“le tre simpatiche pigotte raccontano…” in formato PDF.
Transcript
“le tre simpatiche pigotte raccontano…” in formato PDF.
R.S.A.&SCUOLA FATTORI PREFAZIONE La cultura dello “STARE INSIEME PER FARE”, la “CONSERVAZIONE ED ELABORAZIONE DELL'ANTICO SAPERE” e la “RISCOPERTA DEI VECCHI MESTIERI E DEL PROPRIO TERRITORIO” sono gli elementi che contraddistinguono l'innovatività del Progetto “ Le tre simpatiche pigotte raccontano...”, coinvolgendo direttamente gli anziani e gli adolescenti, attraverso attività artistiche e riabilitative. Un Progetto che ha permesso di avvicinare generazioni diverse, partendo dall'idea di realizzare delle bambole di stoffa, che avessero una propria carta d'identità, una propria STORIA, raccontata dagli anziani e inventata dagli adolescenti. Il valore aggiunto del Progetto risiede nell'aver offerto l'opportunità di confronto tra queste due generazioni, dando all'una l'occasione di riscoprire, attraverso il racconto del proprio vissuto, le identità perdute, e all'altra di interagire con le vecchie generazioni, ripercorrendo i cambiamenti epocali come, la rivoluzione economica, sociale e culturale, avvenuti nel dopoguerra, nell'ottica di riscoprire i valori e la storia del proprio territorio. L'idea è quella di creare un ponte generazionale facendo conoscere ai ragazzi esperienze di vita ma allo stesso tempo valorizzare gli anziani come risorsa di saperi. Nella prima fase del progetto sono stati effettuati incontri preliminari con gli alunni delle tre classi coinvolte, per far conoscere le caratteristiche dell'utenza, dell'organizzazione e le finalità della Struttura, per poi passare ad una esperienza diretta con gli assistiti. L'intento portato avanti dalla Scuola è stato quello di sensibilizzare gli adolescenti, nei confronti della diversità e della famosa terza età, indicando una modalità di approccio in chiave di solidarietà e di supporto agli altri. La seconda fase del progetto ha visto la creazione, all'interno della Struttura, di un piccolo laboratorio artigianale di sartoria, che ha portato alla realizzazione di una decina di Pigotte, le famose bambole dell'UNICEF, 1 R.S.A.&SCUOLA FATTORI senza la pretesa di eguagliarle, ma con l'intento, di far riemergere nelle nostre assistite, la capacità di fare, di tagliare e di cucire, rievocando i momenti in cui queste attività non erano solo passatempi, ma necessità. Contemporaneamente a Scuola, i ragazzi erano impegnati nella creazione delle storie da associare a ciascuna bambola, ispirati dai racconti di vita degli anziani che avevano suscitato in loro tanta emozione e commozione. L'ultima fase del progetto è stata dedicata alla presentazione ufficiale di tutti gli elaborati prodotti dagli alunni ed esposti attraverso una piccola mostra allestita all'interno della Struttura. La stessa prevedeva cartelloni, fumetti e raccolte di testi su cartoncino con disegni illustrativi, in un'ottica di lavoro interdisciplinare e si è conclusa con la Premiazione da parte della giuria, che, con criteri di valutazione prestabiliti, ha cercato di valorizzare, tanto le capacità manuali e artistiche degli anziani, quanto l'abilità degli alunni nel saper trattare tematiche importanti come la valorizzazione del territorio, lo scambio generazionale e il confronto passato/presente. 2 R.S.A.&SCUOLA FATTORI CAPITOLO 1 IL PROGETTO 3 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Fondazione Casa Cardinale Maffi R.S.A. U.O. Rosignano PROGETTO OBIETTIVO ANNO 2009/2010 “TRE SIMPATICHE PIGOTTE RACCONTANO …………” Introduzione: “Tanto poi si dimenticano…” potranno obiettare in molti, mentre il malato di Alzheimer conserva a lungo le abilità del “fare” anche se molti aspetti psicologici indotti dalla malattia, quali depressione, apatia, passività e difficoltà comunicative possono interferire e ci inducono a “fare al posto suo”. Grazie alla memoria procedurale, una memoria automatica, mantenuta più a lungo rispetto agli altri tipi di memoria, il malato è ancora in grado di esercitare le normali occupazioni di tutti i giorni. Infatti ogni nostra azione è composta da una serie di sequenze organizzate e consequenziali, la cui successione di passaggi porta al compimento di un determinato atto ( ad esempio vestirsi, lavarsi i denti ecc). Tanto più tali azioni rientrano nello svolgimento di attività quotidiane, tanto più l’automatismo sarà radicato, in quanto “superappreso” Obiettivo: Realizzare tre Pigotte e inventare per ciascuna una storia, prevedendo il coinvolgimento di alcune classi (possibilmente di III°) delle medie succursale FATTORI. 4 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Se la persona malata non viene stimolata perderà più velocemente quelle funzioni anche se magari non definitivamente. Obiettivo: Realizzare tre Pigotte e inventare per ciascuna una storia, prevedendo il coinvolgimento di alcune classi (possibilmente di III°) delle medie succursale FATTORI. Obiettivo specifico: 1. Creare un laboratorio di stimolazione cognitivo e psico-sensoriale in pazienti affetti da Demenza lieve e moderato/severa per rafforzare l’autostima, la socializzazione e valorizzare le proprie risorse personali a livello sia cognitivo che di capacità manuali. 2. Creare un laboratorio da definire nei tempi e nei luoghi con la Scuola Media Giovanni Fattori (succursale). Destinatari: • Nel progetto verranno arruolati assistiti con Demenza lieve e moderata/severa residenti in R.S.A. e al Centro Diurno della U.O. di Rosignano Solvay. Indicatori di verifica: 3. Mantenimento del 20% del MMSE; 4. Miglioramento del 15% di IADL e ADL; Fasi di realizzazione: • Valutazione dell’assistiti da coinvolgere nel progetto tramite la somministrazione dei test validati a livello internazionale quali:MMSE, ADL e IADL a tempo T0 e T1. 5 R.S.A.&SCUOLA FATTORI • • • Realizzazione delle sottofasi del progetto: a) Gruppo di discussione “Come sarà la nostra Pigotta”. Presentazione e discussione del progetto “Tre simpatiche pigotte b) raccontano…”con gli insegnanti e gli alunni della Scuola Media G. Fattori (succursale). c) Laboratorio di attività manuali. d) Laboratorio cognitivo per la scrittura delle storie. e) Laboratorio (grafico-pittorico) da definire nei luoghi e nei tempi con la Scuola Media G. Fattori (succursale). Realizzazione di una scheda di osservazione per ogni assistito. Incontri periodici per valutare l’andamento delle varie fasi del progetto coinvolgendo tutti i partecipanti. Partecipanti: CERRETTI Arianna: Responsabili di Struttura VARA AGLAIA: Medico Geriatra BIZZARRINI Franca: Animatrice GIUNTOLI Paola: Terapista della Riabilitazione TAZIOLI Marzia: Terapista Occupazionale SCUOLA MEDIA GIOVANNI FATTORI (succursale) Referente: GIUNTOLI PAOLA: Terapista della Riabilitazione 6 R.S.A.&SCUOLA FATTORI CAPITOLO 2 “ UN GIROTONDO DI PIGOTTE” 7 R.S.A.&SCUOLA FATTORI E’ stato allestito, all’interno della Ns. struttura, un piccolo laboratorio artigianale di sartoria che ha coinvolto circa una ventina di anziani compresi quelli che frequentano il Centro Diurno Alzheimer. La proposta di realizzare delle bambole di stoffa da presentare agli alunni della Scuola Media Fattori è stata accolta favorevolmente da tutto il gruppo. 8 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Il lavoro più impegnativo è stato sicuramente quello di produrre materialmente le bambole di pezza, attività avvenuta ovviamente sotto la guida e supervisione del Personale addetto alla Riabilitazione, che ha dato un contributo attivo sia in termini di tempo che di materiale nella realizzazione delle Pigotte. Molti anziani hanno comunque partecipato attivamente alle varie fasi di realizzazione. Alcuni hanno disegnato e ritagliato la sagoma della pigotta, con l’aiuto del nostro Personale … 9 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Altre hanno imbottito la sagoma…. Solo alcune hanno anche cucito…… 10 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Il personale addetto alla Riabilitazione ha guidato gli anziani nella scelta delle lane per i capelli e delle stoffe per i vestiti… 11 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Il laboratorio era un “brulicare” di forme e di colori… Poi è arrivato il momento di cucire i capelli ed i vestiti… e questa fase essendo un pò più complessa è stata effettuata prevalentemente dal ns. Personale 12 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Ma tutti erano comunque molto attenti a seguire e a dare consigli e suggerimenti in merito alla scelta dei colori o il tipo di acconciatura da fare…. 13 R.S.A.&SCUOLA FATTORI E alla fine il risultato è stato fantastico…. 14 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 15 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 16 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LA VERA STORIA DELLA PIGOTTA La Pigotta, in dialetto lombardo, era la bambola di pezza, compagna di giochi di molti bambini del dopoguerra. La Pigotta può essere realizzata da grandi e piccini, nelle scuole, nelle famiglie, nei centri anziani e tutti, con immaginazione e creatività, possono confezionarne di originali e variopinte. E’ la tua fantasia, che renderà la Pigotta una bambola unica e irripetibile. Unica al punto che la tua Pigotta avrà anche una sua carta di identità che dovrai compilare con i suoi dati identificativi. 17 R.S.A.&SCUOLA FATTORI CAPITOLO 3° LE STORIE DEI RAGAZZI 18 R.S.A.&SCUOLA FATTORI CARTA DI IDENTITA’ DI CESARINA ROMOLI 19 R.S.A.&SCUOLA FATTORI CARTA DI IDENTITA’ DI CESARINA ROMOLI CARTA DI IDENTITA’ COGNOME TREMOLI NOME CESARINA NATO IL 14/02/23…………………. A…ROSIGNANO SOLVAY CITTADINANZA…ITALIANA………… RESIDENZA ROSIGNANO SOLVAY VIA…G. CARDUCCI N° 4 STATO CIVILE…CONIUGATA ……… PROFESSIONE…CASALINGA ……… CONNOTATI E CONTRASSEGNI SALIENTI STATURA…1,64 m. CAPELLI…GRIGI …………………… OCCHI…CELESTI … SEGNI PARTICOLARI …CHIACCHIERONA………….. 20 R.S.A.&SCUOLA FATTORI UNA LETTERA SPECIALE Carissima nipote, chi ti scrive è la tua amata nonna Cesarina. In queste righe troverai tanto affetto ma soprattutto alcuni consigli che spero porterai con te nel percorso della tua vita come un caro tesoro. I tempi in cui vivi adesso non sono gli stessi che hanno accompagnato la mia adolescenza;la vita era molto dura e non ti poteva offrire le stesse opportunità di oggi. Ricordo che la scuola era un lusso che non tutti potevano permettersi soprattutto perché mancavano i soldi,come il pane e dovevamo spesso lavorare nei campi,anche alla tua età. Ti dico questo perché spero che tu apprezzi ogni giorno quello che tu hai e che tu ti impegni seriamente nello studio perché grazie a quello che potrai migliorare il tuo futuro. Come ti dicevo prima vivere ai miei tempi non era molto facile, non esistevano tante cose che a te adesso possono sembrare banali e scontate come la televisione o meglio ancora due o tre paia di scarpe per stagione;c’era molta miseria e non potevano prenderci la libertà di dire:’’no, questo non lo mangio perché non mi piace’’; o peggio ancora non c’erano neanche le medicine che adesso (per fortuna) ci sono quindi potevamo morire per semplici malattie. Un’altra realtà terribile era la guerra e molte volte ho pianto per aver perso qualche amico, conoscente o anche per bambini innocenti della mia età colpiti da qualche granata senza pietà, mentre giocavano. Grazie a Dio questi tempi fanno parte del passato e di una realtà che spero con tutto il cuore non 21 R.S.A.