GEA programma 2006 - Gruppo Escursionisti d`Aspromonte

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GEA programma 2006 - Gruppo Escursionisti d`Aspromonte
Introduzione al programma
30°
Attraversiamo spazi fisici e confini mentali, viaggiamo dentro il pensiero ed esploriamo la fatica e lo stupore di visioni e dei cieli contratti al suolo di questa nostra terra d’Aspromonte che ci ispira e ci muove come un’avvincente Musa.
Misuriamo il tempo e percepiamo l’aria che segna il respiro e segue il passo fino alla vetta. Dire del paesaggio aspromontano è come raccontare di un emozione che si
forma poco per volta, perché si compone dei suoi pezzi e delle sue vedute come in
una lenta apparizione dettata da un’estasi narrativa.
Si pensa alla fatica di una umanità in cammino, di un popolo alla ricerca di quell’elevazione delle proprie capacità fisiche e intellettuali, all’ascesi delle quote più alte.
Riscopriamo così, nel programma delle escursioni in calendario nell’anno 2015, e
ancora una volta, un viaggio fatto di mete preziose e necessarie ad aprire ed estendere la sensazione di quella vasta natura che ci anima e ci sostiene nella nostra esperienza.
È un cammino circolare e lineare, dallo Ionio al Tirreno, dall’Aspromonte alle Alpi,
che ci consegna alla montagna, alle sue leggi ed alle sue vedute.
Auguriamoci nuovi sentieri e altri confini da superare tra cieli illuminati e terre colorate, tra asciutti fiumi e dirompenti sorgenti; avremo confortanti soste e saliremo
insieme alla meta.
Così, strada facendo, elaboreremo la metafora del cammino, la vicenda e le ansie di
questa nostra montagna, di questo paesaggio e della sua storia.
Giuseppe Bombino
Presidente del Parco Nazionale d’Aspromonte
30°
Introduzione al programma
La nascita del Gruppo Escursionisti d’Aspromonte, avvenuta 30 anni fa, per le sue
modalità riflette pienamente il senso del percorso che accomuna tanti liberi individui
in questo mondo, tutti uniti dalla passione di camminare e, allo stesso tempo, consultare il grande libro della natura e della vita. Il 28 dicembre del 1985, diciotto amici, seduti a semicerchio su monte Scirocco, manifestano l’interesse di costituire
un’associazione e dichiarano gli articoli dello statuto come se fossero le frasi di un
giuramento o di una promessa.
È vero, percorrere lentamente a piedi il territorio che ci circonda ci riporta a una scala di valori, antichi ma ancora attuali, percepibili solo con il contatto diretto senza alcun elemento di velocità e di mezzi che farebbero in ogni caso svanire quelle impalpabili sensazioni di cui la biodiversità e i paesaggi dell’Aspromonte sono ricchi.
Davanti a me ho l’elenco dei 25 percorsi messi in programma dall’associazione per
quest’anno, con immediatezza riesco a cogliere l’amore per la ricerca e la forte curiosità del Gruppo di spaziare dall’Aspromonte al resto della Calabria e anche oltre,
non alla ricerca di mete note e conosciute, ma di luoghi dimenticati e marginali, capaci però di suscitare in noi grandi emozioni, cercando anche di avvicinare altri individui, iniziandoli a questa grande avventura di comunità e solidarietà.
Il percorso circolare delle cascate del Menta, scoperto insieme agli agenti del Corpo
Forestale dello Stato, luogo privilegiato di osservazione e coordinamento, durante il
devastante incendio del 2012; Precacore e le alture ricche di resti di antiche fortificazioni, attorno a Samo e alla fiumara Laverda, porte naturali di accesso ai sentieri
che portano alle terre alte dell’Aspromonte; l’avvicinamento al Santuario di Polsi da
Montalto, che diventa quasi una discesa nel ventre della madre terra; e tante altre
suggestioni evocate dai numerosi itinerari che compongono il ricco programma delle attività del GEA.
Il Parco nazionale dell’Aspromonte per il gruppo escursionista diventa il luogo privilegiato dove avviene quasi un’ascesi con le origini della vita, allo stesso modo di
un santuario nella natura.
Mi sovviene una grande emozione: ho le “chiavi”, la cura e la responsabilità di mantenere questo luogo il più possibile integro e fruibile per loro e le generazioni che seguiranno. Un ruolo e una consapevolezza che comunico ogni giorno, anzi ci comunichiamo ogni giorno, con tutto il personale dell’Ente e con il nostro Presidente.
Tommaso Tedesco
Direttore dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte
Introduzione al programma
30°
Trent’anni!
Sono trascorsi trent’anni da quando, giovani e sognatori, con lo spirito del pellegrino e la determinazione del pioniere, siamo partiti da Monte Scirocco per intraprendere il “cammino” nel corpo e nell’anima dell’Aspromonte, la montagna dei sequestri, il demone da distruggere.
Così, in quegli anni, la definivano i mass-media che hanno preferito trattare l’odioso
fenomeno dei sequestri di persona con slogan, semplificazioni e mistificazioni, piuttosto che noiose e impegnative analisi dei fenomeni e delle loro cause.
Anche l’iconografia, coerente al messaggio, proponeva, all’Italia e al mondo, un
Aspromonte brullo, impraticabile, desolato, costellato di fatiscenti casolari, abitato
da un popolo incivile e selvaggio. Un marchio sinistro per un’intera montagna e un
intero popolo. Una condanna senza appello.
Nelle tasche dello zaino, pesante per i materiali utili e indispensabili, abbiamo riposto bussola e carte topografiche, e con esse insegnamenti, conoscenze, entusiasmo e
spirito di servizio, maturati negli anni di vita scout.
Eravamo consci delle contraddizioni e del malessere sociale che attraversavano l’intero Aspromonte, sapevamo che, da qualche parte, la montagna nascondeva uomini
e donne private della libertà, ma non ci siamo fermati. Abbiamo girovagato, lungo
itinerari e luoghi allora sconosciuti, con un preciso obiettivo: capire, conoscere, tutelare e promuovere la nostra montagna.
Siamo felici per averlo fatto e per avere avuto tanti indimenticabili compagni di
viaggio. Siamo felici per avere avuto la forza di contrastare chi, pur dichiarando gli
stessi obiettivi, ha, in tutti i modi, tentato di negare la nostra legittimazione a operare per lo sviluppo sociale ed economico dell’estrema montagna meridionale.
Oggi l’Aspromonte, non più luogo di sequestri né demone da distruggere, è un Parco
Nazionale, un’isola verde nel Mediterraneo, l’ultima frontiera dell’escursionismo
continentale.
Grazie anche e soprattutto al GEA, che è stato precursore nell’ideazione e nella realizzazione, l’Aspromonte è attraversato da numerosi sentieri che ricostruiscono il
paesaggio rurale e montano e offrono una nuova interpretazione culturale
dell’Aspromonte.
Su quei sentieri ci ritroveremo anche quest’anno, il trentesimo, con lo spirito e la determinazione di sempre.
Non ci siamo mai fermati, nessuna sosta per noi, ma strada, ancora strada e “il cammino” sempre da ricominciare, per nuovi obiettivi e nuove sfide.
