e il - Pense e Maravee
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86 Periodico bimestrale Luglio 2012 Anno XX Direttore responsabile Federico Rossi Aut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992 Stampato su carta riciclata presso: Rosso Grafica e Stampa, via Osoppo 135 - Gemona - Ud Proprietà: Associazione culturale Pense e Maravee, via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - Ud Consegnato in Tipografia il 18/07/2012 Tiratura: 5.500 copie - Distribuzione gratuita cultura> informazione> dibattito> P E N S E E M A R A V EE Luglio 2012 L’acquisto di Palazzo Scarpa: scelta rischiosa e frettolosa informazione pubblicitaria Direttore responsabile Redazione A questo numero hanno collaborato Federico Rossi Antonio Antonelli, Anna Piazza, Paolo Isola, Irma Londero, Piera Londero, Luisa Patat, Lucia Solinas, Gianni Tonetto Lorenzo Londero, Piero Cargnelutti, Alida Londero, Bruno Seravalli, Elia Beacco Sandro Cargnelutti, Marco Iob, Sandro Di Bernardo, Anna Piazza. Grafica: Giulio Calderini All’inizio dell’anno abbiamo allegato un bollettino postale. Grazie a tutti coloro che l’hanno utilizzato. Siamo orgogliosi di voi, nostri sostenitori, ma la crisi si vede anche dai minori versamenti che rischiano di mettere in pericolo la nostra autonomia e continuità. Chiediamo, per tanto, ai nostri lettori che ancora non l’hanno fatto un piccolo contributo: qualsiasi importo va bene! C.c. postale n. 16895336 PENSEEMARAVEE associazione culturale Via Sottocastello 81 33013 Gemona del Friuli - UD [email protected] www.pensemaravee.it SOMMARIO in questo numero: editoriale> Il futuro che noi vogliamo 4 da Rio de Janeiro di Marco Iob ambiente e territorio> La forza dei territori (Zone di Protezione Speciale) di Sandro Di Bernardo SpecialeTerritorio 5 territorio> Filo diretto con l’Emilia 7 Intervista a Maurizio Cavicchioli, amministratore del comune di Mirandola a cura della redazione satira> Pense, Maravee, San Cristoforo e... 8 il Presidente, il castello e i nuovi uffici di San Cristoful cosa pubblica> Palazzo Scarpa 9 e il soffitto di Pomponio Amalteo di Alida Londero cosa pubblica> L’acquisto di Palazzo Scarpa scelta rischiosa e frettolosa, non discussa con i cittadini e con tanti interrogativi a cura della redazione 10 cosa pubblica> Contributi 2012 11 concessi dal Comune di Gemona ad Associazioni o Enti a cura della redazione arte> Graffiti: cronaca di una visita guidata 12 Incontro con Francesco di Elementi Sotterranei 2012 di Antonio Antonelli società> GAS in festa 16 Gruppo di Acquisto Solidale, fare la spesa sta cambiando? di Elia Beacco cultura> Officina Italia 17 Anteprima del Laboratorio internazionale della comunicazione a cura della redazione e dell’ufficio stampa del Lab storiis> Uomini e montagne 18 Interviste a Sing Balvir e Mario Copetti (Broili) di Sandro Cargnelutti personaggi> “In mare il tempo scompare...” Lint su lis borgadis Un voli sul Cjistiel rubriche> 20 Il viaggio del gemonese Gianpaolo Iob e del giornalista Stenio Solinas di Anna Piazza ...e come sempre: rubriche di musica, lettura e poesia, mestieri di ieri e di oggi. In più...per partecipare: storia locale> Un trascurato paesaggio pedemontano Un articolo pubblicato negli anni ‘50, scritto dal giornalista Adelbert Muhr a cura di Vera Viali 21 mondo> Rio + 20 10/15 Reportage fotografico da Rio de Janeiro per la conferenza sullo sviluppo sostenibile di Marco Iob 30 Lorenzo la talpa Sun’s Leturis Lamps! il Sfuei Scava e morde Musica e suoni Eventi letterari Succede nel territorio La pagina delle Associazioni 14 25 26/27 28/29 31 Il futuro che noi vogliamo editoriale> S i è svolta dal 20 al 22 giugno scorso a Rio de Janeiro la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile chiamata anche Rio + 20. Si è svolta infatti a 20 anni della omonima Conferenza che, sempre a Rio, aveva assunto importanti decisioni e aveva ad esempio dato il via all’Agenda 21, una metodologia volta ad assumere impegni ambientali, applicata oggi universalmente. A distanza di 20 anni possiamo affermare che non si è avuto il coraggio o la capacità di avanzare in queste scelte, anzi è stato un continuo retrocedere. Il documento finale prodotto dalla Conferenza da parte delle delegazioni ufficiali di tutti i Paesi del mondo, intitolato “Il futuro che vogliamo” è molto deludente, risultato di continue negoziazioni al ribasso. Il “punto forte” comunicato a tutto il mondo è la green economy, ovvero l’economia verde che dovrebbe tirarci fuori al tempo stesso dai guai ambientali e dalla crisi economica. Ma che cos’è la green economy di cui da un paio d’anni si parla? Una delle definizioni date è: “Economia a basse emissioni di anidride carbonica, efficiente nell’utilizzo delle risorse e socialmente inclusiva”. E’ tutto così? No, soprattutto quando parliamo dei cosiddetti “servizi ambientali” e della loro valorizzazione economica. I “servizi ambientali” sono i servizi offerti gratuitamente dalla natura, come ad esempio la disponibilità dell’acqua, di piante medicinali, il sequestro del carbonio dall’atmosfera (effettuato dalle foreste, da miglioramenti al sistema agro-zootecnico, ecc.), la regolazione climatica, la prevenzione dei disastri e viene inclusa persino la cultura e il sapere dei popoli indigeni. Dare un valore economico al beneficio prodotto dai cosiddetti servizi ambientali permette dunque di introdurli nel sistema finanziario e nei meccanismi di mercato attraverso, ad esempio, il mercato dei crediti di carbonio già da tempo in vigore. Chi emette CO2 potrà continuare a farlo acquisendo crediti di carbonio o titoli derivanti dai servizi ambientali effettuati da altri anche in lontani luoghi del mondo che riceveranno per questo un compenso. Un meccanismo apparentemente virtuoso ma di fatto perverso in quanto permette a chi inquina di continuare a farlo pagando un sovrappiù. Questa è l’essenza dell’economia verde: la messa sul mercato e la finanziarizzazione della natura, dei beni comuni e in ultima analisi della vita. Questa è la soluzione trovata dai Governi di tutto il mondo riuniti a Rio per risolvere i gravi problemi ambientali che dovrebbe farci uscire dalla crisi economica. A questa logica si oppongono, proponendo altre soluzioni, una moltitudine di associazioni, ONG, popoli indigeni, movimenti e persone di tutto il mondo riuniti a Rio nel Vertice dei Popoli che si è svolto negli stessi giorni della Conferenza ufficiale. Il clima al Vertice dei Popoli è completamente diverso, si respira la costruzione di un altro futuro rispetto a quello prospettato alla conferenza ufficiale. Qui le soluzioni che si stanno sperimentando in molti luoghi del mondo sono quelle delle gestioni dell’acqua pubbliche e partecipate, dei sistemi agricoli finalizzati a produrre alimenti sani e non commodities da quotare in borsa, delle economie locali a beneficio delle persone e non dei mercati finanziari, della gestione etica dei risparmi, dei modelli di produzione energetica decentrati e democratici, di un altro mondo insomma. Mai come in questa Conferenza di Rio si è vista una distanza così grande tra coloro che ci governano e i popoli e la società civile. Una distanza che si va accentuando fin dai negoziati sui cambiamenti climatici svolti a Copenhagen e al Forum Mondiale dell’Acqua del marzo 2012 a Marsiglia. Sembra si sia smarrito il lume della ragione: non affrontare oggi in modo deciso i problemi ambientali aggravati dai cambiamenti climatici è un atteggiamento irresponsabile soprattutto nei confronti di coloro che verranno dopo di noi. Le soluzioni ci sono: oggi ad esempio avremmo le conoscenze, la tecnologia e le capacità per trasformare in tempi relativamente brevi tutte le nostre case da consumatrici di energia a produttrici di energia (con la coibentazione, i pannelli solari, fotovoltaici, pompe di calore, impianti eolici, geotermici, ecc.) e realizzando una rete diffusa e decentrata di produzione di energia. Perché non l’abbiamo ancora fatto? Troppi e troppo concentrati sono gli interessi finanziari, economici e di potere che seguono altre logiche, gli stessi che condizionano le scelte dell’ONU e di molti governanti. Sarà dunque fondamentale per la costruzione del “Futuro che noi vogliamo” il ruolo della società civile, delle associazioni e degli Enti locali virtuosi, di una democrazia dal basso che propone, sperimenta e che avrà il compito di ricostruire rappresentanze nazionali e Istituzioni internazionali che siano all’altezza delle grandi sfide che stiamo affrontando. >4 Marco Iob da Rio de Janeiro 20- 22 giugno 2012 Reportage fotografico a pagina 30 Piano di gestione per il Sito d’Interesse Comunitario Lago Minisini- Rivoli bianchi: è necessario un gioco di squadra che metta assieme il meglio del territorio La forza dei territori di Sandro Di Bernardo Presidente del Circolo Legambiente della Pedemontana Gemonese Ambiente e territorio> R ete Natura 2000 è un sistema di aree protette previsto dalla normativa europea (direttive habitat del 1992 e uccelli del 1979) e definito dalla Regione Friuli Venezia Giulia nella seconda metà degli anni novanta con la costituzione delle varie zone SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale). Gemona ne fa parte con l’area del Lago Minisini. E’ una partecipazione importante che, seppur con un territorio di modesta estensione, colloca anche Gemona ed il suo hinterland in un contesto europeo. La sua costituzione si colloca in un quadro molto ampio di difesa della natura e della biodiversità e, nel caso specifico, prevedendo “la conservazione, il miglioramento o il ripristino dell’ habitat e delle specie della flora e fauna di interesse comunitario” presenti nell’area. I lavori di riqualificazione del Lago attuati dalla Comunità Montana hanno seguito questa logica. La direttiva comunitaria, così come le linee guida nazionali (decreto 3/9/2002) lasciano ampia discrezionalità nell’attuazione dell’obbligo conservativo e nel caso della nostra Regione questo viene osservato con la redazione di appositi Piani di gestione. Questi tengono conto anche delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali, e devono rapportarsi con il sistema pianificatorio esistente. Queste in sintesi le premesse, con le quali non si può che concordare ed auspicare che il loro inserimento nella realtà avvenga in modo consensuale fra valori am- SpecialeTerritorio bientali ed interessi umani, esprimendosi in questo la “forza del territorio”. Valori ambientali e interessi umani sono stati nei millenni, a partire dal tempo del Castelliere del Monte Cumieli, indissolubilmente associati, forse spesso inconsapevolmente, ma hanno plasmato il territorio in un alternante equilibrio fra il prevalere dell’uno o dell’altro, sino a quella che può essere definita la rottura della società industriale. Da questa nasce anche la risposta o la corsa al rimedio, che ha visto nella Conferenza di Rio del 1992 una tappa importante. Dal 1992 ad oggi molte cose sono cambiate e la crisi finanziaria, che stiamo ora vivendo, non è che l’ultimo atto di un sistema sociale ed economico che ha sì garantito un sostanziale benessere, ma che ha evidenziato una serie di fragilità ora divenute fortemente limitanti. I beni naturali, l’aria, l’acqua, il territorio, in una parola la biodiversità, non sono infiniti e di questo pare indispensabile tener conto anche nella pianificazione di aree a piccola scala quale può essere il SIC Lago Minisini – Rivoli Bianchi, integrandoli prioritariamente in un corretto ciclo produttivo. Un nuovo modello economico di gestione del territorio diventa la necessaria premessa anche della gestione ambientale di aree di piccola scala quale il SIC in esame. E di questo il principio guida dovrà costituire l’indissolubile unione fra economia, società ed ambiente nella costruzione di una economia verde o, con il termine ormai in voga, di green economy nel segno della sostenibilità. Per arrivare a questo tuttavia pare indispensabile superare alcune criticità, insite nell’attuale struttura organizzativa delle aree protette regionali che, nella sua impostazione, si rifà a disposizioni in larga parte superate e tenend conto dei progressi legislativi emanati in sede europea e della stessa evoluzione socio-economica, alla quale la società è andata velocemente incontro in questi ultimi anni. La definizione delle aree protette (LR 42/96) e la successiva normativa delle aree di Natura 2000 risentono, infatti, di una dualistica, anche contrapposta concezione, che divideva il territorio in aree lasciate al libero uso economico e, dall’altra, in aree circoscritte, dove la “libertà economica”lasciava il posto alla natura, e le popolazioni residenti venivano “compensate” da un finanziamento annuo. All’amministrazione regionale, o agli organi istituzionali preposti, veniva poi affidato il compito della gestione, con la prevista redazione dei relativi piani di conservazione e sviluppo e delle collegate azioni di “valorizzazione”. Il modello ad “isole pagate” è ora messo in crisi sia dalla riduzione, se non l’azzeramento dei relativi finanziamenti, sia dall’eccessiva burocratizzazione, che ha portato a volte anche ad incomprensioni da parte della pubblica opinione. Molto più semplice la soluzione francese, che affida le aree SIC a semplici rapporti contrattuali con i diretti gestori delle aree, i proprietari, gli agricoltori,... Fra i progressi legislativi nazionali ed europei è opportuno citare, fra i tanti, la Convenzione europea del paesaggio del 2000, la Convenzione sulla diversità biologica, le Linee > > 5 guida sulla gestione forestale, le Direttive sull’acqua, l’aria, la stessa futura politica agricola comunitaria che sta dando importanti suggerimenti, la ratifica dei protocolli della Convenzione delle Alpi, e, a livello internazionale, le direttive sui parchi e le aree protette, come il piano d’azione di Durban del 2003, o le indicazione della IUCN (Unione mondiale per la conservazione della natura), od il famoso protocollo di Kyoto. Se l’attuale configurazione regionale ad aree protette è stata un fatto positiva, considerarla solo un punto di arrivo da consolidare con i previsti piani, siano essi di gestione (rete natura 2000) o di conservazione e sviluppo (aree protette da LR 42/96), parrebbe una sosta involutiva nel processo di aggiornamento dei fattori di gestione. E nel caso dell’area SIC Minisini e del relativo piano di gestione, sembra opportuno ora poter ampliare l’orizzonte culturale ed operativo verso traguardi più ambiziosi e più rispondenti alle congiunte esigenze ambientali e socio-economiche, riassumibili nell’identità fra rete