psicologia giuridica e della devianza

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psicologia giuridica e della devianza
PSICOLOGIA GIURIDICA E DELLA DEVIANZA
ANNO ACCADEMICO 2010-2011
Prof.ssa Patrizia Patrizi
Collaborano al corso:
Dott.ssa Vera Cuzzocrea
Dott. Gian Luigi Lepri
Dott.ssa Irene Petruccelli
Dott.ssa Francesca Vitale
CHIAVI DI LETTURA
per spiegare/comprendere – valutare – intervenire
Perché devianza?- Come si diventa devianti
Processualità: contrasto alla logica deterministica che connette esiti di comportamento con le condizioni di partenza
conosciute o conoscibili
Attori – azioni: recupero valenze di significato conoscitivo
• azione in situazione
• posizionamento dell’attore sociale
• luogo dell’osservazione
Osservatori – interazione: sistemi sociali di aspettative, regole, attribuzioni legate al comportamento
Pensiero re-attivo vs. proattivo
Non sono le motivazioni devianti che
conducono al comportamento deviante,
ma, al contrario, è il comportamento
deviante che produce, nel corso del tempo,
la motivazione deviante
(H. S. Becker, 1963)
TEORIE INGENUE E PENSIERO SCIENTIFICO
Le evidenze hanno costituito il concetto ponte tra il pensiero
scientifico e il pensiero delle persone comuni:
•evidenze fisiche,
•sociali,
•comportamentali,
•familiari,
•di relazione,
•psicologiche
Spiegazioni basate su fattori: (intra)personali stabili, (intra)personali
mutevoli, inter-personali con centratura sulle dimensioni interattive
(dinamiche familiari e identità deviante) (Ferracuti, Newman, 1987)
Cesare Lombroso e l’antropologia criminale:
“L’uomo delinquente” (1876) à Legame diretto fra
aspetto esteriore e comportamenti antisociali;
l’inganno dei “campioni noti”.
Genetica, fisiologia, teorie costituzionaliste,
ereditarietà ecc. hanno riproposto la stessa
impostazione epistemologica, cadendo in analoghe
criticità.
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Capacità cognitive e deficit intellettivi, danni cerebrali
Tratti di personalità, disturbi antisociali, psicopatologie
Uso di alcol e droghe
Stile familiare / Deprivazioni e disgregazioni familiari
Senso di colpa / Funzioni dell’Io
Il comportamentismo e la teoria “frustrazione-aggressività”
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Thomas e i bisogni fondamentali: di sicurezza, di fare nuove
esperienze, di avere risposte degli altri, di ottenere il loro
riconoscimento
SOCIOLOGIA E PSICOLOGIA SOCIALE “SOCIOLOGICA”: OLTRE L’INTRAPSICHICO
Il crimine come fatto sociale
[visibilità dei confini, sentirsi nel giusto, anticipazione morale
futura]
La criminalità dei colletti bianchi: numero oscuro e
immunità differenziale
[la protezione data da ruoli e posizioni]
Le associazioni differenziali
[la devianza è un processo che si costruisce nel tempo e
all’interno di relazioni]
Deprivazione relativa e malcontento
G.H. MEAD E L’INTERAZIONISMO SIMBOLICO
“L’interazionismo simbolico
non considera la devianza
come problema sociale
dato, del quale si devono
ricostruire le cause nel
legame tra fattori sociali,
culturali, psicologici e
genetici, ma si pone
l’obiettivo di comprendere i
meccanismi attraverso i
quali la devianza viene
De Leo G. e Patrizi P. (2002). Psicologia della devianza.
Carocci: Roma.
individualmente
e
PERCHÉ “DEVIANZA”
• La devianza è un processo interattivo fra:
– Il soggetto che compie delle azioni
– Le norme che definiscono tali azioni come illecite
– La reazione sociale alle infrazioni di tali norme (dagli
stereotipi al controllo sociale)
Fino alla riconsiderazione di sé da parte del soggetto
(dalla devianza primaria a quella secondaria)
COME SI DIVENTA DEVIANTI
L’etichettamento e l’identità negativa
[Le definizioni pubbliche sanciscono il significato di
devianza e lo status di deviante]
Naturalismo e appreciation: gli indicatori di
identità
Carriere e identità: l’outsider di Becker
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Incontro di disponibilità
Imparare la tecnica
Imparare a percepire gli effetti
Imparare a goderne
Rifornimento
Segretezza
Moralità
Non sono le motivazioni devianti che conducono al comportamento
deviante, ma, al contrario, è il comportamento deviante che
produce, nel corso del tempo, la motivazione deviante.
LA DEVIANZA COME FORMA DI
COMUNICAZIONE
Comprendere la devianza significa assumere il
punto di vista del suo autore perché essa può
essere una forma di comunicazione.
