rassegna stampa - ASL 4 Chiavarese
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RASSEGNA STAMPA Mercoledì, 25.02.2015 Il Sole 24 Ore 1 «Spending review, risparmi difficili» 2 «Stop ai tagli e più qualità nelle Asl» 3 Congedi parentali possibili anche a ore Il Secolo XIX 1 “Troppe infezioni, servono più controlli” Il Secolo XIX - Ed. Levante 1 Il ticket non basta - La Liguria lo dimostra Corriere Mercantile 1 Posto di polizia in ospedale - L’assessore Montaldo dice no 25.02.2015 pag. 09 Conti pubblici «Spending review, risparmi difficili» Bene la manovra 2015, bene le riforme messe in cantiere dal Governo. Ma la congiunzione astrale delle misure della legge di Stabilità combinate col calo del prezzo del petrolio, il cambio favorevole, il Qe della Bce, non può andare sprecata. È un'occasione più unica che rara, l'ultimo treno utile per la ripresa dell'Italia. E dunque le riforme vanno attuate presto e bene, per favorire imprese e famiglie e tagliare la pressione fiscale. Usando il tesoretto di 6 miliardi accumulato con la riduzione della spesa per interessi, proprio per far camminare e attuare le riforme, ma tenendo ferma la barra dell'aggiustamento dei conti. E per farlo serve eliminare senza più indugi antiche «distorsioni». Attuando davvero una spending review di cui si sono perse le tracce ma che di qui al 2017 varrà 23 miliardi, ora coperti con clausole di salvaguardia. Con un passaggio chiave che ormai non può essere eluso: la riduzione del perimetro d'azione dell'intervento pubblico. La Corte dei conti promuove quanto meno spirito e promesse della manovra 2015, ma mette in guardia Governo e Camere sulle iniziative da prendere al più presto. Senza sprecare tempo. Un intervento, quello delle sezioni riunite della magistratura contabile, che arriva in significativa coincidenza con lo stress test e l'imminente pagella che ci darà Bruxelles. Tanto più importante perché fa il punto di quanto resta da fare, con un rapporto che la Corte ha inviato ieri al Parlamento sulle prospettive della finanza pubblica dopo la manovra. Prospettive che sulla carta la Corte giudica lusinghiere. Ma che vanno implementate e applicate senza passi indietro. Vanno rafforzate. Riforme, riforme, riforme. Che ieri il premier Matteo Renzi, da Parigi, ha assicurato che procederanno rapidamente: «Nel 2015 dovremo fare ancora di più», ha detto. Aggiungendo, in risposta a chi gli contesta i troppi decreti per farle marciare, che «saremo in grado di fare qualche decreto in meno se le opposizioni faranno qualche atto di ostruzionismo in meno». Se il contesto internazionale di questa fase è indubbiamente favorevole, e dunque può rendere più praticabile l'attuazione delle riforme, spiega la Corte dei conti, è indispensabile che gli spazi d'intervento che si sono aperti per la riduzione della spesa per interessi «siano volti a incidere sulle aspettative di famiglie e imprese». Per dare stimolo a consumi e investimenti, certo. Ma facendo massima attenzione a non «procedere ad un aumento corrispondente della spesa primaria». Non manca l'elenco delle misure potenzialmente giudicate capaci di incidere sulla fiducia di cittadini e imprese. Dagli interventi strutturali sul mercato del lavoro e sul fisco (ancora in panne, peraltro). Ma anche quelli che dovrebbero fruttare sul lato della domanda interna (bonus fiscale e bonus bebè) come su quello dell'offerta (taglio Irap, decontribuzione, nuovi contratti di lavoro). Tutto bene, allora? Non esattamente: «Tali luci si accompagnano a non marginali ombre», afferma la Corte dei conti. Se è vero infatti che il pressing della Ue sembra essere diventato meno asfissiante e più attento alla flessibilità, «la mancanza di un quadro definito degli assetti che potrà assumere la gestione pubblica contribuisce a generare disorientamento». Come dire: manca una bussola sicura perché «sono numerosi