ecologica e rete economica. Il Gemonese ha grandi potenzialità ambientali, basti pensare alle Alpi Giulie o al Tagliamento ed al suo lago sotterraneo, ambiti che l’IUCN pone fra le eccellenze naturali dell’intero arco alpino, ed altrettanto grandi possibilità sociali, essendo collocato in una posizione chiave nel contesto geografico regionale ed internazionale. L’area SIC Lago Minisini – Rivoli Bianchi può essere la finestra di questo scenario, se la “forza del territorio” nelle sue varie componenti riesce a legare la sua gestione, e quindi il piano di gestione, ad una serie di condizioni e scelte che la collochino ad un livello di importanza ed attenzione sovralocale, preferibilmente europeo. Non vi è una soluzione precostituita e sarebbe presuntuoso indicare il presunto risultato finale, ma parrebbe opportuno sin d’ora arrivare alla definizione di alcuni principi operativi. Vi è innanzi tutto la necessità di una chiara scelta gestionale da parte dei più diretti interessati, i proprietari in primis, e la creazione di un consorzio volontario, come proposto a suo tempo dai responsabili della Comunità montana. Vi è la necessità di un accordo di rete comprensoriale fra gli operatori economici dei settori dell’agricoltura e del turismo e anche dell’artigianato, un raccordo fra le stesse istituzioni, Gemona e Venzone prima di tutto, quali cointeressati territoriali all’area, tanto più attuale ora nella fase di definizione dell’Unione dei Comuni; si rende necessario uno scatto d’orgoglio del Comune di Gemona, che non può rimanere escluso dai più grandi progetti di valorizzazione ambientale, quali la Rete Unesco che vede in corsa ora i territori aderenti al Parco delle Prealpi Giulie. Vi è la necessità, forse preclusa dai già fissati confini amministrativi dell’area SIC, di un recupero dei valori esterni: non può non esserci un riconoscimento per le aree poste fra la vecchia Statale, per esempio, a Rivoli di Venzone e il Tagliamento nella zona delle Fontane dove riemerge prepotente il corso del Pozzolons e chiarire quindi il legame con il grande fiume; qui giace da millenni sepolta l’antica via romana, qui anche la Napoleonica ed il vecchio ponte della ferrovia evidenziano i segni della grande storia dei nostri territori; qui passerà la ciclabile di Alpe Adria; così per la Sella di San Agnese e l’area del Vegliato. E’ necessario in sintesi un gioco di squadra che metta assieme il meglio del territorio; ed il mettersi insieme è la miglior soluzione per un progetto ambientale di livello europeo, così come sono europei il Tagliamento ed il suo territorio. Dopo la copertina del numero scorso di PeM, ancora una bella foto del Laghetto Minisini firmata Aurelio Candido >6 società> il terremoto in Emilia Filo diretto con l’Emilia Intervista telefonica a Maurizio Cavicchioli, amministratore del comune di Mirandola e consigliere dell’Unione dei Comuni dell’area nord di Modena. PeM. Di cosa si è occupato nell’emergenza del post-terremoto? Mi sono occupato da subito dell’organizzazione degli aiuti, della distribuzione dei generi di prima necessità e dei container nei casolari di campagna. tamente dalla Protezione Civile, che ospitano 1700 persone. In questa fase stiamo intensificando i sopralluoghi per fare in modo che chi può rientri nelle case. Ne abbiamo fatti 4.500 su un totale di 6.000. PeM. Come vi siete organizzati per af frontare l’emergenza? Il territorio è molto vasto e comprende il centro, sette frazioni e molti casolari; c’è voluta una settimana per mappare l’area, individuare gli “accampamenti spontanei” organizzati dai comitati di borgata e dalle parrocchie, trovare un riferimento per la gestione dei servizi. Ci sono inoltre cinque campi allestiti diret- PeM. Qual è la situazione del centro storico? Il 55% del centro storico risulta inagibile. La volontà è di tenere tutti a Mirandola; il paese unito può farcela. Dobbiamo trovare soluzioni abitative per circa 2000 persone, individuando aree edificabili, senza creare però i “quartieri degli sfigati” o snaturare il tessuto sociale. Dobbiamo prendere pertanto decisioni importanti avendo una visione del futuro della città. Ci avvarremo anche di un concorso di idee per facilitare questo percorso. PeM. Quali priorità vi siete dati? - Inanzitutto le scuole: tre scuole superiori e la direzione didattica sono inagibili. L’intenzione è di mettere a scuola i 2000 studenti in una struttura provvisoria dove sorgerà il centro studi. E’ un importante segnale di stabilità per i giovani e le famiglie. - Mantenere e potenziare il polo biomedicale: il 75% dei componenti per la dialisi viene prodotto a Mirandola e il settore coinvolge 5.000 addetti (più l’indotto). - Facilitare la riapertura di 250 attività commerciali, dando la possibilità di allestire una struttura provvisoria accanto al negozio. Inoltre per evitare infiltrazioni mafiose ci siamo dotati di un codice rigoroso per gli appalti e di una cabina di regia composta dai rappresentanti di tutti gli enti del territorio: regione, province, comuni. Auguri a Cavicchioli e a Mirandola da parte di PeM e della gente di Gemona. Solidarietà all'Emilia Dodici Comuni e 25 associazioni hanno deciso di coordinare gli sforzi per raccogliere i fondi da destinare alle popolazioni dell'Emilia colpite dal recente terremoto. Il Comune di Gemona ha messo a disposizione il conto corrente della tesoreria le cui coordinate sono IT 82 M 02008 63880 000100850184 Unicredit banca, pregando i gentili donatori di specificare come clausola "sottoscrizione terremoto Emilia". L'assessore Loris Cargnelutti ha ricordato che «la Regione Emilia, nel 1976, ha dato il suo contributo alla nostra cittadina distrutta, riparando l'acquedotto, facendo le verifiche degli edifici pericolanti e offrendo un asilo nido a titolo gratuito». Il termine per le donazioni è previsto nel mese di settembre. > 7 Pense, Maravee, San Cristoforo... il Presidente, il castello e i nuovi uffici di San Cristoful cultura> Maravee: Be’, guardate: dicevamo che Cividale, Spilimbergo, San Daniele, San Vito, Pordenone, Tolmezzo e le altre città della Patria del Friuli hanno qualcosa in più di noi e invece viene a Gemona il Presidente della Repubblica, come vent’anni fa era venuto il Papa… E anche lui ci passa sotto il naso, per entrare in duomo… non conoscevamo per niente – andrebbero approfondite… San Cristoforo: Certo: può darsi che siano cose di poca importanza ma visto che, sul colle del castello, da centinaia e centinaia di anni, se non da migliaia, qualcuno ha sempre fatto qualcosa, come dicevano i vecchi quando eravamo giovani noi… Pense: Sicché dici che siamo meglio degli altri?! Maravee: Non so se siamo meglio… so solo che tante persone importanti sono contente di venire da noi... E poi mi pare che il Presidente dicesse «Incredibile… Meraviglioso…» San Cristoforo: Come fai a dire queste cose? Davanti a te è passato dritto e si è fermato alle tue spalle; io non ho sentito niente del genere… A me è sembrato interessato alle spiegazioni dell’Arciprete… È rimasto a bocca aperta ad ammirare la facciata e il campanile, questo sì. E poi è entrato… e all’uscita pareva ammirato… Maravee: Guarda, Cristoforo: anche un passante, l’indomani, diceva di averlo visto davvero sorpreso di vedere la città ricostruita. Pense: Sì, sì… e diceva, quel passante, che il Presidente ha affermato che la ricostruzione di Gemona e del Friuli, oltre che un esempio da seguire, è una grande spinta ad aver fiducia nel futuro e nella capacità dell’Italia di superare le più grandi difficoltà... San Cristoforo: Va bene… ma non montiamoci la testa… Invece, del castello, di cosa farne, hanno parlato? Ha suggerito qualcosa, il Presidente? Pense: Non si è saputo nulla… Nessuno ne parla… Però s’è sentito che, nelle altane sotto l’ingresso delle prigioni, gli operai hanno trovato qualche pietra lavorata e qualche muro sotterrato… e che queste novità – che forse ci mostrano qualcosa che >8 Pense: Può darsi benissimo che i lavori ci riservino ancora qualche bella sorpresa e sarebbe un peccato che non ce ne accorgessimo o che, addirittura, la rovinassimo o la perdessimo del tutto. Pense: Sì, sì, quella che diceva che le cose da fare sono: riaprire via San Giovanni dalla piazza del Municipio e ricostruire la chiesa, per farne un auditorium, con i lacunari al loro posto; e poi lasciare gli uffici del Municipio dove stanno e nel palazzo della banca – che merita acquistato – fare una meravigliosa esposizione d’arte moderna da allargare anche alla ex chiesa delle Grazie, che andrebbe ricostruita… Maravee:Eh, su questo sarei d’accordo anche io… Ma due passanti dicevano che il palazzo costa un occhio della testa… Maravee: A proposito di peccati… ho sentito che il Sindaco insiste nel voler acquistare il palazzo della banca, quello in piazza nuova … e che ha tutte le intenzioni di sistemare là dentro il soffitto dipinto dall’Amalteo… San Cristoforo: Sì, però un terzo, che pareva la sapesse lunga, diceva che tre quarti, se non più, della spesa sarebbe coperta da beni che il comune possiede... Pense: È vero e per di più pare che sull’ar- Pense: Un baratto… uno scambio… Comunque sempre un costo… gomento non abbia nemmeno ascoltato il Consiglio comunale… San Cristoforo: Non coinvolgere il Consiglio comunale, che rappresenta tutta la Magnifica Comunità, è sbagliato… E sul soffitto dell’Amalteo, da sistemare in quel palazzo… mi pare proprio una stoltezza! Figuriamoci: per ammirare il soffitto dovrei andare a far qualcosa negli uffici e solamente durante l’orario di apertura… e poi mi immagino la confusione che ne risulterebbe, tra turisti che entrano a frotte e impiegati che devono fare il loro lavoro… Anche i bambini… Maravee: Ci arrivano? San Cristoforo: No… Volevo dire: anche i bambini delle scuole, che ogni tanto vanno a visitare i musei… Vi immaginate la babilonia? Tuttavia, sull’acquisto del palazzo… io penso come quella signora della spesa: ricordate? Ne parlavi tu, Pense… Maravee: Ah, un baratto, insomma… San Cristoforo: Certo, nessuno ti dà niente per niente… E va valutato bene se quanto devi dare in cambio di quello che ricevi non comporta una privazione importante o addirittura uno svantaggio… Ecco: io penso che a questo punto il Sindaco dovrebbe proprio discutere l’argomento con il Consiglio comunale illustrando in modo dettagliato l’affare e evidenziando tutti i vantaggi che ne deriverebbero a Gemona… Pense: E dovrebbe ascoltare anche i suggerimenti... Maravee: Speriamo che in molti gli dicano che gli uffici comunali restino al loro posto e che il palazzo di piazza nuova, se acquistato, possa diventare una grande calamita, per il bene di Gemona! San Cristoforo: Lo spero proprio anch’io! Palazzo Scarpa e il soffitto di Pomponio Amalteo di Alida Londero cosa pubblica> irca un mese fa la stampa ha riportato la notizia - peraltro non nuova - che il Comune di Gemona si accinge ad acquistare Palazzo Scarpa (già sede della Banca Antonveneta, in Piazza Garibaldi) per destinarlo a nuova sede degli uffici comunali. L’operazione è resa possibile da un finanziamento regionale di oltre 2 milioni di euro. Tale cifra, tuttavia, verrebbe solo parzialmente spesa nell’acquisto, che si intende affrontare in buona parte con i proventi della vendita di alcuni immobili comunali. Il “risparmio” consentirebbe di disporre dei fondi per collocare in quell’edificio il soffitto realizzato nel 1533 da Pomponio Amalteo, che così avrebbe (parole del sindaco) “non solo una collocazione dignitosa e all’altezza del manufatto”, ma andrebbe “ad impreziosire un immobile che è una delle ultime opere d’arte dell’architetto Scarpa” (Messaggero Veneto, 23.06). Questo progetto ha sollevato critiche che attengono a varie questioni: l’opportunità dell’acquisto di Palazzo Scarpa nella presente congiuntura economica; la destinazione dello stesso palazzo; l’opportunità della vendita di determinati immobili comunali; il costo reale dell’operazione e la sussistenza del cosiddetto “risparmio”; la collocazione del soffitto rinascimentale della distrutta chiesa di San Giovanni nella sede degli uffici comunali; la ricostruzione di San Giovanni; il metodo poco condiviso che l’Amministrazione sta seguendo nell’adozione di provvedimenti capaci di mutare la fisionomia del centro urbano. Attorno all’acquisto di Palazzo Scarpa si articola dunque una problematica complessa, che investe l’annosa ed irrisolta questione del ruolo e dell’immagine del centro storico nel suo rapporto con il territorio. Si tornerà sui vari aspetti di essa nei prossimi numeri del giornale. Come anticipazione, per ora proponiamo la riflessione, espressa prima che scoppiasse questa polemica, di un uomo di cultura non gemonese. Si tratta dello storico, letterato e giornalista Gianfranco Ellero, che è intervenuto recentemente sulle pagine del Gazzettino (21.06) in merito alla mancata ricostruzione C Dalla Regione un invito a Comune di Gemona e Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia a trovare una soluzione espositiva per i 36 lacunari dipinti da Pomponio Amalteo e invisibili da ormai troppo tempo. Il Consiglio regionale ha approvato l’ordine del giorno presentato dal consigliere Piero Colussi (Cittadini-Liber tà Civica) Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, premesso che a 36 anni dal terremoto in Friuli ed a 506 anni dalla nascita di Pomponio Amalteo, 36 dei 42 lacunari su tavola dipinti nel 1533 dall’Amalteo per il grande soffitto della Chiesa di San Giovanni in Brolo salvati dai crolli del 1976 giacciono dimenticati nel caveau del Museo Comunale di Gemona; sottolineato che si tratta di una delle opere d’arte più importanti del rinascimento locale; ricordato quanto affermato in un articolo del Giornale dell’Arte dove si legge: della chiesa di San Giovanni in Brolo. La qualifica di città, egli sostiene, appartiene storicamente a Gemona fin dalle origini, ma la conferma di questo ruolo si lega anche a una mentalità che esprima “una superiore cultura e un’aggiornata visione del mondo”. Questi requisiti sono stati solo parzialmente posti in atto attraverso la ricostruzione dopo il terremoto del 1976. Infatti, scrive il prof. Ellero, riconoscendo ai gemonesi il merito « pur di aver fatto risorgere dalle ceneri non soltanto i muri e i tetti, ma anche una struttura di eccellenza come la Cineteca del Friuli, bisogna riconoscere il demerito di un ‘buco nero’ rimasto nel tessuto urbano: il sito di San Giovanni trasfor- “quello del soffitto dipinto nel 1533 da Pomponio Amalteo per la chiesa di S. Giovanni in Brolo distrutta dal terremoto del 1976, è un caso triste”; preso purtroppo atto che ad oggi