…e le potenzialità dei nuovi modelli per una
psicologia della responsabilità
L’AZIONE DEVIANTE COMUNICATIVA
(De Leo e Patrizi, 1992, 1999)
Funzioni
strumentali
Funzioni
espressive
Funzione strumentalepragmatica
Funzione espressivocomunicativa
Il crimine è un modo per ottenere vantaggi diretti e immediati. È evidente nelle forme
più semplici di devianza, ma anche nelle declinazioni della criminalità organizzata e
della criminalità ‘dei colletti bianchi’.
Una strumentalità il più delle volte implicita e secondaria, ma altre volte consapevole e
intenzionale, come in alcuni grandi crimini politici e organizzati
(De Leo e Patrizi, 1999, La spiegazione del crimine, pp. 122-124).
Effetti Sé: sono i messaggi che l’autore invia a se stesso e attraverso cui elabora la sua ident
“L’individuo sperimenta se stesso, definisce la propria soggettività in interazione,
lascia tracce personali e assume feedback che rimandano al processo continuo di
elaborazione dell’identità. Nell’agire il soggetto comunica con se stesso, rinviando al
proprio Sé nuove immagini e nuove negoziazioni con cui, costantemente, monitorizza il
proprio essere attore sociale” (De Leo, Patrizi e De Gregorio, 2004).
Effetti di relazione: effetti che rinviano alla storia dei rapporti e dei contesti di appartenenza del soggetto agente. È evidente anche nei casi in cui la relazione implica dimensioni
di potere (es. racket delle tangenti, crimine organizzato). Possono riguardare direttamente la
vittima o ciò che essa rappresenta (pensiamo ai reati omicidiari di tipo seriale, dove la vittima
è spesso un bersaglio simbolico),
Effetti di controllo: si esprimono messaggi di sfida, provocazione, minaccia. I messaggi sono
orientati, in senso specifico, alle agenzie di controllo (famiglia, forze dell’ordine) e alle
regole (formali e non) imposte da queste e interiorizzate dall’attore.
Effetti di sviluppo: si tenta di avviare o bloccare un processo di cambiamento, di sbloccare
una situazione statica, di smuovere un sistema rigido. La cronaca mostra molti possibili
esempi di azioni eclatanti in cui gli obiettivi di cambiamento (nel duplice senso di obiettivi
ricercati o evitati) subordinano gli effetti più strumentali di eliminazione di figure o
personaggi ‘scomodi’ (dai ‘reati politici’ agli omicidi passionali).
CARRIERE E PERCORSI DI VITA
Contrasto alla logica deterministica che connette esiti di
comportamento con le condizioni di partenza conosciute o
conoscibili
Riconoscimento della dimensione processuale della
devianza
Filoni di interesse:
– Individuare fattori predittivi del comportamento
deviante, dall’insorgenza alla stabilizzazione
– Recuperare le dimensioni attinenti alla soggettività
umana, i percorsi di iniziazione all’attività illecita,
l’espressione del Sé nel comportamento trasgressivo,
l’assunzione del ruolo, la costruzione di coerenza
rispetto all’identità
Carriera come progressione criminale: la
sequenza longitudinale di reati commessi da un
individuo nel corso del processo di crescita
(Farrington).
Carriera come stile di vita: il ruolo sociale che un
individuo progressivamente ricopre, la
sistematizzazione di un comportamento a modello
di vita, l’impegno del soggetto nello svolgimento di
sequenze di azione connotate in senso deviante
(Bandini, Gatti; De Leo, Patrizi).
Oggettivamente (…) una serie di status e di impieghi
chiaramente definiti (…) tipiche sequenze di posizioni,
realizzazioni, responsabilità, e persino di avventura (…)
Soggettivamente, una carriera è una serie di cambiamenti della
prospettiva secondo la quale la persona percepisce la sua
vita come una totalità e interpreta il significato delle sue
caratteristiche, delle sue azioni e di tutto ciò che gli capita
(Hughes, 1937)
Becker (1963) e le career contingency: quei fattori casuali e
contingenti dai quali dipende la mobilità da una posizione
all’altra. (…) includono sia i fatti oggettivi legati alla struttura
sociale che i cambiamenti nelle prospettive, nelle motivazioni
e nei desideri dell’individuo.