Sandro Casile
Presidente del GEA
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notizie utili e norme per la partecipazione
Alle escursioni e alle attività sociali, non aperte al pubblico, possono partecipare, di
norma, i soli Soci del G.E.A.
È prevista, tuttavia, la possibilità, per chi non è Socio, di partecipare a non più di due
escursioni nella qualità di ospite.
Si conviene che, salva diversa indicazione, la partenza per le escursioni, che hanno
inizio e si concludono nella stessa giornata, è fissata per le ore 8 da piazza Castello.
Il trasferimento per e dalla località prescelta per l’escursione avviene, generalmente,
con le autovetture dei Soci.
In caso di trasporto collettivo è richiesta la prenotazione e il versamento della quota
(non rimborsabile) entro i termini specificati nel programma.
Per le escursioni di due o più giorni, che richiedono una più complessa organizzazione, gli orari, le modalità di partecipazione, le quote di adesione e quant’altro necessario saranno comunicati, tempo per tempo.
La Sede sociale è aperta il martedì e il venerdì, esclusi i festivi, dalle ore 19 alle 21.
Il venerdì antecedente l’escursione sarà data una puntuale informativa sull’itinerario
prescelto, sulle difficoltà e sui tempi di percorrenza e, in quella occasione, saranno
raccolte le adesioni e formati gli equipaggi.
Si richiede la massima puntualità.
Si fa presente che il GEA - Gruppo Escursionisti d’Aspromonte - ed i
suoi organizzatori non si assumono alcuna responsabilità per incidenti
a persone o cose che si verificassero in occasione delle attività.
note tecniche
30°
Per partecipare alle escursioni non sono richieste particolari doti fisiche né specifiche conoscenze: è sufficiente il desiderio di camminare, di conoscere e di socializzare in un ambiente a volte difficile e mai ostile.
Le note tecniche a corredo di ogni escursione altro non sono che indicatori utili per
valutare preventivamente la propria attitudine a parteciparvi, avendo sempre presente che anche la più semplice delle escursioni potrebbe contemplare passaggi o brevi
tratti che richiedono un particolare impegno tecnico. Per questo motivo è data facoltà al conduttore, qualora lo ritenga opportuno, di variare l'itinerario in corso di svolgimento ed eventualmente di sospendere l'escursione stessa.
L'impegno tecnico, in relazione all'ambiente in cui ci si muove, potrà essere trascurabile, medio, elevato.
L'andamento altimetrico, sintetizzato con l’indicazione di due o più quote, offre la possibilità di una più completa valutazione dell'itinerario.
La percorrenza indica approssimativamente i chilometri da percorrere.
Il tempo indica le ore di marcia effettive, escluse le soste.
Da questi indicatori discende il grado di difficoltà che può essere:
T - Turistico: itinerario che segue strade sterrate, mulattiere e comodi sentieri ben segnalati.
Non richiede particolare impegno fisico.
E - Escursionistico: itinerario che si sviluppa lungo sentieri segnalati e non, con possibilità di
passaggi esposti e andamento altimetrico irregolare. Richiede impegno fisico medio.
EE - Escursionistico, impegnativo: itinerario che si sviluppa prevalentemente lungo sentieri
non segnalati, caratterizzati da fitta vegetazione, con attraversamento di canaloni e passaggi
esposti privi di protezione e/o itinerari con lunghe percorrenze. Richiede buona esperienza e
adeguata preparazione fisica.
30°
equipaggiamento
Capita spesso che qualche Socio, nel corso della riunione del venerdì, quando si illustra e si discute dell’escursione della domenica successiva, esprima perplessità sulla
sua partecipazione. Le previsioni del tempo, dice, volgono al peggio.
Il commento è sempre lo stesso: “non è una questione di tempo, ma di equipaggiamento”.
Vediamo dunque quale deve essere l’equipaggiamento per un buon escursionista: il
maglione, la giacca impermeabile, la borraccia, la torcia elettrica, un antistaminico e
alimenti ad alto contenuto calorico devono sempre trovare posto nello zaino. Le calzature devono essere solide, alte e con la suola di gomma. Il bastone da montagna è
sempre utile così come potrebbe rivelarsi utile un ricambio: il tempo, in montagna,
muta con estrema rapidità anche nella stagione estiva. Indispensabile è il sacchetto
per i rifiuti: un buon escursionista non lascia mai i segni del suo passaggio.
gennaio
domenica 11
30°
escursione
Pentedattilo – Rocche di S. Lena – Montebello –Pentedattilo
conduttori: Enzo Spanò J. –
Antonio Morabito
impegno tecnico: medio
percorrenza: 9 km
tempo: 5 ore
quote: 350 – 670 - 300
difficoltà: E
rientro: ore 17.30
Incastonato nel palmo di una
gigantesca mano di arenaria,
Pentedattilo, con la sua architettura spontanea, le sue viuzze, i suoi panorami e il suo silenzio, suscita nel visitatore emozioni che si rinnovano,
sempre diverse, secondo il tempo atmosferico, la stagione e l’ora. E’ un dipinto, realizzato su uno spazio naturalistico d’eccezione, ricco di luci e ombre, di suggestioni
che diventano inquietudine quando, al tramonto, la grande mano trascolora fino a
tingersi di un rosso sempre più cupo, un rosso sangue. Si avverte allora il soffio del
vento che, modulato dai ruderi del castello, racconta al visitatore di un tragico amore, non corrisposto, culminato con una cruenta strage, la strage degli Alberti. Era la
notte del 16 aprile del 1686. Il nobile Bernardino Abenavoli di Montebello, perdutamente innamorato della Marchesina Antonietta Alberti, sorella di Lorenzo, signore di
Pentedattilo, aveva saputo che Antonietta si era fidanzata col figlio del Viceré di
Spagna. Una notizia insopportabile per Bernardino che organizza una spedizione per
rapire la bella Antonietta. I suoi sgherri, grazie alla complicità di tale Giuseppe
Scrufari, che, nottetempo, ha aperto il portone del castello, fanno irruzione nel maniero e rapiscono Antonietta, dopo avere ucciso Lorenzo, il fratello di appena nove
anni, e altri sedici uomini. Dopo qualche giorno Bernardino sposa Antonietta ma deve presto fuggire per l’arrivo di una squadra armata, proveniente da Reggio, che cattura gli autori della strage, li decapita ed espone le loro teste sui merli del castello.
Antonietta è libera e il matrimonio annullato. Bernardino non tornerà mai più a
Montebello e perderà la vita in combattimento.
L’escursione ci porterà sui luoghi che furono teatro della vicenda degli Alberti.
Partiremo da Pentedattilo e risaliremo il crinale fino alla Rocca di Santa Lena, bizzarra formazione di arenaria, che, secondo la leggenda cova uova d’oro. Scenderemo
quindi a Montebello e proseguiremo lungo la Fiumara di Montebello fino a quando
non imboccheremo il sentiero che sale a Pentedattilo.