gli aspetti che devono ancora trovare una definizione». E l'elenco del “sospeso” non è poca cosa: vanno ridisegnate le strutture di governo, ridefinite le competenze e «quote significative degli apparati pubblici», tanto declamate da anni, ma mai completamente attuate. La stessa sostenibilità delle prestazioni sociali è sotto la scure dei tagli, che mina anche la qualità dei servizi, con forti e gravi differenze locali. E che dire di quella spending review ferma ai nastri (16 miliardi per il 2016 e 23 entro il 2017), con l'ombra che s'allunga delle clausole di salvaguardia? Per questo, conclude la Corte dei conti, i risparmi della spesa per interessi non vanno destinati a tamponare le falle della spending review, ma dedicati ad accelerare i processi di riforma. A tagliare le tasse, a creare vera ripresa. Superando «antiche distorsioni» e rivedendo «i confini dell'intervento pubblico». Con la «normalizzazione della politica fiscale». Altrimenti sarà solo tempo perso. Ancora una volta. Ma stavolta con ben poche chance di avere ancora tempi supplementari a disposizione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Roberto Turno 25.02.2015 pag. 09 Senato. L’indagine parlamentare sulla sostenibilità del Sistema sanitario: «Più investimenti» «Stop ai tagli e più qualità nelle Asl» Dall’altolà ai tagli che dal 2009 colpiscono il Ssn a un piano straordinario di investimenti che dia occupazione e crescita. Dall’innovazione a colpi di cloud ed e-prescription alla riscrittura appena avviata dei Lea. E poi la valutazione attenta dell’assistenza integrativa, gli standard di cura uniformi. E poi dosi massicce di qualità, valorizzazione di medici&Co oggi sovrautilizzati con tanto di bacchettata della Ue, regole sulla responsabilità professionale. E la scommessa della trasparenza, in un settore «per sua natura particolarmente esposto al rischio di contaminazioni da fenomeni di abuso di potere, frodi, corruzione». È una ricetta con 9 ingredienti quella scritta nell'indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, guidata da Nerina Dirindin (Pd) e Luigi D'Ambrosio Lettieri (Fi) consegnata ieri alla commissione Sanità del Senato. Difendendo a spada tratta la valenza, sociale ed economica del Ssn. Perché la sanità «continua a essere considerata un settore sul quale effettuare risparmi ma, al contrario, è una formidabile leva per lo sviluppo, non solo per promuovere il benessere e l'uguaglianza fra le persone, ma anche per favorire occupazione, ricerca e innovazione». Per questo bisogna scongiurare altri colpi di scure, affermano i relatori: «Non possiamo permettere che i nostri ospedali vadano in rovina, che gli operatori si arrendano al declino e i più svantaggiati non possano accedere alle cure. Ma «c'è di più», è l’altolà: la mancata ripresa dell'economia e le difficoltà della finanza pubblica potrebbero indurre a ulteriori riduzioni della spesa pubblica sanitaria «col rischio di proseguire nella china che il sistema ha già intrapreso». Non per questo si deve star fermi, ma «eventuali margini di miglioramento, sempre possibili, possono essere perseguiti solo attraverso un'attenta selezione degli interventi di riqualificazione dell'assistenza, soprattutto in termini di appropriatezza clinica e organizzativa». E gli eventuali risparmi andrebbero reinvestiti sui servizi più carenti, come quelli per gli anziani. Quasi una lettera aperta a Renzi e ai governatori, ultima chiamata per scongiurare quei tagli da 4 mld imposti dalla manovra 2015 e in discussione in queste ore. © RIPRODUZIONE RISERVATA Barbara Gobbi 25.02.2015 pag. 46 Conciliazione vita-lavoro. Le assenze potranno essere fruite in un arco di tempo più ampio, fino al dodicesimo anno del bambino Congedi parentali possibili anche a ore Lo schema di decreto legislativo in materia di conciliazione vita-lavoro esaminato in via preliminare dal