un milione i turisti sessuali di tutto il mondo che cercano bambine ed adolescenti nei Paesi più poveri
L’ignobile caccia delle minorenni
Gli italiani in cima alla lista dei ‘predatori’. In 80mila, tra i 20 e i 40 anni, ogni anno vanno
alla ricerca di ragazzine. Tra le mete più ambite: Brasile, Ucraina, Thailandia e Kenya
di Carola Parisi
LA CAMPAGNA
n viaggio, l’occasione di un evento, un
luogo lontano, povero. Ragazzine,
spesso anche bambine, vendute al miglior offerente, a chi decide di salire
su un aereo ed andare a
comprare un giovane corpo.
È il turismo sessuale. Esisto
veri e propri luoghi ‘sacri’
(che quasi sempre coincidono con i paesi più poveri
del mondo) dove un milione
di persone si recano per cercare adolescenti e bambini.
Un fenomeno che ci riguarda
tristemente da vicino. Gli italiani, infatti, sono ai primi
posti per sfruttamento della
prostituzione minorile all’estero.
Il turismo sessuale è il terzo
traffico illegale per ordine
d’importanza, dopo droga e
armi, a tal punto da essere
un fenomeno di rilevanza
mondiale. Si tratta di viaggi
organizzati dagli operatori
del settore turistico, o da
esterni che usano le proprie
strutture e reti, con l'intento
primario di offrire, compreso
nel pacchetto volo ed albergo, anche la compagnia di
ragazze e ragazzi del luogo
che per poco denaro si prostituiscono.
Questo tipo di ‘migrazione’
‘Un altro viaggio è possibile’
U
ha conseguenze sociali e
culturali sia per i Paesi d'origine sia per quelli di destinazione, particolarmente in
quelle situazioni dove si sfruttano le diseguaglianze di
sesso, età, condizione sociale
e economica delle popolazioni. In occasione di grandi
eventi come è stato per gli
ultimi Europei di calcio in
Polonia ed Ucraina, o come
sarà per i prossimi Mondiali
IL FILM
Raccontare la prostituzione
minorile in Cambogia
n film dal titolo "Parlando con gli alberi" (‘Talking to the
trees’), per raccontare il dramma della prostituzione minorile
in Cambogia. La pellicola di Guido Freeddi e Ilaria Borrelli, a sostegno di ECPAT (End Child Prostitution Pornography and Trafficking) Italia Onlus. Sarà possibile vederlo via web attraverso il
sito www.talkingtothetrees.com.
Il film è stato presentato lo scorso anno al Marchè di Cannes,
pluripremiato a Los Angeles e Miami (al Womens Internazional
Film and Festival).Una donna europea scopre che suo marito è
un turista sessuale con minori in Cambogia, e decide di rischiare
la vita per salvare tre bambini da un bordello. Un film drammatico che racconta il lato più oscuro della Cambogia. Ilaria Borrelli, regista e protagonista del film insieme al marito Guido
Freddi, amici di ECPAT Italia, sono al loro terzo film. "Talking to
the trees" è un viaggio nei meandri della giungla cambogiana
alla ricerca delle famiglie e della libertà per le ragazze vendute e
costrette a prostituirsi all'età di 11 anni.
C.P.
U
Giro d'Italia' per arginare il fenomeno del turismo
sessuale a danno di minorenni, sempre più dilagante. A farsi promotore dell'iniziativa che vedrà
in tantissimi su due ruote per dire stop al turismo
del sesso, Ecpat (End Child Prostitution Pornography and Trafficking) Italia, la Onlus che dal
1990 è presente in settanta paesi e difende i
diritti dei bambini dalla prostituzione, dal turismo
sessuale e da tutte le altre forme di sfruttamento
sessuale dei minori.
L'appuntamento è fissato per il prossimo 9 giugno
con la marcia cicloturistica Italia-Brasile organizzata
da Ecpat Italia insieme alla Fiab, Federazione
Italiana Amici della bicicletta, in vista delle Olimpiadi
che vedranno il Brasile protagonista del panorama
internazionale dal 2014 al 2016. Oltre alla marcia,
in molte città italiane e brasiliane, è prevista una
serie di eventi che coinvolgeranno il mondo della
fotografia, della musica, del cinema, della letteratura
e dello sport. "Oggi il turismo sessuale con
bambini è un problema globale - denuncia Ecpat
- Il crescere del turismo di massa e dei voli a
basso costo rendono alla portata di tutti un
‘
in Brasile, il numero dei vacanzieri interessati al calcio
e ad un po’ di trasgressione
lontano da casa, aumenta
vertiginosamente.
I viaggi. Il turismo sessuale
non è un fenomeno ristretto
a quei turisti occidentali che,
per conto proprio, si recano
in determinati Paesi poveri
con l’intenzione di praticarlo,
ma è un business che si appoggia su un ampio e intricato complesso di strutture
turistiche legali che lo promuovono e incentivano,
agenzie, tour operator, compagnie aeree, strutture ricettive e di intrattenimento, guadagnandoci sopra cifre astronomiche, e su una fitta rete
di complicità e coperture
che comprende anche istituzioni pubbliche dei Paesi
colpiti. I turisti del sesso arrivano con programmi serviti
da agenzie compiacenti, che
offrono settimane di relax in
cui la compagnia di bambini
per scopi sessuali è inclusa
nel prezzo. Altre volte i "coccodrilli", come vengono chiamati i pedofili dai bambini
di Bangkok, si affidano ai
mediatori locali che durante
il giorno frequentano le
spiagge distribuendo volantini che pubblicizzano locali
notturni e bar per soli uomini.
Il programma è sempre lo
stesso: night club, discoteche
e locali vari propongono al
cliente una sorta di menù
con tanto di foto di giovani
donne. Il turista sceglie, paga,
lascia il nome dell’albergo
ed il numero di camera, ed
esce dopo poco la bambina,
o il bambino, arriva all’appuntamento e il tutto accade
senza alcun rischio. L’impunità è garantita e al massimo
si può rischiare una forte
multa, che resta comunque
abbordabile per le tasche
di un occidentale anzi, il più
delle volte le autorità locali
vengono pagate, dagli stessi
mediatori e sfruttatori, per
chiudere un occhio.
I dati. Il fenomeno del turismo sessuale si è intensificato negli ultimi anni, sia a
causa del maggiore impoverimento dei Paesi del Sud,
dove i bambini entrano nel
giro della prostituzione, spinti
dalla miseria, dalla fame e
dalla mancanza di lavoro dei
familiari, sia a causa dell’aumento del turismo di massa
grazie ai sempre più numerosi voli a basso costo diretti
verso mete esotiche.
Ogni anno almeno 1 milione
di persone parte per viaggi
a scopo sessuale, 80.000
sono italiani ed hanno tra i
20 ed i 40 anni. Cifre sconcertanti se si pensa che dei
turisti il 5% sono pedofili.
Un volume di affari complessivo che si aggira tra gli 80
ed i 100 miliardi di dollari
(fonte Organizzazione Mondiale del Turismo). I fruitori
dello sfruttamento sessuale
dei minori sono per il 65%
turisti occasionali, per il 30%
turisti abituali, per il 5% pedofili. Il 37% dei fruitori ha
una fascia d’età dai 31 ai 40
viaggio verso mete esotiche e lontane dal proprio
Paese. Internet facilita la conoscenza delle nuove
mete e la condivisione di materiale pedopornografico. La situazione economica del 'cliente' e
quella del minore posto in vendita aumenta la disparità tra il cosiddetto nord da tutti i
''sud'' del mondo. Si aggiunga, a tutto ciò, una
specifica sui nostri connazionali, turisti del sesso
con bambini". Negli ultimi anni, dati alla mano,
Ecpat denuncia che hanno scalato pesantemente i
primi posti di questa terribile "classifica", in Repubblica
Dominicana, Colombia, Brasile. "Se prima in alcuni
Paesi eravamo fra le prime 4-5 nazionalità, oggi
siamo i più presenti in Kenya", spiegano.
Le città che hanno aderito: Abruzzo: Giulianova,
Vasto. Campania: Napoli, Benevento, Salerno, Pompei. Emilia Romagna: Bologna, Rimini, Ravenna.
Lazio: Roma, Ostia. Lombardia: Brescia, Cremona.
Piemonte: Torino, Caselette (To). Puglia: Brindisi,
Bari, Foggia, Lecce. Sicilia: Catania, Caltagirone,
Gela, Palermo, Piazza Armerina, Ragusa, Siracusa.
Toscana: Grosseto. Veneto: Padova, Vicenza.
C.P.
anni e sono per la quasi totalità occidentali. Le vittime
del turismo sessuale sono
per il 60% comprese in una
fascia d’età tra i 13 e i 17
anni, per il 30 % dai 7 ai 12
anni, per il 10% da 0 a 6
anni. Il 75% dei minori coinvolti sono femmine.
Le mete del turismo sessuale.
