GEA programma 2006 - Gruppo Escursionisti d`Aspromonte
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GEA programma 2006 - Gruppo Escursionisti d`Aspromonte
Introduzione al programma 30° Attraversiamo spazi fisici e confini mentali, viaggiamo dentro il pensiero ed esploriamo la fatica e lo stupore di visioni e dei cieli contratti al suolo di questa nostra terra d’Aspromonte che ci ispira e ci muove come un’avvincente Musa. Misuriamo il tempo e percepiamo l’aria che segna il respiro e segue il passo fino alla vetta. Dire del paesaggio aspromontano è come raccontare di un emozione che si forma poco per volta, perché si compone dei suoi pezzi e delle sue vedute come in una lenta apparizione dettata da un’estasi narrativa. Si pensa alla fatica di una umanità in cammino, di un popolo alla ricerca di quell’elevazione delle proprie capacità fisiche e intellettuali, all’ascesi delle quote più alte. Riscopriamo così, nel programma delle escursioni in calendario nell’anno 2015, e ancora una volta, un viaggio fatto di mete preziose e necessarie ad aprire ed estendere la sensazione di quella vasta natura che ci anima e ci sostiene nella nostra esperienza. È un cammino circolare e lineare, dallo Ionio al Tirreno, dall’Aspromonte alle Alpi, che ci consegna alla montagna, alle sue leggi ed alle sue vedute. Auguriamoci nuovi sentieri e altri confini da superare tra cieli illuminati e terre colorate, tra asciutti fiumi e dirompenti sorgenti; avremo confortanti soste e saliremo insieme alla meta. Così, strada facendo, elaboreremo la metafora del cammino, la vicenda e le ansie di questa nostra montagna, di questo paesaggio e della sua storia. Giuseppe Bombino Presidente del Parco Nazionale d’Aspromonte 30° Introduzione al programma La nascita del Gruppo Escursionisti d’Aspromonte, avvenuta 30 anni fa, per le sue modalità riflette pienamente il senso del percorso che accomuna tanti liberi individui in questo mondo, tutti uniti dalla passione di camminare e, allo stesso tempo, consultare il grande libro della natura e della vita. Il 28 dicembre del 1985, diciotto amici, seduti a semicerchio su monte Scirocco, manifestano l’interesse di costituire un’associazione e dichiarano gli articoli dello statuto come se fossero le frasi di un giuramento o di una promessa. È vero, percorrere lentamente a piedi il territorio che ci circonda ci riporta a una scala di valori, antichi ma ancora attuali, percepibili solo con il contatto diretto senza alcun elemento di velocità e di mezzi che farebbero in ogni caso svanire quelle impalpabili sensazioni di cui la biodiversità e i paesaggi dell’Aspromonte sono ricchi. Davanti a me ho l’elenco dei 25 percorsi messi in programma dall’associazione per quest’anno, con immediatezza riesco a cogliere l’amore per la ricerca e la forte curiosità del Gruppo di spaziare dall’Aspromonte al resto della Calabria e anche oltre, non alla ricerca di mete note e conosciute, ma di luoghi dimenticati e marginali, capaci però di suscitare in noi grandi emozioni, cercando anche di avvicinare altri individui, iniziandoli a questa grande avventura di comunità e solidarietà. Il percorso circolare delle cascate del Menta, scoperto insieme agli agenti del Corpo Forestale dello Stato, luogo privilegiato di osservazione e coordinamento, durante il devastante incendio del 2012; Precacore e le alture ricche di resti di antiche fortificazioni, attorno a Samo e alla fiumara Laverda, porte naturali di accesso ai sentieri che portano alle terre alte dell’Aspromonte; l’avvicinamento al Santuario di Polsi da Montalto, che diventa quasi una discesa nel ventre della madre terra; e tante altre suggestioni evocate dai numerosi itinerari che compongono il ricco programma delle attività del GEA. Il Parco nazionale dell’Aspromonte per il gruppo escursionista diventa il luogo privilegiato dove avviene quasi un’ascesi con le origini della vita, allo stesso modo di un santuario nella natura. Mi sovviene una grande emozione: ho le “chiavi”, la cura e la responsabilità di mantenere questo luogo il più possibile integro e fruibile per loro e le generazioni che seguiranno. Un ruolo e una consapevolezza che comunico ogni giorno, anzi ci comunichiamo ogni giorno, con tutto il personale dell’Ente e con il nostro Presidente. Tommaso Tedesco Direttore dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte Introduzione al programma 30° Trent’anni! Sono trascorsi trent’anni da quando, giovani e sognatori, con lo spirito del pellegrino e la determinazione del pioniere, siamo partiti da Monte Scirocco per intraprendere il “cammino” nel corpo e nell’anima dell’Aspromonte, la montagna dei sequestri, il demone da distruggere. Così, in quegli anni, la definivano i mass-media che hanno preferito trattare l’odioso fenomeno dei sequestri di persona con slogan, semplificazioni e mistificazioni, piuttosto che noiose e impegnative analisi dei fenomeni e delle loro cause. Anche l’iconografia, coerente al messaggio, proponeva, all’Italia e al mondo, un Aspromonte brullo, impraticabile, desolato, costellato di fatiscenti casolari, abitato da un popolo incivile e selvaggio. Un marchio sinistro per un’intera montagna e un intero popolo. Una condanna senza appello. Nelle tasche dello zaino, pesante per i materiali utili e indispensabili, abbiamo riposto bussola e carte topografiche, e con esse insegnamenti, conoscenze, entusiasmo e spirito di servizio, maturati negli anni di vita scout. Eravamo consci delle contraddizioni e del malessere sociale che attraversavano l’intero Aspromonte, sapevamo che, da qualche parte, la montagna nascondeva uomini e donne private della libertà, ma non ci siamo fermati. Abbiamo girovagato, lungo itinerari e luoghi allora sconosciuti, con un preciso obiettivo: capire, conoscere, tutelare e promuovere la nostra montagna. Siamo felici per averlo fatto e per avere avuto tanti indimenticabili compagni di viaggio. Siamo felici per avere avuto la forza di contrastare chi, pur dichiarando gli stessi obiettivi, ha, in tutti i modi, tentato di negare la nostra legittimazione a operare per lo sviluppo sociale ed economico dell’estrema montagna meridionale. Oggi l’Aspromonte, non più luogo di sequestri né demone da distruggere, è un Parco Nazionale, un’isola verde nel Mediterraneo, l’ultima frontiera dell’escursionismo continentale. Grazie anche e soprattutto al GEA, che è stato precursore nell’ideazione e nella realizzazione, l’Aspromonte è attraversato da numerosi sentieri che ricostruiscono