Disabilita_newsletter_1_ 2016
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POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS PERIODICO TELEMATICO A CURA DELL'UFFICIO POLITICHE PER LE DISABILITÀ CGIL CORSO D'ITALIA, 25 00198 ROMA E-MAIL [email protected] NUMERO 1 - 2016 Chiuso in redazione il 31/01/2016 *Copia ad uso interno NOTIZIE PRINCIPALI ASSUNZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ: COORDOWN PRESENTA RICORSO ALLA COMMISSIONE EUROPEA CONTRO IL JOBS ACT – Pag. 8 DISABILITÀ: CGIL, BENE RICORSO A COMMISSIONE EUROPEA CONTRO JOBS ACT – Pag. 9 EVENTI Convegno 4 Febbraio 2016 “Riprendiamo il cammino delle idee: costruire nuovi percorsi di inclusione lavorativa delle persone con disabilità” NOTIZIE LAVORO: DA PAG. 4 SCUOLA: DA PAG. 12 WELFARE: DA PAG. 16 DAL TERRITORIO DA PAG. 23 INTERNAZIONALE: DA PAG. 32 VARIE DA PAG. 37 1 Opera don Calabria Via Soria, 13 – Roma Pag. 49 INDICE LAVORO RAGAZZI DISABILI MALTRATTATI, "INCIVILTÀ DI UNA COOPERATIVA FINANZIATA 4 DALLO STATO" WELFARE E OCCUPAZIONE, "GOVERNO INTERVENGA SUL LAVORO DOMESTICO" 5 ASSUNZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ: COORDOWN PRESENTA RICORSO 8 ALLA COMMISSIONE EUROPEA CONTRO IL JOBS ACT. DISABILITÀ: CGIL, BENE RICORSO A COMMISSIONE EUROPEA CONTRO JOBS ACT 9 IL JOBS ACT DISCRIMINA LE PERSONE CON DISABILITÀ GRAVE 10 SCUOLA SCUOLA E DISABILITÀ, L'ITALIA È ALL'AVANGUARDIA, PERCHÉ IL MIUR VUOLE PAGINA 12 CAMBIARE SE L'ALUNNA DISABILE NON VA A SCUOLA... LA SCUOLA VA DALL'ALUNNA DISABILE! WELFARE DISABILITÀ, QUANDO CAMBIA L'ASSISTENTE: "UNA TRAGEDIA AFFIDARSI A NUOVE 14 PAGINA 16 MANI" SE IN NOME DEL RISPARMIO SI CALPESTANO I DIRITTI 19 L'ACCOMPAGNAMENTO NON "SCADE" A 18 ANNI: LA VISITA NON SERVE, BASTA LA 21 RICHIESTA DELLA PENSIONE 2 DAL TERRITORIO TOSCANA, 14 MILIONI PER DARE LAVORO A 1.500 DISABILI 23 TOSCANA, CONTRIBUTO ANNUALE DI 700 EURO ALLE FAMIGLIE CON DISABILI 24 ANALISI DEL DECRETO LEGISLATIVO N.151/2015 25 REGIONE LAZIO, FINANZIATI TIROCINI DI LAVORO PER PERSONE DISABILITÀ 31 INTERNAZIONALE PAGINA PERCHÉ IL 27 GENNAIO È COSÌ IMPORTANTE 32 PRIMI PERCORSI GUIDATI PER DISABILI MENTALI NELLA METRO DI PARIGI 35 LA PRIMA VOLTA DI UN'UNIVERSITÀ PER SOLI STUDENTI AUTISTICI 36 VARIE DISABILITÀ, PANCALLI: “PAROLE DI MATTARELLA SONO SIGILLO AL NOSTRO PAGINA 37 MOVIMENTO” IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA E LE PERSONE CON DISABILITÀ 38 FU IL PRIMO A DIRE AL MONDO “NIENTE SU DI NOI SENZA DI NOI” 40 ARGENTIN INCONTRA MATTARELLA: PRESTO PROGETTI DI AIUTO AI DISABILI 44 L’ITALIA RICORDA LA SHOAH, "PER LEGGERE IL PRESENTE E PROGETTARE IL 45 FUTURO" GIORNATA DELLA MEMORIA, "LA STORIA SI RIPETE OGNI VOLTA CHE CI TRATTANO CON DISPREZZO" 3 47 LAVORO RAGAZZI DISABILI MALTRATTATI, "INCIVILTÀ DI UNA COOPERATIVA FINANZIATA DALLO STATO" Il sottosegretario Faraone a Licata ha incontrato i minori, che sono stati trasferiti in una struttura gestita dalla cooperativa Arcobaleno. Sequestro preventivo per la cooperativa "Suami", oggetto dell'inchiesta "Catene spezzate". "Non merita nessun rispetto chi ha calpestato la loro dignità" ROMA - La cooperativa Suami è stata sottoposta a sequestro preventivo, mentre otto provvedimenti cautelari sono stati eseguiti nei confronti dei responsabili della struttura di Licata oggetto dell'inchiesta "Catene spezzate". E i ragazzi con disabilità che qui hanno subito maltrattamenti e violenze sono stati trasferiti presso un'altra struttura di Licata, gestita dalla cooperativa Arcobaleno. A dare l'aggiornamento sulla triste vicenda è il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone che ieri è andato a Licata, proprio per incontrare i ragazzi, ma "soprattutto per testimoniare la presenza dello Stato e l'attenzione rispetto a episodi d'inciviltà in comunità che sono finanziate dallo Stato". E per "verificare che la situazione nuova in cui i ragazzi sono trasferiti per la loro attività scolastica e di vita sia luogo adatto alle loro esigenze". Le condizioni dei ragazzi, nella struttura in cui sono stati trasferiti, sono buone: "loro stessi hanno detto di stare meglio di prima", riferisce Faraone. Non frequentano più la scuola privata in cui la cooperativa Suami li accompagnava, ma sono iscritti a una scuola pubblica. La visita a Licata è stata per Faraone anche l'occasione per sottolineare l'impegno del governo in materia di disabilità, "dal Dopo di noi alla legge sull'autismo. E poi c'è la delega sul sostegno che ci è cara perché serve a costruire inclusione. Ma c'è anche il ruolo di enti locali e comunità per far sì che episodi come quello di Licata non accadano più. Non c'è legge - ha detto Faraone - che possa mettere a posto il cuore e il comportamento di persone che non meritano nessun rispetto, dopo che hanno calpestato la dignità di esseri umani". (cl) (26 gennaio 2016) Fonte: SuperAbile.it 4 WELFARE E OCCUPAZIONE, "GOVERNO INTERVENGA SUL LAVORO DOMESTICO" Presentato il rapporto su Occupazione e sviluppi sociali in Ue: disoccupazione di lungo periodo colpisce circa 11,4 milioni di persone. Assindatcolf: Italia 'maglia nera' su politiche di sostegno alla famiglia. L'associazione chiede totale deducibilità del costo del lavoro domestico ROMA - "Dobbiamo garantire opportunità migliori e più numerose ai cittadini dell'UE, soprattutto a quelli più lontani dal mercato del lavoro". Marianne Thyssen, Commissaria responsabile per l'Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori, commenta così i dati del'indagine Occupazione e sviluppi sociali in Europa (Esde), studio annuale sulle tendenze sociali e occupazionali più recenti, che riflette sulle sfide future e sulle possibili risposte politiche. Quest'anno l'indagine mette in luce nuovi positivi sviluppi occupazionali e sociali nell'Ue pur denunciando come sussistano ancora enormi disparità tra gli Stati membri in termini di crescita economica, occupazione e altri indicatori essenziali sociali e occupazionali. Molte di queste disparità, secondo il rapporto, sono collegate al sottoutilizzo del capitale umano su vari fronti. "Dobbiamo i investire nel miglioramento delle competenze, in modo che le donne e gli uomini dell'Unione possano realizzare appieno le proprie potenzialità. Per promuovere la crescita e l'occupazione dobbiamo investire nelle persone. Dobbiamo far sì che il diritto del lavoro e i sistemi di protezione sociale siano adeguati al XXI secolo e promuovere l'imprenditoria e l'innovazione. In questo contesto il pilastro europeo dei diritti sociali svolgerà un ruolo importante", spiega Thyssen. La relazione esamina i modi di affrontare queste disparità, concentrandosi in particolare sulla creazione di posti di lavoro, sull'efficienza del mercato del lavoro, sulla modernizzazione della protezione sociale e sull'investimento nelle persone. L'indagine prende in esame la disoccupazione di lungo periodo, che colpisce circa 11,4 milioni di persone nell'Ue. "La lotta contro la disoccupazione di lungo periodo - si legge - è fondamentale nell'impegno per migliorare l'efficienza del mercato del lavoro, dal momento che i disoccupati di lungo periodo hanno una probabilità dimezzata di trovare un lavoro rispetto a quelli di breve periodo". L'analisi contenuta nell'indagine ESDEE mostra che essere registrati presso i servizi pubblici per l'impiego e prendere parte a una formazione aumentano significativamente la possibilità di ottenere un posto di lavoro sostenibile. Tuttavia, sebbene il livello di disoccupazione nell'Ue rimanga elevato, i datori di lavoro continuano a incontrare difficoltà a coprire determinati posti vacanti, evidenziando uno squilibrio tra domanda e offerta di competenze. L'indagine ESDE 5 2015 giunge alla conclusione che "esiste una quota significativa dei lavoratori di paesi terzi sottooccupati rispetto al loro livello di qualifica. L'iniziativa dell'agenda per le nuove competenze che la Commissione sta preparando per l'anno in corso cercherà di affrontare tali sfide. Inoltre, i tassi di occupazione delle donne con bambini e dei lavoratori anziani sono ancora molto bassi. Promuovere una maggiore partecipazione di questi gruppi al mercato del lavoro sarà cruciale nella prospettiva dell'invecchiamento della popolazione". "Italia 'maglia nera' in Europa su welfare e politiche di sostegno alla famiglia. L'allarme arriva da Bruxelles, dove ieri la commissaria all'Occupazione e agli Affari Sociali, Marianne Thyssen, ha presentato il rapporto su Occupazione e sviluppi sociali in Europa nel 2015, che mette nero su bianco una realtà che la nostra associazione denuncia da anni: in assenza di politiche di sostegno adeguate e di riforme strutturali del settore, le famiglie italiane sono state costrette a dare vita ad un vero e proprio welfare ''fai da te''. È quanto dichiara Andrea Zini, vice presidente di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, componente Fidaldo, aderente Confedilizia. "Nel rapporto - prosegue Zini - si analizzano dati relativi al tasso di impiego femminile, al numero di bambini a rischio poverta'' e al reddito delle famiglie che, secondo la nostra associazione, andrebbero sostenute con politiche di sgravi fiscali. A questo proposito Assindatcolf ha commissionato una ricerca al Censis, pubblicata lo scorso novembre, ''Sostenere il welfare familiare'', dalla quale emergono con chiarezza dati che dovrebbero far riflettere le istituzioni. Sono 2 milioni e 143 mila le famiglie che nel 2015 si sono avvalse del contributo di colf, badanti e baby sitter ma ben il 91,6% di queste non riceve alcuna forma di sostegno. Una condizione che spesso obbliga a ridurre altre voci di spesa, come, infatti, e'' accaduto a quasi il 50% dei diretti interessati. Ed infine, il Censis attesta che tra le famiglie che non utilizzano i servizi di collaborazione domestica, il 12,1% ne avrebbe invece bisogno, ovvero 2,9 milioni di famiglie". "In considerazione dell''impatto, anche economico e non solo occupazionale- conclude Zini- che questa domanda potrebbe generare, Assindatcolf si sta battendo per chiedere alle istituzioni competenti il riconoscimento della totale deducibilita'' del costo del lavoro domestico. Un''operazione di equita'' sociale non piu'' rinviabile che, al netto degli effetti diretti ed indiretti, potrebbe risultare a costo zero per le casse statali restituendo, pero'', alle famiglie potere d''acquisto e quindi maggiori disponibilita'' sui budget domestici. Questo oltre a contribuire a rimettere in moto l''economia del paese, avrebbe ripercussioni importanti anche nell''emersione del lavoro nero, che nel settore Domestico tocca picchi elevatissimi, con oltre il 50% dei lavoratori irregolari, quasi sempre donne, aspetto, del resto, peculiare del settore. Solo in questo modo l''Italia, oggi fanalino di coda, potrebbe essere in grado di recuperare posizioni in Europa in termini di sostenibilita'' del suo 6 sistema di Stato sociale". (25 gennaio 2016) Fonte: SuperAbile.it 7 ASSUNZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ: COORDOWN PRESENTA RICORSO ALLA COMMISSIONE EUROPEA CONTRO IL JOBS ACT. Il Coordinamento Nazionale si unisce ufficialmente all’iniziativa promossa dall’Associazione Tutti Nessuno Escluso contro le modifiche alla legge 68/99 e l’introduzione della chiamata nominativa generalizzata per le assunzioni delle persone disabili, un criterio che produce discriminazione e penalizza le disabilità più gravi. CoorDown Onlus presenta oggi, giovedì 28 gennaio, un ricorso alla Commissione Europea di Bruxelles contro la chiamata nominativa generalizzata dei lavoratori con disabilità e le altre norme introdotte dal Jobs Act in materia di assunzione delle persone con disabilità. L’iniziativa di carattere legale, che si propone di ottenere l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano, è stata promossa dall’Associazione Tutti Nessuno Escluso, il Coordinamento nazionale per l’inclusione sociale dei disabili psichici, e sottoscritta dalla Consulta cittadina permanente sui problemi delle persone handicappate di Roma Capitale e da altre otto organizzazioni senza fini di lucro attive nel mondo della salute mentale e della disabilità: l’Associazione Regionale Salute Mentale del Lazio, Ylenia e gli amici speciali, Hàgape 2000, Oltre lo Sguardo Onlus, Il mondo che vorrei Onlus, l’Associazione per la riforma dell’assistenza psichiatrica, il S.o.d. Italia e il Coordinamento