Tra le destinazioni più frequentate, il Brasile, il Nepal,
il Bangladesh, la Colombia,
l’Ucraina, la Bulgaria, la Thailandia. La primaria destinazione del turismo sessuale
femminile è invece l'Europa
meridionale (principalmente
Italia, Ex Yugoslavia, Turchia,
Grecia e Spagna), i Caraibi,
parte dell'Africa, le Filippine.
Il Kenya resta tra i paesi più
a rischio: da 10.000 a 15.000
bambine che vivono nelle
aree costiere di Malindi,
Mombasa, Kalifi e Diani sono
coinvolte nella prostituzione
occasionale - fino al 30% di
tutte le bambine fra i 12 e i
18 anni che vivono in quelle
zone. Fra 2.000 o 3.000 bambine e bambini sono inoltre
coinvolti nel mercato del sesso a tempo pieno. In Kenya,
un rapporto Unicef rileva che
il 38% dei clienti dei
minori fatti prostituire sono
locali, seguiti dagli occidentali: italiani 18%; tedeschi
14%; 12% svizzeri; 8% francesi.
Anche la Repubblica Dominicana è a forte turismo sessuale: si stima ci siano almeno 25mila bambini sessualmente sfruttati. La gran
parte dei clienti sono locali.
La percentuale di turisti e
stranieri si aggira attorno al
15%. I paesi di origine più
presenti, secondo le stime
di Ecpat, sono Canada, Stati
Uniti, Italia, Germania e Francia ed alcuni Paesi dell'Est
Europa come Russia e Ucraina.
Le ragioni. I motivi che inducono un turista sessuale
ad andare alla ricerca di sesso da bambini e adolescenti
per Ecpat sono l'anonimato
e l'impunità; la ricerca di
nuove esperienze, classico
di un 'consumismo sessuale';
la discriminazione che sconfina nel razzismo; la difficoltà
nello stabilire rapporti paritari con le donne; la falsa
credenza che fare sesso con
bambini sia a minor rischio
Aids.
6
Sabato 8 giugno 2013
Esteri
USA
Il Big Brother colpiva
anche le carte di credito
Se l’economia americana, dal 2008 a
questa parte, rimane
fragile e ha perso il suo
primato mondiale, ora anche sotto l’aspetto sociale
comincia a vacillare. Dopo
la scoperta degli americani di essere spiati costantemente dal governo,
si stanno continuando a
svelare altri altarini. Non
solo i telefoni di milioni
di americani sarebbero
stati messi sotto controllo,
ma anche i giganti del
web. Microsoft, Yahoo!,
Google, Facebook, PalTalk, Aol, Skype, Youtube,
Twitter e Apple sono i più
famosi che vengono in
mente, se si pensa ai
grandi colossi del web.
Dunque, se gli americani
avessero dato retta al
Grillo di turno, che vorrebbe un maggior impiego soprattutto nelle scuole di internet, oggi avremmo una società democratica, ma sicuramente orwelliana. E qualcuno ci
prova ad utilizzare la ter-
S
minologia dello scrittore
socialista. “Abbiamo evitato un altro 11 settembre” dicono alcuni. Ma
inevitabilmente suono
molto come un “vi leghiamo affinchè siate liberi”.
Insomma, il prossimo passo sarebbe dire “libertà
è schiavitù”, tanto per
chiudere il cerchio. Tra
l’altro si scopre che oltre
ai telefoni e ad internet,
siano state messe sotto
controllo anche le carte
di credito degli statunitensi. Ovviamente, adesso
le grandi compagnie fanno a gara a chi smentisce
prima di essere in combutta con il governo. Il
New York Times demolisce l’amministrazione
Obama, accusata di essere arrivata al capolinea.
Di certo, sarebbe un errore pensare che solo il
governo americano sia
così incline alla violazione
della privacy. Dunque, se
vi piace il Grande Fratello
rallegratevi, perché ci siete dentro.
Erdogan è tornato, nella tensione
Il premier turco ha fatto rientro dal Marocco, ma le violenze non accennano a placarsi
L’ultima vittima è un poliziotto morto per le ferite riportate durante alcuni disordini
opo io suo viaggio in Marocco,
Erdogan torna in Turchia. E no,
le violenze non si sono placate,
come invece si era augurato il
premier. L’ultima vittima è un poliziotto,
morto in un ospedale di Adana, nel sud
del paese, per via delle ferite riportate
in seguito ad alcuni disordini. Tuttavia,
nonostante l’incredibile ondata di proteste che sta addirittura facendo vacillare
le sicurezze del governo, all’arrivo di
Erdogan all’aeroporto, c’erano circa
10mila persone ad attenderlo. E non si
trattava di contestatori. Il premier turco
ha accontentato la folla, salendo su un
pullman dal tetto aperto, dal quale ha
pronunciato un discorso sui recenti svolgimenti nella Nazione. “Queste proteste
al limite della legalità devono cessare
immediatamente” sono state le sue parole, mentre la folla osannante gridava
“Istanbul è qui, dove sono i vandali?”.
Ma oltre alla scontata condanna alla violenza, le parole del capo del governo
di Ankara si sono rivelate inaspettatamente concilianti. “Dicono che il 50%
della popolazione mi sostiene. Ma noi
abbiamo servito ben 76 milioni di turchi.
Insieme siamo la Turchia. Siamo tutti
fratelli”. Infine ha elogiato i militanti e i
simpatizzanti del partito governativo
D
Akp. “Siete rimasti calmi, responsabili
e avete dato prova di buon senso”.
Se da un lato sventolavano bandiere
turche e venivano cantati slogan proErdogan, dall’altra parte le cose andavano decisamente in maniera diversa.
Migliaia di oppositori al governo si sono
dati appuntamento a piazza Taksim, epicentro della protesta. Per fortuna, la situazione si è rivelata molto più tranquilla
rispetto all’ultima settimana. Un dato
che segna una piccola vittoria per il
premier, che durante la sua visita in
Marocco aveva “profetizzato” un ritorno
della calma entro il suo rientro in Patria.
Sicuramente non si può cantare vittoria,
ma già il fatto che non ci siano morti e
feriti sembra rincuorante. Anche se fio
ad ora, il bilancio degli scontri preoccupa
molti. Prima tra tutti, la comunità internazionale. Quattro morti, di cui tre manifestanti ed un poliziotto, e 4.300 manifestanti feriti. La polizia è tutt’ora sotto
accusa per aver messo in atto una repressione senza precedenti. Ma non si
può certo dire che dall’altra parte si sia
mantenuta la calma. Per lo meno, sono
cessate le insistenti voci che inizialmente
parlavano erroneamente dello scoppio
di una “primavera turca”, sulla scia delle
primavere arabe.
I problemi di Erdogan ,però, non si
esauriscono nello scontro di piazza. Anche sotto il profilo economico la Turchia
sta risentendo della pesante ondata di
proteste anti-governative. Solo nell’ultima
settimana, la Borsa turca ha perso circa
il 9%, i tassi di interesse sono saliti nuovamente, mentre la lira ha perso un altro
1%, rispetto all’8 degli ultimi mesi. Tuttavia, almeno il rating rimane invariato
(BBB-) e Fitch ha dichiarato di non avere
intenzione di tagliare la valutazione del
paese. Ma ancora non è detta l’ultima
parola. A quanto pare, l’operato della
polizia sarà determinante non solo per
definire la situazione sociale turca, ma
anche per rivedere l’economia della
nazione. Perciò, se le forze dell’ordine
dovessero continuare ad operare una
così dura repressione, condannata da
tutto il mondo occidentale, potrebbero
entrare in azione anche i grandi potentati
economici, soprattutto le agenzie di rating. Senza parlare poi degli investitori
stranieri che, di fronte ad una mala gestione delle proteste, potrebbe decidere
di portare i propri soldi altrove. E non si
tratta di spicci, ma di circa 221 miliardi
di dollari. Una cifra pari a quella del Pil
della Grecia.
Federico Campoli
È il super latitante israeliano Tauber Gedalya
Fiumicino: arrestato
il trafficante di organi umani
Su di lui pendeva un mandato di cattura
internazionale emesso in Brasile. Nel 2010
era stato condannato all’ergastolo
rrestato, all'aeroporto
di Fiumicino l’ex alto
ufficiale israeliano Tauber Gedalya, il 77enne trafficante di organi umani. “Si
tratta del primo caso di arresto, in Italia, di una persona
imputata per un reato così
grave - ha detto il questore,
Antonio Del Greco.
L’uomo, colpito da un mandato di cattura internazionale
emesso in Brasile, era latitante dal 2010 e per questo
morivo ricercato dalla polizia
di tutto il mondo. A bloccarlo,
quasi per caso, gli agenti
della squadra mobile di Fiumicino e dell’Interpol che,
vedendolo molto nervoso al
controllo passaporti , (Gedalya arrivava da Boston) si
sono insospettiti ed hanno
approfondito le verifiche.