questa vicenda è ancora senza soluzione nonostante i Comitati di cittadini, le petizioni, i docenti e gli studiosi del mondo universitario – ma anche l’opinione pubblica in generale – si siano mobilitati per la tutela dei beni artistici ed architettonici sopravissuti al sisma del 1976 con ciò ribadendo, con i fatti, la volontà allora espressa dal popolo friulano di costruire secondo il modello del “dov’era, com’era”; giudicata in proposito incomprensibile l’inerzia del Comune di Gemona che ha preferito, in luogo dell’intervento necessario alla ricollocazione dei lacunari, destinare le ingenti risorse messe a disposizione dall’amministrazione regionale per altri fini; tutto ciò considerato, impegna la Giunta regionale a verificare con il Comune di Gemona e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Friuli Venezia Giulia la fattibilità di una soluzione museale ed espositiva che consente una adeguata fruibilità dei 36 lacunari di Pomponio Amalteo. mato in un parcheggio nonostante i lauti finanziamenti pubblici destinati alla ricostruzione di quel gioiello, l’incerta collocazione del soffitto a cassettoni dell’Amalteo, il riuso di pietre del Quattrocento per lastricare uno spiazzo e qualche altro errore. Visto che Gemona appartiene, in senso storico e culturale, a tutti i friulani, sarebbe bene che le autorità si impegnassero a restituire San Giovanni a tutti coloro che, come scrisse Tosco Nonini nel poemetto I paîs ninins, “a sintin un ueit che nuje po’ jemplâ”. « Gianfranco Ellero, “Gemona città fin dalla nascita e i ‘buchi’ della ricostruzione”, in Il Gazzettino, 21.06.2012 (rubrica “Paesi di profilo”, p. XXIII fasc. interno). > 9 ultime dal Consiglio comunale> L’acquisto di Palazzo Scarpa: 3. scelta rischiosa e frettolosa, non discussa con i cittadini e con tanti interrogativi I Con i voti del sindaco e della sola maggioranza (e il voto contrario di tutti i gruppi di opposizione) il Consiglio comunale del 16 luglio ha deliberato l’acquisto di Palazzo Scarpa, già sede della Banca Popolare di Gemona, da “adibire a nuova sede municipale, nonché [per] la ricollocazione dei lacunari del Pomponio Amalteo”. L’acquisto avverrà parte tramite un mutuo di euro 1.530.000 (sostenuto da un contributo regionale ventennale) e parte tramite una permuta di altri immobili, come da prospetto a lato riportato. Si ritiene fortemente discutibile quanto segue: 1. 2. accettazione affrettata della propol’a sta del proprietario (la società Codone di Roma, ma controllata dagli Stefanel di Ponte di Piave) pervenuta il 10 luglio e approvata solo 6 giorni dopo; il mancato coinvolgimento dei gruppi consiliari e la totale assenza di dibattito pubblico con esperti e cittadini sull’importante acquisto di Palazzo 4. Scarpa, la collocazione dei lacunari e sulla permuta complessiva di immobili comunali; gli uffici preposti della Regione hanno valutato 35 euro al metro quadrato l’area a parcheggio dell’ex GIL (mq 4.676): la Regione era a conoscenza che, tolto il vincolo del parcheggio e reso edificabile, quel terreno vale molto di più di 35 euro al mq? l’assenza, agli atti, del parere scritto della Soprintendenza sulla collocazione del soffitto dell’Amalteo nel Palazzo Scarpa. L’operazione presenta ancora molti interrogativi: a. perché non è stata ancora redatta una perizia d i stima dettagliata del Palazzo Scarpa? c. d. e. f. non risulta esserci una stima dei costi di ristrutturazione e dell’eventuale adeguamento alla nuova normativa antisismica, né una stima dei futuri costi di gestione (ambiente soggetto a forti dispersioni termiche); quale destinazione concreta avrà Palazzo Scarpa: solo uffici, polo museale-culturale, mista? quale destinazione avranno l’attuale palazzo degli uffici comunali e quello della Comunità Montana? come mai il sindaco ha cambiato idea e non ritiene più fondamentale la ripetuta promessa costruzione del palazzetto dello sport? dal complesso di queste operazioni pare evidente la convenienza economica per la società venditrice del Palazzo Scarpa, mentre non sono chiari i vantaggi per i cittadini. Prospetto per la permuta di immobili € 1.280.000 Acquisto da parte del Comune di Palazzo Scarpa * Cessione alla società Codone del fabbricato e terreno di via Roma (mq 2.340) Cessione palazzina e terreno ex Venturini di via Osoppo (mq 1.500) Conguaglio in denaro alla soc. Codone per Palazzo Scarpa 124.850 Acquisto parcheggio Palazzo Scarpa (mq 2.150 x 58 €/mq) Cessione parcheggi via Dante ex GIL (mq 4.676 x 35 €/mq) 41.600 Conguaglio alla Regione per permuta parcheggi Valore totale delle permute 1.446.450 * Il valore non è definitivo in quanto manca la perizia di stima dell’immobile Lint su lis borgadis> “Dove cammino?” I cittadini residenti in via Sofia Pecol ci segnalano il dissesto evidente del marciapiede: impossibile il transito con un passeggino o per una persona disabile; si è costretti a camminare sulla strada mettendo in pericolo la propria incolumità anche perché le auto, in questo tratto di strada, spesso corrono a forte velocità. I residenti richiedono, almeno per questo problema, il rilevatore di velocità. La cacca A Gemona non c'è marciapiede, non c'è aiuola, piazza... che non abbia residui di escrementi del cosiddetto miglior amico dell'uomo "il cane". Ma non è obbligatorio da parte del proprietario della cara bestiola pulire quando sporca? In moltissimi comuni c'è la cassetta contenente i sacchetti per l'apposita pulizia e chi di dovere provvede a sanzionare chi non rispetta! Piera L. > 10 b. € 237.000 376.000 667.000 166.450 1.446.450 Contributi concessi dal Comune di Gemona ad Associazioni o Enti per il 2012 Contributi concessi dal Comune di Gemona ad Associazioni o Enti per il 2012 cosa pubblica> L.A.B. Laboratorio Internaz. Comunic. Associazione Pro Loco Pro Glemona Associazione Pro Loco Pro Glemona Associazione Musicologi Gemona Università della Terza Età Avulss onlus Gemona Parrocchia S.Maria Assunta Circolo Filatelico Numismatico Ass. Storico Archeologico Cult.Ostermann Ass. Coro Kelidon Gemona Ass. Genitori Liceo “Magrini” La Cineteca Del Friuli Associaz. “Lo Scivolo” Assoc. Cea Molino Cocconi – Ecomuseo delle Acque del Gem. Comitato Coord. Assoc. Combattentistiche e d’arma Centro Socio Cult. di Godo Assoc. Bravi Ragazzi Associazione Marinai d’Italia Scuole Media “A.Cantore” - Gemona A.T.Sa.M. onlus A.N.A. Sezione di Gemona Assoc. Pro Loco Pro Glemona Assoc. Pro Loco Pro Glemona Assoc. Pro Loco Pro Glemona A.S.D. Moto Lis Coris - Gemona Associazione Borc Taviele Assoc. Culturale “Il Loggione” Fur Par Fur - Gemona Comitato Borgate Centro Storico Laboratorio Intern. Comunicazione A.S.D. Pedale Gemonese A.S.D. Vigili del Fuoco di Udine Asd Gemona Nuoto Atlantis A.S.D. Campagnola A.S.D. Gemonatletica Isis D’Aronco As.C.O.M. Forze di Polizia Udine Gruppo Fotografico Gemonese Gruppo Corale Glemonensis Associazione Casa per l'Europa Scuola Santa Maria degli Angeli Riserva di Caccia Banda Musicale Città di Gemona Pro Loco Pro Glemona Pro Loco Pro Glemona Uponadream Associazione Allevatori del F.V.G. Ass. Culturale Lirica Il Loggione Ass. Culturale Lirica Il Loggione Associazione Pro Loco Gemona A.S.D. Circolo Gemona Tennis A.S.D. Ginnastica Gemonese A.S.D. Stalis Team Gemona A.S.D. Gemona Basket A.S.D. Gemona Basket Black Ducks Rugby Gemona A.S.D. R. D’Aronco A.S.D. Il Castello di Gemona Associazione E-Trenta Aasociazione Lago 3 Comuni Pro Loco Chiusaforte A.S.D. Nautilago A.S.D. Judokay Gemona A.S.D. Pedale Gemonese Pro Loco Pro Glemona A.S.D. Lifeguard Academy Tolmezzo U.S. Mario Tosi Tarvisio A.S.D. Volo Libero Friuli Gemona A.S.D. Volo Libero Friuli Gemona A.S.D. Chiodo Fisso Tolmezzo A.S.D. Cus Udine A.S.D. Jam's Bike Team Buia A.S.D. Tiro a Volo Verzegnis A.S.D. Stella Azzurra A.S.D. Or Bike Gemona A.S.D. Gemonese Calcio Attività per cui è richiesto il contributo Scuole alcoologiche territoriali rivolte a famiglie problematiche, corsi di formazione interclub zonali e congressi regionali e nazionali 50° Laboratorio Internazionale Della Comunicazione: Officina Italia Mostra didattica frammenti di memoria Sistema guida audio/video CICERONE Archivio regionale del disco Spese generali associazione e gestione anno accademico Attività di animazione, accompagnamento ed assistenza ospiti casa di riposo Manutenzione straordinaria facciata del Duomo Realizzazione mostra NUFIL HOBBY e rassegna di collezioni ed hobby Contributo € 800 50.000 2.000 4.500 4.000 5.000 1.000 10.000 2.000 Realizzazione 5° Concorso di narrativa: In viaggio nelle parole 2.000 Concerto di Pentecoste 2012 Scambi culturali intern. Programma di apprendimento “Comenius” Rassegna sul cinema friulano Percorso educativo in lingua inglese 500 500 2.500 500 Completamento allestimento aula didattica 5.000 Giornata nazionale della Bandiera – 2 giugno Corso di formazione in materia igienico sanitaria (HCCP) Festival di arti urbane Realizzazione di un corso di segnaletica stradale per le scuole Iniziativa “FARE SCIENZE” Attività destinate agli ospiti del C.S.M. di Gemona 1° Raduno Nazionale della Brigata Gemona e Festa Sezionale Realizzazione iniziativa commerciale GEMONA FORMAGGIO E DINTORNI Realizz. iniziativa commerciale TEMPUS EST JOCUNDUS 3-5 agosto 2012 Palio del Niederlech e dama castellana Moto incontro 2012, attività di moto aggregazione Realizzazione nuova sede associazione ed area festeggiamenti Realizzazione di concerti lirici 2^ Edizione GLEMONE CRAZY RACE Realizzazione soppalco e scala interna per stoccaggio materiale Gemona città dello sport/culture olimpiche. Venzonassa maraton bike 2012: campionato italiano vigili del fuoco Campionato italiano vigili del fuoco di Mountainbike Organizzazione gare di nuoto periodo marzo/aprile 2012 Manutenzione spogliatoi e manto erboso campo sportivo T.GOI Organizzaz. Manifestazioni agonistiche e ripristino attrezzature per danneggiamenti a causa loro trasporto Realizzazione del corso di SPORT INTEGRATO Rally Città dello sport e rally polizie europee 200 1.000 2.000 1.000 1.500 500 20.000 20.000 20.000 4.000 500 5.000 8.000 3.000 3.000 15.000 2.500 2.000 3.000 2.000 7.500 1.000 2.000 TOTALE 1° riparto Organizzazione mostra fotografica collettiva luglio-agosto 2012 Organizzazione concerto di S. Stefano in Duomo Realizzazione programma 2012 “ENERGIE CREATIVE” Progetto Presepio Attività di sfalcio e cura dei prati in località diverse Attività di educazione alla musica Progetto Leimi Estate 2012 Spettacolo pirotecnico all’interno delle manifestazioni Antoniane 2012 Serata conclusiva presentazione progetto cinematografico "Visins di cjase" Concorso regionale formaggi a latte crudo e Junior club Organizzazione concerto del Coro di Castions delle Mura del 01.06.2012 Organizzazione tecnica e logistica dell'Opera lirica "IL TROVATORE" Mostra didattica “Frammenti di memoria” Organizzazione torneo maschile di tennis “Città di Gemona” Collaborazione scolastica e organizzazione gare agonistiche Organizzazione gara di mountain bike Sostegno costi di affitto impianto per attività giovanile Promozione attività sportiva nelle scuole di Gemona Promozione attività sportiva nelle scuole di Gemona Promozione attività sportiva nelle scuole di Gemona Attività agonistica 2012 Organizzazione manifestazione “Bomb-azza” Organizzazione evento sportivo presso il lago dei 3 Comuni a scopo di promozione turistica Organizzazione raduno auto e moto d'epoca nel Centro Storico di Gemona Realizzazione XXXIII Coppa del Lago Partecipazione al progetto GIOCOSPORT nelle scuole primarie di Gemona Organizzazione "Venzonassa marathon Bike 2012" Acquisto attrezzature Soccorso nelle manifestazioni sportive di volo libero, triathlon e sport velici e acquisto delle necessarie apparecchiature sanitarie Progetto scientifico in collaborazione con il Corso di laurea di Scienze Motorie in occasione della 6° Maratona dell’Etna Organizzazione campionato italiano di deltaplano Programma di promozione sportiva, partecipazione a competizioni nazionali, attività didattica finalizzata al rilascio di brevetti di volo Promozione disciplina sportiva di arrampicata e organizzazione di due manifestazioni sportive Organizzazione evento sportivo:2° XTRIM TRIATHLON OLIMPICO Org. tappa del 6° giro d'Italia di ciclocross, gara internaz. 6-7 ottobre 2012 Organizzazione manifestazione agonistica di specialità Realiz.murales decorativo sul tema Gemona città dello sport e del benstare Org. tappa del circuito internazionale di SuperEnduro di mountain bike Realiz. tensostruttura sopra il campo sintetico presso l’impianto D. Simonetti 215.000 1.000 3.000 2.500 1.000 800 8.000 5.000 3.000 1.500 5.000 1.000 7.000 1.000 1.000 1.500 500 4.000 1.000 1.000 1.000 2.000 12.000 TOTALE 2° riparto 120.800 2.500 250 750 1.000 500 1.500 2.500 500 5.000 15.000 5.000 3.500 1.000 1.000 5.000 2.000 10.000 11 > Associazione o Ente A.C.A.T. del Gemonese arte> Graffiti: cronaca di una visita guidata La voce aveva un simpatico accento che sembrava sardo: “Ppattat! Éhi, Ppattat!” “Ahia... Te l’avevo detto...” ha mormorato fra i denti Francesco. Effettivamente, appena pochi minuti prima, mi aveva spiegato che la sua passione di dipingere sui muri lo aveva portato nel tempo ad entrare in una certa confidenza con le forze dell’ordine. Dietro di noi, infatti, stava accostando una macchina dei Carabinieri dal cui finestrino sporgeva il viso cordiale del Maresciallo. Francesco si è girato e ha sorriso al Maresciallo con quella sua tipica espressione conciliante, ma decisa: “Oggi non ho ancora fatto niente...” “Nó, nó, è per uno di questti graffitti. Próprio qui davvanti, quello con lo stémma della Rréppubblica. Ma llo sai che póttrébbe essere villippéndio?” “Vilipendio?” Io intanto stavo grondando sudore: era quasi mezzogiorno, da circa un’ora e mezza ero in piedi al sole mentre Francesco mi illustrava i graffiti dell’edizione di quest’anno di “Elementi Sotterranei” e l’idea di assistere sotto la canicola ad una disquisizione su cosa debba considerarsi vilipendio, sulla libertà di espressione dell’arte eccetera non mi attirava assolutamente; nello stesso tempo però ero curioso di scoprire in quale direzione la vicenda si sarebbe evoluta. > 12 Il graffito in questione, tra l’altro, era uno di quelli che avevo trovato più interessanti, anche perché era figurativo e perciò di più facile comprensione, almeno per me. Ho sempre trovato difficile apprezzare questa forma d’arte e forse per questo il giorno prima, quasi per caso, avevo proposto a Francesco di farmi da Cicerone: con la sua guida speravo di riuscire a capirne di più. Inoltre mi aveva stupito la rilevanza della manifestazione: quest’anno circa trenta