Il magico viaggio nel mondo della frutta

Transcript

Il magico viaggio nel mondo della frutta
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IL MAGICO VIAGGIO
NEL MONDO DELLA FRUTTA
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura - Ente Formatore per Docenti
Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero
Partendo dall’incipit di Guido Quarzo e con il coordinamento dei
propri docenti, hanno scritto il racconto gli studenti delle scuole e
delle classi appresso indicate:
Direzione Didattica di Futani (SA) - classe IV
Istituto Comprensivo di Ponte In Valtellina (SO) – classe III
I.C. “Castaldi-Rodari” Plesso Pellegrini - Boscoreale (NA) - classi IIIA/B
Istituto Comprensivo Vigolo Vattaro - Scuola Primaria di Bosentino (TN) – classe III
D.D. di Pellezzano – Plesso Via Amendola, Capezzano di Pellezzano (SA) – classe III
Istituto Comprensivo di Montemiletto (AV) - classe III
D. D. Terzo Circolo di Aversa (CE) – classi IIIA/B (Gescal)
Scuola Statale “F. Sclopis” plesso Pachiotti di Torino - classe III
Istituto Comprensivo “ D. Cimarosa – IV Circolo” di Aversa (CE) – classe IVD
S.P. “Nino Costa” - Istituto Comprensivo di Lanzo Torinese (TO) – classe VA
Editing a cura di: Isabella Carena
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo Associazione di Enti Locali
Ente Formatore per docenti accreditato MIUR
Il racconto è pubblicato in seno alla Collana dei Raccontiadiecimilamani
Staffetta Bimed/Exposcuola 2013
La pubblicazione rientra tra i prodotti del Percorso di Formazione per Docenti “La Scrittura
Strumento indispensabile di evoluzione e civiltà” II livello. Il Percorso di Formazione è promosso
dal MIUR Dipartimento per l’Istruzione Direzione Generale per il Personale Scolastico Ufficio
VI e si organizza in interazione con l’Istituto Comprensivo “A. De Caro” di Lancusi/Fisciano (SA)
Direzione e progetto scientifico
Andrea Iovino
Monitoraggio dell’azione
e delle attività formative collegate
Maurizio Ugo Parascandolo
Responsabili di Area per le comunicazioni, il
coordinamento didattico, l’organizzazione
degli Stages, le procedure e l’interazione con
le scuole, le istituzioni e i fruitori del Percorso
di Formazione collegato alla Staffetta 2013
Linda Garofano
Marisa Coraggio
Andrea Iovino
Area Nord
Area Centro
Area Sud
Segreteria di Redazione
e Responsabile delle procedure
Giovanna Tufano
Staff di Direzione
e gestione delle procedure
Angelo Di Maso, Adele Spagnuolo
Responsabile per l’impianto editoriale
Isabella Carena
Grafica di copertina:
Valentina Caffaro Rore, Elisa Costanza
Giuseppina Camurati, Iulia Dimboiu, Giulia
Maschio, Giulio Mosca, Raffaella Petrucci,
Dajana Stano, Angelica Vanni - Studenti
del Corso di Grafica dell’Istituto Europeo
di Design di Torino, Docente Sandra Raffini
Impaginazione
Bimed Edizioni
Relazioni Istituzionali
Nicoletta Antoniello
Piattaforma BIMEDESCRIBA
Gennaro Coppola
Amministrazione
Rosanna Crupi
I libretti della Staffetta non possono essere in alcun modo posti in distribuzione Commerciale
RINGRAZIAMENTI
I racconti pubblicati nella Collana della
Staffetta di Scrittura Bimed/ExpoScuola
2013 si realizzano anche grazie al contributo erogato in favore dell’azione dai
Comuni che la finanziano perché ritenuta
esercizio di rilevante qualità per la formazione delle nuove generazioni. Tra gli
Enti che contribuiscono alla pubblicazione della Collana Staffetta 2013 citiamo: Siano, Bellosguardo, Pisciotta,
Cetara, Pinerolo, Moncalieri, Susa, SaintVincent, Castellamonte, Torre Pellice, Castelletto Monferrato, Forno Canavese,
Rivara, Ivrea, Chivasso, Cuorgnè, Santena, Agliè, Favignana, Lanzo Torinese. Si
ringrazia, inoltre, il Consorzio di Solidarierà Sociale “Oscar Romero” di Reggio
Emilia, Casa Angelo Custode di Alessandria, Società Istituto Valdisavoia s.r.l. di
Catania, Associazione Culturale “Il Contastorie” di Alessandria, Fondazione
Banca del Monte di Rovigo.
La Staffetta di Scrittura riceve un rilevante contributo per l’organizzazione
degli Eventi di presentazione dei Racconti 2013 dai Comuni di Bellosguardo,
Moncalieri, Ivrea, Salerno, Pinerolo, Saint
Vincent, Procida e dal Parco Nazionale
del Gargano/Riserva Naturale Marina
Isole Tremiti.
Si coglie l’occasione per ringraziare i tantissimi uomini e donne che hanno operato
per il buon esito della Staffetta 2013 e
che nella Scuola, nelle istituzioni e nel
mondo delle associazioni promuovono
l’interazione con i format che Bimed annualmente pone in essere in favore delle
nuove generazioni. Ringraziamenti e
tanta gratitudine per gli scrittori che annualmente redigono il proprio incipit per
la Staffetta e lo donano a questa straordinaria azione qualificando lo start up
dell’iniziativa. Un ringraziamento particolare alle Direzioni Regionali Scolastiche
e agli Uffici Scolastici Provinciali che si
sono prodigati in favore dell’iniziativa. Infine, ringraziamenti ossequiosi vanno a S.
E. l’On. Giorgio Napolitano che ha insignito la Staffetta 2013 con uno dei premi
più ambiti per le istituzioni che operano
in ambito alla cultura e al fare cultura, la
Medaglia di Rappresentanza della Repubblica Italiana giusto dispositivo Prot.
SCA/GN/0776-8 del 24/09/2012.
Partner Tecnico Staffetta 2013
Si ringraziano per l’impagabile apporto
fornito alla Staffetta 2013:
i Partner tecnici
UNISA – Salerno, Dip. di Informatica;
Istituto Europeo di Design - Torino;
Cartesar Spa e Sabox Eco Friendly
Company;
ADD e EDT Edizioni - Torino;
il partner Must
Certipass, Ente Internazionale Erogatore
delle Certificazioni Informatiche EIPASS
By Bimed Edizioni
Dipartimento tematico della Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
(Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura)
Via della Quercia, 64 – 84080 Capezzano (SA), ITALY
Tel. 089/2964302-3 fax 089/2751719 e-mail: [email protected]
La Collana dei Raccontiadiecimilamani 2013 viene stampata in parte su
carta riciclata. È questa una scelta importante cui giungiamo grazie al contributo di autorevoli partner (Sabox e Cartesar) che con noi condividono il
rispetto della tutela ambientale come vision culturale imprescindibile per chi
intende contribuire alla qualificazione e allo sviluppo della società contemporanea anche attraverso la preservazione delle risorse naturali. E gli alberi sono
risorse ineludibili per il futuro di ognuno di noi…
Parte della carta utilizzata per stampare i racconti proviene da station di
recupero e riciclo di materiali di scarto.
La Pubblicazione è inserita nella collana della Staffetta di Scrittura
Bimed/Exposcuola 2012/2013
Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero.
Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm o altro mezzo)
senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.
La pubblicazione non è immessa nei circuiti di distribuzione e commercializzazione e rientra tra i prodotti formativi di Bimed destinati
unicamente alle scuole partecipanti l’annuale Staffetta di Scrittura
Bimed/ExpoScuola.
PRESENTAZIONE
dedicato alle maestre e ai maestri
… ai professori e alle professoresse,
insomma, a quell’esercito di oltre mille
uomini e donne che anno dopo anno
ci affiancano in questo esercizio straordinario che è la Staffetta, per il sottoscritto, un miracolo che annualmente
si ripete. In un tempo in cui non si ha la
consapevolezza necessaria a comprendere che dietro un qualunque prodotto vi è il fare dell’essere che è, poi,
connotativo della qualità di un’esistenza, la Staffetta è una esemplarità su
cui riflettere. Forse, la linea di demarcazione che divide i nativi digitali dalle
generazioni precedenti non è nel fatto
che da una parte vi sono quelli capaci
di sentire la rete come un’opportunità
e dall’altra quelli che no. Forse, la differenza è nel fatto che il contesto digitale che sempre di più attraversa i nostri
giovani porta gli individui, tutti, a ottenere delle risposte senza la necessità
di porsi delle domande. Così, però, è
tutto scontato, basta uno schermo a risolvere i nostri bisogni… Nel contempo,
riflettere sul senso della nostra esistenza
è sempre meno un bisogno e il soddisfacimento dei bisogni ci appare come
il senso. Non è così, per l’uomo, l’essere,
non può essere così.
Ritengo l’innovazione una delle più rilevanti chiavi per il futuro e, ovviamente, non sono contrario alle LIM, a
internet e ai contesti digitali in generale, sono per me un motore straordinario e funzionale anche per la relazione
tra conoscenza e nuove generazioni,
ma la conoscenza è altro, non è mai e
in nessun caso l’arrivo, l’appagamento
del bisogno… La conoscenza è nella
capacità di guardare l’orizzonte con la
curiosità, il piacere e la voglia di conquistarlo, questo è! Con la staffetta il
corpo docente di questo Paese prova
a rideterminare una relazione con l’orizzonte, con quel divenire che accomuna
e unisce gli uomini e le donne in un afflato di cui è parte integrante il compagno di banco ma, pure, il coetaneo che
a mille chilometri di distanza accoglie la
tua storia, la fa sua e continua il racconto della vita insieme a te… In una
visione di globalizzazione positiva.
Tutto questo ci emoziona anche perché è in questo modo che al bisogno
proprio (l’egoismo patologico del nostro tempo), si sostituisce il sogno di
una comunità che attraverso la scrittura, insieme, evolve, cresce, si migliora. E se è vero come è vero che
appartiene alla nostra natura l’essere
parte di una comunità, la grande
scommessa su cui ci stiamo impegnando è proprio nel rideterminare
con la Staffetta una proficua interazione formativa tra l’innovazione e la
cultura tipica dei tanti che nell’insegnare hanno trovato… il senso.
Dedico questo breve scritto ai docenti ma vorrei che fossero i genitori e
gli studenti, gli amministratori e le imprese, la comunità e l’attorno, a prendere consapevolezza del fatto che è
proprio ri/partendo dalla Scuola che
potremo determinare l’evoluzione e la
qualificazione del nostro tempo e
dello spazio in cui viviamo. Diamoci
una mano, entriamo nello spirito della
Staffetta, non dividiamo più i primi
dagli ultimi, i sud dai nord, i potenti
dai non abbienti…
La Staffetta è, si, un esercizio di scrittura che attraversando l’intero impianto curriculare qualifica il contesto
formativo interno alla Scuola e, pure,
l’insieme che dall’esterno ha relazione
organica e continuativa con il fare
Scuola, ma la Staffetta è, innanzitutto,
un nuovo modo di esprimersi che enuclea nella possibilità di rendere protagonisti quanti sono in grado di
esaltare il proprio se nel confronto,
nel rispetto e nella comunanza con
l’altro.
Andrea Iovino
L’innovazione e la Staffetta: una opportunità per la Scuola
italiana.
Quando Bimed ci ha proposto di
operare in partnership in questa importante avventura non ho potuto far a
meno di pensare a quale straordinaria
opportunità avessimo per sensibilizzare un così grande numero di persone sull’attualissimo, quanto per molti
ancora sconosciuto, tema di “innovazione e cultura digitale”.
Sentiamo spesso parlare di innovazione, di tecnologia, di Rete e di 2.0,
ma cosa sono in realtà e quali sono le
opportunità, i vantaggi e anche i pericoli che dal loro utilizzo possono derivare?
La Società sta cambiando e la
Scuola non può restare ferma di
fronte al cambiamento che l’introduzione delle nuove tecnologie ha
portato anche nella didattica: cambia il metodo di apprendimento e
quello di insegnamento non è che una
conseguenza naturale e necessaria
per preparare gli “adulti di domani”.
Con il concetto di “diffusione della
cultura digitale” intendiamo lo svi-
luppo del pensiero critico e delle
competenze digitali che, insieme all’alfabetizzazione, aiutano i nostri ragazzi
a districarsi nella giungla tecnologica
che viviamo quotidianamente.
L’informatica entra a Scuola in modo
interdisciplinare e trasversale: entra
perché i ragazzi di oggi sono i “nativi
digitali”, sono nati e cresciuti con tecnologie di cui non è più possibile ignorarne i vantaggi e le opportunità e
che porta inevitabilmente la Scuola a
ridisegnare il proprio ruolo nel nostro
tempo.
Certipass promuove la diffusione della
cultura digitale e opera in linea con le
Raccomandazioni Comunitarie in materia, che indicano nell’innovazione e
nell’acquisizione delle competenze digitali la vera possibilità evolutiva del
contesto sociale contemporaneo.
