domani e lunedi` si torna a votare per vincere
Transcript
domani e lunedi` si torna a votare per vincere
Anno II - Numero 134 - Sabato 8 giugno 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Filippo Corridoni n. 23 A ROMA LA MANIFESTAZIONE DI CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE A PIAZZA RISORGIMENTO DOMANI E LUNEDI’ SI TORNA A VOTARE PER VINCERE La Destra lealmente al fianco del sindaco Alemanno: fallito il linciaggio di Francesco Storace asamonica e Onlus. Attorno a queste due parole si è giocata l'ultima sfida per le comunali di Roma. La prima riguarda il tentativo fallito di mettere in mezzo il sindaco Alemanno in una storiaccia che era invece una bolla di sapone, la seconda concerne una storia di assenza di trasparenza su cui il candidato sindaco della sinistra capitolina, Ignazio Marino, deve andare oltre i farfugliamenti di circostanza e dire la verità. Il linciaggio del sindaco in carica si è rivelato un bluff. Il comportamento del sindaco aspirante e' tutto da verificare. Giovedì sera il primo cittadino, a SKY, si è battuto come un leone, sfoggiando la competenza che manca al suo rivale. E ieri sera ha ricevuto in piazza Risorgimento l'abbraccio e l'incoraggiamento del nostro popolo. Noi domani e lunedì torneremo alle urne per riportare in Campidoglio Gianni Alemanno. La partita e' molto diversa rispetto al 2008. Allora eravamo divisi, fra noi e lui c'era ancora il rancore provocato dal tradimento di Gianfranco Fini, non c'era la serenità necessaria a stare insieme. Oggi no. Oggi combat- C Palermo: il contrattacco di Mario Mori tiamo insieme per vari motivi. Da una parte perché il Pdl ha cessato con la sua sindrome di autosufficienza; in questa campagna elettorale nessuno ha osato offendere quelli che era abituato a chiamare i piccoli partiti. La nostra e' una storia grande. E poi il programma. Abbiamo contribuito a scriverlo, ci sono scelte precise. Anzitutto su Equitalia. Sono anni che La Destra batte su questo tasto, invocando umanità nel rapporto tra fisco e contribuente. Stop, Alemanno caccia Equitalia da Roma. La riscossione non avverrà più con le mani sul collo del cittadino. La nostra puntualità svizzera. Nel fuggire Una volta gli italiani andavano in Svizzera per portare valigette piene di soldi. Prima ancora per cercare fortuna nelle miniere o sui cantieri. Adesso stanno tornando oltre frontiera, per lavorare sì, ma per lavorare bene. Ovvero: meno burocrazia e meno tasse sul lavoro: qui da noi, per ogni stipendio di mille euro che un datore mette nella busta paga di un dipendente, devi darne almeno 1.300 allo Stato tra altre tasse e previdenze varie. E così, sono a decine di migliaia gli italiani, professionisti e imprenditori dei più diversi settori, che negli ultimi due anni hanno trasferito armi, bagagli e lavoro da Lugano su, scappando via soprattutto dalla vicina Lombardia e dal Veneto. Insomma, una bella fetta di quell’Italia che produce e lavora, adesso lo fa tra le mucche alpine e le amiche della signora Michelle Hunziker. Nel solo Canton Ticino, sono quasi 150 le aziende italiane che hanno scelto quelle lande e quelle tasse, piuttosto che le code sulla Venezia-Trieste e il triste seguito dei bollettini di pagamento inviati per conto di Monti e dei suoi pseudo-tecnici. I stato il giorno delle precisazioni, ieri, a Palermo. In Tribunale è stato il turno dell’autodifesa del generale Mario Mori, accusato di favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra e, nello specifico, di aver impedito l’arresto di Bernardo Provenzano nel 1995. “La ricostruzione di Riccio potrebbe essere ingannevole e messa insieme solo per motivi personali”. Ha dichiarato l’allora colonnello dei Ros, parlando del suo collega ed accusatore Michele Riccio, principale teste della pubblica accusa. Non si è risparmiato Mori, parlando di “processo mediatico, con accuse e teorie suggestive sostenute da un gruppo di politici, oltre che dai pm Ingroia e Di Matteo”. E ce n’è per tutti, anche per Massimo Ciancimino “le sue dichiarazioni sono state lo spericolato tentativo di ricostruzioni deviate, volte esclusivamente alla propria tutela”. Grazia Bontà a pag. 4 Colosimo e Sarra a pag. 7 Imprenditori e professionisti varcano il confine. Non per evadere le tasse, ma per lavorare di Igor Traboni È Saremo intolleranti. Intolleranti contro i furbetti e i delinquenti, questa città ha diritto di sapere chi la abita e con quale reddito. Se non hai quattrini per campare onestamente da noi te ne torni a casa tua. Daremo case alle povera gente. In regione, Teodoro Buontempo, uno dei protagonisti che più e' mancato in questa campagna elettorale, ci ha lasciato in eredità un primo, grande segnale di legislazione per i più deboli col mutuo sociale. Sarà norma da attuare con la nuova amministrazione di Gianni Alemanno. Ma soprattutto renderemo giustizia a tanti italiani precipitati negli inferi della povertà. Il welfare, le stesse case popolare, gli asili nido spettano prima agli italiani e poi agli stranieri. Si chiama Quoziente Italia la nostra rivoluzione e in Campidoglio e nel primo municipio di Roma, dove compete il nostro Sergio Marchi, diventerà realtà. Alla sinistra lasciamo il livore che la caratterizza e il relativismo etico che la accompagna. Da lunedì a Roma ci sarà più giustizia sociale. Dipenderà solo da quanta gente riusciremo a portare alle urne. Ne vale la pena di fare qualche telefonata in più. Intervistando molti di questi nuovi emigrati italiani, il settimanale Panorama – che all’argomento dedica la copertina dell’ultimo numero in edicola, ha scoperto che non partono più alla ricerca di strumenti per frodare il fisco, ma cercano per l’appunto soprattutto la libertà dai tanti, troppi vincoli burocratici che di qua dal confine legano l’economia e la vita. E’ solo l’ennesimo segnale dei pezzi cui è ridotta l’economia italiana: nei giorni scorsi sul Giornale d’Italia abbiamo raccontato di come molti imprenditori italiani, dopo il boom dei decenni scorsi in Romania e Bulgaria, adesso preferiscono addirittura andare a produrre in Paesi come la vicina Albania. Lì da un tempo partivano i barconi degli immigrati diretti verso le nostre sponde, “l’america”, come cedevano (e forse era anche vero, appena un decennio fa). Adesso “l’Albania siamo noi”, come abbiamo titolato l’altro giorno: qualche lettore ha storto il naso per l’accostamento, ma tant’è. Dobbiamo convenirne, c’è poco da fare. E se ieri i giovani industriali hanno lanciato l’ennesimo grido d’allarme (“La rivolta è vicina”, come raccontiamo a pagina 3) è un ulteriore campanello d’allarme. A furia di sentirli suonare, è vero, ci siamo un po’ assuefatti. Ma restare sordi e far finta di niente è ancora peggio. Attualità Economia Napolitano rilancia l’allarme carceri I giovani industriali: Le tremende frontiere Erdogan torna la rivolta è vicina del turismo sessuale ma resta la tensione a pag. 2 Primo piano a pag. 3 Carola Parisi a pag. 4 Turchia Federico Campoli a pag. 6 GAY PRIDE A ROMA IL ROVESCIO DEL DIRITTO di Robert Vignola ay Pride a Roma, evviva! Puntuale come una bolletta d'Equitalia, si è aperta ieri con le prime sobrissime manifestazioni l'ennesima edizione del programma annuale, che culminerà tra una settimana nella sfilata attraverso i luoghi simbolo della Capitale. Si sa, si tratta di una iniziativa che ha ormai poco di nuovo, e che si inserisce peraltro nel solco di quelle contestazioni del "tutto e subito" ben rappresentate da un certo Sessantotto, quello al quale Ignazio Marino partecipò (da tredicenne...). Perciò, alle signore e ai signori (qualcuno si dovrà pur citarlo prima: per galanteria cominciamo dalle donne) che parteciperanno al ricco programma tutto deve essere permesso, pena la damnatio memoriae per omofobia, in attesa del relativo reato penale che vorranno suggerire al Parlamento. Perché prendere a calci un anziano, un bambino o una donna incinta è meno grave che opporsi a uno di loro, come noto... Ma tant'è. Nel "tutto possibile" è compreso anche il violare, ovviamente sotto traccia, le più elementari norme della campagna elettorale. Perché oggi a Roma dovrebbe essere il giorno del silenzio, della riflessione prima del voto. Il che non è possibile per sms, facebook, twitter e compagnia cantando, ma dovrebbe esserlo almeno per i gazebo. Non è così: in giro per la Capitale ce ne saranno, sotto la bandiera arcobaleno del gay pride. E mica è politica, diranno alcuni. No? Basta guardare il "documento politico" e la "piattaforma rivendicativa" della manifestazione (che saranno distribuiti come "materiale informativo") per accorgersi di quanto essa ricalchi tanti punti del programma di uno dei candidati in lizza. Insomma siamo alle solite: chiedendo i propri diritti, calpestano quelli degli altri. Il rovescio del diritto. G Cronaca L’Italia dei furbetti, troppi falsi invalidi Paolo Signorelli a pag. 8 2 Sabato 8 giugno 2013 Attualità Il capo dello Stato è tornato sul tema delle lacune del sistema detentivo, invitando governo e parlamento a fare presto Carceri, Napolitano:“Situazione inammissibile” e ''carenze del sistema carcerario hanno raggiunto soglie di criticita' non piu' ammissibili'': così ieri il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è tornato sul tema, inviando un messaggio al Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Tamburino, in occasione del 196° anniversario della fondazione del Corpo. Napolitano – secondo il testo reso noto dal Quirinale – ha dapprima espresso ''alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria il piu' sentito apprezzamento per l'impegno generoso e la sempre maggiore professionalita' con cui adempiono alle loro funzioni. Nell'esercizio dell'attivita' di vigilanza loro affidata prosegue Napolitano - essi fronteggiano quotidianamente le situazioni di disagio, di sofferenza e di rischio che la pesante realta' carceraria comporta consentendo di far fronte, con spirito di abnegazione e profondo senso dell'istituzione, alle carenze del sistema, che hanno raggiunto soglie L LABRIOLA E FURNARI VIA DAI 5 STELLE GRILLO: LA RETE ‘TRITURA’ I DUE TRANSFUGHI D ue grillini lasciano il Movimento 5 Stelle e passano al Gruppo Misto. Si tratta di Vincenza Labriola e Alessandro Furnari, che hanno deciso di abbandonare Beppe Grillo, come peraltro già preannunciato. E adesso, puntuali, per i due arrivano gli insulti della Rete da parte degli ex amici grillini. In realtà, Furnari, su Facebook, aveva annunciato la decisione con le relative spiegazioni entro l'inizio della possima settimana. "I giornalisti possono sbagliare puo' capitare di distrarsi e scrivere una cosa per un'altra. Sono sempre stato per la chiusura dell'area a caldo dell'Ilva, "lo sono ancora e lo saro' sempre". Dicevamo delle reazioni sulla Rete: Giuseppe D'Ambrosio, grillino fedele alla linea e presidente della Giunta delle elezioni, crea un link con la foto di Labriola e saluta: "Benvenuta nel fritto misto". Molto meno teneri altri commenti: CLAUDIO FAVA (SEL) ATTACCA IL QUIRINALE SULLA MANCATA NOMINA AL COPASIR di criticita' non piu' ammissibili''. ''Come ho avuto occasione di ricordare – ha sottolineato il presidente della Repubblica - e' da considerare importante il 'comune riconoscimento obbiettivo della gravita' e estrema urgenza della questione carceraria', che rientra tra le priorita' di azione del nuovo governo. Si richiedono ora decisioni non piu' procrastinabili per il superamento di una realta' degradante per i detenuti e per la stessa Polizia Penitenziaria che in essa opera, al fine di assicurare l'effettivo rispetto del dettato costituzionale sulla funzione rieducativa della pena e sul senso di umanita' cui debbono corrispondere i trattamenti relativi all'espiazione delle condanne penali''. ''Auspico pertanto che il parlamento e il governo - anche riprendendo il disegno di legge sulla modifica del sistema sanzionatorio non giunto a definitiva approvazione nella precedente legislatura a causa della sua fine anticipata - assumano rapide decisioni che conducano a dei primi risultati concreti''. "Tutti quei soldi non si potevano proprio buttare!", scrivono gli attivisti indignati. E sul profilo di Furnari: "Eliminiamolo in gran massa dai nostri contatti... non ci merita...". "Furnari sei una m.... di uomo". Molto acido infine l'addio ufficiale dal parte del gruppo grillino di Montecitorio: " Auguri