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gennaio
domenica 25
escursione
Tre Pizzi - Antonimina
conduttori: Sandro Casile – Nuccio Cama
impegno tecnico: medio
percorrenza: 8 km
tempo: 4 ore
quote: 670 – 708 – 220 - 350
difficoltà: E
rientro: ore 18
Monte San Pietro, detto “Tre Pizzi” per la singolare forma a tre punte, nonostante la
modesta elevazione sul livello del mare, offre all’escursionista un panorama spettacolare che spazia dall’amba di Gerace, ai contrafforti d’Aspromonte, alla costa ionica. Per alcuni, Monte San Pietro, considerata la sua vicinanza alla cosiddetta faglia
di Platì, potrebbe essere un vulcano, spentosi da millenni. Certo è che tra le sue tre
guglie sono stati ritrovati ruderi, compresi quelli di una chiesetta dedicata ai Santi
Pietro e Paolo, che testimonierebbero la presenza, già nel XII Sec., di monaci eremiti e che il sito, per un lungo periodo, è stato meta di pellegrini che vi convenivano in
occasione della fiera del bestiame intitolata a San Pietro.
L’escursione si sviluppa, nel primo tratto, lungo il sentiero che, dipartendosi dalla
strada rotabile che da Ciminà sale verso la Dorsale Tabulare, conduce con facilità in
cima ai Tre Pizzi. Nel secondo tratto percorreremo il sentiero che, con un ampio giro, scende fin nei pressi dell’abitato di Antonimina. L’escursione si concluderà con
la visita del centro storico.
febbraio
domenica 8
30°
escursione - “Festa del Maiale”
Ortì - Gallico
conduttori: Nuccio Cama – Antonio Morabito
percorrenza: 9 km
quote: 672 - 746 - 0
rientro: ore 17
impegno tecnico: medio
tempo: 4 ore
difficoltà: E
Una suggestiva escursione, caratterizzata dallo spettacolare panorama dello Stretto,
che si sviluppa lungo i sentieri, poco percorsi, che da Monte Chiarello, attraverso i
Piani di San Nicola, scendono fino al mare.
L’escursione precederà il tradizionale appuntamento conviviale della “Festa del
Maiale”.
domenica 22
escursione
Capo d’Armi – Motta S. Giovanni – Lazzaro
conduttori: Enzo Spanò J. – Antonio Morabito
impegno tecnico: medio
percorrenza: 14 km
tempo: 5 ore
quote: 125 – 450 - 22
difficoltà: E
rientro: ore 18.30
Per i greci era Leukopetra Akroterion,
promontorio di pietra bianca, per i romani Leucopetra Promontorium, oggi la rupe rocciosa che si eleva sul Mare Jonio, caratterizzando il territorio circostante, ha preso il come di Capo dell’Armi.
Il promontorio, oltre che paesaggisticamente, è rilevante dal punto di vista archeologico per i numerosi ritrovamenti, custoditi nell’Antiquarium di Lazzaro, che testimoniano la presenza dell’uomo fin da epoche remote. Nei pressi del Capo sono stati rinvenuti resti di una villa romana, menzionata da Cicerone, appartenuta, probabilmente, al patrizio Publio Valerio.
L’escursione ha inizio ai piedi del Capo e si sviluppa in salita, lungo una stradina che
lambisce il grande faro, attivo dal 1867, per proseguire verso Motta San Giovanni.
Con il termine “Motta” s’identificavano i luoghi fortificati, edificati sulla sommità di
rupi e per questo inaccessibili, che avevano il compito di sorvegliare il territorio circostante soggetto, per un lungo periodo, alle incursioni provenienti dal mare.
A Motta San Giovanni imboccheremo il sentiero che ci riporterà al mare di Lazzaro.
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marzo
domenica 8
escursione
con il Touring Club Italiano
Club di territorio di Reggio Calabria
Motta S. Giovanni – Contrada Sarto – San Niceto – Case Catania
conduttori: Sandro Casile – Rocco Gangemi
impegno tecnico: medio
percorrenza: 13 km
tempo: 5 ore
quote: 450 – 880 - 400
difficoltà: E
rientro: ore 18
Rimaneggiato dal tempo e dalle intemperie,
ma ancor più dagli uomini che hanno smantellato torri e alloggiamenti per prelevarne materiale da costruzione, il castello di San Niceto,
di recente interessato da un restauro conservativo, rappresenta uno dei pochi esempi di architettura altomedioevale in Calabria.
Nato come fortificazione bizantina, attorno all’anno 1000, il castello è stato punto di
avvistamento e rifugio per la popolazione della vicina Reggio soggetta alle scorribande saracene. Proprietà dei Normanni e degli Angioini, è stato il fulcro della baronia di Motta San Giovanni e Montebello. Distrutto nel 1459 dal duca Alfonso di
Calabria, alleato degli Aragonesi, definitivi vincitori della secolare guerra con gli
Angioini, ha vissuto per secoli nell’oblio.
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative tese a fare conoscere, al grande
pubblico, il monumento e a sollecitare interventi concreti di valorizzazione da parte
di Enti e Amministrazioni. Impegno ripagato prima dal FAI, che alla fortezza bizantina ha dedicato le sue giornate di primavera, e poi dal Touring Club, che le ha voluto dedicare la copertina della sua guida 2015.
Partiremo da Motta San Giovanni per dirigerci verso la Contrada Sarto, di grande interesse paesaggistico, nota anche per le cave da cui si estrae una roccia sedimentaria
calcarea, molto utilizzata nell’edilizia, denominata “Pietra di Lazzaro”.
Proseguiremo quindi verso Contrada S. Antonio, dove imboccheremo il sentiero panoramico che degrada fino alla fortezza di San Niceto.
L’escursione si concluderà alle cosiddette Case Catania, nei pressi di Paterriti, che
raggiungeremo percorrendo l’antico sentiero che, per secoli, è stata l’unica via di comunicazione tra la fortezza e il mare.
marzo
Domenica 22
30°
escursione
Passo della Limina – Mammola
conduttori: Nicola Casile – Nuccio Cama
impegno tecnico: medio
percorrenza: 10 km
tempo: 4 ore
quote: 813 - 260
difficoltà: E
rientro: ore 18.30
Il culto di San Nicodemo, monaco calabrese del X Secolo, è diffuso in tutta la Calabria, ma in particolare a Mammola, cittadina d’impianto medioevale adagiata nella Vallata del Torbido.
Il Santo, per sfuggire alle incursioni saracene, si rifugiò sul Monte Kellerano, sopra
Mammola, dove si dedicò alla preghiera e all’ascesi influenzando, con il passare del
tempo, la cultura, la pietà e il vivere civile del suo popolo.
Fondò un monastero, i cui resti sono ancora visibili, che ospitò numerosi monaci basiliani. Il luogo in cui viveva il Santo è stato meta di numerosi pellegrini che, provenienti principalmente da Mammola, percorrevano la via della Seja, antica e importante strada di collegamento tra lo Jonio e il Tirreno.
Oggi quella via è un sentiero del Parco Nazionale dell’Aspromonte, percorso dai devoti del Santo e da un numero sempre crescente di escursionisti.
30°
domenica 12
aprile
archeotrekking
con il FAI di Reggio Calabria
Gerace – Locri Antica
conduttori: Sandro Casile – Rocco
Gangemi
impegno tecnico: medio
percorrenza: 10 km
tempo: 4 ore
quote: 450 - 10
difficoltà: T/E
rientro: ore 19
I beni culturali, in una terra ricca di storia, dove si sono accavallati popoli e civiltà, sono un patrimonio da tutelare e conservare, ma soprattutto
da “spendere”, per garantire concrete ricadute economiche e sociali.
