e il - Pense e Maravee

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e il - Pense e Maravee
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Periodico bimestrale
Luglio 2012
Anno XX
Direttore responsabile Federico Rossi
Aut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992
Stampato su carta riciclata presso:
Rosso Grafica e Stampa, via Osoppo 135 - Gemona - Ud
Proprietà: Associazione culturale Pense e Maravee,
via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - Ud
Consegnato in Tipografia il 18/07/2012
Tiratura: 5.500 copie - Distribuzione gratuita
cultura> informazione> dibattito>
P E N S E E M A R A V EE
Luglio 2012
L’acquisto di Palazzo Scarpa: scelta rischiosa e frettolosa
informazione pubblicitaria
Direttore responsabile
Redazione
A questo numero
hanno collaborato
Federico Rossi
Antonio Antonelli, Anna Piazza, Paolo Isola, Irma Londero,
Piera Londero, Luisa Patat, Lucia Solinas, Gianni Tonetto
Lorenzo Londero, Piero Cargnelutti, Alida Londero, Bruno Seravalli, Elia Beacco
Sandro Cargnelutti, Marco Iob, Sandro Di Bernardo, Anna Piazza.
Grafica: Giulio Calderini
All’inizio dell’anno abbiamo allegato un bollettino postale. Grazie a tutti coloro che
l’hanno utilizzato. Siamo orgogliosi di voi, nostri sostenitori, ma la crisi si vede anche
dai minori versamenti che rischiano di mettere in pericolo la nostra autonomia e continuità. Chiediamo, per tanto, ai nostri lettori che ancora non l’hanno fatto un piccolo
contributo: qualsiasi importo va bene! C.c. postale n. 16895336
PENSEEMARAVEE
associazione
culturale
Via Sottocastello 81
33013 Gemona del Friuli - UD
[email protected]
www.pensemaravee.it
SOMMARIO
in questo numero:
editoriale> Il futuro che noi vogliamo
4
da Rio de Janeiro
di Marco Iob
ambiente e territorio> La forza dei territori
(Zone di Protezione Speciale)
di Sandro Di Bernardo
SpecialeTerritorio
5
territorio> Filo diretto con l’Emilia
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Intervista a Maurizio Cavicchioli, amministratore del comune di Mirandola
a cura della redazione
satira> Pense, Maravee, San Cristoforo e...
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il Presidente, il castello e i nuovi uffici
di San Cristoful
cosa pubblica> Palazzo Scarpa
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e il soffitto di Pomponio Amalteo
di Alida Londero
cosa pubblica> L’acquisto di Palazzo Scarpa
scelta rischiosa e frettolosa, non discussa con i cittadini e con tanti interrogativi
a cura della redazione
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cosa pubblica> Contributi 2012
11
concessi dal Comune di Gemona ad Associazioni o Enti
a cura della redazione
arte> Graffiti: cronaca di una visita guidata
12
Incontro con Francesco di Elementi Sotterranei 2012
di Antonio Antonelli
società> GAS in festa
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Gruppo di Acquisto Solidale, fare la spesa sta cambiando?
di Elia Beacco
cultura> Officina Italia
17
Anteprima del Laboratorio internazionale della comunicazione
a cura della redazione e dell’ufficio stampa del Lab
storiis> Uomini e montagne
18
Interviste a Sing Balvir e Mario Copetti (Broili)
di Sandro Cargnelutti
personaggi> “In mare il tempo scompare...”
Lint su lis borgadis
Un voli sul Cjistiel
rubriche>
20
Il viaggio del gemonese Gianpaolo Iob e del giornalista Stenio Solinas
di Anna Piazza
...e come sempre:
rubriche di musica,
lettura e poesia,
mestieri di ieri e di oggi.
In più...per partecipare:
storia locale> Un trascurato paesaggio pedemontano
Un articolo pubblicato negli anni ‘50, scritto dal giornalista Adelbert Muhr
a cura di Vera Viali
21
mondo> Rio + 20
10/15
Reportage fotografico da Rio de Janeiro per la conferenza sullo sviluppo sostenibile
di Marco Iob
30
Lorenzo la talpa
Sun’s
Leturis
Lamps!
il Sfuei
Scava e morde
Musica e suoni
Eventi letterari
Succede nel territorio
La pagina delle Associazioni
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25
26/27
28/29
31
Il futuro che noi vogliamo
editoriale>
S
i è svolta dal 20 al 22 giugno scorso a Rio de Janeiro la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile chiamata anche Rio + 20. Si è svolta infatti a 20 anni della omonima Conferenza
che, sempre a Rio, aveva assunto importanti decisioni e aveva ad esempio dato il via all’Agenda
21, una metodologia volta ad assumere impegni ambientali, applicata oggi universalmente.
A distanza di 20 anni possiamo affermare che non si è avuto il coraggio o la capacità di avanzare
in queste scelte, anzi è stato un continuo retrocedere. Il documento finale prodotto dalla Conferenza
da parte delle delegazioni ufficiali di tutti i Paesi del mondo, intitolato “Il futuro che vogliamo” è
molto deludente, risultato di continue negoziazioni al ribasso.
Il “punto forte” comunicato a tutto il mondo è la green economy, ovvero l’economia verde che
dovrebbe tirarci fuori al tempo stesso dai guai ambientali e dalla crisi economica. Ma che cos’è la
green economy di cui da un paio d’anni si parla?
Una delle definizioni date è: “Economia a basse emissioni di anidride carbonica, efficiente nell’utilizzo delle risorse e socialmente inclusiva”. E’ tutto così? No, soprattutto quando parliamo dei
cosiddetti “servizi ambientali” e della loro valorizzazione economica. I “servizi ambientali” sono i servizi offerti gratuitamente dalla natura, come ad esempio la disponibilità dell’acqua, di piante medicinali, il sequestro del carbonio dall’atmosfera (effettuato dalle foreste, da miglioramenti al sistema
agro-zootecnico, ecc.), la regolazione climatica, la prevenzione dei disastri e viene inclusa persino
la cultura e il sapere dei popoli indigeni.
Dare un valore economico al beneficio prodotto dai cosiddetti servizi ambientali permette dunque
di introdurli nel sistema finanziario e nei meccanismi di mercato attraverso, ad esempio, il mercato
dei crediti di carbonio già da tempo in vigore. Chi emette CO2 potrà continuare a farlo acquisendo crediti di carbonio o titoli derivanti dai servizi ambientali effettuati da altri anche in lontani luoghi del
mondo che riceveranno per questo un compenso. Un meccanismo apparentemente virtuoso ma di
fatto perverso in quanto permette a chi inquina di continuare a farlo pagando un sovrappiù.
Questa è l’essenza dell’economia verde: la messa sul mercato e la finanziarizzazione della natura,
dei beni comuni e in ultima analisi della vita. Questa è la soluzione trovata dai Governi di tutto il mondo
riuniti a Rio per risolvere i gravi problemi ambientali che dovrebbe farci uscire dalla crisi economica.
A questa logica si oppongono, proponendo altre soluzioni, una moltitudine di associazioni, ONG,
popoli indigeni, movimenti e persone di tutto il mondo riuniti a Rio nel Vertice dei Popoli che si è
svolto negli stessi giorni della Conferenza ufficiale.
Il clima al Vertice dei Popoli è completamente diverso, si respira la costruzione di un altro futuro
rispetto a quello prospettato alla conferenza ufficiale. Qui le soluzioni che si stanno sperimentando
in molti luoghi del mondo sono quelle delle gestioni dell’acqua pubbliche e partecipate, dei sistemi
agricoli finalizzati a produrre alimenti sani e non commodities da quotare in borsa, delle economie
locali a beneficio delle persone e non dei mercati finanziari, della gestione etica dei risparmi, dei
modelli di produzione energetica decentrati e democratici, di un altro mondo insomma.
Mai come in questa Conferenza di Rio si è vista una distanza così grande tra coloro che ci governano e i popoli e la società civile. Una distanza che si va accentuando fin dai negoziati sui cambiamenti climatici svolti a Copenhagen e al Forum Mondiale dell’Acqua del marzo 2012 a Marsiglia.
Sembra si sia smarrito il lume della ragione: non affrontare oggi in modo deciso i problemi ambientali aggravati dai cambiamenti climatici è un atteggiamento irresponsabile soprattutto nei confronti
di coloro che verranno dopo di noi.
Le soluzioni ci sono: oggi ad esempio avremmo le conoscenze, la tecnologia e le capacità per trasformare in tempi relativamente brevi tutte le nostre case da consumatrici di energia a produttrici
di energia (con la coibentazione, i pannelli solari, fotovoltaici, pompe di calore, impianti eolici, geotermici, ecc.) e realizzando una rete diffusa e decentrata di produzione di energia. Perché non l’abbiamo ancora fatto?
Troppi e troppo concentrati sono gli interessi finanziari, economici e di potere che seguono altre
logiche, gli stessi che condizionano le scelte dell’ONU e di molti governanti. Sarà dunque fondamentale per la costruzione del “Futuro che noi vogliamo” il ruolo della società civile, delle associazioni e degli Enti locali virtuosi, di una democrazia dal basso che propone, sperimenta e che avrà il
compito di ricostruire rappresentanze nazionali e Istituzioni internazionali che siano all’altezza delle
grandi sfide che stiamo affrontando.
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Marco Iob
da Rio de Janeiro
20- 22 giugno 2012
Reportage fotografico
a pagina 30
Piano di gestione per il Sito d’Interesse Comunitario
Lago Minisini- Rivoli bianchi: è necessario un gioco di
squadra che metta assieme il meglio del territorio
La forza
dei territori
di Sandro Di Bernardo
Presidente del Circolo
Legambiente della
Pedemontana Gemonese
Ambiente e territorio>
R
ete Natura 2000 è un sistema di
aree protette previsto dalla normativa europea (direttive habitat del
1992 e uccelli del 1979) e definito dalla Regione Friuli Venezia Giulia nella seconda
metà degli anni novanta con la costituzione delle varie zone SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di
Protezione Speciale). Gemona ne fa parte
con l’area del Lago Minisini.
E’ una partecipazione importante che,
seppur con un territorio di modesta estensione, colloca anche Gemona ed il suo hinterland in un contesto europeo.
La sua costituzione si colloca in un quadro
molto ampio di difesa della natura e della
biodiversità e, nel caso specifico, prevedendo “la conservazione, il miglioramento
o il ripristino dell’ habitat e delle specie
della flora e fauna di interesse comunitario” presenti nell’area. I lavori di riqualificazione del Lago attuati dalla Comunità
Montana hanno seguito questa logica.
La direttiva comunitaria, così come le linee
guida nazionali (decreto 3/9/2002) lasciano ampia discrezionalità nell’attuazione dell’obbligo conservativo e nel caso
della nostra Regione questo viene osservato con la redazione di appositi Piani di
gestione. Questi tengono conto anche
delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali
e locali, e devono rapportarsi con il sistema pianificatorio esistente.
Queste in sintesi le premesse, con le quali
non si può che concordare ed auspicare
che il loro inserimento nella realtà avvenga in modo consensuale fra valori am-
SpecialeTerritorio
bientali ed interessi umani, esprimendosi
in questo la “forza del territorio”.
Valori ambientali e interessi umani sono
stati nei millenni, a partire dal tempo del
Castelliere del Monte Cumieli, indissolubilmente associati, forse spesso inconsapevolmente, ma hanno plasmato il
territorio in un alternante equilibrio fra il
prevalere dell’uno o dell’altro, sino a
quella che può essere definita la rottura
della società industriale. Da questa nasce
anche la risposta o la corsa al rimedio, che
ha visto nella Conferenza di Rio del 1992
una tappa importante.
Dal 1992 ad oggi molte cose sono cambiate e la crisi finanziaria, che stiamo ora
vivendo, non è che l’ultimo atto di un sistema sociale ed economico che ha sì garantito un sostanziale benessere, ma che
ha evidenziato una serie di fragilità ora divenute fortemente limitanti. I beni naturali, l’aria, l’acqua, il territorio, in una
parola la biodiversità, non sono infiniti e
di questo pare indispensabile tener conto
anche nella pianificazione di aree a piccola
scala quale può essere il SIC Lago Minisini
– Rivoli Bianchi, integrandoli prioritariamente in un corretto ciclo produttivo.
Un nuovo modello economico di gestione
del territorio diventa la necessaria premessa anche della gestione ambientale di
aree di piccola scala quale il SIC in esame.
E di questo il principio guida dovrà costituire l’indissolubile unione fra economia,
società ed ambiente nella costruzione di
una economia verde o, con il termine
ormai in voga, di green economy nel
segno della sostenibilità.
Per arrivare a questo tuttavia pare indispensabile superare alcune criticità, insite
nell’attuale struttura organizzativa delle
aree protette regionali che, nella sua impostazione, si rifà a disposizioni in larga
parte superate e tenend conto dei progressi legislativi emanati in sede europea
e della stessa evoluzione socio-economica, alla quale la società è andata velocemente incontro in questi ultimi anni. La
definizione delle aree protette (LR 42/96)
e la successiva normativa delle aree di Natura 2000 risentono, infatti, di una dualistica, anche contrapposta concezione, che
divideva il territorio in aree lasciate al libero
uso economico e, dall’altra, in aree circoscritte, dove la “libertà economica”lasciava
il posto alla natura, e le popolazioni residenti venivano “compensate” da un finanziamento annuo. All’amministrazione
regionale, o agli organi istituzionali preposti, veniva poi affidato il compito della gestione, con la prevista redazione dei
relativi piani di conservazione e sviluppo
e delle collegate azioni di “valorizzazione”. Il modello ad “isole pagate” è ora
messo in crisi sia dalla riduzione, se non
l’azzeramento dei relativi finanziamenti,
sia dall’eccessiva burocratizzazione, che
ha portato a volte anche ad incomprensioni da parte della pubblica opinione.
Molto più semplice la soluzione francese,
che affida le aree SIC a semplici rapporti
contrattuali con i diretti gestori delle aree,
i proprietari, gli agricoltori,... Fra i progressi legislativi nazionali ed europei è opportuno citare, fra i tanti, la Convenzione
europea del paesaggio del 2000, la Convenzione sulla diversità biologica, le Linee
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5
guida sulla gestione forestale, le Direttive
sull’acqua, l’aria, la stessa futura politica
agricola comunitaria che sta dando importanti suggerimenti, la ratifica dei protocolli della Convenzione delle Alpi, e, a
livello internazionale, le direttive sui parchi e le aree protette, come il piano
d’azione di Durban del 2003, o le indicazione della IUCN (Unione mondiale per la
conservazione della natura), od il famoso
protocollo di Kyoto.
Se l’attuale configurazione regionale ad aree
protette è stata un fatto positiva, considerarla solo un punto di arrivo da consolidare
con i previsti piani, siano essi di gestione
(rete natura 2000) o di conservazione e sviluppo (aree protette da LR 42/96), parrebbe
una sosta involutiva nel processo di aggiornamento dei fattori di gestione.
E nel caso dell’area SIC Minisini e del relativo piano di gestione, sembra opportuno ora poter ampliare l’orizzonte
culturale ed operativo verso traguardi più
ambiziosi e più rispondenti alle congiunte
esigenze ambientali e socio-economiche,
riassumibili nell’identità fra rete ecologica
e rete economica. Il Gemonese ha grandi
potenzialità ambientali, basti pensare alle
Alpi Giulie o al Tagliamento ed al suo lago
sotterraneo, ambiti che l’IUCN pone fra le
eccellenze naturali dell’intero arco alpino,
ed altrettanto grandi possibilità sociali, essendo collocato in una posizione chiave
nel contesto geografico regionale ed internazionale. L’area SIC Lago Minisini – Rivoli Bianchi può essere la finestra di
questo scenario, se la “forza del territorio”
nelle sue varie componenti riesce a legare
la sua gestione, e quindi il piano di gestione, ad una serie di condizioni e scelte
che la collochino ad un livello di importanza ed attenzione sovralocale, preferibilmente europeo.
