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STORIA Leone il Taumaturgo tra leggenda, storia e territorio Note e bibliografia *Luigi Sanfilippo territorialista, dottore di ricerca e docente a contratto di Storia Moderna presso l’Università di Catania. Si occupa di dinamiche religiose dell’area mediterranea tra basso Medioevo ed età Moderna per lo studio della Sicilia. 1) San Leone nasce a Ravenna, fra il 710 e il 725, e muore a Catania il 20 Febbraio 785. 2) Queste virtù sono attestate nella liturgia bizantina dagli Stikyria del vescovo; si legge tra l’altro che dalla sua tomba trasudasse il Miron, olio profumato dalle proprietà taumaturgiche. 3) L’artista (1752) da alcuni storici è dato per nativo di Sciacca in Sicilia; si formò presso la bottega di Mariano Rossi a Roma dove ebbe modo di studiare le opere di Raffaello e Caravaggio; rientrato a Catania fu nella vivace realtà siciliana di fine Settecento tra i più rappresentativi interpreti della scuola manieristica romana. Nella sua bottega si formarono allievi come Sebastiano Lo Monaco, Giuseppe Rapisardi, Giuseppe Pulejo e Giuseppe Gandolfo, che successivamente a Roma proseguirono i loro studi di perfezionamento seguendo le lezioni di Giuseppe Errante. La sua opera pittorica di grande effetto caraveggesco, si rifà al fiammingo Mattia Stomer. (L. Sanfilippo, San Leone il Taumaturgo e il mago Eliodoro, in Idem, i Percorsi del sacro in Val Demone , C.U.E.C.M. APT 2007). 4) Da una riflessione con Paolo Giansiracusa durante il seminario sulla Mediovalità di S. Maria di Licodia, tenutosi il 09 maggio del 2000. 5) La dizione completa del titolo Abbaziale è Abate di Santa Maria di Licodia, San Marco, San Leone e San Nicolò l’Arena. C. Ardizzone, I diplomi esistenti nella Biblioteca Comunale dei Benedettini, Regesto, Catania Aurora 1927, doc. 48; vedi pure: Dettaglio non compiuto del sito o fabbrica del Monastero di San Nicolò di Catania dell’ordine dei P.P. di San Benedetto della Congregazione cassinese situata dentro le mura della detta Città, anonimo ASD, Fondo Episcopati II, Cardinale Dusmet, Monastero di San Nicolò l’Arena di Catania, 1723-1889, C. 6, F. 1. 6) Dopo il restauro che ha riportato l’opera nella sua forma originaria, mentre a noi era pervenuta centellinata, come pala d’altare, si può leggere in calce: «Matteus Desiderato pingebat 17...». L’ incompletezza della datazione era già stata registrata da Guglielmo Policastro, in seguito ad una notizia comunicatagli da tal sig. Giuseppe Toscano: «Nella Chiesa Madre di S. Maria di -I- AGORÀ n. 36/2011 di Luigi Sanfilippo(*) Licodia trovasi del Desiderato una grande pala di altare rappresentante il Taumaturgo S. Leone Vescovo di Catania ed il Mago Eliodoro. La firma dello autore si legge a stento; in calce del quadro: Matteus Desiderat…» (G. Policastro, Catania nel Settecento, costumi-architettura-scultura-pitturamusica, SEI – Società editrice internazionale, Torino 1950). 7) L. Paladino, Le collezioni del museo civico di Castello Ursino, in AA.VV., Catania la città, la provincia, le culture, I, ed. Dafne, Catania 2005; ibidem, Un episodio di committenza artistica privata sullo sfondo del collezionismo setteottocentesco catanese, in Palazzo Pedagaggi, a cura di M. C. Calabrese, Maimone, Catania 2005; F. Cancellieri, Memorie intorno alla vita e alle opere del pittore cavaliere Giuseppe Errante di Trapani, Roma 1924. 8) Vescovo di Catania (1818-1819). 9) Il suo nome Eliodoro, altrimenti inteso “il sovvertitore dell’ordine costituito”, che in greco vuol dire “dono del dio Sole”, si trova nel II libro dei Maccabei della Bibbia, al capitolo 3. Eliodoro era ministro di re Teleuco IV, in un periodo storico in cui la Siria ellenistica occupava Israele. Per cui la lotta di liberazione degli Ebrei contro l’oppressore: i fratelli Maccabei sono appunto gli eroi martiri della liberazione. 10) D. Motta, Percorsi dell’agiografia, società e culture nella Sicilia tardo-antica e Bizantina, Ed. Del Prisma, 2004 Catania. 11) Ringrazio la Dott.ssa Giulia Faro per il generoso supporto datomi nella traduzione dal greco di diversi stralcio documentali. 