Poco dopo, l’incredibile scoperta: un mandato di cattura
con tanto di ergastolo per
traffico di organi umani. Dal
gennaio del 2002, in complicità con alcuni cittadini
sudamericani, ha organizzato
l’asportazione di organi di
almeno 20 cittadini della zona
nord est del Brasile. Il trafficante è stato così arrestato
e trasferito nel carcere di
Civitavecchia. Nei prossimi
giorni ne verrà disposta
l’estradizione in Brasile. Non
ha proferito nessuna parola
al momento della cattura, ri-
A
manendo freddo ed impassibile. “Non ha nemmeno
voluto avvertire i suoi familiari”, ha dichiarato un agente.
L’uomo, nella sua attività,
puntava a sfruttare, senza alcuna pietà , la condizione di
povertà di alcuni cittadini
brasiliani disposti, pur di sopravvivere (“ricompensati
con una somma tra i 6 e i 12
mila dollari), a cedere un
organo. Reni, nella maggior
parte dei casi. Avvalendosi
della collaborazione di alcuni
broker che facevano da tramite, e di medici che operavano illegalmente, in Sud
Africa.
Adesso le indagini cercheranno di verificare un’eventuale attività dell’ex ufficiale
in Italia, anche se, al momento, non risultano italiani
coinvolti nell’operazione. Il
direttore Centro nazionale
trapianti (Cnt) Alessandro
Nanni Costa, ha ricordato
che "esiste un trattato internazionale importante, siglato
a Istanbul nel 2008, che vede
impegnati anche l'Oms e la
Società internazionale dei
trapianti, che condanna in
sede internazionale questo
tipo di reati”. Nanni Costa
ha poi lanciato un appello ai
governi che ancora non lo
hanno fatto, ad adottare norme precise a riguardo.
7
Sabato 8 giugno 2013
Roma
Campidoglio: domenica e lunedì i romani saranno chiamati nuovamente alle urne
Testa a testa tra Alemanno e Marino
Migliaia di persone in Piazza Risorgimento per ascoltare Storace, Alemanno, Buonasorte, Pomarici e Marchi
lezioni capitoline, Piazza
Risorgimento. Migliaia e
migliaia di romani e militanti de La Destra - con
tricolori e bandiere di partito - hanno accolto Francesco Storace, Gianni Alemanno, Marco Pomarici, Sergio Marchi e Roberto
Buonasorte per la chiusura della
campagna elettorale in vista del ballottaggio di domenica e lunedì.
Molti i temi affrontati: basta Equitalia,
vietare i pignoramenti sulla prima
casa; Quoziente Italia, per garantire
prima agli italiani degli stranieri l’accesso ai servizi sociali, asili nido e
case popolari; Mutuo sociale, anche
un figlio di precario potrà aspirare
a diventare proprietario di casa; tolleranza zero, espulsione immediata
per gli immigrati e i nomadi irregolari; commercio, sostegno ai piccoli
e medi imprenditori in difficoltà.
Dopo un intenso rush finale, i sondaggisti prevedono un testa a testa
tra il sindaco uscente Alemanno e il
candidato del centrosinistra Marino.
Molti i dubbi e le incertezze dell’elettorato romano – soprattutto quello moderato - sulla figura e le tesi
dell’esponente del piddì.
In molti credono che sia addirittura
peggio di Francesco Rutelli e Walter
Veltroni.
“Al primo turno mi sono astenuta
ma al ballottaggio voterò Alemanno”,
dice Elena accorsa in Piazza Risorgimento per sentire i programmi
del Sindaco e de La Destra. “Sono
E
stufa della politica – ha aggiunto ma soltanto il centrodestra può dare
una prospettiva diversa alla capitale.
Sono contenta anche che ci sia Francesco Storace. Una persona perbene
e coerente, il Governatore che – ha
concluso Elena - tutti rimpiangono”.
Per Carlo - invece, armato di fischietto e bandiera de La Destra la vittoria del centrodestra a Roma
avrebbe un valore speciale. “Oltre
al rilancio della capitale – ha precisato – se Alemanno dovesse spuntarla su Marino, la destra italiana
avrà una base solida dalla quale ripartire. Non possiamo gettare un
patrimonio antico e glorioso come
quello del Movimento Sociale Italiano. Non dobbiamo, però, commettere gli stessi errori di Alleanza
Nazionale. Quando torneremo al governo – ha sottolineato - non dovremo
tradire i nostri capisaldi: politiche
sociali, lotta all’immigrazione, meritocrazia, sostegno alle piccole e medie imprese, … ”.
Secondo Giovanni – che si definisce
un “almirantiano di ferro” – Marino
“non conosce le problematiche e le
esigenze della capitale, essendo del
Nord”. E rincara: “Proprio per questo
motivo i romani non possono che
votare Alemanno. Poi, se sbaglia,
c’è sempre Storace che gli tira le
orecchie”.
“Una diciottenne che ha ancora dei
valori – ha spiegato Denise, mentre
tiene in braccio suo fratello Marco –
non può che sostenere la coalizione
di centrodestra e soprattutto un partito come La Destra”. “La famiglia
non è un valore barattabile”, ha precisato. “Quali garanzie può dare Marino alle ragazze della mia età al riguardo?”, chiede. “Voglio che i miei
figli – ha aggiunto – crescano in una
capitale degna del suo nome”.
“Guardi, per una cristiana come me
– spiega Anna – non sta ne in cielo
e ne in terra votare Marino”. “La
vuole sapere tutta?”, aggiunge Anna.
“Alle politiche ho votato Pd ma sono
stufa dei moralismi di un centrosinistra ottuso e fazioso, guidato per
l’ennesima volta da un comunista.
Ecco, cosa dovrebbe pensare una
cristiana come me nel vedere Marino
che si mette in posa per farsi una
foto con Papa Francesco?”. “Per
questo voterò Alemanno”, è la conclusione.
“Gli orrori causati dai provvedimenti
intrapresi a Milano da Pisapia e a
Napoli da De Magistris, sono sotto
gli occhi di tutti. Con Marino, a noi
italiani chi ci tutela?”, si chiede Maria.
E ancora: “Voterò Alemanno – interviene Annalisa - perché la sinistra
tutela soltanto gli immigrati e i rom”.
Ma per le tante persone accorse in
Piazza Risorgimento, la differenza
tra Alemanno e Marino non è soltanto
una questione valoriale.
“Dobbiamo invitare tutti i romani ad
unirsi per battere le sinistre”, dice
Giuliano. “Non possiamo riconsegnare Roma a chi ha lasciato oltre
12 miliardi di euro di debiti, a chi
lancia appelli ai rom invitandoli a
resistere qualche altro giorno perché
da martedì tutto sarà più vantaggioso,
a chi vorrebbe i matrimoni gay; distruggendo così la famiglia naturale
per privilegiare stranieri e clandestini”.
Ancora più pesante l’analisi di Andrea: “Dopo Rutelli, Veltroni e Zingaretti se dovesse prevalere Marino
su Alemanno, Roma diventerebbe
come Milano”. “No al modello Pisapia”, si accalora.
“Tra mille difficoltà Alemanno ha
ben governato la città – osserva Antonio – riducendo di 3 miliardi l’immenso debito ereditato da RutelliVeltroni. Diamogli ancora fiducia”.
“Sono dieci anni che – si intromette
Giovanna - attendo una casa popolare. Mio Marito e i miei figli sono
disoccupati. Come facciamo ad andare avanti? La nostra unica speranza
è riposta nella vittoria del centrodestra ma soprattutto de La Destra”.
Dure le parole di Chiara nei confronti
della sinistra romana: “Sono stufa”.
E aggiunge: “Sono 30 anni che voto
a sinistra. Hanno fatto solo danni. In
un momento così difficile abbiamo
bisogno di un Sindaco che tuteli
prima gli italiani degli stranieri”.
“Dobbiamo vincere anche per Teodoro Buontempo. Non possiamo consegnare Roma ai radical-chic”, conclude un militante de La Destra sventolando orgogliosamente la bandiera
del partito.
Giuseppe Sarra
Falsi scoop e smentite nascoste
Il vergognoso comportamento de “Il Fatto Quotidiano”, che pubblica la foto di Alemanno con Luciano
Casamonica, solo omonimo del pregiudicato. La notizia è una bufala, ma dal duo Padellaro-Travaglio, scena
muta. Solo poche righe nella penultima pagina con la rettifica dei legali del “boss vicino alla ‘ndrangheta”
he il carcere per i giornalisti sia un problema di democrazia,
lo ha detto anche la Corte europea dei diritti dell’uomo,
in una sentenza del 2009.
Eppure, ieri mattina, c’è
stata l’ennesima fumata nera per la proposta di legge n.925
avanzata dagli onorevoli Enrico Costa (Pdl) e Walter Verini
(Pd), sull’eliminazione della pena detentiva per i delitti contro
l’onore (diffamazione e ingiuria).
Come spesso accade, l’esigenza di mettere mano alla legge è
scaturita dal confronto con la realtà e, nello specifico, con
alcuni fatti recentemente accaduti che hanno fatto esplodere il
caso sulle pagine di tutti i giornali. Il più noto è il caso Sallusti.