socio-sanitario per le persone con disabilità. CoorDown, Tutti Nessuno Escluso e le altre associazioni ricorrenti si esprimono contro l’innalzamento della percentuale della chiamata nominativa al 100% e chiedono il ripristino della norma ex ante che prevedeva il 50% di chiamate nominative per le aziende da 15 a 35 dipendenti e il 60% per quelle con più di 50 dipendenti. «Quando è stato approvato il Jobs Act – spiega Virginio Massimo, Presidente di Tutti Nessuno Escluso - la nostra associazione si è subito attivata per individuare un'iniziativa che fosse al tempo stesso adeguata e concreta. È così che nasce l’idea del ricorso alla Commissione Europea. La chiamata nominativa generalizzata dà vita a una nuova forma di "caporalato" e concede ai datori di lavoro la possibilità di scegliersi il disabile su misura. A ciò si aggiunga che non garantendo affatto trasparenza rischia di scatenare una "guerra tra poveri" per ottenere un posto di lavoro». «CoorDown ha deciso di sostenere in modo formale l’iniziativa dell’Associazione Tutti Nessuno Escluso - afferma Sergio Silvestre, presidente Nazionale CoorDown - perché sono mesi che esprimiamo la nostra ferma contrarietà alle modifiche introdotte dal Governo alla legge n. 68/99. Ci piacerebbe che i diritti fossero uguali per tutti, mentre l’abolizione del criterio numerico nelle procedure di assunzione va esattamente nella direzione opposta, favorisce meccanismi discriminatori e penalizza le disabilità più gravi». (28 gennaio 2016) 8 DISABILITÀ: CGIL, BENE RICORSO A COMMISSIONE EUROPEA CONTRO JOBS ACT Daita: "no alla chiamata nominativa generalizzata" Roma, 28 gennaio - "Un’ottima notizia". Così Nina Daita, responsabile delle politiche per la disabilità della Cgil, commenta il ricorso che è stato inviato oggi, da numerose associazioni e organizzazioni, alla Commissione europea, contro la norma del Jobs Act che generalizza la chiamata nominativa per l'assunzione delle persone con disabilità. "L’iniziativa di carattere legale - spiega Daita - si pone l’obiettivo di ottenere l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano. La norma contenuta nel Job Act, infatti, prevede l’innalzamento della percentuale della chiamata nominativa al 100% e abroga la norma ex ante che prevedeva il 50% di chiamate nominative per le aziende da 15 a 35 dipendenti e il 60% per quelle con più di 50 dipendenti". "Una norma, quella del Jobs Act, - conclude Daita - che permette la legalizzazione di una specie di caporalato per l'assunzione dei lavoratori con disabilità, che consente ai datori di lavoro di scegliersi il disabile su misura, attivando un meccanismo ingiusto, discriminatorio e poco trasparente, che costringe le persone con disabilità a cercare di ottenere un lavoro come un favore e non come un diritto. Per questo richiediamo il ripristino della vecchia normativa". (28 gennaio 2016) Fonte: CGIL.it 9 IL JOBS ACT DISCRIMINA LE PERSONE CON DISABILITÀ GRAVE Ricorso alla Commissione Europea di alcune associazioni contro la norma che introduce l'obbligo di chiamata nominativa nell'assunzione di persone con disabilità Undici associazioni – tra cui CoorDown e l'Associazione Tutti Nessuno Escluso – più una quindicina di privati cittadini hanno presentato oggi un ricorso alla Commissione Europea contro le nuove norme introdotte dal Jobs Act in materia di assunzioni delle persone con disabilità. Contestano in particolare l’estensione della chiamata nominativa come modalità per l’assunzione di lavoratori disabili, a scapito della chiamata numerica (art. 6 del Dlgs 151/2015 che modifica l’art. 7 della legge 68/99): una decisione – è scritto nel ricorso presentato dall’avvocato Giuliana Aliberti che «comporta un evidente pregiudizio per tutte le persone disabili in graduatoria nelle liste di collocamento ed in attesa di essere correttamente inserite nel mondo del lavoro», un «deficit di tutela». Pertanto le associazioni chiedono «alla Commissione di avviare una procedura di infrazione nei confronti dello Stato Italiano», «verificata la non conformità della normativa italiana al diritto dell’Unione Europea». Sergio Silvestre è il presidente Nazionale di CoorDown, un’associazione che ha sostenuto il ricorso. Presidente, l’iniziativa del ricorso è dell’Associazione Tutti Nessuno Escluso, perché CoorDown l’ha sostenuta? Sono mesi che esprimiamo la nostra ferma contrarietà alle modifiche introdotte dal Governo alla legge n. 68/99: crediamo che l’abolizione del criterio numerico nelle procedure penalizzi le persone con disabilità più gravi, introduca la possibilità di discriminazione di queste persone e favorisca meccanismi non trasparenti. Come funzionava prima? C’era un sistema di obblighi crescenti a seconda delle dimensioni dell’azienda, ma diciamo che nelle aziende più grandi il 60% delle assunzioni poteva avvenire con chiamata nominativa, il restate 40% doveva obbligatoriamente avvenire con chiamata numerica. Questo meccanismo tutelava le persone con disabilità più gravi, che difficilmente le aziende sceglierebbero. Questa modifica è stata presentata proprio come un andare incontro alle persone con disabilità intellettiva, sostenendo dando alle aziende la possibilità di mettere “la persona giusta al posto giusto” avrebbe eliminato le ritrosie legate alla mancata conoscenza delle persone e delle loro potenzialità… 10 È vero, ma ritengo inaccettabile che un favore alle persone con disabilità intellettiva vada a discapito di persone con altre disabilità. È vero che tutte le assunzioni di persone con disabilità intellettiva avvengono per chiamata nominativa, proprio perché si tratta di inserimenti più difficili. Forse si poteva aumentare la percentuale, ma portarla al 100% mi sembra lesivo del diritto al lavoro di altre persone con disabilità. Non contestiamo lo strumento della chiamata nominativa, ma quell’averla portata al 100%. Perché vede un rischio di discriminazione reale? Non potrebbero a questo punto davvero essere tutti chiamati per chiamata nominativa? Se l’inserimento lavorativo avvenisse tramite i servizi per il collocamento mirato ci sarebbero le garanzie di un soggetto pubblico e la cosa potrebbe anche funzionare. Qui a Pordenone esiste un ufficio unico che lavora molto bene, chi ci lavora gira davvero le aziende per mettere insieme l’offerta e la domanda, fa accompagnamento… il 90% delle persone con disabilità intellettiva che può lavorare qui lavora. Il problema invece è che in tante zone questi uffici non esistono o che gli inserimenti lavorativi si fanno tramite soggetti convenzionati. Alcune associazioni, come Fish, sono favorevoli a questa novità. L’Osservatorio sulla disabilità come si è espresso in materia? Non si è mai espresso, perché in effetti non c’è un giudizio unanime. Stiamo lavorando a delle Linee Guida per il monitoraggio degli effetti del Jobs Act sul lavoro delle persone con disabilità. (28 gennaio 2016) Fonte: Vita.it 11 SCUOLA SCUOLA E DISABILITÀ, L'ITALIA È ALL'AVANGUARDIA, PERCHÉ IL MIUR VUOLE CAMBIARE Ci dice l'Istat che in Italia sono quasi 154.000 gli alunni e gli studenti con disabilità più o meno gravi che frequentano le scuole di ogni ordine e grado. 87.000 frequentano la scuola primaria e 67.000 la secondaria di primo grado. L'Istat rileva anche che i numeri sono in aumento rispetto a una dozzina di anni fa perché si è innalzato il grado di fiducia delle famiglie con persone disabili nell'istituzione scolastica e nella capacità di quest'ultima di rispondere, nella stragrande maggioranza dei casi, ai bisogni educativi, didattici e di socializzazione. Insomma, il modello italiano di integrazione della disabilità attraverso il percorso scolastico funziona, da almeno 40 anni. E converrebbe incentivarlo, piuttosto che smantellarlo. Cosa stia accadendo nelle scuole italiane in fatto di disabilità dopo l'annuncio del Miur della elaborazione di un decreto delegato, effetto della pessima legge 107/2015, ce lo spiega la professoressa Manuela Pascarella, laureata in Filosofia, e da quasi un decennio insegnante di sostegno, e dunque una specialista del "modello italiano" della socializzazione e della didattica per alunni e studenti disabili. Per questo post, lascio volentieri a lei la parola, con la certezza che le sue riflessioni ci aiutano a riportare il dibattito pubblico su questo tema sui binari culturali e pedagogici più corretti. "Quando abbiamo frequentato i corsi di specializzazione universitaria per la didattica alle persone con disabilità ci veniva sempre detto: non diventate mai gli angeli custodi dell'alunno disabile, ma uno strumento, un ponte che permette loro, in ogni momento della loro vita scolastica, di entrare in relazione con gli altri. Nella nostra prassi quotidiana, ciò significa che noi insegnanti di sostegno (non è una rivendicazione corporativa, ma una formulazione burocratica) siamo a tutti gli effetti docenti di quella classe, perché la nostra prerogativa è quella di fornire sostegno a tutti gli alunni e gli studenti. Entrare in relazione con tutta la classe per un alunno o uno studente disabile significa preparare l'intera classe alla socializzazione, evitando forme di marginalizzazione e ghettizzazione. Siamo noi che facilitiamo le forme di integrazione, anche didattica. Questo è il modello italiano, introdotto quasi 50 anni fa dalla legge 517 del 1977 e confermato dalla legge 104 del 1992: evitare di portare in classe la facile soluzione di una ipermedicalizzazione della disabilità, ed evitare che il docente di sostegno si trasformi in un infermiere più o meno bravo. In questi decenni, siamo riusciti ad affermare il principio per il quale siamo docenti a tutti gli effetti e a tutto tondo della classe, non medici, e la classe non è la succursale di un reparto ospedaliero. È grazie a questo modello, italiano, brillante, e di successo, che abbiamo introdotto nelle scuole e nelle classi 12 gli strumenti didattici e culturali per cambiare il contesto-classe in modo che tutti insieme, l'alunno disabile, i suoi amici studenti e gli stessi insegnanti fossero in grado di trovare i giusti strumenti per favorirne l'apprendimento. Con l'annuncio trapelato dal ministero dell'Istruzione, siamo invece di fronte ad una novità rilevante proprio sul piano culturale delle metodologie. Il Miur prevede una figura professionale che si colloca a metà strada tra figura medica e figura educativa, un ibrido che rischia di snaturare l'insegnante di sostegno, che è, e vuole restare, un docente della classe, non un corpo separato. Il sottosegretario Faraone sembra invece molto interessato ad un modello anglosassone di introduzione di iperspecialisti sanitari delle singole patologie di cui sarebbero portatori i ragazzi disabili. Con la conseguenza di smantellare il modello italiano, che tutto il mondo ci invidia e vuole copiare, di trasformare un docente a tutto tondo in una sorta di patologo che gira per le scuole all'occorrenza, distribuendo farmaci e terapie, e riducendo e impoverendo i fattori di relazione e socializzazione delle persone disabili con il contesto della classe. Insomma, grazie al modello italiano, decine di migliaia di famiglie con persone disabili hanno ritrovato fiducia nell'istituzione scolastica, proprio per la sua capacità di guardare lontano, al futuro. Quando le famiglie si chiedono che ne sarà dei loro ragazzi in un futuro prossimo, affermano un bisogno che oltrepassa la semplice e banale somministrazione di una terapia. Chiedono assicurazioni, a noi, alla scuola, alla società, sul futuro dei loro cari in difficoltà. Fino ad oggi, la risposta delle istituzioni italiane, soprattutto quelle scolastiche, è stata positiva, forte, e culturalmente vincente. Perché smantellare ciò che di buono vi è nelle nostre esperienze scolastiche, e nella nostra legislazione sulla disabilità? Su questi argomenti, vorremmo che si apra un confronto pubblico, largo, a partire da una interlocuzione proprio con i vertici del ministero, con la signora ministra e col sottosegretario Faraone, artefici di un cambiamento culturale difficilmente spiegabile e destinato già in partenza al fallimento" Domenico Pantaleo (13 gennaio 2016) Fonte: Flcgil.it 13 SE L'ALUNNA DISABILE NON VA A SCUOLA... LA SCUOLA VA DALL'ALUNNA DISABILE! Progetto nell'istituto comprensivo di Loreto Aprutino (Pescara), frutto della sinergia tra famiglia, preside, comune e Asl. Angelica, bimba