Che senso ha, infatti, avere il territorio disseminato di emergenze archeologiche, architettoniche, opere d’arte, fortificazioni, castelli e torri se, a causa della carente promozione o dello stato di abbandono in cui versano, nonostante i ripetuti interventi di
restauro, sono in pochi a conoscerne l’esistenza?
L’escursione avrà inizio con la visita guidata di Gerace, borgo medioevale tra i più
belli d’Italia, e si concluderà a Locri Epizefiri, città della Magna Grecia, con la visita
del museo, degli scavi e del “Casino Macrì”, che ospita i reperti del periodo romano.
aprile
sabato e domenica 25-26
30°
escursione
• Pantalica, Valle dell’Anapo
• Spisone – Taormina – Monte Veneretta
Un fine settimana per due
interessanti
escursioni.
Sabato, percorreremo la
Valle del mitologico Fiume
Anapo, all’interno della
Riserva Naturale che ospita
un acquedotto ipogeo, una
vecchia ferrovia dismessa e
la più grande necropoli rupestre d’Europa.
Domenica, partendo dal
mare di Spisone, saliremo a
Taormina e Castelmola prima di inerpicarci lungo il sentiero che ci porterà sul Monte
Veneretta, dalla cui sommità potremo ammirare un panorama che abbraccia tutta la
costa ionica, da Capo Alì fino a Capo Mulini, la valle dell’Alcantara e quella d’Agrò,
la dirimpettaia Calabria.
30°
maggio
venerdì, sabato e domenica 1-2-3
escursione
con il CAI di Foggia
Subappennino Dauno
"Montagne, montagne, montagne, io vi amo."
Questa dichiarazione d'amore, semplice e intensa, è di Pier Giorgio Frassati (19011925), il giovane torinese, beatificato nel 1990, che "amava la montagna e la sentiva
come una cosa grande, un mezzo di elevazione dello spirito, una palestra, dove si
tempra l'anima e il corpo".
In tutto il suo agire, e perciò anche nell’andare per i monti, Pier Giorgio ha sempre
manifestato la quotidiana ricerca di Dio: "Ogni giorno m'innamoro sempre più delle
montagne e vorrei, se i miei studi me lo permettessero, passare intere giornate sui
monti a contemplare in quell'aria pura la Grandezza del Creatore".
Una contemplazione arricchita dalla gioia per la compagnia degli amici e intensificata dal raggiungimento di vette sempre più alte: "Sempre desidero scalare i monti,
guadagnare le punte più ardite, provare quella gioia che solo in montagna si ha".
Pier Giorgio Frassati è stato socio del Club Alpino Italiano, per questo motivo, in
ogni regione italiana, il CAI gli ha dedicato un sentiero.
Percorreremo, con gli amici del CAI di Foggia, il Sentiero Frassati del Subappennino
Dauno, tra Roseto Valforte e Faeto.
maggio
domenica 10
30°
escursione
Pietra – Monte Mammicomito –Monte Stella – Stilo
conduttori: Enzo Spanò – Sandro Casile
percorrenza: 11 km
quote: 636 – 950 – 400 - 701
rientro: ore 19.30
impegno tecnico: medio
tempo: 5 ore
difficoltà: E
Nel VII secolo, monaci ed eremiti, provenienti da Oriente, trovarono rifugio nelle
montagne calabresi, dove condussero vita ascetica, tesa alla conquista della perfezione religiosa e della purezza dello spirito. Con il passare del tempo i monaci, interagendo con le popolazioni locali, trasferirono conoscenze ed elementi culturali grecoorientali che hanno profondamente segnato l’evoluzione dell’agricoltura, dei costumi,
della lingua, dei riti religiosi. Tra i secoli XI e XII costruirono chiese e monasteri, veri gioielli d’architettura, attorno ai quali sorsero spesso importanti nuclei abitati.
L’escursione si sviluppa tra la vallata del Precariti e quella dello Stilaro, ricche di testiminianze bizantine, come l’eremo di Monte Stella, la Cattolica di Stilo, San
Giovanni Therestis.
Partiremo dalla località Pietra per salire sul Monte Mammicomito, prima di giungere all’eremo di Monte Stella. Da Monte Stella, lungo un antico sentiero, scenderemo
a Pazzano, nei pressi della “fontana del minatore”, che evoca i tempi in cui il bacino
minerario dello Stilaro era il più importante del Regno delle Due Sicilie.
L’escursione si concluderà con l’ascensione al Monte Consolino, sulla cui sommità
veglia ancora il castello di Ruggero il Normanno.
La “Rosa dei Venti” di Montalto
Piani di Reggio, m.1272 slm, latitudine 38° 08’
09”, longitudine 15° 48’ 08”, ore 9 antimeridiane di giovedì 11 agosto 1994.
A sud ovest, in un cielo azzurro e sgombro di
nuvole, s’intravede l’AB 212 - Prora 706 del II
gruppo elicotteri della base Maristaeli di
Catania. Tocca alla Marina Militare, a riconferma del profondo legame tra l’Aspromonte e il
mare, il compito di prelevare la “Rosa dei
Venti”, oltre mille chilogrammi di pietra e bronzo, per adagiarla su Montalto, m.1956 s.l.m.,
vetta più alta dell’acrocoro.
Ai comandi il Capitano di Fregata Angelo
Libertucci, secondo pilota il Tenente di Vascello
Antonio Pollio. Antonio Roggio, capo di III
classe, Antonino Scollo e Tiziano Bertazzani,
equipaggio. Sono gli uomini che hanno pianificato l’operazione, estremamente complessa per
il peso del manufatto, per l’altitudine e soprattutto per la precisione richiesta nella fase di
messa a terra. I numerosi appassionati di montagna, convenuti per partecipare all’evento, assistono, dai margini della verde e assolata radura, agli ampi volteggi che
precedono l’atterraggio. La nuvola di polvere sollevata dai rotori non si è ancora
dissolta che già due uomini dell’equipaggio sono al lavoro.
Verificano l’imbracatura della “rosa”, sospesa alla gru del camion che ne ha curato il
trasporto fino ai Piani, e predispongono il necessario per l’aggancio all’elicottero.
S’imbarcano, intanto, i Soci del GEA che hanno il compito di coadiuvare l’equipaggio a Montalto. Pochi minuti di volo e poi, dolcemente, l’elicottero si posa accanto
alla statua del Cristo benedicente. Antonio Roggio, che coordina le operazioni a terra su Montalto, dà le ultime raccomandazioni mentre l’AB 212 si libra in volo per
andare a prelevare la “rosa”. A Montalto si vivono momenti di trepida attesa. 10 minuti, 12 minuti, 15 minuti.... poi, da sud-ovest, il rumore delle pale e l’inconfondibile sagoma della “rosa” saldamente agganciata e dondolante cinque metri sotto la
pancia dell’elicottero.