Poter anche soltanto raccontare a
una comunità così vasta com’è quella
di Bimed delle grandi opportunità che
derivano dalla cultura digitale e dalla
capacità di gestire in sicurezza la re-
lazione con i contesti informatici, è di
per sé una occasione imperdibile. Premesso che vi sono indagini internazionali da cui si evince l’esigenza di
organizzare una forte strategia di ripresa culturale per il nostro Paese e
considerato anche che è acclarato il
dato che vuole l’Italia in una condizione di regressione economica proprio a causa del basso livello di
alfabetizzazione (n.d.r. Attilio Stajano,
Research, Quality, Competitiveness.
European Union Technology Policy for
Information Society II- Springer 2012)
non soltanto di carattere digitale, ci è
apparso doveroso partecipare con
slancio a questo format che opera
proprio verso la finalità di determinare
una cultura in grado di collegare la
creatività e i saperi tradizionali alle
moderne tecnologie e a un’idea di digitale in grado di determinare confronto, contaminazione, incontro,
partecipazione e condivisione… I
docenti chiamati a utilizzare una piattaforma telematica, i giovani a inventarsi un pezzo di una storia che poi
vivono e condividono grazie al web
con tanti altri studenti che altrimenti,
molto probabilmente, non avrebbero
mai incontrato e, dulcis in fundo, le
pubblicazioni…
Il libro che avrete tra le mani quando
leggerete questo scritto è la prova
tangibile di un lavoro unico nel suo
genere, dai tantissimi valori aggiunti
che racchiude in sé lo slancio nel liberare futuro collegando la nostra storia,
le nostre tradizioni e la nostra civiltà
all’innovazione tecnologica e alla
cultura digitale. Certipass è ben lieta
di essere parte integrante di questo
percorso, perché l’innovazione è cultura, prima che procedimento tecnologico.
Il Presidente
Domenico PONTRANDOLFO
INCIPIT
GUIDO QUARZO
Piero stava lì, seduto a tavola, davanti a un piatto fumante di spinaci, e si domandava perché mai avrebbe
dovuto mangiare quella roba verde dall’aspetto molliccio.
Se lo domandava da almeno dieci minuti.
Intanto gli altri erano arrivati alla frutta.
Piero non aveva nessuna intenzione di cedere, anche se
questa volta sua madre era stata particolarmente decisa.
«Non ti alzi da tavola e non mangi niente di diverso finché non avrai finito quegli spinaci!»
Certo, erano solo due forchettate, ma lui gli spinaci non
li aveva mai, mai mangiati, nonostante tutte quelle storie
con Braccio di Ferro e Olivia e compagnia bella.
E non avrebbe certo incominciato adesso.
Perciò se ne stava lì, con il naso sul piatto, tutto imbronciato.
“Vediamo chi si stanca prima...” pensava.
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Però, a forza di fissare quel mucchietto di foglie verdi, a
un certo punto a Piero venne da pensare che somigliava un poco a un prato.
E mentre pensava questo, ecco che davvero il verde
incominciò a uscire dal bordo del piatto e ad allargarsi
sulla tovaglia.
Piero alzò gli occhi e davanti a lui c’era un prato.
Dietro di sé sentì la voce di sua madre.
«Oh, guarda! Le albicocche di quand’ero bambina».
In mezzo al prato c’era un piccolo albero; Piero si avvicinò.
Il tronco saliva dritto fino alle sue spalle, poi si apriva
con una forcella di due robusti rami, sulla quale, volendo, si poteva stare comodamente seduti.
L’alberello era pieno di albicocche e bastava sollevare
un braccio per poterle raccogliere.
Le uniche albicocche che Piero avesse mai mangiato
erano quelle trasformate in marmellata e messe dentro
a qualche merendina industriale.
Ma ora sentiva un forte desiderio di assaggiare uno di
quei frutti dorati, dal profumo irresistibile.
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Anche il prato però aveva un aspetto attraente. Piero si
sorprese a pensare che gli sarebbe piaciuto fare una
corsa e attraversarlo per tutta la lunghezza: possibile
che da un piatto di spinaci potesse nascere una tale
meraviglia?
«Dai» disse la mamma alle sue spalle «assaggiamone
una».
Piero allungò un braccio e staccò un’albicocca: la superficie era vellutata, tutta cosparsa di puntini più scuri.
Divise in due il frutto lasciando cadere il nocciolo fra i
piedi. Piero mangiò la mezza albicocca. «È buonissima!»
esclamò.
Ma quando si voltò per dare alla mamma l’altra metà
del frutto, si accorse di essere solo: la mamma era seduta
a tavola, un poco più in là, e con lei c’erano il papà e
Gianni, il suo fratellino. Guardò il piatto con gli spinaci
che non aveva mangiato e la fruttiera, piena di albicocche. Era come se lui li guardasse da dietro una finestra.
«Ehi, amico!» disse una voce che sembrava arrivare
dalle sue scarpe «L’hai capita adesso? È incominciato il
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tuo viaggio nel mondo della frutta! Mangiati quell’altra
mezza albicocca e poi vai avanti finché non incontrerai
il melo. Lui ti dirà che cosa fare».
Piero guardò in basso: lì c’era solo il nocciolo dell’albicocca. Era stato lui a parlare? Comunque Piero lo raccolse, se lo mise in tasca e si avviò, diritto davanti a sé,
lungo il prato di spinaci.
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CAPITOLO PRIMO
Piero e il melo ritrovato
Piero incominciò ad attraversare il prato e notò un bel
gruppo di farfalle variopinte che volavano intorno a delicati fiori viola.
“Che strani fiori” pensò “non ne ho mai visti di simili”.
Stava ammirando quei bellissimi fiori, quando gli tornarono
in mente le parole del nocciolo di albicocca: doveva assolutamente trovare il melo! Ma in quel magnifico prato
verde del melo non c’era neanche una pallida ombra.
Come fare?
Mentre era assorto nei suoi pensieri e cercava di ricordare dove ne avesse visto uno, all’improvviso, la voce
forte e decisa del nocciolo esordì:
«Un viaggio dobbiamo fare
tante difficoltà affrontare!
Il mondo della frutta dobbiamo scoprire
perché l’obesità dobbiamo abolire!
Se gli uomini frutta mangeranno
il loro corpo cureranno
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Piero e il melo ritrovato
e di buona salute godranno.
Ma svelti dobbiamo essere
per non perdere definitivamente il benessere!»
Era ancora lì, fermo e pensieroso, dubbioso su dove andare, quando sentì un’altra voce, questa volta dolce e
delicata, che gli disse:
«Sono il fiore dello zafferano,
vengo da molto lontano!
Son nel prato per aiutarti
e la strada indicarti!
Il tuo non è un melo qualunque,
non si trova ovunque!
Ti devi recare in un posto speciale,
un Parco Nazionale!
Se vai nel Cilento,
di frutti ne troverai più di milleottocento!
Piante autoctone scoverai
mille nuovi gusti assaggerai!
Nella terra della biodiversità
troverai anche un po’ di tranquillità!»
Capitolo primo
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Erano i fiori viola che cantavano questa filastrocca.
Bene, adesso sapeva dove cercare il melo.
La voce della mamma lo riportò al piatto di spinaci:
«Sbrigati a finire, c’è da decidere dove vogliamo andare per il fine settimana di Ognissanti!»
«Certo, mamma» disse Piero «finisco in un attimo... a proposito, che ne diresti di andare nel Cilento?»
«E perché proprio il Cilento?»
«Ma... sai... abbiamo fatto una ricerca a scuola... mi sembra un posto davvero bello!»
Insomma, con un po’ di insistenza la mamma si convinse:
«E va bene! Il viaggio è un po’ lungo, ma in fondo è una
terra tutta da scoprire!»
Il viaggio fu davvero lungo e anche un poco noioso,
ma dopo qualche ora la nebbia di Milano era già un ricordo e Piero si addormentò.
Non si accorse nemmeno che erano arrivati a Futani e
che il papà l’aveva portato di peso nel letto.
Al suo risveglio, un caldo sole illuminava la stanza.
Sentì le voci dei bambini che giocavano in strada. Saltò
giù dal letto e si affacciò al balcone.
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Piero e il melo ritrovato
Nella piazza un gruppo di bambini giocava allegramente a pallone. Il più piccolo lo vide ed esclamò:
«Ciao! vuoi giocare con noi?»
«Certo» rispose Piero, e si precipitò in strada.
Finita la partita di pallone, Nino, il suo nuovo amico, gli
disse che nel pomeriggio sarebbero andati tutti insieme
in montagna a raccogliere le castagne.
«Ci sarà anche Ciuchino, l’asino della fattoria ai piedi
della montagna di Eremiti!»
«Che bello» disse Piero «mi piacerebbe tanto venire
con voi, ma devo chiedere il permesso ai miei!»
Il permesso fu accordato e quel pomeriggio Piero, emozionato e felice, raggiunse la comitiva in piazzetta.
C’era il signor Marco ad aspettarli per accompagnarli
alla fattoria.
Si incamminarono verso la montagna insieme a Ciuchino.
Sulla sella dell’asino c’erano alcuni sacchi di iuta e i tipici panieri di canna e salici. Durante il percorso i bambini di Futani poterono conoscere meglio il loro nuovo
amico milanese. Poi, all’improvviso, dietro il versante
della montagna apparve il castagneto: Piero vide gli
Capitolo primo
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stessi fiori che l’avevano incantato sul prato di spinaci.
«E quelli?» domandò «Che fiori sono?»
«I fiori dello zafferano» disse il signor Marco.
«Ma... sono fiori parlanti?» chiese ancora Piero.
«Non mi pare» rise il signor Marco «forse sono un po’ magici, chissà...»
Era molto bello raccogliere le castagne e ammirare
dall’alto la costa e il mare di Capo Palinuro.
Tutto intorno c’era un panorama incredibile!
Si vedevano montagne lontane e colline vicine, gialle e
verdi, qualche casina sparsa qua e là nella campagna
sottostante, distese di argentei ulivi pisciottani. E in alto
risplendeva il cielo cilentano, di un azzurro intenso e
brillante.
Piero ebbe qualche leggera difficoltà con i ricci, particolarmente pungenti, ma il resto della comitiva era molto veloce nella raccolta e in men che non si dica i sacchi da
posizionare sulla sella di Ciuchino e i panieri erano colmi.
Dopo la raccolta, andarono a far merenda alla fontana
dell’Acqua ri lu milo. Piero, incuriosito, chiese spiegazioni.
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Piero e il melo ritrovato
«È un posto fantastico!» gli disse Nino «È un’antica fontana di pietra costruita dai pastori, circondata da una
grande quantità di meli! E c’è pure un melo speciale, il
Melo Secolare, la pianta più grande della zona… Sei
proprio fortunato perché in questo periodo dell’anno le
sue mele sono mature, di un colore giallo, intenso e dorato; la loro croccante polpa bianca è zuccherina e
leggermente acidula! Pensa che questo melo è l’ultima
pianta della sua specie, dalle mele speciali: la mela limoncella!»
Era forse questo il melo che Piero doveva incontrare?
Capitolo primo
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CAPITOLO SECONDO
Il ritorno di Piero nel mondo
della frutta
Mentre Piero e i suoi nuovi amici facevano merenda, Nino
propose di giocare a nascondino. Piero si avvicinò al
Melo Secolare, che spiccava maestoso in mezzo al frutteto ed era carico di grossi frutti, di un bel giallo brillante
come il sole che splendeva in cielo.
Il bambino si arrampicò per nascondersi tra le foglie dell’albero e, attratto dal profumo dolce e delicato delle
mele, allungò una mano per mangiarne una. Si accomodò
poi su un ramo e, mentre cercava una posizione sicura
per gustarsi la mela, ebbe la strana sensazione che la
pianta si stesse muovendo.
Era così stanco che, cullato dai movimenti dell’albero,
pian piano si addormentò. All’improvviso si svegliò, sentendo un forte dolore alla schiena: era caduto a terra e
una voce vicina a lui bisbigliava qualcosa, ma il bambino, assonnato e dolorante, non riusciva a capire bene
di chi fosse e che cosa stesse dicendo.
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Il ritorno di Piero nel mondo della frutta
«Scusa se ti ho fatto male, ma mi stavi schiacciando la
corteccia e così ho dovuto buttarti a terra!»
«Ma chi ha parlato?» disse Piero guardandosi intorno.
«Sono io, il Melo Secolare! Bentornato nel mondo della
frutta! Qui potrai trovare tutti i tipi di frutta della Terra
e potrai assaggiare tutto ciò che desideri».
Piero, stupito, volse lo sguardo intorno: i suoi amici sembravano svaniti nel nulla e al posto del meleto c’erano
alberi carichi di frutta di ogni tipo.
Colori sfavillanti brillavano al sole: il blu scuro dell’uva
e dei mirtilli, l’arancio acceso dei mandarini, il rosso vermiglio delle ciliegie, dei ribes e delle fragole, il giallo luminoso delle banane, dei limoni e dei meloni e il
marrone scuro delle noci, delle nocciole e delle nespole.