&SCUOLA FATTORI faccia mai parte della tua vita. Ricordati sempre quali sono i valori importanti, quelli che ci rendono persone migliori ovvero l’umiltà, l’onestà, il rispetto e la famiglia. Spero di averti trasmesso con queste mie parole qualcosa di importante e che tu non ti sia annoiata come la maggior parte dei ragazzini della tua età quando ascoltano i racconti dei loro nonni. Sei sempre nel mio cuore e ti saluto con un abbraccio ricco di tutto l’affetto che ho per te. Un grosso bacione … NONNA CESARINA Giuliano Sabrina Miskovicova Michaela 2° F 22 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Amore a prima vista. Salve! Mi chiamo Tremoli Cesarina, ho 86 anni e ricordo ancora quando ne avevo 30 ed eravamo nel 1953. La guerra era finalmente finita, e sarei dovuta andare a trovare i miei cugini che vivevano in America. Fino ad allora avevo vissuto in un mondo di bombardamenti e di paure; una volta addirittura, quando eravamo sfollati a Marittimo, siamo scappati per un pelo dalle bombe che cadevano dal cielo. Finalmente potevo uscire di casa tranquilla e fare questo straordinario viaggio in America. Nel mio bagaglio avevo solo vecchi abiti ricuciti e rattoppati, il necessario per lavarmi e un vecchio abito di mia madre. Appena salita feci un giro e vidi che c’erano una piccola saletta dove la sera suonava un’ orchestrina e delle cabine con un letto e un comodino che nonostante fossero di dimensioni ristrette, erano accoglienti. Una sera un ragazzo molto carino mi si avvicinò e mi chiese che ne pensassi della nave; risposi che non ne avevo viste molte, ma quella era veramente graziosa. Iniziammo a parlare e scoprii che si chiamava Alberto e che aveva la mia stressa età. I suoi occhi racchiudevano due smeraldi dal verde brillante, i capelli riccioluti erano tra l’oro e il rame, aveva un naso piccolo ma proporzionato e una bocca dolce che era sempre incurvata in un sorriso. In quel momento fra noi due scoppiò la scintilla, il classico amore a prima vista. Arrivai in America, i miei cugini mi ospitarono a casa loro perché non avevo soldi per un hotel e festeggiammo tutti insieme la fine di quell’epoca buia. 23 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Due mesi dopo ripartii e presi la stessa nave dove rividi Alberto e insieme andammo a ballare, girammo per la nave scherzando e parlando dei nostri interessi. Scoprii di esserne innamorata e la sola idea di lasciarlo mi rattristava. Tornata a casa, anche se avevo la mia famiglia mi mancava quel ragazzo riccioluto che avevo sulla nave … Un mese dopo: ”Toc-toc”. Alla porta una bella sorpresa mi attendeva. Andai ad aprire e … - Alberto! - Ciao Cesarina, sono venuto a trovarti e vengo a lavorare in Solvay - Oh, ma è fantastico! Trascorremmo quattro anni insieme e un giorno mi fece la domanda tanto attesa e sì, volevo sposarlo! Abbiamo avuto due deliziose figlie e anche oggi, a 86 anni, ci amiamo profondamente. Martina Cardinale, Rachele Bassetti 2° C 24 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Cesarina Tremoli Cesarina Tremoli è una donna che ha sempre vissuto semplicemente,anche se nella sua vita ne ha passate tante. E’ nata nell’ 23e perciò ,ha vissuto durante la seconda guerra mondiale. Data l’ età i suoi capelli sono diventati grigi , è più tosto bassa (misura solo 1,64 cm) e ha dei bellissimi occhi celesti; vive a Rosignano Solvay in via Carducci insieme al marito che ha conosciuto proprio durante la seconda guerra mondiale .E’ molto dolce con i suoi due figli Paolo e Francesca e i suoi cinque nipotini. Ha però un grande difetto: è troppo chiacchierona, le piace infatti commentare tutto ciò che vede. Da buona casalinga è brava a cucinare perchè passa molto tempo vicino ai fornelli. Emanuele Cantavalle 2° F 25 R.S.A.&SCUOLA FATTORI La casalinga- definizione Casalinga significa:donna di casa che attende solo lavori domestici e familiari. Le casalinghe erano una fascia di popolazione femminile di basso livello di istruzione che possedevano un lavoro generalmente molto semplice o umile, tuttavia rispettabile per il suo senso pratico di stampo tradizionale.Di rado viene utilizzato in senso dispregiativo,prima pensavano che la casalinga fosse una serva,altre volte è usata come sinonimo di saggezza popolare. NOME – CESARINA COGNOME – TREMOLI NATA NEL – 14 – 02 – 23 CITTA’ NATALE – ROSIGNANO SOLVAY STATURA – 1,64 cm CAPELLI – GRIGI OCCHI – CELESTI 26 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LA CASALINGA CESARINA TREMOLI Cesarina Tremoli era una persona semplice, amava le faccende domestiche, cucinare, lavare, stirare,e altre cose che riguardano la casa e la famiglia. Cesarina aveva una casa in campagna con il suo marito e i suoi tre figli. La sua giornata tipo si svolgeva così : al mattino si alzava alle ore 7.00 per preparare la colazione per tutti; portava i suoi tre figli a scuola e andava a far spesa per il pranzo e per la cena, tornava a casa e iniziava tutte le sue pulizie. Quando si avvicinava l’ora del pranzo e della cena si metteva ai fornelli per cucinare qualcosa di buono per tutta la sua famiglia,dopo aver pranzato puliva la cucina e rimetteva tutto in ordine. Il pomeriggio lo passava a stirare, a tendere i panni e a rammendare ( cucire ), nell’ora di merenda ai suoi figli preparava una bella torta o pane e pomodoro. Poi preparava la cena e dopo aver cenato metteva tutto in ordine. Per Cesarina la giornata era finita, lei e tutta la sua famiglia andava a dormire per affrontare un’altra giornata simile e altrettanto faticosa. Questa signora anche se si stancava così tanto era contenta di fare la casalinga e la mamma, per lei questi due lavori erano i più importanti e suo marito era molto fiero di lei. Citi Paolo Favilli Francesco 2° F 27 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LA STORIA DI CESARINA Era un pomeriggio quando vidi che i miei nipoti non avevano nulla da fare e che erano abbastanza grandi per capire la mia storia. Quindi li chiamai e li feci sedere davanti a me , poi iniziai a raccontare: “Io sono nata nel 1923 quando la prima guerra mondiale era appena finita. Quando avevo solo sedici anni scoppiò la seconda guerra mondiale. In quel periodo abitava in una piccola casa a Rosignano Solvay con la mia famiglia. Non sapevo bene cosa succedeva ,avevo solo lontani ricordi riportati da mia madre sulla prima guerra mondiale. All’inizio della guerra chiamarono i miei cugini a combattere. Durante il periodo fascista si verificavano brutti episodi nei quali i fascisti entravano nelle case e cercavano prove di appartenenza all’opposizione. Una brutta giornata mio padre si dimenticò di nascondere la tessera di appartenenza al partito socialista. Quindi quando arrivarono i fascisti a controllate, come facevano da giorni, la trovarono. I soldati ammanettarono mio padre. Poi lo fecero salire su una camionetta e se ne andarono. Rimasi a bocca aperta e capii che non l’ avrei mai più rivisto. Passarono alcuni anni, era ormai il 1942 e tutti credevamo che la guerra sarebbe finita presto. Ma non fu così. Nel 1943 uccisero mio fratello. Eravamo rimaste solo io e mia madre. Quando il fronte si avvicinò molte persone andarono a rifugiarsi sulle colline credendo di essere più sicure, invece vicino a Marittimo ci fu una battaglia molto dura che durò a lungo. 28 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Un giorno del 1944 , non sentendo più gli spari, con mia madre uscii in strada. Vedemmo scendere da una camionetta un soldato di pelle nera. Mi spaventai molto , perché non avevo mai visto una persona così scura. Il soldato americano siavvicinò, mi porse della cioccolata e mi sorrise dicendomi:<Hellò, baby!> Da quel momento capii che la guerra per noi era finalmente finita. La mia vita fu per sempre segnata dalle morti atroci che la guerra aveva causato.” Martina Cateni Roberto Calienno Stefania Giusti 2° C 29 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LE DISAVVENTURE DELLA CASALINGA CESARINA Caro diario, Sono veramente stanca! Mio marito è tornato solo una settimana fa da un viaggio per lavoro e mi sono già stancata di averlo tra i piedi. Ora dovrò sopportarlo per due settimane intere, perché ha preso le ferie: prendere le ferie non dovrebbe voler dire stare tutto il giorno senza far nulla davanti alla televisione ,come fa lui:-chi l’ha inventata non ha fatto un bel lavoro all’umanità,soprattutto alla mia famiglia-. Qualche anno fa quando quella “scatola parlante”non era ancora stata inventata ,andavamo d’amore e d’accordo: facevamo tante cose insieme e , ci aiutavamo l’un l’altro,invece ora… meglio non dirlo. Le faccende domestiche le faccio io e anche volentieri, ma perlomeno potrebbe mantenere un minimo di pulizia nel giardino. Quando arrivo alla sera sono distrutta ,ma a lui non importa. L’altra sera gli avevo chiesto se per favore poteva buttar via la spazzatura e dar da mangiare al cane ,Luigino,la mattina dopo la spazzatura era tale e quale alla sera prima e il povero Luigino era rimasto a bocca asciutta Ora io, Tremoli Cesarina, ho detto basta!!!Se continua così lo butto fuori di casa a calci nel sedere. 30 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Maremma campagnola!!!Io lo amo, ma mi fa impazzire!Ma non lo tradirei mai. A proposito di tradimenti ,ho saputo che la signora Maria,tradisce suo marito con un altro uomo, appena mi è giunta notizia, sono corsa a dirlo a tutti, forse dovevo stare zitta ,ma non ce l’ ho fatta, quando si tratta di queste cose non riesco proprio a tenere la bocca chiusa. Sono troppo chiacchierona e me ne rendo conto,ma non posso farci nulla,è sempre stato un mio grande difetto. Dovrei ingaggiare un “maestro di silenzio”. Eccolo che parte a russare … posso annunciarti che mio marito soprannominato”cadavere da divano”si è appena addormentato, sarà meglio che provi a dormire anch’io , si è fatto molto tardi, buonanotte la tua Casalinga Cesarina Bandini Agnese, Giannini Margherita Tempestini Giulio 2°L 31 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Il mio nome è Cesarina. Siamo vicini al Natale e come tutti gli anni ho preparato i miei cari biscotti. Li ho appena sfornati … come si chiamavano?..” ah si, i “Biscotti di famiglia”, quelli che la mia nonna faceva solo nel periodo di Natale e che erano la gioia di noi bambini. Avrò avuto sei anni. Allora non capivo come mai la nonna li avesse chiamati così. Solo oggi comprendo quanto fosse importante la famiglia… erano i nostri biscotti e ci sentivamo fortunati ad avere una nonna così affettuosa e una famiglia così unita. Dovrei avere da qualche parte ancora quella ricetta scritta proprio di suo pugno, ah sì eccola… 32 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Ogni domenica ci riunivamo a pranzo, ma il Natale era un momento ancora più speciale. I preparativi cominciavano qualche mese prima… mi ricordo quelle lunghe giornate grigie a casa della mia nonna che al calore della stufa diventavano calde e piacevoli. Era lì che mi insegnava a cucire, a fare i vestiti per le statuine del presepe, a scrivere ricette natalizie e a cucinarle. Oggi quell’attesa non c’è più e ci siamo scordati del vero significato del Natale. I miei nipoti preferiscono i regali confezionati a quelli costruiti manualmente, non si accontentano più così facilmente e si stancano presto dei loro giochi. Mi dispiace, non conosceranno mai il sapore del vero Natale. Per noi era una bellissima occasione per stare tutti insieme, lo aspettavamo con ansia mentre preparavamo con molta cura ed eccitazione il nostro piccolo presepe fatto di carta e stoffa. Anche i nostri alberi natalizi erano molto diversi. Non tutti li avevano e andavamo a prenderli nei boschi, spesso erano piccoli rami di ginepro. Li addobbavamo con noci, mandarini ed arance secche. Vedere quegli alberelli nelle nostre case ci riempiva di gioia e ogni volta che li guardavamo, davano a noi una grande energia, un’energia che oggi, anche se abbiamo nelle nostre case enormi abeti con palline e lustrini di tutti i tipi non c’è più. I miei occhi sono ormai stanchi di vedere tutta questa gente carica di buste, pacchi, nastri e lustrini che non bastano a colmare quel desiderio di stare insieme che oggi non c’è più e che per noi era la 33 R.S.A.