Non vi è una soluzione precostituita e sarebbe presuntuoso indicare il presunto risultato finale, ma parrebbe opportuno sin
d’ora arrivare alla definizione di alcuni
principi operativi. Vi è innanzi tutto la necessità di una chiara scelta gestionale da
parte dei più diretti interessati, i proprietari in primis, e la creazione di un consorzio volontario, come proposto a suo
tempo dai responsabili della Comunità
montana. Vi è la necessità di un accordo
di rete comprensoriale fra gli operatori
economici dei settori dell’agricoltura e del
turismo e anche dell’artigianato, un raccordo fra le stesse istituzioni, Gemona e
Venzone prima di tutto, quali cointeressati
territoriali all’area, tanto più attuale ora
nella fase di definizione dell’Unione dei
Comuni; si rende necessario uno scatto
d’orgoglio del Comune di Gemona, che
non può rimanere escluso dai più grandi
progetti di valorizzazione ambientale,
quali la Rete Unesco che vede in corsa ora
i territori aderenti al Parco delle Prealpi
Giulie. Vi è la necessità, forse preclusa dai
già fissati confini amministrativi dell’area
SIC, di un recupero dei valori esterni: non
può non esserci un riconoscimento per le
aree poste fra la vecchia Statale, per
esempio, a Rivoli di Venzone e il Tagliamento nella zona delle Fontane dove riemerge prepotente il corso del Pozzolons e
chiarire quindi il legame con il grande
fiume; qui giace da millenni sepolta l’antica via romana, qui anche la Napoleonica
ed il vecchio ponte della ferrovia evidenziano i segni della grande storia dei nostri
territori; qui passerà la ciclabile di Alpe
Adria; così per la Sella di San Agnese e
l’area del Vegliato.
E’ necessario in sintesi un gioco di squadra che metta assieme il meglio del territorio; ed il mettersi insieme è la miglior
soluzione per un progetto ambientale di livello europeo, così come sono europei il
Tagliamento ed il suo territorio.
Dopo la copertina del numero scorso di PeM, ancora una bella foto del Laghetto Minisini firmata Aurelio Candido
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società>
il
terremoto
in
Emilia
Filo diretto con l’Emilia
Intervista telefonica a Maurizio Cavicchioli, amministratore
del comune di Mirandola e consigliere dell’Unione dei Comuni
dell’area nord di Modena.
PeM. Di cosa si è occupato nell’emergenza del post-terremoto?
Mi sono occupato da subito dell’organizzazione degli aiuti, della distribuzione dei generi di prima necessità e dei
container nei casolari di campagna.
tamente dalla Protezione Civile, che
ospitano 1700 persone.
In questa fase stiamo intensificando i
sopralluoghi per fare in modo che chi
può rientri nelle case. Ne abbiamo fatti
4.500 su un totale di 6.000.
PeM. Come vi siete organizzati per af frontare l’emergenza?
Il territorio è molto vasto e comprende il
centro, sette frazioni e molti casolari; c’è
voluta una settimana per mappare
l’area, individuare gli “accampamenti
spontanei” organizzati dai comitati di
borgata e dalle parrocchie, trovare un riferimento per la gestione dei servizi. Ci
sono inoltre cinque campi allestiti diret-
PeM. Qual è la situazione del centro storico?
Il 55% del centro storico risulta inagibile. La volontà è di tenere tutti a Mirandola; il paese unito può farcela.
Dobbiamo trovare soluzioni abitative
per circa 2000 persone, individuando
aree edificabili, senza creare però i
“quartieri degli sfigati” o snaturare il
tessuto sociale. Dobbiamo prendere
pertanto decisioni importanti avendo
una visione del futuro della città. Ci avvarremo anche di un concorso di idee
per facilitare questo percorso.
PeM. Quali priorità vi siete dati?
- Inanzitutto le scuole: tre scuole superiori e la direzione didattica sono inagibili. L’intenzione è di mettere a scuola i
2000 studenti in una struttura provvisoria dove sorgerà il centro studi. E’ un
importante segnale di stabilità per i giovani e le famiglie.
- Mantenere e potenziare il polo biomedicale: il 75% dei componenti per la dialisi viene prodotto a Mirandola e il
settore coinvolge 5.000 addetti (più l’indotto).
- Facilitare la riapertura di 250 attività
commerciali, dando la possibilità di allestire una struttura provvisoria accanto
al negozio.
Inoltre per evitare infiltrazioni mafiose ci
siamo dotati di un codice rigoroso per
gli appalti e di una cabina di regia composta dai rappresentanti di tutti gli enti
del territorio: regione, province, comuni.
Auguri a Cavicchioli e a Mirandola da
parte di PeM e della gente di Gemona.
Solidarietà all'Emilia
Dodici Comuni e 25 associazioni hanno deciso di coordinare gli sforzi per raccogliere i fondi da destinare alle popolazioni dell'Emilia
colpite dal recente terremoto. Il Comune di Gemona ha messo a disposizione il conto corrente della tesoreria le cui coordinate sono
IT 82 M 02008 63880 000100850184 Unicredit banca, pregando i gentili donatori di specificare come clausola "sottoscrizione terremoto Emilia". L'assessore Loris Cargnelutti ha ricordato che «la Regione Emilia, nel 1976, ha dato il suo contributo alla nostra cittadina
distrutta, riparando l'acquedotto, facendo le verifiche degli edifici pericolanti e offrendo un asilo nido a titolo gratuito».
Il termine per le donazioni è previsto nel mese di settembre.
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7
Pense, Maravee, San Cristoforo...
il Presidente,
il castello
e i nuovi uffici
di San Cristoful
cultura>
Maravee: Be’, guardate: dicevamo che Cividale, Spilimbergo, San Daniele, San Vito,
Pordenone, Tolmezzo e le altre città della Patria del Friuli hanno qualcosa in più di noi e
invece viene a Gemona il Presidente della Repubblica, come vent’anni fa era venuto il
Papa… E anche lui ci passa sotto il naso, per
entrare in duomo…
non conoscevamo per niente – andrebbero
approfondite…
San Cristoforo: Certo: può darsi che siano
cose di poca importanza ma visto che, sul
colle del castello, da centinaia e centinaia di
anni, se non da migliaia, qualcuno ha sempre fatto qualcosa, come dicevano i vecchi
quando eravamo giovani noi…
Pense: Sicché dici che siamo meglio degli altri?!
Maravee: Non so se siamo meglio… so solo
che tante persone importanti sono contente
di venire da noi... E poi mi pare che il Presidente dicesse «Incredibile… Meraviglioso…»
San Cristoforo: Come fai a dire queste
cose? Davanti a te è passato dritto e si è fermato alle tue spalle; io non ho sentito
niente del genere…
A me è sembrato interessato alle spiegazioni dell’Arciprete… È rimasto a bocca
aperta ad ammirare la facciata e il campanile, questo sì. E poi è entrato… e all’uscita
pareva ammirato…
Maravee: Guarda, Cristoforo: anche un passante, l’indomani, diceva di averlo visto davvero sorpreso di vedere la città ricostruita.
Pense: Sì, sì… e diceva, quel passante, che il
Presidente ha affermato che la ricostruzione
di Gemona e del Friuli, oltre che un esempio
da seguire, è una grande spinta ad aver fiducia nel futuro e nella capacità dell’Italia di superare le più grandi difficoltà...
San Cristoforo: Va bene… ma non montiamoci la testa… Invece, del castello, di cosa
farne, hanno parlato? Ha suggerito qualcosa,
il Presidente?
Pense: Non si è saputo nulla… Nessuno ne
parla… Però s’è sentito che, nelle altane
sotto l’ingresso delle prigioni, gli operai
hanno trovato qualche pietra lavorata e
qualche muro sotterrato… e che queste novità – che forse ci mostrano qualcosa che
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Pense: Può darsi benissimo che i lavori ci riservino ancora qualche bella sorpresa e sarebbe un peccato che non ce ne
accorgessimo o che, addirittura, la rovinassimo o la perdessimo del tutto.
Pense: Sì, sì, quella che diceva che le cose
da fare sono: riaprire via San Giovanni dalla
piazza del Municipio e ricostruire la chiesa,
per farne un auditorium, con i lacunari al loro
posto; e poi lasciare gli uffici del Municipio
dove stanno e nel palazzo della banca – che
merita acquistato – fare una meravigliosa
esposizione d’arte moderna da allargare
anche alla ex chiesa delle Grazie, che andrebbe ricostruita…
Maravee:Eh, su questo sarei d’accordo
anche io…
Ma due passanti dicevano che il palazzo
costa un occhio della testa…
Maravee: A proposito di peccati… ho sentito che il Sindaco insiste nel voler acquistare il palazzo della banca, quello in
piazza nuova … e che ha tutte le intenzioni
di sistemare là dentro il soffitto dipinto dall’Amalteo…
San Cristoforo: Sì, però un terzo, che pareva la sapesse lunga, diceva che tre quarti,
se non più, della spesa sarebbe coperta da
beni che il comune possiede...
Pense: È vero e per di più pare che sull’ar-
Pense: Un baratto… uno scambio… Comunque sempre un costo…
gomento non abbia nemmeno ascoltato il
Consiglio comunale…
San Cristoforo: Non coinvolgere il Consiglio
comunale, che rappresenta tutta la Magnifica Comunità, è sbagliato… E sul soffitto dell’Amalteo, da sistemare in quel palazzo… mi
pare proprio una stoltezza! Figuriamoci: per
ammirare il soffitto dovrei andare a far qualcosa negli uffici e solamente durante l’orario
di apertura… e poi mi immagino la confusione che ne risulterebbe, tra turisti che entrano a frotte e impiegati che devono fare il
loro lavoro… Anche i bambini…
Maravee: Ci arrivano?
San Cristoforo: No… Volevo dire: anche i
bambini delle scuole, che ogni tanto vanno a
visitare i musei… Vi immaginate la babilonia?
Tuttavia, sull’acquisto del palazzo… io
penso come quella signora della spesa: ricordate? Ne parlavi tu, Pense…
Maravee: Ah, un baratto, insomma…
San Cristoforo: Certo, nessuno ti dà niente
per niente… E va valutato bene se quanto
devi dare in cambio di quello che ricevi non
comporta una privazione importante o addirittura uno svantaggio…
Ecco: io penso che a questo punto il Sindaco
dovrebbe proprio discutere l’argomento con
il Consiglio comunale illustrando in modo
dettagliato l’affare e evidenziando tutti i vantaggi che ne deriverebbero a Gemona…
Pense: E dovrebbe ascoltare anche i suggerimenti...
Maravee: Speriamo che in molti gli dicano
che gli uffici comunali restino al loro posto e
che il palazzo di piazza nuova, se acquistato,
possa diventare una grande calamita, per il
bene di Gemona!
San Cristoforo: Lo spero proprio anch’io!
Palazzo Scarpa
e il soffitto
di Pomponio
Amalteo
di Alida Londero
cosa pubblica>
irca un mese fa la stampa ha riportato
la notizia - peraltro non nuova - che il
Comune di Gemona si accinge ad acquistare Palazzo Scarpa (già sede della
Banca Antonveneta, in Piazza Garibaldi) per
destinarlo a nuova sede degli uffici comunali. L’operazione è resa possibile da un finanziamento regionale di oltre 2 milioni di
euro. Tale cifra, tuttavia, verrebbe solo parzialmente spesa nell’acquisto, che si intende
affrontare in buona parte con i proventi della
vendita di alcuni immobili comunali. Il “risparmio” consentirebbe di disporre dei fondi
per collocare in quell’edificio il soffitto realizzato nel 1533 da Pomponio Amalteo, che
così avrebbe (parole del sindaco) “non solo
una collocazione dignitosa e all’altezza del
manufatto”, ma andrebbe “ad impreziosire
un immobile che è una delle ultime opere
d’arte dell’architetto Scarpa” (Messaggero
Veneto, 23.06).
Questo progetto ha sollevato critiche che attengono a varie questioni: l’opportunità dell’acquisto di Palazzo Scarpa nella presente
congiuntura economica; la destinazione
dello stesso palazzo; l’opportunità della vendita di determinati immobili comunali; il
costo reale dell’operazione e la sussistenza
del cosiddetto “risparmio”; la collocazione
del soffitto rinascimentale della distrutta
chiesa di San Giovanni nella sede degli uffici
comunali; la ricostruzione di San Giovanni; il
metodo poco condiviso che l’Amministrazione sta seguendo nell’adozione di provvedimenti capaci di mutare la fisionomia del
centro urbano.
Attorno all’acquisto di Palazzo Scarpa si articola dunque una problematica complessa,
che investe l’annosa ed irrisolta questione
del ruolo e dell’immagine del centro storico
nel suo rapporto con il territorio. Si tornerà
sui vari aspetti di essa nei prossimi numeri
del giornale.
Come anticipazione, per ora proponiamo la
riflessione, espressa prima che scoppiasse
questa polemica, di un uomo di cultura non
gemonese. Si tratta dello storico, letterato e
giornalista Gianfranco Ellero, che è intervenuto recentemente sulle pagine del Gazzettino
(21.06) in merito alla mancata ricostruzione
C
Dalla Regione un invito a Comune di Gemona e Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia a
trovare una soluzione espositiva
per i 36 lacunari dipinti da Pomponio Amalteo e invisibili da
ormai troppo tempo.
Il Consiglio regionale ha approvato l’ordine
del giorno presentato dal consigliere Piero
Colussi (Cittadini-Liber tà Civica)
Il Consiglio regionale del Friuli
Venezia Giulia,
premesso che a 36 anni dal terremoto in
Friuli ed a 506 anni dalla nascita di Pomponio Amalteo, 36 dei 42 lacunari su tavola dipinti nel 1533 dall’Amalteo per il
grande soffitto della Chiesa di San Giovanni in Brolo salvati dai crolli del 1976
giacciono dimenticati nel caveau del
Museo Comunale di Gemona;
sottolineato che si tratta di una delle
opere d’arte più importanti del rinascimento locale;
ricordato quanto affermato in un articolo
del Giornale dell’Arte dove si legge:
della chiesa di San Giovanni in Brolo.
La qualifica di città, egli sostiene, appartiene
storicamente a Gemona fin dalle origini, ma la
conferma di questo ruolo si lega anche a una
mentalità che esprima “una superiore cultura
e un’aggiornata visione del mondo”. Questi requisiti sono stati solo parzialmente posti in
atto attraverso la ricostruzione dopo il terremoto del 1976. Infatti, scrive il prof. Ellero,
riconoscendo ai gemonesi il merito
« pur
di aver fatto risorgere dalle ceneri non
soltanto i muri e i tetti, ma anche una
struttura di eccellenza come la Cineteca
del Friuli, bisogna riconoscere il demerito di un ‘buco nero’ rimasto nel tessuto
urbano: il sito di San Giovanni trasfor-
“quello del soffitto dipinto nel 1533 da
Pomponio Amalteo per la chiesa di S. Giovanni in Brolo distrutta dal terremoto del
1976, è un caso triste”;
preso purtroppo atto che ad oggi questa
vicenda è ancora senza soluzione nonostante i Comitati di cittadini, le petizioni, i
docenti e gli studiosi del mondo universitario – ma anche l’opinione pubblica in generale – si siano mobilitati per la tutela dei
beni artistici ed architettonici sopravissuti
al sisma del 1976 con ciò ribadendo, con i
fatti, la volontà allora espressa dal popolo
friulano di costruire secondo il modello del
“dov’era, com’era”;
giudicata in proposito incomprensibile
l’inerzia del Comune di Gemona che ha
preferito, in luogo dell’intervento necessario alla ricollocazione dei lacunari, destinare le ingenti risorse messe a
disposizione dall’amministrazione regionale per altri fini;
tutto ciò considerato,
impegna la Giunta regionale
a verificare con il Comune di Gemona e la
Soprintendenza per i Beni Architettonici e
Paesaggistici del Friuli Venezia Giulia la
fattibilità di una soluzione museale ed
espositiva che consente una adeguata fruibilità dei 36 lacunari di Pomponio Amalteo.
mato in un parcheggio nonostante i lauti
finanziamenti pubblici destinati alla ricostruzione di quel gioiello, l’incerta collocazione del soffitto a cassettoni
dell’Amalteo, il riuso di pietre del Quattrocento per lastricare uno spiazzo e
qualche altro errore. Visto che Gemona
appartiene, in senso storico e culturale,
a tutti i friulani, sarebbe bene che le autorità si impegnassero a restituire San
Giovanni a tutti coloro che, come scrisse
Tosco Nonini nel poemetto I paîs ninins,
“a sintin un ueit che nuje po’ jemplâ”.
