Tra cibo e arte Fra musica e vivande, fra un convento

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Tra cibo e arte Fra musica e vivande, fra un convento
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Tra cibo e arte
Fra musica e vivande, fra un convento del 1600 e un Westfalia
fra burattini e dj set, dalla Calabria ecco i Coltivatori di Musica
LA RESILIENZA
NEGLI GNOCCHI
Paola Scialis e Stefano Cuzzocrea durante una loro performance (foto di Andrea Semplici); sotto Paola intenta a preparare gli gnocchi fatti in casa (foto di Liudmila Musatova)
di MITA BORGOGNO
S
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REGISTRO NAZIONALE DELLA STAMPA
N. 7886 DEL 15-03-1999
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odierno de "il Quotidiano del Sud"
Certificato
N. 4387
e facessimo una ricerca statistica sono sicura che la parola più
usata in Calabria, da
sempre, risulterebbe
essere “resistenza”. In tutte le
sue declinazioni e significati.
Che in terra di casa nostra tutto
è più complicato, macchinoso,
difficile. É, appunto, tutto un resistere. Resistenza gastrofonica (e
non solo), insieme a Paola, cibo e
arte (capirete presto perché), è la
parola più volte ripetuta, durante
la nostra conversazione telefonica, da Stefano Cuzzocrea, entusiasta ideatore, animatore, promotore con la compagna Paola Scialis
del progetto: “Coltivatori di musica”, nato nel tepore della scorsa
estate a Belmonte Calabro, la terra del pomodoro. Del cuore di bue
rosso e succoso. Della tradizione
contadina arroccata in collina,
con languida vista sul mare.
Il progetto nasce e vive all’interno di un ex convento di frati cappuccini, edificato tra il 1608 e il
1611, divenuto poi residenza privata. Casa di Paola e della sua famiglia. Un ex convento che è un
contenitore di fisicità e idee, uomini e progetti, terra e sogni, burattini e cibo, orti e dj set. Un contenitore contenente da cui a un
certo momento si sente il bisogno
di allontanarsi, prendere un respiro lungo nel resto del mondo, a
bordo di un Westfalia azzurro cielo, per poi tornare con il fiato cor-
to, ossigeno nuovo e il rinnovato
bisogno di resistere, di non mollare, di creare in Calabria. A casa
propria.
Terra di millenaria cultura abbandonata, derisa, lasciata morire. Il progetto, come tanti altri,
nasce un po’ per caso, un po’ come
frutto di un percorso, lungo e articolato, che ha le sue radici nel
teatro di figura, tra i burattini,
nella ricerca che a un certo momento si sposa, proletaria e contadina, con la terra, con gli orti (didattici per bambini e sinergico
per il contadino pigro e itinerante) con la cucina che sperimenta
un tempo che fu.
Con la pasta fatta in casa, l’ancestrale impastare delle nostre nonne e mamme. Gli gnocchi, che a
casa di Paola si facevano tutte le
domeniche, conditi con il sugo
fatto in casa, quello semplice che,
poi, si scopre semplice non essere
mai, tutti hanno il loro modo di
amarlo mentre lo mescolano e aggiungono ingredienti.
Paola e Stefano ne sperimentano diversi per poi scegliere quello
della parrucchiera di Paola, la ri-
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Tra cibo e arte
Paola e Stefano, da Belmonte Calabro, tentano
la rivoluzione estetica delle massaie e dei massai
UNA RESISTENZA
Intorno è musica
Intorno è calore
Intorno è amore
Convivialità
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cetta è segreta, va solo provato. In convivialità, ascoltando musica, scambiandosi
emozioni. Gastrofoniche, appunto.
Si apparecchia un tavolo, ci si mette la
“tavola” sopra, poi la farina, il mattarello
e si inizia a lavorare. Paola impasta e sorride di un sorriso che ti apre il cuore, Stefano al pentolone fa bollire l’acqua e dà
un'occhiata al sugo che lentamente cuoce, su una cucina da campo.
Intorno è musica dal dj set.
Intorno è calore.
Intorno è convivialità.
Un rivoluzionario ritorno alla semplicità. Un anarchico lento masticare,
“mentre tutti intorno fanno rumore”. Un
sogno condiviso. Una riedizione, tutta
patate e impasto, della cucina sentimentale. Entrare in contatto con emozioni e
sensazioni nascoste dal frastuono del vivere a velocità sempre più sostenuta.
«Con la nostra cucina proletaria lottiamo
per l’emancipazione e anche per la rivoluzione estetica delle massaie, e anche dei
massai, visti i tempi». Questo il motto dei
viandanti Coltivatori di musica, in questi
giorni impegnati a Torino ma pronti a
tornare a Belmonte dove sabato 29 c’è la
rassegna intermittente di cibo e teatro:
“Con il teatro non si mangia” che metterà
in scena, in collaborazione con il Teatro
della Maruca di Crotone, uno spettacolo
di burattini tradizionali calabresi, Zampalesta u cane tempesta, spettacolo vincitore del premio “Otello Sarzi” 2014 per
essere riuscito a mescolare in maniera
originale gli stilemi delle “guarattelle”,
reinventandole attraverso la lingua calabrese, con un uso sapiente del ritmo e della manipolazione dei burattini, valorizzando in maniera autonoma la lezione registica di uno dei maestri del genere. Lo
spettacolo è di Angelo Gallo, la regia è di
Gaspare Nasuto.