&SCUOLA FATTORI vera gioia. Le vetrine sono addobbate, le strade illuminate e le auto impazzite. A vedere tutto questo mi tornano in mente i nostri natali fatti di attese e di una ricca semplicità che ho trascorso nella mia infanzia. Ogni tanto il mio nonno mi portava con sé nei boschi a fare la legna per il camino…non scorderò mai quel profumo intenso di muschio, quell’odore che sentivo solo a Natale. L’arrivo della guerra purtroppo spazzò via ogni nostra abitudine e quell’odore diventò sempre più forte nei nostri ricordi perché sapevamo che non l’avremmo mai più vissuto e tutto ciò adesso rende quel momento lontano ancora più speciale. Ci abituammo anche alla guerra e cominciammo piano piano a riappropriarci dei nostri ricordi che adesso rappresentavano per noi l’unica ricchezza. Quel poco che avevamo prima della guerra, che ci sembrava già tanto, adesso era un grande tesoro. Quell’entusiasmo,che adesso mi manca, aveva una grande forza, quella di farci sorridere anche in un momento così triste. Certo non ci sono mancati i nostri primi batticuori. Non scorderò mai il mio primo appuntamento, avevo 22 anni, indossavo quel vestitino rosa antico, cucito per l’ occasione dalla mia nonna. Il tempo è passato ma niente è stato cancellato nella mia mente, nè i profumi, né le canzoni di allora né quella maledetta sirena che ci poteva portare via per sempre. Costagli Ginevra, Costa Diletta, Creatini Susy 2°F 34 R.S.A.&SCUOLA FATTORI I RACCONTI DI CESARINA Cesarina, comunemente chiama nonna chiaccherona è per l’appunto molto loquace e ama raccontare storie ai suoi nipotini. E’ nata il 14 di febbraio 1923 (e oggi ha 86 anni) a Rosignano Solvay e risiede sempre a Solvay in via Carducci n°4. E’ coniugata con Carlo, suo coetaneo e di professione fa la casalinga. La sua specialità sono i biscotti con cioccolata e cannella che offre alle riunioni del Circolo del lavoro a maglia, dove spettegola di Tizio e Caio. E’ alta 1,62 m., ha gli occhi celesti e i capelli grigi raccolti in una crocchia. “Quando ero piccola mi piaceva tanto giocare alla campana, questo gioco è molto antico. Si prende un gesso e a terra si diesegna una figura a forma di campana, con degli spazi per tirarci un piccolo sasso che va ripreso a saltelli. Mi ricordo un altro gioco, era il salto della corda che facevo con le mie amiche ed ero molto brava. Pensando alla mia infanzia mi sento molto felice a differenza dei brutti momenti vissuti durante il periodo della guerra. Avevo poco da mangiare, dovevo stare sempre chiusa in casa, non potevo uscire mai. Quando avevo 11 anni la guerra era ancora molto lontana, e c’era spazio per i giochi e le feste; mia madre mi cuciva bambole di stoffa o delle palle con cui giocavo sempre la domenica. 35 R.S.A.&SCUOLA FATTORI A quel tempo i vestiti non erano tanti perciò ero costretta a rinnovarli: ci aggiungevo un fiore, ci cuivo delle trine oppure mamma faceva delle scollature. Il mio fratellino all’epoca era molto piccolo, aveva 6 anni e mi ricordo che il babbo gli costruì un cavallo a dondolo con cui giocavo anch’io. Le feste di paese erano molto gioiose e divertenti malgrado non ci fossero tanti oggetti a disposizione per abbellirle. Questa fase della mia infanzia fu molto serena ed è ciò che mi rincuora quando penso alla guerra che passò 10 anni dopo anche da qui. Quando il fronte si avvicinò, mio padre prese l’essenziale e ci portò a Marittimo. Fu un grave errore, infatti il paese fu bombardato a differenza di Solvay. Il giorno in cui Marittimo fu bombardato eravamo lì da una settimana. Io ero grande (avevo 21 anni), ma vivevo ancora con i miei genitori. L’attacco ci colse di sorpresa, il borgo era in fermento, la gente per le strade gridava, cercava riparo o fuggiva mentre pezzi di pietra, staccatesi dalle case, a causa delle bombe ci piovevano intorno. Mio padre raccolse di nuovo lo stretto necessario e attraversammo il paese di corsa. Appena fuori ci nascondemmo in una grotta e da lì vedemmo i soldati: 36 R.S.A.&SCUOLA FATTORI avevano delle bombe legate alla cintura e munizioni attaccate agli abiti. Avevano elementi in capo ed erano armati di fucili e di tanto in tanto sparavano qualche colpo in aria per spaventare i tedeschi. Appena passata la pattuglia scappammo giù per la collina. Quando arrivammo a casa eravamo stanchissimi, ma salvi, il cuore mi batteva forte. Ogni volta che penso alla guerra mi ricordo la vita che facevo a quel tempo e le tante amarezze subite e grazie alla serenità che adesso dopo tanti anni ho raggiunto non mi tormento più.” Gracci Tommaso Meini Raul Posillipo Yasmine 2°C 37 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LA CASALINGA Io credo che fare la casalinga nel passato sia stato molto impegnativo perché dovevi cucinare, lavare e coltivare gli ortaggi negi orti si abitava in campagna. Il mestiere della casalinga era molto pesante perché a fare i lavori si durava molto fatica. Anche la mia nonna era casalinga e mi ha spiegato che era un lavoro molto faticoso. Mia nonna ha vissuto gli anni della secnda guerra mondiale. Mi ha raccontato che i tedeschi buttavano le bombe dagli aerei e distruggevano le case. Mia nonna mi racconta sempre che stavano rifugiati in una casa a Massa Carrara dove i tedeschi, per fortuna, non l’hanno trovata. Mi racconta sempre che quando i tedeschi arrestavano le persone, le portavano con loro e non se ne sapeva più niente di loro. Lei perse la mamma che fu arrestata e non è più ornata a casa. Mia nonna voleva andarla a cercare ma mio nonno le impedì di uscire. Mi dice sempre che quei giorni la gente faceva la scorta di cibo e per alcuni giorni riuscivano a mangiare. Tutte le notti la nonna usciva e andava nei campi a raccogliere la verdura per portarla a casa, e i panni li lavava nell’acquaio di cucina.. Poi arrivarono notizie che i tedeschi prendevano le donne e a una a una le facevano consegnare le loro cose di valore. u 38 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Tutte le volte che mia nonna mi racconta queste cose, lei si commuove e piange. L’altra mia nonna abitava in Sicilia, era un posto dove era difficile trovare le cose da mangiare, infatti nei campi si trovavano quasi solo piante di agrumi. Mia nonna mi diceva che mangiavano poco e bevevano un succo chiamato mandarinetto. Tutte le volte che vado in Sicilia bevo un bicchiere di mandarinetto fatto da lei. Jonathan Salanitri 2°F 39 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LA CONTADINA LUCIA PACINI 40 R.S.A.&SCUOLA FATTORI CARTA DI IDENTITA’ DI LUCIA PACINI CARTA DI IDENTITA’ COGNOME……PACINI………………… NOME…LUCIA………………………… NATO IL…02.08.1920…………………. A…GUARDISTALLO…………………… CITTADINANZA…ITALIANA………… RESIDENZA ROSIGNANO MARITTIMO VIA…CAVOUR………………………… STATO CIVILE…CONIUGATA……… PROFESSIONE…CONTADINA……… CONNOTATI E CONTRASSEGNI SALIENTI STATURA…1,60 M.………………… CAPELLI…CASTANI…………………… OCCHI……MARRONI………………… SEGNI PARTICOLARI :SIMPATICISSIMA 41 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LUCIA PACINI 2 Agosto 2009 Caro Diario, ti scrivo ancora una volta da quando decisi di raccontarti la mia vita. Con il tempo faccio sempre più fatica a scriverti:quando ero giovane la mia mano era forte,decisa e veloce,ora,invece,con la vecchiaia,essa trema e si stanca nello scrivere ma,cosa mi fa sorridere,è il fatto che non esiste più il calamaio dove la penna andava imbevuta ogni volta che si seccava; ora la penna a sfera scrive fine,veloce e senza pericolo di macchiare le tue pagine preziose. Con un po’ di ansia e le lacrime agli occhi,torno indietro di ben ottantanove anni , quando nacqui; il lontano agosto 1920,alle 12:50 del giorno più bello di quell’anno,sì,perché era da poco passata la prima guerra mondiale. Mia madre,giovanissima,mi scrisse sul diario che,nonostante tutti i disagi che caratterizzarono quell’era,riuscirono a far venire in tempo la levatrice , perché non esistevano gli ospedali attrezzati di oggi. Emozionato per questo avvenimento,mio padre fumava il suo sigaro sull’uscio. 42 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Ecco! Il gemito di un neonato infranse il silenzio dell’attesa e una graziosa bambina arrivò alla vita con la piena gioia di tutti che festeggiavano l’evento. Mi venne dato il nome di Lucia,come quello di mia nonna e mio padre assieme al nonno , si recarono presso il “Comune di Cecina” per segnare la mia nascita nelle campagne di Guardistallo. Certamente leggo ciò che scrisse la mia povera madre ; a quell’epoca la nostra vita non era semplice,ma noi bambini vivevamo ingenui e felici. Sfogliando pagina per pagina mi passano davanti agli occhi gli anni dell’infanzia e della mia giovinezza: vivevo in campagna e la mia famiglia lavorava nei campi. Ricordo con gioia i giorni della mietitura e della trebbiatura del grano:avevo quindici anni,giovanissima donna,da sposare dicevano,ma questo non avvenne;conobbi comunque un ragazzo proveniente da una famiglia vicina. In quel tempo le famiglie si aiutavano a vicenda,condividendo gioie e fatiche. I campi appartenevano ai padroni e noi, miseri contadini, stavamo nei loro poderi, lavorando la terra e vivendo dei suoi frutti. Dunque, torniamo a noi, la mietitura del grano consisteva nel tagliarlo con piccole falci,così veniva ammazzettato in piccole fasce dette “covoni” o “manne”,per poter essere poi trasportato nell’aia con il carro trainato da buoi e trebbiato dalle trebbiatrici a vapore. Arrivati sull’aia facevamo una o più “bice”,cioè ammucchiavamo le manne in una specie di pagliaio. Queste erano pronte per la trebbiatura,ma allo stesso tempo dovevano restare a riparo dalle intemperie e quindi venivano coperte con teloni. A mezzogiorno tutte le massaie portavano una cesta sul capo con il mangiare e il bere ; durante la mietitura,nel campo e durante la trebbiatura,sull’aia. 43 R.S.A.&SCUOLA FATTORI È là sull’aia che il ricordo ritorna: feste e fatica si univano in una sola cosa,amore per il lavoro e solidarietà tra le famiglie povere,ma ricche di cuore. Scorrendo le pagine, vado ad incontrare il taglio del fieno,perché tutti i contadini , chi più e chi meno,possedevano animali,quindi il fieno era una fonte importante per alimentarli. Gli adulti lo tagliavano con molta fatica e noi ragazzi ci divertivamo ad allargarlo per facilitare il suo essiccamento. Alla sera,invece, veniva raccolto in grossi mucchi ed il giorno dopo veniva nuovamente allargato. Quando era finalmente essiccato,veniva portato con i carri nei fienili: per i più piccoli era una grande festa,perché vi saltavano sopra divertendosi un mondo nel comprimerlo. Grazie alla tecnologia avanzata, siete molto più fortunati di me in quei tempi. Ora si lavora con le mieti trebbie, che fanno tutto da sole e con i trattori che aiutano i contadini a falciare il fieno,riponendolo direttamente nei fienili nelle presse. In quel periodo ero una bellissima ragazza: avevo i capelli castani, gli occhi marroni ed ero alta circa un metro e settanta. Dopo poco mi sposai con quello splendido ragazzo di cui vi avevo parlato prima. Non riesco a credere che anche con il tremendo passaggio della seconda guerra mondiale io sia sopravvissuta ed ora sia qui a raccontare la mia storia delle mille e mille controversie,gioie e dolori. Sono molta commossa ed emozionata nello scrivere queste ultime parole del mio diario,fatto pagina per pagina di una vita vissuta. 