Il più recente, quello di Giorgio Mulè, il direttore di Panorama
condannato in primo grado a 8 mesi di carcere senza condizionale per “omesso controllo” su un articolo che avrebbe
offeso il Procuratore di Palermo Francesco Messineo. Il giornalista
autore del pezzo, Andrea Marcenaro, si è beccato invece un
anno.
Si sta comunque facendo qualcosa, finalmente, per porre fine
a questo strazio. Il problema vero, però, è che i soggetti
interessati, i giornalisti stessi, non aiutano. Anzi. Quelli de “Il
Fatto Quotidiano”, per esempio, aiutano al contrario.
Da mesi è partito un vero e proprio linciaggio nei confronti
dell’attuale sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Il tutto per delegittimarlo e portare al trionfo il candidato del Pd, Ignazio
Marino. Peccato che il quotidiano “rosso”, spesso e volentieri,
scriva cose non vere e soprattutto non accertate. Solo ed
esclusivamente per mettere in cattiva luce “Pinocchietto”
(questo il soprannome di Alemanno). Come se non bastasse,
poi, quando sbaglia non fa quasi nulla per ritrattare. O meglio,
lo fa, in maniera vergognosa, dedicando pochissime righe
nella penultima pagina.
Vediamo cosa è successo. Solo due giorni fa, infatti, “Il Falso
quotidiano”, così è soprannominato, offriva ai lettori, al costo
C
di 1 euro e 20 centesimi, una vera e propria bufala. “Alemanno
e quella foto con il boss”, il titolo del pezzo con mega-richiamo
in prima pagina a firma di Luca De Carolis, con l’illuminante e
preziosa collaborazione di Valeria Pacelli.
L’immagine (per il Fatto datata 2011) rilanciata su “Facebook”
dal blog Roma fa schifo, ritrae il sindaco assieme a Luciano
Casamonica. Per il giornale diretto da Antonio Padellaro e dall’anti-berlusconiano per eccellenza, il vice-direttore Marco
Travaglio, “membro di spicco di un clan rom finito in decine di
inchieste, arrestato nel 2009 per spaccio nella sua lussuosa
villa del Quadraro (quartiere capitolino ndr) assieme alla
moglie e altre 15 persone. Un’immagine – continua impavido il
giornalista – che impressiona. Un cognome (Casamonica ndr)
che a Roma evoca un clan compatto come una falange. Accusato
di gestire spaccio ed estorsione in molte zone della Capitale”.
L’abitazione di “Lucianone lo zingaro”? “Comprata con il
provento di rapine e furti. L’uomo è sotto processo – sentenziava
ancora quotidiano - ed ha legami stretti con cosche calabresi”.
Solo poche ore dopo, ecco la verità. Quell’immagine, risale al
settembre 2010, ed è stata scattata in occasione di un incontro
nel centro di accoglienza “Baobad” di Via Cupa n.1 a Roma. Il
meeting venne organizzato dalle Cooperative sociali di tipo B
Lega Coop, che si occupano dell’inserimento di ex detenuti e
persone svantaggiate e di cui Luciano Casamonica era dipendente (faceva il giardiniere ndr). Peccato che in quella famosa
occasione c’erano anche l’allora capogruppo del Pd in Campidoglio, Umberto Marroni, suo padre Angiolo, garante dei
detenuti alla regione Lazio, e il consigliere comunale Ozzimo,
anch’egli del centrosinistra. Della loro presenza, da “Il Fatto
Quotidiano”, nessuna notizia. Ma il problema, è un altro. Luciano
Casamonica non è un trafficante di droga, non appartiene a
nessun clan rom, ed è incensurato. “Il Fatto Quotidiano” ha
avuto un abbaglio enorme, e lo ha scambiato con l’omonimo
pregiudicato. La cosa grave, è che dall’interno del quotidiano
“rosso”, nessuno si è preso la briga di verificare chi fosse realmente quell’uomo e in che contesto fu scattata quella foto.
C’era ritratto Alemanno, e questo bastava e avanzava. La regola
insegna però che i quotidiani devono informare, e non disinformare i cittadini.
Non è ancora finita. Dal giornale diretto da Padellaro, non è arrivata nessuna smentita, nessuna scusa. E’ stato fatto però
molto di peggio. Ieri, infatti, su quel clamoroso errore, sono
state dedicate pochissime righe, nella penultima pagina.
Queste, però, erano firmate dallo Studio Legale Tirone, in
nome e per conto di Luciano Casamonica. Dove si apportava
la rettifica, e la verità. Ossia che “l’uomo che ha legami stretti
con le cosche calabresi” è un incensurato. Da Padellaro e Travaglio, scena muta. Una vergogna. Così come da “La Repubblica”, complice di quella enorme bufala.
I giornalisti fanno della libertà di stampa la loro bandiera, ed è
anche giusto. Ma il rispetto per il lavoro svolto, quello giusto,
corretto, si guadagna con il rispetto delle regole deontologiche.
Federico Colosimo
8
Sabato 8 giugno 2013
Italia
Raffica di truffe ai danni del Paese: ecco coloro che si arricchiscono pesando sulle spalle dei cittadini
I ‘furbetti’ che ingannano lo Stato
A Napoli continuano a spuntare i falsi invalidi mentre a Vibo Valentia
emergono finti braccianti. E a Campobasso ci sono ciechi che guidano
di Paolo Signorelli
on si fermano le truffe ai
danni dello Stato. E mentre
a Napoli si moltiplicano
di giorno in giorno i falsi
invalidi, e a Vibo Valentia
arrivano i finti braccianti, a Campobasso spuntano i “ciechi” che guidano con la patente. Dall’operazione
sorta nel capoluogo campano, è
scaturita l’emissione di 45 provvedimenti di custodia cautelare. E costituisce il proseguimento delle indagini che, dal 2009 fino a oggi,
hanno portato all'arresto di oltre
350 persone ed al sequestro di beni
per un valore complessivo di circa
14 milioni di euro. Tra gli arrestati
anche due persone che percepivano
indebitamente la pensione di invalidità, nonostante andassero a correre ogni mattina. E lo scandalo si
sta allargando a macchia d’olio. Intanto, nello stesso giorno, a Vibo
Valentia sono stati scoperti 200 falsi
braccianti che godevano di pagamenti di indennità di disoccupazione,
malattia o altri benefici di natura
agricola.
N
Napoli Ad alcuni di loro i carabinieri
hanno sequestrato anche immobili
di proprietà, a garanzia del recupero
delle somme percepite indebitamente. E nell’inchiesta, sono coinvolti
pure due consiglieri della Municipalità di Poggioreale (i nomi ancora
non sono stati resi noti). I reati contestati sono truffa ai danni di un ente
pubblico, contraffazione di certificazioni e falsità materiale commessa
da pubblico ufficiale. Una delle
menti, secondo il pm Giancarlo Novelli, sarebbe Nunzio Nicola De
Marco, 60 anni, già in carcere dal 6
novembre dello scorso anno. L’uomo,
adesso, è stato raggiunto da una
nuova ordinanza di custodia cautelare ,per i reati di truffa ai danni
dello Stato, contraffazione di pubblici
sigilli, falsità materiale e ideologica
e corruzione in concorso. È lui il dipendente dell'Asl Napoli 1 che svolgeva servizio alla commissione di
invalidità del distretto Asl Napoli 33.
Ed è lui che aveva il compito di
consegnare i verbali della commissione, di cui era segretario, alla municipalità e all'Inps. Ed è sempre lui
che sembra avere contatti con la
camorra. Secondo le indagini, sono
stati tre i gruppi, specializzati nel
rilascio di certificati falsi di invalidità:
uno che fa capo ad un ex consigliere
municipale, composto da funzionari
pubblici; un altro sotto il controllo
di un clan camorristico di Napoli e
un terzo, formato da persone in servizio presso Asl e Inps del capoluogo
campano, attivo con la collaborazione di De Marco. Il sistema ideato
era semplicissimo. Bastava apporre
un timbro falsificato di una commissione medica, che attestava ogni
tipo di invalidità. I titolari delle pensioni prima versavano sul proprio
conto l'assegno arrivato dall'Inps e
poi staccavano vari assegni di piccolo importo senza indicare il destinatario. Soldi che, secondo l'accusa, finivano nelle tasche di De
Marco tramite un giro tra amici e
parenti.
Vibo Valentia Non è di certo una
novità questa dei braccianti fasulli,
denunciano gli inquirenti che la con-
siderano addirittura “una prassi nel
contesto economico vibonese”. In
Calabria, sono 200 le persone scoperte, nell'ambito degli sviluppi dell'operazione “Campi Elisi”. Partita
nel 2012, aveva fatto emergere l’irregolare retribuzione di un centinaio
di soggetti. La truffa è andata avanti
per oltre cinque anni, dal 2006 al
2011. Per un totale di quasi un milione di euro rubati. Nel frattempo i
casi sono raddoppiati. Gli indagati
avrebbero permesso ai finti braccianti di ottenere il pagamento di
indennità di disoccupazione, malattia
o altri benefici di natura agricola.