Consiglio dei ministri del 20 febbraio prevede molte modifiche al complesso dei diritti/doveri dei genitori. Tuttavia, per problemi di copertura finanziaria, gran parte delle disposizioni varrebbe solo per il 2015. Ci si chiede però quanto sia efficace un intervento per un periodo così limitato. L’istituto maggiormente toccato dal provvedimento è il congedo parentale, la cui durata resta però invariata. Il periodo massimo di fruizione viene esteso dall’ottavo anno di vita del bambino al dodicesimo. Questo nuovo termine vale anche in caso di adozioni (articolo 36 del Dlgs 151/2001) e al prolungamento del congedo parentale in presenza di figlio portatore di handicap (articolo 34). Si allunga anche il periodo indennizzato dall’Inps nella misura del 30%: non più fino al terzo anno di vita del bambino, ma fino al sesto. Contestualmente però viene abrogata la disposizione che consentiva di continuare a percepire l’indennità dopo il terzo anno a condizione che il reddito individuale dell’interessato fosse inferiore a 2,5 volte l’importo del trattamento minimo di pensione a carico dell’assicurazione generale obbligatoria. Il provvedimento contiene inoltre una spinta all’utilizzo del congedo a ore, possibilità introdotta dalla legge Fornero, e che doveva però essere regolamentata dalla contrattazione collettiva. Considerato che ciò fino a oggi è avvenuto in pochissimi casi, il legislatore ne consente l’uso anche senza disciplina contrattuale fissando alcune regole di carattere generale. In particolare il decreto prevede che ciascun genitore può scegliere tra la fruizione giornaliera e quella oraria. Quest’ultima è consentita in misura pari alla metà dell’orario medio giornaliero del periodo di paga quadrisettimanale o mensile immediatamente precedente a quello nel corso del quale ha inizio il congedo parentale. Se pertanto l’orario medio giornaliero è di otto ore, la richiesta non può essere superiore a quattro ore. Ma implicitamente significa che si può chiedere un congedo di durata giornaliera anche inferiore, pari cioè a una o due ore. Viene esclusa la cumulabilità della fruizione oraria del congedo parentale con permessi o riposi previsti dal decreto legislativo 151/2001. Modificati anche i termini di preavviso per la richiesta del congedo: da 15 giorni viene ridotto a cinque se il congedo è a giorni e a due se viene richiesto a ore . Due le modifiche più rilevanti per il congedo di maternità. La prima riguarda la possibilità per la madre di sospenderlo in caso di ricovero del neonato in una struttura pubblica o privata. Se pertanto il bambino viene ricoverato nel periodo previsto per la cosiddetta astensione obbligatoria (tre o quattro mesi dopo il parto) il periodo può essere sospeso e riprenderà a decorrere dopo le dimissioni del figlio, a condizione che la lavoratrice produca una attestazione medica che dichiari la compatibilità dello stato di salute della donna con la ripresa dell’attività lavorativa. Il diritto della sospensione del congedo può essere esercitato una sola volta per ogni figlio. La seconda novità è l’estensione del diritto a percepire l’indennità di maternità (direttamente dall’Inps) anche nel caso di risoluzione del rapporto per giusta causa, precedentemente escluso. Di rilievo le modifiche relative alle lavoratrici autonome iscritte alla gestione separata. Apprezzabile e soprattutto giusta la norma che estende loro il principio della automaticità dell’indennità di maternità. In questo modo, come per avviene per le dipendenti, non saranno costrette a subire le conseguenze derivanti dal mancato pagamento dei contributi da parte del committente. Inoltre viene esteso anche a loro il diritto all’indennità per cinque mesi in caso di adozioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA N. Bi. B. Mas. 25.02.2015 pag. 17 25.02.2015 pag. 07 25.02.2015 pag. 07 25.02.2015 pag. 23