autistica di 4 anni, si ammala spesso. Di qui l'idea della mamma, che è piaciuta a tutti: “Assistente e insegnante di sostegno affiancheranno Angelica a casa, quando non potrà andare a scuola” ROMA - D'ora in poi, quando Angelica non potrà andare a scuola per ragioni di salute, sarà la scuola ad andare a casa sua: niente a che vedere con la “scuola a domicilio”, perché Angelica, quando è in salute, a scuola vuole e deve andare. Fa parte del suo “percorso terapeutico” e le fa bene, per affrontare i problemi che il suo autismo le pone. Il progetto, decisamente originale seppur non proprio inedito, prevede invece che la sua assistente educativa e l'insegnante di sostegno la affianchino “a domicilio” per quelle ore in cui avrebbero dovuto affiancarla in classe. A raccontarci questa storia “a lieto inizio”, come la chiamano loro stessi, sono i genitori di Angelica, Carla Giovannetti e Domenico Cornella. “E' l'esempio positivo di una bella e feconda sinergia tra la preside della scuola e i referenti del comune e della Asl – ci racconta papà Domenico - Segno che quando il gruppo di lavoro funziona, tutto va per il meglio”. Angelica è una bambina autistica di 4 anni e mezzo e frequenta la scuola dell’infanzia presso l’istituto comprensivo di Loreto Aprutino, in provincia di Pescara. E questa, in breve, è la storia, come ce la racconta mamma Carla. “Purtroppo Angelica si ammala molto spesso: abbiamo contatto che, dall’inizio dell’anno scolastico fino ad oggi, non ha frequentato più di 20 giorni. Così, durante il gruppo H, la referente della cooperativa sociale da cui dipende la sua assistenza ha proposto di dirottare l’operatrice su un altro bambino, nei giorni in cui Angelica è assente. Questo anche perché, ci hanno spiegato, in caso di assenza di Angelica l’assistente restava a casa e non riceveva compenso”. L’idea però non è piaciuta alla mamma di Angelica, che ne ha avuto una decisamente migliore: “Ho proposto che quelle ore fossero dirottate non su un altro bambino, ma sul domicilio di Angelica, che in questo modo avrebbe mantenuto una continuità con le sue figure di riferimento e con l’attività didattica”. L’ideaha interessato molto la preside dell’Istituto, che si è impegnata subito per la sua realizzazione: “A Natale mi ha telefonato, convocandomi a un incontro con la cooperativa e l’insegnante di sostegno e di sezione - ci racconta ancora la mamma di Angelica - Ci ha detto che l’idea le 14 sembrava molto buona e che ne aveva verificato la fattibilità. Conoscendo bene la giurisprudenza scolastica, aveva trovato una sentenza del Consiglio di Stato che rendeva possibile proprio un progetto del genere”. Insomma, gli strumenti legali c’erano: occorreva solo fare insieme un progetto. “Il responsabile della cooperativa propose la scuola a domicilio – ci riferisce Carla – ma io decisamente rifiutai subito: Angelica deve andare a scuola e stare con i suoi compagni, perché questo fa parte del so percorso terapeutico. E soprattutto perché ne ha bisogno e le fa bene. Abbiamo così ideato un progetto diverso: nelle ore in cui Angelica sarà assente da scuola, d’ora in poi, la sua assistente e l’insegnante di sostegno verranno a casa a svolgere le attività didattiche. Questo è concretamente possibile dall'11 gennaio: il che significa che, la prossima volta che Angelica si ammalerà, accoglieremo in casa le persone con cui è abituata a lavorare. Questo ci rende molto felici. E ci dimostra che, quando si uniscono le forze e le volontà di tutti i soggetti coinvolti, ciò che pare impossibile diventa possibile”. (cl) (14 gennaio 2016) Fonte: RedattoreSociale.it 15 WELFARE DISABILITÀ, QUANDO CAMBIA L'ASSISTENTE: "UNA TRAGEDIA AFFIDARSI A NUOVE MANI" La questione sollevata da Ileana Argentin: Chiederò un albo degli operatori sociali. Sostituzione ancor più drammatica per disabili gravissimi. Lamanna (C16N): continuità assistenziale sia la prima regola. E' questione di dignità. Bonanno: reclusa in casa quando formo un nuovo operatore per mio figlio ROMA – L'assistenza è una cosa seria, per una persona con disabilità. E un operatore non si può sostituire a cuor leggero. Anzi, non si dovrebbe sostituire affatto. Purtroppo però la realtà è tutta diversa. Ne ha parlato pochi giorni fa Ileana Argentin nel suo blog sull'Huffington Post, in cui saluta con tristezza Francesco, l'operatore che da quattro anni e mezzo l'affianca ogni giorno. “Non ci crederete, ma è una roba orribile cambiare assistente e doverlo sostituire con un altro – racconta Infatti chi vive una disabilità sa che il proprio operatore, a differenza di quanto dicono in molti, non è un ausilio che si rompe e lo sostituisci. Pur rimanendo nella completa autonomia del tuo pensiero, lavorando con questa persona tutti i giorni, è un po' come se il suo corpo diventasse in parte anche il tuo. Le tue braccia e le tue gambe, se non si muovono, vengono sostituite dalle sue e quindi oltre ad una grande sofferenza morale, hai anche un malessere fisico che si aggiunge in queste difficili situazioni. Le mani di un altro, per quanto gentile e professionale, ti infastidiscono, ti irritano, è come se invadessero la tua privacy”. Francesco non è l'operatore di una cooperativa, ci spiega Argentin, a cui abbiamo chiesto qualche chiarimento. “E' l'operatore che ho scelto e assunto personalmente. E ha deciso lui di andarsene”, precisa, scongiurando eventuali processi alla cooperativa di turno. “Ma c'è una ragione alla base della sua decisione – spiega – Ed è la condizione in cui questi operatori devono lavorare: inquadrati come badanti, con uno stipendio insufficiente e un lavoro che sembra un ripiego. Il problema di fondo è la mancanza di un albo degli operatori sociali, che condanna queste figure professionali, spesso molto formate e qualificate, a una perenne sottovalutazione del proprio lavoro. E le costringe a cambiarlo, non appena si presenta l'occasione. Per questo, presenterò una proposta di legge, chiedendo che venga istituito un albo apposito, che serva a professionalizzarli e a valorizzare questo lavoro”. 16 Perché sostituire un operatore, appunto, non è uno scherzo: lo sa e lo racconta bene Argentin, ma ancor meglio di lei lo sanno tante famiglie in condizioni sociali più difficili. “Penso a chi deve affidare l'assistenza del proprio caro a una cooperativa – ci dice Argenti – Allora la situazione è decisamente più drammatica, perché l'operatore, sottopagato, facilmente si assenta. E la sostituzione è improvvisata, non sai mai chi ti entra in casa. Ma penso anche alle famiglie con ragazzi autistici – continua .- per i quali la continuità dell'operatore è fondamentale e la sostituzione rappresenta un problema ancor più serio”. E lo sanno molto bene le persone con disabilità grave, come quelli rappresentati dal Comitato 16 Novembre: “Una delle nostre battaglie principali è proprio la continuità assistenziale – ci spiega Mariangela Lamanna, portavoce del comitato - Asl e comune non ce la garantiscono: e questo è gravissimo soprattutto per quei disabili che hanno solo gli occhi per potersi esprimere: abituarsi l'uno all'altro richiede tempo, anche 3 o 4 mesi. L'empatia infatti non basta: deve esserci la comunicazione, che in certi casi è ridotta al solo sguardo. Una volta stabilita questa, una sostituzione sarebbe davvero drammatica per l'ammalato, che deve ricominciare da zero. Ma anche per la famiglia, che deve dare di nuovo indicazioni, visto che non c'è mai un periodo di affiancamento”. E poi c'è anche una considerazione economica: “ciò che il vecchio operatore fa in un'ora, il nuovo lo fa in due ore. Ecco perché la continuità comporta anche un risparmio. Ma soprattutto – conclude Lamanna – è in ballo la dignità del malato: per lui, sostituzione significa soprattutto mani nuove che lo toccano intimamente ogni giorno.Ecco perché riteniamo e continuiamo a chiedere che la continuità assistenziale sia, almeno per questi pazienti, la regola principale alla quale attenersi”. Lo sa bene, benissimo, anche Chiara Bonanno, mamma di un ragazzo con grave disabilità, che assiste 24 ore su 24. “Nel mio municipio hanno sospeso senza ragione i pagamenti dell'assistenza indiretta a ottobre, lasciando nei guai 70 persone con disabilità e le relative famiglie. Chi poteva ha anticipato i soldi all'operatore, per evitare che se ne andasse. Ma molti, tra cui io, non hanno la possibilità di farlo. E così abbiamo dovuto lasciar andare gli assistenti. Naturalmente questo ha comportato un danno gravissimo per gli assistiti ed i loro famigliari. Io, per esempio, vivo sola con mio figlio: l'assistenza che riceve mi permette di sopravvivere, seppur da reclusa. Un operatore capace, che conosca mio figlio e sappia come trattarlo, mi permette di mettere il naso fuori casa almeno ogni tanto. Perché so che Simone sta sereno e che una sua eventuale crisi viene riconosciuta dal suo assistente. Quando invece un operatore viene sostituito, io per due o tre mesi almeno non posso muovermi di casa, perché devo seguire passo passo il nuovo assistente. Adesso, con la sospensione del servizio, ricevo solo l'assistenza infermieristica dalla Asl, 7 ore al giorno. E quando finalmente, forse anche tramite le nostre azioni legali, la situazione si sbloccherà, dovrò trovare un nuovo operatore: un'impresa non certo facile, perché deve piacere innanzitutto a mio figlio e avere tutte le caratteristiche che servono 17 per stare accanto a lui. E una volta che lo troverò, dovrò istruirlo e formarlo, prima di poter affidare Simone alle sue mani, anche solo qualche ora. Ecco perché, per noi famiglie, la sostituzione di un operatore è una vera tragedia”. (cl) (7 gennaio 2016) Fonte: RedattoreSociale.it 18 SE IN NOME DEL RISPARMIO SI CALPESTANO I DIRITTI «Quale sarà il prossimo servizio di cui i cittadini con disabilità (sempre in nome del risparmio, sia chiaro) verranno privati?»: è un quesito a dir poco amaro, quello proposto dall’ANFFAS di Modica, in provincia di Ragusa, ma quanto mai attuale, di fronte a decisioni come quelle assunte dalla locale Azienda Sanitaria Provinciale, che in nome del risparmio portano a calpestare letteralmente i diritti delle persone, fino a casi limite, come quello denunciato dalla Federazione FINCOPP e riguardante un giovane studente di Ragusa Proprio in questi giorni, denunciando la “scomparsa” di servizi fondamentali come la farmacia territoriale dell’Ospedale Maggiore di Modica (Ragusa) – ciò su cui torneremo in seguito – la Sezione locale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) aveva voluto sottolineare in una nota le azioni dell’ASP 7 (Azienda Sanitaria Provinciale) di Ragusa, «alla spasmodica ricerca di un risparmio che non solo è tutto da dimostrare, ma che non riesce a vedere dietro ai numeri le persone e i bisogni» Parole che ci sono tornate alla mente, apprendendo quanto accade all’Istituto Galileo Ferraris di Ragusa, dove un giovane con disabilità, affetto da una grave malformazione congenita della colonna vertebrale e del midollo spinale, quale la spina bifida, non autonomo, deambulante in carrozzina e con la necessità di effettuare il cateterismo vescicale intermittente per cinque volte al giorno, di cui una durante la ricreazione dell’orario scolastico, si trova suo malgrado coinvolto in una vicenda ove non ne vengono rispettati i diritti, «sanciti e tutelati dalla Costituzione Italiana, dalla Legge 104/92, dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità», come denunciato dalla FINCOPP, la Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). In sostanza, come si legge nella nota prodotta dalla Federazione presieduta da Francesco Diomede, il giovane necessiterebbe a scuola di un infermiere competente, che effettuasse durante la ricreazione il cateterismo vescicale intermittente, come più volte richiesto all’ASP di Ragusa, secondo la quale si potrebbe invece procedere a operazioni quali il “cateterismo a sacca” o l’“autocateterismo”, «la prima delle quali – viene sottolineato dalla FINCOPP – avrebbe letteralmente effetti devastanti sulla persona, mentre la seconda, nelle condizioni fisiche di un giovane privo di stabilità ed equilibrio, sarebbe impossibile da eseguirsi», il tutto testato da fior di specialisti, chiamati a produrre relazioni e consulenze. In un “balletto”, quindi, di ricorsi e sentenze, 19 alla fine il Tribunale di Ragusa ha deciso di confermare una