a Vincenza Labriola e Alessandro Furnari di buon lavoro con l'auspicio che riescano a concretizzare molti efficaci progetti di legge: nel MoVimento 5 Stelle non sono infatti riusciti a proporne neppure uno, oltre ad aver apposto le loro firme a progetti altrui, siglando appena un paio di interrogazioni in due, in tre mesi di lavoro. Siamo certi che al gruppo misto lavoreranno molto meglio anche considerando che saranno finalmente liberi di disporre di tutto il denaro spettante senza dover piu' adempiere agli impegni presi con il codice di comportamento e col 'fastidioso' Beppe Grillo". a Claudio Fava, tra i massimi esponenti del partito di Nichi Vendola e scottato dalla mancata elezione al vertice del Copasir, arrivano strali nei confronti del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Sono molto preoccupato e addolorato per il modo in cui è maturata la decisone tra Pd e Pdl. Credo che, quanto accaduto, sia un vulnus per la democrazia, non per me". Queste la dichiarazione rilasciata da Claudio Fava a Tgcom24, a proposito della sua mancata elezione a presidente del Copasir. "Il Quirinale - ha osservato l'ex europarlamentare, a suo tempo responsabile del rapporto di Strasburgo sulle cosiddette 'ren- D Appalti G8, “congelati” beni mobili e immobili per 13 milioni di euro Balducci, secondo sequestro in 20 giorni Il processo che lo vede imputato per corruzione comincerà il 30 settembre mmobili, auto, moto, quote societarie e conti bancari. Nuovo maxi sequestro di beni ad Angelo Balducci, ex Provveditore alle Opere Pubbliche, per oltre 13 milioni di euro. Solo 20 giorni fa (era il 17 maggio), su mandato della Procura di Roma, i carabinieri del Ros avevano posto i sigilli a una villa con piscina, appartamenti nel centro storico della Capitale, abitazioni nel Cadore (Dolomiti) e in provincia di Pesaro. Ebbene sì, ci risiamo. Il Procuratore Capo Giuseppe Pignatone, ieri, ha disposto un altro sequestro, l’ennesimo che colpisce l’ingegnere romano e la sua famiglia, più precisamente la moglie, Rossana Thau, e tutti e due i figli, Lorenzo e Filippo, intestatari di molti beni, mobili ed immobili. Agli inquirenti, non sembra proprio essere andata giù la discussa sentenza di assoluzione al processo per i mondiali di nuoto “Roma 2009”. E lo stanno di- I mostrando con i fatti. E’ una primavera davvero amara per l’ex direttore generale del Servizio Integrato Infrastrutture e Trasporti per le regioni Lazio, Abruzzo e Sardegna. La nuova operazione, infatti, è solo l’ultima di una lunghissima serie. Questa volta, però, è stato colpito tutto il suo intero patrimonio. Scacco matto, dunque, ad un vero e proprio “impero”. Tra i beni colpiti, infatti, un lussuoso casale con piscina e relativi terreni a Montepulciano (Siena), la cui edificazione e ristrutturazione è stata curata – guarda caso – proprio dall’impresa Anemone. “Si tratta – spiegano i finanzieri - di uno dei primi casi di applicazione di una misura di sicurezza a carattere patrimoniale nei confronti di soggetti la cui pericolosità deriva non dall’appartenenza al crimine organizzato ma dal ripetuto coinvolgimento nei cosiddetti reati dei ‘colletti bianchi’”(dall'americano white-collar worker, che identifica quei Continua l’iter processuale del caso Ruby 2: ascoltata Nicole Minetti Con Berlusconi? Fu amore vero Nuove dichiarazioni in aula per l’ex consigliera della Regione Lombardia Tengo a precisare che il mio è stato un sentimento d'amore vero per Silvio Berlusconi”: queste le parole che ha pronunciato Nicole Minetti in tribunale durante l'udienza del processo Ruby 2, nel quale è imputata con Emilio Fede e Lele Mora. La donna ha reso dichiarazioni spontanee sulla vicenda di Arcore ribadendo :” Ho conosciuto Berlusconi nel 2008. Dovevo seguire un percorso di studio di igienista dentale al San Raffaele e nel frattempo facevo qualche lavoretto per avere soldini in più. Silvio cominciò a corteggiarmi al San Raffaele. Iniziò da parte sua un discreto “pressing”, e non nego di essere rimasta affascinata da lui. Tra noi nacque un rapporto di amicizia e poi una relazione sentimentale che si concluse alla fine di quell'anno. Al di là delle critiche, tengo a precisare che il mio è stato un sentimento d'amore vero per Silvio Berlusconi. Ciò detto, va da sé che iniziai a frequentare il presidente e le sue abitazioni. Partecipavo a cene, “ ditions', i sequestri di persona di presunti estremisti islamici da parte dei sevizi segreti statunitensi - è sempre molto attento nel rispondere rettificando quando viene chiamato in causa a sproposito. In queste settimane ho letto decine di volte giornali che parlavano di un veto da parte del Quirinale ma non è arrivata alcuna smentita da parte del presidente Napolitano. Di questo ne prendo atto". Secondo Fava "il Copasir non ha mai funzionato per ciò che dovrebbe essere. Forse una presidenza nel segno dell'indipendenza e dello stretto contatto con le responsabilità col Parlamento è stato considerato non un elemento di forza ma di preoccupazione" pranzi ed è successo che mi fermassi sua ospite per più giorni presso le sue residenze. Così come capitava che parlassimo del mio futuro e di quello che avrei voluto fare dopo la laurea. Era chiaro, avendo noi una relazione sentimentale, che egli sarebbe stato felice di aiutarmi”. Quindi una relazione esclusiva e di forte sintonia quella che teneva uniti la Minetti all’ex Premier. Moralismo e una forte campagna di odio portata avanti dai mezzi di comunicazione, il movente principale di questa storia che ha “scatenato su di me”- ha proseguito l’ex consigliera regionale -“ una feroce campagna di odio e diffamazione portata avanti con ogni mezzo”. Minetti ha inoltre parlato di una «ondata di disprezzo ovunque, per strada, al bar, al ristorante, sui social network, ho ricevuto e continuo a ricevere insulti, minacce e aggressioni». Riguardo la vicenda Ruby, la Minetti ha inoltre dichiarato di aver fatto solo il bene della ragazza:” Per permettere che tornasse a casa sua, lavoratori che svolgono mansioni meno fisiche, ma spesso più remunerate rispetto ai colletti blu che svolgono il lavoro manuale ndr). Al centro delle indagini, “un esteso e sistematico fenomeno di corruzione definito da alcuni dei soggetti intercettati come ‘sistema gelatinoso’ che, dal 1999, ha consentito la metodica assegnazione di rilevantissimi appalti pubblici gestiti dalle strutture dirette da Balducci ad un numero chiuso di imprese favorite, la maggior parte facenti capo all’imprenditore Diego Anemone”. Quella che è stata definita come la “cricca degli appalti del G8”, sarà processata il 30 settembre 2008. L’accusa, per Balducci, Anemone e l’ex dirigente del ministero dei Beni Culturali Gaetano Blandini è di corruzione. A giudicarli, sarà l’ottava sezione penale del Tribunale di Roma. Federico Colosimo A GERONZI CINQUE ANNI PER BANCAROTTA PARMALAT-CIAPPAZZI: CONFERMATE LE CONDANNE giudici della Corte d'Appello di Bologna hanno confermato le condanne inflitte in primo grado all'ex presidente di Banca di RomaCapitalia Cesare Geronzi e l'allora dg di Capitalia Matteo Arpe per la vicenda della vendita delle acque minerali Ciappazzi, filone nato dall'inchiesta sul crac Parmalat. Il 29 novembre 2011 Geronzi era I stato condannato dal tribunale di Parma a cinque anni per bancarotta e usura. Per Arpe, ai tempi dei reati contestati dg di Capitalia, c'era stata una condanna per bancarotta a tre anni e sette mesi. Confermate, come chiesto dal procuratore generale Umberto Palma, anche le condanne per gli altri sei imputati. come tra l'altro mi aveva detto il funzionario Giorgia Iafrate. Totale rifiuto per le illazioni riguardo la gestione delle case in via Olgettina, mentre a Don Verzè attribuisce il suo ingresso in politica: “Il presidente Berlusconi mi disse - ha chiarito Minetti - che don Verzè avrebbe avuto piacere ad avere un rappresentante dell'istituto in consiglio regionale. Io accettai con gioia e inconsapevolezza, ma a quel ruolo non ero pronta”. Francesca Ceccarelli 3 Sabato 8 giugno 2013 Attualità Gli imprenditori under 35 di Confindustria non ne possono più di tasse e costo del lavoro e lanciano l’allarme I giovani industriali: la rivolta è vicina di Igor Traboni Senza prospettive per il futuro, l'unica prospettiva diventa la rivolta. Ora la disoccupazione giovanile è al 40,5% che sale di 10 punti al Sud, una contrazione della produzione del 25% ed un Pil atteso per fine anno ancora in calo". Così il presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli, dal palco del consueto convegno di Santa Margherita Ligure - "La sfida è una, perseguire insieme sviluppo, libertà economica e coesione sociale – ha aggiunto Morelli - Da cittadini esigiamo un governo che dia un progetto concreto di futuro, che disegni l'Italia che sarà fra dieci anni. La capacità di visione per un leader è essenziale. Non servono banderuole ma persone preparate e capaci, salde, nella furia dei venti e degli eventi. Non un governo che faccia miracoli, ma che agisca sulla competitività del paese. Miracoli no, statisti sì". I giovani imprenditori, inoltre, bocciano le prime mosse dell'esecutivo: "L'Imu è un'imposta che pesa su tante famiglie ma mai quanto il livello di tassazione sul lavoro e le imprese. Un Paese che tassa il reddito da impresa e da lavoro, più “ che quello immobiliare e finanziario, ha rinunciato al proprio sviluppo e mira solo all'autoconservazione e, quindi, al fallimento" perché le imprese "nella competizione internazionale, sono costrette a una lotta impari per il carico fiscale sperequato, i servizi non liberalizzati e il costo dei fattori produttivi". Per Morelli, "puoi essere innovativo quanto vuoi, ma se su 100 euro di profitti il fisco ne lascia 32 mentre all'estero dai 52 ai 65, è difficile vincere e autocapitalizzarsi. Puoi essere il più bravo dei lavoratori, ma se su 100 euro pagati dall'azienda te ne arrivano in tasca solo 46 è difficile sopravvivere", ha sottolineato Morelli. Il leader dei giovani industriali ha quindi ribadito il "no" ai sussidi a pioggia, e al reddito di cittadinanza, tanto caro invece ai grilli. Molto meglio – secondo i giovani imprenditori - il reddito minimo a tempo ''legato alla ricerca di lavoro e alla formazione. Il mercato del lavoro si è trasformato ma i mezzi con cui rispondiamo alle criticità sono rimasti indietro. Serve uno strumento universale e flessibile: non il sussidio a pioggia del reddito di cittadinanza ma un reddito minimo a tempo legato alla ricerca di lavoro e alla formazione", precisa. L’ACCORDO CON I SINDACATI SULLA RAPPRESENTATIVITÀ Un patto su misura n musica quando un accordo è in tonalità minore si definisce “sottotono” in quanto manca della pienezza e della risolutività di un accordo che, appunto, si chiama maggiore. Applicando questo principio musicale all’accordo raggiunto e siglato tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil sulla Rappresentatività potremmo definire questo atto “un accordo sottotono”. Sottotono anche perché la stragrande maggioranza dei lavoratori nemmeno è a conoscenza della sigla dell’accordo e anche perché la stampa, tranne la notizia diffusa a caldo, non ha dato ulteriori spazi per pubblicizzarlo. Si tratta di un “patto privato” siglato dalla più importante Organizzazione di rappresentanza degli industriali e dai tre maggiori sindacati confederali. Ovviamente le dichiarazioni dei firmatari sono trionfalistiche e mettono in evidenza come l’intesa sia “un fatto storico” che si realizza dopo 60 anni di inutili tentativi. Essendo, come detto sopra, un “patto privato” non ci permettiamo di criticare il risultato che, in verità, non ci sembra “storico” ma assomiglia più ad una “toppa” messa su un sistema di relazioni industriali che vedeva in crisi il modello degli anni ’70 che, di fatto, aveva egemonizzato da parte della Triplice I Sindacale i rapporti con le controparti. Nel trentennio seguente gli anni ’70 e con la nascita di nuove sigle legate all’autonomia o con la crescita di sigle come l’ UGL (ex Cisnal) il potere contrattuale di Cgil, Cisl e Uil è andato diminuendo di pari passo con il numero dei suoi iscritti. Anche il “sodalizio a tre ” si è incrinato ed è iniziata l’era degli accordi separati o meglio degli accordi non firmati dalla Cgil. Oggi con questo “accordo toppa” di fatto la Triplice Sindacale cerca di riprendersi un “monopolio