Cresce la tensione. Il fumogeno colorato indica al pilota la direzione del vento. I numerosi appassionati, saliti fino in cima, osservano con il fiato sospeso. Sandro
Casile, Ciccio Franco e Carmelo Catanoso, guantoni da lavoro e cuffie antirumore,
seguono, con sguardo attento l’elicottero che si avvicina.
Antonio Roggio, in costante contatto radio con l’aeromobile, ha il braccio destro alzato. Hanno a disposizione solo cinque minuti per posizionare correttamente la “rosa” e sanno che il margine di errore è di solo mezzo centimetro. L’elicottero, alleggerito anche del carburante per potere agevolmente e in sicurezza trasportare la “rosa”, ha un’autonomia limitata. Trascorsi i cinque minuti il Comandante sarà costretto, per motivi di sicurezza, a sganciare comunque.
Un’eventualità che vanificherebbe mesi e mesi d’intenso lavoro e che, in verità, nessuno ha mai voluto prendere in considerazione.
Non appena l’elicottero è sulla verticale della piastra sistemata a terra nei giorni precedenti, Antonio Roggio abbassa il braccio destro. E’ il segnale. Sandro, Ciccio,
Carmelo e lo stesso Antonio scattano verso la pietra che ondeggia a pochi centimetri
dal suolo. A soli sei metri sopra di loro l’elicottero manovra impercettibilmente.
Sono necessari undici interminabili secondi per sentire il sordo rumore delle due piastre (quella a terra munita di tirafondi e quella alla base del manufatto) venire perfettamente a contatto. La tensione accumulata si scarica in un urlo di gioia che accomuna tutti i presenti mentre l’AB 212, sganciata anche la speciale asta alla quale era agganciata la “rosa”, si allontana rapidamente, accompagnato da festosi saluti, e riprende la via del rientro alla base.
Il successivo 20 agosto, alla presenza del Ministro dell’Ambiente, di autorità religiose, civili e militari, appassionati di montagna e gitanti, il GEA affida la “Rosa dei
Venti” alla montagna.
Voluta, ideata e realizzata dal GEA, con il concreto sostegno dei Club Rotary e del
Lions Club di Reggio Calabria, che hanno entusiasticamente sposato l’iniziativa,
progettata dall’ing. Carmelo Catanoso, Socio del GEA, la Rosa dei Venti è composta da un basamento a forma di cono rovesciato, ricavato da un monoblocco in pietra di Lazzaro, alla cui sommità è sistemata la “rosa”, in fusione di bronzo, opera dello scultore Antonio Casillo.
La “rosa” consta di cinque cerchi concentrici che partendo dal centro, dove è la stella a trentadue punte, indicano rispettivamente le più importanti località
dell’Aspromonte, della Calabria, dell’area del Mediterraneo, dell’Europa e del
Mondo.
Strumento di orientamento per i numerosi escursionisti che percorrono i sentieri
d’Aspromonte vuole essere anche il simbolo di una montagna che attraverso i sentieri della ragione e della tolleranza, dell’operosità e dello sviluppo, si collega, idealmente, alle altre montagne d’Italia e d’Europa.
30°
maggio
domenica 24
escursione
Bova - Roghudi
conduttori: Nicola Casile – Nuccio Cama
percorrenza: 9 km
quote: 834 – 300 - 527
rientro: ore 20
impegno tecnico: elevato
tempo: 5 ore
difficoltà: EE
Classica escursione lungo uno dei tratti più interessanti del sentiero BovaDelianuova, riscoperto e “segnato” dal GEA nel 1993.
Gli abitanti di Delia, cittadina fondata da popolazioni di origine greca alla foce della
Fiumara San Pasquale, tra l'attuale Bova Marina e Palizzi, costretti dalle frequenti incursioni provenienti dal mare, risalirono i crinali aspromontani alla ricerca di luoghi
più sicuri e difendibili.
Molti di essi si stabilirono a Bova, altri si sparpagliarono sulla spalliera ionica
dell'Aspromonte, altri ancora lo valicarono per fondare, nei pressi di Pedavoli, l'antica Paracorio.
Oggi Pedavoli e Paracorio sono i due nuclei caratterizzanti Delianuova, importante
centro aspromontano a ridosso della Piana di Gioia Tauro.
Fino alla metà del XIX Secolo il sentiero tracciato dagli abitanti di Delia ha alimentato intensi scambi tra le popolazioni di Bova e Paracorio, legate da vincoli di affetto e fraternità che si cementavano in
occasione delle feste patronali dei
due paesi. I Bovesi andavano a
Paracorio in occasione della festa di
S. Domenica e i Paracorioti si recavano a Bova per festeggiare S. Leo.
Oggi l'antico sentiero, che anche
Norman Douglas, viaggiatore inglese, ha percorso e brevemente descritto nel suo "Old Calabria", non è
più percorso da pastori e muli, ma
rivive per gli appassionati di montagna e per gli escursionisti che, percorrendolo, assaporano il fascino
della storia intesa come traccia indelebile del cammino dell'uomo. E
intorno alla storia la magnifica
espressione della natura con le sue
forme, i suoi colori e i suoi sapori.
giugno
da sabato 30 maggio a martedì 2 giugno
30°
trekking
con il CAI
Sezione di Foggia
Sentiero del Brigante
Tra le svettanti cime dell’acrocoro aspromontano e le Serre vibonesi, lungo la linea
di crinale, si sviluppa, in un alternarsi di aspetti naturali e ambientali, e di emergenze storico-antropologiche, un sentiero per escursionisti di oltre cento chilometri.
È il “Sentiero del Brigante”, individuato e “segnato” dal GEA alla fine degli anni ottanta dello scorso secolo.
Parte da Gambarie e si conclude a Serra San Bruno e Stilo, dopo essersi biforcato
presso la Ferdinandea, ex dimora di caccia di Caccia di Ferdinando II di Borbone.
Già dal nome, il “Sentiero del Brigante” è evocativo, e lo diviene maggiormente
quando, per interesse o semplice curiosità, si approfondiscono le ragioni di tale denominazione.
Partendo dal centro dell’Aspromonte e dirigendosi, a nord, verso le Serre, un susseguirsi di designazioni toponomastiche raccontano di ribelli e briganti che, in varie
epoche storiche, hanno percorso queste montagne e in esse hanno trovato rifugio.
Oltre ai toponimi, anche i racconti, le leggende e numerosi documenti d’archivio
parlano di briganti, talvolta temuti, altre volte protetti, considerati eroi, giustizieri,
raramente criminali.
Camminare lungo questo sentiero significa, dunque, camminare “sulle tracce dei briganti”. Questa suggestione fa del “Sentiero del Brigante” un sentiero tematico, e come tale il sentiero è classificato dall’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte nel suo
Piano del Parco.
Percorreremo i tratti più
significativi del sentiero
con gli amici del Club
Alpino di Foggia e avremo l’occasione di testare
la rete di accoglienza, fatta di rifugi, strutture agrituristiche, alberghi, che
contribuisce a fare del
“Sentiero del Brigante”
un asse viario strategico
per lo sviluppo sociale ed
economico delle aree
montane
interessate.
