GADDA Istituto di studi italiani Lugano, 8
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GADDA Istituto di studi italiani Lugano, 8
Scuola dottorale confederale in Civiltà italiana CANTIERI TESTUALI: GADDA Istituto di studi italiani Lugano, 8-9 novembre 2013 Venerdì 8 novembre, Università della Svizzera italiana Aula 351 14.00-19.00 14.00 Sara GARAU, Corrado BOLOGNA, Il “cantiere testuale” gaddiano 14.15 Arnaldo LIBERATI, L’Archivio Liberati 15.00 Giorgio PINOTTI, Gadda e i suoi editori 16.15 Emilio MANZOTTI, La “nuova” Cognizione del dolore 17.00 Paola ITALIA, Il “nuovo” Eros e Priapo 17.45 Claudio VELA, La “nuova” Adalgisa Venerdì 8 novembre, Università della Svizzera italiana Per voce sola (in collaborazione con il Dicastero Giovani ed Eventi della Città di Lugano) Aula magna 20.30-22.00 Fabrizio GIFUNI, Lezione-spettacolo su testi di Gadda Sabato 9 novembre, Università della Svizzera italiana Aula 351 9.30-12.30 Incontro-seminario con i relatori del giorno precedente e i dottorandi della Scuola dottorale Cantieri testuali: Gadda «Il pasticcio, il disordine mi annientano. Io non posso fare qualcosa, sia pure leggere un romanzo, se intorno a me non v’è ordine»: fin dal Giornale di guerra e prigionia l’ordine è per Gadda una necessità esistenziale ed euristica in feroce contrasto, destinato a sconfitta, con la realtà della «dissociazione»; in I viaggi la morte «il caos, mesi e mesi, generò l’organismo». La scrittura, il romanzo, e il mondo la cui «baroccaggine» essi colgono e rappresentano, sono caos che tende all’organicità, disordine programmato nella «combinazione», della quale «l’equilibrio è l’affermazione cosciente». «Organare il groviglio conoscitivo», «dipanare l’imbroglio», significa imprimere nell’arte-conoscenza una funzione catartica, edificare una disarmonia prestabilita che, come dimostrò Gian Carlo Roscioni, «piuttosto che nominare gli oggetti e le cose, li sorprende nel loro farsi e testimonia della loro provvisoria esistenza». Questa è la poetica di Gadda, che è anche un’etica e dunque un ethos, un modo di fare, di pensare, di guardare. Nell’universo in espansione gaddiano emerge, lampeggiando a tratti, una figura allegorica della macchina testuale, del pasticcio creativo. Il «sàcculo di tela grezza» pieno di anelli e coralli, ametiste, rubini e smeraldi, topazi e «lapillaruli» che il brigadiere Pestalozzi scova in casa della Mattonari, nel Pasticciaccio; la scatola degli attrezzi della Meccanica, traboccante di «viti e madreviti usate», «bulloni unti, lamette di rasoio, candele scompagnate», «qualche penna di pollo rotta in due, per untare, e qualche spazzolino da denti consunto», e che spunta direttamente dall’immaginario dei Promessi Sposi (il rientro a casa, nel XXX capitolo, di Don Abbondio e Perpetua, fra «pezzi di biancheria, fogli de’ calendari di don Abbondio, cocci di pentole e di piatti: tutto insieme o sparpagliato»). Col «frugare pazientemente in questo repertorio» Gadda, al pari del giovane Velaschi, conquista «ore fuggevoli, liete di quella serenità e di quel medesimo oblio, come al giovinetto poeta quando scartabella; cocci di pentole e di piatti fruga fra i vecchi poeti le loro giovani, gemmanti parole». La mise en abyme del testo, del suo essere catalogo, pasticcio, groviglio, si rispecchia nel riconoscimento parodico del reale come prodotto di innumerevoli «combinazioni». La vicenda storica delle carte gaddiane ha qualcosa di simile. Dal famoso baule che Gadda gli permise di esplorare Roscioni estrasse i gioielli inattesi, stupefacenti, sulla base dei quali propose una nuova interpretazione dell’universo-Gadda: fedele nella filologia documentaria, rivoluzionaria nell’ermeneutica che seppe dedurne. Un universo barocco fino ad allora invisibile e malamente inteso: il progetto di «singula enumerare» e «omnia circumspicere», facendo del libro «una fabbrica», «un completo teatro del