La rassegna “Con il teatro non si mangia” così come con la cultura, stereotipo
che Stefano e Paola cercano faticosamente di demolire, è una rassegna per sua natura intermittente, perciò precaria, come
il teatro che si porta dietro. Questa precarietà è minata, volutamente, dal confronto/scontro con il cibo. «Il teatro, la pratica
teatrale, sempre compromessa da questa
sua naturale difficoltà a
procurarsi il cibo, verrà sfidata, formalmente, da un
piatto di pasta.
Un impietoso confronto,
tra il teatro ed il cibo. Un
piatto per uno spettacolo.
Un piatto di pasta e uno
spettacolo teatrale». Intanto Paola fa rivivere Re Pipi, il “Reuccio
fatto a mano” raccontato da Italo Calvino,
nella sua raccolta “Fiabe italiane” che
uscì nel 1956 nella collana “I millenni” di
Einaudi, mentre impasta il pane. Tra l’altro Paola Scialis è forse l’unica donna burattinaia calabrese. Laureata al Dams,
con alle spalle ma anche davanti - che il
futuro si gioca oggi - un lungo solco di
Stefano Cuzzocrea davanti al pentolone con gli gnocchi (foto di Liudmila Musatova); sotto Dario Brunori durante una pausa dello show case
palcoscenici calcati con teatro di ricerca e
sperimentale. Stefano Cuzzocrea, che
quando parla ti parla di Paola più che di
sè (“forse non lo sai ma anche questo è
amore”, cantava Vecchioni) la laurea l’ha
scansata in corner. Ha una tesi pronta,
forse un giorno la discuterà, o forse no.
Oggi organizza, sta dietro le quinte e i
fornelli, a volte anche sul palco. Supporta
il progetto, crea legami. Resiste a modo
suo. È fautore di una resilienza all’italiana fatta di
pasta e sugo. E musica, perché se mangi mentre balli,
digerisci
meglio.
«In Calabria tutto è più difficile, complesso. Ma la risposta che abbiamo è positiva. Soprattutto dai bambini, che ospitiamo per il progetto scuola
dell’orto didattico. Loro sono sempre entusiasti, ti rimettono in pace con il resto
del mondo».
Tanti gli amici che hanno risposto con
scomposto entusiasmo al progetto dei sognatori resistenti gastrofonici, a partire
da Dario Brunori della Brunori Sas, protagonista di un gustoso show case nella
Se mangi
mentre balli
digerisci meglio
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Gnocchi al pomodoro
Il sugo semplice che si scopre semplice non essere mai
tutti hanno il loro modo di amarlo mentre lo mescolano aggiungono ingredienti
GASTROFONICA
In alto e a destra due immagini di Paola Scialis (foto di Andrea Semplici); sotto un particolare dei piedi di Paola (Foto di Liudmila Musatova)
sede dell’ex Convento dei Capuccini la
scorsa estate poco prima di incamminarsi per Santiago in taxi (Il cammino di
Santiago in taxi è volume terzo della produzione musicale della Brunori Sas). Ma
anche Ghiaccioli e Branzini che è un Dj e
Producer di Torino ma vive a Firenze, e
ancora Destinazione umana, Musica da
Cucina.
Uno spettacolo da impastare, cucinare,
mangiare, ascoltare. Gnocchi, sugo al peperoncino e
un bicchiere di vino. Nell’aria c’è già la felicità. Albano
e Romina, li abbiamo stampati nel dna. Un piccolo
momento di trascurabile
felicità. «Come quando il
cameriere torna al tavolo
con la bottiglia di vino che abbiamo scelto, stappa la bottiglia, annusa il tappo, e
poi guarda tutti i presenti per scegliere
chi debba assaggiare il vino. E non sceglie me». (Francesco Piccolo)
Lo stupore dell’allegria in piccoli preziosi gesti, antichi. A un prezzo proletario.
Il primo a venire in mente parlando dei
Coltivatori di Musica è Donpasta Selecter
al secolo Daniele De Michele un salentino
che ha conquistato la sua fortuna in
Francia prima di tornare in Italia, un famoso dj, economista, scrittore e appassionato di gastronomia. Mette in piedi
spettacoli in cui cucina e mixa dischi.
A me, però, ha richiamato in testa - le
sirene di Ulisse hanno cantato - una intervista letta sul Corsera, qualche anno
fa, al maestro sudcoreano,
direttore
d’orchestra,
Myung-Whun Chung. Che
a sette anni suonava il pianoforte e a otto era aiuto
cuoco nel ristorante coreano aperto dalla madre una
volta emigrata negli Stati
Uniti.
«Adoro mangiare. Adoro cucinare. Il cibo è un tramite di convivialità, mangiare
con chi ami è il meglio che ti può capitare.
E subito dopo viene suonare con gli amici». Ecco, il maestro Chung è la sintesi
perfetta di quanto fanno i Coltivatori di
Musica.
Mita Borgogno
Un ritorno
resistente
alla terra
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