30°
giugno
domenica 14
escursione
Samo – Precacore – Fiumara La Verde – Samo
conduttori: Enzo Spanò – Enzo Spanò J.
percorrenza: 15 km
quote: 300 – 670 - 120
rientro: ore 20
impegno tecnico: medio
tempo: 6 ore
difficoltà: E
Il territorio di Samo, l’antica Precacore, paese d’origine greca a 200 metri s.l.m., si
estende fino alla cima di Montalto, raggiungibile esclusivamente a piedi lungo l’antico sentiero che si snoda tra Monte Jofri, Monte Perre, Puntone Galera e Croce di
Dio sia Lodato.
La Fiumara La Verde, che nel suo alto corso prende il nome di Aposcipo, segna, a
Sud, il confine con il territorio di Africo.
L’escursione si sviluppa, nel primo tratto, lungo il sentiero Samo-Montalto che si lascia, nei pressi del Puntone d’Arcà, per scendere al Passo della Trunca, sulla Fiumara
La Verde.
Si segue quindi il letto della fiumara che, nei pressi di Samo, scorre in una pittoresca
gola.
domenica 28
escursione
Nardello – Lago della fiumara Menta – Diga sul Menta
conduttori: Antonio Morabito – Enzo Spanò J.
percorrenza: 15 km
quote: 1753 – 1400 - 1750
rientro: ore 20
impegno tecnico: medio
tempo: 6 ore
difficoltà: E
Dopo oltre quarant’anni di lavori e polemiche, l’invaso generato dalla diga sulla fiumara Menta si è riempito, grazie all’apporto d’acqua della stessa fiumara Menta e
della fiumara La Placa.
Attorno al lago, che s’incunea per circa due chilometri tra le montagne, il paesaggio
appare radicalmente modificato e alla ricerca di un nuovo equilibrio, che sarà determinato, col tempo, dal microclima generato dalla massa d’acqua dell’invaso.
Partiremo dalla Contrada Nardello II per seguire il sentiero che scende fino al lago.
Percorreremo, in tutta la sua estensione, la stradina circumlacuale prima di imboccare il sentiero che sale fino alla Contrada Nardello I, nei pressi della ormai dismessa
Base Militare Statunitense
luglio
sabato e domenica 4-5
30°
trekking
Parco Nazionale del Pollino
“Wilderness, termine anglosassone letteralmente intraducibile, identifica più un concetto che un semplice spazio fisico; l’espressione “natura selvaggia”, con cui generalmente viene tradotto, ne limita i numerosi contenuti ma soprattutto ne mortifica il
profondo significato.
Un territorio naturale e selvaggio è, infatti, solo una parte dell’insieme dei fattori che
costituiscono il concetto di Wilderness; geograficamente questo termine identifica
ambienti non intaccati dalla presenza di segni e rumori dell’attività umana, spiritualmente esprime il superbo gioco interiore di sensazioni, emozioni e sentimenti che
quegli ambienti suscitano nell’animo.
Wilderness è spazi fisici, condizioni ambientali e predisposizione d’animo adatti a
percepire e comprendere le forze pure che agiscono in natura e ad avere con esse un
rapporto emotivo intenso e profondo.”
Così nel libro “Pollino – Viaggio interiore in una realtà irreale: la wilderness de
Pollino” (Maria Adda Editore, Bari 1984).
In questa Wilderness trascorreremo due giorni, muovendoci tra i Monti Pollino e
Dolcedorme, la Grande Porta del Pollino e Serra del Prete, Serra di Crispo e Serra
delle Ciavole.
30°
luglio
domenica 19
escursione
Cascate dell’Amendolea
conduttori: Nuccio Cama – Sandro Casile
percorrenza: 7 km
quote: 1425 – 1167 - 1525
rientro: ore 19
impegno tecnico: elevato
tempo: 4 ore
difficoltà: EE
Alcuni le definiscono cascate del Menta, molti le conoscono come cascate Maisano.
In effetti, le spettacolari cascate a valle della diga sulla Fiumara Menta, alimentate
dalle acque della Fiumara Amendolea, non hanno mai avuto un nome, così come
gran parte dei numerosi salti d’acqua che arricchiscono di suggestioni gli innumerevoli corsi d’acqua d’Aspromonte.
Per la loro impraticabilità, i salti d’acqua erano ininfluenti per l’articolata economia
di montagna e per il sistema viario e abitativo che, da sempre, si è sviluppato lungo
linee di crinale e di mezza costa.
E’ questo il motivo per cui gli abitanti della montagna si disinteressarono alle
cascate definendole genericamente “schicciu”, schizzo.
La nostra escursione avrà inizio
alla sommità della diga.
Scenderemo a valle, lungo la
strada di servizio, fino al punto in
cui le acque della Fiumara Menta
confluiscono nella Fiumara
Amendolea.
Seguiremo il sentiero che ci porterà in vista delle cascate, prima,
e ai piedi delle stesse poi.
Proseguiremo per alcune
centinaia di metri lungo il letto
dell’Amendolea, seguendo il corso dell’acqua, fino a quando, con
alcuni passaggi spettacolari ma
non pericolosi, ci troveremo nei
pressi di un piccolo canyon nel
quale di riversa una piccola
cascata.
Imboccheremo il sentiero, appena
accennato, che risale il crinale fino a immettersi nella strada sterrata che ci condurrà, in breve temo, alla diga.
luglio
domenica 26
30°
escursione
Cropanelli – Pietra Cappa- Pietra Lunga
conduttori: Enzo Spanò – Enzo Spanò J.
percorrenza: 10 km
quote: 1320 - 675 - 835
rientro: ore 19.30
impegno tecnico: medio
tempo: 5 ore
difficoltà: E
“Contornati da timpe e da calanchi, da frane e smottamenti, giganti d’arenaria dalle
forme bizzarre e lunari dominano l’Aspromonte orientale in uno scenario da primordi del pianeta.
Essi recano nomi straordinari, Pietra Cappa, Pietra di Febo, Prache di Sansone,
Sedia, Rocche di S. Pietro, Pietra Castello, Serro Papà, Bombile, Kau e, pur animati
da infiniti occhi ed anfratti creati nei millenni dagli elementi naturali e dall’uomo
stesso, restano ancora non domati, isole di indifferenza geologica e di minerale testardaggine, insensibili agli eventi diacronici e alle mutazioni che hanno più volte rimaneggiato le adiacenze declivi e le flore sovraimposte.
Questa parte della montagna ha il potere di sottometterti e di incuterti rispetto senz’altri segni esteriori che non siano gli sconfinati silenzi di cui si circonda e le positure regali e ieratiche dei profili denudati dei suoi monoliti.”
Così il compianto Domenico Raso, poeta del territorio, raccontava e dava valenza
metafisica ai paesaggi d’Aspromonte.
Partiremo dalla località Cropanelli e scenderemo a valle fino al monolite di Pietra
Cappa. Imboccheremo quindi il sentiero che, dopo una sosta presso i ruderi del vecchio convento di S. Giorgio, ci porterà, in salita, a Pietra Lunga.