sua precedente ordinanza, che aveva previsto il “cateterismo a sacca” durante l’orario scolastico, «in netto contrasto – secondo la FINCOPP – con la logica e la coerenza». Il legale che tutela la famiglia del giovane ha per altro già predisposto un nuovo ricorso, anche se, come viene sottolineato dalla FINCOPP, «la Giustizia non si ferma a Ragusa e la nostra Associazione non intende assolutamente abbandonare il giovane e i suoi familiari, che sono determinati a tutelare un diritto legittimo del proprio figlio sino in Cassazione o alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, chiedendo anche l’intervento del Capo dello Stato, in qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura». E torniamo così alla denuncia iniziale dell’ANFFAS di Modica, riguardante la chiusura della farmacia territoriale dell’Ospedale Maggiore, decisione dalle pesanti conseguenze, se è vero, come sottolineano dall’Associazione, «che non tutte le famiglie dispongono dell’assistenza infermieristica per il tempo necessario a lasciare al sicuro i propri figli con disabilità gravissima durante il viaggio a Ragusa – per alcune non così breve -, così come non è affatto scontato che a Ragusa siano sempre disponibili presìdi indispensabili, quali i sondini per l’aspirazione, i bottoni per la PEG [gastrostomia endoscopica percutanea, ovvero il sondino per l’alimentazione dall’esterno, N.d.R.] e i prodotti per l’alimentazione». Cosicché è già accaduto che un malato di SLA (sclerosi laterale amiotrofica) «sia rimasto senza il materiale di consumo fondamentale per la sua salute, nonostante i suoi figli abbiano trascorso diverse ore in fila presso lo sportello dalla farmacia dell’Ospedale di Ragusa e con lui tanti altri». Nello specifico si punta il dito contro l’accentramento dei servizi, ritenendo che «non sempre esso sia una scelta vincente né in termini di efficienza né di risparmio», ma in generale ciò che ancor più preoccupa è che «a rendere ulteriormente pesante la condizione delle persone con disabilità gravissima e delle loro famiglie, si preannuncia la prossima sospensione di molti servizi derivanti dalla Legge 328/00 (Piani di Zona), a causa dell’esaurimento dei fondi regionali». A questo punto non possiamo che far nostro il triste quesito conclusivo proposto dall’ANFFAS di Modica. «Quale sarà il prossimo servizio di cui i cittadini con disabilità (sempre in nome del risparmio, sia chiaro) verranno privati?». In linea con la FINCOPP e con la sua battaglia in favore del giovane studente con disabilità dell’Istituto Ferraris di Ragusa, confidiamo che qualche Corte – nazionale o internazionale – ristabilisca il diritto e i diritti. (S.B.) (8 gennaio 2016) Fonte: Superando.it 20 L'ACCOMPAGNAMENTO NON "SCADE" A 18 ANNI: LA VISITA NON SERVE, BASTA LA RICHIESTA DELLA PENSIONE Massimo Piccioni (Inps) e Gianfranco de Robertis (Anffas) precisano alcuni passaggi normativi che a tante famiglie non sono chiari: "Chi ha l'accompagnamento durante la minore età, non deve più sottoporsi a visita al 18° anno, grazie alla legge 114/2014. Diverso per chi ha indennità di frequenza". E anche la 104 è "a vita": almeno in teoria ROMA - Chi ha un indennità di accompagnamento durante la minore età, al compimento del 18° anno non deve più sottoporsi a visita di accertamento, ma soltanto richiedere la pensione d'invalidità: la novità non è recentissima, risale a circa due anni fa, ma a quanto pare non tutti lo sanno, visto che l'imminenza della maggiore età del figlio continua a suscitare nelle famiglie una discreta preoccupazione: rischia di perdere qualcuno dei benefici che la legge gli concede? E la 104, è a rischio anche lei? Generalmente no: Lo abbiamo chiesto innanzitutto al Coordinatore generale Medicina legale dell'Inps Massimo Piccioni, che così ci rassicura: "Nessuna norma prevede la necessità di presentare una nuova domanda di handicap al compimento del diciottesimo anno di età": - precisa Piccioni - Anche nel caso in cui, nell'originario verbale, fosse stata indicata una visita di revisione in coincidenza con il compimento della maggiore età, con la legge 114/2014, i verbali recanti data di revisione successiva a quella di entrata in vigore del citato provvedimento conservano piena validità fino alla conclusione del relativo iter di verifica". E proprio sulla portata della legge 114/2014 si sofferma l'avvocato dell'Anffas, Gianfranco de Robertis: "Il cosiddetto ‘decreto semplificazione', divenuto poi legge, prevede che il disabile che durante la minore età era titolare di indennità di accompagnamento, non debba ripresentarsi a visita. Prima invece, al compimento del 18° anno, tutti indistintamente, anche chi rientrava nelle patologie non rivedibili elencate nel Dm del 2 agosto del 2007, al compimento di maggiore età doveva comunque presentarsi a visita. Questo perché l'accertamento in minore età segue criteri diversi rispetto alla maggiore età, quando si applicano le tabelle ministeriali del ministero della salute in cui l'invalidità civile viene considerata in base alla capacità lavorativa generica. E anche perché, con la maggiore età, sopraggiunge il diritto alla sospensione d'invalidità, non percepita dai minori". Ora, il decreto ha effettivamente "semplificato" le cose: perché "chi ha l'indennità di accompagnamento durante la minore età non deve andare a visita, ma solo presentare all'Inps il 21 modello AP70, per avere la pensione d'invalidità, che è collegata al reddito". Diversa la situazione per i minori che hanno solo l'indennità di frequenza: "questi - precisa l'avvocato - dovranno ripresentarsi a visita, su convocazione di Inps". C'è però un problema, molto rilevante, che riguarda le persone con autismo dopo i 18 anni: la diagnosi di autismo infatti non esiste per gli adulti. E De Robertis ce lo piega così: "L'invalidità civile viene valutata in base alle tabelle del 2992, tuttora vigenti, che però non comprendono la voce autismo. Le commissioni adottano quindi un criterio analogico". Ed è così che l'autismo diventa "insufficienza mentale grave", o "disturbo dello sviluppo" e così via. Il problema esiste, quindi, "ma non può risolverlo l'Inps - spiega De Robertis - che non legifera. Si è però dotata, il 2 aprile scorso, di Linee guida scientifiche, che dovrebbero proprio agevolare una corretta individuazione dell'autismo. Quelle linee guida di cui ci parla qui Rosa Pennino, che con la sua associazione "L'autismo parla" ha contribuito ad ottenerle. Per quanto riguarda invece la 104, "teoricamente non è rivedibile ed è ‘a vita', ma no p escluso che l'Inps convochi per una revisione anche di quella. E' la linea che ha assunto con la finanziaria del 2011 e il piano di controlli straordinari: la cosiddetta ‘guerra ai falsi invalidi' ha investito, in una certa misura, anche la 104. Ma possiamo dire che, generalmente, la 104 non si perde, ma si conserva per tutta la vita". (cl) (28 gennaio 2016) Fonte: SuperAbile.it 22 NOTIZIE DAL TERRITORIO TOSCANA, 14 MILIONI PER DARE LAVORO A 1.500 DISABILI La Regione investe 14,7 milioni di euro per l’accompagnamento al lavoro dei disabili e dei soggetti vulnerabili. Alla presentazione di progetti sono ammesse imprese e cooperative sociali e soggetti pubblici e privati FIRENZE – La Regione Toscana investe 14,7 milioni di euro per l’accompagnamento al lavoro dei disabili e dei soggetti vulnerabili. I fondi arrivano dal fondo sociale europeo. Il bando, che scade il 31 marzo, intende promuovere la realizzazione su tutto il territorio regionale di un sistema diffuso e articolato di servizi per l’accompagnamento al lavoro di persone disabili in carico ai servizi socio sanitari regionali. I progetti che concorreranno al bando dovranno dunque sviluppare percorsi di sostegno per l’inserimento socio-terapeutico e socio – lavorativo delle persone disabili. Alla presentazione di progetti sono ammesse imprese e cooperative sociali e soggetti pubblici e privati che operano nel recupero socio-lavorativo di soggetti svantaggiati. Nello specifico, i destinatari dei progetti sono persone non occupate, in carico ai servizi socio sanitari, che siano in condizioni di disabilità certificata, sia fisica che mentale. Il numero di destinatari coinvolti nei progetti dovrà essere pari, complessivamente, ad ameno 1.510 persone. Per ciascuna zona distretto potranno essere presentasti uno o più progetti per importi non inferiori a 100 mila euro e non superiori a 1,5 milioni di euro. Le tipologie di attività che dovranno obbligatoriamente essere incluse nelle proposte progettuali sono, tra quelle indirizzate alla persona: accesso e presa in carico, valutazione del livello di occupabilità dei partecipanti, orientamento dei partecipanti, progettazione personalizzata, accompagnamento in azienda per i partecipanti. Tra le attività indirizzate al processo di occupabilità si collocano lo “scouting” delle imprese interessate ad accogliere i partecipanti in stage; il “matching” tra domanda e offerta di lavoro, il sostegno di un tutor in azienda. (18 gennaio 2016) Fonte: RedattoreSociale.it 23 TOSCANA, CONTRIBUTO ANNUALE DI 700 EURO ALLE FAMIGLIE CON DISABILI Lo prevede la Regione in virtù della legge regionale n. 82 che, all'articolo 5, istituisce per il triennio 2016 - 2018 un contributo finanziario annuale a favore delle famiglie con figli minori di 18 anni disabili FIRENZE – Contributi dalla Regione Toscana alle famiglie con disabili. In data 28 dicembre 2015 è stata approvata la legge regionale n. 82 che, all'articolo 5, istituisce per il triennio 2016 - 2018 un contributo finanziario annuale a favore delle famiglie con figli minori di 18 anni disabili. Le domande potranno essere presentate presso il comune di residenza a partire dal 1 gennaio 2016. I requisiti e le modalità di richiesta previsti dalla nuova legge sono: il contributo è annuale per il triennio 2016 – 2018 ed è pari ad euro 700 per ogni minore disabile in presenza di un’accertata condizione di handicap grave di cui all’articolo. Ai fini dell’erogazione del contributo è considerato minore anche il figlio che compie il diciottesimo anno di età nell’anno di riferimento del contributo. (18 gennaio 2016) Fonte: RedattoreSociale.it 24 Nota di Antoni Canalia – Ufficio Politiche per le disabilità CGIL Piemonte ANALISI DEL DECRETO LEGISLATIVO N.151/2015, CHE MODIFICA LE NORME DELLA LEGGE 68/99 SUL DIRITTO AL LAVORO DELLE PERSONE CON DISABILITÀ Il Decreto Legislativo 14 settembre 2015, n. 151 in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183, entrato in vigore il 24/09/2015, modifica parti importanti della Legge 68/99. L'intero Capo I del Titolo I - dall'art. 1 all'art. 13 - riguarda i lavoratori disabili. Art. 1 L'art. 1 prevede che vengano definite delle linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità, demandate ad uno o più Decreti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, che devono essere emessi entro 180 giorni, sulla base di alcuni principi : promuovere una rete integrata tra i servizi sociali, sanitari, educativi e formativi del territorio, che coinvolga anche l'INAIL per l'integrazione lavorativa delle persone con disabilità da lavoro; dare impulso ad accordi territoriali tra organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, cooperative sociali, associazioni delle persone con disabilità, per favorire l'inserimento lavorativo delle persone con disabilità. individuare modalità di valutazione bio-psico-sociale della disabilità, (su base ICF) e la definizione dei criteri di predisposizione dei progetti di inserimento lavorativo che tengano conto delle barriere e dei facilitatori ambientali; predisporre l'analisi delle caratteristiche dei posti di lavoro da assegnare ai disabili, anche con riferimento alle modifiche che il datore dì lavoro è tenuto ad adottare; definire la figura del responsabile dell'inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro, con compiti di predisposizione di progetti personalizzati per le persone con disabilità e di risoluzione dei problemi legati alle condizioni di lavoro dei lavoratori con disabilità, in raccordo con l'I.N.A.l.L. per le persone con disabilità da lavoro; l'impegno di individuare le buone pratiche di inclusione lavorativa dei disabili. Nota: non è esplicitato il necessario coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nell'elaborazione di dette linee guida, per definire le scelte relative al miglioramento dell'inserimento mirato al lavoro dei disabili. Rispetto alla nuova figura del responsabile dell'inserimento lavorativo, sarebbe stato più funzionale istituire nei posti di lavoro una unità tecnica “un osservatorio per i lavoratori con disabilità”, che in stretto raccordo con le RSU/RSA aziendali, si potesse occupare con progetti personalizzati ad affrontare e risolvere i problemi legati alle condizioni di lavoro delle persone con disabilità. 