«
Gianfranco Ellero, “Gemona città fin dalla nascita
e i ‘buchi’ della ricostruzione”, in Il Gazzettino,
21.06.2012 (rubrica “Paesi di profilo”, p. XXIII
fasc. interno).
>
9
ultime dal Consiglio comunale>
L’acquisto di
Palazzo Scarpa:
3.
scelta rischiosa e frettolosa,
non discussa con i cittadini e
con tanti interrogativi
I
Con i voti del sindaco e della sola maggioranza (e il voto contrario di tutti i
gruppi di opposizione) il Consiglio comunale del 16 luglio ha deliberato l’acquisto di Palazzo Scarpa, già sede della
Banca Popolare di Gemona, da “adibire a
nuova sede municipale, nonché [per] la ricollocazione dei lacunari del Pomponio
Amalteo”. L’acquisto avverrà parte tramite
un mutuo di euro 1.530.000 (sostenuto da
un contributo regionale ventennale) e
parte tramite una permuta di altri immobili, come da prospetto a lato riportato.
Si ritiene fortemente discutibile quanto segue:
1.
2.
accettazione affrettata della propol’a
sta del proprietario (la società Codone
di Roma, ma controllata dagli Stefanel
di Ponte di Piave) pervenuta il 10 luglio e approvata solo 6 giorni dopo;
il mancato coinvolgimento dei gruppi
consiliari e la totale assenza di dibattito pubblico con esperti e cittadini sull’importante acquisto di Palazzo
4.
Scarpa, la collocazione dei lacunari e
sulla permuta complessiva di immobili
comunali;
gli uffici preposti della Regione hanno
valutato 35 euro al metro quadrato
l’area a parcheggio dell’ex GIL (mq
4.676): la Regione era a conoscenza
che, tolto il vincolo del parcheggio e
reso edificabile, quel terreno vale
molto di più di 35 euro al mq?
l’assenza, agli atti, del parere scritto
della Soprintendenza sulla collocazione del soffitto dell’Amalteo nel Palazzo Scarpa.
L’operazione presenta ancora molti interrogativi:
a.
perché non è stata ancora redatta una
perizia d i stima dettagliata del Palazzo Scarpa?
c.
d.
e.
f.
non risulta esserci una stima dei costi
di ristrutturazione e dell’eventuale
adeguamento alla nuova normativa
antisismica, né una stima dei futuri
costi di gestione (ambiente soggetto
a forti dispersioni termiche);
quale destinazione concreta avrà Palazzo Scarpa: solo uffici, polo museale-culturale, mista?
quale destinazione avranno l’attuale
palazzo degli uffici comunali e quello
della Comunità Montana?
come mai il sindaco ha cambiato idea
e non ritiene più fondamentale la ripetuta promessa costruzione del palazzetto dello sport?
dal complesso di queste operazioni
pare evidente la convenienza economica per la società venditrice del Palazzo Scarpa, mentre non sono chiari i
vantaggi per i cittadini.
Prospetto per la permuta di immobili
€
1.280.000
Acquisto da parte del Comune di Palazzo Scarpa *
Cessione alla società Codone del fabbricato e terreno di via Roma (mq 2.340)
Cessione palazzina e terreno ex Venturini di via Osoppo (mq 1.500)
Conguaglio in denaro alla soc. Codone per Palazzo Scarpa
124.850
Acquisto parcheggio Palazzo Scarpa (mq 2.150 x 58 €/mq)
Cessione parcheggi via Dante ex GIL (mq 4.676 x 35 €/mq)
41.600
Conguaglio alla Regione per permuta parcheggi
Valore totale delle permute
1.446.450
* Il valore non è definitivo in quanto manca la perizia di stima dell’immobile
Lint su lis borgadis>
“Dove cammino?”
I cittadini residenti in via Sofia Pecol ci segnalano il dissesto evidente del marciapiede: impossibile il transito con
un passeggino o per una persona disabile; si è costretti
a camminare sulla strada mettendo in pericolo la propria
incolumità anche perché le auto, in questo tratto di strada,
spesso corrono a forte velocità. I residenti richiedono,
almeno per questo problema, il rilevatore di velocità.
La cacca
A Gemona non c'è marciapiede, non c'è aiuola, piazza...
che non abbia residui di escrementi del cosiddetto miglior
amico dell'uomo "il cane". Ma non è obbligatorio da parte
del proprietario della cara bestiola pulire quando sporca?
In moltissimi comuni c'è la cassetta contenente i sacchetti
per l'apposita pulizia e chi di dovere provvede
a sanzionare chi non rispetta! Piera L.
> 10
b.
€
237.000
376.000
667.000
166.450
1.446.450
Contributi concessi dal Comune di Gemona ad Associazioni o Enti per il 2012
Contributi concessi dal Comune di Gemona
ad Associazioni o Enti per il 2012
cosa pubblica>
L.A.B. Laboratorio Internaz. Comunic.
Associazione Pro Loco Pro Glemona
Associazione Pro Loco Pro Glemona
Associazione Musicologi Gemona
Università della Terza Età
Avulss onlus Gemona
Parrocchia S.Maria Assunta
Circolo Filatelico Numismatico
Ass. Storico Archeologico
Cult.Ostermann
Ass. Coro Kelidon Gemona
Ass. Genitori Liceo “Magrini”
La Cineteca Del Friuli
Associaz. “Lo Scivolo”
Assoc. Cea Molino Cocconi –
Ecomuseo delle Acque del Gem.
Comitato Coord. Assoc.
Combattentistiche e d’arma
Centro Socio Cult. di Godo
Assoc. Bravi Ragazzi
Associazione Marinai d’Italia
Scuole Media “A.Cantore” - Gemona
A.T.Sa.M. onlus
A.N.A. Sezione di Gemona
Assoc. Pro Loco Pro Glemona
Assoc. Pro Loco Pro Glemona
Assoc. Pro Loco Pro Glemona
A.S.D. Moto Lis Coris - Gemona
Associazione Borc Taviele
Assoc. Culturale “Il Loggione”
Fur Par Fur - Gemona
Comitato Borgate Centro Storico
Laboratorio Intern. Comunicazione
A.S.D. Pedale Gemonese
A.S.D. Vigili del Fuoco di Udine
Asd Gemona Nuoto Atlantis
A.S.D. Campagnola
A.S.D. Gemonatletica
Isis D’Aronco
As.C.O.M. Forze di Polizia Udine
Gruppo Fotografico Gemonese
Gruppo Corale Glemonensis
Associazione Casa per l'Europa
Scuola Santa Maria degli Angeli
Riserva di Caccia
Banda Musicale Città di Gemona
Pro Loco Pro Glemona
Pro Loco Pro Glemona
Uponadream
Associazione Allevatori del F.V.G.
Ass. Culturale Lirica Il Loggione
Ass. Culturale Lirica Il Loggione
Associazione Pro Loco Gemona
A.S.D. Circolo Gemona Tennis
A.S.D. Ginnastica Gemonese
A.S.D. Stalis Team Gemona
A.S.D. Gemona Basket
A.S.D. Gemona Basket
Black Ducks Rugby Gemona
A.S.D. R. D’Aronco
A.S.D. Il Castello di Gemona
Associazione E-Trenta
Aasociazione Lago 3 Comuni
Pro Loco Chiusaforte
A.S.D. Nautilago
A.S.D. Judokay Gemona
A.S.D. Pedale Gemonese
Pro Loco Pro Glemona
A.S.D. Lifeguard Academy Tolmezzo
U.S. Mario Tosi Tarvisio
A.S.D. Volo Libero Friuli Gemona
A.S.D. Volo Libero Friuli Gemona
A.S.D. Chiodo Fisso Tolmezzo
A.S.D. Cus Udine
A.S.D. Jam's Bike Team Buia
A.S.D. Tiro a Volo Verzegnis
A.S.D. Stella Azzurra
A.S.D. Or Bike Gemona
A.S.D. Gemonese Calcio
Attività per cui è richiesto il contributo
Scuole alcoologiche territoriali rivolte a famiglie problematiche, corsi di
formazione interclub zonali e congressi regionali e nazionali
50° Laboratorio Internazionale Della Comunicazione: Officina Italia
Mostra didattica frammenti di memoria
Sistema guida audio/video CICERONE
Archivio regionale del disco
Spese generali associazione e gestione anno accademico
Attività di animazione, accompagnamento ed assistenza ospiti casa di riposo
Manutenzione straordinaria facciata del Duomo
Realizzazione mostra NUFIL HOBBY e rassegna di collezioni ed hobby
Contributo €
800
50.000
2.000
4.500
4.000
5.000
1.000
10.000
2.000
Realizzazione 5° Concorso di narrativa: In viaggio nelle parole
2.000
Concerto di Pentecoste 2012
Scambi culturali intern. Programma di apprendimento “Comenius”
Rassegna sul cinema friulano
Percorso educativo in lingua inglese
500
500
2.500
500
Completamento allestimento aula didattica
5.000
Giornata nazionale della Bandiera – 2 giugno
Corso di formazione in materia igienico sanitaria (HCCP)
Festival di arti urbane
Realizzazione di un corso di segnaletica stradale per le scuole
Iniziativa “FARE SCIENZE”
Attività destinate agli ospiti del C.S.M. di Gemona
1° Raduno Nazionale della Brigata Gemona e Festa Sezionale
Realizzazione iniziativa commerciale GEMONA FORMAGGIO E DINTORNI
Realizz. iniziativa commerciale TEMPUS EST JOCUNDUS 3-5 agosto 2012
Palio del Niederlech e dama castellana
Moto incontro 2012, attività di moto aggregazione
Realizzazione nuova sede associazione ed area festeggiamenti
Realizzazione di concerti lirici
2^ Edizione GLEMONE CRAZY RACE
Realizzazione soppalco e scala interna per stoccaggio materiale
Gemona città dello sport/culture olimpiche.
Venzonassa maraton bike 2012: campionato italiano vigili del fuoco
Campionato italiano vigili del fuoco di Mountainbike
Organizzazione gare di nuoto periodo marzo/aprile 2012
Manutenzione spogliatoi e manto erboso campo sportivo T.GOI
Organizzaz. Manifestazioni agonistiche e ripristino attrezzature per
danneggiamenti a causa loro trasporto
Realizzazione del corso di SPORT INTEGRATO
Rally Città dello sport e rally polizie europee
200
1.000
2.000
1.000
1.500
500
20.000
20.000
20.000
4.000
500
5.000
8.000
3.000
3.000
15.000
2.500
2.000
3.000
2.000
7.500
1.000
2.000
TOTALE 1° riparto
Organizzazione mostra fotografica collettiva luglio-agosto 2012
Organizzazione concerto di S. Stefano in Duomo
Realizzazione programma 2012 “ENERGIE CREATIVE”
Progetto Presepio
Attività di sfalcio e cura dei prati in località diverse
Attività di educazione alla musica
Progetto Leimi Estate 2012
Spettacolo pirotecnico all’interno delle manifestazioni Antoniane 2012
Serata conclusiva presentazione progetto cinematografico "Visins di cjase"
Concorso regionale formaggi a latte crudo e Junior club
Organizzazione concerto del Coro di Castions delle Mura del 01.06.2012
Organizzazione tecnica e logistica dell'Opera lirica "IL TROVATORE"
Mostra didattica “Frammenti di memoria”
Organizzazione torneo maschile di tennis “Città di Gemona”
Collaborazione scolastica e organizzazione gare agonistiche
Organizzazione gara di mountain bike
Sostegno costi di affitto impianto per attività giovanile
Promozione attività sportiva nelle scuole di Gemona
Promozione attività sportiva nelle scuole di Gemona
Promozione attività sportiva nelle scuole di Gemona
Attività agonistica 2012
Organizzazione manifestazione “Bomb-azza”
Organizzazione evento sportivo presso il lago dei 3 Comuni a scopo di
promozione turistica
Organizzazione raduno auto e moto d'epoca nel Centro Storico di Gemona
Realizzazione XXXIII Coppa del Lago
Partecipazione al progetto GIOCOSPORT nelle scuole primarie di Gemona
Organizzazione "Venzonassa marathon Bike 2012"
Acquisto attrezzature
Soccorso nelle manifestazioni sportive di volo libero, triathlon e sport velici e
acquisto delle necessarie apparecchiature sanitarie
Progetto scientifico in collaborazione con il Corso di laurea di Scienze Motorie in
occasione della 6° Maratona dell’Etna
Organizzazione campionato italiano di deltaplano
Programma di promozione sportiva, partecipazione a competizioni nazionali,
attività didattica finalizzata al rilascio di brevetti di volo
Promozione disciplina sportiva di arrampicata e organizzazione di due
manifestazioni sportive
Organizzazione evento sportivo:2° XTRIM TRIATHLON OLIMPICO
Org. tappa del 6° giro d'Italia di ciclocross, gara internaz. 6-7 ottobre 2012
Organizzazione manifestazione agonistica di specialità
Realiz.murales decorativo sul tema Gemona città dello sport e del benstare
Org. tappa del circuito internazionale di SuperEnduro di mountain bike
Realiz. tensostruttura sopra il campo sintetico presso l’impianto D. Simonetti
215.000
1.000
3.000
2.500
1.000
800
8.000
5.000
3.000
1.500
5.000
1.000
7.000
1.000
1.000
1.500
500
4.000
1.000
1.000
1.000
2.000
12.000
TOTALE 2° riparto
120.800
2.500
250
750
1.000
500
1.500
2.500
500
5.000
15.000
5.000
3.500
1.000
1.000
5.000
2.000
10.000
11
>
Associazione o Ente
A.C.A.T. del Gemonese
arte>
Graffiti: cronaca di una visita guidata
La voce aveva un simpatico accento che sembrava
sardo: “Ppattat! Éhi, Ppattat!” “Ahia... Te l’avevo
detto...” ha mormorato fra
i denti Francesco.
Effettivamente, appena pochi minuti
prima, mi aveva spiegato che la sua
passione di dipingere sui muri lo aveva
portato nel tempo ad entrare in una certa
confidenza con le forze dell’ordine. Dietro di noi, infatti, stava accostando una
macchina dei Carabinieri dal cui finestrino sporgeva il viso cordiale del Maresciallo. Francesco si è girato e ha sorriso
al Maresciallo con quella sua tipica
espressione conciliante, ma decisa:
“Oggi non ho ancora fatto niente...” “Nó,
nó, è per uno di questti graffitti. Próprio
qui davvanti, quello con lo stémma della
Rréppubblica. Ma llo sai che póttrébbe
essere villippéndio?” “Vilipendio?” Io intanto stavo grondando sudore: era quasi
mezzogiorno, da circa un’ora e mezza
ero in piedi al sole mentre Francesco mi
illustrava i graffiti dell’edizione di quest’anno di “Elementi Sotterranei” e l’idea
di assistere sotto la canicola ad una disquisizione su cosa debba considerarsi
vilipendio, sulla libertà di espressione
dell’arte eccetera non mi attirava assolutamente; nello stesso tempo però ero
curioso di scoprire in quale direzione la
vicenda si sarebbe evoluta.
> 12
Il graffito in questione, tra l’altro,
era uno di quelli che avevo trovato più
interessanti, anche perché era figurativo e perciò di più facile comprensione,
almeno per me. Ho sempre trovato difficile apprezzare questa forma d’arte e
forse per questo il giorno prima, quasi
per caso, avevo proposto a Francesco di
farmi da Cicerone: con la sua guida speravo di riuscire a capirne di più. Inoltre
mi aveva stupito la rilevanza della manifestazione: quest’anno circa trenta
writers, tra i più quotati in Europa, sono
venuti a dipingere i muri di Gemona.