il paesaggio rurale e montano e offrono una nuova interpretazione culturale dell’Aspromonte. Su quei sentieri ci ritroveremo anche quest’anno, il trentesimo, con lo spirito e la determinazione di sempre. Non ci siamo mai fermati, nessuna sosta per noi, ma strada, ancora strada e “il cammino” sempre da ricominciare, per nuovi obiettivi e nuove sfide. Sandro Casile Presidente del GEA 30° notizie utili e norme per la partecipazione Alle escursioni e alle attività sociali, non aperte al pubblico, possono partecipare, di norma, i soli Soci del G.E.A. È prevista, tuttavia, la possibilità, per chi non è Socio, di partecipare a non più di due escursioni nella qualità di ospite. Si conviene che, salva diversa indicazione, la partenza per le escursioni, che hanno inizio e si concludono nella stessa giornata, è fissata per le ore 8 da piazza Castello. Il trasferimento per e dalla località prescelta per l’escursione avviene, generalmente, con le autovetture dei Soci. In caso di trasporto collettivo è richiesta la prenotazione e il versamento della quota (non rimborsabile) entro i termini specificati nel programma. Per le escursioni di due o più giorni, che richiedono una più complessa organizzazione, gli orari, le modalità di partecipazione, le quote di adesione e quant’altro necessario saranno comunicati, tempo per tempo. La Sede sociale è aperta il martedì e il venerdì, esclusi i festivi, dalle ore 19 alle 21. Il venerdì antecedente l’escursione sarà data una puntuale informativa sull’itinerario prescelto, sulle difficoltà e sui tempi di percorrenza e, in quella occasione, saranno raccolte le adesioni e formati gli equipaggi. Si richiede la massima puntualità. Si fa presente che il GEA - Gruppo Escursionisti d’Aspromonte - ed i suoi organizzatori non si assumono alcuna responsabilità per incidenti a persone o cose che si verificassero in occasione delle attività. note tecniche 30° Per partecipare alle escursioni non sono richieste particolari doti fisiche né specifiche conoscenze: è sufficiente il desiderio di camminare, di conoscere e di socializzare in un ambiente a volte difficile e mai ostile. Le note tecniche a corredo di ogni escursione altro non sono che indicatori utili per valutare preventivamente la propria attitudine a parteciparvi, avendo sempre presente che anche la più semplice delle escursioni potrebbe contemplare passaggi o brevi tratti che richiedono un particolare impegno tecnico. Per questo motivo è data facoltà al conduttore, qualora lo ritenga opportuno, di variare l'itinerario in corso di svolgimento ed eventualmente di sospendere l'escursione stessa. L'impegno tecnico, in relazione all'ambiente in cui ci si muove, potrà essere trascurabile, medio, elevato. L'andamento altimetrico, sintetizzato con l’indicazione di due o più quote, offre la possibilità di una più completa valutazione dell'itinerario. La percorrenza indica approssimativamente i chilometri da percorrere. Il tempo indica le ore di marcia effettive, escluse le soste. Da questi indicatori discende il grado di difficoltà che può essere: T - Turistico: itinerario che segue strade sterrate, mulattiere e comodi sentieri ben segnalati. Non richiede particolare impegno fisico. E - Escursionistico: itinerario che si sviluppa lungo sentieri segnalati e non, con possibilità di passaggi esposti e andamento altimetrico irregolare. Richiede impegno fisico medio. EE - Escursionistico, impegnativo: itinerario che si sviluppa prevalentemente lungo sentieri non segnalati, caratterizzati da fitta vegetazione, con attraversamento di canaloni e passaggi esposti privi di protezione e/o itinerari con lunghe percorrenze. Richiede buona esperienza e adeguata preparazione fisica. 30° equipaggiamento Capita spesso che qualche Socio, nel corso della riunione del venerdì, quando si illustra e si discute dell’escursione della domenica successiva, esprima perplessità sulla sua partecipazione. Le previsioni del tempo, dice, volgono al peggio. Il commento è sempre lo stesso: “non è una questione di tempo, ma di equipaggiamento”. Vediamo dunque quale deve essere l’equipaggiamento per un buon escursionista: il maglione, la giacca impermeabile, la borraccia, la torcia elettrica, un antistaminico e alimenti ad alto contenuto calorico devono sempre trovare posto nello zaino. Le calzature devono essere solide, alte e con la suola di gomma. Il bastone da montagna è sempre utile così come potrebbe rivelarsi utile un ricambio: il tempo, in montagna, muta con estrema rapidità anche nella stagione estiva. Indispensabile è il sacchetto per i rifiuti: un buon escursionista non lascia mai i segni del suo passaggio. gennaio domenica 11 30° escursione Pentedattilo – Rocche di S. Lena – Montebello –Pentedattilo conduttori: Enzo Spanò J. – Antonio Morabito impegno tecnico: medio percorrenza: 9 km tempo: 5 ore quote: 350 – 670 - 300 difficoltà: E rientro: ore 17.30 Incastonato nel palmo di una gigantesca mano di arenaria, Pentedattilo, con la sua architettura spontanea, le sue viuzze, i suoi panorami e il suo silenzio, suscita nel visitatore emozioni che si rinnovano, sempre diverse, secondo il tempo atmosferico, la stagione e l’ora. E’ un dipinto, realizzato su uno spazio naturalistico d’eccezione, ricco di luci e ombre, di suggestioni che diventano inquietudine quando, al tramonto, la grande mano trascolora fino a tingersi di un rosso sempre più cupo, un rosso sangue. Si avverte allora il soffio del vento che, modulato dai ruderi del castello, racconta al visitatore di un tragico amore, non corrisposto, culminato con una cruenta strage, la strage degli Alberti. Era la notte del 16 aprile del 1686. Il nobile Bernardino Abenavoli di Montebello, perdutamente innamorato della Marchesina Antonietta Alberti, sorella di Lorenzo, signore di Pentedattilo, aveva saputo che Antonietta si era fidanzata col figlio del Viceré di Spagna. Una notizia insopportabile per Bernardino che organizza una spedizione per rapire la bella Antonietta. I suoi sgherri, grazie alla complicità di tale Giuseppe Scrufari, che, nottetempo, ha aperto il portone del castello, fanno irruzione nel maniero e rapiscono Antonietta, dopo avere ucciso Lorenzo, il fratello di appena nove anni, e altri sedici uomini. Dopo qualche giorno Bernardino sposa Antonietta ma deve presto fuggire per l’arrivo di una squadra armata, proveniente da Reggio, che cattura gli autori della strage, li decapita ed espone le loro teste sui merli del castello. Antonietta è libera e il matrimonio annullato. Bernardino non tornerà mai più a Montebello e perderà la vita in combattimento. L’escursione ci porterà sui luoghi che furono teatro della vicenda degli Alberti. Partiremo da Pentedattilo e risaliremo il crinale fino alla Rocca di Santa Lena, bizzarra formazione di arenaria, che, secondo la leggenda cova uova d’oro. Scenderemo quindi a Montebello e proseguiremo lungo la Fiumara di Montebello fino a quando non imboccheremo il sentiero che sale a Pentedattilo. 