44 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Spero che coloro che hanno ascoltato tutto ciò, apprendano il valore della vita e quanto sia importante il rispetto e l’amore per il prossimo. Pacini Lucia Antonescu Alessandro Coppola Matteo 2°F 45 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LUCIA PACINI RACCONTA Caro diario Ti racconto la vita dei contadini di un tempo. Io sono nata in una famiglia molto numerosa, e modesta ; infatti eravamo sette sorelle e sei fratelli, più i nostri genitori. La nostra vita era formata da cose semplici, io vivevo in una casa di campagna, circondata da campi e da bosco di proprietà del padrone delle terre, noi eravamo mezzadri, cioè noi lavoravamo le terre e il padrone ci permetteva di abitare la casa, inoltre ci dava una percentuale del raccolto. La nostra giornata iniziava all’ alba, dando da mangiare alle bestie, poi andavamo a lavorare i campi; all’ epoca non esistevano macchinari, infatti, i campi venivano coltivati con l’ aratro e con le bestie, e gli altri lavori venivano svolti a manualmente. La nostra giornata finiva al tramonto. Mangiavamo cose molto semplici e genuine e soprattutto grazie al grano si poteva fare pane e pasta. Anche i nostri abiti erano molto semplici e quando facevamo il bucato si andava in riva al fiume. Io considero questo un ricordo positivo di quegli anni, perché pur essendo anni molto duri e modesti. Greta castellani 46 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Inoltre eravamo attaccati a valori oggi persi. LUCIA PACINI Greta Castellani 2°F 47 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LA STORIA DI LUCIA "Salve a tutti, mi chiamo Lucia e sono una contadina; ho un figlio di nome Jacopo che ha quarantaquattro anni e fa l' operaio. Oggi lo vado a trovare così ho anche il modo di vedere i miei nipotini. " Lucia esce di casa e prende la corriera da Guardistallo a Rosignano Solvay. Arrivata a casa di suo figlio abbraccia i suoi nipotini e poi Jacopo. A Lucia viene in mente di raccontare una storia ai suoi nipotini, inizia così: " A dodici anni, durante la prima guerra mondiale ero rimasta senza padre. Io e mia madre dovevamo lavorare per mantenerci perciò andammo presso una famiglia che ci ospitò per aiutare nel lavoro domestico e dei campi. La mattina mia madre si alzava verso le sei e andava a lavorare nei campi mentre io mettevo in ordine le stanze, poi andavo al lavatoio: per ogni indumento quattro mosse, sbattere, tirare su, tirare giù e appendere. La domenica avevamo giorno liberocosì andavamo alle feste di paese a ballare. Quello era il giorno più divertente della settimana perchè non solo non si doveva lavorare, ma si poteva restare svegli fino a tardi. Angelica Falaschi Veronica Costa 2°C 48 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LUCIA AL PARCO La contadina Lucia Pacini passeggiava tranquillamente per il parco. Ad un certo punto incontrò suo nipote Jacopo, che lavorava alla Solvay. L’operaio la salutò: “ Ciao zia! “ disse Jacopo “ Mi racconti una di quelle storie sulla guerra?Mi sono sempre piaciute… “ Lucia cominciò così a parlare: ” Quando avevo vent’anni, nel ’44, abitavo in una grande casa colonica ai margini del paese ed avevamo un grande orto, ma non avevo voglia di lavorare la terra. Un giorno, dopo aver finito i lavori domestici, andai così a fare un giro per il paese; ad un certo punto sentii degli spari seguiti da incomprensibili parole in tedesco. Ero impaurita ma anche molto curiosa e così decisi di andare a vedere che cosa fosse successo. Davanti a me si aprì uno scenario terrorizzante: gruppi di soldati avanzavano lungo i colli. Corsi subito ad avvertire mio padre che si stava già preparando per andarsene. Per fuggire dovevamo però passare da un posto di controllo fascista ed in questo ci aiutò un nostro amico che ci nascose nel suo carro. Trascorremmo qualche mese in un casolare ospitati da un nostro zio e, nel gennaio del ’45 riuscimmo a tornare a Guardistallo sani e salvi. Per festeggiare il passaggio del fronte e la cacciata delle truppe dell’ Asse in paese fu organizzata una grande festa che durò per una settimana e dove furono invitati gli abitanti di tutti i paesi collinari della zona di Rosignano Marittimo. Federico Lori, Emanuele Berti, Serena Chesi 2°C 49 R.S.A.&SCUOLA FATTORI PERSONAGGIO SCELTO:LUCIA PACINI(CONTADINA) Caro diario, oggi è proprio una brutta giornata:lampi,tuoni,pioggia … Non potevo uscire con gli amici e … indovina un po’?... era andata via anche la luce e non potevo andare su MSN! In cucina c’era nonna Lucia che, come sempre,stava lavorando un maglione ai ferri … Io mi domando e dico : “Ma come fa a non annoiarsi mai!?” Non avendo niente da fare,mi sono avvicinata a lei e le ho chiesto:”Nonna,ma quando avevi la mia età,cosa facevi?Non mi dire che lavoravi già ai ferri!?” Lei mi ha guardato,si è levata i suoi grandi occhialoni e sorridendomi,ha risposto:”No … non lavoravo ai ferri,anche perché alla tua età non riuscivo a stare un attimo ferma!E io non so come fai tu a stare per ore intere davanti a quella scatola illuminata!” A quel punto ho pensato che avrebbe iniziato con la sua solita predica:bla,bla ,bla … Ogni volta la stessa storia … Per fortuna il discorso si è trasformato in qualcosa di interessante. Mi ha raccontato di quando era bambina . Ascoltavo con interesse e mentre parlava scoprivo un sacco di differenze tra la mia vita e quella di allora:i vestiti,il cibo,i divertimenti … tutto era diverso. Mi ha raccontato un episodio che mi ha colpito particolarmente. Un giorno un ragazzino organizzò una festa di compleanno a cui invitò anche la nonna. Era felicissima. Però non sapeva cosa mettersi. Era una povera contadina che lavorava nei campi,non poteva permettersi dei bei vestiti. Allora,la sera ,dopo essere tornata dai campi,cominciò a pensare a quello che poteva mettersi. Prese da una cassapanca un lenzuolo che ormai non usava più e cominciò a tagliare, cucire e 50 R.S.A.&SCUOLA FATTORI misurare. Dal suo duro e lungo lavoro venne fuori una camicetta carinissima! Sul tavolo vide un pezzettino di pizzo e decise di ornare il colletto della camicetta con questo. Anche la gonna fu il risultato di un lavoro ben curato e quindi faticato. Quando tutto era completato la nonna si provò i vestiti con grande soddisfazione. Mancava un piccolo particolare:le scarpe. Quelle non poteva farsele da sola!Allora andò dalla mamma,Loretta,la mia bisnonna, e le chiese dove potesse trovare un paio di scarpe carine, perché lei possedeva solo un paio di scarpe che servivano per andare a lavorare nei campi;non sembravano molto adatte all’occasione! Loretta sorrise,la prese per mano e la portò in uno stanzino. Nascoste in una scatola impolverata,aveva conservato delle ballerine che aveva usato per la sua prima festa. La nonna,quando le vide,abbracciò la mamma con tantissima gioia,prese le scarpe e le portò in camera sua. A questo punto aveva tutto per andare alla festa. Arrivò il grande giorno che la nonna aspettava con ansia. Quel pomeriggio tornò a casa a corsa,il più veloce possibile. Arrivata si sistemò con grande cura e si vestì con i suoi abiti nuovi. Prima di uscire si guardò allo specchio e,sistemati i capelli,si sentì come una principessa. A quel punto uscì e si mise in cammino verso la casa in cui si teneva la festa. Lungo la strada incontrò delle amiche e proseguirono insieme. Arrivate tutte le ragazze,le facevano i complimenti per come era vestita. Il cuore le batteva fortissimo. Era felice,ma nello stesso tempo,sovrastata dalla timidezza. Si mise a sedere e a un certo punto vide un ragazzo che si avvicinava ,con un filo di voce le chiese se volesse ballare e subito la nonna rispose “sì” con un cenno della testa. Incominciò a ballare,la nonna era diventata tutta rossa e non riusciva a dire niente. Si scambiarono solamente due o tre parole.! 51 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Il ragazzo si chiamava Raffaele:quel ragazzino adesso è il mio nonno. La festa finì presto,verso le nove. La nonna tornò a casa con un sorriso grandissimo e disse che non avrebbe più dimenticato quella sera. E così fu. Prima di andare a dormire chiuse le scarpe nella scatola. Ci teneva tantissimo e ci tiene tuttora! Infatti,finito il racconto,mi ha portato in cantina e ha tirato fuori una scatola impolverata. L’ha aperta e dentro c’erano le scarpe che usò alla festa. Sembrava di rivivere la scena che ha raccontato! Le scarpe erano davvero carine:rosse con dei lustrini color oro. Mi è piaciuta davvero tanto la storia della nonna. Sai,ho notato che sono cambiate davvero tante cose da allora ad oggi,come ci si dava da fare per avere qualcosa che si desiderava! Invece oggi basta che la chiedi a mamma o a babbo e nella maggior parte dei casi te la comprano subito. Anche le feste sono davvero differenti! Come anche i vestiti! Poi è tornata la luce,ma non sono andata al computer,avevo voglia di ascoltare un’altra storia della nonna. Adesso però è tardi,ti devo salutare.Notte. CARLOTTA Sara Montella Martina Pala 2°L 52 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LA STORIA DI LUCIA PACINI Un giorno io e il mio amico Guillaume andammo emozionatissimi in campagna. Il nostro gioco preferito era scavare, con la speranza di trovare dei resti dell'antichità, ma restavamo sempre delusi perché non si trovava mai nulla. Quel giorno invece trovammo qualcosa. Quando Guillaume, colpì la terra con la pala si udì un rumore metallico: era una scatola arrugginita, chiusa da un lucchetto. Eravamo stanchi ma questa scoperta ci dette forza. Fu facile rompere il lucchetto poiché era vecchio e arrugginito, aprimmo la scatola e con meraviglia vedemmo un libro. Si intitolava “la mia vita”. Il titolo si leggeva a mala pena, l'autore era Lucia Pacini. Decidemmo di tenerla segreta a tutti. E rientrammo a casa e incominciammo a leggerlo. Nel libro erano raccontati tanti episodi della vita di Lucia. Una contadina del 1941 sposata, e aveva 4 figli, una fattoria comprendente molti campi e uliveti. Durante il mese di Settembre e Ottobre, Lucia e tutta la sua famiglia lavorava negli uliveti. I parenti, quel anno però non potevano venire a causa della guerra; perciò lei, suo marito e i suoi 4 figli avrebbero dovuto lavorare da soli, aumentando il lavoro e la fatica. Lucia e la sua famiglia si alzavano prima dell'alba, si vestivano, mangiavano del pane con pomodoro, raramente un bicchiere di latte e 53 R.S.A.&SCUOLA FATTORI dopo aver preso le ceste per le olive andavano agli uliveti. Si dividevano i compiti: i figli raccoglievano le olive sparse, mentre Lucia e suo marito con le canne facevano cadere le olive rimaste sugli alberi. Era un lavoro molto faticoso e lavoravano fino al tramonto. Dopo aver raccolto le olive e averle messe nelle ceste Lucia e la sua famiglia le pulivano dalle foglie e le portavano al frantoio. A Lucia piaceva molto scherzare, ed era simpatica a tutti. Era una donna strana. Infatti quando dava da mangiare agli animali parlava con loro. Però gli affari stavano incominciando ad andare ancora peggio, i tedeschi rubavano ogni giorno una parte del misero bestiame che Lucia e la sua famiglia possedevano e poi successe la tragedia: uccisero suo marito. Per Lucia e la sua famiglia diventava troppo pericoloso lavorare a causa dei bombardamenti durante la giornata. Decisero di costruire un rifugio sotterraneo, e vi si nascosero dentro. Lucia per rallegrare i figli durante i bombardamenti raccontava loro delle storie. Io e il mio amico non sappiamo come è andata a finire visto che mancavano delle pagine al libro. Oggi abbiamo imparato molte cose. Guillaume e Andrea Roland Guillaume Bertozzi Andrea 2°L 54 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Lucia Lucia ha i capelli castani e gli occhi marroni ed è una ragazza molto simpatica che vive a Rosigniano Marittimo. Lucia lavora da un signore molto ricco conosciuto da tutti. Tutte le mattine si alzava molto presto per svolgere dei lavori, ad esempio prendere le uova dalle galline, mungere le mucche, preparare la colazione al suo padrone e alla fine andava a lavorare i campi. Un giorno Lucia mentre raccoglieva la verdura scoprì in mezzo alle piante un tunnel segreto e visto che, oltre ad essere molto simpatica, era anche curioso decise di andare dentro al tunnel. Lucia entrò e vide una lunga via e mano a mano che andava vedeva spuntare degli animali molto buffi che la prendevano in giro. Lucia parlava con questi animali che le spiegarono che in quel mondo il tempo scorre molto più veloce rispetto al mondo degli umani. Chiacchierando con gli animali Lucia fece amicizia e mentre camminava vedeva cose inimmaginabili, ad esempio due uccelli che discutevano della politica in modo molto buffo. Dopo un po’ di strada Lucia arrivò alla fine della via,aprì una porta, anche se aveva un po’ di paura, e trovò un mondo dove tutti erano molto felici e tutto quello che volevano lo ottenevano,ma a Lucia non piaceva quel mondo e allora decise di ritornare in superficie. Siccome il tempo passava molto veloce quando tornò in superficie tutto era cambiato e Lucia non dovette più lavorare dal quel signore e andò a vivere con la sua famiglia Fattorini Flavio 2°L 55 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LUCIA PACINI (contadina) Caro Diario, la mia bisnonna Lucia è vecchia, ma si ricorda molto bene della sua gioventù. Spesso la vado a trovare, mi piace passare un po’ di tempo cn lei. E’ una chiacchierona parla…. Parla…. e mi racconta del suo tempo e del suo mondo. Così ho capito quanto sono cambiati i modi di vivere. Per me è come andare al cinema, “vedo” luoghi e personaggi che ora non esistono più…… A quei tempi la loro sveglia era il canto del gallo, al contrario di ora, che le persone si svegliano con qurl suonino martellante della sveglia (DRIIIN!). Il mondo si è evoluto, modernizzandosi sempre di più. Prima la terra veniva smossa da un aratro trainato dai buoi (povere bestie!), oggi, invece si dura meno fatica perché si usano macchinari agricoli sempre più sofisticati e veloci. Di questi tempi le famiglie non si riuniscono quasi più. Nel passato, non era così, perhè la famiglia sfruttava questi pochi momenti di pausa dal lavoro per stare insieme. Nel pomeriggio, invece di bruciarsi i neuroni del cervello giocando alla playstation andavano a coltivare il poco terreno che avevano. Bhè, credo che vivere allora, fosse più complicato di adesso! 