In che modo? Attraverso documenti
con firma falsa che attestavano assunzioni di manodopera agricola a
nome e per conto di veri proprietari,
ignari però di tutto. Addirittura il
“sistema” prevedeva l’esistenza (dimostrata sempre con documenti falsi) di coltivazioni di pomodori e fagioli assolutamente immaginari, e
di ovini e bovini portati al pascolo,
in campi però inesistenti. E più di
29.000 giornate agricole (equivalenti
a circa 80 anni), mai effettuate da
persone che svolgevano attività lavorative completamente diverse.
Percependo, dunque, redditi dallo
Stato senza prestare la propria opera.
Gli imprenditori coinvolti sono ora
accusati di falso ideologico (commesso da privato in atto pubblico)
e truffa aggravata.
Campobasso Una pensione da ciechi civili, ma guidavano auto e mezzi
agricoli. Quattro persone sono finite
in manette con l’accusa (sempre
quella) di truffa aggravata ai danni
dello Stato e falso ideologico. Sequestrate ai “furbetti” anche macchine, conti correnti e porzioni di
fabbricato per un valore totale di
250 mila euro. Le indagini non si
fermano. Si vogliono accertare anche
le responsabilità dei medici che
hanno rilasciato i certificati di cecità
per ottenere l’invalidità
LA LETTERA DOPO LA FUGA
LA MOZIONE RESPINTA
Il pentito Lo Giudice ritratta:
“costretto a parlare dai pm”
Benito Mussolini sarà ancora
cittadino onorario di Varese
L’uomo, scomparso mercoledì, ha mandato una missiva al suo avvocato
Il consiglio comunale torna a dividersi tra “camerati” e antifascisti
a mercoledì non si avevano più sue notizie.
Ora il pentito di 'ndrangheta, Nino Lo Giudice è tornato a farsi vivo: ma solo con
una lettera, nella quale ritratta
le accuse fatte come collaboratore di giustizia, perché
frutto "di pressioni di alcuni
magistrati della Dda". Lo Giudice esclude così di essere
o di conoscere il regista degli
attentati del 2010 alla Procura
generale di Reggio Calabria
e alla casa del pg Salvatore
Di Landro di cui si era accusato.
La lettera è stata consegnata
all'avvocato FrancescoCalabrese dal figlio di Nino Lo
Giudice, Giuseppe, nell'aula
del Tribunale di Reggio Calabria a conclusione dell'udienza del processo Meta.
La missiva è stata spedita da
una località del centro Italia.
Dopo che si è appreso della
lettera di Lo Giudice nell'aula
bunker del Tribunale sono
arrivati i Procuratori della
Repubblica aggiunti Michele
Prestipino ed Ottavio Sferlazza, che hanno preso visione della missiva ed avvertito il Procuratore della
Repubblica, Federico Cafiero
D
enito Mussolini resta cittadino onorario
di Varese. A stabilirlo è stato il Consiglio
Comunale giovedì sera respingendo la
mozione presentata dall'opposizione. Era
stato infatti il Partito Democratico a chiedere
la revoca della cittadinanza onoraria del Duce
concessa nel lontano 1924.
Un'aula gremita come riporta il quotidiano
lovale 'Varese news'. A puntare gli occhi sui
consiglieri comunali c'era il giovane con la
maglia nera e la celtica, la donna con la maglietta rossa antifascista, la ragazza con il
look dell’autonomia operaia, il paninaro, il
sanbabilino d’antan, il vecchio avvocato fascista, gli storici e professori antifascisti.
C'erano davvero tutti, assiepati tra le sedie e
anche in piedi, tra lo stupiore degli stessi
consiglieri, incapaci di spiegarsi come mai
quando si discute del bilancio comunale ci
sia il vuoto in sala, mentre quando si discute
di una vicenda accaduta 89 anni fa, l’aula sia
strapiena.
Ma la risposta è semplice: a richiamare la
folla è la passione, è il richiamo dei valori
antichi, o forse delle ideologie, vissute in
maniera viscerale dagli italiani. Alcuni dei
presenti infatti danno proprio questa spiegazione: è così tanto tempo che in questo paese
non ci sono delle idee che ci si attacca alle
ultime tematiche che hanno suscitato un po’
d’amore e odio. In molti si sono chiesti che
valore dare alle dispute politiche su Mussolini.
Fatto sta che alla fine il verdetto è arrivato,
certo, non sono mancati i momenti di tensione
tra il pubblico, dove sedevano anche esponenti
della Fiamma tricolore e dell’Anpi varesino,
B
De Raho. "Mio fratello Luciano
- scrive il pentito Nino Lo
Giudice nella lettera - ha resistito a quelle pressioni,
mentre io non ci sono riuscito". L'avvocato Francesco
Calabrese, nel processo
Meta, difende il boss Pasquale Condello, arrestato nel
2008 dopo una latitanza protrattasi per 18 anni. La lettera
è contenuta in un plico in cui
si trova anche una pen drive
con immagini di Lo Giudice
mentre legge la missiva.
Lo Giudice chiede anche di
non essere cercato. "Tanto dice - non mi troverete mai".
Quando è scomparso, l'ex
boss si trovava nella località
protetta in cui stava scontando agli arresti domiciliari la
condanna a sei anni e quattro
mesi comminatagli per gli
attentati alla Procura generale
di Reggio ed alla casa del
pg Di Landro di cui si era
autoaccusato ed ai quali,
adesso, si dice estraneo.
Carlota Bravo
e tra le forze politiche. Pdl e Lega Nord
hanno lasciato libertà di coscienza ai propri
consiglieri, e alcuni esponenti della maggioranza di centrodestra non hanno partecipato
al voto e sono usciti dall’Aula. Tra loro anche
il sindaco, Attilio Fontana, che è andato via
prima del termine della seduta.
La votazione è terminata con 16 voti contrari
alla mozione di revoca e 11 favorevoli, ma la
maggioranza ha avuto alcune defezioni, in
particolare nel Pdl. Hanno votato compattamente contro la mozione solo i consiglieri
della Lega Nord. Nel Pdl invece la fronda è
arrivata soprattutto dalla componente ciellina
(2 non hanno votato, 1 consigliere ha votato
come il Pd). Molto soddisfatti invece gli esponenti della componente ex An della giunta
comunale. L’assessore all’ambiente Stefano
Clerici aveva difeso il legame storico di
Varese con Mussolini, posizione espressa
anche dall’ex ministro Ignazio La Russa. Le
polemiche storiche a Varese sono una costante: destra e sinistra litigarono negli anni
scorsi anche per una statua posizionata nei
giardini comunali di Umberto I di Savoia, o
per l’intitolazione di alcuni giardinetti al
filosofo fascista Giovanni Gentile. D'altronde
il nostro Paese non è nuovo a disordini di
questo genere. Una cosa è certa: dopo vent'anni di fescismo siamo quasi arrivati a
settanta di antifascimo. Quanto dovrà durare
ancora? Ma se il Duce spaventa anche da
morto, forse è perché da allora che il Paese
attende vedere di nuovo il suo progetto al
centro della discussione, al di là del bene e
del male.
Barbara Fruch
9
Sabato 8 giugno 2013
Cultura
Addio a Vance, re del fantasy-fantascienza
L’autore è scomparso all’età di 96 anni nella sua casa in California. Ha scritto più di 60 libri
di Cristina Di Giorgi
li scrittori spesso e volentieri non amano le etichette.
E non le amava nemmeno Jack Vance (vero nome
John Holbrook Vance), scrittore statunitense scomparso domenica scorsa nella sua casa di Oakland
(California). In molti hanno comunque definito le
sue opere come appartenenti al genere fantasy e fantascienza,
sia racconti che romanzi e sceneggiature. Quel che è certo
è che con Vance se ne va uno scrittore che ha fatto del “fantastico” in varie forme il suo filone principale di ispirazione,
tradotto in pagine ambientate fantascientificamente in un
lontano futuro ma permeate di magia e misteriosi personaggi
di sicuro stampo fantasy.
Nato nel 1916 a San Francisco, per mantenersi agli studi (che
compie con difficoltà) fa una gran varietà di lavori. Durante la
Seconda guerra mondiale, non potendo arruolarsi per la
vista già debole, riesce comunque ad entrare nella marina
mercantile (il mare e la navigazione sono sempre stati una
sua grande passione) e fa una lunga serie di viaggi.
E’ in questo periodo che Vance comincia a scrivere e pubblica
i primi racconti della saga del Ciclo della Terra Morente: la
sua prima opera edita è il lavoro intitolato Il pensatore di
mondi, uscito nel 1945 sulla rivista Thrilling Wonder Stories.
Lo stile narrativo è già quello che caratterizzerà la sua opera:
sottilmente ironico ed elegante, con sfondi ed ambientazioni
curiose ed esotiche in cui si muovono personaggi enigmatici,
curiosità e usi incomprensibili che generano ironia e stupore.