Profumi deliziosi ingolosivano il bambino così tanto che
non sapeva più cosa assaggiare per prima.
Piero si buttò sui frutti e ne mangiò fin quasi a scoppiare.
Finalmente sazio, si ricordò dei suoi amici e della sua
famiglia, allora tornò dal Melo e, con le lacrime agli
occhi, gli chiese come poteva fare per tornare da loro.
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Capitolo secondo
Il Melo rispose: «Io ti aiuterò a tornare a casa se tu troverai per me quattro semi di frutti che nel mio regno
stanno ormai scomparendo».
Piero rispose: «Quali semi devo cercare e dove posso
trovarli?»
Il Melo Secolare spiegò che una volta, in quel luogo,
c’erano moltissimi frutti, più di quelli che il bambino
aveva potuto vedere e assaggiare, ma purtroppo alcune varietà, ormai rarissime, si trovavano solo in pochi
posti molto lontani e lui era troppo vecchio per potersi
mettere in viaggio per cercarle.
I preziosi semi da trovare erano quelli della melagrana,
delle more, dell’uva spina e del mango.
Piero, impaurito e scoraggiato all’idea di partire da
solo, chiese all’albero come raggiungere quei luoghi
così distanti.
Il Melo rispose che tutto ciò di cui aveva bisogno era
nella sua tasca.
Il bambino sorpreso e incuriosito frugò, ma trovò soltanto
un fazzoletto, una scatola vuota di mentine e una caramella appiccicosa che, imbarazzato, rimise subito dove
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Il ritorno di Piero nel mondo della frutta
aveva trovato. Ritentò ancora e questa volta si ritrovò
fra le mani un nocciolo di albicocca che, chissà come
mai, gli faceva venire in mente un piatto di spinaci; lo
stava per buttare lontano quando il Melo lo fermò dicendo: «Conservalo perché sarà proprio lui ad aiutarti».
Piero rispose: «Se lo dici tu, mi fido! Devo solo capire
quale direzione prendere».
Subito dopo partì, seguendo la strada indicata dall’amico, ma d’un tratto si trovò davanti a un incrocio e
non sapeva più dove andare.
Si ricordò del nocciolo e provò a chiedere aiuto a lui:
lo scosse, lo mise vicino all’orecchio, provò perfino a
bussare sul guscio, ma niente, non succedeva proprio
nulla.
Il bambino decise allora di prendere il sentiero dei lamponi, che avrebbe assaggiato volentieri; dopo pochi
passi, però, sentì una voce che proveniva dalla sua
tasca: «Torna indietro, devi seguire la via delle angurie».
Piero, pieno di paure, prese il nocciolo e, osservandolo
bene da vicino, gli chiese se fosse stato lui a parlare, ma
nessuno rispose.
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Capitolo secondo
Si incamminò quindi, passando vicino a piante di angurie di dimensioni smisurate: avevano foglie enormi che
potevano fare da ombrello e frutti così grandi che sembravano uova di dinosauro. Piero scavò un’anguria e
ne mangiò un pezzettino, conservò alcuni semi e se li
mise in tasca.
“Chissà, potrebbero sempre servire!” pensò.
A quel punto si accorse che il sole stava tramontando
e così si rannicchiò sopra una foglia, ne usò un’altra
come coperta e, stanco morto, finalmente si addormentò.
Dopo una notte di pace e tranquillità, il bambino si svegliò. Seduto di fianco a lui c’era un buffo personaggio
dalla pelle color albicocca che indossava abiti color
nocciola scuro.
Si presentò a Piero come Lino e, dopo aver ascoltato la
storia del bambino, disse di volerlo aiutare nella ricerca
dei semi.
I due allora ripresero insieme il cammino, lasciandosi alle
spalle il campo di angurie.
Lungo la strada trovarono distese di alberi di banane,
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Il ritorno di Piero nel mondo della frutta
meloni e fichi d’India; addirittura a un certo punto videro
un albero multicolore carico di frutti di ogni specie.
Camminarono per molte ore fino a quando si ritrovarono
davanti a un cespuglio di more così fitto e aggrovigliato
da non permettere loro di continuare.
Piero si ricordò del nocciolo, mise la mano in tasca, ma
era sparito; allora pensò di averlo perso. Disperato,
guardò il suo compagno di viaggio e gli chiese se
avesse visto un nocciolo di albicocca.
Lino rispose: «Certo che l’ho visto! È proprio di fronte a
te!»
«Ma davanti a me ci sei solo tu!» disse il bambino.
«Infatti sono proprio io!» rispose Lino.
A quel punto Piero, meravigliato, chiese aiuto all’amico
che, immediatamente, scavò una buca nel terreno e vi
entrò. Rapidamente spuntò una piantina che in pochi
istanti diventò talmente alta che Piero, se vi si fosse arrampicato, avrebbe potuto vedere oltre i rovi.
29
Capitolo secondo
CAPITOLO TERZO
La missione di Piero
«E ora cosa faremo?» chiese Piero a Lino «La pianta è
così alta che sbarra il nostro cammino e non ci permette
di guardare oltre».
«È vero» rispose Lino «Ma tu sei stato scelto perché potessi salvare le varietà di frutti ormai rari, cercandone i semi.
A te la scelta: tornare indietro e dire al Melo che non sei
il bambino coraggioso che lui crede o arrampicarti su in
cima per guardare oltre e proseguire questa avventura...»
Piero pensò intensamente ai suoi cari che non vedeva
da un po’ e desiderò così tanto essere con loro che, all’improvviso, sentì la voce del papà che lo invitava a
prepararsi per la cena.
La proprietaria della pensione, nella quale Piero alloggiava con la sua famiglia, era una simpatica e giovane
donna, che, felice di poter fare assaggiare ai suoi ospiti
qualche succulenta pietanza meridionale, aveva preparato un’enorme e fumante frittata di spinaci. Piero,
come ipnotizzato da quel verde, ne assaggiò subito un
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La missione di Piero
pezzetto, ritrovandosi fulmineamente con Lino, certo
ormai di quanto avrebbe fatto.
Veloce, iniziò a salire sui rami della pianta, che, nonostante apparissero sottili e deboli, erano forti e robusti,
capaci persino di resistere all’ascia di un taglialegna.
In men che non si dica arrivò ai rami inferiori, poi con
un’altra spinta si portò ancora più su, al ramo successivo,
e così sempre più avanti, fino in cima, da dove Lino gli
apparve simile ad un puntino.
Quello che vide lo lasciò stupefatto.
Ridiscese quanto più in fretta poté. Quando fu a terra,
senza rivelare nulla al compagno di viaggio, invitò Lino
a scavare una nuova buca, che potesse portarli al di là
del cespuglio. Fatta la buca, rapidi vi entrarono e ne
uscirono pieni di terriccio.
Davanti a loro, si apriva un sentiero lungo e stretto, costeggiato da rovi di more, che essi percorsero, piluccando di tanto in tanto i frutti dolcissimi.
Piero, che ricordava ciò che gli era stato chiesto dal
Melo, chiuse alcuni piccoli semi nella scatoletta di alluminio delle mentine e se la rimise in tasca.
31
Capitolo terzo
Intanto era giunta l’ora del tramonto e nel cielo le nuvole si tingevano di rosso e arancio, quando Piero si
rese conto di essere giunto al centro di una pianura, ricoperta in parte da un magnifico frutteto.
Il silenzio che regnava in esso era profondo e magico.
Piero ne rimase incantato, ma l’ora tarda gli incuteva
una certa paura. Un tremore cominciò a scuoterlo e la
sua mente ritornò ai genitori e al fratellino Gianni, che
di sicuro, in quel momento, dormiva e sognava tranquillo.
D’improvviso il rumore di un calpestio giunse alle loro orecchie; attenti scrutarono i rovi intorno ai quali, sull’umido terreno, apparivano le impronte di minuscoli passi.
«Quale essere può mai lasciare un segno di così piccole
dimensioni?» si chiesero.
Dimenticando per un attimo la paura e il desiderio di
non essere lì da solo con Lino, ma in compagnia della
sua mamma così rassicurante, Piero iniziò a smuovere i
rovi, convinto che quell’esserino misterioso prima o poi
sarebbe saltato fuori.
Mentre erano intenti nel cercare, udirono il rumore di una
chiave che girava in una serratura e il cigolio di una
32
La missione di Piero
porta che si apriva. Si girarono entrambi di botto ed
ecco che prese forma davanti a loro un albero dal
tronco enorme e dalla spessa corteccia rugosa. Tra le
sue nodose radici si era aperta una porticina, tenuta
spalancata da un piccolo elfo, ai piedi del quale spiccavano due minuscole scarpette sporche di terra umida.
Il piccolo elfo con fare gentile invitò i due a seguirlo
oltre la porta. Per entrare Piero dovette abbassarsi parecchio e poi proseguì, sempre piegato, giù per una galleria sotterranea illuminata da candele di cera d’api
appese alle pareti. Il piccolo, anzi minuscolo elfo li guidava quasi correndo. Dopo un bel po’ giunsero in una
alta e grande sala, al centro della quale sedeva, su di
un trono fatto di rami e foglie dalle diverse tonalità di
verde, una donna dal magnifico aspetto.
Il piccolo elfo saltò sulla spalla di Piero sussurrandogli
all’orecchio: «Davanti ai tuoi occhi c’è la regina del
mondo della frutta, che, purtroppo, è gravemente ammalata».
«Sii il benvenuto, Piero, il tuo arrivo mi è stato annunciato dal Melo Secolare, mio suddito e fidato amico!»
33
Capitolo terzo
disse la regina «Siedi, sarai molto stanco, mangia e bevi
a sazietà, potrai riposare e poi ascoltare ciò che ho da
chiederti. Intanto Lino ti terrà compagnia».
Una gran tavola fu imbandita davanti a loro: bevande
di erbe aromatiche e succhi di bacche e frutta, serviti in
boccali di legno, spiccavano per i loro colori e profumi,
mentre pezzi di frutta addolciti da miele erano adagiati
su lucide foglie.
La regina aspettò che i due si fossero rifocillati e riposati
e solo allora parlò a Piero.
«Sono molto stanca e ammalata: gli uomini continuano a
rovinare tutto ciò che è loro intorno: l’aria che respiriamo, la terra e l’acqua che sono il nostro sostentamento. Alcune delle nostre specie stanno scomparendo
e io ho posto la mia unica speranza in te, perché solo
un bambino potrà convincere tutti a ridare vigore e vita,
in particolare, a noi alberi da frutta. Inoltre sono molto
triste da quando la mia figlioletta è scomparsa. Se accetterai di continuare il tuo viaggio dovrai portare con
te ancora un compagno, Camillo, il piccolo elfo».
Piero, a quel punto, mostrò alla regina i semi di mora che
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La missione di Piero
gelosamente conservava in tasca. E il suo pensiero
andò ai suoi genitori, che di sicuro si erano accorti che
non era ancora rientrato dalla raccolta delle castagne,
e capì che doveva prendere subito una decisione.
Gli bastò un istante: non poteva fare altro che proseguire. Ora finalmente sapeva cosa fare. Il suo compito
era salvare il mondo della frutta, riportando i quattro
semi al Melo Secolare, con Lino e il piccolo elfo Camillo.
La regina, a quel punto, chiese a Piero di stringere il
pugno e subito dopo riaprirlo. Piero obbedì e dal palmo
volò uno sciame d’api che si fermò dinanzi a lui.
«Grande potere ti daranno, ti proteggeranno e la tua
volontà e le tue decisioni guideranno».
35
Capitolo terzo
CAPITOLO QUARTO
Uno strano fiume
Piero s’incamminò con i suoi due compagni, contento per
aver accettato un compito così importante, ma nello
stesso tempo preoccupato perché per lunghissimo tempo
non avrebbe potuto rivedere la sua famiglia.
La strada era ripida, stretta e tortuosa e coperta di pozzanghere, piene di acqua melmosa portata dall’acquazzone del giorno precedente.
Dopo un lungo e faticoso cammino, i tre arrivarono in cima
a una collina ed ebbero una brutta sorpresa: in basso, un
fiume larghissimo, con le acque molto agitate e di cui non
si vedeva la fine, sbarrava loro la strada.
Allora Lino disse con voce tremante: «Come faremo ad attraversare quel fiume con le acque così agitate? Se proviamo a entrarci, di sicuro ci spazzeranno via come
piume!»
Piero rispose: «Proviamo ad avvicinarci di più, forse l’attraversamento sarà più facile di quello che sembra».
Così corsero velocemente giù dalla collina e arrivarono
36
Uno strano fiume
con un grosso fiatone sulle rive del fiume, che, da vicino,
era ancora più spaventoso: la sua corrente era così forte
che riusciva a spostare i sassi e farli scontrare tra di loro,
causando dei forti boati.
Era anche molto strano: il colore delle sue acque era rosso
chiaro.
Camillo spaventato chiese: «Perché le acque del fiume
non sono azzurre ma rosse? Cosa sarà successo? Vi
avranno versato dentro qualcosa?»