56 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Diario mio, vado a letto con la consapevolezza di essere fortunato ad avere una bisnonna contadina! Buonanotte, diario Caterina e Tei Giulio 2°L 57 R.S.A.&SCUOLA FATTORI " Al vecchio non manca mai da raccontare" Mi presento: mi chiamo Lucia Pacini e vivo a Rosignano Marittimo. Sono nata il 2 agosto del 1920 a Guardistallo. Ho messo come titolo un proverbio, perchè mi è venuta l' ispirazione di raccontarvi la mia vita da contadina. Ho cominciato a lavorare quando ero ancora bambina, perchè la maggior parte delle persone non andava a scuola e io ero una di quelle. I miei genitori ed io ci alzavamo molto presto, verso le quattro di mattina e appena arrivati nei campi iniziavamo a lavorare. Mio padre usava il trattore, mentre mia madre la vanga o la zappa, per fare il solco, dove venivano messi i semi del grano. Per seminarlo prendevamo un grande recipiente e spargevamo con le mani i semi per tutta la terra. Quando il grano era seccato, con la falce, lo tagliavamo e facevamo dei fascetti chiamati "govoni". Nella tribbiatrice, poi, una macchina che lavorava il grano, i "covoni" venivano messi dentro e questa lo separava dalla paglia. Dopo tutto questo ci riunivamo per festeggiare... Questi giorni erano periodi di felicità. Nel mese di giugno , quando c'era molto caldo e il sole brillava alto nel cielo, mangiavamo fuori all'aperto. Le mamme come sempre, apparecchiavano con delle tovaglie bianche a quadri rossi e cucinavano. I padri, tornati stanchi dal lavoro e tutti sporchi, pieni di polvere si lavavano in fretta e furia per venire a mangiare e festeggiare quei bei giorni con noi. In queste feste c'era anche la possibilità di conoscere un ragazzo e magari costruire un bel rapporto... Insomma una bella festa! 58 R.S.A.&SCUOLA FATTORI La domenica, non lavoravamo e tutte le famiglie del vicinato si riunivano, insieme a me e alla mia famiglia, facendo dei grandi pranzi ... e soprattutto andavamo a Messa. Ai nostri tempi c'era tanta solidarietà e serenità perchè ci aiutavamo a vicenda. Ma non mancava la miseria; non c'era tantissimo denaro e quindi vivevamo una vita modesta. Novembre, avveniva la raccolta delle olive: le famiglie si recavano al frantoio per macinare le olive, facendo la bruschetta. Purtroppo l' olio doveva durare abbastanza a lungo perchè non c'era denaro a sufficienza per ricomprarlo. Questo è quel che facevamo ai tempi della seconda guerra mondiale; quegli anni li ricordo ancora con lucidità. Mi viene a mente che mio padre e dei suoi amici avevano scavato dei rifugi sotto terra per proteggerci dai bombardamenti dei tedeschi. Il nostro rifugio era molto spazioso: potevamo dormirci anche in trenta persone e molte volte pativamo sia la fame che la sete. L'unico modo per entrarci era passare da un piccolo buchino, sdraiarsi e scivolare fino in fondo. Questa non era la vita che volevamo ma purtroppo non potevamo scappare via... Adesso ho ottantanove anni, sono abbastanza vecchia e confesso che la vita di un tempo un po' mi manca. Sono contenta di aver raccontato tutto questo, anche perchè ho ridato un'occhiata al mio passato. Lucia Pacini. Giannicchi Sara Salerno Sabrina 2°F 59 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LA CONTADINA: PACINI LUCIA Cara Valentina, mi dispiace molto che oggi a scuola ti abbiano presa in giro chiamandoti “tappetta”, mo non te la devi prendere a male. Per poterti aiutare ti voglio raccontare la storia di una contedina della tua età, si chiama Lucia. Lucia era figlia di due contadini poveri che spendevano tutto quello che guadagnavano per mangiare e mandarla a scuola. Un giorno però dovettero trasferirsi in un’altra città e Lucia fu costretta a cambiare casa, scuola e amici. Nella nuova scuola, quando il professore annunciò l’arrivo di una ragazza tutte le compagne pensavano che fosse come loro di famiglia benestante ma cambiarono subito idea quando la videro arrivare con due stracci addosoo e tre libri in mano. Lucia per molte settimane venne messa in disparte da utte, nessuno le rivolgeva la parola e alla ricreazione rimaneva sempre sola. Per potersi sfogae scrisse una lettera a una sua vecchia amica dove le diceva quanto si sentisse sola, umiliata e triste, ma anche dei bei voti che prendeva e delle soddisfazioni che dava ai suoi genitori. Un giorno però qualcosa cambiò, i professore diede da fare come lezione per casa una ricerca di gruppo. Lucia si preoccupò con chi fare la ricerca, visto che nessuno la sopportava, ma il problema non le si presentò, le sue compagne fecero a gara per fare il lavoro con lei, Lucia all’inizio non capì, ma scelse una 60 R.S.A.&SCUOLA FATTORI ragazza, di nome Martina. Il giorno dopo si trovarono a casa di Lucia, Martina cme al solito, la prese in giro per come era la sua casa ma poi iniziarono il lavoro. Lucia capì perché la ragazza voleva fare la ricerca con lei. NON SAPEVA NIENTE!!! Si era solo approfittata della sua bravura per prendere un bel voto. Dopo un bel po’ di tempo “riuscirono” a finire. Marina si meravigliò dell’impegno e della diligenza che aveva mostrato Lucia e capì che quello che conta non è solo l’esteriorità. Da quel giorno Lucia non fu più presa in giro dai sui compagni. Similmente, cara Valentina, è vero che la bellezza esteriore è importante, ma fino ad un certo punto, quindi non ti devi preoccupare, quello che davvero conta è quello che abbiamo dentro. Spero di averti aiutata…… mi manchi tanto…. Tuo padre Roberto Vivaldi Spuri Jenni, Spuri Leonardo 2°L 2L 61 R.S.A.&SCUOLA FATTORI IL MARINAIO CELESTINO ROSSI 62 R.S.A.&SCUOLA FATTORI CARDTA DI IDENTITA’ DI: CELESTINO ROSSI CARTA DI IDENTITA’ COGNOME…ROSSI NOME……CELESTINO NATO IL…10/12/35…………………. A VADA …………………… CITTADINANZA…ITALIANA………… RESIDENZA LIVORNO VIA…CORSO MAZZINI N°5 STATO CIVILE…CONIUGATO……… PROFESSIONE…MARINAIO ……… CONNOTATI E CONTRASSEGNI SALIENTI STATURA…1,75M.………………… CAPELLI…CASTANI…………………… OCCHI……MARRONI SEGNI PARTICOLARI : TATUAGGIO SPALLA DX. (ANCORA) 63 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Giulia Pulimeno Bianca Balzini 2° F 13 Luglio 1995 Caro Diario, sono in mare, alle secche della Meloria, in compagnia della mia più fedele amica che non mi ha mai abbandonato; con lei ho condiviso i miei momenti più belli. Ovviamente sto parlando di Betty II, la mia piccola, insostituibile barca. E’ di legno ed ha il motore e una vela bianca triangolare. Per noi pescatori e’ fondamentale costruire un legame di amicizia con le nostre barche … perché con loro trascorriamo la maggior parte del nostro tempo. Ho appena gettato le reti ed ora sto ammirando il tramonto … sembra un quadro , con quei colori! Stamattina,in un vecchio polveroso baule, ho ritrovato una scatola di latta scolorita dal tempo, l’unica scatola di sigari cubani che mi sia mai stata regalata. Grande quanto due palmi delle mie mani; le mie mani che corrose e deformate dagli anni non erano capaci di togliere il coperchio incrostato dalla salsedine. 64 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Dopo qualche tentativo l’ho aperta e mi sono reso conto che quello che avevo davanti agli occhi non erano avanzi di quei costosi sigari, ma semplicemente la mia vita : era una raccolta di oggetti ad ognuno dei quali era legato un ricordo. L’amo con cui pescai il mio primo muggine davanti a Calafuria! Era un muggine di solo mezzo chilo, ma a me sembrava un tonno. Quanto me ne vantai! La foto della mia prima comunione: io in pantaloni corti davanti alla chiesa, in mezzo alla mia famiglia. Ero già senza scarpe: mia madre me le aveva fatte togliere appena usciti, le scarpe erano preziose e dovevano essere buone anche per i miei fratellini. Ricordo che non vedevo l’ora di poter scappare ai Tre Ponti dove avevo appuntamento con Mario e Giovanni per sperimentare una nuova esca. A volte, la mattina, vado fino ai Tre Ponti a piedi: pescatori non se ne vedono più, la spiaggia e’ piena di ragazzi abbronzati con le tavole da surf ! . La foto della gita a Montenero per il fidanzamento della mia sorella maggiore, Vittoria. Ricordo che la mattina presto, con l’autobus ci dirigemmo a Montenero, che era una delle mete domenicali per le gite di fuoriporta. Durante la guerra bastava poco per renderci felici. Lo capisco solo ora che i sorrisi dei miei genitori nascondevano la preoccupazione per un futuro che non prometteva niente di buono. Il brandello di rete da pesca, quel che resta della rete che mi regalò mio padre quando decisi di prendere il suo posto a bordo della Betty II. 65 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Maneggiando questi piccoli oggetti, insignificanti di per sé, ma che segnano dei momenti importanti nella mia vita di pescatore, mi è venuta un’idea: potrei raccogliere tutti i miei ricordi e insieme a quelli degli altri vecchi pescatori livornesi creare un Museo dedicato al mare! Chissà se qualche ragazzo verrà a vederlo! Il mare, che è stato l’elemento dominante di tutta la mia vita; come un amico che non concede troppa confidenza …. è facile farlo infuriare: un po’ di vento e le onde salgono maestose. Nonostante questo non avrei saputo immaginare la mia vita in un altro ambiente. Il mare può fare paura, è vero, ma regala emozioni indescrivibili … in quelle ore non pensi ad altro, ti svuota la mente. Esisti solo tu e quell’immensa distesa eterna dal colore blu, in perfetta simbiosi!Il mare è qualcosa di misterioso che nessuna mente può spiegare … ed è giusto che sia così. Il sole adesso è calato.. è meglio rientrare. A domani Celestino 66 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Celestino Rossi Caro diario, oggi è stata una giornata molto divertente e interessante. Stamattina io e i miei amici siamo andati a fare una passeggiata sulla spiaggia. A un tratto abbiamo notato una casa abbandonata e abbiamo deciso di entrarci: l’arredamento era costituito da mobili antichi e moto belli. Siamo rimasti colpiti soprattutto da un antico armadio di proporzioni gigantesche che occupava in altezza tutto il muro. Presi dalla curiosità abbiamo rovistato al suo interno trovando un vecchio diario che era appartenuto a un marinaio di nome Celestino Rossi e abbiamo cominciato a sfogliarlo: Diario di borodo 25/11/1955 Sono entrato a far parte del C.O.C (comando operativo di controllo). L’esercitazione è stata svolta con successo nonostante fosse la prima volta che lo faceva. Ho ricevuto le congratulazioni del capitano e mi aspetto di far parte della prima linea navale nella prossima battaglia. Non mi sento ancora in grado, però di partecipare a una battaglia subacquea con i sottomarini. 