sindacale” scavalcando anche il Legislatore e se si analizza bene il contenuto dell’accordo anche la Costituzione Italiana. In pratica mentre esiste una Legge, la n° 300 del 1970 denominata “Statuto dei Lavoratori”, che offre la possibilità a tutte le sigle sindacali ritenute rappresentative sulla base di alcuni parametri ormai consolidati anche da sentenza di Giudici del Lavoro, questo accordo scavalca lo Statuto dei Lavoratori e cambia alcune regole di rappresentanza a cominciare dall’impegno della Triplice a non costituire più le Rappresentanze Sindacali Aziendali che, di fronte alla Legge, mettono tutti i sindacati sullo stesso piano con gli stessi diritti. Al centro della Rappresentanza viene posta la RSU eletta direttamente nei posti di lavoro con voto proporzionale e viene considerato anche il numero degli iscritti al sindacato affidando un ruolo all’Inps, quale “ipotetico” certificatore del numero degli iscritti. Questo potrà avvenire per quanto riguarda i pensionati ma non capiamo come l’Inps potrò certificare le deleghe che passano direttamente dalle aziende o che vengono rilasciate direttamente dalle sedi sindacali. Inoltre se un eletto nella RSU cambia appartenenza sindacale, decade dalla carica ed è automaticamente sostituito con il primo dei non eletti della lista di originaria appartenenza con buona pace della scelta del lavoratore che vota il singolo e non la sigla. Immaginiamo se tale norma venisse attuata in Parlamento con i “cambi di casacca” degli ultimi anni cosa sarebbe successo. In sintesi il solito “pateracchio” tutto Italiano che serve ad evitare che quanto previsto dalla Costituzione all’articolo 39, in materia rappresentanza sindacale, possa essere attuato. Se poi pensiamo che i lavoratori ufficialmente iscritti con “delega sindacale” rappresentano circa il 30% dei lavoratori italiani si capisce come l’accordo serve solo a far fuori altre sigle legate all’autonomia sindacale. Ripetiamo: è un accordo tra le parti e quindi vincola solo gli estensori. Una cosa è certa: la Democrazia Sindacale è un'altra cosa. Massimo Visconti 4 Sabato 8 giugno 2013 Primo piano La dura replica all’accusa: “Non sono mai venuto meno al giuramento di fedeltà alla Repubblica” Il Generale Mario Mori all’attacco Nella sua autodifesa davanti al Tribunale di Palermo parla di “un processo mediatico” architettato dai pm Ingroia e De Matteo – “Ciancimino? Da parte sua solo ricostruzioni deviate per tutelare se stesso” a aspettato in silenzio, il generale Mario Mori. Ha lasciato che, per settimane, i pm di Palermo infangassero il suo nome, quello dei suoi colleghi (il generale Antonio Subranni e l’allora capitano Giuseppe De Donno) e tutto il lavoro svolto dal Ros in anni e anni di lotta alla mafia. Ieri, però, è arrivato il suo turno di parlare in aula. Così, l’ex braccio destro di Carlo Alberto dalla Chiesa ha potuto replicare punto per punto a tutte le accuse rivoltegli. Il processo che lo vede protagonista è quello nato dalla “costola” dell’inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato-mafia. È accusato di un capo d’imputazione gravissimo (e vergognoso): favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra. Mori, assieme al suo collega, il colonnello Mauro Obinu, avrebbe materialmente impedito al colonnello Michele Riccio (testimone principale della pubblica accusa) di procedere all’arresto di Bernardo Provenzano. A detta di Mori, Riccio è da considerarsi del tutto inattendibile. Il colonnello sostiene di aver ricevuto pressioni da parte del Ros, “ma questo è falso” replica aspramente il Generale. Non solo, Mori spiega per filo e per segno tutte le contraddizioni della testimonianza del suo collega: “nella relazione concernente i contenuti dell'incontro avuto l'1 novembre 1995 con Riccio, lo stesso magistrato inquirente –ha H Come nasce la vicenda ul capo di Mario Mori pendono due accuse, una più infamante dell’altra. Nel primo caso, il Generale è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Da questa inchiesta sarebbe poi sorto un secondo procedimento indipendente, per quanto riguarda la mancata cattura di Bernardo Provenzano. Secondo la tesi avanzata dai pm, il boss dei corleonesi avrebbe aiutato le forze dell’ordine nell’arresto di Totò Riina (avvenuta nel 1993). Questo solo in seguito ad un patto fra i vertici del Ros (il generale Antonio Subranni, l’allora colonnello Mori e il capitano Giuseppe De Donno) i quali avrebbero garantito la latitanza a Provenzano, in cambio di una tregua da parte di Cosa nostra. La libertà del capo della Cupola, per porre fine alla drammatica serie di stragi dinamitarde che avevano insanguinato l’Italia fino al ’93. Mori è attualmente sotto processo da parte del Tribunale di Palermo, così come il colonnello Mauro Obinu, per favoreggiamento alla mafia. Secondo il principale testimone d'accusa, il colonnello Michele Riccio, già querelato dai denunciati, furono Mori e Obinu ad impedirgli di catturare Provenzano in un casolare di Mezzojuso (PA), nel ’95, indicato dal mafioso suo confidente Luigi Ilardo, poi assassinato come la residenza del boss. Nel processo si è poi aggiunta la testimonianza di Massimo Ciancimino, il quale riferisce di contatti, con il padre Don Vito. spiegato Mori- ha sostenuto di avere avuto solo un resoconto generico degli avvenimenti del giorno prima al bivio di Mezzojuso (luogo in cui sarebbe dovuto avvenire il fantomatico arresto, ndr) e, soprattutto, che Riccio gli parlò di un incontro della fonte (un pentito che collaborava con Riccio, ndr) con Nicola Greco e non con Provenzano. Questa circostanza, ovviamente, mette seriamente in dubbio la ricostruzione di Riccio circa l'incontro tra Ilardo (il “pentito”, ndr) e Provenzano, inducendo anche a ritenere la possibilità di una ricostruzione ingannevole messa in piedi dallo stesso Riccio per esclusivi fini personali”. Ne ha per tutti il Generale. Non si limita a “sbugiardare” il colonnello che lo ha indicato come un favoreggiatore di Cosa nostra. Nelle 165 pagine di autodifesa lette davanti ai giudici di Palermo attacca l’intero sistema che lo ha accusato. “Un composito movimento di opinione sostiene inesistenti ipotesi e teorie suggestive”. A sostenere queste suggestive tesi sono quasi tutti esponenti politici: Sonia Alfano, Beppe Lumia, Antonio Di Pietro, Fabio Granata, Angela Di Napoli, Luigi Li Gotti, Loeluca Orlando e Rosario Crocetta. Parla di un “processo mediatico” influenzato “sia dai continui giudizi ed esternazioni delle associazioni antimafia, sia dai politici, sia soprattutto dai magistrati titolari del procedimento Nino Di Matteo ed Antonio Ingroia che si sarebbero dovuti astenere dalle dichiarazioni su queste vicende sui giornali ed in tv, come del resto hanno indicato alcuni loro colleghi”. Mori fa riferimento alle continue interviste rilasciate da Ingroia a Il Fatto Quotidiano e ad alcune trasmissioni televisive, mentre ancora esercitava la sua professione di magistrato, parlando di un’inchiesta in corso. “Questo approccio (mediatico-politico, ndr) – ha proseguito Mori- mira a far prevalere una ben precisa interpretazione su origini, movimenti, sviluppi dei fatti più eclatanti dell’attività mafiosa degli ultimi vent’anni, prevedendo precise connivenze e puntuali favoreggiamenti da parte di alcune Istituzioni dello Stato”. Subito dopo il Generale ha sdegnosamente respinto l’accusa di aver tradito il giuramento fatto alla Repubblica: “tante prestigiose personalità che nel tempo hanno avuto modo di conoscermi hanno affermato inequivocabilmente il contrario”. Le parole più dure, Mario Mori le riserva per Massimo Ciancimino, il figlio dell’ex Sindaco di Palermo Don Vito. Da parte sua sarebbero arrivate “manovre depistanti, (già più volte stigmatizzate in sede giudiziaria)”, nonché “lo spericolato tentativo di ricostruzioni deviate, volte esclusivamente alla propria tutela”. Il Generale ha poi ribadito come i contatti con Vito Ciancimino ci siano stati, ma non per iniziare una fantomatica trattativa. “Il mio intento nell'incontrare personalmente l'ex sindaco di Palermo, in quel drammatico periodo segnato dalle stragi di Capaci e via D'Amelio, era quello di acquisire il maggior numero di elementi informativi possibili su 'cosa nostra', rivolgendomi non ai soliti confidenti da quattro soldi, ma a chi ritenevo in grado di fornirmi indicazioni utili a contestualizzare ciò che stava accedendo”. Come si suol dire, la miglior difesa, in certi casi, è l’attacco. Il processo è ancora alle battute iniziali, ma di certo Mori ha già detto la sua, in una vera e propria contro-requisitoria. Grazia Bontà Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. S Il relax ha una nuova casa. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it Chi è il l’imputato ato a Postumia Grotte, nel ’39, in quella che allora era la Venezia Giulia italiana, Mario Mori ha dedicato la sua intera esistenza all’Arma. Entra nel Carabinieri quando è giovanissimo e comincia a collaborare quasi subito con il Sid. Il giorno del rapimento di Aldo Moro viene nominato responsabile della Sezione Anticrimine del Reparto Operativo di Roma. Comincia così la sua battaglia per la lotta contro il terrorismo, al fianco del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sbarca a Palermo nell’86. Dopo due anni di servizio presso lo Stato Maggiore dell’Arma, assume il comando del Gruppo carabinieri Palermo 1, incarico che manterrà fino al settembre 1990. È in quell’anno, infatti, che nasce il Ros (Raggruppamento Operativo Speciale) di cui Mori sarà uno dei fondatori. Per tutta la sua permanenza in Sicilia, si dedica strenuamente alla lotta contro Cosa nostra. Promosso Generale, resta a Palermo fino al 2001, quando viene nominato prefetto e direttore del SISDE (il Servizio Informazioni per la Sicurezza Democratica), di cui resterà responsabile fino al 2006. È in questo periodo che Mori dirige l’operazione che porterà alla cattura dell’ex brigatista Rita Algranati, una delle responsabili dell’omicidio Moro. Ad oggi, Mori è imputato in due processi, entrambi a Palermo. Uno per favoreggiamento nei confronti Cosa nostra (nell’ambito della cattura di Bernardo Provenzano) ed un altro per concorso esterno in associazione mafiosa, nella famosa inchiesta sulla presunta trattativa N 5 Sabato 8 giugno 2013 Società Sono un milione i turisti sessuali di tutto il mondo che cercano bambine ed adolescenti nei Paesi più poveri L’ignobile caccia delle minorenni Gli italiani in cima alla lista dei ‘predatori’. In 80mila, tra i 20 e i 40 anni, ogni anno vanno alla ricerca di ragazzine. Tra le mete più ambite: Brasile, Ucraina, Thailandia e Kenya di Carola Parisi LA CAMPAGNA n viaggio, l’occasione di un evento, un luogo lontano, povero. Ragazzine, spesso anche bambine, vendute al miglior offerente, a chi decide di salire su un aereo ed andare a comprare un giovane corpo. È il turismo sessuale. Esisto veri e propri luoghi ‘sacri’ (che quasi sempre coincidono con i paesi più poveri del mondo) dove un milione di persone si recano per cercare adolescenti e bambini. Un fenomeno che ci riguarda tristemente da vicino. Gli italiani, infatti, sono ai primi posti per sfruttamento della prostituzione minorile all’estero. Il turismo sessuale è il terzo traffico illegale per ordine d’importanza, dopo droga e armi, a tal punto da essere un fenomeno di rilevanza mondiale. Si tratta di viaggi organizzati dagli operatori del settore turistico, o da esterni che usano le proprie strutture e reti, con l'intento primario di offrire, compreso nel pacchetto volo ed albergo, anche la compagnia di ragazze e ragazzi del luogo che per poco denaro si prostituiscono. Questo tipo di ‘migrazione’ ‘Un altro viaggio è possibile’ U ha conseguenze sociali e culturali sia per i Paesi d'origine sia per quelli di destinazione, particolarmente in quelle situazioni dove si sfruttano le diseguaglianze di sesso, età, condizione sociale e economica delle popolazioni. In occasione di grandi eventi come è stato per gli ultimi Europei di calcio in Polonia ed Ucraina, o come sarà per i prossimi Mondiali IL FILM Raccontare la prostituzione minorile in Cambogia n film dal titolo "Parlando con gli alberi" (‘Talking to the trees’), per raccontare il dramma della prostituzione minorile in Cambogia. La pellicola di Guido Freeddi e Ilaria Borrelli, a sostegno di ECPAT (End Child Prostitution Pornography