mondo». La discesa speleologica nei fondali di quel mitico baule arricchirono il Novecento di un autore “nuovo”, impensato, strappato al maccheronico e restituito al barocco del nostro tempo. Ogni grotta, ogni fondale inesplorato riserva stupefazioni. Così è avvenuto pochissimi anni fa nell’Archivio Liberati di Villafranca di Verona, nuovo baule colmo di ricchezze. Scatole da scarpe riempite di carte e dimenticate nella polvere, fasci di appunti, redazioni sconosciute di libri fondamentali per la letteratura contemporanea: una piramide inviolata, un tesoro che non ci si sognava di trovare, da cui d’improvviso, per l’acume dell’attuale proprietario, Arnaldo Liberati, e dei filologi che stanno riordinando quella camera delle meraviglie (Giorgio Pinotti, Emilio Manzotti, Paola Italia, Claudio Vela), i fogli inerti tornano alla luce per intrecciarsi offrendo inedite combinazioni, le inesauribili riscritture reclamano una rivoluzionaria collocazione nell’universo gaddiano. Nel «garbuglio» di questi scritti che nessuno aveva finora potuto leggere la filologia si confronta con problemi editoriali e interpretativi, mettendo perfino in discussione i suoi princìpi di metodo, e apre orizzonti interpretativi fin qui impensabili. La giornata che l’ISI di Lugano organizza intorno al lavoro di studio e di edizione delle “nuove” carte gaddiane è nel contempo un seminario di innovazione scientifica e una preziosa occasione teatrale: a entrambi gli appuntamenti è invitato il largo pubblico ormai fedele agli incontri culturali dell’ISI. Molte delle carte sconosciute saranno lette e commentate, la sera, in una lezione-spettacolo dal migliore interprete di Gadda, Fabrizio Gifuni. Chi non ricorda L'ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro, a cui nel 2010 fu attribuito il doppio Premio Ubu, per il migliore spettacolo e il migliore attore dell'anno? ARNALDO LIBERATI, L’Archivio Liberati «Negli archivi c'è tutto» ARNALDO LIBERATI, nato a Villafranca di Verona, dove risiede, il 17/03/1961. Laurea in Economia e Commercio, Facoltà di Verona e Laurea in Scienze Politiche Facoltà di Padova. Appassionato del periodo napoleonico, possiede una importante raccolta di reperti, documenti, ed una biblioteca sull'argomento di circa 1.200 volumi, di cui molti coevi. Ha scritto alcuni testi sull'argomento napoleonico ed alcuni saggi e racconti. Nipote della famosa Giuseppina Liberati, «assistente domestica» di Gadda (così definita dallo stesso), è erede dell'opera gaddiana per via diretta, tramite il padre Giovanni, deceduto nel 2010. Da allora si occupa di rilanciare la conoscenza di Carlo Emilio Gadda presso il grande pubblico. Ha recuperato dalla casa paterna in Ferentino (Fr) moltissima documentazione gaddiana, composta da epistolari, manoscritti, quaderni, foto, documenti sulla Grande Guerra, mobili, fino ad oggi pressoché sconosciuti. Presso la sua abitazione è conservato quello che ormai è noto come Archivio Liberati, composto da più di 5.000 pezzi di corrispondenza, manoscritti (fra cui l’originale di Eros e Priapo), 800 volumi della biblioteca gaddiana, disegni di Enrico e di Carlo Emilio Gadda. L'Archivio Liberati: Descrizione e storia di un archivio sconosciuto. Passaggi ereditari e suo ritrovamento in Ferentino (Fr). Distribuzione del materiale al momento del suo ritrovamento. Modalità di trasporto nella sua nuova sede di Villafranca di Verona. Catalogazione delle carte e degli oggetti. Composizione dell'archivio (epistolari di Carlo Emilio Gadda, Enrico Gadda, Clara Gadda, Adele Lehr). Manoscritti di opere gaddiane (La cognizione del dolore, Eros e Priapo, Accoppiamenti giudiziosi, Il palazzo degli ori). Quaderni di Carlo Emilio Gadda, di Enrico Gadda e di Adele Lehr. Documentazione di famiglia. Mobilio e oggetti personali di Gadda risalenti al periodo bellico. Disegni tecnici ed artistici di Carlo Emilio Gadda ed Enrico Gadda. Donazione