writers, tra i più quotati in Europa, sono venuti a dipingere i muri di Gemona. L’appuntamento era alle dieci, al parcheggio dell’autostazione, e prima di cominciare la visita io e Francesco ci eravamo seduti sotto il gazebo del bar lì di fronte. “Mi sembra che la vostra sia un’associazione molto dinamica, anche prescindendo da “Elementi Sotterranei”. Credo di aver letto che avete partecipato a degli incontri con gli studenti delle scuole su un tema tipo la cittadinanza attiva o qualcosa del genere...” “Sì, ci piace darci da fare: recentemente abbiamo svolto dei laboratori col CSRE di via Campo e tra le altre cose stiamo organizzando qualcosa di simile con il Centro di Salute Mentale di Tolmezzo. Riguardo a quello a cui accennavi tu, lo scopo era far capire agli studenti che se uno ha un’idea o vuole fare qualcosa, la può fare: non è vietato, ci sono i modi e i mezzi; e non è nemmeno difficile, basta provare.” “Non sarà difficile,” ho risposto “ma per mandare avanti una associazione, di lavoro ce n’è tanto. Almeno, questa è la mia esperienza con la Banda...” “Lavoro sì, da diventare matti. di Antonio Antonelli Ma se una cosa ti piace, si fa, no?” Ecco un’altro aspetto da ammirare in Francesco, ho pensato, oltre alla sua solida e solare mitezza: l’approccio positivo. “Siamo partiti così” ha continuato “e adesso “Elementi Sotterranei” è una manifestazione di risonanza internazionale. Ancora non riesco a rendermene bene conto...” Devo dire che i graffiti che ho visto sono veramente molto belli anche per un profano della disciplina come me. Tema di questa edizione: il riciclo. Siamo partiti dalla parete est, parcheggio autostazione: tredici persone coordinate da Peeta, writer di Venezia e famoso nel mondo. All’inizio, le origini: dinosauri composti di rifiuti. “Tratto potente, propulsivo, dinamico... Dài, non sono un critico!” “Be’, insomma, un po’ me li devi commentare,” ho risposto asciugandomi il sudore, “qualcosa dovrò pur scrivere nell’articolo...” La parte centrale invece è più grafica: osservando bene si distinguono le tre frecce del simbolo del riciclo. “Qui invece” continuava Francesco “c’è una delle parti che preferisco: questi sono di Padova, il loro nome è MADE. Vedi questa specie di pianeti azzurri? Sono le lettere che compongono la parola. La cosa interessante è che sono posizionate su un piano circolare, come un turbine, o un vortice. Loro sono tra i migliori in Italia.” Le cose cominciavano a farsi interessanti: mi accorgevo che nel writing le lettere spesso diventano uno spunto per poi svilupparsi in opere d’arte, Il graffito "vilipendioso" Le lettere infinite di Dado Discarica apocalittica Il sabato scatenato di Mr. Muppet come le miniature medioevali; tutti quei disegni incomprensibili in realtà erano parole, spesso i nomi degli artisti: la firma e l’opera coincidono. Inoltre ogni artista, o gruppo di artisti, svolge la sua ricerca in direzioni diverse. Dado, ad esempio, trasforma le lettere in “simboli dell’infinito: i tratti delle lettere tridimensionali si intersecano in figure spesso paradossali, in un intreccio complesso e labirintico che, come nelle famose incisioni di Escher, non ha mai fine. Infine, dopo uno scenario apocalittico (una discarica dove però un fiore tiene viva la speranza), ecco a voi il riciclo della Chiesa: “Di questo non si è lamentato ancora nessuno,” ha commentato Francesco “ma credo sia solo questione di tempo...”. Ormai il caldo del sole che picchiava sull’asfalto si faceva insopportabile, perciò ci siamo fermati ad osservare i graffiti sui muri del sottopassaggio, all’ombra: qui, due parti distinte: la prima, più sperimentale; la seconda più figurativa. “La prima per me è molto interessante. Questo artista lavora anche su tela, e riproduce su muro lo stesso stile. Mi rendo conto però che non è proprio di immediata comprensione.” “Effettivamente...” Poi un puffo a cui un proiettile fa esplodere la testa; le macchie di sangue avevano imbrattato anche la segnaletica stradale: “La Municipale mi ha chiamato e ho dovuto pulire i cartelli, ma alla fine si rovinavano ancora di più, così ho rinunciato. Francamente non so cosa c’entri il puffo. L’ha dipinto Mr. Muppet, quello della settimana.” La settimana di Mr. Muppet è sicuramente il graffito che mi è piaciuto di più: è formato da delle specie di pupazzi vagamente antropo- morfi che sembrano composti di griglie metalliche, prevalentemente in bianco e nero, e che rappresentano lo stato d’animo in ogni giorno della settimana: lunedì, giornata difficile; venerdì, cinema; domenica, sbracati sul divano... Solo le lettere che compongono il nome dell’artista, una per ogni pupazzo, sono segnate in rosso e ottenute riempiendo alcuni quadretti della griglia. Era passata ormai più di un’ora: io cominciavo a sentirmi disidratato e Francesco aveva fretta di andare nell’orto a legare ai pali le piante di fagiolini; così abbiamo deciso di accelerare la visita. La parete ovest è dedicata ai bandi: cioè? “Cioè gli artisti che hanno dipinto questo muro, sono stati scelti con un bando: ci hanno inviato le foto dei loro lavori e noi abbiamo selezionato i writers che che ci piacevano di più.” A differenza della parete est, questa è infatti divisa in sezioni distinte, ed ogni crew ne ha dipinta una. “Qual è, fra questi, il graffito che piace di più alla gente?” ho chiesto alla fine a Francesco, “Hai avuto qualche forma di feedback?” “In genere alla gente piace molto quello con i ratti; io invece non so scegliere: quasi tutti hanno qualcosa di interessante.” Di spunti ce ne sono molti: la divisione delle parti del maiale che diventano parti della società, identificate da eleganti scritte in caratteri gotici; il riempimento delle superfici con materiali di recupero come i fogli di giornale; e infine, senza dubbio, il graffito “vilipendioso”. Il Maresciallo stava facendo giuste distinzioni fra istituzioni e persone, fra critica e scimmiottamento, e altre sottigliezze filosofiche che però in quel momento non ero proprio in grado di seguire. Comunque il punto era che usare i simboli della Repubblica e della Presidenza dello Stato in quel modo poteva risultare vilipendioso: una cosa è la critica alla politica ed ai politici, un’altra alle istituzioni; quindi il Maresciallo chiedeva di cancellare almeno la scritta “Repubblica delle Banane”; Francesco si rifiutava di intervenire su opere d’arte che, tra l’altro, non erano sue. Alla fine ci si è accordati su un incontro da tenersi con il Sindaco per arrivare a un compromesso. Personalmente l’accusa di vilipendio mi sembrava eccessiva; il messaggio era chiaro: l’indignazione per una classe di politici corrotti che infangano le nostre Istituzioni repubblicane. Ma al di là del caso particolare, questa discussione mi ha fatto piacere: sentire che in questa Italia, dove le Istituzioni sono quotidianamente lordate da politici corrotti e opportunisti, c’è ancora qualcosa di inviolabile, si potrebbe dire di sacro, e che la legge si preoccupa di tutelarlo e custodirlo, mi ha scaldato il cuore; per fortuna il Maresciallo ha ragione in questo: una cosa sono i politici; un’altra, e ben diversa, è la nostra Repubblica. Ma quello che per me era uno spunto per una confortante riflessione, per Francesco era una una grana in più: “Ci mancava solo questa...” ha mormorato quando la macchina dei Carabinieri si è allontanata, alzando gli occhi al cielo; poi ha concluso con quel suo strano fatalismo sempre tranquillo e in fondo ottimista: “Intanto domani parto per la Croazia. Poi vedremo: ci penserò al ritorno.” http://www.elementisotterranei.net/ 13 > Alcuni “pezzi”, da sinistra a destra: Lorenzo la talpa di Lorenzo Londero “flec” cosa pubblica> L’anomalia gemonese Nei sistemi democratici sono le assemblee elette dai cittadini (Parlamento, Consigli regionali, provinciali e comunali) a determinare le scelte fondamentali dei rispettivi livelli istituzionali. Nel consiglio comunale di Gemona gli 11.241 cittadini sono rappresentati da 12 consiglieri di maggioranza (oltre al sindaco Paolo Urbani), da 5 consiglieri di centrodestra e da 3 di centrosinistra.. E' il consiglio comunale, quindi, il portavoce dell'intera cittadinanza ed è al consiglio che spetta prendere le decisioni più importanti di una comunità. In realtà a Gemona ciò non sta avvenendo da tempo e gli esempi non mancano. Il progetto “Gemona, città dello sport e del benstare” (per la cui attuazione il Comune ha impegnato e impegnerà ingenti risorse del proprio bilancio) non è stato discusso né approvato dal consiglio comunale. La chiusura della scuola elementare di Campo Lessi non è stata decisa dal consiglio, ma dalla Giunta comunale. Dalla stampa locale, e non da una decisione del consiglio comunale, si è recentemente appreso che “il Comune sta per acquistare palazzo Scarpa, ex sede della banca Antonveneta, che diventerà la nuova sede municipale” (Messaggero Veneto 23.06.2012). Né il consiglio comunale né i cittadini sono stati coinvolti su scelte amministrative rilevanti come la destinazione dell'attuale palazzo degli uffici municipali, la vendita di immobili comunali (parcheggio ex GIL di via Dante, palazzina Venturini di via Osoppo, ex magazzini comunali di via Roma), le fonti e l’entità dei finanziamenti, eccetera. A Gemona stiamo assistendo a modalità di conduzione amministrativa poliassenza di ticamente inaccettabili per l'a confronto pubblico con il consiglio comunale e con i cittadini. > 14 Anche dal confronto con la cronaca amministrativa dei Paesi della nostra Provincia si può rilevare la negativa anomalia ge monese, derivante dall'assenza di dibattito pubblico fra amministratori e cittadini. Facciamo appello ai consiglieri comunali, di maggioranza e di opposizione, e a quanti hanno a cuore la gestione democratica e partecipata della nostra comunità affinché prendano posizione per superare questa anomalia. Tre proposte per l'Amministrazione comunale: 1) l sindaco risponda sul web Dalla stampa locale apprendiamo che a Cervignano verrà attivata la rubrica “Il sindaco risponde” sul sito internet del Comune; essa permetterà ai cittadini di segnalare eventuali problemi legati al territorio (Messaggero Veneto 30.06.2012). “Credo possa rappresentare un utile strumento di partecipazione e di conoscenza nei confronti dei problemi della città” dice il sindaco di Cervignano. Questo spazio non dovrà essere utilizzato semplicemente per sfogarsi, ma dovrà diventare uno dei tanti modi di rapportarsi all'Istituzione”. Quel sindaco ritiene necessarie alcune regole: - i messaggi dovranno essere firmati e correlati dei dati anagrafici del mittente perché siano riconducibili a chi li scrive; - dovranno inoltre riguardare temi generali; - non dovranno essere offensivi né ripetitivi e non dovranno essere usati per finalità politiche o per colpire qualcuno. Apprezziamo questa idea e chiediamo al sindaco di Gemona di condividerla e di attuarla. 2) Consiglio comunale dei Ragazzi Nel corso della recente celebrazione comunale del 2 giugno, festa della Repubblica, è stata rilevata la scarsa partecipazione di cittadini e soprattutto di giovani. Ho collegato questo fatto con quanto accaduto, lo stesso giorno, a Tavagnacco, dove il significato della festa nazionale è stato ricordato, dopo il sa- luto del sindaco, anche dagli interventi del sindaco del Consiglio comunale dei Ragazzi e degli alunni delle scuole del locale istituto comprensivo. Va ricordato, inoltre, che recentemente la consigliera comunale di maggioranza Adalgisa Londero ha sollecitato il sindaco ad istituire anche a Gemona il Consiglio comunale dei ragazzi, con il nobile obiettivo di renderli più partecipi alla gestione della cosa pubblica. Auspichiamo che, nel corso del prossimo anno scolastico, tale proposta trovi attuazione. 3) Tabelle informative luminose: anche a Gemona! Si sta diffondendo nei Comuni della Provincia l'installazione di tabelle luminose recanti informazioni di vario genere: orari di apertura degli uffici e dei servizi municipali, ordinanze comunali, data e orari relativi a mostre, iniziative culturali e ricreative, eccetera. Esse sono collocate nei luoghi più frequentati dai cittadini e in punti strategici di traffico veicolare; ne abbiamo osservato la presenza nel centro di Udine, a Majano, Fagagna e Magnano in Riviera. Queste tabelle, considerata la loro indubbia funzione informativa per i cittadini residenti e di passaggio, potrebbero essere posizionate in corrispondenza di: piazza Municipio, stazione ferroviaria, incroci di Campo Lessi, Taboga, Campagnola e Ospedaletto, incrocio Orvenco-Maniaglia. Dalla Giunta comunale attendiamo risposte, operative. voli Un sul cjistiel Invitiamo tutti i gemonesi a mantenere l’attenzione sul Castello ea munirsi di macchina fotografica per seguire e documentare insieme a noi le fasi di ricostruzione. ...un voli di rivuart par cheste opere che tant a conte di nô glemonas Le foto che perverranno verranno pubblicate nei prossimi numeri di Pense e Maravee. Questa documentazione , realizzata “a più mani”, potrà essere utilizzata per una eventuale pubblicazione. Chi è interessato invii le proprie foto all’indirizzo: [email protected] Invito ai lettori. Partecipate! My little city. Mauro Adriano ^ ^ Già pubblicate: Martedì 16 maggio 2012. Ore 7:32. Sandro Cargnelutti informazione pubblicitaria Cartolibreria Coccinella sas di Marina Lepore & C: Via Dante Alighieri 213 Gemona del Friuli tel/fax 0432 981305 15 > [email protected] GAS in festa S di Elia Beacco I partecipanti hanno potuto approfondire quanto sta “dietro” e “dentro” i prodotti che acquistano, siano essi spaghetti, scarpe, jeans, miele o detersivi. Cristina Micheloni - consulente Aiab - e Stefania Troiano, docente alla Facoltà di Economia dell’Università di Udine, hanno aperto gli incontri del mattino e del pomeriggio. Non è consueto poter ascoltare i produttori mentre raccontano di sé e della propria azienda. La sfida del calzaturificio che vuole produrre (e ci riesce) scarpe buone, a basso costo, tutte italiane, a prezzi trasparenti. Il laboratorio che fa detersivi e saponi per i Gas: un sogno iniziato in un garage da un papà geometra che voleva prodotti a prova di allergia per i suoi figli e una mamma chimica. L’apicoltore che resiste “perché io voglio stare con le api, con le api ci sto bene”. Il cortile della Cjase di Catine si è riempito di banchetti espositivi e laboratori grazie ai quali si sono potuti conoscere i segreti dell’autoproduzione casalinga di birra, pane, prodotti detergenti e olii essenziali. L’organizzatore dell’evento - il GAS Furlan - è un coordinamento territoriale di GAS locali più