and Trafficking) Italia Onlus. Sarà possibile vederlo via web attraverso il sito www.talkingtothetrees.com. Il film è stato presentato lo scorso anno al Marchè di Cannes, pluripremiato a Los Angeles e Miami (al Womens Internazional Film and Festival).Una donna europea scopre che suo marito è un turista sessuale con minori in Cambogia, e decide di rischiare la vita per salvare tre bambini da un bordello. Un film drammatico che racconta il lato più oscuro della Cambogia. Ilaria Borrelli, regista e protagonista del film insieme al marito Guido Freddi, amici di ECPAT Italia, sono al loro terzo film. "Talking to the trees" è un viaggio nei meandri della giungla cambogiana alla ricerca delle famiglie e della libertà per le ragazze vendute e costrette a prostituirsi all'età di 11 anni. C.P. U Giro d'Italia' per arginare il fenomeno del turismo sessuale a danno di minorenni, sempre più dilagante. A farsi promotore dell'iniziativa che vedrà in tantissimi su due ruote per dire stop al turismo del sesso, Ecpat (End Child Prostitution Pornography and Trafficking) Italia, la Onlus che dal 1990 è presente in settanta paesi e difende i diritti dei bambini dalla prostituzione, dal turismo sessuale e da tutte le altre forme di sfruttamento sessuale dei minori. L'appuntamento è fissato per il prossimo 9 giugno con la marcia cicloturistica Italia-Brasile organizzata da Ecpat Italia insieme alla Fiab, Federazione Italiana Amici della bicicletta, in vista delle Olimpiadi che vedranno il Brasile protagonista del panorama internazionale dal 2014 al 2016. Oltre alla marcia, in molte città italiane e brasiliane, è prevista una serie di eventi che coinvolgeranno il mondo della fotografia, della musica, del cinema, della letteratura e dello sport. "Oggi il turismo sessuale con bambini è un problema globale - denuncia Ecpat - Il crescere del turismo di massa e dei voli a basso costo rendono alla portata di tutti un ‘ in Brasile, il numero dei vacanzieri interessati al calcio e ad un po’ di trasgressione lontano da casa, aumenta vertiginosamente. I viaggi. Il turismo sessuale non è un fenomeno ristretto a quei turisti occidentali che, per conto proprio, si recano in determinati Paesi poveri con l’intenzione di praticarlo, ma è un business che si appoggia su un ampio e intricato complesso di strutture turistiche legali che lo promuovono e incentivano, agenzie, tour operator, compagnie aeree, strutture ricettive e di intrattenimento, guadagnandoci sopra cifre astronomiche, e su una fitta rete di complicità e coperture che comprende anche istituzioni pubbliche dei Paesi colpiti. I turisti del sesso arrivano con programmi serviti da agenzie compiacenti, che offrono settimane di relax in cui la compagnia di bambini per scopi sessuali è inclusa nel prezzo. Altre volte i "coccodrilli", come vengono chiamati i pedofili dai bambini di Bangkok, si affidano ai mediatori locali che durante il giorno frequentano le spiagge distribuendo volantini che pubblicizzano locali notturni e bar per soli uomini. Il programma è sempre lo stesso: night club, discoteche e locali vari propongono al cliente una sorta di menù con tanto di foto di giovani donne. Il turista sceglie, paga, lascia il nome dell’albergo ed il numero di camera, ed esce dopo poco la bambina, o il bambino, arriva all’appuntamento e il tutto accade senza alcun rischio. L’impunità è garantita e al massimo si può rischiare una forte multa, che resta comunque abbordabile per le tasche di un occidentale anzi, il più delle volte le autorità locali vengono pagate, dagli stessi mediatori e sfruttatori, per chiudere un occhio. I dati. Il fenomeno del turismo sessuale si è intensificato negli ultimi anni, sia a causa del maggiore impoverimento dei Paesi del Sud, dove i bambini entrano nel giro della prostituzione, spinti dalla miseria, dalla fame e dalla mancanza di lavoro dei familiari, sia a causa dell’aumento del turismo di massa grazie ai sempre più numerosi voli a basso costo diretti verso mete esotiche. Ogni anno almeno 1 milione di persone parte per viaggi a scopo sessuale, 80.000 sono italiani ed hanno tra i 20 ed i 40 anni. Cifre sconcertanti se si pensa che dei turisti il 5% sono pedofili. Un volume di affari complessivo che si aggira tra gli 80 ed i 100 miliardi di dollari (fonte Organizzazione Mondiale del Turismo). I fruitori dello sfruttamento sessuale dei minori sono per il 65% turisti occasionali, per il 30% turisti abituali, per il 5% pedofili. Il 37% dei fruitori ha una fascia d’età dai 31 ai 40 viaggio verso mete esotiche e lontane dal proprio Paese. Internet facilita la conoscenza delle nuove mete e la condivisione di materiale pedopornografico. La situazione economica del 'cliente' e quella del minore posto in vendita aumenta la disparità tra il cosiddetto nord da tutti i ''sud'' del mondo. Si aggiunga, a tutto ciò, una specifica sui nostri connazionali, turisti del sesso con bambini". Negli ultimi anni, dati alla mano, Ecpat denuncia che hanno scalato pesantemente i primi posti di questa terribile "classifica", in Repubblica Dominicana, Colombia, Brasile. "Se prima in alcuni Paesi eravamo fra le prime 4-5 nazionalità, oggi siamo i più presenti in Kenya", spiegano. Le città che hanno aderito: Abruzzo: Giulianova, Vasto. Campania: Napoli, Benevento, Salerno, Pompei. Emilia Romagna: Bologna, Rimini, Ravenna. Lazio: Roma, Ostia. Lombardia: Brescia, Cremona. Piemonte: Torino, Caselette (To). Puglia: Brindisi, Bari, Foggia, Lecce. Sicilia: Catania, Caltagirone, Gela, Palermo, Piazza Armerina, Ragusa, Siracusa. Toscana: Grosseto. Veneto: Padova, Vicenza. C.P. anni e sono per la quasi totalità occidentali. Le vittime del turismo sessuale sono per il 60% comprese in una fascia d’età tra i 13 e i 17 anni, per il 30 % dai 7 ai 12 anni, per il 10% da 0 a 6 anni. Il 75% dei minori coinvolti sono femmine. Le mete del turismo sessuale. Tra le destinazioni più frequentate, il Brasile, il Nepal, il Bangladesh, la Colombia, l’Ucraina, la Bulgaria, la Thailandia. La primaria destinazione del turismo sessuale femminile è invece l'Europa meridionale (principalmente Italia, Ex Yugoslavia, Turchia, Grecia e Spagna), i Caraibi, parte dell'Africa, le Filippine. Il Kenya resta tra i paesi più a rischio: da 10.000 a 15.000 bambine che vivono nelle aree costiere di Malindi, Mombasa, Kalifi e Diani sono coinvolte nella prostituzione occasionale - fino al 30% di tutte le bambine fra i 12 e i 18 anni che vivono in quelle zone. Fra 2.000 o 3.000 bambine e bambini sono inoltre coinvolti nel mercato del sesso a tempo pieno. In Kenya, un rapporto Unicef rileva che il 38% dei clienti dei minori fatti prostituire sono locali, seguiti dagli occidentali: italiani 18%; tedeschi 14%; 12% svizzeri; 8% francesi. Anche la Repubblica Dominicana è a forte turismo sessuale: si stima ci siano almeno 25mila bambini sessualmente sfruttati. La gran parte dei clienti sono locali. La percentuale di turisti e stranieri si aggira attorno al 15%. I paesi di origine più presenti, secondo le stime di Ecpat, sono Canada, Stati Uniti, Italia, Germania e Francia ed alcuni Paesi dell'Est Europa come Russia e Ucraina. Le ragioni. I motivi che inducono un turista sessuale ad andare alla ricerca di sesso da bambini e adolescenti per Ecpat sono l'anonimato e l'impunità; la ricerca di nuove esperienze, classico di un 'consumismo sessuale'; la discriminazione che sconfina nel razzismo; la difficoltà nello stabilire rapporti paritari con le donne; la falsa credenza che fare sesso con bambini sia a minor rischio Aids. 6 Sabato 8 giugno 2013 Esteri USA Il Big Brother colpiva anche le carte di credito Se l’economia americana, dal 2008 a questa parte, rimane fragile e ha perso il suo primato mondiale, ora anche sotto l’aspetto sociale comincia a vacillare. Dopo la scoperta degli americani di essere spiati costantemente dal governo, si stanno continuando a svelare altri altarini. Non solo i telefoni di milioni di americani sarebbero stati messi sotto controllo, ma anche i giganti del web. Microsoft, Yahoo!, Google, Facebook, PalTalk, Aol, Skype, Youtube, Twitter e Apple sono i più famosi che vengono in mente, se si pensa ai grandi colossi del web. Dunque, se gli americani avessero dato retta al Grillo di turno, che vorrebbe un maggior impiego soprattutto nelle scuole di internet, oggi avremmo una società democratica, ma sicuramente orwelliana. E qualcuno ci prova ad utilizzare la ter- S minologia dello scrittore socialista. “Abbiamo evitato un altro 11 settembre” dicono alcuni. Ma inevitabilmente suono molto come un “vi leghiamo affinchè siate liberi”. Insomma, il prossimo passo sarebbe dire “libertà è schiavitù”, tanto per chiudere il cerchio. Tra l’altro si scopre che oltre ai telefoni e ad internet, siano state messe sotto controllo anche le carte di credito degli statunitensi. Ovviamente, adesso le grandi compagnie fanno a gara a chi smentisce prima di essere in combutta con il governo. Il New York Times demolisce l’amministrazione Obama, accusata di essere arrivata al capolinea. Di certo, sarebbe un errore pensare che solo il governo americano sia così incline alla violazione della privacy. Dunque, se vi piace il Grande Fratello rallegratevi, perché ci siete dentro. Erdogan è tornato, nella tensione Il premier turco ha fatto rientro dal Marocco, ma le violenze non accennano a placarsi L’ultima vittima è un poliziotto morto per le ferite riportate durante alcuni disordini opo io suo viaggio in Marocco, Erdogan torna in Turchia. E no, le violenze non si sono placate, come invece si era augurato il premier. L’ultima vittima è un poliziotto, morto in un ospedale di Adana, nel sud del paese, per via delle ferite riportate in seguito ad alcuni disordini. Tuttavia, nonostante l’incredibile ondata di proteste che sta addirittura facendo vacillare le sicurezze del governo, all’arrivo di Erdogan all’aeroporto, c’erano circa 10mila persone ad attenderlo. E non si trattava di contestatori. Il premier turco ha accontentato la folla, salendo su un pullman dal tetto aperto, dal quale ha pronunciato un discorso sui recenti svolgimenti nella Nazione. “Queste proteste al limite della legalità devono cessare immediatamente” sono state le sue parole, mentre la folla osannante gridava “Istanbul è qui, dove sono i vandali?”. Ma oltre alla scontata condanna alla violenza, le parole del capo del governo di Ankara si sono rivelate inaspettatamente concilianti. “Dicono che il 50% della popolazione mi sostiene. Ma noi abbiamo servito ben 76 milioni di turchi. Insieme siamo la Turchia. Siamo tutti fratelli”. Infine ha elogiato i militanti e i simpatizzanti del partito governativo D Akp. “Siete rimasti calmi, responsabili e avete dato prova di buon senso”. Se da un lato sventolavano bandiere turche e venivano cantati slogan proErdogan, dall’altra parte le cose andavano decisamente in maniera diversa. Migliaia di oppositori al governo si sono dati appuntamento a piazza Taksim, epicentro della protesta. Per fortuna, la situazione si è rivelata molto più tranquilla rispetto all’ultima settimana. Un dato che segna una piccola vittoria per il premier, che durante la sua visita in Marocco aveva “profetizzato” un ritorno della calma entro il suo rientro in Patria. Sicuramente non si può cantare vittoria, ma già il fatto che non ci siano morti e feriti sembra rincuorante. Anche se fio ad ora, il bilancio degli scontri preoccupa molti. Prima tra tutti, la comunità internazionale. Quattro morti, di cui tre manifestanti ed un poliziotto, e 4.300 manifestanti feriti. La polizia è tutt’ora sotto accusa per aver messo in atto una repressione senza precedenti. Ma non si può certo dire che dall’altra parte si sia mantenuta la calma. Per lo meno, sono cessate le insistenti voci che inizialmente parlavano erroneamente dello scoppio di una “primavera turca”, sulla scia delle primavere arabe. I problemi di Erdogan ,però, non si esauriscono nello scontro di piazza. Anche sotto il profilo economico la Turchia sta risentendo della pesante ondata di proteste anti-governative. Solo nell’ultima settimana, la Borsa turca ha perso circa il 9%, i tassi di interesse sono saliti nuovamente, mentre la lira ha perso un altro 1%, rispetto all’8 degli ultimi mesi. Tuttavia, almeno il rating rimane invariato (BBB-) e Fitch ha dichiarato di non avere intenzione di tagliare la valutazione del paese. Ma ancora non è