Tra gli anni ’50 e ’60 lavora come sceneggiatore per la 20th
Century Fox, pubblica alcuni libri gialli con lo pseudonimo
di Ellery Queen e riprende a viaggiare, in particolare in
Europa. Risalgono a questo periodo i suoi romanzi fantasy
più noti, L’odissea di Glystra, Il linguaggio di Pao e Uomini e
draghi. Di pari passo inizia in questi anni fecondi anche la
trilogia di Durdane, il ciclo dei Principi e demoni e Le
Cronache di Cadwal.
La sua poliedrica fantasia lo spinge in seguito a continuare
su questo lavoro su più fronti: continua infatti con il ciclo della
Terra Morente, scrive il romanzo Gli occhi del Sopramondo e
inizia una nuova avventura a puntate, la serie di Tschai.
Negli anni ’70 e ’80 Vance inizia due nuove saghe fantasy: il
ciclo di Alastor e il ciclo di Lyonesse, una riscrittura in chiave
G
romanzesca di antiche leggende celtiche. Tra i suoi lavori
più recenti vi sono Nightlight (1996), Ports of call (1998) e
Lurulu (2004), il suo ultimo romanzo.
Anche se caratterialmente Vance è sempre stato un personaggio decisamente schivo, a cui non piaceva affatto stare
sotto i riflettori, pur non avendo ricevuto molti riconoscimenti
dalla critica il suo lavoro è stato comunque più volte premiato:
ha vinto infatti, tra gli altri, per ben tre volte il Premio Hugo
(l’ultima nel 2010 per una sua autobiografia) e per due volte
il World Fantasy Award.
Gli è però comunque mancato lo scatto di popolarità,
sia nazionale che interna-
zionale, che gli avrebbe consentito di conquistare un successo
di pubblico più vasto. Anche se – e questo gli va comunque
senz’altro riconosciuto – con i suoi romanzi e racconti ha
creato quasi un genere letterario tutto suo, a metà strada tra
la fantascienza, il fantasy e il giallo. Un genere che i lettori di
oggi possono purtroppo conoscere solo con faticose ricerche
nel mercato dell’usato, essendo i libri di Vance fuori produzione
da tempo. Una mancanza a cui l’editoria italiana dovrebbe
senz’altro porre rimedio.
“All the way home”. Il boss e l’Italia
Un libro su Bruce Springsteen e il tricolore
EDITORIA IN CRISI
Bye bye Linus, costi troppo
Annunciata la probabile chiusura del famoso fumetto
a crisi non risparmia nemmeno i tanto amati
fumetti. La scure si è abbattuta anche su Linus, la rivista di fumetti, fondata da Giovanni
Gandini nel 1965 e intitolata a uno dei più celebri
personaggi, il Linus van Pelt, dei Peanuts di
Charles Schultz.
La chiusura per mancanza di fondi è stata annunciata e sembra definitiva, almeno per ora. L’annuncio
è stato diramato pochi giorni fa su internet dalla
casa editrice Baldini e Castoldi,: “Linus si è temporaneamente fermato – scrive - per una serie
L
di problemi gravi e di complicata soluzione,
riguardanti stampa e logistica e conseguenti a un difficile momento della società
editrice. La volontà dell’editore - spiega
ancora il comunicato - è senz’altro quella
di proseguire la pubblicazione di Linus,
come ovvio permettendo agli abbonati di
recuperare i numeri persi, ma perché la
volontà si trasformi in qualcosa di più
concreto, e quindi nelle prossime uscite
del mensile, mancano ancora alcuni passaggi che speriamo di potervi comunicare
al più presto”.
Oltre ai Peanuts, ospitati dalla rivista alcuni
tra i fumetti statunitensi ed europei più
importanti (tra i tanti Bristow, B.C., Beetle
Bailey, Big Sleeping, Bobo, Calvin & Hobbes, Corto Maltese, Dick Tracy, Dilbert,
Doonesbury, The Dropouts, Jeff Hawke),
le tavole satiriche di Jules Feiffer, Krazy
Kat, Lil Abner e Fearless Fosdick, Maakies,
Monty, Il Mago Wiz, Pogo, il Popeye di
Segar, Valentina di Guido Crepax, i fumetti
di Andrea Pazienza e Kako di Flora Graiff,
e sono apparsi scritti di autori come
Michele Serra, Pier Vittorio Tondelli, Stefano
Benni, Alessandro Baricco. E non sono mancati
passaggi di autori satirici come Altan, Angese,
Perini, Bertolotti e De Pirro, Vauro. Inoltre sulle
pagine dei “Supplementi” di Linus hanno fatto il
loro esordio in Italia i supereroi Marvel, con
alcuni episodi dei Fantastici Quattro a metà degli
anni Sessanta. Un vero patrimonio culturale che
non merita di subire i tagli di una crisi che ormai
non guarda più in faccia a nessuno, neppure il
povero Linus.
Francesca Ceccarelli
P
ubblicato da Luglio Editore (Trieste), è
uscito in questi giorni – in occasione
delle date italiane del Wrecking Ball World
Tour - il volume di Daniele Benvenuti dedicato al rapporto quasi trentennale tra il rocker del New Jersey e il nostro paese.
“All the way home. Bruce Springsteen in
the italian land” (€25.00) – questo il titolo
del libro – nelle sue 270 pagine e 250 immagini ripercorre la storia del reciproco legame “di sangue” tra il Boss (che ha i nonni
di origine napoletana) e il nostro
paese, raccontato attraverso gli
oltre quaranta concerti. Benvenuti, giornalista e fan del Boss,
descrive tutte le presenze di
Springsteen in Italia e lo fa in
modo documentato e divertente, grazie a materiali vari, archivi e presenze personali a
diversi eventi.
Nel libro, che è insieme aneddotico, statistico e artistico, ci sono
scalette dei concerti, cronache e
curiosità, corredati da saggi e
studi di notevole spessore anche
accademico, che analizzano e
descrivono la voce, il modo di
cantare, la tecnica, i vari aspetti
della musica, la presenza scenica e vari altri aspetti del “personaggio Springsteen”. Visto
poi sia “dal palco” (con dichiarazioni e commenti da parte
degli italiani che lo hanno affiancato durante alcuni concerti)
che “da sotto il palco” (racconto
del lavoro degli organizzatori
delle serate e analisi dei vari tipi
di appassionati).
Molto curata anche la parte dedicata ai fan club (riportati in un
elenco dettagliato e completo), fanzine e
mailing list, eventi, tributi e spettacoli a
tema. Di particolare interesse la raccolta di
testimonianze di artisti italiani legati a vario
titolo al Boss e alle sue canzoni. E la bibliografia italiana commentata a lui dedicata.
Lavoro complesso e articolato, il volume è
adatto sia per gli appassionati incalliti sia
per coloro che si sono avvicinati da poco all’arte rockettara del Boss.
CDG
Sabato 8 giugno 2013
10
Tradizione
CENTRITALIA IN FESTA
Ogni anno i borghi organizzano manifestazioni che attirano turisti e non solo
di Emma Moriconi
Rinascimento
ad Acquasparta
ino al 16 giugno nella cittadina umbra
taverne aperte, spettacoli, cortei e giostre
Sono iniziati il 6 giugno i festeggiamenti
rinascimentali di Acquasparta, dedicata all'antica Famiglia Cesi e alla vita del duca Federico II , fondatore dell'Accademia dei Lincei.
Dieci giorni di giochi e tornei per vincere il
Palio con spettacoli, musica, teatro, giullari,
tamburi, sbandieratori e taverne aperte tutte
le sere dal 7 in poi. Tre le contrade in gara:
Ghetto, Porta Vecchia e San Cristoforo, impegnate in quattro gare, quella gastronomica,
basata sulla preparazione di piatti tipici del
Seicento, un’altra di animazione, in cui ogni
contrada propone un diverso spettacolo, il Palio della Lince dal
sapore cavalleresco e il Gioco dell’Oca. Ospiti sbandieratori e
spadaccini, come d’uso.
Dopo il musical “Gnomeo e Giulietta” ad opera delle classi
prime, seconde e terze della scuola primaria, la presentazione
del libro “I Cesi: storia e cronistoria di una famiglia di Acquasparta”,
l’appassionante spettacolo con i tamburini delle tre contrade e
della Compagnia dei Trampollari della Contrada di Porta Vecchia,
la mostra “Giocare con l’arte”, l’ “omaggio al Principe”, corteo
storico con omaggio al Principe Federico Cesi da parte delle
città di Amelia, Calvi dell’Umbria, Otricoli, Narni e Sangemini,
“La Giostra della Lince”, arrivano le gare di animazione: il 10
giugno a cura della contrada San Cristoforo, l’11 della Contrada
di Porta Vecchia e il 12 toccherà al Ghetto.
Per il 13 invece il programma prevede una conferenza a cura
della “Libera associazione culturale Lyriks” dal titolo “Gli Atti e
il feudo di Casigliano: una storia rinascimentale” e musica
itinerante con la scuola “ResonArs” di Assisi.