L’appuntamento era alle dieci, al
parcheggio dell’autostazione, e prima
di cominciare la visita io e Francesco ci
eravamo seduti sotto il gazebo del bar lì
di fronte. “Mi sembra che la vostra sia
un’associazione molto dinamica, anche
prescindendo da “Elementi Sotterranei”. Credo di aver letto che avete partecipato a degli incontri con gli studenti
delle scuole su un tema tipo la cittadinanza attiva o qualcosa del genere...”
“Sì, ci piace darci da fare: recentemente
abbiamo svolto dei laboratori col CSRE
di via Campo e tra le altre cose stiamo
organizzando qualcosa di simile con il
Centro di Salute Mentale di Tolmezzo. Riguardo a quello a cui accennavi tu, lo
scopo era far capire agli studenti che se
uno ha un’idea o vuole fare qualcosa, la
può fare: non è vietato, ci sono i modi e
i mezzi; e non è nemmeno difficile, basta
provare.” “Non sarà difficile,” ho risposto “ma per mandare avanti una associazione, di lavoro ce n’è tanto. Almeno,
questa è la mia esperienza con la
Banda...” “Lavoro sì, da diventare matti.
di Antonio Antonelli
Ma se una cosa ti piace, si fa, no?” Ecco
un’altro aspetto da ammirare in Francesco, ho pensato, oltre alla sua solida e
solare mitezza: l’approccio positivo.
“Siamo partiti così” ha continuato “e
adesso “Elementi Sotterranei” è una manifestazione di risonanza internazionale.
Ancora non riesco a rendermene bene
conto...”
Devo dire che i graffiti che ho visto
sono veramente molto belli anche per
un profano della disciplina come me.
Tema di questa edizione: il riciclo.
Siamo partiti dalla parete est, parcheggio autostazione: tredici persone coordinate da Peeta, writer di Venezia e
famoso nel mondo. All’inizio, le origini:
dinosauri composti di rifiuti. “Tratto potente, propulsivo, dinamico... Dài, non
sono un critico!” “Be’, insomma, un po’
me li devi commentare,” ho risposto
asciugandomi il sudore, “qualcosa
dovrò pur scrivere nell’articolo...” La
parte centrale invece è più grafica: osservando bene si distinguono le tre
frecce del simbolo del riciclo. “Qui invece” continuava Francesco “c’è una
delle parti che preferisco: questi sono
di Padova, il loro nome è MADE. Vedi
questa specie di pianeti azzurri? Sono
le lettere che compongono la parola. La
cosa interessante è che sono posizionate su un piano circolare, come un turbine, o un vortice. Loro sono tra i
migliori in Italia.”
Le cose cominciavano a farsi interessanti: mi accorgevo che nel writing le
lettere spesso diventano uno spunto
per poi svilupparsi in opere d’arte,
Il graffito "vilipendioso"
Le lettere infinite di Dado
Discarica apocalittica
Il sabato scatenato di Mr. Muppet
come le miniature medioevali; tutti quei
disegni incomprensibili in realtà erano
parole, spesso i nomi degli artisti: la
firma e l’opera coincidono. Inoltre ogni
artista, o gruppo di artisti, svolge la sua
ricerca in direzioni diverse. Dado, ad
esempio, trasforma le lettere in “simboli
dell’infinito: i tratti delle lettere tridimensionali si intersecano in figure
spesso paradossali, in un intreccio complesso e labirintico che, come nelle famose incisioni di Escher, non ha mai fine.
Infine, dopo uno scenario apocalittico (una discarica dove però un fiore
tiene viva la speranza), ecco a voi il riciclo della Chiesa: “Di questo non si è lamentato
ancora
nessuno,”
ha
commentato Francesco “ma credo sia
solo questione di tempo...”.
Ormai il caldo del sole che picchiava sull’asfalto si faceva insopportabile, perciò ci siamo fermati ad
osservare i graffiti sui muri del sottopassaggio, all’ombra: qui, due parti distinte: la prima, più sperimentale; la
seconda più figurativa. “La prima per
me è molto interessante. Questo artista
lavora anche su tela, e riproduce su
muro lo stesso stile. Mi rendo conto
però che non è proprio di immediata
comprensione.” “Effettivamente...” Poi
un puffo a cui un proiettile fa esplodere
la testa; le macchie di sangue avevano
imbrattato anche la segnaletica stradale: “La Municipale mi ha chiamato e
ho dovuto pulire i cartelli, ma alla fine
si rovinavano ancora di più, così ho rinunciato. Francamente non so cosa
c’entri il puffo. L’ha dipinto Mr. Muppet,
quello della settimana.” La settimana di
Mr. Muppet è sicuramente il graffito che
mi è piaciuto di più: è formato da delle
specie di pupazzi vagamente antropo-
morfi che sembrano composti di griglie
metalliche, prevalentemente in bianco
e nero, e che rappresentano lo stato
d’animo in ogni giorno della settimana:
lunedì, giornata difficile; venerdì, cinema; domenica, sbracati sul divano...
Solo le lettere che compongono il nome
dell’artista, una per ogni pupazzo, sono
segnate in rosso e ottenute riempiendo
alcuni quadretti della griglia.
Era passata ormai più di un’ora: io
cominciavo a sentirmi disidratato e
Francesco aveva fretta di andare nell’orto a legare ai pali le piante di fagiolini; così abbiamo deciso di accelerare
la visita. La parete ovest è dedicata ai
bandi: cioè? “Cioè gli artisti che hanno
dipinto questo muro, sono stati scelti
con un bando: ci hanno inviato le foto
dei loro lavori e noi abbiamo selezionato i writers che che ci piacevano di
più.” A differenza della parete est, questa è infatti divisa in sezioni distinte, ed
ogni crew ne ha dipinta una. “Qual è, fra
questi, il graffito che piace di più alla
gente?” ho chiesto alla fine a Francesco,
“Hai avuto qualche forma di feedback?”
“In genere alla gente piace molto quello
con i ratti; io invece non so scegliere:
quasi tutti hanno qualcosa di interessante.” Di spunti ce ne sono molti: la divisione delle parti del maiale che
diventano parti della società, identificate da eleganti scritte in caratteri gotici; il riempimento delle superfici con
materiali di recupero come i fogli di
giornale; e infine, senza dubbio, il graffito “vilipendioso”.
Il Maresciallo stava facendo giuste
distinzioni fra istituzioni e persone, fra
critica e scimmiottamento, e altre sottigliezze filosofiche che però in quel momento non ero proprio in grado di
seguire. Comunque il punto era che
usare i simboli della Repubblica e della
Presidenza dello Stato in quel modo poteva risultare vilipendioso: una cosa è
la critica alla politica ed ai politici, un’altra alle istituzioni; quindi il Maresciallo
chiedeva di cancellare almeno la scritta
“Repubblica delle Banane”; Francesco
si rifiutava di intervenire su opere d’arte
che, tra l’altro, non erano sue. Alla fine
ci si è accordati su un incontro da tenersi con il Sindaco per arrivare a un
compromesso.
Personalmente l’accusa di vilipendio mi sembrava eccessiva; il messaggio era chiaro: l’indignazione per una
classe di politici corrotti che infangano
le nostre Istituzioni repubblicane.
Ma al di là del caso particolare,
questa discussione mi ha fatto piacere:
sentire che in questa Italia, dove le Istituzioni sono quotidianamente lordate
da politici corrotti e opportunisti, c’è ancora qualcosa di inviolabile, si potrebbe
dire di sacro, e che la legge si preoccupa di tutelarlo e custodirlo, mi ha
scaldato il cuore; per fortuna il Maresciallo ha ragione in questo: una cosa
sono i politici; un’altra, e ben diversa, è
la nostra Repubblica.
Ma quello che per me era uno
spunto per una confortante riflessione,
per Francesco era una una grana in più:
“Ci mancava solo questa...” ha mormorato quando la macchina dei Carabinieri
si è allontanata, alzando gli occhi al cielo;
poi ha concluso con quel suo strano fatalismo sempre tranquillo e in fondo ottimista: “Intanto domani parto per la Croazia.
Poi vedremo: ci penserò al ritorno.”
http://www.elementisotterranei.net/
13
>
Alcuni “pezzi”, da sinistra a destra:
Lorenzo la talpa
di Lorenzo Londero “flec”
cosa pubblica>
L’anomalia gemonese
Nei sistemi democratici sono le assemblee elette dai cittadini (Parlamento,
Consigli regionali, provinciali e comunali) a determinare le scelte fondamentali dei rispettivi livelli istituzionali.
Nel consiglio comunale di Gemona gli
11.241 cittadini sono rappresentati da 12
consiglieri di maggioranza (oltre al sindaco Paolo Urbani), da 5 consiglieri di
centrodestra e da 3 di centrosinistra..
E' il consiglio comunale, quindi, il portavoce dell'intera cittadinanza ed è al
consiglio che spetta prendere le decisioni più importanti di una comunità.
In realtà a Gemona ciò non sta avvenendo da tempo e gli esempi non
mancano.
Il progetto “Gemona, città dello sport e
del benstare” (per la cui attuazione il
Comune ha impegnato e impegnerà ingenti risorse del proprio bilancio) non
è stato discusso né approvato dal consiglio comunale.
La chiusura della scuola elementare di
Campo Lessi non è stata decisa dal
consiglio, ma dalla Giunta comunale.
Dalla stampa locale, e non da una decisione del consiglio comunale, si è recentemente appreso che “il Comune
sta per acquistare palazzo Scarpa, ex
sede della banca Antonveneta, che diventerà la nuova sede municipale”
(Messaggero Veneto 23.06.2012).
Né il consiglio comunale né i cittadini
sono stati coinvolti su scelte amministrative rilevanti come la destinazione
dell'attuale palazzo degli uffici municipali, la vendita di immobili comunali
(parcheggio ex GIL di via Dante, palazzina Venturini di via Osoppo, ex magazzini comunali di via Roma), le fonti
e l’entità dei finanziamenti, eccetera.
A Gemona stiamo assistendo a modalità di conduzione amministrativa poliassenza di
ticamente inaccettabili per l'a
confronto pubblico con il consiglio comunale e con i cittadini.
> 14
Anche dal confronto con la cronaca amministrativa dei Paesi della nostra Provincia si può rilevare la negativa
anomalia ge monese, derivante dall'assenza di dibattito pubblico fra amministratori e cittadini.
Facciamo appello ai consiglieri comunali, di maggioranza e di opposizione,
e a quanti hanno a cuore la gestione democratica e partecipata della nostra comunità affinché prendano posizione per
superare questa anomalia.
Tre proposte per l'Amministrazione comunale:
1) l sindaco risponda sul web
Dalla stampa locale apprendiamo che
a Cervignano verrà attivata la rubrica
“Il sindaco risponde” sul sito internet
del Comune; essa permetterà ai cittadini di segnalare eventuali problemi legati al territorio (Messaggero Veneto
30.06.2012).
“Credo possa rappresentare un utile
strumento di partecipazione e di conoscenza nei confronti dei problemi della
città” dice il sindaco di Cervignano.
Questo spazio non dovrà essere utilizzato semplicemente per sfogarsi, ma
dovrà diventare uno dei tanti modi di
rapportarsi all'Istituzione”.
Quel sindaco ritiene necessarie alcune
regole:
- i messaggi dovranno essere firmati e
correlati dei dati anagrafici del mittente
perché siano riconducibili a chi li scrive;
- dovranno inoltre riguardare temi generali;
- non dovranno essere offensivi né ripetitivi e non dovranno essere usati per finalità politiche o per colpire qualcuno.
Apprezziamo questa idea e chiediamo
al sindaco di Gemona di condividerla e
di attuarla.
2) Consiglio comunale dei Ragazzi
Nel corso della recente celebrazione
comunale del 2 giugno, festa della Repubblica, è stata rilevata la scarsa partecipazione di cittadini e soprattutto di
giovani.
Ho collegato questo fatto con quanto
accaduto, lo stesso giorno, a Tavagnacco, dove il significato della festa
nazionale è stato ricordato, dopo il sa-
luto del sindaco, anche dagli interventi
del sindaco del Consiglio comunale dei
Ragazzi e degli alunni delle scuole del
locale istituto comprensivo.
Va ricordato, inoltre, che recentemente
la consigliera comunale di maggioranza Adalgisa Londero ha sollecitato
il sindaco ad istituire anche a Gemona
il Consiglio comunale dei ragazzi, con il
nobile obiettivo di renderli più partecipi alla gestione della cosa pubblica.
Auspichiamo che, nel corso del prossimo anno scolastico, tale proposta
trovi attuazione.
3) Tabelle informative luminose: anche
a Gemona!
Si sta diffondendo nei Comuni della
Provincia l'installazione di tabelle luminose recanti informazioni di vario genere: orari di apertura degli uffici e dei
servizi municipali, ordinanze comunali,
data e orari relativi a mostre, iniziative
culturali e ricreative, eccetera.
Esse sono collocate nei luoghi più frequentati dai cittadini e in punti strategici di traffico veicolare; ne abbiamo
osservato la presenza nel centro di
Udine, a Majano, Fagagna e Magnano
in Riviera.
Queste tabelle, considerata la loro indubbia funzione informativa per i cittadini residenti e di passaggio, potrebbero
essere posizionate in corrispondenza di:
piazza Municipio, stazione ferroviaria,
incroci di Campo Lessi, Taboga, Campagnola e Ospedaletto, incrocio Orvenco-Maniaglia.
Dalla Giunta comunale attendiamo risposte, operative.
voli
Un
sul cjistiel
Invitiamo tutti i gemonesi a mantenere
l’attenzione sul Castello ea munirsi di macchina fotografica per seguire e documentare
insieme a noi le fasi di ricostruzione.
...un voli di rivuart par cheste
opere che tant a conte di nô glemonas
Le foto che perverranno verranno pubblicate nei prossimi numeri di Pense e Maravee.
Questa documentazione , realizzata “a più mani”, potrà essere utilizzata per una
eventuale pubblicazione. Chi è interessato invii le proprie foto all’indirizzo:
[email protected]
Invito
ai lettori.
Partecipate!
My little city. Mauro Adriano
^
^
Già pubblicate:
Martedì 16 maggio 2012. Ore 7:32.
Sandro Cargnelutti
informazione pubblicitaria
Cartolibreria Coccinella sas
di Marina Lepore & C:
Via Dante Alighieri 213
Gemona del Friuli
tel/fax 0432 981305
15
>
[email protected]
GAS in festa
S
di Elia Beacco
I partecipanti hanno potuto approfondire
quanto sta “dietro” e “dentro” i prodotti
che acquistano, siano essi spaghetti,
scarpe, jeans, miele o detersivi. Cristina Micheloni - consulente Aiab - e Stefania Troiano, docente alla Facoltà di Economia
dell’Università di Udine, hanno aperto gli
incontri del mattino e del pomeriggio. Non
è consueto poter ascoltare i produttori
mentre raccontano di sé e della propria
azienda. La sfida del calzaturificio che vuole
produrre (e ci riesce) scarpe buone, a basso
costo, tutte italiane, a prezzi trasparenti. Il
laboratorio che fa detersivi e saponi per i
Gas: un sogno iniziato in un garage da un
papà geometra che voleva prodotti a prova
di allergia per i suoi figli e una mamma chimica. L’apicoltore che resiste “perché io voglio stare con le api, con le api ci sto bene”.
Il cortile della Cjase di Catine si è riempito
di banchetti espositivi e laboratori grazie ai
quali si sono potuti conoscere i segreti dell’autoproduzione casalinga di birra, pane,
prodotti detergenti e olii essenziali.
L’organizzatore dell’evento - il GAS Furlan - è un coordinamento territoriale di
GAS locali più piccoli della provincia di
Udine che - quando è necessario – collaborano per gestire alcuni acquisti, condividono le informazioni sui nuovi fornitori
individuati, organizzano incontri, laboratori pratici … In regione i GAS sono presenti in tutte le province.
informazione pubblicitaria
abato 12 maggio a Villalta di Fagagna,
ospite della Cjase di Catine – fabbricato rurale ristrutturato e restituito
alla comunità come luogo di incontri ed attività associative - si è dato appuntamento
il G.A.S. Furlan. Il Gruppo di Acquisto Solidale è una rete organizzata di consumatori
- estesa in tutta la provincia di Udine – che
orienta i propri acquisti secondo criteri di
solidarietà, rispetto dell’ambiente e del lavoro di chi produce.