dello studio di Gadda al Viesseux. Particolarità dell'Archivio Liberati e sua utilizzazione. Ricerche in corso. Bibliografia: C. E. GADDA, Per favore mi lasci nell'ombra, a cura di C. Vela Adelphi, Milano 1993. C. E. GADDA, Il Tempo e le Opere - Saggi, note e divagazioni, a cura di D. Isella, Adelphi, Milano 1982. C. E. GADDA, Un gomitolo di concause - Lettere a Pietro Citati (1957-1969), a cura di G. Pinotti Adelphi, Milano 2013. C. E. GADDA, Lettere ad una Gentile Signora, a cura di G. Mercenaro, Adelphi, Milano 1983 C. E. GADDA, Lettere alla sorella, a cura di G. Colombo, Archinto, Milano 1987. GIORGIO PINOTTI, Gadda e i suoi editori «Creda, con gli editori, anche per colpa mia, sono ai mali passi: certe volte dispero di potermi salvare. Quando nessuno mi voleva, è logico che si fosse determinata in me la psicosi “mi attacco a tutti i salvagenti”, volume per volume. Così mi sono cacciato in un ginepraio di amanti finti, di fataloni imbronciati che dicano: “te tu m’hai tradito con Calumero”, e giocano sulla mia pusillanimità di cittadino che vorrebbe avere buoni (ma corretti) rapporti con tutti» GIORGIO PINOTTI ha studiato a Pavia e all’Università Cattolica di Milano, dove si è perfezionato in Filologia moderna. È editor in chief presso Adelphi. Si è occupato di tradizione bucolica fra Quattro e Cinquecento, del D’Annunzio delle Laudi, di Carlo Emilio Gadda, Curzio Malaparte, Leonardo Sciascia, di letteratura francese contemporanea, di traduttologia e di storia dell’editoria. Ha curato l’edizione genetica e commentata di numerosi testi e carteggi gaddiani, fra cui Disegni milanesi (1995, con D. Isella e P. Italia), Lettere a Livio Garzanti (2006), Villa in Brianza (2007), Lettere a Gian Carlo Roscioni (2010), Accoppiamenti giudiziosi (2011, con P. Italia), Lettere alla Mondadori (2012), Un gomitolo di concause. Lettere a Pietro Citati 1957-1969 (2013). È membro del comitato scientifico dei «Quaderni dell’Ingegnere», dell’Editorial Board dell’«Edinburgh Journal of Gadda Studies», e, con P. Italia e C. Vela, dirige la nuova serie di opere gaddiane avviata da Adelphi nel 2011. Dal 2002 coordina, insieme a L. Finocchi, il modulo dedicato al lavoro redazionale del Master per redattore in editoria libraria dell’Università degli Studi di Milano. Ha tradotto dal francese testi di Jean Genet, Georges Simenon, Vincent de Swarte, Milan Kundera, Jean Echenoz. Gadda e i suoi editori: Divaricazione tra carte segrete e libri licenziati, tra privato e pubblico; diffrazione e circolazione dei testi, che per di più subiscono nei vari passaggi un incessante processo di rielaborazione e metamorfosi: sono caratteri distintivi dell’officina di Gadda, scrittore dalla «posizione euristica», e dunque animato da un «oscuro tendere», da un «amore del meglio e poi del perfetto» che non si esauriranno mai. Neppure negli anni della consacrazione ufficiale: ancora il 16 agosto 1959, scrivendo a Citati, confessava di trovare esasperante il «rattoppo degli scampoli del passato», mentre «altro e migliore e più vivo e pensato e polemico potrebbe esser tentato, sia pure nei brevi anni di attività falba ossia flebile di uno spirito stanco e mortificato atrocemente da eventi esterni». L’«incompatibilità gamica» tra Gadda – che per di più relutta per natura alla committenza e vive con insofferenza ogni intromissione nella fabbrica dei suoi lavori – e i suoi di volta in volta traditi o delusi o esacerbati publishers non può dunque stupire. Ma, quel che più conta, può aiutarci, se indagata attraverso indici mai realizzati, opere abbandonate, tormentose vicende redazionali, a comprendere gli intricati garbugli che si troveranno a dipanare i suoi editors, da Pietro Citati a Giancarlo Roscioni a Dante Isella e alla sua scuola. Bibliografia: C. E. GADDA, Lettere a Livio Garzanti (1953-1969), a cura di G. Pinotti, in «I Quaderni dell’Ingegnere. Testi e studi gaddiani», 