piccoli della provincia di Udine che - quando è necessario – collaborano per gestire alcuni acquisti, condividono le informazioni sui nuovi fornitori individuati, organizzano incontri, laboratori pratici … In regione i GAS sono presenti in tutte le province. informazione pubblicitaria abato 12 maggio a Villalta di Fagagna, ospite della Cjase di Catine – fabbricato rurale ristrutturato e restituito alla comunità come luogo di incontri ed attività associative - si è dato appuntamento il G.A.S. Furlan. Il Gruppo di Acquisto Solidale è una rete organizzata di consumatori - estesa in tutta la provincia di Udine – che orienta i propri acquisti secondo criteri di solidarietà, rispetto dell’ambiente e del lavoro di chi produce. Per i suoi aderenti questo significa scegliere e acquistare insieme, valorizzando il piccolo produttore locale, il biologico, l’impresa che fa solidarietà sociale. Negli spazi messi a disposizione dalla Cjase di Catine si sono alternate, lungo tutta la giornata, le presentazioni dei fornitori / produttori invitati dal Gruppo d’Acquisto Solidale. > 16 gruppo di acquisto solidale> Un’occasione di festa ma anche un’opportunità per conoscere questa piccola e concreta esperienza di economia alternativa, di consumo critico e consapevole. Cosa caratterizza un Gruppo di Acquisto Solidale: La motivazione dei suoi aderenti: alla base c’è il desiderio di sottrarsi al modello economico e di consumo dominante per praticare da subito scelte diverse; acquistare insieme consente di risparmiare ma il Gas non nasce come risposta al carovita; il prezzo è un fattore importante ma non si risparmia sulla pelle di chi lavora o danneggiando l’ambiente Piccolo, locale e solidale: si cercano prodotti provenienti da piccoli produttori del territorio, per avere la possibilita’ di una conoscenza diretta e favorire la filiera corta; si cercano prodotti biologici o ecologici , si è attenti a sostenere piccoli produttori e imprese che fanno solidarietà e inclusione sociale … La capacità di fare rete: tra famiglie, tra consumatori e produttori, tra Gruppi d’Acquisto. Concretamente cosa fa un Gas? I suoi aderenti si riuniscono, ricercano e scelgono sul proprio territorio i piccoli produttori che rispondano ai criteri individuati, raccolgono gli ordini ed organizzano acquisto, distribuzione e pagamenti … avendo cura di collaborare a turno nella gestione delle operazioni. Un bel cambiamento rispetto al modo tradizionale di fare la spesa … ma sono proprio i piccoli cambiamenti nei comportamenti individuali che possono generare modificazioni profonde e importanti. Trasformando in risorse quelle che altri tendono a giudicare dis-economie: il bio con i suoi costi e rischi, il recupero di soggetti svantaggiati, il rifiuto delle opacità della grande distribuzione, un prezzo trasparente che garantisca risparmio a chi compra e dignità a chi vende. •ABACO POINT CON PARTENZE DEDICATE DA GEMONA •ASSICURAZIONE EUROPASSISTANCE PER LA TUA PROTEZIONE IN VIAGGIO •EMISSIONE VISTI CONSOLARI •WESTERN UNION MONEY TRANSFER •RIA MONEY TRANSFER •EF EDUCATION, PUNTO SPECIALIZZATO PER VACENZE STUDIO ALL’ESTERO PER STUDENTI E LAVORATORI A fine ottobre visiteremo Israele! Se sei interessato contattaci “Officina Italia” Laboratorio internazionale della comunicazione cultura> I Dal 21 luglio al 14 agosto a Gemona la 50ª edizione, dedicata alle energie più positive del l Laboratorio internaziomondo: il giornalista e scrittore Sergio Zavoli (presente ai primi di nale della comunicazione di Gemona in questo 2012 cerca agosto); la friulana Alice Mizzau la sua via di comprensione del pre(classe 1993), nuova stella del nuoto sente a partire dalle energie più positive italiano, protagonista dei recenti Camdel Paese Italia: personalità ed esperienze pionati europei che arriverà direttamente da con una identità forte, una visione, un progetto. Londra il 9 agosto; il giornalista e conduttore radioÈ questo il senso del tema che caratterizzerà l’edizione in fonico Luca Bottura (10 agosto). Uno dei momenti culminanti della 50esima edizione sarà il Convegno internazionale di studi programma dal 21 luglio al 14 agosto a Gemona: “Officina Italia” tra made in Italy, scuola, innovazione, imche si terrà il 31 luglio, cui parteciperanno tra gli altri il giorpresa, tecnologie, social network e sport. nalista Luca De Biase, il giovane ricercatore Davide Cuman e lo Nell’anno in cui festeggia le sue 50 edizioni (prima come corsi scrittore e consulente editoriale Giorgio Vasta. Previsto anche un intervento di “Avanzi. Sostenibilità per azioni”, un think estivi dell’Università Cattolica di Milano e dal 1980 in Friuli come Laboratorio internazionale della comunicazione), il Lab tank per decisori pubblici e privati. Il 12 agosto, infine, sarà si interroga su quale direzione sta prendendo il Paese, anche proiettato il film documentario “Il sogno di Bebe” che racconta di Beatrice “Bebe” Vio, una grintosa ragazza trevigiana di 15 se affrontando il tema Italia si affronterà il tema mondo peranni a cui sono stati amputati tutti e quattro gli arti a causa di ché le questioni sono interconnesse. una grave malattia, ma che ha ripreso a tirare di scherma e che Un argomento in continuità con quelli delle due precedenti presto inizierà il percorso per i Giochi olimpici di Rio 2016. edizioni: “Giovani e futuro” nel 2010; “Italia e post unità” nel Corso superiore di lingua e cultura italiana, il Lab è uno spazio 2011. Ma quale innovazione si affaccia in Italia? “I fermenti di invenzione creativa, che sviluppa occasioni di dialogo e creativi esistono già – afferma il direttore del Lab Emastrategie di pace tra popoli e culture in una Regione come il nuela De Marchi -, una moltitudine di iniziative che Friuli Venezia Giulia, da sempre crocevia e luogo d’incontri. spesso non si conoscono tra loro e quando si po“Uno spazio favorevole alle relazioni – aggiunge il direttranno congiungere saremo sulla via della metore De Marchi – soprattutto tra Europa occidentale ed tamorfosi”. Europa orientale, ma con prospettive planetarie”. Tra gli eventi del Lab il 23 luglio, la consegna Il tema al centro del Lab sarà affrontato attraverso didel XXII Gamajun International Award, il preversi ambiti (lingua, lettere e arti, socio-politica e ammio intitolato al fondatore del Lab, prof. biente), mentre la sezione Laboratorio prevede Bruno De Marchi, che quest’anno sarà attrimomenti integrati: aggiornamento linguistico e buito allo stilista italiano di fama mondiale Ottavio Missoni. culturale, creatività nelle “botteghe” del pomeriggio, convegni internazionali di studio, Molti i nomi di spicco che hanno già ricerche individuali in emeroteca, biblioconfermato la loro presenza per gli teca, videoteca e nella Cineteca del Friuli incontri che animeranno Gemona di Gemona. invasa da quasi 100 partecipanti L’attività è integrata con numerosi apal Lab, tra laureati, ricercatori, puntamenti ed eventi (spettacoli, conlaureandi, artisti e studiosi certi, esposizioni, convegni, incontri e il della cultura e della soPremio) aperti al pubblico di Gemona cietà italiana, provePer informazioni: Tel. 0432 971316 www.labonline.it e della Regione. nienti da tutto il nostro Paese Grazie alla grande partecipazione le petizioni stanno raggiungendo l'obiettivo di mille firme sia per quella da inviare al Consiglio Comunale e al Sindaco di Gemona sia a quella per il Consiglio Regionale. La raccolta continuerà durante l’edizione di “Al cinema sotto le stelle” che si svolgerà in via Dante nel mese di luglio. A settembre è previsto un evento pubblico in occasione della presentazione delle due petizioni. B. Seravalli > 17 storiis> UominieMontagne di Sandro Cargnelutti Un po’ di India tra il Cuarnan e il Plauris Intervista a Sing Balvir U na sera di giugno, salgo a Montenars all’Agriturismo al Tulin per intervistare Sing Balvir, indiano del Punjab, regione del nord ovest dell’India. Ho saputo che d’estate lavora in malga Confin sotto il Plauris, dove accudisce venti mucche di proprietà di Ennio Colomba gestore della malga e dell’agriturismo. Tra la Val Venzonassa e Pandori Bawa Dass, il suo paese, ci sono 6.000 chilometri in linea d’aria. Su questa linea immaginaria corre, devo ammetterlo, una pizzico di… curiosità, ed è nata così l’idea di un’intervista. Ma come faccio a riconoscerlo? Un uomo abbastanza giovane si avvicina con in capo il turbante. Ci siamo. Ci sediamo a un tavolo, un rosso io, la birra lui, Ennio in piedi. Dopo i convenevoli inizio l’intervista. Quando e come mai è arrivato in Friuli? Sono arrivato otto anni fa, chiamato da alcuni parenti che abitano a Cavazzo e a Cludinico. Ho lavorato per cinque anni in stalla, ad Ovaro e ad Ampezzo. Da tre anni lavoro da Ennio a Montenars e, nel periodo estivo, in Malga Confin, dove accudisco le mucche. A ottobre rientro al mio paese, in tempo per il taglio e la raccolta del frumento e dell’orzo. Da noi questi lavori si fanno a mano e in un giorno si raccolgono circa quarantatrè quintali di questi cereali. In Punjab, lascia una famiglia sola per molti mesi! Sì, mia moglie che si chiama Susi e le mie due figlie. Siamo in attesa del terzo figlio che dovrebbe nascere a luglio. Speriamo sia un maschio. Prima del matrimonio ho visto > 18 quella che doveva diventare mia moglie solo in fotografia, secondo l’usanza indù. Il giorno del matrimonio abbiamo convenuto che se non ci fossimo piaciuti frequentandoci, di comune accordo ci saremmo lasciati. Ma così non è stato, siamo stati bene insieme. E non è preoccupato, così distante…? No, i miei due fratelli, uno ferroviere che abita a quaranta chilometri di distanza e l’altro poliziotto, vengono ad abitare temporaneamenta a casa mia. In questo modo mia moglie non è sola. Come si trova in Italia? Mi trovo molto bene da Ennio. Ho la responsabilità della conduzione della stalla. Ennio interviene: “Sì, a je vere, ta stale al viôt di dut lui.” E aggiunge per significare le buone relazioni con Balvir: “Al è un di famee. La sere lu spetìn che al finissi ta stale par podê mangjâ ducj insieme” E’ vero che gli indiani considerano le mucche animali speciali? In Punjab le mucche sono sacre e noi non mangiamo la loro carne. La mucca è fonte di vita, sostituisce il latte materno quando questo viene a mancare. Ogni giorno prima di mungere io prego Krishna, la divinità più popolare in India, che è la protettrice delle mucche. *Aggiungo questa nota sul tema ripresa da Internet: La sacralità dei bovini è strettamente connessa con la dottrina della reincarnazione. Secondo questa dottrina le anime devono attraversare una lunga catena di trasmigrazioni da una specie animale all’altra e l’ultimo gradino prima di arrivare a reincarnarsi nell’uomo è rappresentato proprio dalle vacche. Ma le motivazioni del divieto di macellare i bovini e di cibarsi della loro carne sono più profonde e affondano le radici in tempi più remoti. Le ragioni di questo tabù risiedono nella grande importanza assunta dai bovini nel mantenimento della popolazione indiana, la quale ha un’alta densità demografica. Vi sentite durante i mesi invernali? Con difficoltà, perché nel mio paese la cor- rente elettrica va e viene. In ogni caso, quando riesco telefono, soprattutto in occasione dei parti delle mucche. Racconti ai lettori di PM una giornata tipo in malga Confin: Mi alzo alle 4.30 e bevo una tazza di caffè. Alle 5.30 sono in stalla per la mungitura e vi rimango fino alle 7. Esco con le mucche al pascolo fino a mezzogiorno. Pranzo e alle 14.30 sono di nuovo al pascolo. Alle 16.30 – 17.00 sono in stalla per la seconda mungitura. Alle 19.30 apro la stalla e vado a cena. Ennio aggiunge che se, alla sera, manca una mucca, Balvir non si dà pace finchè non la ritrova. E poi ha un occhio clinico, le conosce bene, si accorge subito quando hanno dei problemi. Anche in malga Cuarnan c’è un indiano del Punjab, lo conosce? Sì, è un mio amico, l’ho fatto venire io. In India abita a pochi chilometri di distanza dal mio paese. Insomma un po’ di India tra i monti “dicà” e “dilà” dal Cjampon. Si è fatta sera. Ci salutiamo. Una piacevole sensazione di serenità mi pervade. Auguri Balvir per il prossimo figlio! Sing Balvir Quanti capi di bestiame c’erano in malga? Certe annate erano presenti più di 70 capi bovini. Il pascolo era abbondante (la grassure) e il suolo ben concimato. Il vero problema era la carenza d’acqua nelle stagioni asciutte. In quel caso dovevamo accompagnare gli animali ad abbeverarsi fino alla sorgente del Fontanat di Gleriis. Portavamo l’argilla con la gerla per costruire le pozze e contenere l’acqua. Casere Buteghis Intervista a Mario Copetti (Broili) B uteghis è una località posta nella valle Venzonassa all’altezza del Cuel di Lanis, al confine con il comune di Lusevera, distante in linea d’aria nemmeno 2 km da Malga Confin. In friulano Buteghis (pronunciato con la e allungata), significa Botteghe. Forse era un luogo di scambio con le vicine popolazioni slave. Dal 1930 al 1952 l’omonima casera e le stalle adiacenti sono state utilizzate per l’alpeggio dai Broilis (Copetti) di Stalis. Mario, classe 1929, racconta. Conser va dei ricordi piacevoli di quelle estati? Ero ancora bambino e mi piacevano i conigli. Ne avevo portati due in malga. Avevo insegnato al maschio dove nascondersi la notte per non essere preda delle volpi; alla madre e ai piccoli, sistemati nella stalla, mettevo il latte in una piccola vaschetta di legno (laiput) che avevo costruito con le mie mani. Quell’anno ho riportato a casa ben venti conigli. E poi? Una volta ho scoperto una piccola vena d’acqua vicino alla casere. E’ stata una grande soddisfazione. Il periodo più bello l’ho vissuto verso la fine degli anni ‘40. C’erano 65 famiglie bellunesi, più squadre di operai che lavoravano in Ledis per la ditta Cadò, dedite a tagliare il bosco e a fare il carbone di legna. C’era tanta gente che sembrava di essere in un paese vero. Rimaneva il tempo per incontrarsi e divertirsi insieme anche a suon di fisarmonica, che a quel tempo suonavo. Ricordi piacevoli in un periodo difficile? In friulano si dice “Vite dure” e riassume in due parole le condizioni di vita di quel tempo. Un esempio? Due donne di Belluno la settimana successiva al parto erano di nuovo in Ledis con i loro piccoli. Eppoi la violenza della guerra che non ha risparmiato nemmeno quei luoghi. Racconti ai lettori di PM una giornata tipo. Sveglia alle 5 e poi in stalla a mungere. La mattina si accompagnavano gli animali al pascolo. Dalle 15 alle 17 avveniva la seconda mungitura e poi di nuovo al pascolo. Quando le zone di pascolamento erano distanti “si stave fûr dut il dì”. Mario