detta l’ultima parola. A quanto pare, l’operato della polizia sarà determinante non solo per definire la situazione sociale turca, ma anche per rivedere l’economia della nazione. Perciò, se le forze dell’ordine dovessero continuare ad operare una così dura repressione, condannata da tutto il mondo occidentale, potrebbero entrare in azione anche i grandi potentati economici, soprattutto le agenzie di rating. Senza parlare poi degli investitori stranieri che, di fronte ad una mala gestione delle proteste, potrebbe decidere di portare i propri soldi altrove. E non si tratta di spicci, ma di circa 221 miliardi di dollari. Una cifra pari a quella del Pil della Grecia. Federico Campoli È il super latitante israeliano Tauber Gedalya Fiumicino: arrestato il trafficante di organi umani Su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale emesso in Brasile. Nel 2010 era stato condannato all’ergastolo rrestato, all'aeroporto di Fiumicino l’ex alto ufficiale israeliano Tauber Gedalya, il 77enne trafficante di organi umani. “Si tratta del primo caso di arresto, in Italia, di una persona imputata per un reato così grave - ha detto il questore, Antonio Del Greco. L’uomo, colpito da un mandato di cattura internazionale emesso in Brasile, era latitante dal 2010 e per questo morivo ricercato dalla polizia di tutto il mondo. A bloccarlo, quasi per caso, gli agenti della squadra mobile di Fiumicino e dell’Interpol che, vedendolo molto nervoso al controllo passaporti , (Gedalya arrivava da Boston) si sono insospettiti ed hanno approfondito le verifiche. Poco dopo, l’incredibile scoperta: un mandato di cattura con tanto di ergastolo per traffico di organi umani. Dal gennaio del 2002, in complicità con alcuni cittadini sudamericani, ha organizzato l’asportazione di organi di almeno 20 cittadini della zona nord est del Brasile. Il trafficante è stato così arrestato e trasferito nel carcere di Civitavecchia. Nei prossimi giorni ne verrà disposta l’estradizione in Brasile. Non ha proferito nessuna parola al momento della cattura, ri- A manendo freddo ed impassibile. “Non ha nemmeno voluto avvertire i suoi familiari”, ha dichiarato un agente. L’uomo, nella sua attività, puntava a sfruttare, senza alcuna pietà , la condizione di povertà di alcuni cittadini brasiliani disposti, pur di sopravvivere (“ricompensati con una somma tra i 6 e i 12 mila dollari), a cedere un organo. Reni, nella maggior parte dei casi. Avvalendosi della collaborazione di alcuni broker che facevano da tramite, e di medici che operavano illegalmente, in Sud Africa. Adesso le indagini cercheranno di verificare un’eventuale attività dell’ex ufficiale in Italia, anche se, al momento, non risultano italiani coinvolti nell’operazione. Il direttore Centro nazionale trapianti (Cnt) Alessandro Nanni Costa, ha ricordato che "esiste un trattato internazionale importante, siglato a Istanbul nel 2008, che vede impegnati anche l'Oms e la Società internazionale dei trapianti, che condanna in sede internazionale questo tipo di reati”. Nanni Costa ha poi lanciato un appello ai governi che ancora non lo hanno fatto, ad adottare norme precise a riguardo. 7 Sabato 8 giugno 2013 Roma Campidoglio: domenica e lunedì i romani saranno chiamati nuovamente alle urne Testa a testa tra Alemanno e Marino Migliaia di persone in Piazza Risorgimento per ascoltare Storace, Alemanno, Buonasorte, Pomarici e Marchi lezioni capitoline, Piazza Risorgimento. Migliaia e migliaia di romani e militanti de La Destra - con tricolori e bandiere di partito - hanno accolto Francesco Storace, Gianni Alemanno, Marco Pomarici, Sergio Marchi e Roberto Buonasorte per la chiusura della campagna elettorale in vista del ballottaggio di domenica e lunedì. Molti i temi affrontati: basta Equitalia, vietare i pignoramenti sulla prima casa; Quoziente Italia, per garantire prima agli italiani degli stranieri l’accesso ai servizi sociali, asili nido e case popolari; Mutuo sociale, anche un figlio di precario potrà aspirare a diventare proprietario di casa; tolleranza zero, espulsione immediata per gli immigrati e i nomadi irregolari; commercio, sostegno ai piccoli e medi imprenditori in difficoltà. Dopo un intenso rush finale, i sondaggisti prevedono un testa a testa tra il sindaco uscente Alemanno e il candidato del centrosinistra Marino. Molti i dubbi e le incertezze dell’elettorato romano – soprattutto quello moderato - sulla figura e le tesi dell’esponente del piddì. In molti credono che sia addirittura peggio di Francesco Rutelli e Walter Veltroni. “Al primo turno mi sono astenuta ma al ballottaggio voterò Alemanno”, dice Elena accorsa in Piazza Risorgimento per sentire i programmi del Sindaco e de La Destra. “Sono E stufa della politica – ha aggiunto ma soltanto il centrodestra può dare una prospettiva diversa alla capitale. Sono contenta anche che ci sia Francesco Storace. Una persona perbene e coerente, il Governatore che – ha concluso Elena - tutti rimpiangono”. Per Carlo - invece, armato di fischietto e bandiera de La Destra la vittoria del centrodestra a Roma avrebbe un valore speciale. “Oltre al rilancio della capitale – ha precisato – se Alemanno dovesse spuntarla su Marino, la destra italiana avrà una base solida dalla quale ripartire. Non possiamo gettare un patrimonio antico e glorioso come quello del Movimento Sociale Italiano. Non dobbiamo, però, commettere gli stessi errori di Alleanza Nazionale. Quando torneremo al governo – ha sottolineato - non dovremo tradire i nostri capisaldi: politiche sociali, lotta all’immigrazione, meritocrazia, sostegno alle piccole e medie imprese, … ”. Secondo Giovanni – che si definisce un “almirantiano di ferro” – Marino “non conosce le problematiche e le esigenze della capitale, essendo del Nord”. E rincara: “Proprio per questo motivo i romani non possono che votare Alemanno. Poi, se sbaglia, c’è sempre Storace che gli tira le orecchie”. “Una diciottenne che ha ancora dei valori – ha spiegato Denise, mentre tiene in braccio suo fratello Marco – non può che sostenere la coalizione di centrodestra e soprattutto un partito come La Destra”. “La famiglia non è un valore barattabile”, ha precisato. “Quali garanzie può dare Marino alle ragazze della mia età al riguardo?”, chiede. “Voglio che i miei figli – ha aggiunto – crescano in una capitale degna del suo nome”. “Guardi, per una cristiana come me – spiega Anna – non sta ne in cielo e ne in terra votare Marino”. “La vuole sapere tutta?”, aggiunge Anna. “Alle politiche ho votato Pd ma sono stufa dei moralismi di un centrosinistra ottuso e fazioso, guidato per l’ennesima volta da un comunista. Ecco, cosa dovrebbe pensare una cristiana come me nel vedere Marino che si mette in posa per farsi una foto con Papa Francesco?”. “Per questo voterò Alemanno”, è la conclusione. “Gli orrori causati dai provvedimenti intrapresi a Milano da Pisapia e a Napoli da De Magistris, sono sotto gli occhi di tutti. Con Marino, a noi italiani chi ci tutela?”, si chiede Maria. E ancora: “Voterò Alemanno – interviene Annalisa - perché la sinistra tutela soltanto gli immigrati e i rom”. Ma per le tante persone accorse in Piazza Risorgimento, la differenza tra Alemanno e Marino non è soltanto una questione valoriale. “Dobbiamo invitare tutti i romani ad unirsi per battere le sinistre”, dice Giuliano. “Non possiamo riconsegnare Roma a chi ha lasciato oltre 12 miliardi di euro di debiti, a chi lancia appelli ai rom invitandoli a resistere qualche altro giorno perché da martedì tutto sarà più vantaggioso, a chi vorrebbe i matrimoni gay; distruggendo così la famiglia naturale per privilegiare stranieri e clandestini”. Ancora più pesante l’analisi di Andrea: “Dopo Rutelli, Veltroni e Zingaretti se dovesse prevalere Marino su Alemanno, Roma diventerebbe come Milano”. “No al modello Pisapia”, si accalora. “Tra mille difficoltà Alemanno ha ben governato la città – osserva Antonio – riducendo di 3 miliardi l’immenso debito ereditato da RutelliVeltroni. Diamogli ancora fiducia”. “Sono dieci anni che – si intromette Giovanna - attendo una casa popolare. Mio Marito e i miei figli sono disoccupati. Come facciamo ad andare avanti? La nostra unica speranza è riposta nella vittoria del centrodestra ma soprattutto de La Destra”. Dure le parole di Chiara nei confronti della sinistra romana: “Sono stufa”. E aggiunge: “Sono 30 anni che voto a sinistra. Hanno fatto solo danni. In un momento così difficile abbiamo bisogno di un Sindaco che tuteli prima gli italiani degli stranieri”. “Dobbiamo vincere anche per Teodoro Buontempo. Non possiamo consegnare Roma ai radical-chic”, conclude un militante de La Destra sventolando orgogliosamente la bandiera del partito. Giuseppe Sarra Falsi scoop e smentite nascoste Il vergognoso comportamento de “Il Fatto Quotidiano”, che pubblica la foto di Alemanno con Luciano Casamonica, solo omonimo del pregiudicato. La notizia è una bufala, ma dal duo Padellaro-Travaglio, scena muta. Solo poche righe nella penultima pagina con la rettifica dei legali del “boss vicino alla ‘ndrangheta” he il carcere per i giornalisti sia un problema di democrazia, lo ha detto anche la Corte europea dei diritti dell’uomo, in una sentenza del 2009. Eppure, ieri mattina, c’è stata l’ennesima fumata nera per la proposta di legge n.925 avanzata dagli onorevoli Enrico Costa (Pdl) e Walter Verini (Pd), sull’eliminazione della pena detentiva per i delitti contro l’onore (diffamazione e ingiuria). Come spesso accade, l’esigenza di mettere mano alla legge è scaturita dal confronto con la realtà e, nello specifico, con alcuni fatti recentemente accaduti che hanno fatto esplodere il caso sulle pagine di tutti i giornali. Il più noto è il caso Sallusti. Il più recente, quello di Giorgio Mulè, il direttore di Panorama condannato in primo grado a 8 mesi di carcere senza condizionale per “omesso controllo” su un articolo che avrebbe offeso il Procuratore di Palermo Francesco Messineo. Il giornalista autore del pezzo, Andrea Marcenaro, si è beccato invece un anno. Si sta comunque facendo qualcosa, finalmente, per porre fine a questo strazio. Il problema vero, però, è che i soggetti interessati, i giornalisti stessi, non aiutano. Anzi. Quelli de “Il Fatto Quotidiano”, per esempio, aiutano al contrario. Da mesi è partito un vero e proprio linciaggio nei confronti dell’attuale sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Il tutto per delegittimarlo e portare al trionfo il candidato del Pd, Ignazio Marino. Peccato che il quotidiano “rosso”, spesso e volentieri, scriva cose non vere e soprattutto non accertate. Solo ed esclusivamente per mettere in cattiva luce “Pinocchietto” (questo il soprannome di Alemanno). Come se non bastasse, poi, quando sbaglia non fa quasi nulla per ritrattare. O meglio, lo fa, in maniera vergognosa, dedicando pochissime righe nella penultima pagina. Vediamo cosa è successo. Solo due giorni fa, infatti, “Il Falso quotidiano”, così è soprannominato, offriva ai lettori, al costo C di 1 euro e 20 centesimi, una vera e propria bufala. “Alemanno e quella foto con il boss”, il titolo del pezzo con mega-richiamo in prima pagina a firma di Luca De Carolis, con l’illuminante e preziosa collaborazione di Valeria Pacelli. L’immagine (per il Fatto datata 2011) rilanciata su “Facebook” dal blog Roma fa schifo, ritrae il sindaco assieme a Luciano Casamonica. Per il giornale diretto da Antonio Padellaro e dall’anti-berlusconiano per eccellenza, il vice-direttore Marco Travaglio, “membro di spicco di un clan rom finito in decine di inchieste, arrestato nel 2009 per spaccio nella sua lussuosa villa del Quadraro (quartiere capitolino ndr) assieme alla moglie e altre 15 persone. Un’immagine – continua impavido il giornalista – che impressiona. Un cognome (Casamonica ndr) che a Roma evoca un clan compatto come una falange. Accusato di gestire spaccio ed estorsione in molte zone della Capitale”. L’abitazione di “Lucianone lo zingaro”? “Comprata con il provento di rapine e furti. L’uomo è sotto processo – sentenziava ancora quotidiano - ed ha legami stretti con cosche calabresi”. Solo poche ore dopo, ecco la verità. Quell’immagine, risale al settembre 2010, ed è stata scattata in occasione di un incontro nel centro di accoglienza “Baobad” di Via Cupa n.1 a Roma. Il meeting venne organizzato dalle Cooperative sociali di tipo B Lega Coop, che si occupano dell’inserimento di