Per i suoi aderenti questo significa scegliere e acquistare insieme, valorizzando il
piccolo produttore locale, il biologico, l’impresa che fa solidarietà sociale. Negli spazi
messi a disposizione dalla Cjase di Catine
si sono alternate, lungo tutta la giornata, le
presentazioni dei fornitori / produttori invitati dal Gruppo d’Acquisto Solidale.
> 16
gruppo di acquisto solidale>
Un’occasione di festa ma anche un’opportunità per conoscere questa piccola e concreta esperienza di economia alternativa,
di consumo critico e consapevole.
Cosa caratterizza un Gruppo
di Acquisto Solidale:
La motivazione dei suoi aderenti: alla base
c’è il desiderio di sottrarsi al modello economico e di consumo dominante per praticare da subito scelte diverse; acquistare
insieme consente di risparmiare ma il Gas
non nasce come risposta al carovita; il
prezzo è un fattore importante ma non si
risparmia sulla pelle di chi lavora o danneggiando l’ambiente
Piccolo, locale e solidale: si cercano prodotti provenienti da piccoli produttori del
territorio, per avere la possibilita’ di una
conoscenza diretta e favorire la filiera
corta; si cercano prodotti biologici o ecologici , si è attenti a sostenere piccoli produttori e imprese che fanno solidarietà e
inclusione sociale …
La capacità di fare rete: tra famiglie, tra consumatori e produttori, tra Gruppi d’Acquisto.
Concretamente cosa fa un Gas?
I suoi aderenti si riuniscono, ricercano e
scelgono sul proprio territorio i piccoli
produttori che rispondano ai criteri individuati, raccolgono gli ordini ed organizzano acquisto, distribuzione e pagamenti
… avendo cura di collaborare a turno
nella gestione delle operazioni. Un bel
cambiamento rispetto al modo tradizionale di fare la spesa … ma sono proprio i
piccoli cambiamenti nei comportamenti
individuali che possono generare modificazioni profonde e importanti. Trasformando in risorse quelle che altri tendono
a giudicare dis-economie: il bio con i suoi
costi e rischi, il recupero di soggetti svantaggiati, il rifiuto delle opacità della
grande distribuzione, un prezzo trasparente che garantisca risparmio a chi compra e dignità a chi vende.
•ABACO POINT CON PARTENZE DEDICATE DA GEMONA
•ASSICURAZIONE EUROPASSISTANCE PER LA TUA
PROTEZIONE IN VIAGGIO
•EMISSIONE VISTI CONSOLARI
•WESTERN UNION MONEY TRANSFER
•RIA MONEY TRANSFER
•EF EDUCATION, PUNTO SPECIALIZZATO PER
VACENZE STUDIO ALL’ESTERO PER STUDENTI
E LAVORATORI
A fine ottobre visiteremo Israele!
Se sei interessato contattaci
“Officina Italia”
Laboratorio internazionale della comunicazione
cultura>
I
Dal 21 luglio al 14 agosto
a Gemona la 50ª edizione,
dedicata alle energie
più positive del
l Laboratorio internaziomondo: il giornalista e scrittore
Sergio Zavoli (presente ai primi di
nale della comunicazione di
Gemona in questo 2012 cerca
agosto); la friulana Alice Mizzau
la sua via di comprensione del pre(classe 1993), nuova stella del nuoto
sente a partire dalle energie più positive
italiano, protagonista dei recenti Camdel Paese Italia: personalità ed esperienze
pionati europei che arriverà direttamente da
con una identità forte, una visione, un progetto.
Londra il 9 agosto; il giornalista e conduttore radioÈ questo il senso del tema che caratterizzerà l’edizione in
fonico Luca Bottura (10 agosto). Uno dei momenti culminanti
della 50esima edizione sarà il Convegno internazionale di studi
programma dal 21 luglio al 14 agosto a Gemona:
“Officina Italia” tra made in Italy, scuola, innovazione, imche si terrà il 31 luglio, cui parteciperanno tra gli altri il giorpresa, tecnologie, social network e sport.
nalista Luca De Biase, il giovane ricercatore Davide Cuman e lo
Nell’anno in cui festeggia le sue 50 edizioni (prima come corsi
scrittore e consulente editoriale Giorgio Vasta. Previsto anche
un intervento di “Avanzi. Sostenibilità per azioni”, un think
estivi dell’Università Cattolica di Milano e dal 1980 in Friuli
come Laboratorio internazionale della comunicazione), il Lab
tank per decisori pubblici e privati. Il 12 agosto, infine, sarà
si interroga su quale direzione sta prendendo il Paese, anche
proiettato il film documentario “Il sogno di Bebe” che racconta
di Beatrice “Bebe” Vio, una grintosa ragazza trevigiana di 15
se affrontando il tema Italia si affronterà il tema mondo peranni a cui sono stati amputati tutti e quattro gli arti a causa di
ché le questioni sono interconnesse.
una grave malattia, ma che ha ripreso a tirare di scherma e che
Un argomento in continuità con quelli delle due precedenti
presto inizierà il percorso per i Giochi olimpici di Rio 2016.
edizioni: “Giovani e futuro” nel 2010; “Italia e post unità” nel
Corso superiore di lingua e cultura italiana, il Lab è uno spazio
2011. Ma quale innovazione si affaccia in Italia? “I fermenti
di invenzione creativa, che sviluppa occasioni di dialogo e
creativi esistono già – afferma il direttore del Lab Emastrategie di pace tra popoli e culture in una Regione come il
nuela De Marchi -, una moltitudine di iniziative che
Friuli Venezia Giulia, da sempre crocevia e luogo d’incontri.
spesso non si conoscono tra loro e quando si po“Uno spazio favorevole alle relazioni – aggiunge il direttranno congiungere saremo sulla via della metore De Marchi – soprattutto tra Europa occidentale ed
tamorfosi”.
Europa orientale, ma con prospettive planetarie”.
Tra gli eventi del Lab il 23 luglio, la consegna
Il tema al centro del Lab sarà affrontato attraverso didel XXII Gamajun International Award, il preversi ambiti (lingua, lettere e arti, socio-politica e ammio intitolato al fondatore del Lab, prof.
biente), mentre la sezione Laboratorio prevede
Bruno De Marchi, che quest’anno sarà attrimomenti integrati: aggiornamento linguistico e
buito allo stilista italiano di fama mondiale Ottavio Missoni.
culturale, creatività nelle “botteghe” del pomeriggio, convegni internazionali di studio,
Molti i nomi di spicco che hanno già
ricerche individuali in emeroteca, biblioconfermato la loro presenza per gli
teca, videoteca e nella Cineteca del Friuli
incontri che animeranno Gemona
di Gemona.
invasa da quasi 100 partecipanti
L’attività è integrata con numerosi apal Lab, tra laureati, ricercatori,
puntamenti ed eventi (spettacoli, conlaureandi, artisti e studiosi
certi, esposizioni, convegni, incontri e il
della cultura e della soPremio) aperti al pubblico di Gemona
cietà italiana, provePer informazioni: Tel. 0432 971316 www.labonline.it
e della Regione.
nienti da tutto il
nostro Paese
Grazie alla grande partecipazione le petizioni stanno raggiungendo l'obiettivo di mille firme sia per quella
da inviare al Consiglio Comunale e al Sindaco di Gemona sia a quella per il Consiglio Regionale. La raccolta
continuerà durante l’edizione di “Al cinema sotto le stelle” che si svolgerà in via Dante nel mese di luglio.
A settembre è previsto un evento pubblico in occasione della presentazione delle due petizioni. B. Seravalli
>
17
storiis>
UominieMontagne
di Sandro Cargnelutti
Un po’ di India
tra il Cuarnan e il Plauris
Intervista a Sing Balvir
U
na sera di giugno, salgo a
Montenars all’Agriturismo al
Tulin per intervistare Sing Balvir, indiano del Punjab, regione del nord
ovest dell’India. Ho saputo che
d’estate lavora in malga Confin
sotto il Plauris, dove accudisce venti
mucche di proprietà di Ennio Colomba gestore della malga e dell’agriturismo. Tra la Val Venzonassa
e Pandori Bawa Dass, il suo paese,
ci sono 6.000 chilometri in linea
d’aria. Su questa linea immaginaria
corre, devo ammetterlo, una pizzico
di… curiosità, ed è nata così l’idea di
un’intervista.
Ma come faccio a riconoscerlo? Un
uomo abbastanza giovane si avvicina con in capo il turbante. Ci
siamo. Ci sediamo a un tavolo, un
rosso io, la birra lui, Ennio in piedi.
Dopo i convenevoli inizio l’intervista.
Quando e come mai è arrivato in Friuli?
Sono arrivato otto anni fa, chiamato da alcuni parenti che abitano a Cavazzo e a Cludinico. Ho lavorato per cinque anni in stalla,
ad Ovaro e ad Ampezzo. Da tre anni lavoro
da Ennio a Montenars e, nel periodo estivo,
in Malga Confin, dove accudisco le mucche.
A ottobre rientro al mio paese, in tempo per
il taglio e la raccolta del frumento e dell’orzo.
Da noi questi lavori si fanno a mano e in un
giorno si raccolgono circa quarantatrè quintali di questi cereali.
In Punjab, lascia una famiglia sola per molti mesi!
Sì, mia moglie che si chiama Susi e le mie
due figlie. Siamo in attesa del terzo figlio che
dovrebbe nascere a luglio. Speriamo sia un
maschio. Prima del matrimonio ho visto
> 18
quella che doveva diventare mia moglie solo
in fotografia, secondo l’usanza indù. Il giorno
del matrimonio abbiamo convenuto che se
non ci fossimo piaciuti frequentandoci, di comune accordo ci saremmo lasciati. Ma così
non è stato, siamo stati bene insieme.
E non è preoccupato, così distante…?
No, i miei due fratelli, uno ferroviere che
abita a quaranta chilometri di distanza e l’altro poliziotto, vengono ad abitare temporaneamenta a casa mia. In questo modo mia
moglie non è sola.
Come si trova in Italia?
Mi trovo molto bene da Ennio. Ho la responsabilità della conduzione della stalla.
Ennio interviene: “Sì, a je vere, ta
stale al viôt di dut lui.” E aggiunge per significare le buone relazioni con Balvir: “Al è
un di famee. La sere lu spetìn che al finissi ta
stale par podê mangjâ ducj insieme”
E’ vero che gli indiani considerano le mucche
animali speciali?
In Punjab le mucche sono sacre e noi non mangiamo la loro carne. La mucca è fonte di vita,
sostituisce il latte materno quando questo
viene a mancare. Ogni giorno prima di mungere io prego Krishna, la divinità più popolare
in India, che è la protettrice delle mucche.
*Aggiungo questa nota sul tema ripresa da Internet: La sacralità dei bovini è
strettamente connessa con la dottrina della
reincarnazione. Secondo questa dottrina le
anime devono attraversare una lunga catena
di trasmigrazioni da una specie animale all’altra e l’ultimo gradino prima di arrivare a
reincarnarsi nell’uomo è rappresentato proprio dalle vacche. Ma le motivazioni del divieto di macellare i bovini e di cibarsi della
loro carne sono più profonde e affondano le
radici in tempi più remoti. Le ragioni di questo tabù risiedono nella grande importanza
assunta dai bovini nel mantenimento della
popolazione indiana, la quale ha un’alta
densità demografica.
Vi sentite durante i mesi invernali?
Con difficoltà, perché nel mio paese la cor-
rente elettrica va e viene. In ogni caso,
quando riesco telefono, soprattutto in occasione dei parti delle mucche.
Racconti ai lettori di PM una giornata tipo in
malga Confin:
Mi alzo alle 4.30 e bevo una tazza di caffè.
Alle 5.30 sono in stalla per la mungitura e vi
rimango fino alle 7. Esco con le mucche al
pascolo fino a mezzogiorno. Pranzo e alle
14.30 sono di nuovo al pascolo. Alle 16.30 –
17.00 sono in stalla per la seconda mungitura. Alle 19.30 apro la stalla e vado a cena.
Ennio aggiunge che se, alla sera,
manca una mucca, Balvir non si dà pace finchè non la ritrova. E poi ha un occhio clinico,
le conosce bene, si accorge subito quando
hanno dei problemi.
Anche in malga Cuarnan c’è un indiano del
Punjab, lo conosce?
Sì, è un mio amico, l’ho fatto venire io. In
India abita a pochi chilometri di distanza dal
mio paese.
Insomma un po’ di India tra i monti “dicà” e
“dilà” dal Cjampon.
Si è fatta sera. Ci salutiamo. Una piacevole
sensazione di serenità mi pervade.
Auguri Balvir per il prossimo figlio!
Sing Balvir
Quanti capi di bestiame c’erano in
malga?
Certe annate erano presenti più di 70
capi bovini. Il pascolo era abbondante
(la grassure) e il suolo ben concimato.
Il vero problema era la carenza d’acqua
nelle stagioni asciutte. In quel caso dovevamo accompagnare gli animali ad
abbeverarsi fino alla sorgente del Fontanat di Gleriis. Portavamo l’argilla con
la gerla per costruire le pozze e contenere l’acqua.
Casere
Buteghis
Intervista a Mario Copetti (Broili)
B
uteghis è una località posta
nella valle Venzonassa all’altezza del Cuel di Lanis, al confine
con il comune di Lusevera, distante
in linea d’aria nemmeno 2 km da
Malga Confin. In friulano Buteghis
(pronunciato con la e allungata), significa Botteghe. Forse era un luogo
di scambio con le vicine popolazioni
slave. Dal 1930 al 1952 l’omonima
casera e le stalle adiacenti sono
state utilizzate per l’alpeggio dai
Broilis (Copetti) di Stalis. Mario,
classe 1929, racconta.
Conser va dei ricordi piacevoli di quelle
estati?
Ero ancora bambino e mi piacevano i
conigli. Ne avevo portati due in malga.
Avevo insegnato al maschio dove nascondersi la notte per non essere preda
delle volpi; alla madre e ai piccoli, sistemati nella stalla, mettevo il latte in
una piccola vaschetta di legno (laiput)
che avevo costruito con le mie mani.
Quell’anno ho riportato a casa ben venti
conigli.
E poi?
Una volta ho scoperto una piccola vena
d’acqua vicino alla casere. E’ stata una
grande soddisfazione.
Il periodo più bello l’ho vissuto verso
la fine degli anni ‘40. C’erano 65 famiglie bellunesi, più squadre di operai che
lavoravano in Ledis per la ditta Cadò,
dedite a tagliare il bosco e a fare il carbone di legna. C’era tanta gente che
sembrava di essere in un paese vero. Rimaneva il tempo per incontrarsi e divertirsi insieme anche a suon di
fisarmonica, che a quel tempo suonavo.
Ricordi piacevoli in un periodo difficile?
In friulano si dice “Vite dure” e riassume in due parole le condizioni di vita
di quel tempo. Un esempio? Due donne
di Belluno la settimana successiva al
parto erano di nuovo in Ledis con i loro
piccoli. Eppoi la violenza della guerra
che non ha risparmiato nemmeno quei
luoghi.
Racconti ai lettori di PM una giornata
tipo.
Sveglia alle 5 e poi in stalla a mungere.
La mattina si accompagnavano gli animali al pascolo. Dalle 15 alle 17 avveniva la seconda mungitura e poi di
nuovo al pascolo. Quando le zone di pascolamento erano distanti “si stave fûr
dut il dì”.
Mario Copetti frequenta ancora oggi i
luoghi dell’infanzia (Ledis).
La prima volta che sono andato “tas
Buteghis” avevo 5 anni. Mi ricordo ancora il sapore del latte caldo, appena
munto, che mio padre mi portava per
svegliarmi al mattino. Ho iniziato a
mungere da ragazzo. Il resto del tempo
lo trascorrevo al pascolo o al trasporto
di materiale o ai piccoli lavori di manutenzione.
