2013 XVI Domenica

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2013 XVI Domenica
Gn 18,1-10a
Col 1,24-28
Sal 14/15,2-5
Lc 10,38-42
Anno C – XVI Domenica
21 luglio 2013
La Parola di Dio di oggi ci fa entrare in una tenda e in una casa:
la tenda di Sara e Abramo, alle querce di Mamre,
e la casa di Marta e Maria, a Betania.
Entrare in una casa significa respirare l’aria che la caratterizza,
divenire partecipi delle speranze e delle delusioni che la abitano
La tenda di Abramo e di Sara custodisce molte attese,
una soprattutto è più in evidenza: l’attesa di “un figlio”.
Sono vecchi e ormai ci avevano rinunciato,
poi è arrivata la misteriosa promessa di Dio,
ma che tarda nel suo realizzarsi al punto da apparire solo una illusione.
Anche la casa di Marta e Maria a Betania custodisce molte attese.
Maria, con il suo sedersi “ai piedi del Signore” per ascoltare,
pare aspettasse da sempre quell’incontro, giunto ora senza preavviso.
Marta ha un intensissimo bisogno di darsi da fare,
persino eccessivo e disordinato al punto da mutarsi in risentimento,
suscitando la correzione di Gesù per l’agitazione eccessiva.
Sia a Betania come già alle querce di Mamre
si compie il rito antico e bellissimo dell’ospitalità,
nei gesti di Abramo e Sara che accolgono i tre uomini giunti alla loro tenda,
come negli atteggiamenti di Marta e Maria nel cui villaggio “Gesù entrò”
mentre era “in cammino” verso Gerusalemme.
La visita di Dio mette in luce le attese di coloro di cui si fa ospite.
C’è un po’ di Abramo e Sara nel cuore di tutti,
qualcosa del loro desiderio di futuro e di discendenza;
così come c’è un po’ della ricerca di Maria e del protagonismo di Marta
racchiusi in ciascuno di noi.
E chissà quante altre attese ci abitano intimamente!
Il Signore visita la nostra vita così come esse è,
con le attese – giuste o esagerate – di cui è ricolma.
Si sottopone secondo le usanze al rito dell’ospitalità da parte di Abramo,
capo-clan che “sedeva all’ingresso della tenda”,
ma si lascia anche accogliere da “una donna, di nome Marta”
contravvenendo alle regole del tempo.
Non occorre per Lui attendere momenti più adatti o circostanze migliori.
Il giorno della sua visita è “oggi”, qualsiasi “oggi”.
E così, una volta che Egli è seduto alla nostra mensa,
accade il prodigio di scoprirsi da Lui conosciuti come da nessun altro:
i pellegrini accolti da Abramo e Sara
annunciano il compiersi della loro attesa di un figlio
della quale nessuno fino a quel momento aveva loro parlato.
Marta si scopre nuda e scoperta agli occhi di Gesù
in tutta la carica auto-centrata del suo affanno
ma anche nell’affetto con cui per due volte viene chiamata per nome.
Maria trova Colui della cui parola da sempre si è pensata uditrice.
Tanto più permetto a Dio di farsi mio prossimo,
quanto più lo accolgo nel suo visitarmi concreto e reale,
tanto più scopro me stesso, dò un nome alle attese che mi popolano,
colgo le motivazioni che animano le mie giornate.
E, soprattutto, scopro che il Signore sa abitarle tutte:
le svela, le corregge, le trasfigura, le accompagna in profondità
In questi giorni sono coinvolto da vicino
nella vita di una famiglia che si trova a fare i conti con la malattia:
un ospite sgradito e difficile da digerire.
Pur nel dolore e nella fatica,
sono contento di vedere che di questa vicenda
stanno facendo occasione per darsi reciproca ospitalità,
accogliendo le emozioni intense che la malattia porta con sé,
prendendosi cura gli uni degli altri
e cercando nella profondità del cuore
di fare largo a tutto il bene possibile:
quello degli affetti, delle amicizie, della tenerezza, ecc.
Tra questi “beni”, uno è più grande di tutti e tutti li anima,
la comunione con il Signore, cercata nella preghiera e nei sacramenti.
Accogliendo Lui, che si fa ospite di ogni nostra vicenda,
si può persino arrivare a dire:
“Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi
e dò compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo,
manca nella mia carne,
a favore del suo corpo che è la chiesa”.
PREGHIERA DEI FEDELI
In Te confidiamo, Signore!
Tu ti fai nostro ospite
e sveli fino in fondo le nostre attese.
Tu ti fai nostro ospite
e correggi i nostri affanni e le nostre preoccupazioni.
Tu ti fai nostro ospite
e parli alla profondità del cuore.
Tu ti fai nostro ospite
e riempi il futuro di promesse buone.
Tu ti fa nostro ospite
nella buona e nella cattiva sorte.
Tu ti fai nostro ospite
e riempi della tua presenza le nostre case.
Tu ti fai nostro ospite
e accendi in noi l’attesa del tuo ritorno.