12) D. Motta riprendendo anche gli studi della Acconcina Longo approfondisce in maniera articolata le connessioni tra la Sicilia, Roma e le chiese di Ravenna, Milano, Aquilea, riportando tra l’altro una vicenda simbolo quella di Bassiano siciliano di Siracusa, figlio di Sergio “Proefectus Syracusanorum provinciae” che come in uso per i figli delle élites del tempo perfeziona i propri studi a Roma, approda a Ravenna e successivamente raggiunge Milano dove allievo di Ambrogio, diventa Vescovo di Lodi e protagonista del Concilio di Acquilea. D. Motta, Percorsi dell’agiografia, STORIA società e culture nella Sicilia tardo-antica e Bizantina, Ed. Del Prisma, 2004 Catania. Un altro elemento da sottolineare circa la connessione tra la Sicilia e la Chiesa ravennate riguarda la costruzione di una Chiesa dedicata a Sant’Euplio, protomartire catanese a Ravenna durante il vescovado del Beato Orsolo. 13) Tra il VII-VIII e IX secolo è bene parlare di rito greco, i territori del Sud della penisola italica celebrano lo stesso rito in uso nei monasteri dei territori dell’Impero: da Costantinopoli, Tessalonica, Atene… Dal X secolo in poi prende corpo la dizione del rito italogreco per indicare la persistenza del rito greco del VII secolo in Sicilia, le Calabrie, i territori pugliesi e campani, mentre in Grecia e in Costantinopoli in particolare il rito si evolve sino alla vulgata più recente chiamata “Veneriana”. Da una conversazione con Carmelo Giuffrida Si, Teologo greco-cattolico. 14) Vedi D. Motta, Percorsi dell’agiografia, società e culture nella Sicilia tardo-antica e Bizantina, cit. 15) Per rito siculogallicano si intende l’insieme della liturgia Gallicana, di tradizione latina con la particolarità esclusiva di un calendario e un’anno liturgico presi ed ispirati dalla tradizione Bizantina, Carmelo Giuffrida Si. 16) V. Maria Amico, Catania illustrata, Libro IV, cap. II, VIII-X, trad. it. Di V. Di Mario Tringale Editore, 1980-1989. 17) Nel senso che il prelato si impegna a distruggere materialmente cosa ben comune in quel tempo, i templi dedicati ai culti di provenienza ellenico-egizia presenti nei territori riveraschi del mediterraneo. E’ interessante a tal proposito notare come già Guido Libertini nel suo saggio “L’indagine archeologica a Catania nel secolo XVI e l’opera Lorenzo Bolano”, a proposito del culto alla dea Cerere così scrive «A Catania la memoria del tempio di Cerere si era mantenuta viva […] più che per il ricordo Ciceroniano, perché si ricollegava ad una tradizione popolare e al nome di San Leone. Il Breviario Gallicano […] parlava della distruzione di un tempio pagano operata dal Santo» che aggiungo, la gente, sintetizzando, favoleggiava fossero i templi di Cerere e di Proserpina. Biblioteca Civica Ursino Recupero Catania, Guido Libertini “L’indagine archeologica a Catania nel secolo XVI e l’opera di Lorenzo Bolano in (Archivio storico per la Sicilia Orientale), ASSO, XVIII, I, II, III 1921. 18) G. Da Costa Louillet, Saints de Sicile et de l’Italie Méridional aux VIII-XI siècles, «Byzantion» 29-30, 1959-1960. 19) Tale opera come scrive D. Motta, riportando l’Acconcina Longo ha «un forte sincretismo religioso […] intriso […] del culto del dio Sole […] l’importanza dell’astrologia, dell’interpretazione dei sogni, della magia, di credenze popolari paganeggianti» che avendo avuto un’ampia diffusione fu reso compatibile con il Credo cristiano. L’opera accostata ad altre di natura filosofico-letteraria più o meno declinata in chiave cristiana. 20) Menzionata nel «Registrum» da Papa Gregorio Magno con parole di particolare riguardo. Vedi D. Motta, cit. 21) Nel senso di cultore delle dottrine neoplatoniche. 22) A. Longo, La vita di San Leone, cit.S. Lo Presti, Fonti e leggende catanesi, Ed. SEM, Catania 1938. 23) Addirittura in un lavoro di Salvatore lo Presti, Eliodoro viene descritto come un essere dall’aspetto deforme, egli infatti scrive«Theodorus, aspectu deformis, natione Iudeus e post Simonem magum nulli in arte magica secondus…». S. Lo Presti, Fonti e leggende catanesi, Ed. SEM, Catania 1938. 