30°
agosto
sabato 8
escursione notturna
Melia di Scilla – Aquile – Monte Scrisi – Cannitello
conduttori: Antonio Morabito – Nicola Casile
impegno tecnico: medio
percorrenza: 15 km
tempo: 6 ore
quote: 645 - 0
difficoltà: E
rientro: al mattino
La Costa Viola e le sue alture, da Palmi
fino a Scilla e Cannitello, rappresentano
un inestimabile patrimonio naturale, ambientale e culturale. Un patrimonio misconosciuto, mai tutelato e valorizzato, ma aggredito e depauperato, giorno dopo giorno,
da amministratori incapaci e senza idee e da cittadini che antepongono sempre l’interesse particolare a quello della collettività.
Cammineremo di notte, lungo sentieri e strade che si affacciano sulla costa offrendo
indimenticabili scorci panoramici.
L’escursione si concluderà con un bagno tonificante nel mare di Cannitello.
settembre
Domenica 6
30°
arkeotrekking
con il FAI di Reggio Calabria
Monasterace Superiore – Kaulon
conduttori: Sandro Casile – Rocco Gangemi
impegno tecnico: trascurabile
percorrenza: 4 km
tempo: 2 ore
quote: 138 - 0
difficoltà: T
rientro: ore 19
Qualcuno ha detto che il castello di Monasterace
Superiore, di origine bizantino-normanna, è l’unico castello democratico al mondo essendo abitato, laddove non è stato rimaneggiato
da crolli o espoliazioni, da famiglie comuni che, con ristrutturazioni e rifacimenti, ne
hanno modificato l’aspetto, senza alcun criterio di restauro e conservazione, bensì di
praticità e vivibilità.
L’escursione, breve ma intensa, avrà inizio al castello di Monasterace e si concluderà sulle rive del mare Jonio, nei pressi di Punta Stilo, tra le rovine di Kaulon, colonia
della Magna Grecia.
Venuta alla luce grazie all’archeologo Paolo Orsi che, nel 1890, ritrovò i resti monumentali del grande tempio dorico, l’antica Kaulon sta restituendo, grazie alle numerose campagne di scavo, preziosi reperti che testimoniano lo splendore del periodo
Magno-Greco.
All’escursione parteciperanno guide specializzate che illustreranno i siti che andremo a visitare.
30°
settembre
domenica 20
escursione
Serro Juncari – Samo
conduttori: Enzo Spanò J. – Antonio Morabito
impegno tecnico: impegnativo
percorrenza: 20 km
tempo: 7/8 ore
quote: 1720 - 300
difficoltà: EE
rientro: ore 21
Escursione impegnativa lungo il sentiero
Samo-Montalto, individuato e tracciato dal
GEA nel 1994 in occasione della posa in opera della Rosa dei Venti su Montalto, vetta d’Aspromonte.
Seguiremo la linea di crinale, lungo il taglio di Pollia, fino a Croce di Dio sia Lodato,
punto panoramico dal quale, oltre alla costa ionica, si intravedono le cascate del
Ferraina, conosciute come Forgiarelle.
Proseguiremo quindi per Puntone Galera e percorreremo lo spettacolare sentiero,
scavato nella roccia, alle pendici di Monte Perre.
Superato il Casello Forestale di Varì e aggirato Monte Jofri, raggiungeremo il
Puntone d’Arcà e proseguiremo fino a Precacore, l’antica Samo. Da qui scenderemo
al centro abitato di Samo.
ottobre
domenica 4
30°
escursione
Montalto – Polsi
conduttori: Nicola Casile – Enzo Spanò J.
impegno tecnico: medio
percorrenza: 7 km
tempo: 5 ore
quote: 1800 – 1956 - 860
difficoltà: E
rientro: ore 20
La leggenda vuole che un pastorello, di
nome Italiano, vagando alla ricerca di un
toro smarritosi nei boschi, lo rintracciò
nell’alta valle della Fiumara Bonamico,
sotto Montalto.
Il toro era intento a dissotterrare una
Croce di ferro e, accanto a lui, apparve la
Beata Vergine col Bambino che, rivolgendosi al pastorello, espresse il desiderio di vedere realizzata, in quel posto,
una chiesa che divenisse luogo di preghiera per gli abitanti della montagna.
Da allora il Santuario di Polsi, o della Madonna della Montagna, richiama pellegrini
provenienti da ogni parte della Calabria e della vicina Sicilia che, fino a non molti
anni fa, vi giungevano a piedi, lungo i numerosi sentieri che, valicando le montagne,
confluivano a Polsi.
Edward Lear, viaggiatore del Grand Tour, autore del libro “Diario di un viaggio a
piedi”, descrisse così il suo arrivo a Polsi: “ Un susseguirsi di alberi dallo splendido
fogliame, con verdi radure: enormi macchie di castagni in basso, lecci e roveri subito sopra e, più in alto di tutti, i pini… Tutt’intorno, in ogni direzione, è una distesa di
boschi e montagne senza soluzione di continuità. Austera solitudine e mistico isolamento regnano sovrani”.
L’escursione, dopo una disgressione su Montalto, si svilupperà lungo il sentiero privilegiato dai pellegrini provenienti da Reggio e dai paesi circostanti, com’è testimoniato dal toponimo Piano dei Riggitani, il pianoro dove si passava la notte prima di
scendere, di buon’ora, fino a Santuario.
30°
ottobre
Domenica 11
Giornata Nazionale del Camminare
Promossa da Federtrek, la giornata nazionale del camminare, giunta alla quarta edizione, si pone l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e le istituzioni su temi oggi fondamentali, quali la qualità della vita nel territorio urbano, la riduzione delle emissioni inquinanti e una rinnovata consapevolezza della necessità di tornare a prendersi
cura delle nostre piccole o grandi città.
Questi obiettivi si possano ottenere anche attraverso la promozione del camminare,
un gesto naturale e spontaneo in grado di apportare benefici psico-fisici alla salute
delle persone e all’ambiente.
Camminare permette, inoltre, di riscoprire e valorizzare le bellezze delle nostre città, dei centri e dei borghi storici, con i loro monumenti celebri, ma anche con gli angoli più suggestivi e nascosti.
Aiuta a rinnovare un legame affettivo e di appartenenza con il tessuto urbano e sociale.
Domenica 18
escursione
Piano Melia – Pietra Tagliata – Fiumara del Cervo – Piano Melia
conduttori: Enzo Spanò J. – Antonio Morabito
percorrenza: 10 km
quote: 1350 – 1700 – 1583 - 1350
rientro: ore 18.30
Un’escursione d’alta quota tra
boschi, radure, corsi d’acqua e
cascate.
Partiremo dal Piano Melia per
seguire il sentiero che s’inerpica verso il Serro di Pietra
Tagliata dove intercetta il sentiero Bova-Delianuova.
Seguiremo quest’ultimo fin
poco oltre l’Acqua Selvaggia,
prima di cominciare la discesa
verso il Puntone dell’Albara.
Da qui ritorneremo al punto di
partenza.
impegno tecnico: medio
tempo: 4 ore
difficoltà: E
30°
ottobre
domenica 25
archeotrekking
con il FAI di Reggio Calabria
Brancaleone Superiore - S. Maria dei Tridetti – Rocca Armena
conduttori: Sandro Casile – Rocco Gangemi
impegno tecnico: medio
percorrenza: 11 km
tempo: 5 ore
quote: 300 – 160 - 125
difficoltà: E
rientro: ore 19
Le origini di Brancaleone Superiore
sono incerte, così come quelle del suo
nome. Per alcuni il primo nucleo abitativo, detto Sperlinga o Sperlonga, risale al VI – VII secolo, grazie alla presenza di
monaci basiliani che abitavano in chiese-grotte. Per altri, invece, il paese è stato fondato, intorno al 1300, da una famiglia, originaria della Francia, di nome
Brancaleone.