Copetti frequenta ancora oggi i luoghi dell’infanzia (Ledis). La prima volta che sono andato “tas Buteghis” avevo 5 anni. Mi ricordo ancora il sapore del latte caldo, appena munto, che mio padre mi portava per svegliarmi al mattino. Ho iniziato a mungere da ragazzo. Il resto del tempo lo trascorrevo al pascolo o al trasporto di materiale o ai piccoli lavori di manutenzione. Buteghis, 1936: a destra il padre di Mario (Tommaso) e il fratello Bortolo. La prima donna a destra è Maria la moglie di Bortolo, la seconda è Lucia sorella di Mario. Sotto parzialmente nascosto , con il berretto, Mario. > 19 Il viaggio del gemonese Gianpaolo Iob e del giornalista Stenio Solinas di Anna Piazza [email protected] “In mare il tempo scompare. Devi saper aspettare il vento” personaggi> P artire da Trieste una mattina di luglio, salire su di una barca a vela. Una delle tante ancorate al molo, mentre il sole sorge e qualche gabbiano si stiracchia le ali, pronto a partire. Navigare senza orari da rispettare, senza stress, per 1350 miglia nautiche ad una velocità media di 10 chilometri orari fino ad Istanbul, passando per l’Istria, la Dalmazia, il Montenegro, l’Albania, Corfù, l’Egeo, lambendo infine le coste arabe, tutto in un mese soltanto. Questo il viaggio, da mozzare il fiato, compiuto da Gianpaolo Iob, gemonese di nascita, ma con il mare nel cuore e nelle vene. Ad accompagnarlo,, Stenio Solinas, scrittore e giornalista dalla penna sagace, che sotto la guida di Feltri ha diretto per cinque anni le pagine culturali de ‘Il Giornale’, per esserne, ora, editorialista e inviato. Un viaggio che ne segue un altro, compiuto circa due secoli prima, nel 1806, lo stesso, identico viaggio che fece François - René de Chateaubriand ( 1768 - 1848 ), visconte franIl Canale di Corinto > 20 cese, scrittore eclettico, viaggiatore. Un’icona del suo tempo, colui che inaugurò la letteratura di viaggio, che poi trovò così tanta fortuna passando nelle penne e sulla carta di innumerevoli scrittori, oggi tristemente ricordato come quello della bistecca1. Autore di Memorie d’oltretomba, considerato come il fondatore del Romanticismo francese. L’impresa di Gianpaolo e di Stenio viene raccontata, con piglio ironico e godibilissimo, in un libro edito da Vallecchi e finalista del premio Acqui Storia 2011: Da Parigi a Gerusalemme, sulle tracce di Chateaubriand, scritto, ovviamente, da Solinas. Giornalista quasi ossessionato dalla figura di Chateaubriand, a tal punto da volerne emulare le gesta, anche se lui stesso confessa: «Quando si va sulle orme di un grande scrittore, bisogna mettere nel conto che è più bravo di te.» Quella di Gianpa (chiamato così da Stenio, tra le pagine del libro) è una di quelle passioni che ti rubano l’anima, che non ti lasciano possibilità di scelta, dove il mare diventa una necessità, un’urgenza. Un luogo tranquillo in cui arrendersi dolcemente. Innamoratosi del mare in Sardegna, si specializza nella navigazione d’altura con cabinati di caratteristiche e lunghezze molto differenti tra loro. Frequenta la più grande scuola di vela del Mediterraneo, il Centro velico di Caprera, prima come allievo poi come istruttore, consegue poi la patente nautica che lo consacra skipper per professione e per vocazione, ormai da più di dieci anni. Viaggia in mare per lavoro e per passione, ma Gianpaolo ci tiene a specificare: lavorare in mare non ha niente a che fare con il viverlo. «La cultura del mare, come d’altronde la letteratura del mare, non esiste più. Ora il mare viene associato al lusso, allo yacht, alla ricchezza ostentata. Ma non è così che lo intendo io, il mare.» Mediterraneo, culla del classicismo, di quello che siamo diventati, attraverso la filosofia, la cultura, la storia che ci ha forgiati fino al nostro secolo. Mediterraneo come luogo simbolo, punto di riferimento che però non conosciamo, non ‘vediamo’, non godiamo. «Il mare ti cambia, bisogna portargli rispetto.» E questo rispetto di cui Gianpaolo parla, è qualcosa di profondo, diverso dal rispetto che si ha per un luogo potenzialmente pericoloso, per paura di farsi male. Il suo è lo stesso rispetto che si ha per una persona anziana, più saggia di noi, è qualcosa che si mischia alla stima per qualcuno che ha vissuto più di noi, e che ne avrebbe, di storie da raccontarci. Il mare, in bocca a Gianpaolo, diventa una persona reale, intelligente, saggia, un maestro capace di scandire il tempo, di darti una dimensione di vita diversa, più tranquilla, più naturale; nella quale sei costretto a lasciare a casa la frenesia della città, dove ti devi reinventare. In mare si ha quel tempo che la città ti ruba. Tempo per pensare, per riflettere, per stare con te. In mare ci si abitua, e lo si fa con una velocità tale che sembra non poter appartenere all’uomo contemporaneo. Qualcosa che credevamo d’aver perso durante il nostro costante processo d’evoluzione. «La barca mi dà felicità, quella serenità che sulla terraferma è difficile da trovare.» Su Atala (così si chiama la barca a vela di Gianpaolo) si prova il gusto inedito di un tramonto a picco sul mare, dell’alba che si sveglia, della navigazione in notturna, dove non c’è nient’altro al di fuori di te stesso e del rumore del mare, quel rumore che ti culla in una solitudine che non fa paura, capace di curare ogni male di vivere. «Questo è il mare della storia. Lo stesso che i Greci attraversarono per andare ad attaccareTroia. Lo stesso nel quale navigò Ulisse. Per capirlo, dobbiamo saper guardare, avvicinarci a lui con gli occhi dei bambini.» Su http://www.velacharter.info/?tag=gianpaolo-iob è possibile monitorare i viaggi (e le avventure) di Gianpaolo, trovare informazioni utili per scoprire il mondo della vela (anche per i neofiti) e, per i più intraprendenti, organizzare il prossimo viaggio. 1 La Chateaubriand è una fetta di carne di bue, dello spessore di 3 cm, tagliata nel filetto, cotta ai ferri e servita con salsa béarnaise. Larousse Gastronomique Una giornata di primavera alla fine degli anni Cinquanta. Un giornalista austriaco assieme alla moglie giunge in treno a Gemona, dove si trattiene tre giorni. Al suo rientro a Vienna pubblica un resoconto del viaggio sulle pagine del quotidiano Wiener Zeitung. costume> Due viennesi in visita a Gemona alla fine degli anni ‘50 Questo articolo è stato gentilmente messo a disposizione dalla prof. Vera Viali con queste righe di accompagnamento: “Mi è gradito offrire a Gemona, città che amo, un articolo trovato casualmente tra i libri di mia madre, Bianca Fortunato Viali (1910 - 1962), insegnante di lingue. Suppongo che il significativo scritto sia stato tradotto da lei dal tedesco alla fine degli anni ’50. L’articolo, scritto da Adelbert Muhr, è stato pubblicato sul giornale austriaco Wiener Zeitung. Vera Viali”. UN TRASCURATO PAESAGGIO PEDEMONTANO di Adelbert Muhr Adelbert Muhr (Vienna 09.11.1886 – 10.03.1977) era un noto scrittore, giornalista e traduttore austriaco. Scrisse per il Neue Wiener Tageblatt e poi, dal 1945 al 1967, per il quotidiano Neues Österreich. Fu collaboratore fisso della Arbeiter Zeitung. I suoi articoli trattavano soprattutto di viaggi. Tra le sue opere, ricordiamo la monografia L’ infuocato Elias – Le piccole ferrovie europee. Una biografia di Muhr è stata pubblicata nel 2008 (autore Reinhard Müller). N on appena l’Espresso per Roma lasciò Vienna e dopo gli ultimi sussulti entrò sibilando nella notte, nella penombra del nostro scompartimento venimmo in discorso col compagno che ci stava di fronte. Era un robusto giovanotto di Udine che parlava un tedesco raffinato, scandito, eccellente, persino colorito di viennese, e glielo dicemmo con parole di lode. “Nessuna meraviglia” disse, sorridendo con la larga faccia su cui giocavano le luci delle stazioni che ci passavano accanto volando, “io da sei anni vado e vengo una o due volte la settimana tra l’Italia e l’Austria, il più delle volte nel Burgenland1. Conosco il percorso da Güssig a Neusiedl a memoria. – Sono commerciante; da sei anni acquisto bestiame all’ingrosso per conto della mia ditta di Udine. E loro dove vanno?”. “A Gemona” dicemmo entrambi ad una voce, pieni di attesa. “A Gemona?” Egli abbozzò un sorriso. “Come mai vanno a Gemona? Ma il treno a Gemona non ferma. E perché dovrebbe farlo? Io conosco la linea a memoria. Ci viaggio da sei anni!”. “Sì, ma sull’orario ferroviario…” ribattemmo io e Gerda. “E all’Ufficio viaggi…” “Orario ferroviario! Ufficio viaggi! Ma io viaggio con questo treno da sei anni!” Nel dubbio, interrogammo il controllore. Egli consultò il suo orario e ci assicurò che il treno a Gemona si fermava. Ma qualche dubbio venne pure a lui quando il commerciante udinese osservò che, mentre il controllore austriaco viaggiava solo fino al confine, al di là del quale vigeva l’orario italiano, egli stesso, udinese, faceva quel percorso una o due volte la settimana […]. > 21 Sebbene non conoscessimo Gemona quanto il nostro compagno saputello, ci sentimmo in dovere di difenderla, dato che ci andavamo per scoprirla. E c’erano diversi motivi per farlo. Senza dubbio, tutti coloro che viaggiano lungo questi percorsi passano accanto a Gemona. Noi pure ci eravamo passati e ne avevamo conservato un bel ricordo, seppur vago: una rocciosa città del Sud, su di un ripido pendio, cinta di mura, turrita, sita là dove ha inizio la pianura friulana, fra sassaie e vigneti. È quel paesaggio tipico tra monti e pianura che particolarmente invita durante la mezza stagione. Senza dubbio Gemona è “italianissima” anche se dista un’ora sola di diretto dalla frontiera austriaca. Cosicché potevamo esserci al mattino presto e godere interamente i nostri tre giorni di vacanza pur dedicando l’ultima notte al ritorno. “Se i treni fermano a Gemona! Ma Gemona neppure figura sul Baedeker!” 2 Il nostro compagno accavallò le gambe all’americana, strofinò un fiammifero sulle suole delle scarpe alla moda e si infilò in bocca una sigaretta austriaca. “Sono migliori delle italiane. In compenso però le minestre nei vostri ristoranti sono molto peggiori che in quelli nostrani”. Su ciò aveva veramente ragione. Ma riguardo a Gemona non aveva ragione affatto; in primo luogo il nostro espresso fermò a Gemona del Friuli in perfetto orario, alle 7.10 in punto, in secondo e in terzo luogo… Oh, dopo la Val Canale, dopo gli stretti burroni nevosi della Valle del Fella e del Tagliamento, dopo villaggi persi come rovine tra mugghianti cascate d’acqua e gelidi ruscelli impetuosi attraversati come nella giungla da strettissimi ponticelli oscillanti tra esili pilastri come su corde d’arpa; dopo tutti i vertiginosi precipizi ed i 24 tunnel che con lugubre ritmo alternavano tenebre e luci sul nostro impetuoso percorso; dopo i solitari ghiacciai sulle Alpi Carniche e Giulie che si ergono altissime: improvvisamente il dolce calore di questo bassopiano dell’Italia settentrionale, verde, quieto, solatìo. E proprio su questo punto di passaggio, con lo sguardo dilagante verso la Pianura Padana, s’adagia Gemona, proprio com’era nel nostro ricordo. La Gemona nuova si estende con moderne villette color pastello chiaro lungo la piana vicino alla stazione ferroviaria; la Gemona vecchia, la vera nostra meta desiderata, è scaglionata su erti terrazzi sino agli estremi pendii rupestri, in alto, sino ai dirupi. La strada conduce verso l’alto attraverso ardite curve, rasentando i vialetti meticolosamente curati che ricoprono il colle del castello, sul quale s’erge dominatrice la torre merlata. Questa ed il Duomo, edificio lungo e stretto, a tre navate, romanico-gotico, che sulla facciata porta la maestosa statua di S. Cristoforo, alta come una palma gigantesca, sono i motivi caratteristici di Gemona. Questo Duomo col suo solitario campanile! Alle sue spalle non c’è più “niente”, tanto è addossato alle rupi che strapiombano verticali, sul cui sfondo cupo esso risalta bianco cinereo. Ci ricorda la Provenza e la Spagna ed i minacciosi quadri di Zuloaga3… Così gigantesco appare il campanile dal minuscolo sagrato della chiesa, quanto piccolo se lo osserviamo da un po’ più in su, dai monti, solo come una pietra miliare… Mentre Medio Evo e Rinascimento continuano a vivere nell’angusta città vecchia, nel circostante paesaggio privo di contrasti traspare ovunque ancora la Romanità, l’Antichità, come su misteriosi segni runici. Strade erbose tra le interminabili mura degli orti fatte di grezzo sasso, lucertole guizzanti nell’ombra profonda dei cipressi, muli ora pazienti ora caparbi, slanciati ponti- > 22 celli di pietra al di sopra di canali stagnanti tra i canneti. Le grigie case rurali, alte, anguste, pure son fatte di sasso e i tetti rosso ruggine di tegole ricurve simili a manicotti arrotolati gli uni sugli altri. Difficilmente si trova una cascina che non abbia sul davanti una pergola ombrosa, non una casa che non abbia quale ornamento dei surrealistici tralci di vite, e benché nessuna facciata, a differenza di quanto si usa da noi, sia intonacata, tutte le case dei contadini sono tinte di acceso verde-turchino dalle spruzzate di solfato di rame. E nelle patriarcali abitazioni dei viticultori, nella loro parlata sonora, lapidaria, non continua forse a vivere il costume antico? Questo, poi, non è un paesaggio arido, bruciato, come nell’Italia del Sud, dove la scarsità d’acqua va creando rivali. La parola “rivale”, infatti, deriva da “rivus” (ruscello) e in origine stava ad indicare nient’altro che colui che abitava presso il ruscello, da cui derivò il significato di “nemico presso il rivo”, colui che ad altri toglieva l’acqua deviandola. Qui invece si sente il mormorio di sorgenti e ruscelli, di acque chiare e fresche: là ci sono gli ultimi monti, che s’innalzano oltre i mille metri, i contrafforti delle Alpi con le loro acque provvidenziali. Dalla camera del nostro albergo – però a Gemona, benché sia antica quanto Roma ed abbia 12.000 abitanti, non ci sono alberghi di lusso ma solo locali di media categoria e non c’è un ufficio turistico né qualche prospetto pubblicitario – dunque, dalla finestra della nostra camera presso la Locanda Nazionale, nel centro cittadino, si può scorgere un parco che consta di un albero sempreverde e di due panchine rosse, e vi resta posto anche per uno di quei localetti riservati ai soli uomini […]. C’è molta gente anziana a Gemona, vecchi sdentati e dignitose matrone, tutti in nero, e c’è molta gioventù il cui allegro schiamazzare risuona più del canto dei galli. E la gentile proprietaria del nostro albergo, che è provvisto di eccellente cucina e bar e televisione, sembra sorella di Gina Lollobrigida. – Ci sono solo pochi stranieri; comunque l’esercizio va