Piero si avvicinò al fiume e aggiunse: «Ma sentite anche
voi questo buon profumino dolce? Mi ricorda qualcosa,
ma non riesco ad identificarlo...»
«Anche noi lo sentiamo» risposero Lino e Camillo «chissà
cosa sarà!»
Pensarono e ripensarono a come attraversare quell’immenso mare d’acqua rossa e profumata.
Si ricordarono allora del dono della regina e provarono
a chiamare lo sciame di api:
«Api apine
indicateci le stradine
il fiume non riusciamo ad attraversare
Capitolo quarto
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mostrateci come fare:
i semi dobbiamo trovare
perché la regina vogliamo salvare!»
Dal nulla comparve una nuvola ronzante che li sollevò e
li trasportò sull’altra sponda.
Arrivati dall’altra parte, i tre ringraziarono le api, che furono molto contente e precisarono: «State attenti, perché
potete chiamarci ancora soltanto per due volte, quindi
chiedete il nostro aiuto solo in caso di estrema necessità».
E scomparvero.
Nel frattempo, stava giungendo la sera e i tre amici, visto
che erano molto stanchi, decisero di accamparsi lì, non
lontano dal fiume: raccolsero rami e foglie e costruirono
un riparo per la notte.
Prima di andare a dormire, Piero si allontanò per fare pipì
e, dietro a un cespuglio, trovò delle foglie giganti e vellutate: subito gli venne un’idea.
Le prese, le portò al loro riparo di rami e disse ai suoi compagni: «Potremmo proteggerci dal freddo e usarle come
coperte, che ne dite?»
38
Uno strano fiume
Camillo rispose: «È proprio una splendida idea,
quelle foglie sembrano proprio delle calde e comode coperte».
Così si rifugiarono sotto la loro tenda improvvisata
e si addormentarono come sassi.
Il mattino seguente, quando si svegliarono, trovarono del miele su una fogliolina e il loro pensiero
andò subito alle apine che il giorno prima li avevano
aiutati.
Mentre gustavano quella prelibatezza, un raggio di
sole illuminò un cespuglio in un modo strano.
Lino disse: «Perché quel cespuglio è così illuminato?
Andiamo a controllare».
I tre si avvicinarono e videro un alberello carico di
strani frutti color giallo, verde, rosso e marroncino.
Incuriositi, provarono a coglierne uno e, subito, si
sentì una voce fortissima che strillò: «Ahi, chi è stato
a farmi male?»
Dallo spavento Piero, Camillo e Lino fecero un balzo
all’indietro e balbettarono in coro: «Ma chi è stato a
parlare?»
Capitolo quarto
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Una voce rispose: «Sono stato io, l’albero del melograno, a parlare. Perché mi avete fatto del male?»
«Scusaci tanto» risposero «non era nostra intenzione, volevamo solo prendere uno dei tuoi frutti per assaggiarlo».
«Va bene» affermò il melograno «però potete prenderne
solamente uno, perché sono l’ultimo della mia specie e
quindi i miei frutti sono molto rari e anche speciali: danno
molta forza e intelligenza».
Allora Camillo allungò il braccio, prese uno di quei frutti e
disse: «Che strano frutto, la sua buccia è così consistente
e dura, non ne ho mai visti di simili! Come si farà ad aprirlo
e mangiarlo?»
L’albero di melograno consigliò di usare un sassolino appuntito per tagliare il frutto. Provarono ad aprirlo e subito
ne uscì un profumino dolcissimo e squisito.
Piero si mise la mano sulla fronte e disse: «Ecco cos’è quel
dolce profumino vicino al fiume: il succo della melagrana.
Proviamo ad assaggiarlo?»
Così presero una fogliolina, la piegarono a forma di bicchiere, la immersero nelle acque del fiume e lo assaggiarono.
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Uno strano fiume
«È delizioso» disse Lino.
«È buonissimo» aggiunse Piero «aveva proprio ragione la
mia mamma quando mi diceva che tutta la frutta è buonissima e dà tanta energia!! Mi sento proprio un vero leone!»
«È vero. Fa proprio sentire di buonumore!» continuò Camillo «Proviamo ad assaggiare anche il frutto, chissà se
sarà buono come il suo succo».
Aprirono il frutto e videro una distesa di lucidi chicchi rosso
brillante, ne presero uno ciascuno, lo assaporarono e dissero in coro: «Sono buonissimi, proprio come il succo».
Allora avvolsero i chicchi rimasti in una foglia e Piero li
pose delicatamente in tasca, accanto ai semi di anguria
e alla scatoletta con i semi di mora.
L’abile elfo intagliò nel legno delle specie di borracce che
riempì di quello squisito succo dissetante, come scorta per
il viaggio, e le chiuse per bene con delle foglie.
Salutarono il melograno, ringraziandolo per la sua gentilezza e per aver fatto scoprire loro un frutto così buono e
dalle caratteristiche così preziose.
Ripresero quindi allegramente il loro cammino.
Capitolo quarto
41
42
Uno strano fiume
CAPITOLO QUINTO
Importanti rivelazioni
L’elfo Camillo saltellava lungo il sentiero, canticchiando
fra gli alberi di un fitto bosco, Piero e Lino lo seguivano
a passo lento, pensierosi.
Piero, in particolare, aveva tanti pensieri che gli ronzavano in testa e non gli davano pace, impedendogli di
godere della bellezza del paesaggio.
Più ci pensava e più diventava inquieto: “Come mai alberi come il melograno, capaci di produrre frutti non
solo delicati e gustosi ma anche benefici per l’uomo, si
stanno estinguendo? Se producono frutti prelibati e succulenti perché mai stanno sparendo? E come farò a trovare gli altri semi rari? L’uva spina e il mango… che forma
avranno?”
Troppe domande gli facevano girare la testa. Si fermò
ai piedi di una grande quercia e propose ai compagni
di viaggio di riposare alla sua ombra. Bevvero un po’
del succo del frutto di melograno che avevano nelle
borracce e il ricordo dell’albero solitario rese ancora
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Importanti rivelazioni
più urgente il bisogno di trovare risposte alle domande
di Piero.
«Lino, tu sai perché il melograno è l’ultimo della sua specie? Perché gli altri melograni non ci sono più?»
Lino guardò il suo amico tristemente: «Non lo so, so solo
che tanti alberi si ammalano e si indeboliscono sempre
più, fino a seccare».
«Seccano? Così, senza motivo?»
L’elfo Camillo saltò su agitato e a voce alta esplose: «Io
non conosco il motivo, ma so che seccano in tanti… e
questo non mi piace! La regina del mondo della frutta ha
iniziato a star male insieme agli alberi e questo mi piace
anche di meno!»
«Uh-hu,Uh-hu,Uh-hu…»
Uno strano verso interruppe lo sfogo del piccolo elfo
che guardò in alto, verso il ramo da dove proveniva
quel suono un po’ inquietante.
Un vecchio gufo dalle piume bianche li guardava con
grandi occhi spalancati.
«Cosa avete da urlare? Vi sembra il caso di svegliare in
questo modo un povero vecchio che è stato sveglio
Capitolo quinto
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tutta la notte per cacciare e ha il sacrosanto diritto di
dormire di giorno?»
«Scusami!» disse Camillo, dispiaciuto «Mi sono arrabbiato per le cose strane che stanno accadendo nel nostro mondo. Non volevo urlare ma sono triste e
preoccupato».
Il gufo continuava a guardarli.
«Chi siete?» chiese.
«Io sono Camillo, uno degli elfi della regina del mondo
della frutta. Lei ha scelto Piero per una delicata missione:
deve trovare alcuni semi rari, da portare al Melo Secolare. Solo Piero, col mio aiuto e quello di Lino, il magico
nocciolo di albicocca, potrà salvare il nostro mondo.
Ma non sappiamo dove trovare gli altri semi né perché
gli alberi di quelle specie stiano scomparendo».
Piero timidamente prese la parola: «Ci scusi, signora civetta, non volevamo svegliarla».
«Civetta a me? Ma ci vedi bene? Una civetta, io? Io
sono un gufo» sbraitò il vecchio uccello arruffando le
piume «Per la precisione, sono Gufo Felice. Sono vecchio, ma nessuno mi aveva mai preso per una civetta.
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Importanti rivelazioni
Uh-hu,Uh-hu,Uh-hu».
«Su, non te la prendere» intervenne Lino «Piero vive in
una grande città, non appartiene al nostro mondo e non
conosce bene i suoi abitanti. Sono sicuro che d’ora in
poi riconoscerà un gufo fra mille civette».
Gufo Felice guardò Piero a lungo, poi parlò: «Vorrei ben
vedere. Certamente nessuna civetta conosce tutto ciò
che io so. Io posso testimoniare di quando gli alberi stavano benissimo e tutti i bambini mangiavano senza fare
storie frutta dolce e profumata, anche più volte al
giorno. Io c’ero e, se vorrete ascoltarmi, vi racconterò
quel che è successo».
I tre amici si guardarono l’un l’altro e si sedettero sull’erba mentre il vecchio e saggio gufo volava sul ramo
più basso della quercia.
«Tanti anni fa, il regno della frutta era un posto felice:
sciami di api ronzavano gioiose tutto il giorno da un
fiore all’altro, trasportando il prezioso polline. Profumate
e invitanti mele, arance e ciliegie comparivano sulle tavole di tutti e le mamme preparavano gustose marmellate e dolci golosi con ogni tipo di frutta e perfino con
Capitolo quinto
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diversi ortaggi: zucca, zucchine, carote... Il profumo di
questi dolci rallegrava grandi e piccini e…»
«Cos’hai detto?» saltò su Piero incredulo «Ortaggi e verdura nei dolci? Ma se sono mollicci, viscidi, disgustosi!»
Rabbrividì nel ricordare quel mucchietto di foglie verdi
nel piatto: gli spinaci che la sua mamma gli aveva imposto di mangiare
Gufo Felice, infastidito dall’interruzione, borbottò: «Non
c’è più rispetto per gli anziani. Dov’ero rimasto? Ah, sì... i
dolci preparati in casa. Un giorno comparve un uomo
che, sorridendo dai cartelloni pubblicitari e dalla televisione, invitò tutti ad assaggiare i suoi dolci. Disse che
erano squisiti, preparati con gli ottimi ingredienti di sempre e già pronti in fette, sempre disponibili in ogni supermercato. E all’inizio fu così davvero e le mamme furono
felici: avevano più tempo per stare con i loro bambini.
Negli zaini di scuola le nuove merendine confezionate
presero il posto delle fette di ciambella casalinga. Ma
Walt Sugar, questo è il nome dell’uomo, ben presto iniziò
a mettere nelle sue preparazioni poca frutta e tanti
aromi, che sono solo un ricordo dell’invitante profumo.
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Importanti rivelazioni
Nelle pubblicità i prodotti WS venivano sempre presentati
come genuini e salutari ma non era vero e ben presto i
bambini iniziarono a dimenticare anche il nome dei frutti
che non mangiavano più. Gli alberi e i cespugli che li producevano, dimenticati, iniziarono a seccare. E con loro
iniziarono a sparire i benefici del mangiare genuino».
Piero conosceva quell’uomo: il suo faccione interrompeva più volte i programmi di cartoni animati presentando le Giricoccole, le Succhiapizzole e i Cingottini,
le ultime novità in tema di merendine, che, a pensarci
bene, erano fin troppo dolci e non ricordavano affatto
la frutta vera.
«Piero, dovrai stare molto attento, Walt Sugar ha degli
alleati in questo mondo che cercheranno di impedirti di
trovare i semi che cerchi. Devi sapere che Sugar ha un
sogno: rendere tutti i bambini simili a lui, grassi e tristi. Per
far questo deve impedir loro di mangiare sano».
Detto questo, il gufo spiegò le ali e tornò sul ramo in alto.
«Ora andate e lasciate riposare un povero vecchio. Ma
tenete gli occhi aperti e guardatevi intorno, i nemici
sono vicini».
Capitolo quinto
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I tre amici si guardarono, insicuri. Piero, indispettito e
preoccupato, non salutò nemmeno il gufo, raccolse la
borraccia e si avviò lungo il sentiero, seguito dai compagni.
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Importanti rivelazioni
CAPITOLO SESTO
I misteri della fabbrica
di Walt Sugar
Camminando lungo il sentiero che diventava sempre più
stretto, i tre amici si trovarono in un grande villaggio. Sul
cartello c’era scritto Hosmed il paese delle delizie. Si
guardarono intorno e si accorsero che era un posto davvero strano. In quel villaggio la gente era obesa, anche
i bambini avevano difficoltà a muoversi perché erano in
sovrappeso, facevano fatica ad andare in bicicletta e a
correre, ma tutti gustavano con avidità e con soddisfazione qualche deliziosa merendina. Le mamme non cucinavano per i figli ma davano loro cibi precotti e
confezionati. In quel paese sembrava tutto finto, non
c’erano né fiori veri, né farfalle e nemmeno un albero di
frutta. Anzi uno c’era, se ne intravedeva la chioma dall’alto muro di un giardino, quasi al centro del paese. Era
il muro di cinta dell’enorme fabbrica di Walt Sugar, dipinta
di colori vivaci e abbellita da numerosi cartelloni e luci.