25 Art.2 Viene modificato l'art.1 comma 1 let.a) della L.68 prevedendo che la disciplina sul collocamento mirato si applichi anche alle persone con capacità di lavoro ridotta, a meno di un terzo, cioè ai percettori di assegno ordinario di invalidità Inps. Nota: E' positiva la scelta di allargare alle persone con una disabilità parziale la possibilità di poter essere assunte tramite il collocamento mirato. Art.3 Viene modificato l'art. 3 della legge n. 68/99 eliminando il cosiddetto "regime di gradualità". I datori di lavoro che occupano da 15 a 35 dipendenti sono obbligati fin da subito all'assunzione di una persona con disabilità. In precedenza l'obbligo sorgeva solo in caso di nuove assunzioni, ora il fatto di avere dai 15 ai 35 dipendenti impone al datore di lavoro di assumere un lavoratore disabile. Questo vale anche per partiti politici, organizzazioni sindacali ed organizzazioni che, senza scopo di lucro operano nel campo della solidarietà sociale, dell'assistenza e della riabilitazione. Nota: è' condivisibile la nuova norma che impone, raggiunto il numero di occupati previsto dalla L 68/99, l'assunzione immediata dei disabili senza dover aspettare le future nuove assunzioni. E' sbagliata la scelta di applicarla solo dal 1° gennaio 2017. Art. 4 Viene modificato l'art. 4 della legge n. 68/99. E' introdotto l’obbligo di conteggiare nella quota di riserva i lavoratori, già disabili prima della costituzione del rapporto di lavoro, anche se non assunti tramite il collocamento obbligatorio, nel caso in cui abbiano una riduzione della capacità lavorativa superiore al 60%, o minorazioni ascritte dalla prima alla sesta categoria di cui alle tabelle annesse al DPR 915/1978, o con disabilità intellettiva e psichica, con riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%. Nota: da una parte vengono maggiormente salvaguardati i lavoratori già disabili prima dell'assunzione avvenuta fuori dalle liste speciali, ricomprendendoli nelle tutele previste dalla Legge 68/99. Dall'altra però viene di conseguenza ridotto il numero dei posti non coperti della quota di riserva (assunzioni obbligatorie), limitando la possibilità di nuove assunzioni delle persone con disabilità. La formulazione generica della norma approvata può dare luogo ad equivoci e valutazioni arbitrarie. Sarebbe stato opportuno precisare che la disabilità intellettiva e psichica deve essere certificata dalle autorità competenti. 26 Art. 5 Viene modificato l'art. 5 della legge n. 68/99. E' introdotto l’esonero totale dall’obbligo di assunzioni obbligatorie per i datori di lavoro privati e gli enti pubblici economici che occupano addetti impegnati in lavorazioni che comportano il pagamento di un tasso di premio ai fini INAIL pari o superiore al 60 per mille, attraverso una autocertificazione. I datori di lavoro dovranno versare al Fondo Nazionale per il diritto al lavoro dei disabili un contributo esonerativo pari a 30,64 euro per ogni giorno lavorativo per ciascun lavoratore con disabilità non occupato. Viene prevista la compensazione territoriale automatica anche per i datori di lavoro pubblici, prima doveva essere richiesta l'autorizzazione preventiva. In particolare, si stabilisce che i datori di lavoro pubblici possono (comunicandolo per via telematica) assumere in una unità produttiva un numero di lavoratori aventi diritto al collocamento obbligatorio superiore a quello prescritto, compensando il minor numero di lavoratori assunti in altre unità produttive della medesima regione. Nota: l'introduzione dell'esonero totale per attività di rischio e pericolose, aumenta la possibilità da parte dei datori di lavoro di aggirare, attraverso il pagamento di una penale, l'obbligo di assumere i lavoratori disabili. I motivi dell'esclusione dovrebbero essere legati non al tasso infortunistico, ma ad un intreccio tra tipologia della disabilità, competenze del disabile e condizioni di lavoro. Non è condivisibile l'autocertificazione, che si può prestare a scelte arbitrarie, meglio sarebbe stato mantenere l'autorizzazione preventiva da parte degli uffici competenti. E' altresì negativa la scelta di indirizzare al Fondo Nazionale e non a quello Regionale le risorse della sanzione prevista, come invece prescrive per tutte le altre penali, l'art. 14 della Legge 68/99. Anche la scelta di facilitare la compensazione territoriale nel pubblico impiego è particolarmente negativa, in quanto apre la strada alla nascita di “reparti o uffici confino” in cui raggruppare più disabili. Aumenta altresì il rischio, per le persone con disabilità, di dover svolgere il proprio lavoro lontano dal proprio contesto familiare. La compensazione potrebbe penalizzare i territori già colpiti da alte percentuali di disoccupazione tra i disabili". Art. 6 Viene modificato l'art. 7 della legge n. 68/99. Le assunzioni con chiamata nominativa, fino ad oggi limitate ad alcune realtà lavorative, vengono estese a tutti i datori di lavoro privati e agli enti enti pubblici economici, tra le persone iscritte alle liste speciali dei centri per l’impiego. Attualmente le assunzioni con chiamata nominativa erano previste per le aziende da 15 a 35 dipendenti obbligate ad assumere una sola persona disabile e per i partiti politici, le organizzazioni sindacali e sociali e gli enti da essi promossi. Le aziende con un numero di dipendenti da 36 a 50, potevano procedere all'assunzione di un lavoratore con chiamata nominativa e l'altro con richiesta numerica. Nel caso di aziende con più di 50 dipendenti il 60% poteva essere assunto con chiamata nominativa ed il restante 40% con richiesta numerica. Le assunzioni obbligatorie si potranno fare anche tramite la stipula delle convenzioni previste dall'art.11 della Legge 68/99 27 Nel caso di mancata assunzione con chiamata nominativa entro il termine di sessanta giorni gli uffici avviano i lavoratori secondo l'odine di graduatoria per la qualifica richiesta o altra concordata con il datore di lavoro. Nota: E' particolarmente negativa la nuova norma che permette la generalizzazione delle assunzioni dei disabili tramite le chiamate nominative, che potrebbe creare pesanti discriminazioni, in particolare per i lavoratori/trici con gravi disabilità (specie se psichiche o intellettive), con il pericolo di una loro emarginazione a favore di lavoratori/trici con una disabilità minore. Art. 7 Viene modificato l'art. 8 della legge n. 68/99. Si stabilisce che la tenuta dell'elenco delle persone con disabilità, che risultano disoccupate, è di competenza dei servizi per il collocamento mirato nel cui ambito territoriale si trova la residenza della persona che può iscriversi nell'elenco di altro servizio in altra parte d'Italia, previa cancellazione dall'elenco in cui era precedentemente iscritta. Viene altresì definito che presso i servizi per il collocamento mirato opera un comitato tecnico, composto da funzionari dei servizi medesimi e da esperti del settore sociale e medico-legale, con particolare riferimento alla materia della disabilità, con compiti di valutazione delle capacità lavorative, di definizione degli strumenti e delle prestazioni atti all'inserimento e di predisposizione dei controlli periodici sulla permanenza delle condizioni di disabilità. Ai componenti il Comitato Tecnico non spetta alcun compenso, indennità o gettone di presenza. Nota: viene data la possibilità ai disabili di potersi iscrivere in alternativa ad un altro elenco che non sia solo quello del territorio di residenza. Vengono ulteriormente specificati i compiti del Comitato Tecnico, con la piena responsabilità dell'inserimento mirato. Art. 8 Viene modificato l'art. 9 della legge n. 68/99. Sono abrogati i commi 2 e 5 che definivano le diverse modalità dell'avvio al lavoro delle persone disabili con riferimento alla graduatoria, da parte degli uffici, ora superate dall'art.6 che generalizza le assunzioni a chiamata. Si estende e razionalizza altresì la raccolta dei dati riferiti al collocamento mirato con il fine di semplificare gli adempimenti e rafforzare i controlli istituendo all'interno della Banca dati politiche attive e passive, una apposita sezione denominata “Banca dati del collocamento mirato”. La Banca dati è alimentata, in particolare, dall'INPS, relativamente agli incentivi di cui il datore di lavoro beneficia, dall'INAIL, relativamente agli interventi di reinserimento e integrazione delle persone con disabilità da lavoro, nonché dalle Regioni. I dati che saranno resi disponibili alle regioni, province autonome ed enti pubblici responsabili del collocamento mirato. Nota: sarebbe stato opportuno che i dati raccolti sul collocamento mirato, fossero messi 28 direttamente a disposizione anche delle organizzazioni di tutela dei disabili, delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro. Art. 9 Viene modificato l'art. 12 bis della legge n. 68/99 La nuova norma cancella la possibilità prevista dall'art. 12 bis (che norma una specifica tipologia di convenzione per l'inserimento lavorativo) di effettuare l'assunzione con chiamata nominativa, in deroga all'obbligo di effettuare una percentuale di assunzioni con chiamata numerica, poiché la nuova legge consente di assumere sempre con chiamata nominativa. Cancella altresì il precedente diritto del datore di lavoro di prelazione nell'assegnazione degli incentivi. Art.10 Viene modificato l'art. 13 della legge n. 68/99. Viene cambiato il sistema degli incentivi per i datori di lavoro che assumono persone con disabilità, Le aziende potranno usufruire per un periodo di 36 mesi (questo vincolo prima non c'era) di un contributo pari al 70% (dal 60% attuale) della retribuzione mensile lorda per ogni lavoratore disabile assunto con contratto a tempo indeterminato che abbia una riduzione della capacità lavorativa superiore al 79% o con minorazioni ascritte dalla I alla III categoria di cui alle tabelle annesse al DPR 915/1978.. E' prevista una specifica misura per favorire l’assunzione delle persone con disabilità intellettiva e psichica. Il contributo del 70% della retribuzione lorda durerà 60 mesi per ogni lavoratore che venga assunto a tempo indeterminato (o anche a tempo determinato per un periodo non inferiore ai dodici mesi e per tutta la durata del contratto), che abbia una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%. Per ogni lavoratore disabile assunto a tempo indeterminato con una riduzione della capacità lavorativa compresa tra il 67% ed il 79% o con le minorazioni ascritte dalla IV alla VI categoria di cui alle tabelle annesse al DPR 915/1978 l'incentivo viene elevato al 35% (contro il 25% attuale). Viene confermata l'opzione che i contributi potranno essere richiesti anche dai datori di lavoro privati che, pur non essendo soggetti agli obblighi della legge 68/1999, procedano all'assunzione a tempo indeterminato di lavoratori disabili. La gestione e la erogazione dell'incentivo viene fatta direttamente dall'Inps (prima la gestione era in carico alle regioni) ai datori di lavoro mediante conguaglio nelle denunce contributive mensili, sulla base dell'ordine cronologico della presentazione delle domande, sulla base delle risorse disponibili. Il 5% delle risorse del Fondo nazionale può essere utilizzato dal Ministero del Lavoro per sperimentazioni di programmi di inclusione attiva delle persone disabili. Nota: la scelta, in se positiva, di aumentare gli incentivi per favorire l'assunzione delle persone con disabilità, specie se con maggiore gravità, viene inficiata dalla decisione negativa, introdotta nell'art. 6, di generalizzare l'assunzione con chiamata nominativa, Scelta che, come abbiamo già ricordato, potrebbe creare pesanti discriminazioni nei confronti dei lavoratori/trici con gravi disabilità. Non è condivisibile che la gestione degli incentivi alle aziende venga demandato all'Inps sulla 29 base della data di presentazione delle domande. Sarebbe