67 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Abbiamo continuato a sfogliare il diario: Diario di bordo, 17/01/1956 E’ arrivato il momento di scendere in campo e sparare sul serio a dei nemici veri, quella di domani non sarà una semplice esercitazione, andremo a rischiare la vita e non so se riuscirò a riabbracciare la mia famiglia. Confesso di aver paura. Diario di bordo 20/01/1956 La battaglia è finita. Siamo rientrati alla base. Abbiamo vinto ma non posso dire di essere contento. Mi ha fatto un brutto effetto sparare ad altre persone, anche se sono nemici. Penso di lasciar la marina e tornare a casa. Ho già parlato con il Capitano, non mi è sembrato molto entusiasta ma non mi interessa, ormai ho deciso. Da questo punto in poi il diario non era più leggibile perciò ci possiamo solo immaginare come sarà andata a finire la storia del marinaio. Secondo me è riuscito nel suo intento, o almeno lo spero per lui. Siamo usciti che era già buio e tornando a casa ho ripensato a tutte le avventure che poteva aver vissuto il marinaio e mi sarebbe piaciuto incontrarlo perché penso che fosse un uomo di grande saggezza e lealtà. Lorenzo Meucci Mirko Gabbrielli Francesco Celletti 2° L 68 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 69 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 70 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 71 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 72 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Modi di dire e … parole antiche livornesi 1 ce n’è un fottio = sovrabbonda 2 comanda la Francia = comanda la moglie 3 far sabatana = andare a casa della fidanzata 4 l’appoggio lo vende il Ciuti = fatti aiutare da qualcun altro 5 fare a bicino = usare qualcosa con grande parsimonia 6 Tarabaralla = su per giù o siamo lì 7 non friggo con l’acqua = non mi mancano i mezzi 8 barattare il piombo con i mattoni = far pessimi affari 9 pattone = botta sulla testa a mano aperta 10 domall’altro = giorno dopo domani 11 domall’altro di là = fra 3 giorni 12 discreto = belloccio 73 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 74 R.S.A.&SCUOLA FATTORI La passione di Celestino Mi chiamo Rossi Celestino, sono diventato un marinaio perché da piccolo mi piacevano molto le barche. Sono nato il 10/12/35 a Livorno, corso Mazzini n°5 sono alto 1,75m, ho i capelli castani, gli occhi marroni e un tatuaggio sulla spalla (un’ ancora). Quando ero piccolo i miei genitori mi portavano sempre in vacanza al mare. Un giorno, per caso, sulla spiaggia, incontrai un anziano signore che fissava il mare e lo guardava con occhi pieni di nostalgia, era una persona gentilissima. Passai diversi pomeriggi a parlare con lui. Mi parlava di quando andava in riva al mare, della vita marina e dei segreti di quest’ultima. Io ero veramente appassionato da tutto ciò. Lui durante la sua vita era stato un marinaio, aveva navigato su grandi velieri e mi narrava che all’inizio faceva i lavori più duri come pulire il ponte, lavare gli abiti di tutto l’equipaggio e servire il pranzo ai marinai. Solo dopo qualche anno si diventava marinai, quando si aveva più esperienza. L’ultimo giorno di vacanza mi regalò una spilla a forma di ancora che rappresentava tutte le sue avventure. Questo incontro mi appassionò e decisi che da grande avrei fatto il marinaio. La spilla l’ho sempre custodita nella scatola dove tenevo tutti i miei ricordi, ma per non dimenticare il mio grande amico, in suo ricordo mi sono fatto tatuare sulla spalla destra l’ancora che era rappresentata sulla spilla. L’incontro con questo vecchio signore mia ha cambiato la vita, mi sono costruito un futuro e adesso sono un marinaio anch’io. Sono il comandante di una nave da trasporto e, come aveva detto il mio vecchio amico, bisogna faticare molto prima di essere veri marinai! Per tutta la vita continuerò a fare questo lavoro, non mi stancherò mai, mi costruirò una famiglia e tramanderò loro questa 75 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Per tutta la vita continuerò a fare questo lavoro, non mi stancherò mai, mi costruirò una famiglia e tramanderò loro questa grande passione di marinaio. Irene Pace, Rocco Bocelli, Martina Fedeli 2°C 76 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Bufera nel Mediterraneo Una mattina del 1965 mi ricordo che mi imbarcai per andare sul Mar Nero a scaricare delle merci. Salpai con la mia nave però non mi accorsi che avesse qualcosa che non andava. Proprio in mezzo al Mediterraneo il motore si spense e nessuno sapeva il perché. “E’ guasto, è guasto!” urlò un marinaio; io gli risposi: “Accidenti, per l’ amor di Dio, questa non ci voleva!” Cercammo di contattare qualcuno con la radio: “Rispondete, rispondete, passo” gridava Alfonso il marinaio. Col tempo calò la notte e alla fine ci arrendemmo. Si alzò lentamente la marea e con essa anche una bufera. Il vento spazzava via i marinai e faceva perdere l’ equilibrio; caddi pure io in acqua e credetti veramente di non farcela. Per fortuna poco dopo il mare si calmò e il mio amico Alfonso riuscì a farmi risalire tirando giù il salvagente. Finalmente a bordo riuscimmo a far ripartire il motore ma gli strumenti di orientamento erano fuori uso così l’imbarcazione si mosse per una direzione sconosciuta. Il giorno dopo un marinaio urlò: “Terra , terra! “ 77 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Poco dopo arrivammo in un paese sconosciuto dove trovammo dei pescatori a cui chiedemmo di condurci dal loro capo; ci inoltrammo nella foresta dove trovammo la capanna di un anziano . Entrammo ed egli ci disse che era già stato a contatto con degli italiani durante la guerra e ci spiegò che eravamo finiti in Turchia . Restammo lì per alcuni mesi per riparare i nostri strumenti di orientamento , imparando la lingua e la cultura di quel popolo, poi partimmo e non tornammo mai più. Cosimo Balzini Robin Mazzone 2°C 78 R.S.A.&SCUOLA FATTORI L’OPERAIO MARABOTTI JACOPO 79 R.S.A.&SCUOLA FATTORI L’OPERARIO MARABOTTI JACOPO CARTA DI IDENTITA’ COGNOME MARABOTTI NOME JACOPO NATO IL 25/07/1945 A ROSIGNANO SOLVAY… CITTADINANZA ITALIANA… RESIDENTE ROSIGNANO MARITTIMO VIA…S. LAVAGNINI N° 8 STATO CIVILE…CONIUGATO PROFESSIONE…OPERAIO ……… CONNOTATI E CONTRASSEGNI SALIENTI STATURA 1,78 CAPELLI MARRONI OCCHI…NERI SEGNI PARTICOLARI : GIOCATORE DI BOCCE 80 R.S.A.&SCUOLA FATTORI L’OPERAIO Ciao, mi chiamo Jacopo Marabotti, sono nato il 25/07/1945 a Rosignano Solvay. Abito in via S.Lavagnini n.°8 e faccio l’operaio. Sono alto 1,78 cm., ho i capelli castani, gli occhi neri e il mio passatempo preferito è giocare a bocce. Della Solvay ho molte cose da dire: a differenza di prima le strade erano sterrate e c’erano meno negozi. La Solvay è stata costruita intorno alla ferrovia che serviva per il trasporto della pietra che proveniva da San Carlo. Prima c’erano meno abitanti e le abitazioni erano costituite da piccoli appartamenti. Sono cambiate molte usanze; per esempio nelle cucine si cuoceva il cibo con i fornelli a carbone oppure, per riscaldare le stanze, veniva usata una stufa a legna. La fabbrica Solvay fu fondata nel 1918 e vi si lavorava solo la soda; con il passare degli anni fu costruita la fabbrica dell’acqua ossigenata e della plastica. In quegli anni c’erano molti operai che lavoravano indossando una divisa blu con lo stemma Solvay. A differenza di oggi non c’erano i computer, perciò negli uffici si scriveva a mano o con la macchina da scrivere. Oggi la tecnologia ha sostituito molti operai. Alcuni di loro svolgevano dei lavori più importanti mentre altri meno. Io ero addetto alla manutenzione, cioè ero responsabile della riparazione dei macchinari. I prodotti di scarto della fabbrica venivano immessi nell’aria o gettati nel Fosso Bianco che trasportava i rifiuti fino al mare. Questo accade anche oggi. 81 R.S.A.&SCUOLA FATTORI All’interno della fabbrica, per trasportare i vari macchinari, veniva utilizzato il cavallo con il barroccio, mentre con i mezzi di trasporto di oggi, il lavoro è meno faticoso e più veloce. Sono cambiate molte cose da quei tempi: la tecnologia è la parte principale della fabbrica mentre prima le manovre venivano svolte dagli operai. Solvay, con il passare del tempo, si è ingrandita, dando spazio a più abitazioni e negozi. Ricordo con rammarico gli amici con cui lavoravo insieme; con alcuni mi ritrovo ai tornei di bocce che organizziamo. Simone Mannoni Matteo Corsini. 2°F 82 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LA MAESTRA PATRIZIA MARTINELLI 83 R.S.A.&SCUOLA FATTORI CARTA DI IDENTITA’ PATRIZIA MARTINELLI CARTA DI IDENTITA’ COGNOME…MARTINELLI… NOME… PATRIZIA……………………… NATO IL …18/03/1920…………………. A…ROSIGNANO SOLVAY …………………… CITTADINANZA…ITALIANA………… RESIDENZA VIA…VIALE ITALIA n° 38 STATO CIVILE…CONIUGATA ……… PROFESSIONE…MAESTRA ……… CONNOTATI E CONTRASSEGNI SALIENTI STATURA…1,65 m. CAPELLI…BIONDI …………………… OCCHI…VERDI… SEGNI PARTICOLARI : AMANTE DEI BAMBINI………….. 84 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 20/12/2009 Cara nipotina, Sono nonna Patrizia e ti scrivo per raccontarti quella che era la scuola negli anni in cui insegnavo, e per farti vedere come è cambiata oggi. Ti dico che pochissime cose erano come adesso, ma la maggior parte erano diverse o diversissime. Avevo trent’anni, e già ero maestra, nuova del mestiere ma da subito una grande amante dei bambini. L’anno scolastico iniziava ad ottobre e finiva a metà giugno. Le lezioni del mattino si svolgevano dalle ore nove al mezzogiorno; si rientrava al pomeriggio dalle quattordici alle sedici. Non esisteva lo scuolabus e si andava a scuola a piedi. Prima però i bambini portavano il cibo agli animali e andavano nell’orto, poi a scuola. L’aula, fredda e spesso buia, era arredata da lavagna nera,le cimose erano di pezzi di stoffa,i banchi neri disposti due a due, ogni alunno aveva solo due libri, il sussidiario e il libro di narrativa, la cattedra era grande e di legno e, talora, qualche carta geografica scolorita abbelliva i muri. Allora, c’era una sola bidella per le pulizie e per servire le maestre. Per ogni classe un solo maestro, o più spesso maestra che insegnava tutte le materie tranne le lingue straniere. Era già tanto imparare; leggere e scrivere! 85 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Le classi erano miste e molto numerose, almeno venticinque alunni per ognuna. Era obbligatorio indossare un grembiule in genere bianco con il fiocco celeste per le femmine, mentre i maschi indossavano un grembiule blu o nero. Rispetto al passato la scuola di oggi è meglio attrezzata con computer, carte geografiche dettagliate, materiale scolastico di tutti i tipi, compresi i video e inoltre i termosifoni per riscaldare le aule. Allora, nelle classi prima e seconda elementare si scriveva solo con la matita. Poi nella quarta e nella quinta si usava la penna ad inchiostro con calamaio. Infatti si scriveva attingendo l’inchiostro col pennino nel calamaio già incorporato nel banco. Gli insegnanti erano più severi di quelli di oggi e davano punizioni che oggi non si userebbero più. All’inizio delle lezioni si faceva il controllo della pulizia delle mani, del collo e delle orecchie. In generale l’educazione del passato era fondata sul silenzio e sull’obbedienza. In caso contrario c’erano bacchettate, specie sulle mani mani per far ritornare gli alunni dalle nuvole alla realtà o la punizione di stare in ginocchio dietro la lavagna con sassolini o chicchi di mais sotto le ginocchia. Così i ragazzi intendevano bene la lezione e diventavano più remissivi. remissivi. 86 R.S.A.