ex detenuti e persone svantaggiate e di cui Luciano Casamonica era dipendente (faceva il giardiniere ndr). Peccato che in quella famosa occasione c’erano anche l’allora capogruppo del Pd in Campidoglio, Umberto Marroni, suo padre Angiolo, garante dei detenuti alla regione Lazio, e il consigliere comunale Ozzimo, anch’egli del centrosinistra. Della loro presenza, da “Il Fatto Quotidiano”, nessuna notizia. Ma il problema, è un altro. Luciano Casamonica non è un trafficante di droga, non appartiene a nessun clan rom, ed è incensurato. “Il Fatto Quotidiano” ha avuto un abbaglio enorme, e lo ha scambiato con l’omonimo pregiudicato. La cosa grave, è che dall’interno del quotidiano “rosso”, nessuno si è preso la briga di verificare chi fosse realmente quell’uomo e in che contesto fu scattata quella foto. C’era ritratto Alemanno, e questo bastava e avanzava. La regola insegna però che i quotidiani devono informare, e non disinformare i cittadini. Non è ancora finita. Dal giornale diretto da Padellaro, non è arrivata nessuna smentita, nessuna scusa. E’ stato fatto però molto di peggio. Ieri, infatti, su quel clamoroso errore, sono state dedicate pochissime righe, nella penultima pagina. Queste, però, erano firmate dallo Studio Legale Tirone, in nome e per conto di Luciano Casamonica. Dove si apportava la rettifica, e la verità. Ossia che “l’uomo che ha legami stretti con le cosche calabresi” è un incensurato. Da Padellaro e Travaglio, scena muta. Una vergogna. Così come da “La Repubblica”, complice di quella enorme bufala. I giornalisti fanno della libertà di stampa la loro bandiera, ed è anche giusto. Ma il rispetto per il lavoro svolto, quello giusto, corretto, si guadagna con il rispetto delle regole deontologiche. Federico Colosimo 8 Sabato 8 giugno 2013 Italia Raffica di truffe ai danni del Paese: ecco coloro che si arricchiscono pesando sulle spalle dei cittadini I ‘furbetti’ che ingannano lo Stato A Napoli continuano a spuntare i falsi invalidi mentre a Vibo Valentia emergono finti braccianti. E a Campobasso ci sono ciechi che guidano di Paolo Signorelli on si fermano le truffe ai danni dello Stato. E mentre a Napoli si moltiplicano di giorno in giorno i falsi invalidi, e a Vibo Valentia arrivano i finti braccianti, a Campobasso spuntano i “ciechi” che guidano con la patente. Dall’operazione sorta nel capoluogo campano, è scaturita l’emissione di 45 provvedimenti di custodia cautelare. E costituisce il proseguimento delle indagini che, dal 2009 fino a oggi, hanno portato all'arresto di oltre 350 persone ed al sequestro di beni per un valore complessivo di circa 14 milioni di euro. Tra gli arrestati anche due persone che percepivano indebitamente la pensione di invalidità, nonostante andassero a correre ogni mattina. E lo scandalo si sta allargando a macchia d’olio. Intanto, nello stesso giorno, a Vibo Valentia sono stati scoperti 200 falsi braccianti che godevano di pagamenti di indennità di disoccupazione, malattia o altri benefici di natura agricola. N Napoli Ad alcuni di loro i carabinieri hanno sequestrato anche immobili di proprietà, a garanzia del recupero delle somme percepite indebitamente. E nell’inchiesta, sono coinvolti pure due consiglieri della Municipalità di Poggioreale (i nomi ancora non sono stati resi noti). I reati contestati sono truffa ai danni di un ente pubblico, contraffazione di certificazioni e falsità materiale commessa da pubblico ufficiale. Una delle menti, secondo il pm Giancarlo Novelli, sarebbe Nunzio Nicola De Marco, 60 anni, già in carcere dal 6 novembre dello scorso anno. L’uomo, adesso, è stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare ,per i reati di truffa ai danni dello Stato, contraffazione di pubblici sigilli, falsità materiale e ideologica e corruzione in concorso. È lui il dipendente dell'Asl Napoli 1 che svolgeva servizio alla commissione di invalidità del distretto Asl Napoli 33. Ed è lui che aveva il compito di consegnare i verbali della commissione, di cui era segretario, alla municipalità e all'Inps. Ed è sempre lui che sembra avere contatti con la camorra. Secondo le indagini, sono stati tre i gruppi, specializzati nel rilascio di certificati falsi di invalidità: uno che fa capo ad un ex consigliere municipale, composto da funzionari pubblici; un altro sotto il controllo di un clan camorristico di Napoli e un terzo, formato da persone in servizio presso Asl e Inps del capoluogo campano, attivo con la collaborazione di De Marco. Il sistema ideato era semplicissimo. Bastava apporre un timbro falsificato di una commissione medica, che attestava ogni tipo di invalidità. I titolari delle pensioni prima versavano sul proprio conto l'assegno arrivato dall'Inps e poi staccavano vari assegni di piccolo importo senza indicare il destinatario. Soldi che, secondo l'accusa, finivano nelle tasche di De Marco tramite un giro tra amici e parenti. Vibo Valentia Non è di certo una novità questa dei braccianti fasulli, denunciano gli inquirenti che la con- siderano addirittura “una prassi nel contesto economico vibonese”. In Calabria, sono 200 le persone scoperte, nell'ambito degli sviluppi dell'operazione “Campi Elisi”. Partita nel 2012, aveva fatto emergere l’irregolare retribuzione di un centinaio di soggetti. La truffa è andata avanti per oltre cinque anni, dal 2006 al 2011. Per un totale di quasi un milione di euro rubati. Nel frattempo i casi sono raddoppiati. Gli indagati avrebbero permesso ai finti braccianti di ottenere il pagamento di indennità di disoccupazione, malattia o altri benefici di natura agricola. In che modo? Attraverso documenti con firma falsa che attestavano assunzioni di manodopera agricola a nome e per conto di veri proprietari, ignari però di tutto. Addirittura il “sistema” prevedeva l’esistenza (dimostrata sempre con documenti falsi) di coltivazioni di pomodori e fagioli assolutamente immaginari, e di ovini e bovini portati al pascolo, in campi però inesistenti. E più di 29.000 giornate agricole (equivalenti a circa 80 anni), mai effettuate da persone che svolgevano attività lavorative completamente diverse. Percependo, dunque, redditi dallo Stato senza prestare la propria opera. Gli imprenditori coinvolti sono ora accusati di falso ideologico (commesso da privato in atto pubblico) e truffa aggravata. Campobasso Una pensione da ciechi civili, ma guidavano auto e mezzi agricoli. Quattro persone sono finite in manette con l’accusa (sempre quella) di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso ideologico. Sequestrate ai “furbetti” anche macchine, conti correnti e porzioni di fabbricato per un valore totale di 250 mila euro. Le indagini non si fermano. Si vogliono accertare anche le responsabilità dei medici che hanno rilasciato i certificati di cecità per ottenere l’invalidità LA LETTERA DOPO LA FUGA LA MOZIONE RESPINTA Il pentito Lo Giudice ritratta: “costretto a parlare dai pm” Benito Mussolini sarà ancora cittadino onorario di Varese L’uomo, scomparso mercoledì, ha mandato una missiva al suo avvocato Il consiglio comunale torna a dividersi tra “camerati” e antifascisti a mercoledì non si avevano più sue notizie. Ora il pentito di 'ndrangheta, Nino Lo Giudice è tornato a farsi vivo: ma solo con una lettera, nella quale ritratta le accuse fatte come collaboratore di giustizia, perché frutto "di pressioni di alcuni magistrati della Dda". Lo Giudice esclude così di essere o di conoscere il regista degli attentati del 2010 alla Procura generale di Reggio Calabria e alla casa del pg Salvatore Di Landro di cui si era accusato. La lettera è stata consegnata all'avvocato FrancescoCalabrese dal figlio di Nino Lo Giudice, Giuseppe, nell'aula del Tribunale di Reggio Calabria a conclusione dell'udienza del processo Meta. La missiva è stata spedita da una località del centro Italia. Dopo che si è appreso della lettera di Lo Giudice nell'aula bunker del Tribunale sono arrivati i Procuratori della Repubblica aggiunti Michele Prestipino ed Ottavio Sferlazza, che hanno preso visione della missiva ed avvertito il Procuratore della Repubblica, Federico Cafiero D enito Mussolini resta cittadino onorario di Varese. A stabilirlo è stato il Consiglio Comunale giovedì sera respingendo la mozione presentata dall'opposizione. Era stato infatti il Partito Democratico a chiedere la revoca della cittadinanza onoraria del Duce concessa nel lontano 1924. Un'aula gremita come riporta il quotidiano lovale 'Varese news'. A puntare gli occhi sui consiglieri comunali c'era il giovane con la maglia nera e la celtica, la donna con la maglietta rossa antifascista, la ragazza con il look dell’autonomia operaia, il paninaro, il sanbabilino d’antan, il vecchio avvocato fascista, gli storici e professori antifascisti. C'erano davvero tutti, assiepati tra le sedie e anche in piedi, tra lo stupiore degli stessi consiglieri, incapaci di spiegarsi come mai quando si discute del bilancio comunale ci sia il vuoto in sala, mentre quando si discute di una vicenda accaduta 89 anni fa, l’aula sia strapiena. Ma la risposta è semplice: a richiamare la folla è la passione, è il richiamo dei valori antichi, o forse delle ideologie, vissute in maniera viscerale dagli italiani. Alcuni dei presenti infatti danno proprio questa spiegazione: è così tanto tempo che in questo paese non ci sono delle idee che ci si attacca alle ultime tematiche che hanno suscitato un po’ d’amore e odio. In molti si sono chiesti che valore dare alle dispute politiche su Mussolini. Fatto sta che alla fine il verdetto è arrivato, certo, non sono mancati i momenti di tensione tra il pubblico, dove sedevano anche esponenti della Fiamma tricolore e dell’Anpi varesino, B De Raho. "Mio fratello Luciano - scrive il pentito Nino Lo Giudice nella lettera - ha resistito a quelle pressioni, mentre io non ci sono riuscito". L'avvocato Francesco Calabrese, nel processo Meta, difende il boss Pasquale Condello, arrestato nel 2008 dopo una latitanza protrattasi per 18 anni. La lettera è contenuta in un plico in cui si trova anche una pen drive con immagini di Lo Giudice mentre legge la missiva. Lo Giudice chiede anche di non essere cercato. "Tanto dice - non mi troverete mai". Quando è scomparso, l'ex boss si trovava nella località protetta in cui stava scontando agli arresti domiciliari la condanna a sei anni e quattro mesi comminatagli per gli attentati alla Procura generale di Reggio ed alla casa del pg Di Landro di cui si era autoaccusato ed ai quali, adesso, si dice estraneo. Carlota Bravo e tra le forze politiche. Pdl e Lega Nord hanno lasciato libertà di coscienza ai propri consiglieri, e alcuni esponenti della maggioranza di centrodestra non hanno partecipato al voto e sono usciti dall’Aula. Tra loro anche il sindaco, Attilio Fontana, che è andato via prima del termine della seduta. La votazione è terminata con 16 voti contrari alla mozione di revoca e 11 favorevoli, ma la maggioranza ha avuto alcune defezioni, in particolare nel Pdl. Hanno votato compattamente contro la mozione solo i consiglieri della Lega Nord. Nel Pdl invece la fronda è arrivata soprattutto dalla componente ciellina (2 non hanno votato, 1 consigliere ha votato come il Pd). Molto soddisfatti invece gli esponenti della componente ex An della giunta comunale. L’assessore all’ambiente Stefano Clerici aveva difeso il legame storico di Varese con Mussolini, posizione espressa anche dall’ex ministro Ignazio La Russa. Le polemiche storiche a Varese sono una costante: destra e sinistra litigarono negli anni scorsi anche per una statua posizionata nei giardini comunali di Umberto I di Savoia, o per l’intitolazione di alcuni giardinetti al filosofo fascista Giovanni Gentile. D'altronde il nostro Paese non è nuovo a disordini di questo genere. Una cosa è certa: dopo vent'anni di fescismo siamo quasi arrivati a settanta di antifascimo. Quanto dovrà durare ancora? Ma se il Duce spaventa anche da morto, forse è perché da allora che il Paese attende vedere di nuovo il suo progetto al centro della discussione, al di là del bene e del male. Barbara Fruch 9 Sabato 8 giugno 2013 Cultura Addio a Vance, re del fantasy-fantascienza L’autore è scomparso all’età di 96 anni nella sua casa in California. Ha scritto più di 60 libri di Cristina Di Giorgi li scrittori spesso e volentieri non amano le etichette. E non le amava nemmeno Jack Vance (vero nome John Holbrook Vance), scrittore