stato più opportuno mantenere la ripartizione del Fondo nazionale alle Regioni, per il loro ruolo di mediazione e rapporto con i territori e gli uffici competenti, sulla base di alcune specificità: il numero delle domande, il numero degli iscritti al collocamento mirato, il funzionamento dei servizi pubblici dell'inserimento lavorativo, la situazione del sistema produttivo regionale...Si poteva pensare al coinvolgimento dell'Inps nella fase di erogazione dei fondi ai datori di lavoro. Art.11 Viene modificato l'art. 14 della legge n. 68/99. Si prevede che il Fondo regionale per l'occupazione dei disabili, in cui confluiscono gli importi delle sanzioni amministrative, eroghi contributi per il rimborso forfettario parziale delle spese necessarie all'adozione di interventi in favore dei lavoratori con riduzione della capacità lavorativa superiore al 50%, incluso l'apprestamento di tecnologie di telelavoro o la rimozione delle barriere architettoniche che limitino in qualsiasi modo l'inclusione lavorativa. Il Fondo contribuisce con le proprie risorse all'istituzione della nuova figura del responsabile dell'inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro. Nota: bene che venga esplicitato nell'art. 14, il sostegno ad interventi a favore dei lavoratori disabili, che possono facilitare il loro inserimento lavorativo. Riguardo alla figura del responsabile dell'inserimento lavorativo ribadiamo, come già esplicitato nella nota all'Art 1, che sarebbe stato più funzionale istituire nei posti di lavoro una unità tecnica “un osservatorio per i lavoratori con disabilità” operante in stretto rapporto con le RSU/RSA aziendali. Riteniamo in ogni caso che il finanziamento doveva essere posto in carico al Fondo Nazionale e non al Fondo regionale, perchè ne assorbirà gran parte delle risorse oggi destinate ad altri scopi. Art.12 Viene soppresso l'albo nazionale dei centralinisti telefonici privi della vista istituito con l'art. 2 della legge n. 594 del 1957. Art.13 Viene modificata la legge n. 113 del 1985 prevedendo che i privi della vista, analogamente alle persone con disabilità, si possono iscrivere nell'elenco del centro per l’impiego del territorio di residenza o, in alternativa, presso un altro servizio di un altro territorio, dopo la preventiva cancellazione dall'elenco in cui erano precedentemente iscritti. Nota: le persone prive della vista avevano la possibilità di iscriversi negli elenchi di più centri per l'impiego. Ora dovranno scegliere l'elenco in cui vogliono iscriversi, entro trentasei mesi dall'entrata in vigore della legge. (25 gennaio 2016) 30 REGIONE LAZIO, FINANZIATI TIROCINI DI LAVORO PER PERSONE DISABILITÀ Della durata massima di 12 mesi, prevedono un'indennità di 500 euro mensili: si tratta di tirocini di orientamento, formazione e inserimento/reinserimento al lavoro. Domande da presentare entro il 29 luglio 2016 ROMA - Con 728mila euro la Regione Lazio finanzia tirocini di orientamento, formazione e inserimento/reinserimento al lavoro per persone disabili. I tirocini potranno avere una durata massima di 12 mesi e le persone interessate, oltre all'indennità pari a 500 euro mensili, avranno a disposizione un tutoraggio specialistico. Il bando è stato pubblicato su www.portalavoro.regione.lazio.it e le domande potranno essere presentate fino al 29 luglio 2016. "Con questo bando continua il nostro percorso per garantire a tutti i cittadini della nostra Regione politiche attive per il lavoro. Questo è soltanto l'inizio. Se questo primo bando andrà bene, faremo di tutto per rifinanziarlo. Il prossimo 29 gennaio incontreremo in Regione le associazioni delle persone disabili, le parti sociali e le imprese perché, insieme a Bic Lazio, presenteremo loro l'avviso", ha dichiarato l'assessore al Lavoro, Pari opportunità e Personale della Regione Lazio, Lucia Valente. "Insieme a questo bando - ha aggiunto - abbiamo lavorato sull'atto di indirizzo sul collocamento mirato varato dalla giunta dopo un periodo di concertazione con le parti sociali e le associazioni delle persone disabili. Oggi possiamo dire che la collocazione al lavoro delle persone con disabilità nella nostra Regione ha regole più semplici e procedure uniformi su tutto il territorio regionale. Infine, abbiamo creato un sistema di accreditamento regionale di servizi per il lavoro dedicati alle persone con disabilità per assisterle nella ricerca del lavoro e garantire loro pari opportunità di accesso nel mercato del lavoro". (26 gennaio 2016) Fonte: SuperAbile.it 31 INTERNAZIONALE PERCHÉ IL 27 GENNAIO È COSÌ IMPORTANTE Il messaggio del Segretario Generale delle Nazioni Unite, per il Giorno della Memoria del 27 gennaio, ci dà innanzitutto l’opportunità di ricordare ancora una volta che il primo Olocausto del regime nazista fu proprio quello che portò a sterminare centinaia di migliaia di persone con disabilità. Ma per le persone con disabilità e le loro famiglie, questa data è fondamentale non solo come doveroso pensiero a quelle vittime, ma anche come costante monito per il presente e il futuro, “testimonianza viva” contro ogni forma di discriminazione in tutti i giorni dell’anno Durante la Seconda Guerra Mondiale, sei milioni di ebrei furono sistematicamente rinchiusi in campi di concentramento e sterminati. I nazisti uccisero anche Sinti e Rom, prigionieri politici, omosessuali, disabili, testimoni di Geova e prigionieri di guerra sovietici. L’Olocausto è stato un crimine di dimensioni colossali. Nessuno può negarne l’evidenza: è accaduto realmente. Ricordare le vittime e rendere onore al coraggio dei sopravvissuti e di coloro che li hanno supportati e liberati ci permette di rinnovare ogni anno il nostro impegno a prevenire simili barbarie in futuro, e a respingere la mentalità carica di odio che le rende possibili. Le Nazioni Unite sono sorte sulla scia dell’Olocausto e delle atrocità commesse nella seconda guerra mondiale, per riaffermare la fede nella dignità e nel valore di ogni singola persona e ribadire il diritto di ognuno all’uguaglianza e a una vita priva di discriminazioni. Questi princìpi rimangono essenziali anche oggi. In tutto il mondo ci sono persone che continuano a essere soggette ad attacchi e discriminazioni, come i milioni che fuggono da guerre, persecuzioni, e povertà. Abbiamo il dovere di ricordare il passato, e di aiutare coloro che, oggi, hanno bisogno di noi. Per più di dieci anni, l’Olocausto e il Programma Outreach delle Nazioni Unite hanno lavorato per educare le nuove generazioni riguardo all’Olocausto. Molti nella società – tra cui i sopravvissuti all’Olocausto – continuano a contribuire a questa importante attività. La memoria dell’Olocausto ci rammenta con drammatica forza cosa possa accadere quando smettiamo di riconoscere l’umanità che ci accomuna. In questo giorno di commemorazione dell’Olocausto, invito l’umanità a respingere quelle ideologie politiche e religiose che mettono i popoli gli uni contro gli altri. Insieme, denunciamo l’antisemitismo e ogni attacco contro gruppi religiosi o etnici. Insieme, costruiamo un mondo dove la dignità sia rispettata, la diversità sia celebrata, e la pace sia permanente. 32 Fin qui il messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, diffuso in occasione del Giorno della Memoria del 27 gennaio, e per la cui traduzione ringraziamo l’Ufficio Comunicazione di ONU Italia. Ma perché il Giorno della Memoria – designato come tale nel 2005 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e fissato per il 27 gennaio di ogni anno, a ricordare il sessantesimo anniversario dell’entrata nel campo di concentramento di Auschwitz da parte dei soldati russi – è tanto importante anche per le persone con disabilità? Chi ci legge con regolarità sa bene quanto spazio la nostra testata abbia dedicato a questo tema – come testimonia anche il lungo elenco di contributi qui a fianco riportati – e in particolare negli ultimi anni, quando è emersa in piena luce una nuova, ulteriore sconvolgente verità riguardante il regime nazista. In una ricognizione dei fatti elaborata per il nostro giornale da Stefania Delendati, che costituisce certamente una delle più esaurienti trattazioni sull’argomento, ciò che accadde viene riassunto così: «Prima della “soluzione finale”, che portò alla morte milioni di persone, il regime nazista si “esercitò” sui disabili, ritenuti indegni di vivere, un peso economico per la società e un pericolo per la salvaguardia della popolazione “sana”. Un accanimento organizzato, iniziato nel 1939, chiuso ufficialmente due anni dopo, in realtà proseguito fino al termine del conflitto, segretamente e – se possibile – in modo ancora più crudele. Vennero uccise circa 300.000 persone affette da malattie ereditarie, tra loro moltissimi bambini. Un Olocausto parallelo tenuto seminascosto per quasi mezzo secolo, che soltanto negli ultimi anni è venuto alla luce, grazie soprattutto alle iniziative promosse in occasione del Giorno della Memoria». Parole, queste, che da sole sarebbero certamente sufficienti a far capire l’importanza di una ricorrenza come quella del 27 gennaio. Ma non basta. Infatti, con un salto in avanti nel tempo di sessant’anni, oltrepassando la stessa Assemblea delle Nazioni Unite che ha decretato il 27 gennaio quale Giorno della Memoria, vogliamo ancora una volta ricordare alcuni altri fatti, apparentemente marginali, nel flusso della “Grande Storia”. Siamo infatti nel 2006, quando alcuni medici olandesi firmano il cosiddetto Protocollo di Groningen, ove scrivono che «tra i bambini e i neonati per i quali potrebbe essere presa la decisione di fine vita» ci sono anche quelli «sopravvissuti grazie alla terapia intensiva ma per i quali è chiaro che dopo il completamento delle cure intensive la qualità della vita sarà misera» e senza «alcuna speranza di miglioramento». Alla fine di quello stesso anno, poi, i componenti del Collegio Reale di Ostetricia e Ginecologia della Gran Bretagna, chiedono in un documento ufficiale «la possibilità di uccidere i neonati con disabilità gravi». Più recentemente, nel 2010, un docente di Teoria dell’Armonia al Conservatorio di Milano si sofferma in Facebook sui «problemi della didattica», parlando tra l’altro di «pseudoscienza senza bussole che fa comparire organismi che non lo dovrebbero» e di «Rupe Tarpea cui bisognerebbe tornare». Infine, nel mese di agosto del 2014, il 33 biologo inglese Richard Dawkins twitta che sarebbe «immorale mettere al mondo una persona con sindrome di Down»… Ecco perché crediamo che il 27 gennaio non possa mai essere dimenticato dalle persone con disabilità e dalle loro famiglie, come doveroso pensiero ai milioni di vittime che furono, ma anche come costante monito per il presente e il futuro, “testimonianza viva” contro ogni discriminazione in tutti i giorni dell’anno. (Stefano Borgato) (26 gennaio 2016) Fonte: Superando.it 34 PRIMI PERCORSI GUIDATI PER DISABILI MENTALI NELLA METRO DI PARIGI Due volti intrecciati, uno bianco e uno blu. Il simbolo che identifica la disabilità mentale fa oggi il suo primo, storico ingresso nella metro di Parigi. Per ora presente solo lungo la linea 10. Il pittogramma S3A - questo il suo nome tecnico - indicherà ai passeggeri con handicap intellettivi la presenza di servizi a loro dedicati. Due volti intrecciati, uno bianco e uno blu. Il simbolo che identifica la disabilità mentale fa oggi il suo primo, storico ingresso nella metro di Parigi. Per ora presente solo lungo la linea 10. Il pittogramma S3A - questo il suo nome tecnico - indicherà ai passeggeri con handicap intellettivi la presenza di servizi a loro dedicati. Dagli sportelli dei biglietti fino ai binari dei treni. Ma l'impegno a rendere la rete della metropolitana della capitale francese un luogo sempre più disability-friendly non si ferma qui. La società dei trasporti ha, infatti, intenzione di estendere l'iniziativa anche alle altre linee della metro. Un modo per aprirsi a forme di handicap diverse da quello motorio, spesso l'unico rappresentato sui mezzi pubblici con la nota immagine della sedia a rotelle. (27 gennaio 2016) Fonte: SuperAbile.it 35 LA PRIMA VOLTA DI UN'UNIVERSITÀ PER SOLI STUDENTI AUTISTICI La prima università per studenti con autismo e Asperger aprirà i battenti in Irlanda. La Dublin City University è infatti un campus unico nel suo genere dove tutto è stato ideato per soddisfare