Buteghis, 1936: a destra il padre di Mario
(Tommaso) e il fratello Bortolo.
La prima donna a destra è Maria la moglie
di Bortolo, la seconda è Lucia sorella di
Mario. Sotto parzialmente nascosto , con il
berretto, Mario.
>
19
Il viaggio del
gemonese
Gianpaolo Iob
e del giornalista
Stenio Solinas
di Anna Piazza [email protected]
“In mare
il tempo
scompare.
Devi saper
aspettare
il vento”
personaggi>
P
artire da Trieste una mattina di luglio,
salire su di una barca a vela. Una delle
tante ancorate al molo, mentre il sole
sorge e qualche gabbiano si stiracchia le ali,
pronto a partire. Navigare senza orari da rispettare, senza stress, per 1350 miglia nautiche ad una velocità media di 10 chilometri
orari fino ad Istanbul, passando per l’Istria,
la Dalmazia, il Montenegro, l’Albania, Corfù,
l’Egeo, lambendo infine le coste arabe, tutto
in un mese soltanto.
Questo il viaggio, da mozzare il fiato, compiuto da Gianpaolo Iob, gemonese di nascita, ma con il mare nel cuore e nelle vene.
Ad accompagnarlo,, Stenio Solinas, scrittore
e giornalista dalla penna sagace, che sotto
la guida di Feltri ha diretto per cinque anni le
pagine culturali de ‘Il Giornale’, per esserne,
ora, editorialista e inviato.
Un viaggio che ne segue un altro, compiuto
circa due secoli prima, nel 1806, lo stesso,
identico viaggio che fece François - René de
Chateaubriand ( 1768 - 1848 ), visconte franIl Canale di Corinto
> 20
cese, scrittore eclettico, viaggiatore.
Un’icona del suo tempo, colui che inaugurò
la letteratura di viaggio, che poi trovò così
tanta fortuna passando nelle penne e sulla
carta di innumerevoli scrittori, oggi tristemente ricordato come quello della bistecca1.
Autore di Memorie d’oltretomba, considerato come il fondatore del Romanticismo
francese.
L’impresa di Gianpaolo e di Stenio viene raccontata, con piglio ironico e godibilissimo, in
un libro edito da Vallecchi e finalista del premio Acqui Storia 2011: Da Parigi a Gerusalemme, sulle tracce di Chateaubriand, scritto,
ovviamente, da Solinas. Giornalista quasi ossessionato dalla figura di Chateaubriand, a tal
punto da volerne emulare le gesta, anche se
lui stesso confessa: «Quando si va sulle orme
di un grande scrittore, bisogna mettere nel
conto che è più bravo di te.»
Quella di Gianpa (chiamato così da Stenio,
tra le pagine del libro) è una di quelle passioni che ti rubano l’anima, che non ti lasciano possibilità di scelta, dove il mare
diventa una necessità, un’urgenza. Un luogo
tranquillo in cui arrendersi dolcemente.
Innamoratosi del mare in Sardegna, si specializza nella navigazione d’altura con cabinati di caratteristiche e lunghezze molto
differenti tra loro. Frequenta la più grande
scuola di vela del Mediterraneo, il Centro velico di Caprera, prima come allievo poi come
istruttore, consegue poi la patente nautica
che lo consacra skipper per professione e
per vocazione, ormai da più di dieci anni.
Viaggia in mare per lavoro e per passione, ma
Gianpaolo ci tiene a specificare: lavorare in
mare non ha niente a che fare con il viverlo.
«La cultura del mare, come d’altronde la letteratura del mare, non esiste più. Ora il mare
viene associato al lusso, allo yacht, alla ricchezza ostentata. Ma non è così che lo intendo io, il mare.»
Mediterraneo, culla del classicismo, di
quello che siamo diventati, attraverso la filosofia, la cultura, la storia che ci ha forgiati
fino al nostro secolo. Mediterraneo come
luogo simbolo, punto di riferimento che
però non conosciamo, non ‘vediamo’, non
godiamo.
«Il mare ti cambia, bisogna portargli rispetto.» E
questo rispetto di cui Gianpaolo parla, è qualcosa di profondo, diverso dal rispetto che si ha
per un luogo potenzialmente pericoloso, per
paura di farsi male. Il suo è lo stesso rispetto che
si ha per una persona anziana, più saggia di noi,
è qualcosa che si mischia alla stima per qualcuno che ha vissuto più di noi, e che ne avrebbe,
di storie da raccontarci. Il mare, in bocca a Gianpaolo, diventa una persona reale, intelligente,
saggia, un maestro capace di scandire il tempo,
di darti una dimensione di vita diversa, più tranquilla, più naturale; nella quale sei costretto a
lasciare a casa la frenesia della città, dove ti devi
reinventare.
In mare si ha quel tempo che la città ti ruba. Tempo
per pensare, per riflettere, per stare con te. In mare
ci si abitua, e lo si fa con una velocità tale che sembra non poter appartenere all’uomo contemporaneo. Qualcosa che credevamo d’aver perso
durante il nostro costante processo d’evoluzione.
«La barca mi dà felicità, quella serenità che sulla
terraferma è difficile da trovare.»
Su Atala (così si chiama la barca a vela di Gianpaolo) si prova il gusto inedito di un tramonto a
picco sul mare, dell’alba che si sveglia, della navigazione in notturna, dove non c’è nient’altro al
di fuori di te stesso e del rumore del mare, quel
rumore che ti culla in una solitudine che non fa
paura, capace di curare ogni male di vivere.
«Questo è il mare della storia. Lo stesso che i
Greci attraversarono per andare ad attaccareTroia. Lo stesso nel quale navigò Ulisse. Per capirlo, dobbiamo saper guardare, avvicinarci a lui
con gli occhi dei bambini.»
Su
http://www.velacharter.info/?tag=gianpaolo-iob è possibile monitorare i viaggi (e le avventure) di Gianpaolo, trovare informazioni utili
per scoprire il mondo della vela (anche per i neofiti) e, per i più intraprendenti, organizzare il
prossimo viaggio.
1 La Chateaubriand è una fetta di carne di bue, dello
spessore di 3 cm, tagliata nel filetto, cotta ai ferri e servita con salsa béarnaise. Larousse Gastronomique
Una giornata di primavera alla fine degli anni Cinquanta.
Un giornalista austriaco assieme alla moglie giunge in treno a Gemona,
dove si trattiene tre giorni. Al suo rientro a Vienna pubblica un resoconto
del viaggio sulle pagine del quotidiano Wiener Zeitung.
costume>
Due viennesi in visita a Gemona alla fine degli anni ‘50
Questo articolo è stato gentilmente messo a disposizione dalla prof. Vera Viali con queste righe
di accompagnamento: “Mi è gradito offrire a Gemona, città che amo, un articolo trovato casualmente tra i libri di mia madre, Bianca Fortunato Viali (1910 - 1962), insegnante di lingue.
Suppongo che il significativo scritto sia stato tradotto da lei dal tedesco alla fine degli anni ’50.
L’articolo, scritto da Adelbert Muhr, è stato pubblicato sul giornale austriaco Wiener Zeitung.
Vera Viali”.
UN TRASCURATO PAESAGGIO PEDEMONTANO
di Adelbert Muhr
Adelbert Muhr
(Vienna 09.11.1886 – 10.03.1977) era
un noto scrittore, giornalista e traduttore austriaco. Scrisse per il Neue
Wiener Tageblatt e poi, dal 1945 al
1967, per il quotidiano Neues Österreich. Fu collaboratore fisso della Arbeiter Zeitung. I suoi articoli trattavano
soprattutto di viaggi.
Tra le sue opere, ricordiamo la monografia L’ infuocato Elias – Le piccole
ferrovie europee. Una biografia di
Muhr è stata pubblicata nel 2008
(autore Reinhard Müller).
N
on appena l’Espresso per Roma lasciò Vienna e dopo gli ultimi sussulti
entrò sibilando nella notte, nella penombra del nostro scompartimento
venimmo in discorso col compagno che ci stava di fronte. Era un robusto
giovanotto di Udine che parlava un tedesco raffinato, scandito, eccellente,
persino colorito di viennese, e glielo dicemmo con parole di lode. “Nessuna
meraviglia” disse, sorridendo con la larga faccia su cui giocavano le luci delle
stazioni che ci passavano accanto volando, “io da sei anni vado e vengo una
o due volte la settimana tra l’Italia e l’Austria, il più delle volte nel Burgenland1. Conosco il percorso da Güssig a Neusiedl a memoria. – Sono commerciante; da sei anni acquisto bestiame all’ingrosso per conto della mia ditta
di Udine. E loro dove vanno?”.
“A Gemona” dicemmo entrambi ad una voce, pieni di attesa.
“A Gemona?” Egli abbozzò un sorriso. “Come mai vanno a Gemona? Ma il
treno a Gemona non ferma. E perché dovrebbe farlo? Io conosco la linea a
memoria. Ci viaggio da sei anni!”.
“Sì, ma sull’orario ferroviario…” ribattemmo io e Gerda. “E all’Ufficio
viaggi…”
“Orario ferroviario! Ufficio viaggi! Ma io viaggio con questo treno da sei
anni!”
Nel dubbio, interrogammo il controllore. Egli consultò il suo orario e ci
assicurò che il treno a Gemona si fermava. Ma qualche dubbio venne pure a
lui quando il commerciante udinese osservò che, mentre il controllore austriaco
viaggiava solo fino al confine, al di là del quale vigeva l’orario italiano, egli
stesso, udinese, faceva quel percorso una o due volte la settimana […].
>
21
Sebbene non conoscessimo Gemona quanto il nostro compagno saputello, ci sentimmo in dovere di difenderla, dato che ci andavamo per scoprirla. E c’erano diversi motivi per farlo. Senza dubbio, tutti coloro che
viaggiano lungo questi percorsi passano accanto a Gemona. Noi pure ci eravamo passati e ne avevamo conservato un bel ricordo, seppur vago: una
rocciosa città del Sud, su di un ripido pendio, cinta di mura, turrita, sita là
dove ha inizio la pianura friulana, fra sassaie e vigneti. È quel paesaggio tipico tra monti e pianura che particolarmente invita durante la mezza stagione. Senza dubbio Gemona è “italianissima” anche se dista un’ora sola di
diretto dalla frontiera austriaca. Cosicché potevamo esserci al mattino presto e godere interamente i nostri tre giorni di vacanza pur dedicando l’ultima notte al ritorno.
“Se i treni fermano a Gemona! Ma Gemona neppure figura sul Baedeker!” 2 Il
nostro compagno accavallò le gambe all’americana, strofinò un fiammifero sulle
suole delle scarpe alla moda e si infilò in bocca una sigaretta austriaca. “Sono migliori delle italiane. In compenso però le minestre nei vostri ristoranti sono
molto peggiori che in quelli nostrani”. Su ciò aveva veramente ragione.
Ma riguardo a Gemona non aveva ragione affatto; in primo luogo il nostro
espresso fermò a Gemona del Friuli in perfetto orario, alle 7.10 in punto, in
secondo e in terzo luogo…
Oh, dopo la Val Canale, dopo gli stretti burroni nevosi della Valle del Fella
e del Tagliamento, dopo villaggi persi come rovine tra mugghianti cascate
d’acqua e gelidi ruscelli impetuosi attraversati come nella giungla da strettissimi ponticelli oscillanti tra esili pilastri come su corde d’arpa; dopo tutti
i vertiginosi precipizi ed i 24 tunnel che con lugubre ritmo alternavano tenebre e luci sul nostro impetuoso percorso; dopo i solitari ghiacciai sulle Alpi
Carniche e Giulie che si ergono altissime: improvvisamente il dolce calore di
questo bassopiano dell’Italia settentrionale, verde, quieto, solatìo. E proprio
su questo punto di passaggio, con lo sguardo dilagante verso la Pianura Padana, s’adagia Gemona, proprio com’era nel nostro ricordo.
La Gemona nuova si estende con moderne villette color pastello chiaro
lungo la piana vicino alla stazione ferroviaria; la Gemona vecchia, la vera nostra meta desiderata, è scaglionata su erti terrazzi sino agli estremi pendii rupestri, in alto, sino ai dirupi. La strada conduce verso l’alto attraverso ardite
curve, rasentando i vialetti meticolosamente curati che ricoprono il colle del
castello, sul quale s’erge dominatrice la torre merlata. Questa ed il Duomo,
edificio lungo e stretto, a tre navate, romanico-gotico, che sulla facciata porta
la maestosa statua di S. Cristoforo, alta come una palma gigantesca, sono i
motivi caratteristici di Gemona.
Questo Duomo col suo solitario campanile! Alle sue spalle non c’è più
“niente”, tanto è addossato alle rupi che strapiombano verticali, sul cui
sfondo cupo esso risalta bianco cinereo. Ci ricorda la Provenza e la Spagna
ed i minacciosi quadri di Zuloaga3… Così gigantesco appare il campanile dal
minuscolo sagrato della chiesa, quanto piccolo se lo osserviamo da un po’
più in su, dai monti, solo come una pietra miliare…
Mentre Medio Evo e Rinascimento continuano a vivere nell’angusta città
vecchia, nel circostante paesaggio privo di contrasti traspare ovunque ancora
la Romanità, l’Antichità, come su misteriosi segni runici. Strade erbose tra
le interminabili mura degli orti fatte di grezzo sasso, lucertole guizzanti nell’ombra profonda dei cipressi, muli ora pazienti ora caparbi, slanciati ponti-
> 22
celli di pietra al di sopra di canali stagnanti tra i canneti. Le grigie case rurali, alte, anguste, pure son fatte di sasso e i tetti rosso ruggine di tegole ricurve simili a manicotti arrotolati gli uni sugli altri. Difficilmente si trova una
cascina che non abbia sul davanti una pergola ombrosa, non una casa che
non abbia quale ornamento dei surrealistici tralci di vite, e benché nessuna
facciata, a differenza di quanto si usa da noi, sia intonacata, tutte le case dei
contadini sono tinte di acceso verde-turchino dalle spruzzate di solfato di
rame. E nelle patriarcali abitazioni dei viticultori, nella loro parlata sonora,
lapidaria, non continua forse a vivere il costume antico?
Questo, poi, non è un paesaggio arido, bruciato, come nell’Italia del Sud,
dove la scarsità d’acqua va creando rivali. La parola “rivale”, infatti, deriva da
“rivus” (ruscello) e in origine stava ad indicare nient’altro che colui che abitava presso il ruscello, da cui derivò il significato di “nemico presso il rivo”,
colui che ad altri toglieva l’acqua deviandola. Qui invece si sente il mormorio di sorgenti e ruscelli, di acque chiare e fresche: là ci sono gli ultimi monti,
che s’innalzano oltre i mille metri, i contrafforti delle Alpi con le loro acque
provvidenziali.
Dalla camera del nostro albergo – però a Gemona, benché sia antica
quanto Roma ed abbia 12.000 abitanti, non ci sono alberghi di lusso ma
solo locali di media categoria e non c’è un ufficio turistico né qualche prospetto pubblicitario – dunque, dalla finestra della nostra camera presso la
Locanda Nazionale, nel centro cittadino, si può scorgere un parco che consta di un albero sempreverde e di due panchine rosse, e vi resta posto anche
per uno di quei localetti riservati ai soli uomini […].
C’è molta gente anziana a Gemona, vecchi sdentati e dignitose matrone,
tutti in nero, e c’è molta gioventù il cui allegro schiamazzare risuona più del
canto dei galli. E la gentile proprietaria del nostro albergo, che è provvisto di
eccellente cucina e bar e televisione, sembra sorella di Gina Lollobrigida. –
Ci sono solo pochi stranieri; comunque l’esercizio va abbastanza bene con la
clientela locale di tutti i giorni.