Il 14 giugno arriva la gara gastronomica: “Il piatto rinascimentale”
sarà oggetto di contesa tra le tre contrade in gara.
“Verso il Museo per la Comunità: la Cappella Cesi e la tomba di
Federico il Linceo” è invece il tema della conferenza prevista
per il 15 giugno, a cui seguirà la gara dell’Oca piccola per i
“Piccoli Contradaioli”.
Chiusura della manifestazione domenica 16 con il Grande Gioco
dell’Oca, proclamazione della contrada vincitrice e consegna
del Palio.
Dal 13 al 16 giugno ogni sera “DopoFesta” in diretta streaming:
è la tecnologia che si sposa con la tradizione.
F
La festa è iniziata il 31 maggio: gran finale il 5 luglio
Giostra della Quintana
Foligno torna protagonista
con un calendario ricco di eventi
ono state aperte venerdì 31 maggio le dieci taverne rionali,
mentre domenica 2 giugno al Campo de li Giochi la disputa
delle Prove Ufficiali è stato il preludio del Gareggiare dei
Convivi, dedicato ai volatili d’acqua, in programma per il giorno
successivo. A dare il calcio d'inizio, il rione Croce Bianca, seguito
dal Morlupo e dall'Ammanniti.
C’è spazio anche per i bambini, in questa 67esima edizione
della famosa Giostra della Quintana: domenica 9 giugno alle 21
in piazza Garibaldi “Pony…amo la Quintana a cavallo” è l’evento
dedicato ai più piccoli. Lunedì 10 e martedì 11 ancora Gareggiare
dei Convivi, mentre mercoledì 12 alle 22, in piazza della Repubblica, “Atmosfere Rinascimentali”, lo spettacolo della "Compagnia
Atmo" e "Piccolo Nuovo Teatro". In una manifestazione dal
sapore rinascimentale non possono mancare gli spettacoli di
falconeria, previsti per giovedì 13, mentre venerdì 14 alle 21.45
il Corteo delle Rappresentanze rionali percorre le vie del centro
con la Lettura del Bando e Arruolamento dei Cavalieri. E’ stato
predisposto anche uno spazio riservato ai collezionisti: il loro
momento è sabato 15, dalle 10 alle 16, presso il Quintana Point
di via Garibaldi. A seguire l'attesa Giostra della Sfida. Il gran
finale venerdì 5 luglio al Campo de li Giochi: fuochi barocchi e
giochi d’acqua a conclusione di questa edizione della Giostra
della Quintana.
S
La Giostra ha rivisto la luce nel 1946, quando fu organizzato il
primo Comitato organizzativo che coinvolse l'intera città che
partecipò anche con un contributo economico all’ evento che
non si celebrava da più di tre secoli.
In quella sede furono individuati gli elementi che costituiscono
la parte fondamentale della manifestazione a tutt’oggi: la Giostra,
i Rioni, il corteo e l’orientamento stilistico per i costumi storici.
Le prime due edizioni della Quintana furono effettuate sotto il
patrocinio della Società del Mutuo Soccorso. L’Ente Giostra fu
riconosciuto autonomo nel 1952 con decreto del Prefetto di Perugia, emesso il 26 di maggio.
Nel 1946 la "Società di Mutuo Soccorso fra operai, agricoltori ed
altri cittadini in Foligno" celebrava l’85° anniversario della sua
fondazione: un socio del sodalizio, Emilio De
Pasquale, "assiduo frequentatore della documentazione storica cittadina", propose la ripresa di un’antica competizione equestre in
costume d’epoca: la corsa alla Quintana effettuata in Foligno il 10 Febbraio del 1613, in
occasione del Carnevale, descritta in ogni
particolare dal cancelliere di quel tempo,
Ettore Tesorieri.
In quel lontano 1613 cinque nobili giovani si
sfidarono in Piazza Grande. Ad indire la
giostra furono i Magistrati. I contendenti si
erano iscritti alla gara due giorni prima: erano
Pietro Marcelli, col finto nome di Cavalier
Turco; il signor Antonio Beccafumi, Cavalier
Moro; il signor Cesare Barnabo, Cavalier
Confidente; il signor Pier Agostino Unti, Cavalier Saggio; il signor Bartolomeo Gregori,
Cavalier Fidele. Tutti nobili, perché la Giostra
era riservata al solo ceto gentilizio.
Testimone del contenzioso e autore della
documentazione di questa giostra, fu proprio
Ettore Tesorieri, cancelliere priorale in carica, letterato, musicista,
accademico e scrittore. Fu lui a trascrivere l’evento e a redigerne
la cronaca.
I cavalieri Turco, Moro, Confidente, Saggio, Fidele spezzarono
le tre lance sul volto di un simulacro definito Quintana. Il
cancelliere riferisce che “il primo vincitore fu il cavalier Fidele,
il secondo fu il cavalier Confidente. Al primo fu data una collana
d'oro di scudi 6,50; et al secondo un gioiello di scudi 1,50”.
Palio del Saracino
a Nepi fino al 16 giugno
ono iniziati il 1 giugno i festeggiamenti per lo storico Palio
del Saracino, in corso fino al 16 con un programma vario ed
interessante: serate a tema con cibarie d’epoca, sfide arcieristiche, musica, canti gregoriani sono stati protagonisti dei
primi giorni di festa. Sabato 8 giugno è stata la giornata dedicata
alla numismatica: convegni come La circolazione monetaria a
Nepi e in Etruria meridionale dall’età preromana al III secolo
a.C., Le medaglie di Ersilia Cortese del Monte duchessa di
Nepi, Coniazione del denaro nepesino. In serata corteo storico
e “Lucrezia a Nepi, libera rievocazione storica ispirata al
passaggio di Lucrezia Borgia da Nepi nell’anno 1499”, con la
regia di Giovanni Anfuso e coreografie Claudia Celi, poi spettacolari giochi di luce ai Bastioni della Rocca Borgiana. Domenica
9 giugno la Giostra dei Cavalli, valida per l’assegnazione del
Palio del Saracino, poi letture di novelle a tema, a cura Associazione
Culturale “La Nuova Torretta”. Il 12 giugno apertura della
taverna Contrada La Rocca, cena in musica con la “ Nepet
Brass” del Maestro G. Bannetta, mentre giovedì 13 giugno
“L’autore incontra il libro: Santa Maria e San Biagio”; poi, venerdì
14 giugno, apertura taverna San Biagio, Tamburini, Sfida delle
quattro Contrade, Ludi Nepesini, giochi popolari. Sabato 15
giugno arcieri, sfida delle quattro Contrade, teatro e musica rinascimentali, “Il trattato delle due donne maritate e della
vedova” di William Dumbar, lettura teatrale con musica a cura
dell’ Ass.ne Culturale In.Da.Co-InsiemeDaCondividere e il
Gruppo Musicale “Nepet Brass”, adattamento e regia di Paola
Anzellotti. Domenica 16 giugno sommossa popolare , corsa dell’ariete, sfondamento della porta, corteo storico, assegnazione
del Palio del Saracino.
Durante le serate della festa, in ogni contrada si può trovare uno
spazio recuperato e valorizzato adibito a taverna dove gustare i
piatti tipici della tradizione e della cucina nepesina.
S
11
Sabato 8 giugno 2013
Cultura
Massenzio e la letteratura internazionale
Dall’11 giugno la dodicesima edizione della nota kermesse dal titolo: “I had a dream … storie di sogni diventati realtà”
di Emma Moriconi
nizia l’11 giugno la XII edizione del Festival internazionale Letterature, nella Basilica
di Massenzio, e si protrarrà
fino al 3 luglio, realizzato dall'assessorato alle Politiche Culturali
e Centro Storico di Roma Capitale
con l'ideazione e direzione artistica
di Maria Ida Gaeta.
L’edizione di quest’anno del Festival
prende ispirazione dal discorso “I
have a dream” di Martin Luther King,
nel cinquantesimo anniversario del
celebre avvenimento, titolando “I
had a dream… storie di sogni diventati realtà”. Al centro del Festival
i cambiamenti del mondo e la relazione tra letteratura e vita. "Abbiamo
chiesto agli scrittori di raccontare
un sogno di umanità e di civiltà e
per questo la lettura dei testi inediti
degli scrittori invitati nelle dieci serate
sarà preceduta dal racconto di storie
italiane, esperienze, consolidate o
di start up, soprattutto di giovani perché i giovani vivono un tempo in cui
il sogno e la sua realizzazione non
sono troppo distanti e la memoria e
la vita sono più vicine", spiegano gli
organizzatori.
Si comincia martedì 11 con “Lettere
dalla terra”, con Ferdinando Scianna,
Edward St Aubyn e Vinicio Capossela.