statunitense scomparso domenica scorsa nella sua casa di Oakland (California). In molti hanno comunque definito le sue opere come appartenenti al genere fantasy e fantascienza, sia racconti che romanzi e sceneggiature. Quel che è certo è che con Vance se ne va uno scrittore che ha fatto del “fantastico” in varie forme il suo filone principale di ispirazione, tradotto in pagine ambientate fantascientificamente in un lontano futuro ma permeate di magia e misteriosi personaggi di sicuro stampo fantasy. Nato nel 1916 a San Francisco, per mantenersi agli studi (che compie con difficoltà) fa una gran varietà di lavori. Durante la Seconda guerra mondiale, non potendo arruolarsi per la vista già debole, riesce comunque ad entrare nella marina mercantile (il mare e la navigazione sono sempre stati una sua grande passione) e fa una lunga serie di viaggi. E’ in questo periodo che Vance comincia a scrivere e pubblica i primi racconti della saga del Ciclo della Terra Morente: la sua prima opera edita è il lavoro intitolato Il pensatore di mondi, uscito nel 1945 sulla rivista Thrilling Wonder Stories. Lo stile narrativo è già quello che caratterizzerà la sua opera: sottilmente ironico ed elegante, con sfondi ed ambientazioni curiose ed esotiche in cui si muovono personaggi enigmatici, curiosità e usi incomprensibili che generano ironia e stupore. Tra gli anni ’50 e ’60 lavora come sceneggiatore per la 20th Century Fox, pubblica alcuni libri gialli con lo pseudonimo di Ellery Queen e riprende a viaggiare, in particolare in Europa. Risalgono a questo periodo i suoi romanzi fantasy più noti, L’odissea di Glystra, Il linguaggio di Pao e Uomini e draghi. Di pari passo inizia in questi anni fecondi anche la trilogia di Durdane, il ciclo dei Principi e demoni e Le Cronache di Cadwal. La sua poliedrica fantasia lo spinge in seguito a continuare su questo lavoro su più fronti: continua infatti con il ciclo della Terra Morente, scrive il romanzo Gli occhi del Sopramondo e inizia una nuova avventura a puntate, la serie di Tschai. Negli anni ’70 e ’80 Vance inizia due nuove saghe fantasy: il ciclo di Alastor e il ciclo di Lyonesse, una riscrittura in chiave G romanzesca di antiche leggende celtiche. Tra i suoi lavori più recenti vi sono Nightlight (1996), Ports of call (1998) e Lurulu (2004), il suo ultimo romanzo. Anche se caratterialmente Vance è sempre stato un personaggio decisamente schivo, a cui non piaceva affatto stare sotto i riflettori, pur non avendo ricevuto molti riconoscimenti dalla critica il suo lavoro è stato comunque più volte premiato: ha vinto infatti, tra gli altri, per ben tre volte il Premio Hugo (l’ultima nel 2010 per una sua autobiografia) e per due volte il World Fantasy Award. Gli è però comunque mancato lo scatto di popolarità, sia nazionale che interna- zionale, che gli avrebbe consentito di conquistare un successo di pubblico più vasto. Anche se – e questo gli va comunque senz’altro riconosciuto – con i suoi romanzi e racconti ha creato quasi un genere letterario tutto suo, a metà strada tra la fantascienza, il fantasy e il giallo. Un genere che i lettori di oggi possono purtroppo conoscere solo con faticose ricerche nel mercato dell’usato, essendo i libri di Vance fuori produzione da tempo. Una mancanza a cui l’editoria italiana dovrebbe senz’altro porre rimedio. “All the way home”. Il boss e l’Italia Un libro su Bruce Springsteen e il tricolore EDITORIA IN CRISI Bye bye Linus, costi troppo Annunciata la probabile chiusura del famoso fumetto a crisi non risparmia nemmeno i tanto amati fumetti. La scure si è abbattuta anche su Linus, la rivista di fumetti, fondata da Giovanni Gandini nel 1965 e intitolata a uno dei più celebri personaggi, il Linus van Pelt, dei Peanuts di Charles Schultz. La chiusura per mancanza di fondi è stata annunciata e sembra definitiva, almeno per ora. L’annuncio è stato diramato pochi giorni fa su internet dalla casa editrice Baldini e Castoldi,: “Linus si è temporaneamente fermato – scrive - per una serie L di problemi gravi e di complicata soluzione, riguardanti stampa e logistica e conseguenti a un difficile momento della società editrice. La volontà dell’editore - spiega ancora il comunicato - è senz’altro quella di proseguire la pubblicazione di Linus, come ovvio permettendo agli abbonati di recuperare i numeri persi, ma perché la volontà si trasformi in qualcosa di più concreto, e quindi nelle prossime uscite del mensile, mancano ancora alcuni passaggi che speriamo di potervi comunicare al più presto”. Oltre ai Peanuts, ospitati dalla rivista alcuni tra i fumetti statunitensi ed europei più importanti (tra i tanti Bristow, B.C., Beetle Bailey, Big Sleeping, Bobo, Calvin & Hobbes, Corto Maltese, Dick Tracy, Dilbert, Doonesbury, The Dropouts, Jeff Hawke), le tavole satiriche di Jules Feiffer, Krazy Kat, Lil Abner e Fearless Fosdick, Maakies, Monty, Il Mago Wiz, Pogo, il Popeye di Segar, Valentina di Guido Crepax, i fumetti di Andrea Pazienza e Kako di Flora Graiff, e sono apparsi scritti di autori come Michele Serra, Pier Vittorio Tondelli, Stefano Benni, Alessandro Baricco. E non sono mancati passaggi di autori satirici come Altan, Angese, Perini, Bertolotti e De Pirro, Vauro. Inoltre sulle pagine dei “Supplementi” di Linus hanno fatto il loro esordio in Italia i supereroi Marvel, con alcuni episodi dei Fantastici Quattro a metà degli anni Sessanta. Un vero patrimonio culturale che non merita di subire i tagli di una crisi che ormai non guarda più in faccia a nessuno, neppure il povero Linus. Francesca Ceccarelli P ubblicato da Luglio Editore (Trieste), è uscito in questi giorni – in occasione delle date italiane del Wrecking Ball World Tour - il volume di Daniele Benvenuti dedicato al rapporto quasi trentennale tra il rocker del New Jersey e il nostro paese. “All the way home. Bruce Springsteen in the italian land” (€25.00) – questo il titolo del libro – nelle sue 270 pagine e 250 immagini ripercorre la storia del reciproco legame “di sangue” tra il Boss (che ha i nonni di origine napoletana) e il nostro paese, raccontato attraverso gli oltre quaranta concerti. Benvenuti, giornalista e fan del Boss, descrive tutte le presenze di Springsteen in Italia e lo fa in modo documentato e divertente, grazie a materiali vari, archivi e presenze personali a diversi eventi. Nel libro, che è insieme aneddotico, statistico e artistico, ci sono scalette dei concerti, cronache e curiosità, corredati da saggi e studi di notevole spessore anche accademico, che analizzano e descrivono la voce, il modo di cantare, la tecnica, i vari aspetti della musica, la presenza scenica e vari altri aspetti del “personaggio Springsteen”. Visto poi sia “dal palco” (con dichiarazioni e commenti da parte degli italiani che lo hanno affiancato durante alcuni concerti) che “da sotto il palco” (racconto del lavoro degli organizzatori delle serate e analisi dei vari tipi di appassionati). Molto curata anche la parte dedicata ai fan club (riportati in un elenco dettagliato e completo), fanzine e mailing list, eventi, tributi e spettacoli a tema. Di particolare interesse la raccolta di testimonianze di artisti italiani legati a vario titolo al Boss e alle sue canzoni. E la bibliografia italiana commentata a lui dedicata. Lavoro complesso e articolato, il volume è adatto sia per gli appassionati incalliti sia per coloro che si sono avvicinati da poco all’arte rockettara del Boss. CDG Sabato 8 giugno 2013 10 Tradizione CENTRITALIA IN FESTA Ogni anno i borghi organizzano manifestazioni che attirano turisti e non solo di Emma Moriconi Rinascimento ad Acquasparta ino al 16 giugno nella cittadina umbra taverne aperte, spettacoli, cortei e giostre Sono iniziati il 6 giugno i festeggiamenti rinascimentali di Acquasparta, dedicata all'antica Famiglia Cesi e alla vita del duca Federico II , fondatore dell'Accademia dei Lincei. Dieci giorni di giochi e tornei per vincere il Palio con spettacoli, musica, teatro, giullari, tamburi, sbandieratori e taverne aperte tutte le sere dal 7 in poi. Tre le contrade in gara: Ghetto, Porta Vecchia e San Cristoforo, impegnate in quattro gare, quella gastronomica, basata sulla preparazione di piatti tipici del Seicento, un’altra di animazione, in cui ogni contrada propone un diverso spettacolo, il Palio della Lince dal sapore cavalleresco e il Gioco dell’Oca. Ospiti sbandieratori e spadaccini, come d’uso. Dopo il musical “Gnomeo e Giulietta” ad opera delle classi prime, seconde e terze della scuola primaria, la presentazione del libro “I Cesi: storia e cronistoria di una famiglia di Acquasparta”, l’appassionante spettacolo con i tamburini delle tre contrade e della Compagnia dei Trampollari della Contrada di Porta Vecchia, la mostra “Giocare con l’arte”, l’ “omaggio al Principe”, corteo storico con omaggio al Principe Federico Cesi da parte delle città di Amelia, Calvi dell’Umbria, Otricoli, Narni e Sangemini, “La Giostra della Lince”, arrivano le gare di animazione: il 10 giugno a cura della contrada San Cristoforo, l’11 della Contrada di Porta Vecchia e il 12 toccherà al Ghetto. Per il 13 invece il programma prevede una conferenza a cura della “Libera associazione culturale Lyriks” dal titolo “Gli Atti e il feudo di Casigliano: una storia rinascimentale” e musica itinerante con la scuola “ResonArs” di Assisi. Il 14 giugno arriva la gara gastronomica: “Il piatto rinascimentale” sarà oggetto di contesa tra le tre contrade in gara. “Verso il Museo per la Comunità: la Cappella Cesi e la tomba di Federico il Linceo” è invece il tema della conferenza prevista per il 15 giugno, a cui seguirà la gara dell’Oca piccola per i “Piccoli Contradaioli”. Chiusura della manifestazione domenica 16 con il Grande Gioco dell’Oca, proclamazione della contrada vincitrice e consegna del Palio. Dal 13 al 16 giugno ogni sera “DopoFesta” in diretta streaming: è la tecnologia che si sposa con la tradizione. F La festa è iniziata il 31 maggio: gran finale il 5 luglio Giostra della Quintana Foligno torna protagonista con un calendario ricco di eventi ono state aperte venerdì 31 maggio le dieci taverne rionali, mentre domenica 2 giugno al Campo de li Giochi la disputa delle Prove Ufficiali è stato il preludio del Gareggiare dei Convivi, dedicato ai volatili d’acqua, in programma per il giorno successivo. A dare il calcio d'inizio, il rione Croce Bianca, seguito dal Morlupo e dall'Ammanniti. C’è spazio anche per i bambini, in questa 67esima edizione della famosa Giostra della Quintana: domenica 9 giugno alle 21 in piazza Garibaldi “Pony…amo la Quintana a cavallo” è l’evento dedicato ai più piccoli. Lunedì 10 e martedì 11 ancora Gareggiare dei Convivi, mentre mercoledì 12 alle 22, in piazza della Repubblica, “Atmosfere Rinascimentali”, lo spettacolo della "Compagnia Atmo" e "Piccolo Nuovo Teatro". In una manifestazione dal sapore rinascimentale non possono mancare gli spettacoli di falconeria, previsti per giovedì 13, mentre venerdì 14 alle 21.45 il Corteo delle Rappresentanze rionali percorre le vie del centro con la Lettura del Bando e Arruolamento dei Cavalieri. E’ stato predisposto anche uno spazio riservato ai collezionisti: il loro momento è sabato 15, dalle 10 alle 16, presso il Quintana Point di via Garibaldi. A seguire l'attesa Giostra della Sfida. Il gran finale venerdì 5 luglio al Campo de li Giochi: fuochi barocchi e giochi d’acqua a conclusione di questa edizione della Giostra della Quintana. S La Giostra ha rivisto la luce nel 1946, quando fu organizzato il primo Comitato organizzativo che coinvolse l'intera città che partecipò anche con un contributo economico all’ evento che non si celebrava da più di tre secoli. In quella sede furono individuati gli elementi che costituiscono la parte fondamentale della manifestazione a tutt’oggi: la Giostra, i Rioni, il corteo e l’orientamento stilistico per i costumi storici. Le prime due edizioni della Quintana furono effettuate sotto il patrocinio della Società del Mutuo Soccorso. L’Ente Giostra fu riconosciuto autonomo nel 1952 con decreto del Prefetto di Perugia, emesso il 26 di maggio. Nel 1946 la "Società di Mutuo Soccorso fra operai, agricoltori ed altri cittadini in Foligno" celebrava l’85° anniversario della sua fondazione: un socio del sodalizio, Emilio De Pasquale, "assiduo frequentatore della documentazione storica cittadina", propose la ripresa di un’antica