&SCUOLA FATTORI C’erano frequenti ripetenze, bocciature, anche perché la frequenza scolastica per molti era legata alla necessità dell’aiuto richiesto dai genitori in campagna o in casa. Al momento dell’uscita dalla scuola era come una festa perché ogni fanciullo era felice e contento di tornare a casa. Allora, le scuole medie non erano obbligatorie ed erano pure selettive. Erano i maschi a doversi istruire di più rispetto alle femmine, per le quali,secondo alcuni, la scuola era inutile. Cara nipotina spero che tu abbia capito del perché di questa lettera, solo per raccontarti un po’ della mia vita passata e farti capire quanto la tua scuola attuale sia molto diversa dalla mia. L’unica cosa che è rimasta e rimarrà sempre importante è lo studio, bambina mia, perché ai miei tempi saper leggere e scrivere era un passo avanti per non rimanere nell’ ignoranza e anche se la scuola di un tempo era più rigida con i bambini, lo faceva solo per educarli e farli maturare, farli diventare uomini e donne responsabili. Prima era un dovere ma anche un piacere andare a scuola, ora i ragazzi di oggi non vogliono più andarci. Invece la classe può essere la tua seconda famiglia, ti puoi divertire e imparare cose nuove. Mi manchi piccola, ciao con affetto, tanti baci e abbracci,la tua nonna Patrizia. C Bandini 2°L 87 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Un racconto un po’ speciale Miei cari nipotini, eccovi la mia storia dall’infanzia……… Sono Patrizia Martinelli e abito a Rosignano Solvay ma ho passato gran parte della mia vita in un altro paese, Vada. Questo perché di professione ho fatto la maestra e ho insegnato per molti anni nella scuola di Vada, la scuola elementare “Angiolo Silvio Novaro”. Nel periodo in cui ero a scuola c’era grande miseria: erano gli anni della dittatura fascista, con Benito Mussolini, anni difficili e tristi. I miei genitori, per farmi studiare, avevano fatto molti sacrifici, così io mi ero impegnata tanto per poi avere un buon lavoro. Fortunatamente sono riuscita a finire gli studi e subito mi sono messa alla ricerca di un lavoro da insegnante;lo trovai, ma non a Rosignano, a Vada. Ero molto giovane e inesperta ma felice di poter insegnare e mi impegnavo molto per far apprezzare la scuola ai bambini. La maggior parte di loro provenivano da una famiglia contadina, parlavano solo in dialetto e conoscevano poche parole. Visto che eravamo sotto dittatura noi insegnanti dovevamo parlare molto (BENE) del fascismo, i libri erano pieni di propagande sul fascismo e di offerte da parte di Mussolini (ad esempio per ogni figlio una scorta di grano per la famiglia). 88 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Tra i miei alunni in pochi potevano permettersi i quaderni e le penne così, quando potevo, prendevo io il materiale per loro. Certe volte prendevo lapis e gomme, infatti non volendo sprecare fogli di solito facevo scrivere a lapis per poi cancellare e rendere il quaderno ancora utilizzabile. Inoltre prendevo un frutto o delle castagne per la merenda da dare ai miei alunni; tutte cose semplici ma che facevano molto piacere. Tutti mi apprezzavano e io ricambiavo con lo stesso affetto e durante la lezione erano tutti rispettosi perché la scuola era un piacere, a differenza di ora. Pian piano le condizioni di vita sono migliorate, le famiglie avevano più soldini, case più comode in cui vivere, pasti più nutrienti: Vada stava uscendo dal periodo buio della guerra. Io intanto mi ero sposata e mio marito apprezzava tantissimo l’impegno e la passione che mettevo a scuola; faceva il gelataio, anche lui a Vada. Tutti lo conoscevano bene, con il suo carrello giallo e arancione era sempre fuori, specialmente in piazza e ,in estate, al mare. Comunque ho continuato a insegnare per tanti anni ed i miei alunni, a parte qualche eccezione, mi hanno sempre rispettato e la maggioranza di loro si è affezionata a me come io a loro, non è cambiato niente sotto quell’aspetto. Gli ultimi cinque anni della mia carriera sono stati i più piacevoli, ma anche i più tristi. Oggi sono in pensione, sono una persona anziana come ben sapete, ma ricordo ancora l’ultimo giorno di scuola: i ragazzi erano molto eccitati per l’inizio delle vacanze e per la fine della scuola elementare. 89 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Dopo aver fatto una bellissima fotografia nella piazza di Vada, abbiamo pranzato insieme e mi hanno regalato una preziosa cornice che tengo esposta sul mio pianoforte: naturalmente conservo l’immagine scattata l’ ultimo giorno di scuola davanti alla chiesa e io non posso fare a meno di emozionarmi ogni volta che, guardandola, ripenso a quanto era dura all’inizio, i momenti difficili ma anche come era piacevole e li ripenso sempre come giorni felici. Paparatto Federico Sammuri Gianni 2°F 90 R.S.A.&SCUOLA FATTORI LA MAESTRA PATRIZIA PERSONAGGIO SCELTO: Nome: Patrizia Martinelli Professione: maestra Ciao bimbe, 24|11|09 sono Chiara. Mi dispiace ma da quando mi sono trasferita, non ci vediamo molto, qualche giorno fa mi è successa una cosa veramente stara!! Sapete com’è Toby! Appena lo lasciamo solo in guardino,nasconde i suoi ossi per non farseli rubare dal cane del vicino! …e quando sono tornata da casa della nonna l’ho sorpreso a scavare,mi sono avvicinata e ho visto che in fondo alla buca c’era qualcosa che luccicava. Ho teso la mano e sono riuscita a tirar fuori una piccola valigetta con inciso delle iniziali: P.M. Ho provato ad associare quelle iniziali a dei nomi ma non mi è venuto in mente niente (la prima cosa ha cui ho pensata era POMERIGGIO) Cercai d’aprirla, ma non ci riuscii e quindi ho dovuto aspettare mio padre,che non so come ci riuscì. Prima che arrivasse,da sciocca, ho provato a scassinare il lucchetto con tutte le chiavi che ho trovato in casa ma…. niente!! Non potete immaginare cosa c’è dentro!! Questa valigetta è una capsula del tempo!! 91 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Dentro ci ho trovato: - una raccolta di foto; - delle lettere del fidanzato; - dei fiori appassiti; - e un diario un po’ vecchio ma in buono stato. Ah…sono riuscita a scoprire a cosa si riferiscono le lettere incise sulla valigetta,corrispondono a Patrizia Martinelli,cioè la proprietaria. Il diario è la raccolta delle parti più importanti della sua vita. Ho letto le prime pagine,sono molto commoventi ed emozionanti. Caro diario, 08|10|1934 ho deciso di scriverti,perché ho bisogno di riflettere e sfogarmi con qualcuno che mi sia sempre fedele. Il mio unico nonno rimasto in vita è stato ricoverato da una settimana in ospedale per un grave tumore al cervello. Noi non sappiamo quasi niente perché i dottori non ci danno notizie ne buone né cattive. Io però sono convinta perché non vogliono farci stare in pensiero. Uscita da scuola sono andata all’ ospedale sperando di vedere mio nonno, ma il personale non mi ha fatto entrare. mentre parlavo con l’ infermiera vidi passare vidi passare una barella che si dirigeva verso la stanza di mio nonno. Non volevo sentire e vedere più niente così presi lo zaino e corsi fino a casa con le lacrime La tua Patry 92 agli occhi. R.S.A.&SCUOLA FATTORI Caro diario, 11|10|1934 Finalmente sono riuscita a vedere mio nonno… a proposito, era solo un falso allarme il fatto della barella. Che fortuna! Lui è sano e salvo nel suo letto e sembra che stia meglio. Ieri quando l’ ho visto sono scoppiata in lacrime di gioia. Ero felicissima!!!!! L’ ho abbracciato e baciato. Quando si è accorto che lo stavo abbracciato ha fatto un piccolo sorriso!!!!! La giornata di ieri la ricorderò per tutta la vita. Patry Caro diario, 13|10|1934 sono distrutta e ho bisogno di sfogarmi con te. All’ora di pranzo è squillato il telefono, era zia Claudia che ha detto di precipitarci in ospedale. Arrivati nella camera del nonno , abbiamo trovato la zia in lacrime , seduta in un angolo della stanza fissando il letto vuoto. Appena capii ciò che era successo rimasi in mobile quasi non respiravo. Poi tutti tornammo a casa e fino all’ ora di cena non fui in grado di dire una parola e, pur avendo il mio piatto preferito , non mangiai niente. Scusa se ti sto bagnando ma non riesco ancora a smettere di piangere. La tua triste Patry Commoventi,vero?! Ci sono molte altre pagine belle,ad esempio quelle che parlano del suo matrimonio e di come ha conosciuto suo marito. Oppure le pagine che parlano del suo primo giorno come insegnante… Aspetto una vostra risposta. Chiara. 93 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Ciao bimbe, 30|11|09 sono sempre io e sto ancora aspettando la vostra risposta. Ho letto altre pagine del diario di Patrizia. Sono molto belle e piene d’emozioni! Caro diario, 15|05|1944 è da molto tempo che non ti scrivo,ma ho molte cose per la testa…gli studi e poi un mese fa Alessio mi ha chiesto di sposarlo e ormai manca solo una settimana al grande evento!! Ho tanta voglia di ricordarmi come ci siamo conosciuti , perciò te ne riparlerò. Ero al corso per diventare insegnante,lui era il più bravo della classe, ma anche io ero brava. Tutti i giorni facevamo a gara per chi rispondeva a più domande , ma alla fine eravamo sempre pari! Verso la fine del corso ci hanno portato in una scuola elementare,per fare la prova pratica. Lui insegnava matematica e io italiano,eravamo in classe insieme. L’ultimo giorno di scuola due bambini iniziarono a picchiarsi perché entrambi volevano giocare con lo stesso soldatino. Alessio intervenuto subito mentre io andavo a prendere la cassetta del pronto soccorso. Ale si accorse che il bambino si lamentava e indicava la caviglia,quindi lo fece sedere e gli appoggiò la caviglia su una sedia. 94 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Appena arrivai con la cassetta,io e Alessio fasciammo la caviglia del bambino e…proprio in quel momento ci guardammo negli occhi ed è scattata la scintilla!! Pochi giorni dopo siamo usciti insieme e frequentandoci abbiamo deciso di fidanzarci. Il mese scorzo mi ha chiesto di sposarlo. Non puoi neanche immaginarti cosa ho provato!! Finito il corso per diventare insegnanti, siamo andati nella casa in campagna dei suoi genitori, dove abbiamo passato l’estate molto felicemente. Mi sono divertita dedicandomi al giardinaggio o facendo i giochi di famiglia e tutti i giorni, appena sveglia, facevo il bagno in un fiumicello con Alessio. E’ stata una splendida estate,al solo pensiero mi viene il sorriso! Ora devo andare:sono in ritardo per le prove del matrimonio. Indosserò il vestito che mia nonna ha dato a mia madre e che mia madre ha dato a me. Patry Anche questa pagina era molto bella,vero? Io sto aspettando le vostre risposte. Chiara Chiara Barontini Elisabetta Velotti Alessia Pisano 2°L 95 R.S.A.&SCUOLA FATTORI PASQUALINA SETTECOLORI 96 R.S.A.&SCUOLA FATTORI CARTA DI IDENTITA’ PASQUALINA SETTECOLORI CARTA DI IDENTITA’ COGNOME…LUPERINI … NOMEPASQUALINA SETTECOLORI… NATO IL 14/09/1929………………. A GABBRO……………………… CITTADINANZA ITALIANA………… RESIDENZA ROSIGNANO MARITTIMO VIA A. TOSCANINI, N° 10 STATO CIVILE CONIUGATA……… PROFESSIONE CASALINGA… ……… CONNOTATI E CONTRASSEGNI SALIENTI STATURA m. 1,70…. CAPELLIROSSO FUOCO …………………… OCCHI NERI…… SEGNI PARTICOLARI : PORTA SEMPRE UNA SIARPA COLORE DELL’ARCOBALENO……….. 97 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Un Arcobaleno per la Pace Salve a tutti: Il mio nome è Pasqualinasettecolori, lo so il mio nome è un po’ strano, ma mamma e babbo i hanno chiamato così perché sono nata a Pasqua. Voi vi chiederete e Settecolori? Se avete pazienza di ascoltarmi lo scopriremo insieme. Nel lontano 1940 io avevo 11 anni, una mattina mamma mi svegliò e con stupore trovai nella piazza del paese delle cose strane che prima non avevo mai viste: cannoni, carro armati, fucili, soldati e tanta confusione. Sinceramente essendo una bambina con capivo se e di quale festa si trattasse, ma guardando i miei genitori lessi nei loro occhi tanto sgomento. Da quel momento la mia vita fu stravolta , mi ritrovavo chiusa in casa, al buio e nel più totale silenzio, abbracciata a babbo e mamma e ai miei fratellini: Albertino e Filomena I soldati bussavano alla porta e tutti noi tremavamo dalla paura, nessuno rispondeva, quasi non si udiva il nostro respiro. I nostri genitori avevano, come tante altre persone, alcuni animali, ma quando passavano i soldati nemici rubavano tutto. Mi ricordo che il babbo aveva murato un maiale vivo. Voi vi chiederete: “Come?” e si lo so sembra una favola ma è la realtà:Ogni due o tre giorni il babbo sfaceva una parte della parete, 98 R.S.A.