Si avvicinarono. A Piero non sembrava vero di essere ar-
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I misteri della fabbrica di Walt Sugar
rivato proprio nella fabbrica delle merendine più famose
del mondo. Era uno spettacolo avvincente. Piero, l’elfo
Camillo e Lino furono incuriositi e riuscirono a entrare
nella fabbrica attraverso una porticina socchiusa. Una
visione meravigliosa si presentava ai loro occhi: un intero universo colorato di dolci a portata di mano. Si trovarono in un mondo che ricordava in maniera
inquietante quello della pubblicità, dove le merendine,
gli snack, i biscotti e le caramelle hanno qualche effetto
magico: rendono luminosa la giornata, caricano di energia, aiutano gli amici a superare le difficoltà.
Si avvicinò loro una signora piccola e tarchiata dai
capelli rossi e dallo sguardo inquietante: era Mielandia, alleata di Walt Sugar, che sorridendo invitò i tre
ad assaggiare qualsiasi cosa volessero. C’erano scaffali pieni di dolci, i più deliziosi che si potessero immaginare, blocchi di torrone cremoso, quadretti rosa
lucenti coperti di glassa di cocco, centinaia di diversi
tipi di cioccolato, c’era un barile di gelatine Tuttigusti,
palline di sorbetto lievitante, le Frizzole di cui parlava
sempre Walt Sugar alla televisione.
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Capitolo sesto
Piero e i suoi amici visitarono tutta la fabbrica e Lino
fece notare loro che gli operai che vi lavorano erano
uomini molto tristi, che con indifferenza mescolavano
strani alimenti in polvere, che prendevano da sacchi e
da scatoloni colorati.
Lino disse: «Avete visto amici, qui non usano la frutta per
preparare le merendine ma solo aromi, coloranti, conservanti, dolcificanti, destrosio, addensanti e ingredienti
sofisticati».
A Lino infatti non piaceva quel posto. Lui, che era un
nocciolo di albicocca, voleva andare subito via da lì.
Ma per Piero e l’elfo Camillo era una sensazione così
piacevole starsene lì a dar fondo a tutto quel ben di
dio di dolci e gelatine, che si dimenticarono della missione da compiere. Riempirono anche una borsa con
tutto ciò che riuscirono a raccogliere dagli scaffali.
Infatti, condividere con gli altri merendine e dolci delle
migliori marche produce sempre strabilianti effetti magici,
che fanno sentire più importanti e danno una sensazione
di ricchezza e di potere gratificante. Piero e Camillo
mangiarono, allora, così tante merendine che dopo un
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I misteri della fabbrica di Walt Sugar
po’ cominciarono ad avere mal di pancia e i loro denti
diventarono neri: si sentivano molto male. Lino spiegò
loro: «Ma sì che lo sapete che le merendine, subito, ti
danno una sensazione piacevole, ma in verità fanno più
male che bene alla salute!»
Piero, sentendo le parole di Lino, si ricordò delle raccomandazioni della sua mamma che gli diceva sempre
che è più sano e nutriente mangiare frutta e verdura che
una merendina. Piero si ricordò anche delle parole della
regina del mondo della frutta e del suo compito di recuperare i semi degli alberi che stavano scomparendo.
Cercò quindi di uscire dalla fabbrica, ma le porte erano
bloccate: ormai erano prigionieri di Melandia e di Walt
Sugar.
Mentre tentavano di uscire dalla porta attraverso cui
erano entrati, furono assediati dalle cinque guardie armate di Walt Sugar: erano Gelato, Biscotto, Torta Girella
, Superpallagomma e il Serpente di Caramello.
Piero e i suoi amici, spaventati, si ricordarono di chiamare in loro aiuto le api che subito arrivarono e chiesero: «Cosa volete amici?»
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Capitolo sesto
Piero rispose: «Dateci qualcosa per vincere le guardie!
Da soli non ce la facciamo a uscire di qui!»
Così le api volarono velocemente nel bosco e portarono a Piero gelatine di lampone appiccicose, un filtro
di succo di melograno scivolante e una banana sparafrutta. Piero prese gli oggetti e li usò contro tutte e
cinque le guardie. Per sconfiggere Biscotto e Gelato
usò la gelatina e all’improvviso i due si trasformarono
in frutti. Contro Torta e Superpallagomma usarono la
banana sparafrutta e anche loro furono trasformati in
frutti. Poi Piero fece scivolare il Serpente di Caramello
sul succo di melograno cosi anche lui diventò un frutto.
I soldati del mondo delle merendine, allora, sconfitti e
inseguiti da Piero con Lino e Camillo, andarono nel
giardino dove c’era l’unico grande albero del paese.
Lì i tre amici videro un omone grosso, pelato, con gli
occhialini rotondi. Era proprio Walt Sugar in persona,
che si riposava beato su un’amaca all’ombra dell’albero. Quando si accorse della presenza minacciosa
dei tre intrusi chiamò le sue guardie, ma nessuno rispose.
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I misteri della fabbrica di Walt Sugar
All’improvviso comparve Gufo Felice, che si posò sull’albero e disse: «Questo è il grande albero di mango dai
frutti pregiati!»
Allora Piero decise di attaccare Walt Sugar per cercare
di cogliere un altro frutto magico e disse: «Amici, coraggio! Sconfiggiamo quest’uomo e prendiamo il seme di
mango!»
Aiutato dall’elfo Camillo e da Lino, che si trasformò di
nuovo in nocciolo, Piero lo colpì molte volte, con la
borsa piena di leccornie, che si spiaccicavano sul loro
produttore. Walt Sugar alla fine, esausto, si arrese.
Piero così poté salire sull’albero e riuscì a prendere un
frutto di mango, che subito assaggiò e trovò molto saporito. Prese il seme e lo avvolse nel fazzoletto che teneva in tasca.
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Capitolo sesto
CAPITOLO SETTIMO
Il ritrovamento dell’uva spina
Dopo aver sconfitto Walt Sugar, Piero e i suoi amici si incamminarono in tutta fretta alla ricerca dell’ultimo seme
richiesto dal Melo Secolare. All’improvviso Piero si
bloccò e chiese perplesso a Lino e al piccolo elfo Camillo: «Che cos’è l’uva spina? Non l’ho mai vista!»
Lino rispose: «È l’uva con le spine!»
«Davvero! Sono proprio curioso di trovarla e assaggiarla!»
Mentre Piero e i suoi amici proseguivano il loro viaggio,
inciamparono in un qualcosa di duro, nascosto sotto
l’erba: era uno specchio. Tentarono di rialzarsi, ma lo
specchio, con una specie di forza magnetica, li risucchiò come un vortice in arrestabile in una galleria buia
e fredda. Piero cadde a terra esausto e svenne. In
sogno sentiva la voce della mamma che lo cercava
ovunque: «Piero, dove sei? Perché non rispondi?»
Piero era tentato di tornare alla realtà, per tranquillizzarla, ma non poteva abbandonare una missione così
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Il ritrovamento dell’uva spina
importante per la Terra stessa. Si risvegliò allora, aprì
gli occhi e vide che lui e i suoi compagni si trovavano
in un bosco, attraversato da un fiume impetuoso.
Si guardarono, non sapendo cosa fare e dove andare;
a un tratto dalle acque del fiume uscì qualcosa che
assomigliava a un pesce dalla forme incredibili: come
testa aveva un kiwi, due pomodori al posto degli
occhi, una carota per il corpo e due banane al posto
delle pinne. Piero incredulo si spaventò, ma quello che
sembrava un pesce lo rassicurò: «Non vi spaventate,
sono il pesce-frutta e mi chiamo Luigi: posso fare qualcosa per voi?»
L’elfo Camillo, rincuorato, rispose: «Abbiamo una missione da compiere, siamo alla ricerca di un seme molto
raro: il seme dell’uva spina ma non sappiamo dove trovarlo, ci puoi dare delle indicazioni?»
Allora Luigi il pesce-frutta disse loro: «Seguite questo
fiume, vi porterà alla cascata di frutta alla cui base si
apre il prato degli antichi sapori con tutti i frutti, anche
quelli che ormai sono diventati una rarità, perché gli
uomini non hanno saputo apprezzarli e hanno rovinato
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Capitolo settimo
l’ambiente in cui essi potevano crescere, l’aria, la terra
e l’acqua, distruggendo così il mondo vegetale».
I tre amici ringraziarono Luigi per le indicazioni e, dopo
averlo salutato, cercarono un modo per navigare sul
fiume. Lino vide un’enorme zucca vuota e disse: «Prendiamo quella zucca e usiamola come canoa con l’aiuto
di due rami come remi».
Così i tre amici trascinarono la zucca sul fiume, vi entrarono, stretti come sardine, e si avventurarono lungo
quelle acque sconosciute. La zucca scorreva veloce
tra le acque impetuose del fiume e a Piero sembrava di
essere selle montagne russe del luna park, ma questa
volta non si divertiva: aveva davvero paura. All’improvviso la zucca urtò contro uno scoglio e andò in frantumi.
Piero, Lino e Camillo si ritrovarono allora su un piccolo
isolotto circondato dal fiume. Nella caduta, alcuni semi
di anguria uscirono dalla tasca di Piero, caddero in
acqua e, come per magia, si trasformarono in grossi sassi
che affioravano fuori dall’acqua. Così i tre riuscirono ad
attraversare il fiume saltando sui sassi e a arrivare sulla
riva, dove si sentiva un forte rumore indistinto.
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Il ritrovamento dell’uva spina
Lino disse: «Ma cos’è questo fragore?»
I tre guadarono poco più avanti e videro che il fiume
sfociava in un’immensa cascata, tra le acque della
quale cadeva un’infinità di frutti dai colori intensi e variopinti. Era uno spettacolo sublime! Ai piedi della cascata si apriva un prato di un verde intenso, tutti intorno
aleggiava un meraviglioso profumo naturale: una
grande distesa di alberi ricolmi di frutti di tutti i tipi. Tra
questi, all’improvviso, Piero, Lino e l’elfo Camillo notarono un grosso arbusto spinoso ricco di frutti rossi che
non avevano mai visto prima. Si chiesero cosa fosse
quella frutta che sembrava cosi appetitosa ma non seppero darsi una riposta.
A un certo punto, dall’altro lato del prato, comparve
una strada figura, che si diresse verso di loro: aveva in
testa un cappello di paglia con la tesa molta larga e
strappata, dei pantaloni sbrindellati sui quali, invece
della cintura, portava una cordicella .Ma la cosa veramente strana era la sua camicia: era tutta sporca di terra
e dai suoi taschini usciva una quantità incredibile di foglietti. L’uomo teneva in una mano un grosso fascio di
61
Capitolo settimo
fogli, mentre con l’altra reggeva una zappa e sull’orecchio
aveva una penna. Appena l’uomo fu vicino disse: «Ciao
ragazzi, sono Gioacchino, poeta contadino, e il mio compito è quello di coltivare questo campo, ma quello che
veramente mi piace fare è scrivere poesie. Ne scrivo al
mattino appena sveglio, a mezzogiorno mentre mangio e
la sera prima di andare al dormire, e le mie poesie sono
veramente fenomenali. Ne volete ascoltare una?»
E facendo cenno all’arbusto della frutta sconosciuta incominciò:
«Uva, uva spina
ti mangio la mattina.
Sei dolce e zuccherata
ed è buona la tua marmellata.
Oggi sei sconosciuta,
ma un tempo la tua dolcezza risaputa.
Se gli antichi sapori ritroveremo
sempre felici saremo».
Il contadino poi proseguì: «Vi piace questa poesia? Eh
già, sono un poeta veramente eccezionale!»
62
Il ritrovamento dell’uva spina
Piero e i suoi amici, divertiti dallo strano personaggio, si
abbracciarono felici gridando: «Evviva! Evviva! Abbiamo trovato il seme che mancava!»
Piero si chinò a terra, svuotò le sue tasche, ancora inzuppate, su una larga foglia, e riuscì a recuperare un
seme di anguria, che era rimasto incastrato in un angolino della tasca, e la fogliolina, fradicia, che racchiudeva i chicchi di melograno. Anche il fazzoletto con il
nocciolo del mango era tutto inzuppato, mentre la scatoletta di mentine aveva conservato integri i semi di
mora, così Piero decise di riporre al suo interno anche gli
altri semi da riportare al Melo Secolare.
63
Capitolo settimo
CAPITOLO OTTAVO
Il ritorno di Walt Sugar
Messa al sicuro la scatoletta di mentine, i tre amici continuavano a festeggiare il ritrovamento dell’ultimo seme.
Gioacchino li osservava stupito: perché tanta allegria
per un solo seme di uva spina? Lì intorno era pieno di
frutti e semi...
Piero si accorse che Gioacchino aveva un’aria perplessa e gli raccontò la missione che dovevano compiere e le loro avventure.