4, 2006, pp. 71-183. C. E. GADDA, Lettere a Gian Carlo Roscioni (1963-1970), a cura di G. Pinotti, in «I Quaderni dell’Ingegnere. Testi e studi gaddiani», nuova serie, 1, 2010, pp. 51-89. C. E. GADDA, Accoppiamenti giudiziosi, a cura di P. Italia e G. Pinotti, Adelphi, Milano 2011. C. E. GADDA, Lettere alla Mondadori (1943-1968), a cura di G. Pinotti, in «I Quaderni dell’Ingegnere. Testi e studi gaddiani», nuova serie, 3, 2012, pp. 41-98. C. E. GADDA, L’Adalgisa. Disegni milanesi, a cura di C. Vela, Adelphi, Milano 2012. C. E. GADDA, Verso la Certosa, a cura di L. Orlando, Adelphi, Milano 2013. C. E. GADDA, Un gomitolo di concause. Lettere a Pietro Citati (1957-1969), a cura di G. Pinotti, Adelphi, Milano 2013. EMILIO MANZOTTI: La “nuova” Cognizione del dolore «Oh campane, campane, arrovesciate campane del Signore di Gloria!» EMILIO MANZOTTI, formatosi all’Università di Pavia, dove ha seguìto tra gli altri i corsi di Maria Corti, Dante Isella, Cesare Segre e per la linguistica di Maria-Elisabeth Conte, e quindi nelle università tedesche di Kiel e di Konstanz, è stato per tre decenni professore di Linguistica italiana alla Facoltà di Lettere dell’Università di Ginevra ed ha insegnato in diverse università italiane e straniere. Si è occupato di grammatica italiana e in generale di linguistica (specificamente, di semantica e di testualità), di didattica della lingua e della scrittura (Lezioni sul testo e Insegnare italiano. Principi, metodi, esempi dell’Editrice La Scuola), di stilistica e retorica del testo letterario (studi sulla ‘descrizione’), di poesia dell’Ottocento e del Novecento, con articoli su Pascoli, Rebora, Saba, Caproni, ecc.; e infine, a lungo, dell’opera di C.E. Gadda (nel ’87 aveva pubblicato negli «Struzzi» einaudiani una edizione commentata con appendice di testi inediti della Cognizione). La “nuova” Cognizione del dolore: Inizio ricordando la genesi della Cognizione, e le sue tappe a stampa: dai 7 tratti 1938-’41 di «Letteratura» (donde un frammento estrapolato nel ’38, col titolo «Fulmini e parafulmini» ne «Il Meridiano di Roma»), ai due disegni dell’Adalgisa ’44, alla Mamma delle Novelle ’53; e poi ancora alla ispanizzata nell’onomastica Visita medica del «Giorno» ’61 ripresa, nel marzo ’63, entro gli Accoppiamenti; sino alle successive edizioni einaudiane 1963-’71. Testo, quello della Cognizione, consustanzialmente stratificato, plurimo nei suoi esiti. Non una o “la” Cognizione, ma “più” Cognizioni. Vengo quindi al tentativo échoué di revisione effettuato alla fine degli anni cinquanta, attestato dalle bozze dei primi tratti di «Letteratura» conservate nell’Archivio Liberati», con correzioni che incrementano in maniera sostanziale la componente spagnola, ma che modificano anche significativamente la lettera e l’aspetto del testo; e che confermano e ribadiscono l’idea di “più” Cognizioni. Presento due campioni significativi di questa revisione (l’apertura del II tratto: Al passar della nuvola, il carpino tacque; e l’invettiva contro le campane – Arrovesciate nella stoltezza e nella impudicizia – del III tratto), soffermandomi in particolare sul secondo passo, sottoposto ad una straordinaria amplificatio. Affronto, per concludere, alcune questioni di carattere più generale e magari teorico: i) perché mai Gadda e in genere un Autore focalizzi determinati loci testuali per la propria rielaborazione-riscrittura, ignorandone del tutto altri; ii) le modalità, le linee di forza della riscrittura gaddiana; iii) le ragioni, linguistiche e non, dell’improvvisa esplosione nel testo della lingua di Cervantes; ed infine, iv) quale fosse la Cognizione che Gadda ‘intendeva’, o meglio, quali alternative Cognizioni si fossero presentate alla sua mente – e quali scelte incombano ora ad un ‘editore’ del testo. Bibliografia: C. E. GADDA, Villa in Brianza, edizione e commento, in «I Quaderni dell’Ingegnere. Testi e studi