&SCUOLA FATTORI riempiva i contenitori del mangiare e poi rimurava la parete lasciando nascosti dei forellini per respirare l’animale. In alcuni momenti abbiamo anche patito la fame e quando si riusciva a trovare i generi alimentari non erano sempre dei migliori. Mi ricordo il pane nero, la polenta, l’erba di campo e …… non ridete, ma credetemi, è la verità, mangiavamo anche le bucce delle patate. Siamo anche dovuti scappare dalle nostre case. Ci siamo rifugiati nei boschi, nei rifugi e nelle campagne. Mio babbo, aveva fatto delle buche nel terreno, per poter nascondere quelle poche cose che eravamo riusciti a salvare dalla nostra casa (biancheria, oggetti per la casa, abbigliamento, ecc….). Mio zio, ha vissuto per tanto tempo nascosto sottoterra coperto da un pagliaio perché era ricercato. Mi ricorderò per sempre una frase detta dai soldati tedeschi che diceva così: “per un soldato tedesco ucciso, dieci italiani fucilati”. Durante la giornata, i miei genitori ci lasciavano soli, perché andavano a lavorare nei campi, ed io mi prendevo cura dei miei fratelli. Avevo una bella bicicletta, ma i soldati nemici, la sequestrarono ed io piansi tanto non riuscendo a salvarla. Un giorno ci fu un grosso bombardamento, gli aerei volavano bassi, presi mio fratello Albertino sulle spalle e mia sorella Filomena per la mano e mentre scappavamo urlavo: “Madonnina salvaci tu”. Prima di questo episodio non capivo che cosa fossero quegli aerei e quando 99 R.S.A.&SCUOLA FATTORI quando volavano nel cielo uscivamo fuori nell’aia contenti nel vederli, mentre babbo e mamma ci riportavano subito in casa sgridandoci. Erano passati molti giorni dall’inizio della guerra, ma non vedevamo la fine. Una notte, durante un temporale, sentivo solo il rumore dell’acqua che picchiettava sul tetto a me sembra di essere in un sogno. Quando la mattina mi risvegliai uscii nel cortile, fuori non pioveva più ed il sole fece capolino tra le nuvole ed uscì come per magia un bellissimo arcobaleno. Le persone uscirono dalle loro case urlando che la guerra era finita. Io correvo felice gridando: “L’arcobaleno, la pace, ecc”. Per questo mi chiamo anche Settecolori!!! Sono passati tanti anni da quel giorno, ma una cosa vorrei dire: “Spero che nessuna persona debba continuare a vivere in un paese in guerra e vorrei vedere l’arcobaleno in ogni angolo del nostro mondo!”. Gruppo anziani R.S.A.: Elda, Luisa, Orietta, Regina, Rosanna, Lilia, Ilva, Verina, Luigina, Marisa, Giovanna, Edita 100 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Cesarina e Celestino. Nel 1955, visto che la seconda guerra mondiale era finita, Rosignano era in fase di ripresa. Un pomeriggio Cesarina insieme alle sue amiche decise di andare a ballare al circolino Dato che non avevano vestiti nuovi da indossare, per apparire più belle ed eleganti ne presero alcuni vecchi e li sistemarono con stoffa nuova. Cesarina aveva un vestito rosa e lo allungò con stoffa celeste; invece le altre sue amiche fecero in modo diverso: una ci fece lo scollo, mentre l’altra lo accorciò fino alle ginocchia. Quando si accorsero che erano le cinque, si incamminarono verso il circolino. Arrivate, fecero uno spuntino e iniziarono a ballare. Ad un certo punto, un ragazzo molto giovane e gentile si avvicinò a Cesarina e le chiese: “Vuoi ballare insieme a me?” Lei accettò e si presentarono: lui si chiamava Celestino, aveva gli occhi marroni, capelli castani, aveva quindici anni ed era molto alto. Diventarono buonissimi amici fino al punto di invitarsi una sera a cena. Un giorno però Celestino diede una brutta notizia a Cesarina: doveva partire per lavoro. Era stato ingaggiato come marinaio grazie a suo padre che lo aveva sempre incoraggiato ad andare avanti anche nei momenti peggiori per realizzare quella passione che aveva da sempre. 101 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Purtroppo per Cesarina fu una notizia molto brutta, perché era molto affezionata al suo amico, nonostante ci fosse una notevole differenza di età. La mattina della partenza lo accompagnò fino alla stazione dove si salutarono: per un anno non si sarebbero visti ma promisero che si sarebbero scritti perché la loro amicizia potesse continuare . Greta Vagelli Lisa Del Gamba Jonathan Privitera 2°C 102 R.S.A.&SCUOLA FATTORI "Lucia e Celestino" In una cittadina in mezzo alla campagna viveva Lucia, una donna simpaticissima e talvolta un po’ strana. Viveva con suo marito Filiberto, in una vecchia casa di mattoncini. Intorno alla casa c'erano vari recinti: alcuni di essi erano rotti e vuoti per via della guerra. Lucia aveva gli occhi verdi e un carattere forte e allegro. Le piacevano i colori ma si vestiva con vestiti rattoppati e di colori scuri: grigio, nero perché non era possibile trovare stoffe dai colori vivaci e soprattutto non era possibile cucirsi abiti nuovi. Una domenica del 1945 nel paese venne organizzata una festa per la fine della guerra. Le persone bevevano il vino e ballavano felici. "Niente più fucili e armi, la guerra è finita!" Canticchiavano dei bambini. Tra tutta quella festa nessuno, a parte Lucia, si accorse di Celestino. Celestino aveva più o meno dieci anni e il suo sogno era diventare marinaio come il padre. Il ragazzo viveva con sua madre e con sua sorella, il padre era spesso fuori casa e lavorava su una barca. Celestino era rannicchiato in un angolo che piangeva . Lucia gli si avvicinò e gli domandò: "Perché piangi?" Perché non festeggi con noi?". Celestino piangendo le rispose: "Mio fratello non è tornato dalla guerra!". Lucia rimase un po’ in silenzio e poi gli domandò se aveva qualche sogno. Celestino,contento di aver cambiato il discorso disse: "Ne avrei molti, ma solo uno è davvero importante: diventare marinaio". Lucia, vedendo che il bambino cominciava a sentirsi meglio, continuò dicendo che da grande sarebbe diventato un grande marinaio. Celestino rassicurato la salutò e si unì ad una combriccola di amici. 103 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Sedici anni dopo un ragazzo di circa ventisei anni bussò alla porta della casa di Lucia. La donna, appena vide il ragazzo davanti a sé si ricordò quegli occhi e quel viso. Quel ragazzo era Celestino! I due si abbracciarono e Lucia gli offrì una tazza di caffè. Celestino le raccontò tutte le sue avventure in mare: alcune la commossero,altre la meravigliarono altre ancora la spaventarono. A tarda sera i due si salutarono e promisero di rivedersi più spesso. 2°L 104 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Farne bigie e nere_ combinarne di tutti colori, farò i mi passi, farò valere i mi diritti. Ci corre pio Ci corre bao Ci corre steccolo_ la differenza, in realtà, è enorme. Hai detto pio Hai detto bao Hai detto steccolo_ può commentarsi così, in senso elogiativo,un serio discorso altrui_ ma anche la notizia di un fatto insolito e serio. Un fa ova_ non conclude, né convince. Vai a sculacciare i macacchi _ per allontanare, ridicolizzando, un contradditore. Mi ha fatto la testa come un paiolo_ mi ha intontito di chiacchiere. Non si sa bene se si vuol dire che il chiacchierone ci ha fatto “una testa così” o se la nostra testa è diventata ronzante, come può esserlo, a vuoto, il mitico paiolo. Un la fà tanto palloccolosa!_ invito rivolto a chi si perde in divagazioni senza dire o fare quanto è necessario. 105 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Figlio di un sette_ è tutt’altra che un’ingiuria; si può dir così, quasi compiacendosi o di qualcuno che è riuscito a sorprenderci. È più indietro della martinicca_ può trattarsi secondo i casi di un ignorante, di un testone o di una persona inguardabile attaccata a vecchi pregiudizi Tornare a bomba_ questa bomba è soltanto l’argomento centrale di una conversazione; tornare a bomba è riprendere il filo del discorso, dopo una divagazione. Son di dù cuori_ sono incerto, non so cosa scegliere. Di cosa hai paura della gatta gnuda?_ si dice ha chi ha timori ingiustificati, per sdrammatizzare. Di solito con i bambini, perché superino le loro infantili angosce. Anticaglia di Brescia_ si dice d cosa decisamente passata di moda, in senso dispregiativo, con tante scuse alla bella città lombarda. O questo o chiodi_ o questo o nulla. Ci farei la firma_ accetterei questo stato di fatto senza discutere e definitivamente (temendo di peggio). 106 R.S.A.&SCUOLA FATTORI CONCLUSIONE Il progetto ha permesso di creare un ponte di congiunzione tra giovani e anziani valorizzando quello scambio generazionale anche sul piano affettivo, relazionale importante e fondamentale per entrambi. I nostri anziani, infatti, si sono distinti per il modo in cui hanno saputo riscoprire e vivere, alcuni valori e realtà che spesso i giovani tendono a sottovalutare. Ad esempio, il valore dell’essere più che dell’avere. Il valore della persona più che dell’oggetto. Dell’amicizia e del dialogo finalizzato allo stare bene insieme, piuttosto che un rapporto finalizzato ad obiettivi economici e di potere. Per questo motivo i loro discorsi, i loro racconti del passato, le esperienze, i consigli, sono diventati i doni più belli e preziosi. Nel rapporto con gli anziani, i ragazzi hanno scoperto la bellezza di sorridere e ricevere un sorriso, più che avere qualcosa e ricevere qualcosa. Hanno scoperto la bellezza di avere degli amici con cui chiacchierare, o giocare, sentendosi gratificati dalla relazione solidaristica. Tutto ciò ha reso gli anziani particolarmente preziosi, per degli esseri in formazione come gli adolescenti, in quanto ha permesso loro, di vedere ciò che non riuscivano ancora a vedere, di scoprire ciò che non riuscivano ancora a scoprire, di conoscere ciò che ancora non conoscevano. L'obiettivo fondamentale del progetto, che mira alla valorizzazione dell'anziano, attraverso attività culturali e di socializzazione in collaborazione con delle realtà sociali ed educative del territorio, è stato ampiamente raggiunto, anzi ha superato ogni più ottimistica previsione, dilagando operativamente, in altri ambiti, e ponendo le basi per una continuità progettuale, anche per il prossimo anno scolastico. “ Le tre simpatiche pigotte raccontano....” , avrebbe dovuto concludersi nel mese di Dicembre 2009, invece, in virtù dei buoni rapporti intrapresi, si è voluto mantenere i contatti con i docenti di 107 R.S.A.&SCUOLA FATTORI riferimento e ciò ha permesso, di estendere la collaborazione, ad altre iniziative, come quella realizzata in occasione del Carnevale. E' stato così allestito, un nuovo laboratorio artistico per la creazione delle maschere, che ha visto nuovamente anziani e ragazzi uniti per il raggiungimento di un obiettivo comune. Per diverse settimane, nei pomeriggi dell'extra scuola, i ragazzi hanno usufruito degli spazi della nostra struttura, per incontrarsi e portare avanti i lavori di ritaglio e pittura. Il tutto si è poi concluso con una bellissima festa in maschera, che ha coinvolto anche alcuni genitori degli alunni e diversi familiari degli anziani. Si sono pertanto create le premesse, per proseguire sulla strada intrapresa, ipotizzando ulteriori collaborazioni con la Scuola Media Fattori, dando una continuità anche sul piano relazionale affettivo, con la possibilità di incontrare nuovamente i soliti ragazzi, che frequenterebbero in quel periodo, il terzo ed ultimo anno di Scuola M. Superiore. 108 R.S.A.&SCUOLA FATTORI Foto premiazione 109 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 110 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 2°L 111 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 2°F 112 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 2°C 113 R.S.A.&SCUOLA FATTORI IL PROGETTO E’ CONTINUATO………………………………. Laboratorio artistico per la creazione delle maschere 114 R.S.A.&SCUOLA FATTORI RINGRAZIAMENTI Si ringraziano tutti coloro che, a vario titolo, hanno collaborato alla realizzazione del progetto e in modo particolare: • gli alunni e i docenti delle classi 2° C, 2°L, 2°F; • gli assistiti coinvolti della R.S.A. e del Centro Diurno; • gli operatori e l’equipe educativa-riabilitativa dell’U.O. di Rosignano; • Resp. U.O. D.ssa Arianna Cerretti, Resp. Servizio Formazione e Sviluppo D.ssa Antonia Peroni, Geriatra U.O. Dott.ssa Aglaia Vara. Si ringrazia inoltre il Direttore, il Presidente, l’Assistente del Presidente, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Casa Cardinale Maffi, il Dirigente Scolastico della Scuola Media “G.Fattori” che hanno approvato e reso possibile l’incontro tra queste due realtà territoriali permettendo così di valorizzare lo scambio generazionale. 115 R.S.A.&SCUOLA FATTORI 116