A Gemona ci sono molte chiese: chiese per tutti i Santi, chiese antiche, chiesuole lasciate aperte in angoli scoscesi. C’è un incantevole Municipio rinascimentale del 16° secolo, leggermente baroccheggiante, il cui pianterreno
consta di una loggia per riunioni pubbliche nelle quali immaginiamo, nel
loro focoso gesticolare, i tribuni popolari del tempo passato. E le piazzette circondate da piccole case, come scenari d’opera, e l’Albergo Stella d’oro, come
nella favola! E terrazze, e balconi, ma anche persiane rigorosamente chiuse…
E botteghe semibuie, dove montagne di formaggio sono accatastate sino al
soffitto, grasse mortadelle gonfie come tondi guanciali, e poi il profumo da
mille e una notte delle spezie!
Mentre mia moglie si estasiava guardando le belle vetrine di scarpe, io
facevo la conoscenza di un giovane albergatore, nostalgico delle belle ungheresi, che, inebriandosi nei ricordi, mi offriva del Tokaj, “quanto tu volere”,
io invece mi orientavo sul vino italiano, buono e a buon prezzo come lo sono
qui tutte le cibarie4.
Feci anche la conoscenza di suo padre, o suocero, un marziale granatiere dai
mustacchi grigio ferro e dagli occhi lampeggianti che, storpiando il tedesco,
parlava di “caccia, cacciagione, licenza di caccia, cane da caccia”. Conobbi un
muratore sessantaseienne che aveva girato tutto il mondo e parlava corretta-
>
23
mente il tedesco avendo frequentato nel secolo scorso la scuola elementare di
Klagenfurt. Poi ebbi modo di compiacermi col libraio che aveva messo in
mostra nella sua vetrina i moderni narratori della letteratura internazionale
– gli unici stranieri a Gemona oltre a noi – nei bei volumi bianchi incorniciati di verde dell’editore Arnoldo Mondadori di Milano5. Fu lui a consigliarmi, con l’aiuto di una carta topografica, le più belle gite: Maniaglia,
Montenars, Artegna.
Gemona, Maniaglia, Montenars, Artegna: quali nomi! Echeggianti come il
suono delle campane del campanile e della cappelletta che incontrammo
lungo il nostro cammino – poiché naturalmente noi facemmo proprio questa deliziosa gita. Dopo appena un quarto d’ora raggiungemmo quella cappelletta, che si trova solitaria lungo la silenziosa strada campestre; dal
praticello, alto sopra l’ubertosa pianura, si offre una visione di Gemona col
suo Duomo e il Castello talmente incantevole che noi non volevamo più
proseguire…
Ma poi attraversammo la lunga borgata di Maniaglia, graziosamente adagiata sull’erto pendio, e a mezzogiorno giungemmo a Montenars. Sulle siepi
esplosioni di fiori gialli. Montenars si stende a semicerchio intorno alla chiesa
che si erge su di uno sperone di roccia. Mangiammo e bevemmo deliziosamente in cucina, assieme alla famiglia dell’oste. Dinanzi a noi, in scorcio,
tutto il panorama sottostante; in lontananza l’ampio letto ghiaioso del Tagliamento, simile ad un abbagliante lago. Dalla stanza dell’osteria si sentivano
ritornare le urla dei giocatori di carte.
Ed infine Artegna: già in pianura, in una zona più spaziosa, con l’immancabile castello sul colle, ed in cima la chiesa ed il cimitero con le sue arcate. […]
Davvero Gemona non figura sul Baedeker, come aveva affermato il nostro compagno di viaggio? Per scrupolo andai a consultarne tre edizioni: su
quella del 1906 non c’è niente; su quella del 1928 c’è una sola riga, mentre
nella più recente, del 1956, il cosiddetto Auto-Baedeker, si legge: “Cittadina
situata fuori mano, che merita di essere visitata, 237 m., 13.000 abitanti, bel
Duomo romanico-gotico (XIII secolo) – Municipio rinascimentale e un castello (bella visita)”.
Quattro righe. Tutto qui. Chissà se ciò sia un bene o meno.
Note
1 Regione dell’Austria prossima al confine
con l’Ungheria.
Le guide turistiche Baedeker, dal nome
dell’editore tedesco, erano note in tutto il
mondo per la loro precisione. Ancora oggi
in tedesco Baedeker è sinonimo di guida
turistica.
3 Ignacio Zuloaga, pittore spagnolo
(1870-1945).
4 Il giornalista forse ignorava l’esistenza
del Tocai friulano.
5 Si tratta della prestigiosa collana Medusa
publicata tra il 1933 e il 1969.
2
> 24
Sun’s
Ale
Rock Festival
Terza
edizione
La musica che gira intorno
di Piero Cargnelutti
evento>
“...Sembra incredibile ma
si può fare: basta creare
l’atmosfera giusta (un
bel tendone in mezzo al
verde) e ricordare un caro
amico diventa l’occasione
per stare bene, gustare
ottimi cibi, raccogliere
fondi in beneficenza
e soprattutto... ascoltare
buona musica!
Due gruppi ogni sera per
tre serate... vi sembrano
pochi? L’appuntamento
è alla prossima edizione,
nel 2013!...”
Si è rinnovato anche quest’anno
Ale Rock Festival, iniziativa musicale giunta alla sua terza edizione, e svoltasi a giugno presso
la zona sportiva di Trasaghis.
L’evento musicale, che da anni
ospita gruppi rock locali, è dedicato a Alessandro Lenardon,
scomparso nel 1996. Gli amici,
per ricordarlo hanno iniziato ad
organizzare questo festival che
ha anche la finalità di raccogliere
fondi per scopi benefici: con la
prima edizione, i proventi furono
messi a disposizione per la costruzione di un liceo in Senegal
nell’ambito di un progetto umanitario seguito dalla stessa famiglia Lenardon.
Eliana, chitarrista delle Living Dolls
un gruppo tutto al femminile. Dietro:
musicisti e organizzatori sul palco
del festival.
Intanto, per ricordare Alessandro, i suoi amici hanno fondato la
associazione MusicAle, che cura
l’organizzazione della manifestazione musicale: «Anche Alessandro, come noi - dice il
presidente
dell’associazione
Emiliano Visentini - amava la
musica e siamo contenti dei
buoni risultati avuti in questi
anni, per cui siamo intenzionati
a continuare ad organizzarlo».
Quest’anno l’ Ale Rock Festival si
è svolto nel weekend tra il 1 e il 2
giugno e vi hanno partecipato i
gruppi AliantEnsemble, Decanto,
Living Dolls, Lounge Bossa, Barbariga Funky B and, e / Days
Weekend.
I fondi raccolti nella recente edizione saranno donati all’associazione Luca di Magnano in
Riviera, attiva nell’aiuto alle famiglie con disabili.
il gruppo>
20!
E a proposito di “rock di là de aghe”, i Da Est quest’anno compiono
20’anni. Il gruppo rock di Trasaghis è nato proprio nel 1992.
Oltre alle tante cover che la band continua a proporre nei suoi spettacoli, i Da Est hanno all’attivo due dischi: il primo, omonimo, registrato da Stefano Amerio all’Artesuono di Cavallicco, è uscito nel
2000. L’ultimo, l’autoprodotto “Regno elettrico” è uscito nel gennaio
2009. I Da Est, originari di Trasaghis dove attualmente hanno ancora
la loro sala prove, sono ormai quasi tutti diventati “gemonesi”, e ancora oggi ben attivi nella scena musicale locale.
La formazione attuale è composta Max Vidoni (voce e piano), Stefano
“Nat” Natali (chitarre e cori), Damiano Toffoletto (basso), Mario Sabadelli (batteria), Simone Di Ottavio (chitarre e cori). In tutti questi
vent’anni, la formazione ha visto alternarsi molte persone da Waner
Del Bianco (iniziale chitarrista) ai Roger e Coco (chitarre della band
per tanti anni), al primo batterista Max Biasino.
25
>
DA EST +
Leturis
Personaggi, autori ed eventi letterari di ieri e di oggi
A cura di Antonio Antonelli: [email protected]
racconto>
poesia>
A Tumieç nell’anno 1546
In questo numero diamo spazio ai
giovani. Dominique Margaret Madussi, di 16 anni, pianista in erba,
vive a Gemona e da alcuni mesi
scrive poesie: un suo modo per riflettere sulla realtà, sulle emozioni
e sulla propria interiorità.
Critica nei confronti della società
che la circonda e della superficialità della maggior parte dei suoi
coetanei, nutre comunque un profondo ottimismo e mantiene uno
sguardo positivo sulla vita e attento alle piccole cose che, contrariamente alle apparenze, sono
quelle veramente importanti.
Un racconto poco noto di Giorgio Ferigo
Un breve e avvincente racconto in
cui la narrazione viene condotta
con accurata regìa: il lettore è tenuto all’oscuro delle vicende e ne
viene a conoscenza lentamente; lo
stile è impreziosito da una lingua
composita e varia, alle volte un po’
ostica, mista di dialettismi, latinismi, parole arcaiche e espressioni
popolari; i fatti sono intricati e sta
al lettore unire i punti e gli indizi. Il
risultato è un testo che, una volta
iniziato, è difficile abbandonare.
Rimangono impressi nella memoria alcuni personaggi acutamente
delineati: fra tutti pre Vettor Janis,
dallo sguardo sottile e calcolatore;
poi l’ambizioso e timoroso pre Visènt Janis, che mira a prendere il
posto del cugino Vettore; il timido
e ricattabile vicegastaldo; l’irruente luterano Matteo Bruno; il
maestro d’umanità Cillenio.
Quanto la narrazione corrisponda a
fatti storici realmente accaduti,
l’autore preferisce non chiarirlo: il
libro è privo di note, bibliografia o
riferimenti. Forse, come suggerisce
il titolo, non è un aspetto importante: ciò che conta è quanto questi
fatti possano essere d’insegnamento ai lettori di oggi, a cui l’autore frequentemente ammicca.
Infine, dove reperire il libro? Io l’ho
trovato riordinando i polverosi magazzini di una libreria...
“Parato in verde e oro sull’ambone, nel luse-scuro fumigante di ceri e incensi e fiati di fedeli intirizziti – era il freddissimo 6 dicembre 1546 – pre Zuan Antonio Flumiani,
pievano di Tumiec’ nella sua omelia esaltava San Nicolò da
Bari, vescovo e confessore, e quel gesto con cui salvò dal
meretricio tre polzette che vi erano destinate da un padre
disperato, da inopia infame: sono e sogno trepido di vergini di là dall’impannata, ignota mano benefica sotto il
mantello, palla d’oro nella notte, tripudio e meraviglia alla
buonora, come hanno provato stamane i vostri puttini...
Poi, senza apparente continuità, fatto d’improvviso brusco, disse: fosse chiaro a tutti che dal dì di oggi pre Vettor
Janis, suo sottoposito e cappellano, non avrebbe più potuto somministrare i sacramenti, né quello – in particolare
– delicatissimo della confessione. Pena la scomunica, e ove
non bastasse, altre pene, anche corporali, la sua voce aveva
barbagli viola, severi e recisi.”
Quali sono le motivazioni che spingono pre Flumiani a sospendere a divinis il giovane rampollo di una delle più influenti famiglie tolmezzine? E perché si rifiuta di esporle anche
al Consiglio del Comune? Il suo atto imprudente ha scoperchiato fatti che pian piano portano alla luce vicende di faide
e corruzione, di potenti e prelati coinvolti in affari loschi e
oscuri retroscena dai quali neppure lo stesso pre Flumiani è
estraneo. Le vere vittime? Un giovane innocente, Josef, ucciso
nel fiore degli anni e ovviamente il popolo, “quel popolo
ignaro che – allora beninteso – non contava un’ostia.”
Giorgio Ferigo
nato a Comeglians nel 1949, si laurea in Medicina e Chirurgia a Padova nel 1976 e consegue le
specializzazioni in Medicina del Lavoro e in Igiene e Medicina Preventiva, con orientamento in Sanità
Pubblica.
Oltre all’impegno nella Sanità
Pubblica, si dedica alla promozione culturale della Carnia, facendosi storico, etnologo, scrittore,
poeta e, con la fondazione del Povolar Ensemble, cantante.
Giorgio Ferigo. Fotografia di Danilo De Marco
> 26
La poesia che pubblichiamo è un
ricordo del nonno di Dominique,
scomparso alcuni anni fa.
Guarda oltre
Guarda,
C’è un tramonto fantastico,
E lì, un raggio di sole cerca
di mostrare i suoi allegri colori attraverso le nuvole.
Questo è un tramonto.
Mi sembra di vederti mentre
cerchi di dirmi di andare
oltre il male e la cattiveria,
Così mi hai promesso sul
letto di morte, che mi sarai
accanto, sempre...
È stato direttore del Museo Carnico
delle Arti Popolari “Michele Gortani” di Tolmezzo dal 1994 al 1998.
Senz’altro una delle personalità
più interessanti e profonde della
nostra regione, muore prematuramente nel 2007.
Scheda del libro:
Giorgio Ferigo, Cronachetta tolmezzina antica per servire al presente, le
parole gelate, Roma, 1988, pagg. 31.
Ulteriori informazioni:
Associazione Culturale Giorgio
Ferigo: www.giorgioferigo.net
mostra>
Emozioni Materiche
Personale di Giovanni Basso
Se dovessi trovare un elemento comune alle opere esposte in questa
mostra sarebbe sicuramente la
linea: cosa, per un profano come
me, piuttosto inaspettata in una
mostra di scultura; ma proprio
questo aspetto grafico e “lineare”
è ciò che ai miei occhi rende particolarmente interessanti le opere
esposte. Si tratta infatti di bassorilievi di terracotta solcati da linee
che si intersecano dando vita a
forme e piani che si sovrappongono: alle volte creano i tratti del
paesaggio, alle volte figure geometriche che richiamano il tema dell’opera. Troviamo così linee che si
trasformano in colline su cui corrono liberi dei cavalli; oppure si trasformano in onde e soffi di vento
che sospingono barche a vela.
Ma i soggetti predominanti sono
scorci del nostro Friuli: pievi, castelli, dettagli architettonici, portali. La natura non compare mai per
se stessa, ma sempre in rapporto
con l’uomo, sotto forma di paesaggio. E proprio l’uomo diventa il protagonista di queste opere: “Dietro
ogni pieve, casale, portale, c’è storia, socialità, vita. E’ anche per questo che sono immagini così ricche di
suggestioni” mi spiega l’artista.
I soggetti, che appaiono in secondo piano quasi come ricordi, e
l’intersecarsi delle linee e lo sfu-
mare dei piani l’uno sull’altro accentuano l’atmosfera quasi onirica.
Alcuni bassorilievi risaltano su uno
sfondo di velluto nero; altri su
sfondi di legno intarsiato che riprende e sviluppa le forme della
terracotta.
La mostra presenta anche delle tele,
dipinte per un’esposizione a Dubai,
città di cui vengono ripresi temi e motivi; anche in esse predominano la
linea e, a differenza delle terrecotte,
colori netti ed esplosivi. Interessante
il fatto che questo linguaggio forte-
Tutte le opere sono lavori degli ultimi due anni. Il consiglio è di visitare l’esposizione, a palazzo Elti
fino al 22 luglio, oppure la mostra
del collettivo “Arti visive per l’Europa”, a cui l’artista partecipa, che,
dopo una serie di esposizioni nel
Sud-Italia, approda a Lignano, fino
al 31 agosto.
Antonio Antonelli
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27
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mente “grafico” non nasca su tela per
poi essere trasferito su terracotta, ma
esattamente all’opposto: dalla scultura alla pittura.
Giovanni Basso,
arteniese, è nato a Udine nel
1981. Dopo aver frequentato
l’Accademia di Belle Arti di Verona, partecipa a diverse collettive nazionali. Recentemente si
è dedicato alla produzione di un
monumento all’Arma dei Carabinieri, in bronzo, collocato ad
Artegna. Nel 2010 espone alla
Fiera d’arte moderna e contemporanea a Villa Varda di Brugnera (PN) e, con diverse tele,
alla Galleria Italiaportray di
Dubai. Nel 2011 a Parma e a Codroipo con una personale alla
Galleria De Martin.
Lamps!
Lamps!
Lamps!
Lamps!
Lamps!
Succede nel territorio...