ANTECEDENTI
STORICI
AZIONE_ 1
(Inizio)
(rischi e meta-rischi
a-specifici)
CRISI
E INIZIO
INCIDENTI
CRITICI
rischi e
meta-rischi
specifici
AZIONE_ N
AZIONE_ 2
(Prosecuzione)
STABILIZZAZIONE
CONSOLIDAMENTO
rischi e
meta-rischi
specifici
Antecedenti storici
Storia di vita
Incontro di disponibilità
Inizio
Azione 1
Crisi
Difficoltà percepite
fra sfide e risorse
Incidenti critici
Ricerca
PUNTO
delle
DI
cause/ragioni/significati
OSSERVAZIONE
Incontro
Valutazioni specialistiche
con reazione
Interventi
sociale
(informale) e
sistema
PROSECUZIONE
Azione 2
Azione 3 Azione n
CONSOLIDAMENTO
• Identità deviante
•Aspettative di comportamento
•Restringimento delle possibilità
d’azione
•Disimpegno delle conseguenze
FATTORI DI RISCHIO E SISTEMI DI MEDIAZIONE AUTOREGOLATIVA (De Leo, 2003; De Leo, Patrizi, 2002)
−Disfunzioni e problematicità che possono generare disagio;
FAMIGLIA
−regole e modalità di funzionamento;
−coesione (qualità e intensità dei legami affettivi, confini e senso d’intimità) e
adattabilità (in relazione alle fasi del ciclo di vita familiare);
−competenze/incompetenze genitoriali, impegno/disimpegno; stili e modalità
comunicative (monitoring);
−gestione emozioni, atteggiamenti emotivi; stili educativi aggressivi/autoritari –
permissivi – affettivamente incompetenti
−Ragioni e regole che i soggetti si danno/seguono; intenzioni, mete, significati attribuiti
all’agire;
−convinzioni socio-cognitive: autoefficacia, disimpegno morale;
INDIVIDUO
−competenze cognitive, relazionali, emotive, comunicative: ricerca efficace di supporto
sociale, resilienza, legame amicale, altruismo, comportamento d'aiuto, life skills
FATTORI DI RISCHIO E SISTEMI DI
MEDIAZIONE AUTOREGOLATIVA
GRUPPO DEI PARI
regole, norme, status, ruoli, cultura, criteri di leadership e di reputazione,
processi di influenzamento sui singoli partecipanti;
vincoli regolativi per i singoli negli spazi di azione gruppale
SISTEMA NORMATIVO
fruibilità della norma – adeguatezza ai cambiamenti sociali
E
RAPPRESENTAZIONI partecipazione ai processi decisionali
SOCIALI
educazione alla legalità e responsabilità
dalla tutela alla devianza
SISTEMA
ISTITUZIONALE E
DEI SERVIZI
dai rischi non strutturati alla devianza conclamata
dalla devianza occasionale a quella sistematica
dalla risposta di giustizia alle opportunità di reintegrazione attiva
UNA SINTESI
(Zara, 2006)
• La carriera criminale si costruisce nel tempo e richiede
un’iniziazione, una continuità temporale, una persistenza e una
reiterazione, una strutturazione e una durata.
• L’atto criminale è spesso il gesto estremo di un lungo processo di
accumulazione di esperienze problematiche e disorientanti e di
escalation conflittuale.
• Nel creare una tassonomia di diverse forme di comportamento
antisociale e degli individui coinvolti, bisogna riconoscere le
differenze individuali, le dinamiche sociali, gli spazi, i tempi, la
frequenza e la durata con cui si manifesta.
• Individuare le origini del comportamento antisociale e criminale
significa ricondurle al periodo dello sviluppo in cui si manifestano
(tarda infanzia, adolescenza, età adulta).
• Ogni comportamento è sempre il frutto di un’interazione triadica
tra l’individuo, il suo ambiente, con le sue regole di riferimento e la
condotta (determinismo reciproco).
• Comprendere la criminalità significa individuare quei fattori di
rischio che in maniera diretta o mediata possono contribuire alla
strutturazione di uno stile di vita antisociale e alla messa in atto di
una serie di meccanismi che conducono a risposte problematiche.
• L’adozione di uno stile comportamentale deviante e antisociale è
collegata alla definizione del sé delinquenziale.
• Comprendere le dinamiche criminali significa anche adottare il
punto di vista dell’individuo che delinque.
• Dal punto di vista dell’individuo, la dannosità e i rischi legati al
crimine non annullano la sua utilità.
• La criminalità conosciuta rappresenta soltanto la punta dell’iceberg
di un fenomeno più esteso e problematico proprio perché
sommerso.
Per concludere…
• Non è possibile sostenere una causalità lineare fra indicatore
di rischio ed esito delinquenziale.
• Un’influenza rilevante è svolta dai processi che si attivano: le
modalità con cui le condizioni di rischio vengono trattate, i
meccanismi di risposta/intervento, le forme di reazione ai
comportamenti rilevati, la loro interpretazione. I processi di
costruzione delle identità, anche quelle devianti, si strutturano,
infatti, e ristrutturano continuamente nella relazione con gli altri.
Il ruolo attivo dell’individuo ricopre una posizione di primo piano
e la valenza espressiva della devianza richiede di analizzare la
comunicazione tenendo conto degli scopi d’azione, dei significati
soggettivamente attribuiti, delle restituzioni di senso con cui la
persona si confronta nelle interazioni pubbliche e private.