le esigenze di queste speciali matricole. La prima università per studenti con autismo e Asperger aprirà i battenti in Irlanda. La Dublin City University è infatti un campus unico nel suo genere dove tutto è stato ideato per soddisfare le esigenze di queste speciali matricole. Dalle attività puramente accademiche, agli alloggi, senza tralasciare la ricerca del lavoro grazie a stage post-laurea a livello nazionale. Visto che l'idea - nata in collaborazione con l'associazione AsIAm.ie - prende vita dall'osservazione del fatto che il tasso di disoccupazione tra le persone con disturbi dello spettro autistico, anche quando se con elevate qualifiche, è attualmente intorno all'80%. (29 gennaio 2016) Fonte: SuperAbile.it 36 VARIE DISABILITÀ, PANCALLI: “PAROLE DI MATTARELLA SONO SIGILLO AL NOSTRO MOVIMENTO” Il presidente del Comitato nazionale paralimpico in merito al discorso di fine anno del presidente della Repubblica, quando è stata citata l’atleta disabile Nicole Orlanndo FIRENZE – “Il comitato nazionale paraolimpico è un pezzo di welfare di questo Paese e la dimostrazione di come si possa utilizzare lo sport, come strumento di politica positiva". Lo ha detto il presidente del comitato Paraolimpico italiano Luca Pancalli, a margine della presentazione alla stampa dei Trisome Games, le Olimpiadi per atleti con sindrome di Down. In merito alle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno sulla sportiva disabile Nicole Orlando, Pancalli ha detto che queste parole “sono uno sprone ad andare avanti, per quello che rappresentiamo non tanto sotto il profilo sportivo, queste parole hanno rappresentato un sigillo importante al nostro movimento”. (8 gennaio 2016) Fonte: RedattoreSociale.it 37 IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA E LE PERSONE CON DISABILITÀ In occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, aperto l’8 dicembre scorso e che si concluderà il 20 novembre di quest’anno, la Sottosezione romana dell’UNITALSI ha incrementato, sia per quantità che per qualità delle opportunità offerte, il proprio servizio di numero verde, attivo già da anni, attraverso il quale riceve, smista e soddisfa le varie richieste provenienti dalle persone con disabilità di Roma o che arrivano nella Capitale Già da diversi anni la Sottosezione di Roma dell’UNITALSI – organizzazione aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – utilizza un numero verde attraverso il quale riceve, smista e soddisfa le varie richieste provenienti dalle persone con disabilità di Roma o che arrivano nella Capitale. Ora, in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, aperto l’8 dicembre scorso e che si concluderà il 20 novembre di quest’anno, tale servizio – attivo in precedenza dal lunedì al venerdì (ore 9-18) – è stato incrementato e reso disponibile anche il sabato e la domenica, prolungando inoltre l’orario di apertura nei giorni feriali fino alle 20. In tal senso, il numero verde specifico per il Giubileo è l’800 062026, che consente di parlare direttamente con un volontario, ma le varie richieste e informazioni possono essere inoltrate anche tramite un indirizzo dedicato di posta elettronica ([email protected]). Ma quali sono esattamente le opportunità offerte da questo servizio? Le elenchiamo qui di seguito, riprendendole dallo specifico Vademecum predisposto dall’UNITALSI: ° richiedere i biglietti presso la Prefettura della Casa Pontificia, per i vari eventi giubilari (messa; udienza generale e/o giubilare; momenti di preghiera e momenti ludici); ° ritirare i biglietti prenotati presso gli uffici competenti indicati dal Vaticano; ° prenotare carrozzine per persone deambulanti che comunque non possano stare molto tempo in piedi o fare code durante le celebrazioni; ° prenotare trasporti con pulmini attrezzati per persone con disabilità, dall’alloggio al luogo dell’evento e viceversa; ° richiedere trasferimenti dai luoghi di arrivo (aeroporti /stazioni) ad alloggi e/o viceversa; ° registrare il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro; ° richiedere l’utilizzo del punto di accoglienza “Auditorium della Conciliazione” (Via della Conciliazione, 4), dove per sette giorni su sette sono presenti dei volontari dalle 9 alle 18, con bagni attrezzati, punto ristoro e sportello informativo; 38 ° fare richiesta di usufruire dei servizi messi a disposizione dal gazebo UNITALSI presente in Piazza Sant’Uffizio durante tutte le celebrazioni papali ordinarie e straordinarie; ° fare richiesta per un supporto presso i varchi di accesso dedicati alle persone con disabilità; ° richiedere informazioni su alberghi con camere attrezzate per persone con disabilità; ° fare richiesta di accompagnatori per persone con disabilità sprovviste del proprio; ° inoltrare le richieste al Comune di Roma dei permessi per i pullman di discesa e risalita dei passeggeri con disabilità e non, nelle vicinanze dei luoghi degli eventi. Maggiori specifiche, infine (dati anagrafici di un referente; numero dei partecipanti e di quelli con disabilità che usufruiscano o meno di una carrozzina propria; giorno e orario in cui si desidera effettuare il pellegrinaggio; eventuali necessità di accompagnatori/assistenze), vengono richieste dall’Ufficio Vaticano del Giubileo, in riferimento alla partecipazione dei gruppi. (S.B.) (22 gennaio 2016) Fonte: Superando.it 39 FU IL PRIMO A DIRE AL MONDO “NIENTE SU DI NOI SENZA DI NOI” di Giampiero Griffo Lottò costantemente per far riconoscere che una persona con disabilità non è una persona dipendente per tutta la vita e insieme alla moglie venne insignito di un premio dalle Nazioni Unite per il suo sostegno all’inclusione delle persone con disabilità. Il suo messaggio era semplice: una persona è disabile solo a causa di un ambiente che lo disabilità. Ron Chandran-Dudley, primo presidente di DPI (Disabled Peoples’ Internazionale) e anche il primo ad adottare a livello internazionale lo slogan “Niente (o Nulla) su di Noi, senza di Noi”, è scomparso il 30 dicembre scorso Nel 1980 Ron Chandran-Dudley e altre tredici persone con disabilità, delegate a partecipare in Canada al 13° Congresso Mondiale di Rehabilitation International, abbandonarono l’assemblea perché non avevano uguaglianza di parola nelle decisioni prese dall’organizzazione. Decisero così, in quello stesso anno, di costituire un’organizzazione di persone con disabilità, con la motivazione che per rafforzare la causa del movimento per i diritti di queste persone si dovessero coinvolgere direttamente le stesse, sostenendone l’“empowerment” (“crescita dell’autoconsapevolezza”) attraverso la loro stessa voce. Il motto Voice of Our Own o Vox Nostra (“nostra voce”) divenne anche il motto e il nome della rivista di DPI (Disabled Peoples’ International) e della DPA (Disabled People’s Association), l’Associazione delle persone con disabilità di Singapore, di entrambe le quali Ron fu tra i soci fondatori. DPI fu costituita infatti proprio durante un congresso a Singapore il 4 dicembre 1981 e oggi ha più di 140 organizzazioni socie in altrettanti Paesi del mondo. A quel congresso – cui parteciparono più di 450 delegati da 52 nazioni – fu eletto all’unanimità come primo presidente di DPI Ron Chandran-Dudley, scomparso il 31 dicembre scorso a 81 anni. Ron Chandran-Dudley era un cittadino di Singapore divenuto cieco a 18 anni, che lottò costantemente per far riconoscere che una persona con disabilità non è una persona dipendente per tutta la vita. Nato il 18 aprile del 1934, dopo avere studiato al Raffles Institution della sua città, fu accettato alla Facoltà di Medicina di un’università in Inghilterra: voleva diventare un chirurgo del cervello. Nel 1952, un colpo accidentale alla testa durante una partita di rugby gli tolse la vista. L’anno successivo Ron si iscrisse alla Singapore Association for the Blind (oggi Singapore Association of the Visually Handicapped), diventando un volontario che distribuiva cibo, vestiti e giocattoli a persone con disabilità visive a Singapore. In quei momenti incominciò a chiedersi: 40 possiamo solo offrire bastoni bianchi per ciechi, cibo, ninnoli, vestiti e medicine? Perché non possiamo ridare ai ciechi la loro dignità? Perché non formarli a qualcosa di utile, consentendo loro di apprendere come essere indipendenti? «Devo fare qualcosa per cambiare questo stato di cose – si diceva – per educare la comunità ad accettare le persone con disabilità come validi membri della società». Egli continuò dunque a svolgere le proprie attività come volontario nell’Associazione, conseguendo successivamente la laurea in Antropologia Sociale presso la prestigiosa London School of Economics, dopodiché tornò a Singapore, diventando segretario generale della citata Singapore Association for the Blind. In tale veste, Ron dette alle persone cieche una voce, e costruì politiche innovative, decidendo che almeno la metà dei dirigenti dell’Associazione, così come il presidente, dovessero essere persone con disabilità visiva. In particolare sviluppò un sistema di supporto che permise ai bambini con disabilità di vivere a casa, di frequentare le scuole primarie dapprima nell’associazione, successivamente pienamente integrati nelle scuole ordinarie secondarie. Si impegnò inoltre per costruire percorsi lavorativi, in modo tale che le persone cieche potessero partecipare a pieno titolo nella società, come telefonisti, lavoratori pubblici, agenti assicurativi, professori e proficui utilizzatori di computer, a differenza delle generazioni più anziane in cui le persone rimanevano in genere analfabete e dipendenti. Dopo cinque anni, lasciò la Singapore Association for the Blind, per andare a studiare come consigliere per la formazione professionale e psicoterapeuta alla Fulbright Scholar dell’Università americana di New York ad Albany. Nel 1971 tornò a Singapore, specializzandosi, nei dieci anni successivi, in altre aree dei servizi sociali. Divenne consigliere per coloro che abusavano di droghe e formatore per i responsabili degli interventi successivi alla cura per la Singapore Anti-Narcotics Association, oltre ad assumere la carica di vicepresidente e consigliere volontario presso la Singapore Association of Mental Health, l’Associazione di Singapore per la Salute Mentale. Nel frattempo era anche diventato presidente della nuova Singapore Association of the Visually Handicapped e lo fu sino al 1980. Uno dei principali risultati dell’impegno di Ron nel mondo della disabilità fu senz’altro la partecipazione come socio fondatore di DPI (Disabled Peoples’ International) nel 1981. Attivo in precedenza all’interno di Rehabilitation International – che all’epoca era l’organizzazione riconosciuta a livello internazionale per rapprresentare le persone con disabilità – ne uscì insieme alle organizzazioni di altri Paesi, per un conflitto sulla rappresentanza. Il 1981, infatti, fu dedicato dalle Nazioni Unite alle persone con disabilità e in seno a Rehabilitation International la discussione si concentrò sul fatto se nella direzione dell’organizzazione dovessero avere la maggioranza le 41 persone con disabilità; tale posizione non ebbe la meglio, cosicché una parte delle organizzazioni socie decise di costituirsi in una nuova associazione internazionale, DPI appunto, basata su altre regole (maggioranza di persone con disabilità tra i soci e negli organismi direttivi, parità di rappresentanza di genere ecc.). Riconosciuta dalle Nazioni Unite e finanziata da varie organizzazioni internazionali, DPI – della quale Ron Chandran-Dudley fu il primo presidente – venne dunque creata da persone con disabilità che lavoravano per cambiare le attitudini negative e politiche riguardanti all’epoca 500 milioni di persone con disabilità (oggi circa un miliardo). Sin dall’inizio vi si lavorò per dare dignità alle persone con disabilità, attraverso la formazione e l’empowerment [crescita dell’autoconsapevolezza, N.d.R.], affinché diventassero responsabili per la propria vita. Un messaggio, questo, che influenzò profondamente le politiche indirizzate alle persone con disabilità nel campo dell’educazione, del lavoro e dell’accessibilità in numerosi Paesi, tra cui l’Australia, la Malaysia, lo Sri Lanka, il Canada, la Svezia e le Filippine. Durante i quattro anni del suo mandato alla Presidenza di DPI, Ron si spese per allargare la base sociale e costituire i Consigli Regionali (ogni continente in DPI ha un Consiglio e un’Assemblea Regionale). Oggi siamo di fronte a un’organizzazione globale con Status Consultativo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, altre Agenzie dell’ONU e altri organismi a carattere regionale (Unione Europea, Consiglio d’Europa, Lega Araba, Organizzazione degli Stati Americani, Unione Africana). In occasione di un viaggio in Polonia nel 1984, si deve proprio a Ron ChandranDudley il primo uso internazionale dello slogan oggi appartenente a tutto il movimento mondiale delle persone con disabilità, vale a dire Niente (o Nulla) su di Noi, senza di Noi. A tal proposito va ricordato che secondo il professor Frank Hall-Bentick quella stessa frase era stata usata in Polonia dall’Associazióne Polacca dei Ciechi nel 1947, quando, dopo la seconda guerra mondiale, le persone cieche si erano organizzate in un’associazione presieduta dal dottor Wlodzimierz Dolanski, promotore appunto delle parole Niente su di noi senza di noi. Per altro il fatto che questo slogan nascesse in Polonia non fu casuale. Nihil novi nisi commune consensu (“Niente di nuovo senza il consenso di tutti”) si chiamano infatti gli Acta Polacca del 1505, noti anche come “Niente su di noi senza di noi”. Tale Atto – chiamato in Polonia “di Costituzione” – coincise con un’importante vittoria per la nobiltà polacca contro la monarchia, proibendo al re di approvare nuove leggi senza il consenso dei rappresentanti dei nobili (szlachta, Sejm y Senat), ad eccezióne delle leggi relative alle città reali, territori della corona, miniere, feudi, contadini ed ebrei. Secondo una narrazione leggendaria, inoltre, questa frase fu usata anche durante le rivolte contadine per rivendicare i propri diritti. 