Mercoledì 12 giugno la serata, dal
titolo "Segnali dall'era digitale”, con
Augusto Coppola che racconterà
l'esperienza di InnovactionLab di cui
è fondatore, una delle prime associazioni no-profit nel campo della
formazione imprenditoriale per i gio-
I
vani. Emanuele Trevi e Jennifer Egan,
vincitrice del premio Pulitzer nel
2011 con il libro “Il tempo è bastardo”
e Scott Hutchins che con il suo primo
romanzo “Teoria imperfetta dell'amore” ha ottenuto un grande successo
internazionale chiudono la serata.
Giovedì 13 è la volta di Edwidge
Danticat e dei 5 finalisti del Premio
Strega 2013. Il titolo della serata è
“Una questione d'ambiente”. Martedì
18 è il turno di “1 donna per amica”,
la storia del Centro Donne D.A.L.I.A
di Roma e del Telefono Rosa. Le
scrittrici protagoniste saranno Serena
Dandini, Concita De Gregorio, Taiye
Selasi, Maram Al-Masri e la giornalista
e scrittrice Farian Sabahi.
Mercoledì 19 giugno la serata, dal
titolo “Piccolo grande mondo” racconterà storie di piccoli prestiti e
grandi opportunità. Sarà aperta da
Andrea Limone, fondatore della prima
esperienza italiana di microcredito
“PerMicro”. Poi Luigi Capello racconterà Luiss Enlabs, "la fabbrica di
start up" e tre autrici, Simonetta
Agnello Horby, Chiara Gamberale,
e la spagnola Clara Usón, unica
donna ad aver vinto il Premio de la
Crítica 2012 negli ultimi 52 anni. Giovedì 20 “Fuori dai banchi”, serata
dedicata al racconto di “Storie di
scuole alternative”: ci saranno lo
scrittore Eraldo Affinati, insegnante
nel centro di accoglienza La Città
Dei Ragazzi e fondatore della Scuola
Penny Wirton a Roma per l'insegnamento gratuito dell'italiano agli immigrati, e Fulvio Ervas. Martedì 25
giugno si parlerà di politica in “Lei
non sa chi sono io”, con Teresa Ciabatti, Giancarlo Liviano D'Arcangelo,
Francesco Pacifico, Giordano Tedoldi
e Giuseppe Sansonna. Per gli autori
stranieri ci sarà la scrittrice spagnola
di romanzi polizieschi Alicia Giménez
Bartlett.
Giovedì 27 "A tavola con il nemico",
ovvero come si possano superare i
conflitti attraverso la conoscenza e
la convivenza con il nemico. Gli autori
ospiti della serata saranno Andrea
Bajani, Ko Un, il maggiore poeta coreano vivente, due volte candidato
al Nobel e Marek Halter. Martedì 2
luglio nella serata intitolata "All'arrembaggio", si presenteranno “Storie
di idee che si conquistano il mondo”.
Mercoledì 3 luglio serata conclusiva
con "In medias res": storie di informazione indipendente saranno raccontate dallo scrittore italiano Roberto
Saviano.
RO M A F R I N G E F E S T I VA L
Settantadue compagnie in scena a Villa Mercede
iapre i battenti il
grande festival del teatro indipendente: sui
palcoscenici del Roma
Fringe Festival ben 72 compagnie portano in scena, a
Villa Mercede, spettacoli di
teatro per un mese intero:
dal 15 giugno al 14 luglio il
grande parco a tema nel
cuore di Roma riprende la
tradizione iniziata nel 1947
ad Edimburgo, quando alcune compagnie furono
scartate dallo storico Festival
e diedero vita ad una manifestazione dedicata al teatro
indipendente, con spettacoli
autoprodotti e autofinanziati
senza dover rendere conto a
nessuno. Nasce così il
R
“fringe”, che letteralmente
significa frangia” e intende
dire “periferia”. Dall’esempio di Edimburgo sorsero
autonomamente altri Fringe
Festival in tutto il mondo, ciascuno con modalità proprie
ma con un puntoin comune:
l’indipendenza
artistica
delle compagnie.
Tantissimi gli spettacoli in
cartellone. “Cave canem”,
ambientato negli anni ’80, è
ispirato ad un fatto di cronaca nera, “un confronto tra
due uomini nati liberi ma
costretti a recitare i ruoli loro
assegnati dalla vita, di vittima e carnefice”. E’ un atto
unico di Jo Ela, regia di Leonardo Buttaroni.
Anche “I fiori del male” trae
ispirazione da una storia
vera, uno dei tanti misteri insoluti a cavallo tra gli ’70 e
’80, quello del Banco Ambrosiano e di Roberto Calvi
e Michele Sindona. Scritto e
diretto da Davide Sacco,
produzione Avamposto Teatro.
Poi c’è “Manuale Distruzione”, di e con Mariantonia
Capriglione, che racconta la
storia di un’attrice che, alla
ricerca della perfezione,
cade nel tunnel della bulimia. La regia è di Raffaele
Romita.
Interessante anche “Achilles: how is a legend made?”,
ispirato a due culture fondanti del teatro: quella greca
con Omero e quella inglese
con Shakespeare, con testi
parlati in greco e in latino
che pongono l’attenzione
sui rapporti tra uomo ed
eroe, libero arbitrio e destino. Le due protagoniste
nei ruoli di Calliope e Clio,
muse della poesia epica e
della storia, assumono via
via i caratteri di Ulisse,
Priamo, Achille e Teti.
“Testaccio spara” invece è
ambientato nella periferia
romana degli anni Settanta,
la regia è di Sandro Torella.
“Suite” è un assolo per at-
trice che interpreta tre personaggi, tre eroine dostoevskiane nei molteplici aspetti
delle relazioni femminili: la
donna e se stessa, la donna
e l’amante, la donna e
l’amore.
“Abbascio A’ Grotta” tratta
del delicato tema della violenza sui minori, uomini,
donne e omosessuali: quattro attori in scena raccontano e vivono esperienze diverse
di
violenza
accomunate dallo stesso tormento.
“Ah… l’Amore l’Amore”, di
Francesca Botti, con Francesca Botti e Sabrina Carletti
e con l’accompagnamento
musicale di Niccolò Sorgato
è un progetto nato “dal mio
innamoramento per Luigi
Tenco – scrive l’autrice dalla passione profonda che
ho sempre nutrito per la sua
arte e insieme per la sua storia. Mi attrae come scrive
d’amore: senza sbavature,
diretto, vero”.
“Alfonsina Storni: la mia
casa è il mare” , diretto e interpretato da Marica Roberto, con la direzione musicale di Paolo Petrilli è la
drammatica storia di una
donna suicida, gettatasi da
uno scoglio dopo una crisi
di dolore derivato dal suo
cancro al seno.
“Altrove” di Simone Ranucci
è uno spettacolo in cui protagonista è l’identità. La regia è di Herbert Simone Paragnani,
con
Matteo
Castellino e Martina Sechi.
“‘Ancora”, a cura della
Compagnia Kalsifer, è uno
studio antropologico itinerante e in fase di continua
elaborazione sulla natura e
i significati delle parole.
Scena minimalista per uno
spettacolo che è un tentativo
di rimanere “ancorati” alle
parole.
“Chi fa da sé fa più fatica..!”,
a cura di CG Teatro è uno
spettacolo che racconta di
due ragazzi legati da una
profonda amicizia: uno
bello, alto e timido; l’altro,
costretto su una sedia a rotelle, furbo, scaltro e intelligente.
“Le Fondamenta dell’Impero”, presentato dalla compagnia Quinta Parete, con
Enrico Lombardi, regia di
Fadia Bassmaji e musiche di
Giancarlo Corcillo è tratto
da un racconto di Luca Balbarini.
Altri spettacoli, tantissimi,
sono in cartellone, tutti
estremamente interessanti:
Anna e altre storie, Ballarò,
Ballatoio, Big Biggi One Man
Show, Bonifacio, Canto clandestino, Choose!, Cose di
questo mondo, Cromosoma
X, Nelle viscere delle poetesse beat, Deae et Medeae,
Delirio registico, Dietro i tuoi
passi. La storia di Peppino
Impastato, Elementos, Finding beauty, Frammenti di
dolore, Futuri voli, Gedeone,
Hamelin,
Hamletelia,
(H)elle, I Pupa, Il bambino
che verrà, Il Protocollo, Il
tempo e la stanza, Il velo
della sposa e l’abbecedario,
Il Venditore di attimi, Improbook – improvvisazioni da
reader!, INbloom, Incepe, Io
sono la luna. Percorsi sull’obesità, Io, mai niente con
nessuno avevo fatto, L’Arte
della fuga, Lei gli direbbe,
Libera uscita, Loop, Microstorie, Monodia, My name,
No, Nothing personal Oh
Yeah!, Oscillazioni, Padroni
delle nostre vite, Pass/ages,
Quarto movimento – Storia
erotica di Nahui Olin, RiEvolution, Riflessioni postume, Schizzata, Senso
unico, Sirene, Stop the M,
Sudo a fermo, Suite, Tableau
revenant, #Tessuto, The
Flying Pinter Circus, The
Oyster boy, The white room,
Uomini, Viaggio in un incubo, Walking_NoTav.
E.M.