24) Ancora dal geografo arabo-siculo Edrisi nel suo Kitab Ruggiar, libro di Ruggero, definisce Qatanah (Catania) Balad al fil, paese dell’elefante; vedi Biagio Saitta, Fonti per lo studio del medioevo, C.U.E.C.M., Catania 2004. M. Amari, Biblioteca arabo-sicula, I, Loescher, Torino e Roma 1880. 25) Colloquio con Rita Carbonaro a margine della mostra su Scienza e Arti all’ombra del vulcano del monastero benedettino di San Nicolò L’Arena di Catania. Concetto espresso ivi da Enrico Iachello, Caterina Napoleone, Giovanni Salmeri in, Le ragioni della mostra, in AA.VV. Scienza e Arti all’ombra del vulcano del monastero benedettino di San Nicolò L’Arena diCatania, Maimone Catania 2009. 26) E’ un particolare abito liturgico che contraddistingue il vescovo rispetto al sacerdote che indossa solo l’Epitrakiliov (una sorta di stola latina). 27) Sul culto del mariano nel Mediterraneo e in Sicilia tra gli altri, L. Sanfilippo, Santa Maria della Raccomandata, Culto e iconografia lungo la costa ionica tra Messina e Catania , quaderni del dipartimento degli studi politici, 3/2008 Giuffrè Editore, diretto da Salvatore Aleo e Giuseppe Barone. 28) Sede generalizia dell’Ordine Carmelitano 29) Tra i centri Leonini nel versante tirrenico della Val Demone , dove é diffusissimo il culto al santo Taumaturgo ricordiamo quello di Rometta, Longi e Sinagra di cui è anche patrono. Nell’Ennese la cittadina di Assoro con la basilica di età medievale dedicata a san Leone. In Calabria, nel cosentino ricordiamo la cittadina di Saracina, località che conserva insigni reliquie del Santo come un osso del pollice, chiuso in un’artistica AGORÀ n. 36/2011 - II - STORIA teca argentea, mentre un’altra è apposta nel pregevole simulacro. Su questi temi vedi tra gli altri: R. Priolisi, Longi, ricerche storiche, archeologiche, religiose. San Leone: profilo storico e pastorale, tipografia Lo Presti, Capo d’Orlando 1995. L. Sanfilippo, I percorsi del Sacro, cit. 30) Vedi esempio, L’inventario dell’Archivio Storico Diocesano, a cura di G. Zito, Ed. ARCA, Catania 1999. Infra, L’annuario della chiesa catanese «Catania Sacra» 1994 Visita di Papa Giovanni Paolo II a Catania, EAC, Catania 1994. 31) Il cui complesso, tra gli altri è stato studiato dal Biscari e ritratto da J. Houel la chiesa di Santa Maria della Rotonda fu edificata su una parte di precedenti stratificazioni termali di età Imperiale. Una certa tradizione la vuole consacrata proprio da San Pietro apostolo nell’anno di grazia 44 e dedicata a Dio Ottimo Massimo e alla sua genitrice ancora vivente nell’anno secondo di Claudio Imperatore, cosi come si evince dalla circolare epigrafe latina posta alla base del Pantheon che possiamo leggere. Dunque Chiesa Apostolica, precostitutrice dello speciale rapporto storico cultuale tra il popolo Siciliano e la loro monarca celeste. 32) Vedi un mio recente contributo, Aspetti della vicenda storico-religiosa della Val Demone, tra mondo greco-bizantino e mondo latino, in Comunità e territorio nella valle d’Agrò, Sant’Alessio , a cura di Domenico Ligresti, C.U.E.C.M., Catania 2005. 33) L’Amico scrive di una colonna di pietra proveniente di Assuan. 34) Delle opere Romane del Bernini, il Vaccarini così come si evince da una stampa che ritrae in una delle prime rappresentazioni del piano della Cattedrale pubblicata da Salvo Calogero, prese come modello la Fontana posta in Piazza della Minerva. Stampa il cui cartiglio evidenza la dedicazione al Vescovo Galletti che in quanto concittadino del Vaccarini fu suo protettore, infatti la dedica recita: «Obelisco antico, nella maniera che si trova presentemente collocato, sulla piazza del duomo di Catania, a sua Eccellenza Mons. Pietro Galletti di principe di Fiume Salato Vescovo della medesima». S. M. Calogero, Il Palazzo del Marchese di san Giuliano e Catania, Editoriale Agorà 2009, infra S. Boscarino, Vaccarini Architetto, Catania 1992. Il Vaccarini ricevuto l’incarico nel settembre 1735 così fa incidere sull’epigrafe posta ai piedi del monumento «Il senato e il