La presenza di numerose grotte affrescate e in particolare di una chiesa-grotta, ben
conservata, con pilastro centrale, resti di un altare a oriente e una croce graffita, fanno ritenere che il luogo sia stato abitato, ben prima dell’anno mille, da monaci basiliani che hanno contribuito, in modo profondo, ad arricchire la civiltà locale di nuovi elementi culturali provenienti dal mondo greco-orientale.
L’escursione avrà inizio con una breve passeggiata tra i ruderi del paese, caratterizzato da abitazioni dirute, resti del castello, cisterne e grotte.
Ci incammineremo quindi verso la chiesa di Santa Maria dei Tridetti, gioiello dell’architettura bizantina, con pianta basilicale a tre navate e con tre absidi.
Concluderemo l’escursione a Bruzzano Antica, con il borgo settecentesco, l’arco
trionfale dei Carafa e i resti del castello, appollaiato sulla Rocca Armena.
All’escursione parteciperanno guide specializzate che illustreranno i siti che andremo a visitare.
30°
novembre
Domenica 8
escursione
Sentiero Azzurro
conduttori: Antonio Morabito – Sandro Casile
percorrenza: 12 km
quote: 1314 – 1800 - 1314
rientro: ore 18
impegno tecnico: medio
tempo: 5 ore
difficoltà: E
Nel 1985, appena costituitosi, il GEA ha elaborato un progetto culturale e operativo
che si è sviluppato lungo due direttrici: quella della rivalutazione dell’Aspromonte,
della sua immagine e della sua cultura, e quella della promozione delle risorse naturali e ambientali, attraverso l’individuazione e realizzazione di itinerari per escursionisti.
Nell’agosto del 1988, il GEA ha affidato alla collettività, agli escursionisti, appassionati di montagna e turisti, la rete di itinerari per escursionisti del comprensorio di
Gambarie. Cinque sentieri, il cui nome è mutuato dal colore dei segnavia, che hanno
rappresentato, nel campo della sentieristica, la prima esperienza organica del sud
d’Italia. Tra questi il Sentiero Azzurro che ha inizio a Gambarie e, attraverso i Piani
Quarti, i Monumenti Nino Martino e Monte Scirocco, riconduce a Gambarie.
Domenica 22
escursione
Carmelia – Monte Fistocchio – Croce Toppa
conduttori: Sandro Casile – Enzo Spanò
percorrenza: 10 km
quote: 1300 – 1568 - 1200
rientro: ore 18.30
impegno tecnico: medio
tempo: 5 ore
difficoltà: E
Escursione d’alta quota, nella natura incontaminata, lungo sentieri percorsi da sempre da pastori e pellegrini. L’escursione ha inizio a Carmelia. Percorreremo un tratto
del “Sentiero del Brigante”, fino alla Portella Mastrangelo, prima di inerpicarci su
Monte Fistocchio, dalla cui cima potremo godere d’indimenticabili scorci panoramici sullo Jonio e sul Tirreno. Gli evidenti resti in pietra di un antico manufatto, sulla
parte sommitale della montagna, fanno ritenere che il sito abbia ospitato una postazione militare di avvistamento e controllo del territorio.
Ritorneremo quindi sul “Sentiero del Brigante” per percorrerlo fino alla “Croce
Toppa”, una croce di ferro, di piccole dimensioni, posta in quel luogo, secondo la
leggenda, in memoria di un pellegrino morto lungo la strada per Polsi.
Di recente, accanto alla croce preesistente, ne è stata aggiunta un’altra, poco più
grande e di migliore fattura, con ai piedi l’epitaffio “A San Toppa, sacrificatosi per il
prossimo”. Ci sembra poco credibile.
dicembre
Domenica 6
30°
archeotrekking
Con il FAI di Reggio Calabria
Palmi – Tauriana
conduttori: Sandro Casile – Rocco Gangemi
percorrenza: 9 km
quote: 150 - 76
rientro: ore 17.30
impegno tecnico: medio
tempo: 4 ore
difficoltà: T/E
Il centro storico di Palmi è adagiato su un terrazzamento, a quota 224 metri s.l.m.,
che degrada rapidamente verso il mare tramite un articolato sistema di falesie e scogliere, tra le quali sono incastonate incantevoli spiagge e cale.
Poco più a nord un terrazzamento meno esteso, a circa 100 m. s.l.m., custodisce i resti di antichi insediamenti che si sono succeduti a partire dal secondo millennio a.C.
e fino in epoca romana. I resti di Tauriana.
L’escursione ha inizio a Capo Barbi, dove inizia la Costa Viola. Si sviluppa, lungo
stradine e sentieri, a ridosso della costa, lambendo la caletta di Rovaglioso, una delle spiagge più belle d’Italia, nei cui pressi, secondo la leggenda, sorgeva l’antica città denominata Porto di Oreste.
Alla Petrosa visiteremo la casa di Leonida Repaci e alcune grotte, utilizzate dall’uomo fin da tempi remoti. Vedremo dall’alto lo Scoglio Trachini, quello dell’Ulivo e la
Baia della Tonnara, prima di visitare Tauriana e la chiesetta bizantina di San Fantino.
All’escursione parteciperanno guide specializzate che illustreranno i siti che andremo a visitare.
30°
dicembre
Domenica 20
Escursione
Portigliola – Condoianni – Bombile – Ardore
conduttori: Enzo Spanò – Nicola Casile
percorrenza: 11 km
quote: 100 – 60 – 200 – 40 - 260
rientro: ore 18.30
impegno tecnico: medio
tempo: 5 ore
difficoltà: E
Rivitalizzare gli antichi borghi, disseminati sulle alture, drammaticamente spopolati,
sempre più distanti da qualsiasi circuito turistico e culturale, è l’obiettivo che dovrebbe perseguire chi ha il potere e la responsabilità di garantire, al territorio amministrato, accettabili condizioni di vita prima, e occasioni di crescita economica e sociale poi.
L’escursione si sviluppa tra le colline a ridosso dell’alto Jonio reggino, lungo sentieri, strade sterrate e, inevitabilmente brevi tratti di asfalto, che collegano i quattro antichi borghi. Scopriremo aspetti naturali, paesaggistici, storici e antropologici mai
considerati e valorizzati.
Domenica 27
Monte Scirocco
Conduttori: i Soci del GEA
Breve escursione sul Monte
Scirocco, lungo l’itinerario
suggerito dalle condizioni
meteo e dall’innevamento,
per ritrovarci alla stele del
GEA, posta in opera nella
radura in cui, il 28 dicembre
1985, è stata costituita
l’Associazione.
Il momento conviviale sarà
l’occasione per ripercorrere
le tappe più importanti della
nostra storia trentennale e
per rinnovare l’impegno a
favore
dell’Aspromonte.
escursione
pranzo degli auguri