Il contadino alla fine esclamò: «Per mille zucchine! Non
credevo che raccogliere quattro semi fosse così difficile!»
«Questi semi sono solo quattro, ma hanno un valore inestimabile!»
«Hai ragione, vorrei poter partecipare anch’io a questa
missione così importante, ma devo restare qui per coltivare il prato degli antichi sapori. Farò però la mia
parte...»
E tirò fuori dalla sua sacca un annaffiatoio.
64
Il ritorno di Walt Sugar
«Sapete quanto sia importante l’acqua per le piante,
vero? Questo è un annaffiatoio speciale, usatelo!»
I tre amici ringraziarono e salutarono Gioacchino: era
arrivato il momento di tornare indietro e portare i quattro
semi al Melo Secolare.
Per non perdersi, decisero di percorrere a ritroso la
strada dell’andata e attraversarono il fiume con un
tronco che Luigi il pesce-frutta aveva lasciato loro sull’isoletta.
Camminarono a lungo e si ritrovarono vicino alla fabbrica di Walt Sugar, scherzando e ricordando come lo
avessero sconfitto.
«Ricordate che faccia ha fatto quando ha visto la banana sparafrutta?»
«E le sue guardie? Siamo stati davvero grand...»
Non fecero in tempo a finire la frase, che dall’alto cadde
sulle loro teste una rete di gelatina appiccicosa che li
immobilizzò.
«Ecco» disse Lino «abbiamo parlato troppo presto!»
Infatti comparvero davanti a loro cinque guardie minacciose. Li legarono con una stringa di liquirizia e li trasci-
65
Capitolo ottavo
66
narono dentro la fabbrica, ma non prima di aver rubato
la scatoletta di mentine con i preziosi semi.
Piero cercò di difendersi, ma non ci fu nulla da fare. Si dimenava cercando di liberarsi dal laccio di liquirizia, ma
era inutile: era resistentissimo e così furono gettati tutti in
una gabbia formata da fili di gomma da masticare.
Non capivano bene cosa stesse accadendo. Che Walt
Sugar fosse tornato a fare danni dopo la loro lezione?
Dopo un primo momento di agitazione si fermarono a ragionare ed escogitarono un piano per fuggire.
Osservando la stanza in cui erano rinchiusi, notarono
che l’unica nota di colore su quelle pareti grigiastre
erano dei quadri che rappresentavano scene di vita familiare: bambini felici che si rincorrevano nei prati, vecchie zie che preparavano merende, trisavoli che
curavano frutteti... In un quadro si vedeva addirittura un
piccolo Walt Sugar che tentava di raccogliere un’albicocca da un ramo.
Chi l’avrebbe mai detto?
In un angolo c’era anche una scrivania con matite e
penne colorate.
Il ritorno di Walt Sugar
«Questa corda è troppo dura! Non basta la nostra
forza, dobbiamo usare il cervello!» gridò Lino.
«Io mi trasformerò in nocciolo, così la corda si allenterà
e potremo liberarci!»
«Sei un genio!» esclamarono gli amici.
«Mi farete passare tra le sbarre e, aiutandomi con quelle
matite, vi farò uscire»
Lino contò fino a tre e PUF si trasformò in nocciolo di albicocca.
Camillo, liberatosi dalla liquirizia, lo raccolse e lo lanciò
fuori dalla gabbia.
Si sentì solo un tonfo e la voce di Lino che si lamentava:
«Ahi! Che botta! La mia povera testa! Non potevi fare
più attenzione?»
«Scusa, non pensavo di averti lanciato così forte!»
«Meno male che ho la testa dura!» ridacchiò Lino.
Ma Piero li richiamò: «Basta chiacchiere! Concentriamoci
sulla missione!»
Allora Lino prese due matite dalla scrivania e le usò per
allargare le sbarre di chewing-gum liberando così i suoi
amici.
67
Capitolo ottavo
68
«Dobbiamo scoprire subito che fine hanno fatto i nostri
semi!» e uscirono correndo dalla stanza, diretti verso una
sala illuminata.
Si trovarono davanti Walt Sugar che, proprio in quel momento, per liberarsi dei semi, li lanciava nella spazzatura.
«I nostri semi!» gridarono disperati.
Walt si girò di scatto: «Siete stati davvero bravi a liberarvi, ma ormai è troppo tardi» disse con un ghigno.
«Perché l’hai fatto?» chiese Piero.
Sugar non si fece pregare e spiegò il suo malefico piano:
«Come siete ingenui... possibile che ancora non abbiate
capito? Se vi lascio portare a termine la missione e salvare il regno della frutta, chi mangerà le mie merendine
artificiali? La mia fabbrica andrebbe in rovina...»
Camillo non voleva darsi per vinto e si mise a frugare
nella spazzatura per cercare di recuperare i preziosi
semi.
«Eccoli!»
Li raccolse, ma purtroppo erano tutti sporchi e rovinati.
«Ve l’avevo detto!» ridacchiò Walt «Ormai i vostri semi
sono inutilizzabili, lasciate perdere!»
Il ritorno di Walt Sugar
Piero ebbe un’idea: «Potremmo provare a lavarli con
l’acqua dell’annaffiatoio di Gioacchino!»
Tentò di annaffiarli, ma dal beccuccio non usciva neanche una goccia d’acqua.
Provò allora a scuoterlo e, con grande sorpresa di tutti,
iniziarono a uscire parole colorate che avvolsero i semi
dando vita ad una poesia:
«La Natura ha bisogno di cura!
In un passato non molto lontano
Tutti i bambini si davan la mano.
Frutti succosi dai rami coglievano
e una sana merenda insieme facevano.
Che gusto! Che bontà! Era cibo di qualità!
C’era un bambino carino e magrolino
che adorava la frutta e la mangiava tutta tutta.
Ora è crudele, ma dovrà ragionare
perché la Natura si deve rispettare».
I semi si illuminarono, ritornando puliti, e le parole colorate, prima di svanire, fecero un giro intorno a Walt
Sugar.
69
Capitolo ottavo
Rimasero tutti a bocca aperta davanti all’incantesimo,
ma ancor più ascoltando Walt: «Non ho mai sentito una
poesia più dolce di questa. Le sue parole sono più zuccherose dello zucchero filato. Mi ricordo di quando ero
piccolo e mangiavo le torte alla frutta che preparava
nonna Melina. Com’ero felice...»
Incredibile, Walt Sugar, si era commosso: la poesia
aveva sfiorato il suo cuore risvegliando i suoi ricordi.
«Grazie ragazzi per avermi ricordato le cose importanti.
Avete ragione, la frutta e la verdura sono fondamentali
per l’alimentazione di tutti e anche per la mia. Tornerò a
produrre merendine appetitose ma sane, ricche di gusto
e di frutta fresca. Alla gente piaceranno sicuramente! Intorno alla mia fabbrica pianterò alberi di ogni tipo e
costruirò giardini dove i bambini potranno giocare!»
I tre ascoltarono felici quelle parole e fu proprio Walt
Sugar ad aprire loro le porte della fabbrica perché potessero riprendere il viaggio e tornare il prima possibile
dal Melo Secolare.
70
Il ritorno di Walt Sugar
CAPITOLO NONO
Un inaspettato ritrovamento
Lungo il cammino, Piero, Lino e Camillo commentavano
la loro avventura: «Meno male che le guardie non si
sono accorte dei semi nella foglia e nel fazzoletto!»
«E meno male che abbiamo usato l’annaffiatoio e...»
«Ma cos’è questo intenso e piacevole profumo di...»
«Limoni! Guardate: siamo arrivati in un limoneto. Fermiamoci qui un poco a riposare!»
Stanchi per il lungo cammino e provati da così tante avventure, decisero allora di fermarsi all’ombra di quello
che, senza dubbio, era l’albero più grande dei dintorni
e, dopo poco, senza accorgersene, si addormentarono.
D’un tratto Piero venne svegliato da un leggero venticello che, trasformatosi ben presto in un tornado trasportò, come in un vortice, i tre amici, che arrivarono in
un luogo sconosciuto. Un cartello indicava Campo dei
miraggi.
Piero fu subito attirato da enormi frutti dai meravigliosi e
accesi colori, stranamente appoggiati sopra lunghi e
72
Un inaspettato ritrovamento
sottili rami. Allungò la mano per coglierne qualcuno, ma
più di una volta la ritrasse vuota.
Deluso e un po’ dispiaciuto, riprese il cammino, seguito
dai suoi amici e, dopo pochi passi, si ritrovò davanti a
un ponte. Cercò di attraversarlo ma, appena vi mise
piede, cadde in un burrone così profondo che sembrava non finisse mai: anche il ponte, come i frutti, non
era altro che un miraggio!
Fortunatamente atterrò su un enorme cumulo di foglie.
Camillo e Lino, accorsi sull’orlo del precipizio, dopo essersi accertati che Piero stesse bene, intrecciarono a
fatica i sottili e lunghi rami degli alberi, per farne una
specie di corda. La lanciarono quindi a Piero che vi si
aggrappò nel tentativo di risalire, ma, dopo un paio di
metri, la corda si spezzò.
I tre amici erano disperati, non sapevano come fare; fu
allora che Piero si ricordò di avere a disposizione un
altro aiuto delle api. Immediatamente ne invocò l’intervento cominciando a recitare:
«Api apine,
me lo date un aiutino?
Capitolo nono
73
Tanto abbiamo lavorato
perché il mondo della frutta fosse salvato!
Ora sono in un burrone
e sono un poco fifone...
poi sarebbe un gran peccato
se non fossi liberato!»
Le api arrivarono in un baleno, sollevarono Piero e lo
riportarono dai suoi amici. I tre si abbracciarono, ringraziarono le api e proseguirono il loro viaggio.
Durante il cammino, Piero chiese a Camillo: «Parlami ancora della regina del mondo della frutta, così mi preparo al nuovo incontro con lei».
Camillo raccontò che la bellissima regina dai lunghi capelli biondi e dagli occhi azzurri, era gravemente malata, come già Piero sapeva, a causa della rovina
progressiva dell’ambiente. E, mentre stava per aggiungere altro, si ritrovarono in un parco con un delizioso
laghetto che sembrava dormire tranquillo sotto il sole;
qualche cigno nuotava pigramente lungo la riva e le
anatre giocavano nell’acqua.
74
Un inaspettato ritrovamento
Seduta su un muretto, videro una bambina dal faccino
triste, con i capelli biondi e un ombrellino giallo appoggiato al braccio.
Camillo esclamò: «Susy! Ma certo! È Susy!»
Le corse incontro e l’abbracciò esclamando: «Susy,
Susy! Sono io, l’elfo Camillo! Mi riconosci?»
«Ca... Ca... Camillo? Da quanto tempo!» balbettò Susy «Sai
dov’è la mia mamma?!» aggiunse con le lacrime agli occhi.
«Seguimi» rispose Camillo «ti accompagnerò a casa! Io
e miei amici stiamo andando da lei».
Lino e Piero assistettero stupiti a tutta la scena e poi, finalmente, Camillo presentò loro la bambina, dicendo
che lei era la figlia della regina del mondo della frutta.
Susy spiegò: «Dovete sapere che un giorno, mentre
stavo giocando, mi sono allontanata senza accorgermene e, quando ho provato a tornare indietro, non ho
più trovato la strada che mi portava a casa. Ho camminato, camminato, gli alberi erano sempre più spogli e tristi. Poi ho trovato questo posto bello e ho deciso di
aspettare qui che la mamma mi trovasse. Non so quanto
tempo è passato».
Capitolo nono
75
76
«Meno male che ti abbiamo trovata! Ora ripartiamo subito».
Così tutti insieme si incamminarono per tornare dalla regina, mentre Camillo, fiero, raccontava alla piccola Susy
le loro avventure e la missione che si stava per compiere.
Passarono due giorni e due notti e i quattro amici erano
sempre più stanchi e affamati.
Piero, quando si accorse che la strada diventava sempre più ripida e tortuosa, esclamò: «Non ce la faremo
mai! Non dormiamo da tanto e le forze ci stanno abbandonando».
«No, non possiamo arrenderci proprio ora che siamo vicini alla meta...» esclamò Camillo «Restiamo uniti e ce la
faremo!»
Quando finalmente arrivarono all’enorme albero del
regno della frutta, i sudditi li videro spuntare da lontano
nella galleria e corsero a avvisare la regina che si sentì
subito meglio alla notizia del loro ritorno.
Immediatamente diede ordine di organizzare un banchetto in loro onore: ai cuochi chiese di preparare tante
Un inaspettato ritrovamento
ghiottonerie e ai servitori di apparecchiare i tavoli con
le tovaglie e le stoviglie più pregiate.
D’improvviso raggelò: di fronte a lei c’era Susy, la sua
adorata figlioletta! Subito le corse incontro e la strinse
a sé, riempiendola di baci e sussurrando le più dolci parole mai pronunciate.
Tutti piangevano di gioia quando, dal fondo della sala,
si udì la voce di Piero: «Maestà, abbiamo fame!»