30° gennaio domenica 25 escursione Tre Pizzi - Antonimina conduttori: Sandro Casile – Nuccio Cama impegno tecnico: medio percorrenza: 8 km tempo: 4 ore quote: 670 – 708 – 220 - 350 difficoltà: E rientro: ore 18 Monte San Pietro, detto “Tre Pizzi” per la singolare forma a tre punte, nonostante la modesta elevazione sul livello del mare, offre all’escursionista un panorama spettacolare che spazia dall’amba di Gerace, ai contrafforti d’Aspromonte, alla costa ionica. Per alcuni, Monte San Pietro, considerata la sua vicinanza alla cosiddetta faglia di Platì, potrebbe essere un vulcano, spentosi da millenni. Certo è che tra le sue tre guglie sono stati ritrovati ruderi, compresi quelli di una chiesetta dedicata ai Santi Pietro e Paolo, che testimonierebbero la presenza, già nel XII Sec., di monaci eremiti e che il sito, per un lungo periodo, è stato meta di pellegrini che vi convenivano in occasione della fiera del bestiame intitolata a San Pietro. L’escursione si sviluppa, nel primo tratto, lungo il sentiero che, dipartendosi dalla strada rotabile che da Ciminà sale verso la Dorsale Tabulare, conduce con facilità in cima ai Tre Pizzi. Nel secondo tratto percorreremo il sentiero che, con un ampio giro, scende fin nei pressi dell’abitato di Antonimina. L’escursione si concluderà con la visita del centro storico. febbraio domenica 8 30° escursione - “Festa del Maiale” Ortì - Gallico conduttori: Nuccio Cama – Antonio Morabito percorrenza: 9 km quote: 672 - 746 - 0 rientro: ore 17 impegno tecnico: medio tempo: 4 ore difficoltà: E Una suggestiva escursione, caratterizzata dallo spettacolare panorama dello Stretto, che si sviluppa lungo i sentieri, poco percorsi, che da Monte Chiarello, attraverso i Piani di San Nicola, scendono fino al mare. L’escursione precederà il tradizionale appuntamento conviviale della “Festa del Maiale”. domenica 22 escursione Capo d’Armi – Motta S. Giovanni – Lazzaro conduttori: Enzo Spanò J. – Antonio Morabito impegno tecnico: medio percorrenza: 14 km tempo: 5 ore quote: 125 – 450 - 22 difficoltà: E rientro: ore 18.30 Per i greci era Leukopetra Akroterion, promontorio di pietra bianca, per i romani Leucopetra Promontorium, oggi la rupe rocciosa che si eleva sul Mare Jonio, caratterizzando il territorio circostante, ha preso il come di Capo dell’Armi. Il promontorio, oltre che paesaggisticamente, è rilevante dal punto di vista archeologico per i numerosi ritrovamenti, custoditi nell’Antiquarium di Lazzaro, che testimoniano la presenza dell’uomo fin da epoche remote. Nei pressi del Capo sono stati rinvenuti resti di una villa romana, menzionata da Cicerone, appartenuta, probabilmente, al patrizio Publio Valerio. L’escursione ha inizio ai piedi del Capo e si sviluppa in salita, lungo una stradina che lambisce il grande faro, attivo dal 1867, per proseguire verso Motta San Giovanni. Con il termine “Motta” s’identificavano i luoghi fortificati, edificati sulla sommità di rupi e per questo inaccessibili, che avevano il compito di sorvegliare il territorio circostante soggetto, per un lungo periodo, alle incursioni provenienti dal mare. A Motta San Giovanni imboccheremo il sentiero che ci riporterà al mare di Lazzaro. 30° marzo domenica 8 escursione con il Touring Club Italiano Club di territorio di Reggio Calabria Motta S. Giovanni – Contrada Sarto – San Niceto – Case Catania conduttori: Sandro Casile – Rocco Gangemi impegno tecnico: medio percorrenza: 13 km tempo: 5 ore quote: 450 – 880 - 400 difficoltà: E rientro: ore 18 Rimaneggiato dal tempo e dalle intemperie, ma ancor più dagli uomini che hanno smantellato torri e alloggiamenti per prelevarne materiale da costruzione, il castello di San Niceto, di recente interessato da un restauro conservativo, rappresenta uno dei pochi esempi di architettura altomedioevale in Calabria. Nato come fortificazione bizantina, attorno all’anno 1000, il castello è stato punto di avvistamento e rifugio per la popolazione della vicina Reggio soggetta alle scorribande saracene. Proprietà dei Normanni e degli Angioini, è stato il fulcro della baronia di Motta San Giovanni e Montebello. Distrutto nel 1459 dal duca Alfonso di Calabria, alleato degli Aragonesi, definitivi vincitori della secolare guerra con gli Angioini, ha vissuto per secoli nell’oblio. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative tese a fare conoscere, al grande pubblico, il monumento e a sollecitare interventi concreti di valorizzazione da parte di Enti e Amministrazioni. Impegno ripagato prima dal FAI, che alla fortezza bizantina ha dedicato le sue giornate di primavera, e poi dal Touring Club, che le ha voluto dedicare la copertina della sua guida 2015. Partiremo da Motta San Giovanni per dirigerci verso la Contrada Sarto, di grande interesse paesaggistico, nota anche per le cave da cui si estrae una roccia sedimentaria calcarea, molto utilizzata nell’edilizia, denominata “Pietra di Lazzaro”. Proseguiremo quindi verso Contrada S. Antonio, dove imboccheremo il sentiero panoramico che degrada fino alla fortezza di San Niceto. L’escursione si concluderà alle cosiddette Case Catania, nei pressi di Paterriti, che raggiungeremo percorrendo l’antico sentiero che, per secoli, è stata l’unica via di comunicazione tra la fortezza e il mare. marzo Domenica 22 30° escursione Passo della Limina – Mammola conduttori: Nicola Casile – Nuccio Cama impegno tecnico: medio percorrenza: 10 km tempo: 4 ore quote: 813 - 260 difficoltà: E rientro: ore 18.30 Il culto di San Nicodemo, monaco calabrese del X Secolo, è diffuso in tutta la Calabria, ma in particolare a Mammola, cittadina d’impianto medioevale adagiata nella Vallata del Torbido. Il Santo, per sfuggire alle incursioni saracene, si rifugiò sul Monte Kellerano, sopra Mammola, dove si dedicò alla preghiera e all’ascesi influenzando, con il passare del tempo, la cultura, la pietà e il vivere civile del suo popolo. Fondò un monastero, i cui resti sono ancora visibili, che ospitò numerosi monaci basiliani. Il luogo in cui viveva il Santo è stato meta di numerosi pellegrini che, provenienti principalmente da Mammola, percorrevano la via della Seja, antica e importante strada di collegamento tra lo Jonio e il Tirreno. Oggi quella via è un sentiero del Parco Nazionale dell’Aspromonte, percorso dai devoti del Santo e da un numero sempre crescente di escursionisti. 