competizione equestre in costume d’epoca: la corsa alla Quintana effettuata in Foligno il 10 Febbraio del 1613, in occasione del Carnevale, descritta in ogni particolare dal cancelliere di quel tempo, Ettore Tesorieri. In quel lontano 1613 cinque nobili giovani si sfidarono in Piazza Grande. Ad indire la giostra furono i Magistrati. I contendenti si erano iscritti alla gara due giorni prima: erano Pietro Marcelli, col finto nome di Cavalier Turco; il signor Antonio Beccafumi, Cavalier Moro; il signor Cesare Barnabo, Cavalier Confidente; il signor Pier Agostino Unti, Cavalier Saggio; il signor Bartolomeo Gregori, Cavalier Fidele. Tutti nobili, perché la Giostra era riservata al solo ceto gentilizio. Testimone del contenzioso e autore della documentazione di questa giostra, fu proprio Ettore Tesorieri, cancelliere priorale in carica, letterato, musicista, accademico e scrittore. Fu lui a trascrivere l’evento e a redigerne la cronaca. I cavalieri Turco, Moro, Confidente, Saggio, Fidele spezzarono le tre lance sul volto di un simulacro definito Quintana. Il cancelliere riferisce che “il primo vincitore fu il cavalier Fidele, il secondo fu il cavalier Confidente. Al primo fu data una collana d'oro di scudi 6,50; et al secondo un gioiello di scudi 1,50”. Palio del Saracino a Nepi fino al 16 giugno ono iniziati il 1 giugno i festeggiamenti per lo storico Palio del Saracino, in corso fino al 16 con un programma vario ed interessante: serate a tema con cibarie d’epoca, sfide arcieristiche, musica, canti gregoriani sono stati protagonisti dei primi giorni di festa. Sabato 8 giugno è stata la giornata dedicata alla numismatica: convegni come La circolazione monetaria a Nepi e in Etruria meridionale dall’età preromana al III secolo a.C., Le medaglie di Ersilia Cortese del Monte duchessa di Nepi, Coniazione del denaro nepesino. In serata corteo storico e “Lucrezia a Nepi, libera rievocazione storica ispirata al passaggio di Lucrezia Borgia da Nepi nell’anno 1499”, con la regia di Giovanni Anfuso e coreografie Claudia Celi, poi spettacolari giochi di luce ai Bastioni della Rocca Borgiana. Domenica 9 giugno la Giostra dei Cavalli, valida per l’assegnazione del Palio del Saracino, poi letture di novelle a tema, a cura Associazione Culturale “La Nuova Torretta”. Il 12 giugno apertura della taverna Contrada La Rocca, cena in musica con la “ Nepet Brass” del Maestro G. Bannetta, mentre giovedì 13 giugno “L’autore incontra il libro: Santa Maria e San Biagio”; poi, venerdì 14 giugno, apertura taverna San Biagio, Tamburini, Sfida delle quattro Contrade, Ludi Nepesini, giochi popolari. Sabato 15 giugno arcieri, sfida delle quattro Contrade, teatro e musica rinascimentali, “Il trattato delle due donne maritate e della vedova” di William Dumbar, lettura teatrale con musica a cura dell’ Ass.ne Culturale In.Da.Co-InsiemeDaCondividere e il Gruppo Musicale “Nepet Brass”, adattamento e regia di Paola Anzellotti. Domenica 16 giugno sommossa popolare , corsa dell’ariete, sfondamento della porta, corteo storico, assegnazione del Palio del Saracino. Durante le serate della festa, in ogni contrada si può trovare uno spazio recuperato e valorizzato adibito a taverna dove gustare i piatti tipici della tradizione e della cucina nepesina. S 11 Sabato 8 giugno 2013 Cultura Massenzio e la letteratura internazionale Dall’11 giugno la dodicesima edizione della nota kermesse dal titolo: “I had a dream … storie di sogni diventati realtà” di Emma Moriconi nizia l’11 giugno la XII edizione del Festival internazionale Letterature, nella Basilica di Massenzio, e si protrarrà fino al 3 luglio, realizzato dall'assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale con l'ideazione e direzione artistica di Maria Ida Gaeta. L’edizione di quest’anno del Festival prende ispirazione dal discorso “I have a dream” di Martin Luther King, nel cinquantesimo anniversario del celebre avvenimento, titolando “I had a dream… storie di sogni diventati realtà”. Al centro del Festival i cambiamenti del mondo e la relazione tra letteratura e vita. "Abbiamo chiesto agli scrittori di raccontare un sogno di umanità e di civiltà e per questo la lettura dei testi inediti degli scrittori invitati nelle dieci serate sarà preceduta dal racconto di storie italiane, esperienze, consolidate o di start up, soprattutto di giovani perché i giovani vivono un tempo in cui il sogno e la sua realizzazione non sono troppo distanti e la memoria e la vita sono più vicine", spiegano gli organizzatori. Si comincia martedì 11 con “Lettere dalla terra”, con Ferdinando Scianna, Edward St Aubyn e Vinicio Capossela. Mercoledì 12 giugno la serata, dal titolo "Segnali dall'era digitale”, con Augusto Coppola che racconterà l'esperienza di InnovactionLab di cui è fondatore, una delle prime associazioni no-profit nel campo della formazione imprenditoriale per i gio- I vani. Emanuele Trevi e Jennifer Egan, vincitrice del premio Pulitzer nel 2011 con il libro “Il tempo è bastardo” e Scott Hutchins che con il suo primo romanzo “Teoria imperfetta dell'amore” ha ottenuto un grande successo internazionale chiudono la serata. Giovedì 13 è la volta di Edwidge Danticat e dei 5 finalisti del Premio Strega 2013. Il titolo della serata è “Una questione d'ambiente”. Martedì 18 è il turno di “1 donna per amica”, la storia del Centro Donne D.A.L.I.A di Roma e del Telefono Rosa. Le scrittrici protagoniste saranno Serena Dandini, Concita De Gregorio, Taiye Selasi, Maram Al-Masri e la giornalista e scrittrice Farian Sabahi. Mercoledì 19 giugno la serata, dal titolo “Piccolo grande mondo” racconterà storie di piccoli prestiti e grandi opportunità. Sarà aperta da Andrea Limone, fondatore della prima esperienza italiana di microcredito “PerMicro”. Poi Luigi Capello racconterà Luiss Enlabs, "la fabbrica di start up" e tre autrici, Simonetta Agnello Horby, Chiara Gamberale, e la spagnola Clara Usón, unica donna ad aver vinto il Premio de la Crítica 2012 negli ultimi 52 anni. Giovedì 20 “Fuori dai banchi”, serata dedicata al racconto di “Storie di scuole alternative”: ci saranno lo scrittore Eraldo Affinati, insegnante nel centro di accoglienza La Città Dei Ragazzi e fondatore della Scuola Penny Wirton a Roma per l'insegnamento gratuito dell'italiano agli immigrati, e Fulvio Ervas. Martedì 25 giugno si parlerà di politica in “Lei non sa chi sono io”, con Teresa Ciabatti, Giancarlo Liviano D'Arcangelo, Francesco Pacifico, Giordano Tedoldi e Giuseppe Sansonna. Per gli autori stranieri ci sarà la scrittrice spagnola di romanzi polizieschi Alicia Giménez Bartlett. Giovedì 27 "A tavola con il nemico", ovvero come si possano superare i conflitti attraverso la conoscenza e la convivenza con il nemico. Gli autori ospiti della serata saranno Andrea Bajani, Ko Un, il maggiore poeta coreano vivente, due volte candidato al Nobel e Marek Halter. Martedì 2 luglio nella serata intitolata "All'arrembaggio", si presenteranno “Storie di idee che si conquistano il mondo”. Mercoledì 3 luglio serata conclusiva con "In medias res": storie di informazione indipendente saranno raccontate dallo scrittore italiano Roberto Saviano. RO M A F R I N G E F E S T I VA L Settantadue compagnie in scena a Villa Mercede iapre i battenti il grande festival del teatro indipendente: sui palcoscenici del Roma Fringe Festival ben 72 compagnie portano in scena, a Villa Mercede, spettacoli di teatro per un mese intero: dal 15 giugno al 14 luglio il grande parco a tema nel cuore di Roma riprende la tradizione iniziata nel 1947 ad Edimburgo, quando alcune compagnie furono scartate dallo storico Festival e diedero vita ad una manifestazione dedicata al teatro indipendente, con spettacoli autoprodotti e autofinanziati senza dover rendere conto a nessuno. Nasce così il R “fringe”, che letteralmente significa frangia” e intende dire “periferia”. Dall’esempio di Edimburgo sorsero autonomamente altri Fringe Festival in tutto il mondo, ciascuno con modalità proprie ma con un puntoin comune: l’indipendenza artistica delle compagnie. Tantissimi gli spettacoli in cartellone. “Cave canem”, ambientato negli anni ’80, è ispirato ad un fatto di cronaca nera, “un confronto tra due uomini nati liberi ma costretti a recitare i ruoli loro assegnati dalla vita, di vittima e carnefice”. E’ un atto unico di Jo Ela, regia di Leonardo Buttaroni. Anche “I fiori del male” trae ispirazione da una storia vera, uno dei tanti misteri insoluti a cavallo tra gli ’70 e ’80, quello del Banco Ambrosiano e di Roberto Calvi e Michele Sindona. Scritto e diretto da Davide Sacco, produzione Avamposto Teatro. Poi c’è “Manuale Distruzione”, di e con Mariantonia Capriglione, che racconta la storia di un’attrice che, alla ricerca della perfezione, cade nel tunnel della bulimia. La regia è di Raffaele Romita. Interessante anche “Achilles: how is a legend made?”, ispirato a due culture fondanti del teatro: quella greca con Omero e quella inglese con Shakespeare, con testi parlati in greco e in latino che pongono l’attenzione sui rapporti tra uomo ed eroe, libero arbitrio e destino. Le due protagoniste nei ruoli di Calliope e Clio, muse della poesia epica e della storia, assumono via via i caratteri di Ulisse, Priamo, Achille e Teti. “Testaccio spara” invece è ambientato nella periferia romana degli anni Settanta, la regia è di Sandro Torella. “Suite” è un assolo per at- trice che interpreta tre personaggi, tre eroine dostoevskiane nei molteplici aspetti delle relazioni femminili: la donna e se stessa, la donna e l’amante, la donna e l’amore. “Abbascio A’ Grotta” tratta del delicato tema della violenza sui minori, uomini, donne e omosessuali: quattro attori in scena raccontano e vivono esperienze diverse di violenza accomunate dallo stesso tormento. “Ah… l’Amore l’Amore”, di Francesca Botti, con Francesca Botti e Sabrina Carletti e con l’accompagnamento musicale di Niccolò Sorgato è un progetto nato “dal mio innamoramento per Luigi Tenco – scrive l’autrice dalla passione profonda che ho sempre nutrito per la sua arte e insieme per la sua storia. Mi attrae come scrive d’amore: senza sbavature, diretto, vero”. “Alfonsina Storni: la mia casa è il mare” , diretto e interpretato da Marica Roberto, con la direzione musicale di Paolo Petrilli è la drammatica storia di una donna suicida, gettatasi da uno scoglio dopo una crisi di dolore derivato dal suo cancro al seno. “Altrove” di Simone Ranucci è uno spettacolo in cui protagonista è l’identità. La regia è di Herbert Simone Paragnani, con Matteo Castellino e Martina Sechi. “‘Ancora”, a cura della Compagnia Kalsifer, è uno studio antropologico itinerante e in fase di continua elaborazione sulla natura e i significati delle parole. Scena minimalista per uno spettacolo che è un tentativo di rimanere “ancorati” alle parole. “Chi fa da sé fa più fatica..!”, a cura di CG Teatro è uno spettacolo che racconta di due ragazzi legati da una profonda amicizia: uno bello, alto e timido; l’altro, costretto su una sedia a rotelle, furbo, scaltro e intelligente. “Le Fondamenta dell’Impero”, presentato dalla compagnia Quinta Parete, con Enrico Lombardi, regia di Fadia Bassmaji e musiche di Giancarlo Corcillo è tratto da un racconto di Luca Balbarini. Altri spettacoli, tantissimi, sono in cartellone, tutti estremamente interessanti: Anna e altre storie, Ballarò, Ballatoio, Big Biggi One Man Show, Bonifacio, Canto clandestino, Choose!, Cose di questo mondo, Cromosoma X, Nelle viscere delle poetesse beat, Deae et Medeae, Delirio registico, Dietro i tuoi passi. La storia di Peppino Impastato, Elementos, Finding beauty, Frammenti di dolore, Futuri voli, Gedeone, Hamelin, Hamletelia, (H)elle, I Pupa, Il bambino che verrà, Il Protocollo, Il tempo e la stanza, Il velo della sposa e l’abbecedario, Il Venditore di attimi, Improbook – improvvisazioni da reader!, INbloom, Incepe, Io sono la luna. Percorsi sull’obesità, Io, mai niente con nessuno avevo fatto, L’Arte della fuga, Lei gli direbbe, Libera uscita, Loop, Microstorie, Monodia, My name, No, Nothing personal Oh Yeah!, Oscillazioni, Padroni delle nostre vite, Pass/ages, Quarto movimento – Storia erotica di Nahui Olin, RiEvolution, Riflessioni postume, Schizzata, Senso unico, Sirene, Stop the M, Sudo a fermo, Suite, Tableau revenant, #Tessuto, The Flying Pinter Circus, The Oyster boy, The white room, Uomini, Viaggio in un incubo, Walking_NoTav. E.M.