Le lacrime si trasformarono in una fragorosa risata e la
regina, battendo tre volte le mani, ordinò: «Tutto in tavola!»
I servitori disposero sui lunghi tavoli le prelibatezze che
i cuochi avevano preparato in loro onore: frullati e crostate alla frutta, torte di mele, meloni svuotati dei semi e
ripieni di gelati e mille altre appetitose pietanze preparate con tanta frutta.
Mangiarono tutti molto, poi, stanchi e sazi, si addormentarono su poltrone e divani di vimini, ricoperti da soffici
cuscini di foglie.
Quando si svegliarono, andarono dalla regina per salutarla.
Capitolo nono
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«Maestà, è ora di andare. Anche noi vogliamo tornare
a casa, ma prima dobbiamo riportare i semi al Melo Secolare».
La regina li ringraziò tanto per aver trovato i semi e
averle riportato la sua amata figlia.
Con le lacrime agli occhi, Piero e Lino si rivolsero all’elfo
Camillo per ringraziarlo del suo prezioso aiuto: «Sei
stato un grande amico! Non ti dimenticheremo mai!»
Poi uscirono definitivamente dall’albero.
78
Un inaspettato ritrovamento
CAPITOLO DECIMO
Missione compiuta!
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Piero e Lino, usciti dall’albero, si incamminarono nel
bosco, ma ad un tratto il cielo diventò scuro: grosse nuvole nere coprivano il sole. Fitte gocce di pioggia iniziarono a cadere e i due si ripararono sotto l’ombrello
giallo regalato loro da Susy in suo ricordo. Lampi saettanti illuminavano ogni cosa, Lino tremava dalla paura
per i tuoni.
Passato il temporale, gli amici videro il Gufo Felice che
stava arrivando in tutta fretta verso di loro: «Bentornati
amici! Ah, vi siete presi anche voi questa brutta pioggia:
sapete è acida e fa male alle piante e ai fiori!»
Piero ordinò a Lino : «Prendi l’annaffiatoio di Gioacchino
e dallo al Gufo Felice!»
Il gufo, preso l’annaffiatoio con gli artigli, volò sulla nuvola, rovesciò il contenuto e mille parole colorate riempirono il bosco: sole, acqua limpida, terreno soffice,
profumo di fiori, sapore di frutta, dolcezza, venticello
fresco…
Missione compiuta!
Queste parole curarono le piante e le rinvigorirono. In
cielo spuntò l’arcobaleno.
I due amici, sbalorditi e felici, lasciarono al Gufo Felice
l’annaffiatoio, da usare in caso di necessità. Il gufo
chiese. «Scusate, ma me ne sono accorto solo ora:
dov’è l’elfo Camillo?»
Piero rispose: «È rimasto dalla regina della frutta, che ha
bisogno di lui». E in quel momento, dalla fitta vegetazione, sbucò proprio l’elfo che disse tutto concitato:
«Amici cari, vi ho seguiti perché la regina mi ha detto di
consegnarvi questo dono, che prima, presa dallo stupore per il ritrovamento della sua bambina, aveva dimenticato. E buona fortuna! Ora devo tornare da lei!»
Consegnò quindi al bambino un cesto dorato con dentro degli attrezzi da giardinaggio, abbracciò gli amici
e si allontanò.
Il bambino e il nocciolo di albicocca osservarono contenti il cesto e, congedato Gufo Felice, ripresero il viaggio. Camminarono a lungo e, ormai stanchi, si trovarono
davanti l’enorme cespuglio spinoso di more. Piero prese
le cesoie dal cesto e con grande fatica aprì un varco
Capitolo decimo
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tra i rovi. Oltre il cespuglio, iniziava il sentiero delle angurie e, poiché Piero e Lino avevano un certo languorino allo stomaco, raccolsero un’anguria, la tagliarono
a metà con il coltellino dalla punta arrotondata trovato nel cesto e si tuffarono nella rossa polpa succosa, sputando qua e là i semini neri. Rifocillati,
ripresero il viaggio verso il meleto. Piero distratto inciampò in una radice che sporgeva dal terreno e non
si accorse che la scatolina di metallo con i semi di
mora e uva spina gli era caduta dalla tasca. In quel
momento volava tra i rami degli alberi Papaya: un uccello curioso dal corpo a frutto, le ali a spicchi di arancia e la coda a ciuffo d’ananas. L’uccello afferrò col
becco robusto la scatolina luccicante, per portarla
nel suo nido fra i cespugli.
Piero e Lino continuavano ignari il loro viaggio.
Camillo e Susy, frattanto, erano nel bosco a raccogliere delle fragoline da regalare alla regina della
frutta per il suo compleanno, quando, all’improvviso,
notarono qualcosa che rifletteva la luce del sole, dentro il nido di un uccello. Si avvicinarono e, osservando
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Missione compiuta!
l’oggetto, capirono che si trattava della scatolina di
Piero: la presero quindi con l’idea di riconsegnarla al
legittimo proprietario. La regina della frutta indicò a
Camillo la strada da percorrere per raggiungere il
Melo Secolare e così l’elfo, il più velocemente possibile, si avviò con la scatolina nel marsupio e si fermò
soltanto per dissetarsi con dei lamponi maturi. Arrivato
a pochi passi dal Melo Secolare, con il fiatone per la
gran corsa, vide i suoi amici e urlò: «Aspettatemi, ho
una cosa da darvi, è molto importante!!»
Piero si voltò di scatto, felice di rivedere l’elfo, che gli
restituì la scatolina dei semi rari e gli narrò l’accaduto.
Il bambino rimase molto sorpreso: davvero non si era
accorto di averla smarrita.
Di nuovo si congedò dal suo amico elfo.
Il Melo Secolare se ne stava maestoso in mezzo al meleto, con i rami contorti e robusti carichi di foglie e di
frutti. Piero lo salutò, contento di potergli consegnare
i preziosi semi. L’albero lo ringraziò: «Sei stato coraggioso! Grazie per aver portato a termine la missione,
ora potrai tornare a casa!»
Capitolo decimo
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84
Il grande albero chiese a Piero di scavare quattro piccole buche nel prato, intorno al suo tronco rugoso. Il
bambino, utilizzando gli attrezzi ricevuti in dono nel
cesto dorato, piantò i semi e con cura li ricoprì di morbida terra, poi li annaffiò con l’acqua fresca dell’antica
fontana di pietra. Subito questi germogliarono e ovunque spuntarono alberi di mango e di melograno e cespugli di more e uva spina. Il Melo Secolare era
orgoglioso, perché quelle piante potevano ripopolare
il mondo della frutta e la Natura poteva riacquistare fiducia in se stessa.
Il bambino si arrampicò poi sul melo, insieme a Lino, che,
ritornato ad essere un nocciolo di albicocca, si sistemò
comodamente nella sua tasca. Piero abbracciò con affetto il Melo Secolare e in quell’istante sentì le voci dei
suoi amici che giocavano a nascondino e lo cercavano: «Piero, ti abbiamo stanato… sei sul melo! Scendi,
è ora di tornare in paese!»
Il bambino raggiunse la sua famiglia alla Pensione Natura, dove i genitori si stavano riposando e Gianni, stupito di riavere per sé il fratello, lo riempì di domande.
Missione compiuta!
Ben presto il fine settimana nel Cilento finì e, durante il
lungo tragitto verso Milano, Piero si addormentò e
sognò la sua avventura nel mondo della frutta: vide il
Melo Secolare soddisfatto e tutte le piante in ottima
forma.
A cena quella sera la mamma cucinò… spinaci! Piero si ritrovò davanti un piatto fumante di foglie mollicce! Mangiò
tutto senza farsi pregare, perché nel mondo della frutta
aveva imparato che per crescere bene sono importanti la
frutta e la verdura. Il bambino infilò in tasca la mano e tirò
fuori Lino, lo trasferì con delicatezza in una scatolina di
cartone a forma di albicocca dal coperchio bucherellato
e lo appoggiò su morbida ovatta bianca, lo lasciò sulla
mensola in camera sua (dove Gianni non arrivava a prenderlo), in attesa di portarlo in campagna nell’orto del
nonno, per seminarlo insieme a lui.
Il giorno seguente, a scuola, Piero raccontò ai compagni la sua fantastica avventura e quando nell’intervallo
la bidella entrò in classe con una cesta di albicocche:
tutti pensarono a Lino, esultarono e mangiarono di gusto
l’ottima merenda.
Capitolo decimo
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APPENDICE
1. Piero e il melo ritrovato
Istituto Comprensivo Scuola Primaria “Andrea Merola” di Futani (SA) – classe IV
Dirigente Scolastico
Severina Tambasco
Docente referente della Staffetta
Giovanna Cortese
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Giovanna Cortese
Gli studenti/scrittori della classe IV
Aniello Cortese, Angelo Di Ruocco, Soraya Fasano, Elisa Pia Guglielmelli, Emilia
Ippolito, Marco Lettieri, Giusi Lisanti, Carmela Merola, Sara Romaniello, Carlo
Ruocco, Riccardo Ruocco, Saverio Settimio Tambasco, Christian Vincenzo Troccoli, Giuseppe Chirico, Francesco Donnianni, Marianna Ferraro, Pietro Guglielmini,
Antonio Merola, Valerio Merola, Annamaria Merola, Mauro Sacco, Erminia Serra,
Giovanna Tambasco
Hanno scritto dell’esperienza:
“…La Staffetta di Scrittura Creativa è per la nostra scuola, non solo un appuntamento annuale, ma un modo per praticare la democrazia allargata, tutti concorrono in egual misura alla stesura del testo con idee, suggerimenti e variazioni
in corso d’opera. Quest’anno è stato ancor più fruttuoso perché ha cementato
l’unione di un gruppo allargato i cui docenti hanno deciso di lavorare a classi
aperte. E quale migliore occasione per cominciare? La staffetta. Il risultato? Un
testo che valorizza esperienze vissute dai piccoli raccontate per far conoscere
ad altri il nostro splendido ed amato territorio: il Cilento, con le specificità, le sue
peculiarità e le sue rarità”.
per leggere l’intero commento www.bimed.net link: staffetta di scrittura creativa
APPENDICE
2. Il ritorno di Piero nel mondo della frutta
Istituto Comprensivo di Ponte In Valtellina (SO) – classe III
Dirigente Scolastico
Gian Luigi Quagelli
Docente referente della Staffetta
Elisa Menatti
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Elisa Menatti
Gli studenti/scrittori della classe III
Camilla Armida De Capitani, Sebastiano Luca Di Socio, Costanza Folini, Francesca Fontanive, Aurora Moltoni, Elisa Paini, Massimo Parolaro, William Parolaro,
Valentino Patrizi Dell’Agnello, Giulia Pino, Jole Pirola, Irene Robotti, Alessandro
Toppi, Alessia Zucchi
Il disegno è di Aurora Moltoni
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Il nostro viaggio con Piero è stato fantastico. Che bello sarebbe, avere un
posto magico come il “Mondo della frutta” dove rifugiarsi ogni tanto per assaggiare i fantastici frutti che abbiamo immaginato, sentirne i profumi e vederne i colori”.
APPENDICE
3. La missione di Piero
I.C. “Castaldi – Rodari” plesso Pellegrini di Boscoreale (NA) – classi IIIA/B
Dirigente Scolastico
Teresa Mirone
Docenti responsabili dell’Azione Formativa
Elisa Pellì, Annamaria Vitiello
Gli studenti/scrittori delle classi
IIIA - Vincenzo Auricchio, Angela Battipaglia, Vincenzo Cherillo, Zelinda Cozzolino,
Lorenzo Crispo, Alessia Di Martino, Luisa Fattorusso, Gerarda Federico, Anita Langella, Irene Macera, Fabiola Matmuja, Antonio Panariello, Arcangelo Ranieri, Antonio
Tassino, Domenico Truvolo, Raffaele Tufano
IIIB - Giuseppe Aquino, Valerie Attianese, Mary Balzano Severino, Francesco Blasio,
Annamaria Casillo, Anna Dora Cirillo, Giuseppe De Rosa, Enrico Erosto, Chiara Izzo,
Maria Russo, Yvan Russo, Giovanna Sorrentino, Catello Verdoliva, Renjie Zhang,
Salvatore Zhou
Il disegno è di Francesco Blasio
Hanno scritto dell’esperienza:
“…La Staffetta alla quale abbiamo preso parte come autori del terzo capitolo,
come già definita, è stata, per i nostri alunni una straordinaria avventura, della quale
sono stati protagonisti la lettura e sua comprensione e la dinamica creativa della
scrittura.
Gli alunni che per la loro giovane età possiedono una dose altamente quantificabile
di sensibilità, hanno lasciato libero spazio alle loro magnifiche idee, alla loro fantasia
e alla loro immaginazione e con rari e semplici input, quali la visione di film come
“Alice nel paese delle meraviglie” e “Il Mago di Oz” e l’ascolto di alcuni capitoli del
libro “La storia infinita” di Michael Ende, hanno dato via libera alla loro creazione.