popolo catanese, essendo re Carlo di Borbone, fece immolare questo Obelisco inciso di ignoti caratteri egiziani […] simbolo della magnificenza della patria […] l’anno 1736». L. Sciacca, L’incredibile storia dei monumenti catanesi, G. Maimone Editore. Vedi pure D. Spina, L’Obelisco egitizzante di Catania, in Agorà, X 2003. - III - AGORÀ n. 36/2011 35) Jacques Filippe d’Orville 1696-1751. In quanto, come scrive Liliane Dufour “… l’idea non era nuova […] prospettata nel 1677, col governatore militare principe di Bournonville […] seguendo l’illustre modello romano”. L. Dufour, Monumenti d’acqua, fonti e fontane di Sicilia, Domenico Sanfilippo Editore, Catania 2008. 36) C. Ardizzone, Regesto, Op. Cit., doc. 874877. 37) D. Ligresti, A. Patanè e L. Sanfilippo, Trasposizione e trascrizione dal volgare di una relazione di anonimo: «Di un orribile e spaventevole fuoco che eruttò dalla nostra montagna di Mongibello dell’Etna», in G. Bruno (a cura di), Una chiesa per “S. Leo de nemore alias de Panacio”, Belpasso 2009. 38) Tra di essi i parroci monastici come Francesco Maria Trigona da Piazza, decano benedettino cassinese ivi sepolto nel 1768 e il Paternese Angelo Maria Savuto priore di San Leone nel 1847. Sull’uso della Cappella di Sancti Leonis Ecclesiae Monasterej Sancta Mariae de Licodia come luogo di sepoltura di dignitari ecclesiastici, vedi: L. Sanfilippo in Giacomo Maggiore, monaco Benedettino parroco e scienziato nella Sicilia dell’Ottocento, studio Tesi di Dottorato di Ricerca XX ciclo. 39) Messale Monastico già edito a Venetis ex Typographia Joannis Antonii Pezzana MDCCLXXXV, così come ci è stato tramandato dopo l’intervento d’integrazione agiogrefiche in appendice da parte del rev. Padre don Jacobus Maggiore abbas Cassinensis Parocus, nella seconda metà dell’Ottocento. 40) Una certa tradizione lo vuole monaco Benedettino. Mentre un documento monastico lo indica come appartenente all’”ordine basiliano”, vedi a tal proposito: «Risposta all’Apocrifia dai titoli insussistenti contro il rev. Sacerdote Don Michele Ardizzone dell’abitazione di Licodia», ASCT, Fondo Benedettino, C.641, B.57. 41) V. Maria Amico, op. cit. 42) L. T. White, jr., Il Monachesimo Latino nella Sicilia Normanna, Edizioni Dafni, Catania 1984. 43) Mentre l’Amico scrive in monastero viene “conservato in una custodia d’argento un osso di un braccio di San Leone. 44) Tommaso Leccisotti, Il Cardinale Dusmet, Ed. O.V.E., Catania 1962. 45) Benedettino cassinese, vicario generale e cancelliere dell’arcidiocesi di Catania e durante del governo episcopale del Dusmet e di quello del Cardinale Francica Nava, fino alla sua morte avvenuta nel 1911. Sulla figura di Della Marra vedi tra gli altri Antonio Coco, Le confraternite catanesi nell’analisi del benedettino Luigi Taddeo Della Marra, in Chiesa e Società in Sicilia, secoli XVII- XIX a cura di G. Zito, Sei Torino 1995. STORIA BIBLIOGRAFIA - AA. VV., G. Bruno a cura di, Una chiesa per “S. Leo de nemore alias de Panacio”, Belpasso 2009. - AA. 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Tesi di Laurea, Maria Anile, relatore Domenico Ligresti, A.A. 20082009. - Dettaglio non compiuto del sito o fabbrica del Monastero di San Nicolò di Catania dell’ordine dei P.P. di San Benedetto della Congregazione cassinese situata dentro le mura della detta Città, anonimo ASD, Fondo Episcopati II, Cardinale Dusmet, Monastero di San Nicolò l’Arena di Catania, 1723-1889, C. 6, F. 1. STUDI - P. Giansiracusa, Il territorio etneo e Catania tra Medioevo e prima età moderna: La committenza benedettina nella scultura e nella pittura, lezione tenuta presso la Facoltà di Scienze Politiche il giorno (registrazione). - L. Sanfilippo, Giacomo Maggiore, monaco benedettino, parroco e scienziato nella Sicilia dell’Ottocento. Tesi di dottorato di Ricerca, XX ciclo. -V- AGORÀ n. 36/2011 Dizionari G. Barbera, G. Errante, in Dizionario Biografico degli italiani, Vol. XLIII, Roma 1993. L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, Vol. II, Pittura, a cura di M. C. Ruggeri Tricoli, Novecento Editore, Palermo 1993.