gaddiani », 1, 2001, pp. 4-33. AA.VV., Gadda, il commento e le “fonti”, in Vom Umgang mit literarischen Quellen, a c. di S. Cudré-Mauroux, A. Ganzoni e C. Jäger-Trees, Éditions Slatkine, Genève et Berne – Archives littéraires suisses, 2002, pp. 99-121. C. E. GADDA, La Cognizione del dolore. Redazioni anteriori della II parte, a cura di E. Manzotti in «I Quaderni dell’Ingegnere. Testi e studi gaddiani» 3, 2004, pp. 5-31. E. MANZOTTI, Dalla terrazza, nelle sere d’estate, in Gadda e la Brianza. Nei luoghi della «Cognizione del dolore», a cura di M. Porro, Medusa, Milano 2007, pp. 1-26. E. MANZOTTI, Le “opere” e i commenti (a proposito di M. Gaetani, Lo sguardo di Giano. «Il tempo e le opere» di Carlo Emilio Gadda), in Journal of Gadda’s Studies, 5, 2007. E. MANZOTTI, «Era l’alba, e più» (C.E. Gadda, Pasticciaccio, VIII), in «Per leggere», 19, 2010, pp. 217-312. E. MANZOTTI, «... radice utilitaria e propagativa». Una scheda per la robinia, in «I Quaderni dell’Ingegnere. Testi e studi gaddiani», nuova serie, 3, 2012, pp. 116-36. http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/journal/supp5archivm/archiviomanzottisupplement.php). PAOLA ITALIA, Il “nuovo” Eros e Priapo «Eros è alle radici della vita e della personalità individua» PAOLA ITALIA insegna Letteratura Italiana alla “Sapienza”, Università di Roma. Si è occupata di letteratura moderna, dell'Ottocento e del Novecento, con particolare attenzione ai problemi legati alle edizioni dei testi (Editing Novecento, Salerno Editrice, 2013) e con una specializzazione per la Filologia d'autore (con G. Raboni nel 2010 ha pubblicato Che cosa è la filologia d'autore, Roma, Carocci). Con G. Pinotti e C. Vela è responsabile delle Opere di Gadda pubblicate da Adelphi (Accoppiamenti giudiziosi, Milano, Adelphi, 2010). Sta attualmente preparando, con G. Pinotti, un giovane gruppo di ricerca e una nuova, innovativa metodologia di lavoro (www.filologiadautore.it/wiki), l'edizione critica della prima redazione (1944-46) di Eros e Priapo di Gadda. Il “nuovo” Eros e Priapo: La scoperta, nell'Archivio Liberati di Villafranca di Verona, del manoscritto inedito di Eros e Priapo, risalente al 1944, ha messo in moto - sotto la guida di P. Italia e di G. Pinotti - un lavoro collettivo di edizione e studio del testo che si è concretizzato nella piattaforma WIKI Gadda (www.filologiadautore.it/wiki), i cui i collaboratori possono stampare, condividere immagini e riflessioni e sperimentare un modello di edizione critica digitale. Dal lavoro su questo testo inedito, qui presentato, emerge come Gadda avesse un progetto molto ambizioso, che non era costituito solo dalla violenta polemica con il fascismo e dal pamphlet scagliato contro il «Priapo ottimo massimo» e il suo delirio narcissico, ma dalla volontà – utilizzando la chiave interpretativa psicoanalitica, e in particolar modo la lettura freudiana di Totem e tabù – di indicare come «latenze erotiche sussistono, operatrici instancabili, nella nostra vita d’ogni giorno [...] Eros è alle radici della vita e della personalità individua, come dell’istinto e della pragmatica d’ogni socialità e d’ogni associazione di fatto, d’ogni fenomeno collettivo» (Eros e Priapo 1944, A 28). A partire da questo assunto, Gadda aveva tracciato nel progetto originario – che possiamo ricostruire attraverso lo Schema del Capitolo Secondo, qui illustrato nei suoi rapporti con la struttura definitiva del testo – un trattato di pedagogia delle masse con funzione anche ricostruttiva, per indagare i meccanismi profondi dell'essere individuale e sociale, e trasformare la catastrofe recente in un'occasione di conoscenza: «condurre a profitto l'esperienza» e «non vagare, bambocci sperduti, verso il buio inane dell'eternità» (Eros e Priapo 1944, A 13). Bibliografia: C. E. GADDA, Opere di Carlo Emilio Gadda, Saggi, giornali, Favole II, Garzanti, Milano 1992. P. ITALIA, G. PINOTTI, Edizioni