30° domenica 12 aprile archeotrekking con il FAI di Reggio Calabria Gerace – Locri Antica conduttori: Sandro Casile – Rocco Gangemi impegno tecnico: medio percorrenza: 10 km tempo: 4 ore quote: 450 - 10 difficoltà: T/E rientro: ore 19 I beni culturali, in una terra ricca di storia, dove si sono accavallati popoli e civiltà, sono un patrimonio da tutelare e conservare, ma soprattutto da “spendere”, per garantire concrete ricadute economiche e sociali. Che senso ha, infatti, avere il territorio disseminato di emergenze archeologiche, architettoniche, opere d’arte, fortificazioni, castelli e torri se, a causa della carente promozione o dello stato di abbandono in cui versano, nonostante i ripetuti interventi di restauro, sono in pochi a conoscerne l’esistenza? L’escursione avrà inizio con la visita guidata di Gerace, borgo medioevale tra i più belli d’Italia, e si concluderà a Locri Epizefiri, città della Magna Grecia, con la visita del museo, degli scavi e del “Casino Macrì”, che ospita i reperti del periodo romano. aprile sabato e domenica 25-26 30° escursione • Pantalica, Valle dell’Anapo • Spisone – Taormina – Monte Veneretta Un fine settimana per due interessanti escursioni. Sabato, percorreremo la Valle del mitologico Fiume Anapo, all’interno della Riserva Naturale che ospita un acquedotto ipogeo, una vecchia ferrovia dismessa e la più grande necropoli rupestre d’Europa. Domenica, partendo dal mare di Spisone, saliremo a Taormina e Castelmola prima di inerpicarci lungo il sentiero che ci porterà sul Monte Veneretta, dalla cui sommità potremo ammirare un panorama che abbraccia tutta la costa ionica, da Capo Alì fino a Capo Mulini, la valle dell’Alcantara e quella d’Agrò, la dirimpettaia Calabria. 30° maggio venerdì, sabato e domenica 1-2-3 escursione con il CAI di Foggia Subappennino Dauno "Montagne, montagne, montagne, io vi amo." Questa dichiarazione d'amore, semplice e intensa, è di Pier Giorgio Frassati (19011925), il giovane torinese, beatificato nel 1990, che "amava la montagna e la sentiva come una cosa grande, un mezzo di elevazione dello spirito, una palestra, dove si tempra l'anima e il corpo". In tutto il suo agire, e perciò anche nell’andare per i monti, Pier Giorgio ha sempre manifestato la quotidiana ricerca di Dio: "Ogni giorno m'innamoro sempre più delle montagne e vorrei, se i miei studi me lo permettessero, passare intere giornate sui monti a contemplare in quell'aria pura la Grandezza del Creatore". Una contemplazione arricchita dalla gioia per la compagnia degli amici e intensificata dal raggiungimento di vette sempre più alte: "Sempre desidero scalare i monti, guadagnare le punte più ardite, provare quella gioia che solo in montagna si ha". Pier Giorgio Frassati è stato socio del Club Alpino Italiano, per questo motivo, in ogni regione italiana, il CAI gli ha dedicato un sentiero. Percorreremo, con gli amici del CAI di Foggia, il Sentiero Frassati del Subappennino Dauno, tra Roseto Valforte e Faeto. maggio domenica 10 30° escursione Pietra – Monte Mammicomito –Monte Stella – Stilo conduttori: Enzo Spanò – Sandro Casile percorrenza: 11 km quote: 636 – 950 – 400 - 701 rientro: ore 19.30 impegno tecnico: medio tempo: 5 ore difficoltà: E Nel VII secolo, monaci ed eremiti, provenienti da Oriente, trovarono rifugio nelle montagne calabresi, dove condussero vita ascetica, tesa alla conquista della perfezione religiosa e della purezza dello spirito. Con il passare del tempo i monaci, interagendo con le popolazioni locali, trasferirono conoscenze ed elementi culturali grecoorientali che hanno profondamente segnato l’evoluzione dell’agricoltura, dei costumi, della lingua, dei riti religiosi. Tra i secoli XI e XII costruirono chiese e monasteri, veri gioielli d’architettura, attorno ai quali sorsero spesso importanti nuclei abitati. L’escursione si sviluppa tra la vallata del Precariti e quella dello Stilaro, ricche di testiminianze bizantine, come l’eremo di Monte Stella, la Cattolica di Stilo, San Giovanni Therestis. Partiremo dalla località Pietra per salire sul Monte Mammicomito, prima di giungere all’eremo di Monte Stella. Da Monte Stella, lungo un antico sentiero, scenderemo a Pazzano, nei pressi della “fontana del minatore”, che evoca i tempi in cui il bacino minerario dello Stilaro era il più importante del Regno delle Due Sicilie. L’escursione si concluderà con l’ascensione al Monte Consolino, sulla cui sommità veglia ancora il castello di Ruggero il Normanno. La “Rosa dei Venti” di Montalto Piani di Reggio, m.1272 slm, latitudine 38° 08’ 09”, longitudine 15° 48’ 08”, ore 9 antimeridiane di giovedì 11 agosto 1994. A sud ovest, in un cielo azzurro e sgombro di nuvole, s’intravede l’AB 212 - Prora 706 del II gruppo elicotteri della base Maristaeli di Catania. Tocca alla Marina Militare, a riconferma del profondo legame tra l’Aspromonte e il mare, il compito di prelevare la “Rosa dei Venti”, oltre mille chilogrammi di pietra e bronzo, per adagiarla su Montalto, m.1956 s.l.m., vetta più alta dell’acrocoro. Ai comandi il Capitano di Fregata Angelo Libertucci, secondo pilota il Tenente di Vascello Antonio Pollio. Antonio Roggio, capo di III classe, Antonino Scollo e Tiziano Bertazzani, equipaggio. Sono gli uomini che hanno pianificato l’operazione, estremamente complessa per il peso del manufatto, per l’altitudine e soprattutto per la precisione richiesta nella fase di messa a terra. I numerosi appassionati di montagna, convenuti per partecipare all’evento, assistono, dai margini della verde e assolata radura, agli ampi volteggi che precedono l’atterraggio. La nuvola di polvere sollevata dai rotori non si è ancora dissolta che già due uomini dell’equipaggio sono al lavoro. Verificano l’imbracatura della “rosa”, sospesa alla gru del camion che ne ha curato il trasporto fino ai Piani, e predispongono il necessario per l’aggancio all’elicottero. S’imbarcano, intanto, i Soci del GEA che hanno il compito di coadiuvare l’equipaggio a Montalto. Pochi minuti di volo e poi, dolcemente, l’elicottero si posa accanto alla statua del Cristo benedicente. Antonio Roggio, che coordina le operazioni a terra su Montalto, dà le ultime raccomandazioni mentre l’AB 212 si libra in volo per andare a prelevare la “rosa”. A Montalto si vivono momenti di trepida attesa. 