abbastanza bene con la clientela locale di tutti i giorni. A Gemona ci sono molte chiese: chiese per tutti i Santi, chiese antiche, chiesuole lasciate aperte in angoli scoscesi. C’è un incantevole Municipio rinascimentale del 16° secolo, leggermente baroccheggiante, il cui pianterreno consta di una loggia per riunioni pubbliche nelle quali immaginiamo, nel loro focoso gesticolare, i tribuni popolari del tempo passato. E le piazzette circondate da piccole case, come scenari d’opera, e l’Albergo Stella d’oro, come nella favola! E terrazze, e balconi, ma anche persiane rigorosamente chiuse… E botteghe semibuie, dove montagne di formaggio sono accatastate sino al soffitto, grasse mortadelle gonfie come tondi guanciali, e poi il profumo da mille e una notte delle spezie! Mentre mia moglie si estasiava guardando le belle vetrine di scarpe, io facevo la conoscenza di un giovane albergatore, nostalgico delle belle ungheresi, che, inebriandosi nei ricordi, mi offriva del Tokaj, “quanto tu volere”, io invece mi orientavo sul vino italiano, buono e a buon prezzo come lo sono qui tutte le cibarie4. Feci anche la conoscenza di suo padre, o suocero, un marziale granatiere dai mustacchi grigio ferro e dagli occhi lampeggianti che, storpiando il tedesco, parlava di “caccia, cacciagione, licenza di caccia, cane da caccia”. Conobbi un muratore sessantaseienne che aveva girato tutto il mondo e parlava corretta- > 23 mente il tedesco avendo frequentato nel secolo scorso la scuola elementare di Klagenfurt. Poi ebbi modo di compiacermi col libraio che aveva messo in mostra nella sua vetrina i moderni narratori della letteratura internazionale – gli unici stranieri a Gemona oltre a noi – nei bei volumi bianchi incorniciati di verde dell’editore Arnoldo Mondadori di Milano5. Fu lui a consigliarmi, con l’aiuto di una carta topografica, le più belle gite: Maniaglia, Montenars, Artegna. Gemona, Maniaglia, Montenars, Artegna: quali nomi! Echeggianti come il suono delle campane del campanile e della cappelletta che incontrammo lungo il nostro cammino – poiché naturalmente noi facemmo proprio questa deliziosa gita. Dopo appena un quarto d’ora raggiungemmo quella cappelletta, che si trova solitaria lungo la silenziosa strada campestre; dal praticello, alto sopra l’ubertosa pianura, si offre una visione di Gemona col suo Duomo e il Castello talmente incantevole che noi non volevamo più proseguire… Ma poi attraversammo la lunga borgata di Maniaglia, graziosamente adagiata sull’erto pendio, e a mezzogiorno giungemmo a Montenars. Sulle siepi esplosioni di fiori gialli. Montenars si stende a semicerchio intorno alla chiesa che si erge su di uno sperone di roccia. Mangiammo e bevemmo deliziosamente in cucina, assieme alla famiglia dell’oste. Dinanzi a noi, in scorcio, tutto il panorama sottostante; in lontananza l’ampio letto ghiaioso del Tagliamento, simile ad un abbagliante lago. Dalla stanza dell’osteria si sentivano ritornare le urla dei giocatori di carte. Ed infine Artegna: già in pianura, in una zona più spaziosa, con l’immancabile castello sul colle, ed in cima la chiesa ed il cimitero con le sue arcate. […] Davvero Gemona non figura sul Baedeker, come aveva affermato il nostro compagno di viaggio? Per scrupolo andai a consultarne tre edizioni: su quella del 1906 non c’è niente; su quella del 1928 c’è una sola riga, mentre nella più recente, del 1956, il cosiddetto Auto-Baedeker, si legge: “Cittadina situata fuori mano, che merita di essere visitata, 237 m., 13.000 abitanti, bel Duomo romanico-gotico (XIII secolo) – Municipio rinascimentale e un castello (bella visita)”. Quattro righe. Tutto qui. Chissà se ciò sia un bene o meno. Note 1 Regione dell’Austria prossima al confine con l’Ungheria. Le guide turistiche Baedeker, dal nome dell’editore tedesco, erano note in tutto il mondo per la loro precisione. Ancora oggi in tedesco Baedeker è sinonimo di guida turistica. 3 Ignacio Zuloaga, pittore spagnolo (1870-1945). 4 Il giornalista forse ignorava l’esistenza del Tocai friulano. 5 Si tratta della prestigiosa collana Medusa publicata tra il 1933 e il 1969. 2 > 24 Sun’s Ale Rock Festival Terza edizione La musica che gira intorno di Piero Cargnelutti evento> “...Sembra incredibile ma si può fare: basta creare l’atmosfera giusta (un bel tendone in mezzo al verde) e ricordare un caro amico diventa l’occasione per stare bene, gustare ottimi cibi, raccogliere fondi in beneficenza e soprattutto... ascoltare buona musica! Due gruppi ogni sera per tre serate... vi sembrano pochi? L’appuntamento è alla prossima edizione, nel 2013!...” Si è rinnovato anche quest’anno Ale Rock Festival, iniziativa musicale giunta alla sua terza edizione, e svoltasi a giugno presso la zona sportiva di Trasaghis. L’evento musicale, che da anni ospita gruppi rock locali, è dedicato a Alessandro Lenardon, scomparso nel 1996. Gli amici, per ricordarlo hanno iniziato ad organizzare questo festival che ha anche la finalità di raccogliere fondi per scopi benefici: con la prima edizione, i proventi furono messi a disposizione per la costruzione di un liceo in Senegal nell’ambito di un progetto umanitario seguito dalla stessa famiglia Lenardon. Eliana, chitarrista delle Living Dolls un gruppo tutto al femminile. Dietro: musicisti e organizzatori sul palco del festival. Intanto, per ricordare Alessandro, i suoi amici hanno fondato la associazione MusicAle, che cura l’organizzazione della manifestazione musicale: «Anche Alessandro, come noi - dice il presidente dell’associazione Emiliano Visentini - amava la musica e siamo contenti dei buoni risultati avuti in questi anni, per cui siamo intenzionati a continuare ad organizzarlo». Quest’anno l’ Ale Rock Festival si è svolto nel weekend tra il 1 e il 2 giugno e vi hanno partecipato i gruppi AliantEnsemble, Decanto, Living Dolls, Lounge Bossa, Barbariga Funky B and, e / Days Weekend. I fondi raccolti nella recente edizione saranno donati all’associazione Luca di Magnano in Riviera, attiva nell’aiuto alle famiglie con disabili. il gruppo> 20! E a proposito di “rock di là de aghe”, i Da Est quest’anno compiono 20’anni. Il gruppo rock di Trasaghis è nato proprio nel 1992. Oltre alle tante cover che la band continua a proporre nei suoi spettacoli, i Da Est hanno all’attivo due dischi: il primo, omonimo, registrato da Stefano Amerio all’Artesuono di Cavallicco, è uscito nel 2000. L’ultimo, l’autoprodotto “Regno elettrico” è uscito nel gennaio 2009. I Da Est, originari di Trasaghis dove attualmente hanno ancora la loro sala prove, sono ormai quasi tutti diventati “gemonesi”, e ancora oggi ben attivi nella scena musicale locale. La formazione attuale è composta Max Vidoni (voce e piano), Stefano “Nat” Natali (chitarre e cori), Damiano Toffoletto (basso), Mario Sabadelli (batteria), Simone Di Ottavio (chitarre e cori). In tutti questi vent’anni, la formazione ha visto alternarsi molte persone da Waner Del Bianco (iniziale chitarrista) ai Roger e Coco (chitarre della band per tanti anni), al primo batterista Max Biasino. 25 > DA EST + Leturis Personaggi, autori ed eventi letterari di ieri e di oggi A cura di Antonio Antonelli: [email protected] racconto> poesia> A Tumieç nell’anno 1546 In questo numero diamo spazio ai giovani. Dominique Margaret Madussi, di 16 anni, pianista in erba, vive a Gemona e da alcuni mesi scrive poesie: un suo modo per riflettere sulla realtà, sulle emozioni e sulla propria interiorità. Critica nei confronti della società che la circonda e della superficialità della maggior parte dei suoi coetanei, nutre comunque un profondo ottimismo e mantiene uno sguardo positivo sulla vita e attento alle piccole cose che, contrariamente alle apparenze, sono quelle veramente importanti. Un racconto poco noto di Giorgio Ferigo Un breve e avvincente racconto in cui la narrazione viene condotta con accurata regìa: il lettore è tenuto all’oscuro delle vicende e ne viene a conoscenza lentamente; lo stile è impreziosito da una lingua composita e varia, alle volte un po’ ostica, mista di dialettismi, latinismi, parole arcaiche e espressioni popolari; i fatti sono intricati e sta al lettore unire i punti e gli indizi. Il risultato è un testo che, una volta iniziato, è difficile abbandonare. Rimangono impressi nella memoria alcuni personaggi acutamente delineati: fra tutti pre Vettor Janis, dallo sguardo sottile e calcolatore; poi l’ambizioso e timoroso pre Visènt Janis, che mira a prendere il posto del cugino Vettore; il timido e ricattabile vicegastaldo; l’irruente luterano Matteo Bruno; il maestro d’umanità Cillenio. Quanto la narrazione corrisponda a fatti storici realmente accaduti, l’autore preferisce non chiarirlo: il libro è privo di note, bibliografia o riferimenti. Forse, come suggerisce il titolo, non è un aspetto importante: ciò che conta è quanto questi fatti possano essere d’insegnamento ai lettori di oggi, a cui l’autore frequentemente ammicca. Infine, dove reperire il libro? Io l’ho trovato riordinando i polverosi magazzini di una libreria... “Parato in verde e oro sull’ambone, nel luse-scuro fumigante di ceri e incensi e fiati di fedeli intirizziti – era il freddissimo 6 dicembre 1546 – pre Zuan Antonio Flumiani, pievano di Tumiec’ nella sua omelia esaltava San Nicolò da Bari, vescovo e confessore, e quel gesto con cui salvò dal meretricio tre polzette che vi erano destinate da un padre disperato, da inopia infame: sono e sogno trepido di vergini di là dall’impannata, ignota mano benefica sotto il mantello, palla d’oro nella notte, tripudio e meraviglia alla buonora, come hanno provato stamane i vostri puttini... Poi, senza apparente continuità, fatto d’improvviso brusco, disse: fosse chiaro a tutti che dal dì di oggi pre Vettor Janis, suo sottoposito e cappellano, non avrebbe più potuto somministrare i sacramenti, né quello – in particolare – delicatissimo della confessione. Pena la scomunica, e ove non bastasse, altre pene, anche corporali, la sua voce aveva barbagli viola, severi e recisi.” Quali sono le motivazioni che spingono pre Flumiani a sospendere a divinis il giovane rampollo di una delle più influenti famiglie tolmezzine? E perché si rifiuta di esporle anche al Consiglio del Comune? Il suo atto imprudente ha scoperchiato fatti che pian piano portano alla luce vicende di faide e corruzione, di potenti e prelati coinvolti in affari loschi e oscuri retroscena dai quali neppure lo stesso pre Flumiani è estraneo. Le vere vittime? Un giovane innocente, Josef, ucciso nel fiore degli anni e ovviamente il popolo, “quel popolo ignaro che – allora beninteso – non contava un’ostia.” Giorgio Ferigo nato a Comeglians nel 1949, si laurea in Medicina e Chirurgia a Padova nel 1976 e consegue le specializzazioni in Medicina del Lavoro e in Igiene e Medicina Preventiva, con orientamento in Sanità Pubblica. Oltre all’impegno nella Sanità Pubblica, si dedica alla promozione culturale della Carnia, facendosi storico, etnologo, scrittore, poeta e, con la fondazione del Povolar Ensemble, cantante. Giorgio Ferigo. Fotografia di Danilo De Marco > 26 La poesia che pubblichiamo è un ricordo del nonno di Dominique, scomparso alcuni anni fa. Guarda oltre Guarda, C’è un tramonto fantastico, E lì, un raggio di sole cerca di mostrare i suoi allegri colori attraverso le nuvole. Questo è un tramonto. Mi sembra di vederti mentre cerchi di dirmi di andare oltre il male e la cattiveria, Così mi hai promesso sul letto di morte, che mi sarai accanto, sempre... È stato direttore del Museo Carnico delle Arti Popolari “Michele Gortani” di Tolmezzo dal 1994 al 1998. Senz’altro una delle personalità più interessanti e profonde della nostra regione, muore prematuramente nel 2007. Scheda del libro: Giorgio Ferigo, Cronachetta tolmezzina antica per servire al presente, le parole gelate, Roma, 1988, pagg. 31. Ulteriori informazioni: Associazione Culturale Giorgio Ferigo: www.giorgioferigo.net mostra> Emozioni Materiche Personale di Giovanni Basso Se dovessi trovare un elemento comune alle opere esposte in questa mostra sarebbe sicuramente la linea: cosa, per un profano come me, piuttosto inaspettata in una mostra di scultura; ma proprio questo aspetto grafico e “lineare” è ciò che ai miei occhi rende particolarmente interessanti le opere esposte. Si tratta infatti di bassorilievi di terracotta solcati da linee che si intersecano dando vita a forme e piani che si sovrappongono: alle volte creano i tratti del paesaggio, alle volte figure geometriche che richiamano il tema dell’opera. Troviamo così linee che si trasformano in colline su cui corrono liberi dei cavalli; oppure si trasformano in onde e soffi di vento che sospingono barche a vela. Ma i soggetti predominanti sono scorci del nostro Friuli: pievi, castelli, dettagli architettonici, portali. La natura non compare mai per se stessa, ma sempre in rapporto con l’uomo, sotto forma di paesaggio. E proprio l’uomo diventa il protagonista di queste opere: “Dietro ogni pieve, casale, portale, c’è storia, socialità, vita. E’ anche per questo che sono immagini così ricche di suggestioni” mi spiega l’artista. I soggetti, che appaiono in secondo piano quasi come ricordi, e l’intersecarsi delle linee e lo sfu- mare dei piani l’uno sull’altro accentuano l’atmosfera quasi onirica. Alcuni bassorilievi risaltano su uno sfondo di velluto nero; altri su sfondi di legno intarsiato che riprende e sviluppa le forme della terracotta. La mostra presenta anche delle tele, dipinte per un’esposizione a Dubai, città di cui vengono ripresi temi e motivi; anche in esse predominano la linea e, a differenza delle terrecotte, colori netti ed esplosivi. Interessante il fatto che questo linguaggio forte- Tutte le opere sono lavori degli ultimi due anni. Il consiglio è di visitare l’esposizione, a palazzo Elti fino al 22 luglio, oppure la mostra del collettivo “Arti visive per l’Europa”, a cui l’artista partecipa, che, dopo una serie di esposizioni nel Sud-Italia, approda a Lignano, fino al 31 agosto. Antonio Antonelli Trekking Sci alpinismo Alpinismo Running Free climbing Gemona del Friuli Via Roma 150 tel: 0432.981367 [email protected] 27 > informazione pubblicitaria Laboratorio sci-tennis Assistenza post-vendita mente “grafico” non nasca su tela per poi essere trasferito su terracotta, ma esattamente all’opposto: dalla scultura alla pittura. Giovanni Basso, arteniese, è nato a Udine nel 1981. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Verona, partecipa a diverse collettive nazionali. Recentemente si è dedicato alla produzione di un monumento all’Arma dei Carabinieri, in bronzo, collocato ad Artegna. Nel 2010 espone alla Fiera d’arte moderna e contemporanea a Villa Varda di Brugnera (PN) e, con diverse tele, alla Galleria Italiaportray di Dubai. Nel 2011 a Parma e a Codroipo con una personale alla Galleria De Martin. Lamps! Lamps! Lamps! Lamps! Lamps! Succede nel territorio... Segnalazioni, lettere, immagini ricevute dai lettori Invitiamo chi fosse interessato ad inviarci le storie, le testimonianze di questo nostro passato recente storie di gemonesi> Da Gemona al CNR la storia di Gianfranco Capriz Raccogliamo il gradito invito di un nostro lettore, Vittorino Lepore, raccontando del suo curioso incontro con Gianfranco Capriz. Qualche tempo fa mi trovavo presso l’archivio della parrocchia di Gemona assieme ai soliti frequentatori, Tomat, Contessi e Tuti. Arriva un signore abbastanza anziano. Sembrava Steve Jobs, più in salute anche se con qualche anno in più. Era alla ricerca di notizie dei suoi antenati. Disse di essere nato a Gemona, nel palazzo lì a fianco (l’attuale canonica). Dopo un primo momento di incredulità, abbiamo potuto conoscere la sua identità e la sua storia. Era andato via da Gemona ancora bambino. Con la famiglia. Ora era tornato, alla ricerca delle sue origini. Si chiama Gianfranco Capriz, nato a Gemona nel 1925. Di famiglia allora benestante, ma gravemente impoverita dalla crisi economica del 1929. Fu l’unico dei fratelli che riuscì a frequentare regolarmente la scuola. Si iscrisse infatti al liceo scientifico a Padova, sviluppando una forte propensione per la chimica e la fisica, tanto da allestire un piccolo laboratorio in casa dell’amico Marcello Ceccarelli, che l’ospitava. Entrambi decisero di frequentare la facoltà di Fisica, ma il padre dell’amico Marcello, che di- > 28 venterà uno dei padri della radioastronomia italiana, consigliò loro di iscriversi a matematica per diventare in seguito fisici provetti. Così fecero, ma le strade dei due amici si divisero molto presto. Gianfranco si affrettò a superare l’esame di maturità e si iscrisse alla facoltà di Matematica di Padova. Ma la guerra ormai era arrivata anche lì. Riceve ‘la cartolina rosa’ ed entra nell’esercito; da Caporalmaggiore è costretto a costruire trincee per la linea di resistenza a nord di Pescara. Richiede una licenza per sostenere gli esami a Padova e ne approfitta per squagliarsela. A Vallombrosa però viene catturato dai tedeschi e deportato successivamente nel Lager tedesco di Bitterfeld, dove rimane per due anni, dal ’43 al ’45. Grazie alla conoscenza del tedesco ha un trattamento decente: viene mandato prima a lavorare al tornio, poi alla fresa e infine alla saldatura. Sopravvivere all’inverno sassone con i soli vestiti estivi, lavorando dalle 6 di mattina fino alle 5 della sera con il cibo del Lager, zuppa di patate con qualche accenno di carne che diminuiva costantemente con il passare dei mesi, non fu affatto semplice, nonostante il Lager di Bitterfeld non avesse mai raggiunto gli estremi di Birkenau. Grazie alle borse di studio dell’Università di Pisa a favore dei reduci, partigiani, ex prigionieri, una volta tornato in Italia, riesce ad iscriversi alla facoltà di Fisica e successivamente alla Scuola Normale che frequenterà dal ’46 al ’48. L’anno dopo frequenta anche il corso di perfezionamento in attesa di ricevere un posto come assistente in meccanica, ma non fu scelto e questo fu il primo di una serie di importanti rifiuti. Capriz riesce finalmente ad entrare come ricercatore all’INAC di Roma, grazie ad un concorso segnalatogli dall’amico Ghizzetti. E’ il periodo in cui conosce Barbara, che poi diventerà sua moglie, compagna insostituibile, importante anche per tutti i suoi futuri successi. Attraverso 2003. Capriz al Quirinale per la consegna del distintivo di socio nazionale dei Lincei, stringe la mano a Ciampi Capriz caporalmaggiore questa prima esperienza lavorativa diventa un matematico stimato, collaborando con diversi colleghi di fama come De Giorgi1, Pucci2, Lesky3. Falliscono però le sue più grandi aspirazioni di docenza, quando Signorini4 decide di non prenderlo nemmeno in considerazione come suo assistente. La svolta arriva quando, deluso, negli anni ’50 si trasferisce in Inghilterra per lavorare alla creazione di software e hardware per l’English Electric. Lavora alla ingegnerizzazione del DEUCE, il modello pilota del calcolatore da Turing. Siamo nel periodo dello sviluppo dei calcolatori che diventeranno poi fondamentali per l’informatica come la conosciamo oggi. Durante questo periodo si specializza anche nella meccanica. Nel 1962 sta per accettare una cattedra come reader presso l’Università di Birmingham, quando riceve una telefonata da Pisa, in cui Barsotti5 gli offriva l’opportunità di sostituirlo al CSCE ticava a tenere il passo. Grazie alla personale amicizia di Gianfranco Capriz con Robert Khan, inventore del protocollo TCP/IP e ideatore del sistema ARPANET, il CNUCE di Pisa è stato il primo nodo in Italia a connettersi alla futura Internet. Diventa vicepresidente dell’UMI (Unione Matematica Italiana), presidente dell’AIMETA (Associazione Italiana Meccanica Teorica e Applicata), e del ISIMM (Istituto per lo Studio e per l’Innovazione), nonché membro del Comitato Euromech, della Commissione Generale dell’Informatica, consulente del Fondo di Ricerca IMI, membro del Comitato per la Matematica e fra i fondatori della Internet Society l’organizzazione internazionale di supporto alla Rete INTERNET, fondata da chi ha “creato” la Rete, per la standardizzazione e lo sviluppo dei protocalli di comunicazione. L’amicizia con i professori Grioli e Fichera gli permette,nel 2003, di entrare a far parte della rinomata Accademia dei Lincei, riconoscimento a chi ha saputo guardare lontano e vedere in anticipo le possibità offerte dallo sviluppo delle nuove tecnologie. Gianfranco Capriz non abita più da molto tempo a Gemona e lui stesso confessa di non ricordarsi nulla della sua infanzia, costretto a ‘scappare’ con la famiglia, per una presunta responsabilità di fallimento del padre banchiere, durante la crisi del ’29. Dalle interviste e dagli articoli che è stato possibile re- Capriz con James Serrin cuperare, traspare la figura di un ricercatore, dedito alla fisica matematica, ai suoi ideali, lontano dalle bramosie di potere che ‘affliggevano’ molti suoi colleghi. Un uomo che ha dovuto affrontare diverse delusioni durante la sua carriera, ma che nonostante questo è riuscito ad imporsi come studioso, conosciuto e stimato da tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo personalmente, anche per puro caso, o da chi sta percorrendo la stessa carriera universitaria e lavorativa. A cura di Anna Piazza 1 Ennio De Giorgi (Lecce 8 febbraio 1928-Pisa 25 ottobre 1996) matematico italiano Ricevette numerosi e prestigiosi premi e riconoscimenti tra i quali, nel 1960 il Premio Caccioppoli dell’Unione Matematica Italiana, nel 1973, il Premio Presidente della Repubblica dall’Accademia dei Lincei e, nel 1990, a Tel Aviv, il Premio Wolf, assegnato dalla Fondazione Wolf a scienziati e artisti. 2 Carlo Pucci (Firenze, 3 agosto 1925 – Firenze, 10 gennaio 2003) è stato un matematico italiano, che svolse un’intensa ed efficace attività di organizzazione dell’attività matematica italiana. 3 Peter Albin Lesky, (Graz, 6 dicembre 1926- Innsbruck, 12 febbraio 2008) matematico austriaco. 4 Antoni o Signor ini (Arezzo, 2 aprile 1888 – Roma, 23 febbraio 1963) è stato un matematico italiano. Compì numerose ricerche sulla meccanica razionale e applicata, sulla balistica e sulla termodinamica e sulla teoria dell’elasticità. Fu professore all’Università di Palermo (1916), di Napoli (1923) e di Roma (1938-1958). 5 I a c op o B ar so tt i (Torino, 28 aprile 1921 – Padova, 27 ottobre 1987) è stato un matematico italiano. Il suo lavoro di ricerca riguardò soprattutto l’algebra e la geometria algebrica. 6 Cl i ff or d A m br os e Tr ues d ell (Los Angeles, 18 febbraio 1919 – Baltimora, 14 gennaio 2000) è stato un matematico, filosofo e storico della scienza statunitense. 29 > (Centro Studi Calcolatrici Elettroniche). Decide di accettare la proposta, costringendo però la moglie Barbara, la figlioletta Donatella di appena 6 mesi e il figlio Marco di 5 anni a trasferirsi di fretta a furia. Trovare una casa decente a Pisa, entro i limiti stipendiali, fu un’impresa quasi impossibile e la famiglia Capriz fu costretta a vivere in una casa gelida con lo scarico del bagno che si avviava verso la campagna con un canalino scavato nell’orto… Il lavoro risulta molto impegnativo; l’idea era che Capriz dovesse dirigere un settore, ma a causa dei continui litigi dei dirigenti, gli viene chiesto di diventarne il direttore unico. Nasce così l’Istituto di Elaborazione dell’Informazione (IEI). Il centro viene poi assorbito dal CNR (Consiglio Nazionale Ricerche) e prende il nome, quasi impronunciabile, di CNUCE, (Centro Universitario di Calcolo Elettronico). Capriz ne adegua l’amministrazione, unificandone gli spazi. Il Centro nasce da un accordo tra l’Università e l’IBM che mette a disposizione alcuni dei calcolatori più potenti e versatili del tempo, prima il 7090 e poi nel 1970 il nuovo 360/158. Negli anni successivi ricopre diverse posizioni importanti, diventando un matematico di fama internazionale. Grazie agli anni passati in Inghilterra e al suo vicino contatto con Clifford Truesdell6, porta a Pisa quella ventata di novità in campo tecnologico già collaudata all’estero, ma ancora estranea agli studiosi italiani. Il mondo correva e l’Italia fa- Rio+20 Il futuro che noi vogliamo Reportage fotografico di Marco Iob > 30 Associazioni aderenti al Coordinamento A.C.A.T. - Associazione dei Clubs degli Alcolisti in Trattamento | A.T.Sa.M. - Associazione Tutela Salute Mentale | A.V.U.L.S.S. - Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali dei Servizi Socio-Sanitari | Amnesty International - Gruppo Italia 143 | Associazione "Bravi Ragazzi" | Associazione "Coro Glemonensis" | Associazione "Coro Kelidon" | Associazione "Gruppo Special" | Associazione "Un blanc e un neri" | Associazione Buteghe dal mont - Glemone | Associazione Casa per l'Europa - Gemona | Associazione Culturale e Compagnia Teatrale Drèteledrôs | Associazione Culturale Friûl Adventures - Fiore (Osoppo) | Associazione Culturale Pense e Maravee | Associazione Musicologi | Associazione Pro Loco Pro Glemona | Associazione storico-archeologico-culturale "Valentino Ostermann" | AUSER Alto Friuli - Associazione per l'autogestione dei servizi e la solidarietà | C.A.V. - Centro Aiuto alla Vita | C.I.D.I. - Centro territoriale d'Iniziativa Democratica degli Insegnanti della Carnia e del Gemonese | CAI - Club Alpino Italiano - Sezione di Gemona del Friuli, Sottosezioni di Buia ed Osoppo | Centro Giovanile Parrocchiale Glemonensis | Circolo Legambiente della Pedemontana Gemonese | Comitato per la Costituzione | Comitato per la Solidarietà di Osoppo | Ecomuseo delle Acque del Gemonese | Gruppo "Coccolastorie" | Gruppo Caritas della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona | Gruppo Missionario Parr. di S. Maria Assunta di Gemona | Gruppo Scout AGESCI Gemona 1 PAGINA DEL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI E DI VOLONTARIATO SOCIALE DI GEMONA Laboratori creativi per tutti i palati Un ricco carnet di iniziative proposto dalla Casa per l'Europa per i giovani del territorio Appena concluso “Giovani in Movimento – Jugend in Bewegung”, il progetto sull’occupabilità giovanile, che ha visto protagonisti per oltre un anno giovani dai 18 ai 25 anni provenienti da Friuli, Provincia di Belluno e Carinzia, la Casa per l’Europa di Gemona propone ora “Energie Creative”, i laboratori artistici dell’estate per chi desidera sperimentare la propria creatività. L’iniziativa, sostenuta dalla Regione Friuli-VG e dal Comune di Gemona, nasce dall’esigenza di offrire anche durante il periodo estivo occasioni culturali in grado di “smuovere” la creatività e gli inte- ressi dei giovani, più disponibili durante la pausa scolastica a giocarsi in questo genere di proposte. Si tratta di un ricca serie di laboratori che spaziano su numerosi àmbiti. Il laboratorio fotografico “Moving Polaroid”, con la fotografa Annamaria Castellan dell’associazione Acquamarina di Trieste (30 giugno e 7 luglio), avrà l’obiettivo di utilizzare tecniche “Polaroid” per la rappresentazione creativa del movimento. Il laboratorio teatrale “Cannibali brava gente” (dal 23 luglio al 2 agosto), condotto dagli attori Giorgio Monte e Manuel Buttus del Teatrino del Rifo, del quale è prevista una rappresentazione finale. Il laboratorio cinematografico “Immaginare le idee”, in compagnia di Uponadream, fresca della realizzazione della prima commedia surreale in lingua friulana “Visins di cjase”, tratta dal libro di Renzo Brollo (dal 23 luglio al 2 agosto). Il laboratorio “Mix it up!” (dal 3 al 26 luglio), condotto dal campione nazionale di dj battle contest Sergio Sluizar (dj Yuma) per avvicinare i giovani appassionati di musica alla professione del dj. Il laboratorio “Carta forbici e fantasia”, curato dall’illustratrice Federica Moro, con l’obiettivo di utilizzare gli oggetti quotidiani in modo diverso trasformandoli in opere d’arte (6-8 agosto). Il laboratorio “Intercultura” (18-19, 25-26 luglio e 1-2 agosto), gestito da Stefania Marchetti, che affronterà un percorso creativo e riflessivo sul tema dell’intercultura attraverso giochi di ruolo, video, letture e testimonianze dirette. Il laboratorio di cinema e filosofia “Dal concetto all’immagine”, a cura di Matteo Bellotto, con l’obiettivo di affrontare alcuni temi della filosofia contemporanea attraverso l’arte cinematografica (dal 20 al 23 agosto). «Il progetto – ha sottolineato Elena Anziutti, operatrice della Casa per l’Europa – dà continuità al precedente progetto transfrontaliero “Giovani in Movimento” e punta a lavorare sulla creatività dei giovani per affrontare diversamente e meglio le sfide del presente. È un’opportunità unica per il territorio che la Casa per l’Europa offre. Speriamo che in molti ne approfittino». Tutti i laboratori si terranno a Gemona e prevedono la partecipazione gratuita. Per maggiori informazioni ed iscrizioni:tel. 0432 972016 - www.casaxeuropa.org Il Sfuei è realizzato con il contributo della Regione Friuli–V.G. (L.R. n. 12/1995) richiesto dalle Associazioni Pense e Maravee e Comitato Solidarietà nell’ambito del progetto “Rimuovere gli ostacoli” promosso dal Coordinamento delle associazioni. Sostenete la nostra autonomia! Bollettino di c.c. postale n. 16895336. Qualsiasi importo va bene Retro d’autore > Giovanni Basso. Classicità, 2012 PENSEEMARAVEE associazione culturale