42 La DPA di Singapore di cui Ron Chandran-Dudley era il leader, si costituì legalmente il 28 aprile 1986 e su indicazione dello statuto di DPI, mise insieme varie organizzazioni di Singapore, quali l’HWA (Handicaps Welfare Association), la SAVH (Singapore Association of the Visually Handicapped) e la SADeaf (Singapore Association for Deaf), formando la prima Assemblea Nazionale di DPI di quel Paese, con DPA che era l’unica Associazione ad occuparsi di tutte le tipologie di diversità funzionale. Sin dalla sua fondazione, i soci di DPA si indirizzarono a conseguire gli obiettivi della seconda Assemblea Regionale Asia-Pacifico di DPI, ovvero influenzare i decisori politici per implementare le attuazioni e i programmi indirizzati a promuovere l’integrazione sociale delle persone con disabilità e condividere le esperienze legate alla condizione di disabilità, per cooperare in cerca delle migliori soluzioni. Al tempo del primo ministro Goh Chok Tong (1990-2004), il Governo di Singapore formulò l’Agenda for Action, che includeva una serie di raccomandazioni elaborate dall’Advisory Council of the Disabled (“Gruppo Consiliare della Disabilità”). Dal canto suo, Chandran-Dudley aveva contributo in maniera significativa alla fondazione del VAPC, il Singapore’s Vocational Assessment and Placement Centre, dove un team multidisciplinare di esperti (terapisti occupazionali, operatori del sociale e psicologi) valutava le competenze e le capacità delle persone con disabilità, aiutandole a ottenere un lavoro appropriato. Dalla fondazione di tale organismo, nel 1984, sono state centinaia le persone con disabilità che hanno conseguito un lavoro. Per anni Ron ha lavorato per rimuovere le barriere architettoniche e quelle culturali. Il suo messaggio era semplice: una persona è disabile solo a causa di un ambiente che lo disabilità. Tra le sue altre battaglie, particolarmente degna di nota è quella per garantire alle persone cieche di votare da sole. Fino ad allora, infatti, le persone cieche di Singapore votavano accompagnate dal presidente di seggio, ciò che non garantiva affatto la segretezza e l’affidabilità del voto, secondo la volontà dell’elettore. Ron si impegnò dapprima a fare accompagnare la persona cieca al seggio elettorale da una persona di fiducia. Successivamente, il 18 agosto 2011, come segnalò la testata locale «The Straits Times», in occasione delle elezioni presidenziali del 27 agosto di quell’anno, «i responsabili per le elezioni hanno prodotto una penna speciale che permette al votante cieco di segnare le proprie preferenze elettorali da solo ed è stata la prima volta in un’elezione a Singapore». (22 gennaio 2016) Fonte: Superando.it 43 ARGENTIN INCONTRA MATTARELLA: PRESTO PROGETTI DI AIUTO AI DISABILI La deputata: "Avevo chiesto io un incontro al presidente della Repubblica e mi ha ricevuto. E' stato un incontro importante per il mondo della disabilità". Il Capo dello Stato, "uomo con una grande sensibilità verso i più fragili" ROMA - "Avevo chiesto io un incontro al presidente della Repubblica e oggi mi ha ricevuto. E' stato un incontro importante per il mondo della disabilita': ho sollevato tante questioni relative all'handicap, soprattutto per quanto concerne le barriere culturali e lui ha condiviso con me una serie di progetti che metteremo in campo insieme". Ileana Argentin (Pd), intervistata dall'agenzia Dire, racconta del suo faccia a faccia di questa mattina al Quirinale col capo dello Stato. "Si e' dimostrato molto attento- aggiunge- abbiamo parlato anche di papa Francesco, dell'handicap, e non e' vero che non ride mai: con me ha riso tanto, e' un uomo con una grande sensibilita' verso i piu' fragili". Quaranta minuti di colloquio, aggiunge Ileana Argentin, "poi ci siamo salutati dicendoci che la disabilita' e' un mondo colorato e divertente, con tanti problemi, ma che da' un'energia e un entusiasmo che difficilmente ti danno altre questioni". A breve, assicura Argentin, ci saranno in campo dei progetti: il comune denominatore sara' la "sensibilizzazione verso i disabili. Essere diverso e' un patrimonio, non un limite". Argentin, infine, sorride: "Sono molto contenta di averlo incontrato, Mattarella e' un mito. Io l'ho votato e sono contenta, per una volta a Renzi non gli meno". (23 gennaio 2015) Fonte: SuperAbile.it 44 L’ITALIA RICORDA LA SHOAH, "PER LEGGERE IL PRESENTE E PROGETTARE IL FUTURO" Per la Giornata della memoria (27 gennaio) iniziative in tutto il paese. Arci: “Non è passato. E’ memoria”. A Roma fiaccolata per ricordare lo sterminio di rom, gay e disabili. A Bologna nasce il nuovo Memoriale della Shoah ROMA – Una giornata per non dimenticare i drammi della Shoah, ma anche gli stermini meno conosciuti come quello dei disabili, degli omosessuali e dei rom. Si celebrerà domani in tutta Italia la Giornata della memoria. Iniziativa culturali sono previste da nord a sud del paese. “Non è passato. E’ memoria” è la frase scelta dall’Arci, che organizza manifestazioni culturali in diverse città. “Non parliamo di passato perché nuove discriminazioni colpiscono ancora oggi le categorie più deboli della nostra società, perché la rabbia sociale spesso si sfoga trovando negli ultimi facili bersagli, perché l’insicurezza e la paura vengono strumentalizzate per alimentare razzismo e intolleranza – sottolinea Arci -. E’ la memoria, la lettura degli orrori che hanno segnato il secolo scorso, che può aiutarci nella comprensione di un presente caratterizzato ancora da guerre e violenza, e fornirci strumenti per progettare un futuro diverso”. Il 27 gennaio sono previste diverse iniziative, rivolte in particolare ai più giovani come Promemoria_Auschwitz, i viaggi della memoria organizzati dall’Associazione Deina e dall’Arci e, che all’inizio di febbraio porteranno con due treni speciali più di 1200 giovani (fra i 16 e i 18 e provenienti da 8 regioni), a visitare Cracovia e gli ex lagher di Auschwitz e Birkenau. Il primo treno partirà dal Brennero il 4 febbraio e tornerà il 10, il secondo partirà il 12 e farà ritorno il 18 (in allegato la scheda e il comunicato sui viaggi della memoria-Promemoria_Auschwitz). Anche in Senato oggi si celebra la Giornata con l’anteprima del documentario di Aldo Zappalà “Salvate tutti”, sulla vicenda di 73 ragazzi ebrei in fuga attraverso l'Europa che dall'estate del ‘42 all'autunno del '43 trovarono rifugio a Villa Emma, a Nonantola, in Provincia di Modena. Il dvd del documentario uscirà domani, allegato al quotidiano La Repubblica. All'evento, organizzato dalla Fondazione Villa Emma con il patrocinio del Senato, dell'Ucei e del Comitato di Coordinamento per le celebrazioni in ricordo della Shoah, interverrà il Presidente del Senato Pietro Grasso. E sempre oggi a Roma, alle 18, partirà da piazza dell’Esquilino una fiaccolata per ricordare rom, gay e disabili sterminati in tutta Europa durante il periodo nazifascista. L’iniziativa è organizzata dall'Opera Nomadi Nazionale in collaborazione con il Circolo di Cultura Omosessuale “Mario 45 Mieli”. Il corteo si concluderà a via degli Zingari 54 (Rione Monti) dove verrà deposta una corona di fiori sulla lapide apposta in memoria delle centinaia di migliaia di Rom/Sinti, Omosessuali e disabili che furono soppressi. Nel corso della manifestazione si esibirà il Roma Rainbow Choir. (26 gennaio 2016) Fonte: RedattoreSociale.it 46 GIORNATA DELLA MEMORIA, "LA STORIA SI RIPETE OGNI VOLTA CHE CI TRATTANO CON DISPREZZO" Oggi il ricordo delle vittime della Shoah, comprese le 100 mila persone con disabilità fisica e intellettiva soppresse dal regime nazista. L'ammonimento dell'Associazione italiana Sindrome X Fragile: "I disabili non vanno trattati come diagnosi o casi". Il pedagogista Canevaro: "I mali di oggi sono assistenzialismo e vittimismo" ROMA - "La storia si ripete ogni volta che chi si occupa dei nostri figli lo fa con disprezzo per la loro dignità, considerandoli 'diagnosi' o 'casi'". E' l'ammonimento che nella Giornata della Memoria 2016 arriva per ricordare le 100 mila persone con disabilità fisica e intellettiva che fra il 1933 e il 1945 furono soppresse dal regime nazista in attuazione del programma Aktion T4. Anche a loro è dedicata la Giornata che ricorda tutte le vittime della Shoah. A riflettere sul tema è Donatella Bertelli, presidente dell'Associazione Italiana Sindrome X Fragile, che ricorda come la strage di disabili poté accadere perché medici, psichiatri, infermiere ed infermieri collaborarono per programmare e gestire l'uccisione dei pazienti loro affidati. "La storia si ripete ogni volta che chi si occupa dei nostri figli lo fa con disprezzo per la loro dignità, considerandoli 'diagnosi' o 'casi'. Dobbiamo tenacemente operare per la memoria delle vittime del passato e per la ricerca della verità, sempre", dice Bertelli. Sulla necessità di una reale inclusione delle persone con disabilità per costruire una vera riconciliazione parla anche Andrea Canevaro, docente emerito di Pedagogia Speciale all'Università di Bologna e membro del comitato scientifico dell'Associazione italiana Sindrome X Fragile: "La reale inclusione passa attraverso diversi aspetti importanti, il primo - sottolinea il noto pedagogista è la condanna all'esclusione e alla violenza che una parte dell'umanità ha patito e patisce. I genocidi hanno avuto purtroppo complicità che sono tuttora vive. Il secondo aspetto è costituito dalla dimensione culturale dell'impegno e si può tradurre in questi termini: saper vedere nell'altro non qualcosa che ci limita e anche danneggia (perché costa, perché ha bisogni che intaccano il bilancio...) ma un completamento e un arricchimento della nostra stessa realtà. Il terzo aspetto è l'inibizione alla costruzione di una riconciliazione che diventi solo un 'buon sentimento' inutile, questo implicava ed implica il superamento dell'assistenzialismo e del vittimismo, ovvero di due dei mali più in sinuosi e pervasivi che stiamo alimentando, in una società della deresponsabilizzazione individualistica e del disprezzo tante volte espresso per la dimensione politica. L'assistenzialismo si nutre della possibilità che chi si sente vittima si installi permanentemente in questo ruolo 47 (vittimismo); diventi credibile come vittima per poter sempre domandare e mai impegnarsi nel promuovere. L'azione educativa deve saper chiedere, e non solo proteggere. Ma per poterlo fare deve vivere una credibilità che si conquista giorno dopo giorno". (27 gennaio 2016) Fonte: SuperAbile.it 48 49 Rassegna stampa realizzata da Ufficio Politiche per le Disabilità – CGIL Nazionale A cura di Valerio Serino Tel.: 06.8476514 E-mail: [email protected] 50