10 minuti, 12 minuti, 15 minuti.... poi, da sud-ovest, il rumore delle pale e l’inconfondibile sagoma della “rosa” saldamente agganciata e dondolante cinque metri sotto la pancia dell’elicottero. Cresce la tensione. Il fumogeno colorato indica al pilota la direzione del vento. I numerosi appassionati, saliti fino in cima, osservano con il fiato sospeso. Sandro Casile, Ciccio Franco e Carmelo Catanoso, guantoni da lavoro e cuffie antirumore, seguono, con sguardo attento l’elicottero che si avvicina. Antonio Roggio, in costante contatto radio con l’aeromobile, ha il braccio destro alzato. Hanno a disposizione solo cinque minuti per posizionare correttamente la “rosa” e sanno che il margine di errore è di solo mezzo centimetro. L’elicottero, alleggerito anche del carburante per potere agevolmente e in sicurezza trasportare la “rosa”, ha un’autonomia limitata. Trascorsi i cinque minuti il Comandante sarà costretto, per motivi di sicurezza, a sganciare comunque. Un’eventualità che vanificherebbe mesi e mesi d’intenso lavoro e che, in verità, nessuno ha mai voluto prendere in considerazione. Non appena l’elicottero è sulla verticale della piastra sistemata a terra nei giorni precedenti, Antonio Roggio abbassa il braccio destro. E’ il segnale. Sandro, Ciccio, Carmelo e lo stesso Antonio scattano verso la pietra che ondeggia a pochi centimetri dal suolo. A soli sei metri sopra di loro l’elicottero manovra impercettibilmente. Sono necessari undici interminabili secondi per sentire il sordo rumore delle due piastre (quella a terra munita di tirafondi e quella alla base del manufatto) venire perfettamente a contatto. La tensione accumulata si scarica in un urlo di gioia che accomuna tutti i presenti mentre l’AB 212, sganciata anche la speciale asta alla quale era agganciata la “rosa”, si allontana rapidamente, accompagnato da festosi saluti, e riprende la via del rientro alla base. Il successivo 20 agosto, alla presenza del Ministro dell’Ambiente, di autorità religiose, civili e militari, appassionati di montagna e gitanti, il GEA affida la “Rosa dei Venti” alla montagna. Voluta, ideata e realizzata dal GEA, con il concreto sostegno dei Club Rotary e del Lions Club di Reggio Calabria, che hanno entusiasticamente sposato l’iniziativa, progettata dall’ing. Carmelo Catanoso, Socio del GEA, la Rosa dei Venti è composta da un basamento a forma di cono rovesciato, ricavato da un monoblocco in pietra di Lazzaro, alla cui sommità è sistemata la “rosa”, in fusione di bronzo, opera dello scultore Antonio Casillo. La “rosa” consta di cinque cerchi concentrici che partendo dal centro, dove è la stella a trentadue punte, indicano rispettivamente le più importanti località dell’Aspromonte, della Calabria, dell’area del Mediterraneo, dell’Europa e del Mondo. Strumento di orientamento per i numerosi escursionisti che percorrono i sentieri d’Aspromonte vuole essere anche il simbolo di una montagna che attraverso i sentieri della ragione e della tolleranza, dell’operosità e dello sviluppo, si collega, idealmente, alle altre montagne d’Italia e d’Europa. 30° maggio domenica 24 escursione Bova - Roghudi conduttori: Nicola Casile – Nuccio Cama percorrenza: 9 km quote: 834 – 300 - 527 rientro: ore 20 impegno tecnico: elevato tempo: 5 ore difficoltà: EE Classica escursione lungo uno dei tratti più interessanti del sentiero BovaDelianuova, riscoperto e “segnato” dal GEA nel 1993. Gli abitanti di Delia, cittadina fondata da popolazioni di origine greca alla foce della Fiumara San Pasquale, tra l'attuale Bova Marina e Palizzi, costretti dalle frequenti incursioni provenienti dal mare, risalirono i crinali aspromontani alla ricerca di luoghi più sicuri e difendibili. Molti di essi si stabilirono a Bova, altri si sparpagliarono sulla spalliera ionica dell'Aspromonte, altri ancora lo valicarono per fondare, nei pressi di Pedavoli, l'antica Paracorio. Oggi Pedavoli e Paracorio sono i due nuclei caratterizzanti Delianuova, importante centro aspromontano a ridosso della Piana di Gioia Tauro. Fino alla metà del XIX Secolo il sentiero tracciato dagli abitanti di Delia ha alimentato intensi scambi tra le popolazioni di Bova e Paracorio, legate da vincoli di affetto e fraternità che si cementavano in occasione delle feste patronali dei due paesi. I Bovesi andavano a Paracorio in occasione della festa di S. Domenica e i Paracorioti si recavano a Bova per festeggiare S. Leo. Oggi l'antico sentiero, che anche Norman Douglas, viaggiatore inglese, ha percorso e brevemente descritto nel suo "Old Calabria", non è più percorso da pastori e muli, ma rivive per gli appassionati di montagna e per gli escursionisti che, percorrendolo, assaporano il fascino della storia intesa come traccia indelebile del cammino dell'uomo. E intorno alla storia la magnifica espressione della natura con le sue forme, i suoi colori e i suoi sapori. giugno da sabato 30 maggio a martedì 2 giugno 30° trekking con il CAI Sezione di Foggia Sentiero del Brigante Tra le svettanti cime dell’acrocoro aspromontano e le Serre vibonesi, lungo la linea di crinale, si sviluppa, in un alternarsi di aspetti naturali e ambientali, e di emergenze storico-antropologiche, un sentiero per escursionisti di oltre cento chilometri. È il “Sentiero del Brigante”, individuato e “segnato” dal GEA alla fine degli anni ottanta dello scorso secolo. Parte da Gambarie e si conclude a Serra San Bruno e Stilo, dopo essersi biforcato presso la Ferdinandea, ex dimora di caccia di Caccia di Ferdinando II di Borbone. Già dal nome, il “Sentiero del Brigante” è evocativo, e lo diviene maggiormente quando, per interesse o semplice curiosità, si approfondiscono le ragioni di tale denominazione. Partendo dal centro dell’Aspromonte e dirigendosi, a nord, verso le Serre, un susseguirsi di designazioni toponomastiche raccontano di ribelli e briganti che, in varie epoche storiche, hanno percorso queste montagne e in esse hanno trovato rifugio. Oltre ai toponimi, anche i racconti, le leggende e numerosi documenti d’archivio parlano di briganti, talvolta temuti, altre volte protetti, considerati eroi, giustizieri, raramente criminali. Camminare lungo questo sentiero significa, dunque, camminare “sulle tracce dei briganti”. Questa suggestione fa del “Sentiero del Brigante” un sentiero tematico, e come tale il sentiero è classificato dall’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte nel suo Piano del Parco. Percorreremo i tratti più significativi del sentiero con gli amici del Club Alpino di Foggia e avremo l’occasione di testare la rete di accoglienza, fatta di rifugi, strutture agrituristiche, alberghi, che contribuisce a fare del “Sentiero del Brigante” un asse viario strategico per lo sviluppo sociale ed economico delle aree montane interessate. 