Il tutto, avendo ben presente il creare una storia collettiva, adeguando le proprie
alle altrui emozioni e creatività”.
APPENDICE
4. Uno strano fiume
Istituto Comprensivo Vigolo Vattaro – Scuola Primaria di Bosentino (TN) – classe III
Dirigente Scolastico
Sara Turrini
Docente referente della Staffetta
Clementina Rech
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Clementina Rech
Gli studenti/scrittori della classe III
Serena Boller, Chiara Bortolameotti, Yuri Broilo, Silvia Buccella, Pietro Cavallo, Irene
Ciola, Martina Costabile, Camilla Dalla Costa, Mirko Dorigatti, Emma Landrini, Aurora
Laner, Sofia Maltratti, Emma Micheloni, Sebastiano Pontalti, Alessandro Rizzi, Gaia
Schmid
Il disegno è di Chiara Bortolameotti
Tutti gli alunni hanno contribuito all’ideazione e alla realizzazione del calligramma.
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Per noi è stata un’esperienza nuova che ci ha regalato piacevoli sorprese e
soddisfazioni inaspettate. Infatti è stato impegnativo ma anche stimolante proseguire il lavoro di alunni di altre scuole cercando di seguire al meglio la via da loro
indicata e nello stesso tempo dare libero sfogo alla nostra creatività. Una regola
però ci ha messi un po’ in difficoltà, infatti non conoscevamo il significato di metafora. Questo non ci ha fermati, ma ci ha stimolato ancora di più, spingendoci
ad impararne, il più velocemente possibile, il significato e a capire come inserirla
nel modo più appropriato nel racconto. Infine, avendo scoperto da poco il calligramma, ci è sembrato divertente ed opportuno utilizzarlo per dare un tocco di
originalità al nostro capitolo”.
APPENDICE
5. Importanti rivelazioni
D.D. di Pellezzano – plesso Via Amendola, Capezzano di Pellezzano (SA) – classe III
Dirigente Scolastico
Amalia Carbone
Docente referente della Staffetta
Maria Trivigno
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Maria Trivigno
Gli studenti/scrittori della classe III
Samuele Bisogno, Christian Borsa, Matteo Bove, Gianmarco Donesi, Alessia Lina
Ferrara, Kristinka Kubath, Domenico Pierro, Alessio Pulvani, Gianni Romeo, Alessio
Scognamiglio, Federico Sortino, Massimiliano Tysarovskyy, Alessandra Viola, Vincenzo Vitolo
Il disegno è di Samuele Bisogno
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Dalla lettura dell’incipit in poi, capitolo dopo capitolo, ho visto piccoli critici
armati di vocabolario andare alla ricerca di parole, argomentare su come si
svolgevano le vicende, porsi e porre domande. E trasformarsi poi quasi tutti in
scrittori attenti, esigenti. Particolare interesse ha riscosso la ricerca di questa fantomatica uva spina che qui in zona nessuno(tranne una anziana prozia) ricorda.
Special thanks agli impiegati della Biblioteca Provinciale di Potenza che ci hanno
inviato materiale sull’argomento oltre a fornirci telefonicamente testimonianze e
descrizioni di questo ormai quasi mitico frutto. Sperimentiamo sempre più – e ci
piace molto – la collaborazione con chi vive al di fuori dei nostri confini. Ci aiuta
“ad uscire dalla nostra testa”.
APPENDICE
6. I misteri della Fabbrica di Walt Sugar
Istituto Comprensivo di Montemiletto (AV) - classe III
Dirigente Scolastico
Antonio Petrillo
Docente referente della Staffetta
Giuseppina Ciarcia
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Giuseppina Ciarcia
Gli studenti/scrittori della classe III
Simone Barletta, Amanda Brogna, Antonio Brogna, Asia Capone, Alfredo Centrella, Giulia Centrella, Rinaldo Centrella, Luca Pio Della Porta, Pasquale Della
Porta, Angela Frongillo, Miriana Frongillo, Emilio Iscaro, Marco Micera, Ludovica
Palumbo, Antonella Jessica Palomba
Il disegno è di Giulia Centrella
Hanno scritto dell’esperienza:
“…È stata un'esperienza fantastica, emozionante e coinvolgente. Ogni alunno ha
immaginato a modo suo, con fantasia e inventiva il percorso da intraprendere per
continuare la storia e, vi lascio immaginare dove è arrivata la loro inventiva e fantasia. Dopo ciò, ognuno ha stilato singolarmente un proprio elaborato. Alla fine
abbiamo letto tutte le storie, una più bella dell'altra, e abbiamo ricostruito il nostro capitolo, prendendo spunto dai vari testi. Certo che alla fine del capitolo
non credevano a loro stessi di aver prodotto un qualcosa di così importante e
così bello. Ora aspettano con ansia di scoprire come andrà a finire la storia.
Sarà di sicuro un'esperienza da ripetere”.
APPENDICE
7. Il ritrovamento dell’uva spina
Terzo Circolo Didattico di Aversa (CE) - classi IIIA/B
Dirigente Scolastico
Nicola Buonocore
Docente referente della Staffetta
Mario Tozzi
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Cuomo Sabrina
Gli studenti/scrittori delle classi
IIIA- Rita Ausilio, Rita Bottone, Carmen Coppola, Federica Costagliola, Gabriel De
Cicco, Vincenzo Di Ronza, Federica Iacone, Gaia Lamberti, Raffaele Manna, Daniele Mele, Martina Novi, Salvatore Pagliuca, Gaia Paracolli, Giuseppe Piazza,
Maria Sgulò, Alessandra Vettigli
IIIB - Omar Agouzoul, Giuseppe Capozzi, Simone Cuciniello, Anna Pia De Biase,
Matteo De Filippo, Gaia Benedetta Di Caprio, Giovanni Fedele, Francesco Paolo
Gravino, Martina Lamberti, Ciro Lamula, Francesca Loffredo, Carmela Madonna, Kim
Pilat, Giada Tuoro
Hanno scritto dell’esperienza:
“…L’esperienza e’ stata positiva perchè lavorare insieme agli altri ha reso gli alunni
fortemente partecipi e propositivi perchè ognuno voleva dare il meglio di se’ per
contribuire alla realizzazione del capitolo. Ognuno si e’ espresso nel migliore dei
modi ritornando a scuola il giorno dopo con nuove idee e rendendo partecipi i
compagni. Anche il lavorare con compagni di un’altra classe li ha aiutati a crescere
e a rispettare i turni e i tempi per esprimere le proprie idee. Le due classi partecipanti
ci hanno chiesto a noi docenti di ripetere anche il prossimo anno questa esperienza
e ciò ci ha fatto capire che per loro e’ stata molto importante”.
APPENDICE
8. Il ritorno di Walt Sugar
S.P. “Federico Sclopis” - Circolo Didattico “G. Pacchiotti” di Torino - classe IIIA
Dirigente Scolastico
Carlo Giovanni Sinicco
Docente referente della Staffetta
Simona Castangia
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Simona Castangia
Gli studenti/scrittori della classe IIIA
Amina Bellini, Marcello Benazzo, Davide Bertone, Luca Crosetto, Isabella Di Braccio,
Nicole Fenoglio, Giaime Gamba, Laura Hasaj, Ibrahim Mohamed Junior, Yahia Khallou,
Anita Li Calzi, Alessandro Pannoli, Ismail Ramli, Sofian Ramli, Alessia Moran Reyes, Valeria Rosales Cano, Nicola Pros Rossi, Fatima Sall, Lorenzo Triarico, Annachiara Vergnasco, Eleonora Viano, Ernesto Zavattaro
Il disegno è di Davide Bertone, Isabella Di Braccio, Nicole Fenoglio, Ismail Ramli.
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Non avevamo mai partecipato ad una staffetta di scrittura creativa ed abbiamo
iniziato questa avventura con molto entusiasmo perché ci siamo sentiti degli scrittori
“veri”. Questa esperienza ci ha fatto entrare in un mondo nuovo e viaggiare con la
fantasia.
Quando leggevamo il capitolo in classe, ci sembrava di essere lì a guardare la
scena: era come sognare ad occhi aperti!
Tra un capitolo e l’ altro si creava anche molta attesa e ipotizzare il seguito della
storia era un gioco irresistibile e avvincente.
Ci siamo divertiti molto perché abbiamo lavorato in gruppo e ognuno ha potuto
esprimere le sue idee, ma ci siamo sentiti anche parte di un gruppo più grande, composto dalle altre scuole sparse per l’Italia. Infine è stata un’occasione per conoscere
meglio lo scrittore Guido Quarzo, che vive nella nostra città”.
APPENDICE
9. Un inaspettato ritrovamento
Istituto Comprensivo “D. Cimarosa” – IV Circolo di Aversa (CE) - classe IVD
Dirigente Scolastico
Cecilia Amodio
Docente referente della Staffetta
Angelina Marrone
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Elsa Lacanna
Gli studenti/scrittori della classe IVD
Amedeo Abategiovanni, Valeria Atronne, Anna Baldi, Emmanuela Gioia Barbato,
Carlotta Brancati, Liliana Capaldi, Luca Ernesto Capasso, Miriam di Cristofaro, Salvatore Di Grazia, Giovanni Di Lorenzo, Gaetano Luca di Virgilio, Vincenzo Fusco,
Alessia Mezzacapo, Federica Mezzacapo, Cesario Migliaccio, Elisa Gemma Panza,
Luisa Ponzo, Chiara Scognamiglio
Il disegno è di Anna Baldi, Carlotta Brancati, Miriam di Cristofaro, Elisa Gemma Panza
Hanno scritto dell’esperienza:
“…L’esperienza è stata coinvolgente dal punto di vista emozionale. Tutti, fin dall’inizio, hanno seguito l’evoluzione della storia con interesse crescente: aspettavano,
di volta in volta, la pubblicazione dei capitoli, ipotizzando il possibile sviluppo del
racconto. Il lavoro è stato organizzato per gruppi e gli alunni che ne facevano
parte hanno evidenziato un convinto e forte spirito di iniziativa, una spiccata creatività e un responsabile senso di collaborazione”.
APPENDICE
10. Missione compiuta!
S.P. “Nino Costa” - Istituto Comprensivo di Lanzo Torinese (TO) – classe VA
Dirigente Scolastico
Antonietta Guadagno
Docente referente della Staffetta
Franca Montariolo
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Franca Montariolo
Gli studenti/scrittori della classe VA
Ana-Maria Bodescu Agnes, Enrica Bruna, Elisa Frigato, Sharon Gamba, Joyce Delina Geronimo Beata, Marco Guido, Filippo Nicola Latini Corazzini, Chiara Sveva
Novarina, Margherita Novero, Rebecca Possio, Stefano Regaldo, Ilaria Ressent,
Fabio Rocca, Valentina Rosa, Sofia Delizia Rossatto, Anna Rosa Rossi, Domenico
Scarpino, Matteo Segretario, Clara Venco, Alessandro Villella
Il disegno è di Clara Venco
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Quando la maestra ci ha proposto la staffetta di scrittura creativa abbiamo
subito deciso di partecipare, con un po’ di emozione.
Insieme abbiamo letto l’incipit dello scrittore Guido Quarzo e via via lo sviluppo
della storia di Piero nel mondo della frutta: cercavamo di immaginare gli ambienti,
i personaggi e i colpi di scena. Volevamo sapere chi erano i bambini autori dei
vari episodi e localizzavamo la loro scuola sulla carta geografica appesa in
classe. A noi è toccato l’ultimo capitolo. La chiusura della storia è uscita dalla
collaborazione fra tutti noi compagni. Abbiamo anche illustrato il capitolo conclusivo e scelto la copertina che potrebbe avere il nostro libro. Ci siamo proprio
divertiti!”.
NOTE
NOTE
INDICE
Incipit di GUIDO QUARZO ............................................................................pag
14
Cap. 1 Piero e il melo ritrovato ..........................................................................»
18
Cap. 2 Il ritorno di Piero nel mondo della frutta ..........................................»
24
Cap. 3 La missione di Piero ................................................................................»
30
Cap. 4 Uno strano fiume ........................................................................................»
36
Cap. 5 Importanti rivelazioni ..............................................................................»
44
Cap. 6 TI misteri della fabbrica di Walt Sugar ............................................»
52
Cap. 7 Il ritrovamento dell’uva spina ..............................................................»
58
Cap. 8 Il ritorno di Walt Sugar ............................................................................»
64
Cap. 9 Un inaspettato ritrovamento ................................................................»
72
Cap. 10 Missione compiuta! ................................................................................»
80
Appendici ..................................................................................................................»
86
Finito di stampare nel mese di aprile 2013
dalla Tipografia Effegi San Giorgio a Cremano (NA) Italy
ISBN 978-8897890-52-2
Piero e il melo ritrovato
Il ritorno di Piero nel mondo della frutta
La missione di Piero
Uno strano fiume
Importanti rivelazioni
TI misteri della fabbrica di Walt Sugar
Il ritorno di Walt Sugar
Un inaspettato ritrovamento
Missione compiuta!