Segnalazioni, lettere, immagini ricevute dai lettori
Invitiamo chi fosse interessato ad inviarci le storie, le testimonianze di questo nostro passato recente
storie di gemonesi>
Da Gemona
al CNR
la storia di Gianfranco Capriz
Raccogliamo il gradito invito
di un nostro lettore, Vittorino
Lepore, raccontando del suo
curioso incontro con Gianfranco Capriz.
Qualche tempo fa mi trovavo
presso l’archivio della parrocchia di Gemona assieme ai
soliti frequentatori, Tomat,
Contessi e Tuti.
Arriva un signore abbastanza
anziano. Sembrava Steve
Jobs, più in salute anche se
con qualche anno in più. Era
alla ricerca di notizie dei suoi
antenati. Disse di essere nato
a Gemona, nel palazzo lì a
fianco (l’attuale canonica).
Dopo un primo momento di
incredulità, abbiamo potuto
conoscere la sua identità e la
sua storia. Era andato via da
Gemona ancora bambino.
Con la famiglia. Ora era tornato, alla ricerca delle sue
origini.
Si chiama Gianfranco Capriz,
nato a Gemona nel 1925. Di
famiglia allora benestante,
ma gravemente impoverita
dalla crisi economica del
1929. Fu l’unico dei fratelli
che riuscì a frequentare regolarmente la scuola. Si iscrisse
infatti al liceo scientifico a Padova, sviluppando una forte
propensione per la chimica e
la fisica, tanto da allestire un
piccolo laboratorio in casa
dell’amico Marcello Ceccarelli, che l’ospitava. Entrambi
decisero di frequentare la facoltà di Fisica, ma il padre
dell’amico Marcello, che di-
> 28
venterà uno dei padri della
radioastronomia
italiana,
consigliò loro di iscriversi a
matematica per diventare in
seguito fisici provetti. Così fecero, ma le strade dei due
amici si divisero molto presto.
Gianfranco si affrettò a superare l’esame di maturità e si
iscrisse alla facoltà di Matematica di Padova. Ma la
guerra ormai era arrivata
anche lì. Riceve ‘la cartolina
rosa’ ed entra nell’esercito;
da Caporalmaggiore è costretto a costruire trincee per
la linea di resistenza a nord di
Pescara. Richiede una licenza
per sostenere gli esami a Padova e ne approfitta per squagliarsela. A Vallombrosa però
viene catturato dai tedeschi e
deportato successivamente
nel Lager tedesco di Bitterfeld, dove rimane per due
anni, dal ’43 al ’45. Grazie
alla conoscenza del tedesco
ha un trattamento decente:
viene mandato prima a lavorare al tornio, poi alla fresa e
infine alla saldatura. Sopravvivere all’inverno sassone
con i soli vestiti estivi, lavorando dalle 6 di mattina fino
alle 5 della sera con il cibo
del Lager, zuppa di patate con
qualche accenno di carne che
diminuiva costantemente con
il passare dei mesi, non fu affatto semplice, nonostante il
Lager di Bitterfeld non avesse
mai raggiunto gli estremi di
Birkenau.
Grazie alle borse di studio
dell’Università di Pisa a favore dei reduci, partigiani, ex
prigionieri, una volta tornato
in Italia, riesce ad iscriversi
alla facoltà di Fisica e successivamente alla Scuola Normale che frequenterà dal ’46
al ’48. L’anno dopo frequenta
anche il corso di perfezionamento in attesa di ricevere un
posto come assistente in
meccanica, ma non fu scelto
e questo fu il primo di una
serie di importanti rifiuti.
Capriz riesce finalmente ad
entrare come ricercatore all’INAC di Roma, grazie ad un
concorso segnalatogli dall’amico Ghizzetti. E’ il periodo
in cui conosce Barbara, che
poi diventerà sua moglie,
compagna insostituibile, importante anche per tutti i suoi
futuri successi. Attraverso
2003. Capriz al Quirinale per la consegna del distintivo di socio
nazionale dei Lincei, stringe la mano a Ciampi
Capriz caporalmaggiore
questa prima esperienza lavorativa diventa un matematico stimato, collaborando
con diversi colleghi di fama
come De Giorgi1, Pucci2,
Lesky3. Falliscono però le sue
più grandi aspirazioni di docenza, quando Signorini4 decide di non prenderlo
nemmeno in considerazione
come suo assistente.
La svolta arriva quando, deluso, negli anni ’50 si trasferisce in Inghilterra per
lavorare alla creazione di
software e hardware per l’English Electric. Lavora alla ingegnerizzazione del DEUCE, il
modello pilota del calcolatore
da Turing. Siamo nel periodo
dello sviluppo dei calcolatori
che diventeranno poi fondamentali per l’informatica come
la conosciamo oggi. Durante
questo periodo si specializza
anche nella meccanica.
Nel 1962 sta per accettare
una cattedra come reader
presso l’Università di Birmingham, quando riceve una telefonata da Pisa, in cui
Barsotti5 gli offriva l’opportunità di sostituirlo al CSCE
ticava a tenere il passo. Grazie alla personale amicizia di
Gianfranco Capriz con Robert
Khan, inventore del protocollo TCP/IP e ideatore del sistema ARPANET, il CNUCE di
Pisa è stato il primo nodo in
Italia a connettersi alla futura
Internet.
Diventa vicepresidente dell’UMI (Unione Matematica
Italiana), presidente dell’AIMETA (Associazione Italiana
Meccanica Teorica e Applicata), e del ISIMM (Istituto
per lo Studio e per l’Innovazione), nonché membro del
Comitato Euromech, della
Commissione Generale dell’Informatica, consulente del
Fondo di Ricerca IMI, membro
del Comitato per la Matematica
e fra i fondatori della Internet
Society l’organizzazione internazionale di supporto alla Rete
INTERNET, fondata da chi ha
“creato” la Rete, per la standardizzazione e lo sviluppo dei
protocalli di comunicazione.
L’amicizia con i professori
Grioli e Fichera gli permette,nel 2003, di entrare a
far parte della rinomata Accademia dei Lincei, riconoscimento a chi ha saputo
guardare lontano e vedere in
anticipo le possibità offerte
dallo sviluppo delle nuove
tecnologie.
Gianfranco Capriz non abita
più da molto tempo a Gemona e lui stesso confessa di
non ricordarsi nulla della sua
infanzia, costretto a ‘scappare’ con la famiglia, per una
presunta responsabilità di
fallimento del padre banchiere, durante la crisi del
’29.
Dalle interviste e dagli articoli che è stato possibile re-
Capriz con James Serrin
cuperare, traspare la figura di
un ricercatore, dedito alla fisica matematica, ai suoi
ideali, lontano dalle bramosie
di potere che ‘affliggevano’
molti suoi colleghi. Un uomo
che ha dovuto affrontare diverse delusioni durante la
sua carriera, ma che nonostante questo è riuscito ad
imporsi come studioso, conosciuto e stimato da tutti coloro che hanno avuto la
fortuna di incontrarlo personalmente, anche per puro
caso, o da chi sta percorrendo
la stessa carriera universitaria e lavorativa.
A cura di Anna Piazza
1 Ennio De Giorgi (Lecce 8 febbraio 1928-Pisa 25 ottobre
1996) matematico italiano Ricevette numerosi e prestigiosi
premi e riconoscimenti tra i
quali, nel 1960 il Premio Caccioppoli dell’Unione Matematica Italiana, nel 1973, il Premio
Presidente della Repubblica
dall’Accademia dei Lincei e, nel
1990, a Tel Aviv, il Premio Wolf,
assegnato dalla Fondazione
Wolf a scienziati e artisti.
2
Carlo Pucci (Firenze, 3 agosto
1925 – Firenze, 10 gennaio
2003) è stato un matematico
italiano, che svolse un’intensa
ed efficace attività di organizzazione dell’attività matematica italiana.
3 Peter Albin Lesky, (Graz, 6 dicembre 1926- Innsbruck, 12
febbraio 2008) matematico austriaco.
4 Antoni o Signor ini (Arezzo, 2
aprile 1888 – Roma, 23 febbraio 1963) è stato un matematico italiano.
Compì numerose ricerche sulla
meccanica razionale e applicata, sulla balistica e sulla termodinamica e sulla teoria
dell’elasticità. Fu professore all’Università di Palermo (1916),
di Napoli (1923) e di Roma
(1938-1958).
5 I a c op o B ar so tt i (Torino, 28
aprile 1921 – Padova, 27 ottobre 1987) è stato un matematico italiano. Il suo lavoro di
ricerca riguardò soprattutto
l’algebra e la geometria algebrica.
6 Cl i ff or d A m br os e Tr ues d ell
(Los Angeles, 18 febbraio 1919
– Baltimora, 14 gennaio 2000)
è stato un matematico, filosofo e storico della scienza
statunitense.
29
>
(Centro Studi Calcolatrici
Elettroniche). Decide di accettare la proposta, costringendo però la moglie
Barbara, la figlioletta Donatella di appena 6 mesi e il figlio Marco di 5 anni a
trasferirsi di fretta a furia. Trovare una casa decente a Pisa,
entro i limiti stipendiali, fu
un’impresa quasi impossibile
e la famiglia Capriz fu costretta a vivere in una casa
gelida con lo scarico del
bagno che si avviava verso la
campagna con un canalino
scavato nell’orto…
Il lavoro risulta molto impegnativo; l’idea era che Capriz
dovesse dirigere un settore,
ma a causa dei continui litigi
dei dirigenti, gli viene chiesto
di diventarne il direttore
unico. Nasce così l’Istituto di
Elaborazione
dell’Informazione (IEI). Il centro viene
poi assorbito dal CNR (Consiglio Nazionale Ricerche) e
prende il nome, quasi impronunciabile, di CNUCE, (Centro
Universitario di Calcolo Elettronico). Capriz ne adegua
l’amministrazione, unificandone gli spazi. Il Centro nasce
da un accordo tra l’Università
e l’IBM che mette a disposizione alcuni dei calcolatori
più potenti e versatili del
tempo, prima il 7090 e poi nel
1970 il nuovo 360/158.
Negli anni successivi ricopre
diverse posizioni importanti,
diventando un matematico di
fama internazionale. Grazie
agli anni passati in Inghilterra
e al suo vicino contatto con
Clifford Truesdell6, porta a
Pisa quella ventata di novità
in campo tecnologico già collaudata all’estero, ma ancora
estranea agli studiosi italiani.
Il mondo correva e l’Italia fa-
Rio+20
Il futuro che noi vogliamo
Reportage fotografico di Marco Iob
> 30
Associazioni aderenti al Coordinamento
A.C.A.T. - Associazione dei Clubs degli Alcolisti in Trattamento | A.T.Sa.M. - Associazione Tutela Salute Mentale | A.V.U.L.S.S. - Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali dei Servizi Socio-Sanitari | Amnesty International - Gruppo Italia 143 | Associazione "Bravi
Ragazzi" | Associazione "Coro Glemonensis" | Associazione "Coro Kelidon" | Associazione "Gruppo Special" | Associazione "Un blanc
e un neri" | Associazione Buteghe dal mont - Glemone | Associazione Casa per l'Europa - Gemona | Associazione Culturale e Compagnia
Teatrale Drèteledrôs | Associazione Culturale Friûl Adventures - Fiore (Osoppo) | Associazione Culturale Pense e Maravee | Associazione
Musicologi | Associazione Pro Loco Pro Glemona | Associazione storico-archeologico-culturale "Valentino Ostermann" | AUSER Alto
Friuli - Associazione per l'autogestione dei servizi e la solidarietà | C.A.V. - Centro Aiuto alla Vita | C.I.D.I. - Centro territoriale d'Iniziativa
Democratica degli Insegnanti della Carnia e del Gemonese | CAI - Club Alpino Italiano - Sezione di Gemona del Friuli, Sottosezioni di Buia
ed Osoppo | Centro Giovanile Parrocchiale Glemonensis | Circolo Legambiente della Pedemontana Gemonese | Comitato per la Costituzione | Comitato per la Solidarietà di Osoppo | Ecomuseo delle Acque del Gemonese | Gruppo "Coccolastorie" | Gruppo Caritas della
Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona | Gruppo Missionario Parr. di S. Maria Assunta di Gemona | Gruppo Scout AGESCI Gemona 1
PAGINA DEL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI E DI VOLONTARIATO SOCIALE DI GEMONA
Laboratori creativi
per tutti i palati
Un ricco carnet di iniziative proposto dalla
Casa per l'Europa per i giovani del territorio
Appena concluso “Giovani in Movimento – Jugend in Bewegung”, il
progetto sull’occupabilità giovanile,
che ha visto protagonisti per oltre
un anno giovani dai 18 ai 25 anni
provenienti da Friuli, Provincia di
Belluno e Carinzia, la Casa per
l’Europa di Gemona propone ora
“Energie Creative”, i laboratori
artistici dell’estate per chi desidera
sperimentare la propria creatività.
L’iniziativa, sostenuta dalla Regione Friuli-VG e dal Comune di
Gemona, nasce dall’esigenza di
offrire anche durante il periodo
estivo occasioni culturali in grado di
“smuovere” la creatività e gli inte-
ressi dei giovani, più disponibili
durante la pausa scolastica a giocarsi in questo genere di proposte.
Si tratta di un ricca serie di laboratori che spaziano su numerosi
àmbiti. Il laboratorio fotografico
“Moving Polaroid”, con la fotografa
Annamaria Castellan dell’associazione Acquamarina di Trieste (30
giugno e 7 luglio), avrà l’obiettivo di
utilizzare tecniche “Polaroid” per la
rappresentazione creativa del movimento. Il laboratorio teatrale “Cannibali brava gente” (dal 23 luglio al
2 agosto), condotto dagli attori
Giorgio Monte e Manuel Buttus del
Teatrino del Rifo, del quale è prevista una rappresentazione finale. Il
laboratorio
cinematografico
“Immaginare le idee”, in compagnia
di Uponadream, fresca della realizzazione della prima commedia surreale in lingua friulana “Visins di
cjase”, tratta dal libro di Renzo
Brollo (dal 23 luglio al 2 agosto). Il
laboratorio “Mix it up!” (dal 3 al 26
luglio), condotto dal campione
nazionale di dj battle contest Sergio
Sluizar (dj Yuma) per avvicinare i
giovani appassionati di musica alla
professione del dj. Il laboratorio
“Carta forbici e fantasia”, curato
dall’illustratrice Federica Moro, con
l’obiettivo di utilizzare gli oggetti
quotidiani in modo diverso trasformandoli in opere d’arte (6-8 agosto). Il laboratorio “Intercultura”
(18-19, 25-26 luglio e 1-2 agosto),
gestito da Stefania Marchetti, che
affronterà un percorso creativo e
riflessivo sul tema dell’intercultura
attraverso giochi di ruolo, video,
letture e testimonianze dirette. Il
laboratorio di cinema e filosofia
“Dal concetto all’immagine”, a cura
di Matteo Bellotto, con l’obiettivo di
affrontare alcuni temi della filosofia
contemporanea attraverso l’arte
cinematografica (dal 20 al 23 agosto).
«Il progetto – ha sottolineato Elena
Anziutti, operatrice della Casa per
l’Europa – dà continuità al precedente progetto transfrontaliero
“Giovani in Movimento” e punta a
lavorare sulla creatività dei giovani
per affrontare diversamente e
meglio le sfide del presente. È
un’opportunità unica per il territorio che la Casa per l’Europa offre.
Speriamo che in molti ne approfittino».
Tutti i laboratori si terranno a
Gemona e prevedono la partecipazione gratuita. Per maggiori informazioni ed iscrizioni:tel. 0432
972016 - www.casaxeuropa.org
Il Sfuei è realizzato con il contributo della Regione
Friuli–V.G. (L.R. n. 12/1995) richiesto dalle Associazioni Pense e Maravee e Comitato Solidarietà nell’ambito del progetto “Rimuovere gli ostacoli” promosso dal Coordinamento delle associazioni.
Sostenete la nostra autonomia!
Bollettino di c.c. postale n. 16895336.
Qualsiasi importo va bene
Retro d’autore >
Giovanni Basso. Classicità, 2012
PENSEEMARAVEE
associazione culturale