30° giugno domenica 14 escursione Samo – Precacore – Fiumara La Verde – Samo conduttori: Enzo Spanò – Enzo Spanò J. percorrenza: 15 km quote: 300 – 670 - 120 rientro: ore 20 impegno tecnico: medio tempo: 6 ore difficoltà: E Il territorio di Samo, l’antica Precacore, paese d’origine greca a 200 metri s.l.m., si estende fino alla cima di Montalto, raggiungibile esclusivamente a piedi lungo l’antico sentiero che si snoda tra Monte Jofri, Monte Perre, Puntone Galera e Croce di Dio sia Lodato. La Fiumara La Verde, che nel suo alto corso prende il nome di Aposcipo, segna, a Sud, il confine con il territorio di Africo. L’escursione si sviluppa, nel primo tratto, lungo il sentiero Samo-Montalto che si lascia, nei pressi del Puntone d’Arcà, per scendere al Passo della Trunca, sulla Fiumara La Verde. Si segue quindi il letto della fiumara che, nei pressi di Samo, scorre in una pittoresca gola. domenica 28 escursione Nardello – Lago della fiumara Menta – Diga sul Menta conduttori: Antonio Morabito – Enzo Spanò J. percorrenza: 15 km quote: 1753 – 1400 - 1750 rientro: ore 20 impegno tecnico: medio tempo: 6 ore difficoltà: E Dopo oltre quarant’anni di lavori e polemiche, l’invaso generato dalla diga sulla fiumara Menta si è riempito, grazie all’apporto d’acqua della stessa fiumara Menta e della fiumara La Placa. Attorno al lago, che s’incunea per circa due chilometri tra le montagne, il paesaggio appare radicalmente modificato e alla ricerca di un nuovo equilibrio, che sarà determinato, col tempo, dal microclima generato dalla massa d’acqua dell’invaso. Partiremo dalla Contrada Nardello II per seguire il sentiero che scende fino al lago. Percorreremo, in tutta la sua estensione, la stradina circumlacuale prima di imboccare il sentiero che sale fino alla Contrada Nardello I, nei pressi della ormai dismessa Base Militare Statunitense luglio sabato e domenica 4-5 30° trekking Parco Nazionale del Pollino “Wilderness, termine anglosassone letteralmente intraducibile, identifica più un concetto che un semplice spazio fisico; l’espressione “natura selvaggia”, con cui generalmente viene tradotto, ne limita i numerosi contenuti ma soprattutto ne mortifica il profondo significato. Un territorio naturale e selvaggio è, infatti, solo una parte dell’insieme dei fattori che costituiscono il concetto di Wilderness; geograficamente questo termine identifica ambienti non intaccati dalla presenza di segni e rumori dell’attività umana, spiritualmente esprime il superbo gioco interiore di sensazioni, emozioni e sentimenti che quegli ambienti suscitano nell’animo. Wilderness è spazi fisici, condizioni ambientali e predisposizione d’animo adatti a percepire e comprendere le forze pure che agiscono in natura e ad avere con esse un rapporto emotivo intenso e profondo.” Così nel libro “Pollino – Viaggio interiore in una realtà irreale: la wilderness de Pollino” (Maria Adda Editore, Bari 1984). In questa Wilderness trascorreremo due giorni, muovendoci tra i Monti Pollino e Dolcedorme, la Grande Porta del Pollino e Serra del Prete, Serra di Crispo e Serra delle Ciavole. 30° luglio domenica 19 escursione Cascate dell’Amendolea conduttori: Nuccio Cama – Sandro Casile percorrenza: 7 km quote: 1425 – 1167 - 1525 rientro: ore 19 impegno tecnico: elevato tempo: 4 ore difficoltà: EE Alcuni le definiscono cascate del Menta, molti le conoscono come cascate Maisano. In effetti, le spettacolari cascate a valle della diga sulla Fiumara Menta, alimentate dalle acque della Fiumara Amendolea, non hanno mai avuto un nome, così come gran parte dei numerosi salti d’acqua che arricchiscono di suggestioni gli innumerevoli corsi d’acqua d’Aspromonte. Per la loro impraticabilità, i salti d’acqua erano ininfluenti per l’articolata economia di montagna e per il sistema viario e abitativo che, da sempre, si è sviluppato lungo linee di crinale e di mezza costa. E’ questo il motivo per cui gli abitanti della montagna si disinteressarono alle cascate definendole genericamente “schicciu”, schizzo. La nostra escursione avrà inizio alla sommità della diga. Scenderemo a valle, lungo la strada di servizio, fino al punto in cui le acque della Fiumara Menta confluiscono nella Fiumara Amendolea. Seguiremo il sentiero che ci porterà in vista delle cascate, prima, e ai piedi delle stesse poi. Proseguiremo per alcune centinaia di metri lungo il letto dell’Amendolea, seguendo il corso dell’acqua, fino a quando, con alcuni passaggi spettacolari ma non pericolosi, ci troveremo nei pressi di un piccolo canyon nel quale di riversa una piccola cascata. Imboccheremo il sentiero, appena accennato, che risale il crinale fino a immettersi nella strada sterrata che ci condurrà, in breve temo, alla diga. luglio domenica 26 30° escursione Cropanelli – Pietra Cappa- Pietra Lunga conduttori: Enzo Spanò – Enzo Spanò J. percorrenza: 10 km quote: 1320 - 675 - 835 rientro: ore 19.30 impegno tecnico: medio tempo: 5 ore difficoltà: E “Contornati da timpe e da calanchi, da frane e smottamenti, giganti d’arenaria dalle forme bizzarre e lunari dominano l’Aspromonte orientale in uno scenario da primordi del pianeta. Essi recano nomi straordinari, Pietra Cappa, Pietra di Febo, Prache di Sansone, Sedia, Rocche di S. Pietro, Pietra Castello, Serro Papà, Bombile, Kau e, pur animati da infiniti occhi ed anfratti creati nei millenni dagli elementi naturali e dall’uomo stesso, restano ancora non domati, isole di indifferenza geologica e di minerale testardaggine, insensibili agli eventi diacronici e alle mutazioni che hanno più volte rimaneggiato le adiacenze declivi e le flore sovraimposte. Questa parte della montagna ha il potere di sottometterti e di incuterti rispetto senz’altri segni esteriori che non siano gli sconfinati silenzi di cui si circonda e le positure regali e ieratiche dei profili denudati dei suoi monoliti.” Così il compianto Domenico Raso, poeta del territorio, raccontava e dava valenza metafisica ai paesaggi d’Aspromonte. Partiremo dalla località Cropanelli e scenderemo a valle fino al monolite di Pietra Cappa. Imboccheremo quindi il sentiero che, dopo una sosta presso i ruderi del vecchio convento di S. Giorgio, ci porterà, in salita, a Pietra Lunga. 