coatte d’autore: il caso di «Eros e Priapo» (con l’originario primo capitolo 19441946), in «Ecdotica», a V, n. 5, 2008, pp. 7-102. C. E. GADDA, Lettere a Livio Garzanti (1953-1969), in «I Quaderni dell’Ingegnere. Testi e studi gaddiani», 4, 2006, pp. 71-183. C. E. GADDA, Lettere a Mondadori, in «I Quaderni dell’Ingegnere. Testi e studi gaddiani», nuova serie, 7, 2012, pp. 4198. G. PINOTTI, Appendice a «I miti del somaro», in Id. Scritti vari e postumi, a cura di A. Silvestri, C. Vela, D. Isella, P. Italia, G. Pinotti, Garzanti, Milano 1993, pp. 1389-1395. G. PINOTTI, Le Marie Luise e la eziologia del loro patriottaggio verbale e Le genti, in «I Quaderni dell’Ingegnere. Testi e studi gaddiani», 2 (2003), pp. 29-46 e 47-49. http://www.griseldaonline.it/temi/estremi/mali-e-rimedi-estremi-italia.html CLAUDIO VELA, La “nuova” Adalgisa «Procedo però guardingo: sulle parole mi si consuma l’ora e tutta la vigilia, più che labile moccolo» CLAUDIO VELA (Vigevano 1955) insegna Filologia italiana e Letteratura italiana contemporanea al Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università di Pavia (sede di Cremona). È autore di studi filologici e critici sulla poesia delle origini, su Dante, Petrarca, Sacchetti, Ariosto, Bembo, Castiglione, Machiavelli, Della Casa, e sulla poesia per musica dal Duecento al Cinquecento. In ambito novecentesco si è occupato di Angelo Maria Ripellino e soprattutto di Carlo Emilio Gadda, di cui ha procurato un commento a Il primo libro delle Favole (1990) e edizioni filologicamente fondate, prima entro l’edizione Garzanti diretta da Dante Isella (Il primo libro delle Favole, 1992; Háry János e Traduzioni, 1993), ora per Adelphi (L’Adalgisa, 2012), per la quale ha curato anche la raccolta delle interviste («Per favore, mi lasci nell’ombra», 1993). Di Gadda ha pubblicato inoltre le prose inedite Con Linati, a grande velocità e Sbarchi in Inghilterra («I quaderni dell’Ingegnere», 2010 e 2011), e a lui ha dedicato numerosi interventi e saggi critici. È coordinatore scientifico del progetto di ricerca I manoscritti delle opere letterarie di Carlo Emilio Gadda, finanziato dal Ministero italiano dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca entro il programma PRIN 2009. Fa parte del Comitato scientifico de «I Quaderni dell’Ingegnere» e dell’Editorial Board di «The Edinburgh Journal of Gadda Studies». Con Giorgio Pinotti e Paola Italia dirige la nuova edizione delle opere di Carlo Emilio Gadda presso le edizioni Adelphi. La “nuova” Adalgisa: L’Adalgisa “nuova” è insieme L’Adalgisa “vecchia” e L’Adalgisa “che-poteva-esserci-ma-nonc’è-stata”. Pubblicata a Firenze da Le Monnier nel 1944, riedita l’anno successivo in una seconda edizione che decurtava a sette i dieci ‘disegni milanesi’ che la formavano, L’Adalgisa di nuovo completa fu raccolta in edizione definitiva insieme a La Madonna dei Filosofi e Il castello di Udine entro I sogni e la folgore, Einaudi 1955, con una operazione retrospettiva che sminuiva il carattere di Libro Milanese, summa del tormentato rapporto di Gadda con la sua città, che distingueva invece la prima edizione fiorentina. Il ritorno all’Adalgisa primigenia del ’44 comporta anche il recupero documentario della vera “ultima volontà dell’autore”, una volontà non meno interessante per essere frazionaria e perciò editorialmente inapplicabile, affidata da Gadda alle varianti, rimaste per la stragrande maggioranza lettera morta, vergate a matita su una copia della prima edizione ora conservata nel Fondo Liberati. Bibliografia: C. VELA, Nota al testo, in C. E. Gadda, L’Adalgisa. Disegni milanesi, Adelphi, Milano 2012, pp. 329-432. D. ISELLA, Nota al testo, in C. E. Gadda, Un fulmine sul 220, a cura di Dante Isella, Garzanti, Milano 2000, pp. 275303. P. ITALIA, Di edizioni incompiute, postume, coatte. Il caso Gadda, in Editing Novecento, Carocci, Roma 2013, pp. 138171.