30° agosto sabato 8 escursione notturna Melia di Scilla – Aquile – Monte Scrisi – Cannitello conduttori: Antonio Morabito – Nicola Casile impegno tecnico: medio percorrenza: 15 km tempo: 6 ore quote: 645 - 0 difficoltà: E rientro: al mattino La Costa Viola e le sue alture, da Palmi fino a Scilla e Cannitello, rappresentano un inestimabile patrimonio naturale, ambientale e culturale. Un patrimonio misconosciuto, mai tutelato e valorizzato, ma aggredito e depauperato, giorno dopo giorno, da amministratori incapaci e senza idee e da cittadini che antepongono sempre l’interesse particolare a quello della collettività. Cammineremo di notte, lungo sentieri e strade che si affacciano sulla costa offrendo indimenticabili scorci panoramici. L’escursione si concluderà con un bagno tonificante nel mare di Cannitello. settembre Domenica 6 30° arkeotrekking con il FAI di Reggio Calabria Monasterace Superiore – Kaulon conduttori: Sandro Casile – Rocco Gangemi impegno tecnico: trascurabile percorrenza: 4 km tempo: 2 ore quote: 138 - 0 difficoltà: T rientro: ore 19 Qualcuno ha detto che il castello di Monasterace Superiore, di origine bizantino-normanna, è l’unico castello democratico al mondo essendo abitato, laddove non è stato rimaneggiato da crolli o espoliazioni, da famiglie comuni che, con ristrutturazioni e rifacimenti, ne hanno modificato l’aspetto, senza alcun criterio di restauro e conservazione, bensì di praticità e vivibilità. L’escursione, breve ma intensa, avrà inizio al castello di Monasterace e si concluderà sulle rive del mare Jonio, nei pressi di Punta Stilo, tra le rovine di Kaulon, colonia della Magna Grecia. Venuta alla luce grazie all’archeologo Paolo Orsi che, nel 1890, ritrovò i resti monumentali del grande tempio dorico, l’antica Kaulon sta restituendo, grazie alle numerose campagne di scavo, preziosi reperti che testimoniano lo splendore del periodo Magno-Greco. All’escursione parteciperanno guide specializzate che illustreranno i siti che andremo a visitare. 30° settembre domenica 20 escursione Serro Juncari – Samo conduttori: Enzo Spanò J. – Antonio Morabito impegno tecnico: impegnativo percorrenza: 20 km tempo: 7/8 ore quote: 1720 - 300 difficoltà: EE rientro: ore 21 Escursione impegnativa lungo il sentiero Samo-Montalto, individuato e tracciato dal GEA nel 1994 in occasione della posa in opera della Rosa dei Venti su Montalto, vetta d’Aspromonte. Seguiremo la linea di crinale, lungo il taglio di Pollia, fino a Croce di Dio sia Lodato, punto panoramico dal quale, oltre alla costa ionica, si intravedono le cascate del Ferraina, conosciute come Forgiarelle. Proseguiremo quindi per Puntone Galera e percorreremo lo spettacolare sentiero, scavato nella roccia, alle pendici di Monte Perre. Superato il Casello Forestale di Varì e aggirato Monte Jofri, raggiungeremo il Puntone d’Arcà e proseguiremo fino a Precacore, l’antica Samo. Da qui scenderemo al centro abitato di Samo. ottobre domenica 4 30° escursione Montalto – Polsi conduttori: Nicola Casile – Enzo Spanò J. impegno tecnico: medio percorrenza: 7 km tempo: 5 ore quote: 1800 – 1956 - 860 difficoltà: E rientro: ore 20 La leggenda vuole che un pastorello, di nome Italiano, vagando alla ricerca di un toro smarritosi nei boschi, lo rintracciò nell’alta valle della Fiumara Bonamico, sotto Montalto. Il toro era intento a dissotterrare una Croce di ferro e, accanto a lui, apparve la Beata Vergine col Bambino che, rivolgendosi al pastorello, espresse il desiderio di vedere realizzata, in quel posto, una chiesa che divenisse luogo di preghiera per gli abitanti della montagna. Da allora il Santuario di Polsi, o della Madonna della Montagna, richiama pellegrini provenienti da ogni parte della Calabria e della vicina Sicilia che, fino a non molti anni fa, vi giungevano a piedi, lungo i numerosi sentieri che, valicando le montagne, confluivano a Polsi. Edward Lear, viaggiatore del Grand Tour, autore del libro “Diario di un viaggio a piedi”, descrisse così il suo arrivo a Polsi: “ Un susseguirsi di alberi dallo splendido fogliame, con verdi radure: enormi macchie di castagni in basso, lecci e roveri subito sopra e, più in alto di tutti, i pini… Tutt’intorno, in ogni direzione, è una distesa di boschi e montagne senza soluzione di continuità. Austera solitudine e mistico isolamento regnano sovrani”. L’escursione, dopo una disgressione su Montalto, si svilupperà lungo il sentiero privilegiato dai pellegrini provenienti da Reggio e dai paesi circostanti, com’è testimoniato dal toponimo Piano dei Riggitani, il pianoro dove si passava la notte prima di scendere, di buon’ora, fino a Santuario. 30° ottobre Domenica 11 Giornata Nazionale del Camminare Promossa da Federtrek, la giornata nazionale del camminare, giunta alla quarta edizione, si pone l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e le istituzioni su temi oggi fondamentali, quali la qualità della vita nel territorio urbano, la riduzione delle emissioni inquinanti e una rinnovata consapevolezza della necessità di tornare a prendersi cura delle nostre piccole o grandi città. Questi obiettivi si possano ottenere anche attraverso la promozione del camminare, un gesto naturale e spontaneo in grado di apportare benefici psico-fisici alla salute delle persone e all’ambiente. Camminare permette, inoltre, di riscoprire e valorizzare le bellezze delle nostre città, dei centri e dei borghi storici, con i loro monumenti celebri, ma anche con gli angoli più suggestivi e nascosti. Aiuta a rinnovare un legame affettivo e di appartenenza con il tessuto urbano e sociale. Domenica 18 escursione Piano Melia – Pietra Tagliata – Fiumara del Cervo – Piano Melia conduttori: Enzo Spanò J. – Antonio Morabito percorrenza: 10 km quote: 1350 – 1700 – 1583 - 1350 rientro: ore 18.30 Un’escursione d’alta quota tra boschi, radure, corsi d’acqua e cascate. Partiremo dal Piano Melia per seguire il sentiero che s’inerpica verso il Serro di Pietra Tagliata dove intercetta il sentiero Bova-Delianuova. Seguiremo quest’ultimo fin poco oltre l’Acqua Selvaggia, prima di cominciare la discesa verso il Puntone dell’Albara. Da qui ritorneremo al punto di partenza. impegno tecnico: medio tempo: 4 ore difficoltà: E 30° ottobre domenica 25 archeotrekking con il FAI di Reggio Calabria Brancaleone Superiore - S. Maria dei Tridetti – Rocca Armena conduttori: Sandro Casile – Rocco Gangemi impegno tecnico: medio percorrenza: 11 km tempo: 5 ore quote: 300 – 160 - 125 difficoltà: E rientro: ore 19 Le origini di Brancaleone Superiore sono incerte, così come quelle del suo nome. Per alcuni il primo nucleo abitativo, detto Sperlinga o Sperlonga, risale al VI – VII secolo, grazie alla presenza di monaci basiliani che abitavano in chiese-grotte. Per altri, invece, il paese è stato fondato, intorno al 1300, da una famiglia, originaria della Francia, di nome Brancaleone. La presenza di numerose grotte affrescate e in particolare di una chiesa-grotta, ben conservata, con pilastro centrale, resti di un altare a oriente e una croce graffita, fanno ritenere che il luogo sia stato abitato, ben prima dell’anno mille, da monaci basiliani che hanno contribuito, in modo profondo, ad arricchire la civiltà locale di nuovi elementi culturali provenienti dal mondo greco-orientale. L’escursione avrà inizio con una breve passeggiata tra i ruderi del paese, caratterizzato da abitazioni dirute, resti del castello, cisterne e grotte. Ci incammineremo quindi verso la chiesa di Santa Maria dei Tridetti, gioiello dell’architettura bizantina, con pianta basilicale a tre navate e con tre absidi. Concluderemo l’escursione a Bruzzano Antica, con il borgo settecentesco, l’arco trionfale dei Carafa e i resti del castello, appollaiato sulla Rocca Armena. All’escursione parteciperanno guide specializzate che illustreranno i siti che andremo a visitare. 30° novembre Domenica 8 escursione Sentiero Azzurro conduttori: Antonio Morabito – Sandro Casile percorrenza: 12 km quote: 1314 – 1800 - 1314 rientro: ore 18 impegno tecnico: medio tempo: 5 ore difficoltà: E Nel 1985, appena costituitosi, il GEA ha elaborato un progetto culturale e operativo che si è sviluppato lungo due direttrici: quella della rivalutazione dell’Aspromonte, della sua immagine e della sua cultura, e quella della promozione delle risorse naturali e ambientali, attraverso l’individuazione e realizzazione di itinerari per escursionisti. Nell’agosto del 1988, il GEA ha affidato alla collettività, agli escursionisti, appassionati di montagna e turisti, la rete di itinerari per escursionisti del comprensorio di Gambarie. Cinque sentieri, il cui nome è mutuato dal colore dei segnavia, che hanno rappresentato, nel campo della sentieristica, la prima esperienza organica del sud d’Italia. Tra questi il Sentiero Azzurro che ha inizio a Gambarie e, attraverso i Piani Quarti, i Monumenti Nino Martino e Monte Scirocco, riconduce a Gambarie. Domenica 22 escursione Carmelia – Monte Fistocchio – Croce Toppa conduttori: Sandro Casile – Enzo Spanò percorrenza: 10 km quote: 1300 – 1568 - 1200 rientro: ore 18.30 impegno tecnico: medio tempo: 5 ore difficoltà: E Escursione d’alta quota, nella natura incontaminata, lungo sentieri percorsi da sempre da pastori e pellegrini. L’escursione ha inizio a Carmelia. Percorreremo un tratto del “Sentiero del Brigante”, fino alla Portella Mastrangelo, prima di inerpicarci su Monte Fistocchio, dalla cui cima potremo godere d’indimenticabili scorci panoramici sullo Jonio e sul Tirreno. Gli evidenti resti in pietra di un antico manufatto, sulla parte sommitale della montagna, fanno ritenere che il sito abbia ospitato una postazione militare di avvistamento e controllo del territorio. Ritorneremo quindi sul “Sentiero del Brigante” per percorrerlo fino alla “Croce Toppa”, una croce di ferro, di piccole dimensioni, posta in quel luogo, secondo la leggenda, in memoria di un pellegrino morto lungo la strada per Polsi. Di recente, accanto alla croce preesistente, ne è stata aggiunta un’altra, poco più grande e di migliore fattura, con ai piedi l’epitaffio “A San Toppa, sacrificatosi per il prossimo”. Ci sembra poco credibile. dicembre Domenica 6 30° archeotrekking Con il FAI di Reggio Calabria Palmi – Tauriana conduttori: Sandro Casile – Rocco Gangemi percorrenza: 9 km quote: 150 - 76 rientro: ore 17.30 impegno tecnico: medio tempo: 4 ore difficoltà: T/E Il centro storico di Palmi è adagiato su un terrazzamento, a quota 224 metri s.l.m., che degrada rapidamente verso il mare tramite un articolato sistema di falesie e scogliere, tra le quali sono incastonate incantevoli spiagge e cale. Poco più a nord un terrazzamento meno esteso, a circa 100 m. s.l.m., custodisce i resti di antichi insediamenti che si sono succeduti a partire dal secondo millennio a.C. e fino in epoca romana. I resti di Tauriana. L’escursione ha inizio a Capo Barbi, dove inizia la Costa Viola. Si sviluppa, lungo stradine e sentieri, a ridosso della costa, lambendo la caletta di Rovaglioso, una delle spiagge più belle d’Italia, nei cui pressi, secondo la leggenda, sorgeva l’antica città denominata Porto di Oreste. Alla Petrosa visiteremo la casa di Leonida Repaci e alcune grotte, utilizzate dall’uomo fin da tempi remoti. Vedremo dall’alto lo Scoglio Trachini, quello dell’Ulivo e la Baia della Tonnara, prima di visitare Tauriana e la chiesetta bizantina di San Fantino. All’escursione parteciperanno guide specializzate che illustreranno i siti che andremo a visitare. 30° dicembre Domenica 20 Escursione Portigliola – Condoianni – Bombile – Ardore conduttori: Enzo Spanò – Nicola Casile percorrenza: 11 km quote: 100 – 60 – 200 – 40 - 260 rientro: ore 18.30 impegno tecnico: medio tempo: 5 ore difficoltà: E Rivitalizzare gli antichi borghi, disseminati sulle alture, drammaticamente spopolati, sempre più distanti da qualsiasi circuito turistico e culturale, è l’obiettivo che dovrebbe perseguire chi ha il potere e la responsabilità di garantire, al territorio amministrato, accettabili condizioni di vita prima, e occasioni di crescita economica e sociale poi. L’escursione si sviluppa tra le colline a ridosso dell’alto Jonio reggino, lungo sentieri, strade sterrate e, inevitabilmente brevi tratti di asfalto, che collegano i quattro antichi borghi. Scopriremo aspetti naturali, paesaggistici, storici e antropologici mai considerati e valorizzati. Domenica 27 Monte Scirocco Conduttori: i Soci del GEA Breve escursione sul Monte Scirocco, lungo l’itinerario suggerito dalle condizioni meteo e dall’innevamento, per ritrovarci alla stele del GEA, posta in opera nella radura in cui, il 28 dicembre 1985, è stata costituita l’Associazione. Il momento conviviale sarà l’occasione per ripercorrere le tappe più importanti della nostra storia trentennale e per rinnovare l’impegno a favore dell’Aspromonte. escursione pranzo degli auguri