Disabilita_newsletter_1_ 2016

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Disabilita_newsletter_1_ 2016
POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS
PERIODICO TELEMATICO A
CURA DELL'UFFICIO POLITICHE
PER LE DISABILITÀ CGIL
CORSO D'ITALIA, 25
00198 ROMA
E-MAIL
[email protected]
NUMERO 1 - 2016
Chiuso in redazione il 31/01/2016
*Copia ad uso interno
NOTIZIE PRINCIPALI
ASSUNZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ: COORDOWN
PRESENTA RICORSO ALLA COMMISSIONE EUROPEA CONTRO IL
JOBS ACT – Pag. 8
DISABILITÀ: CGIL, BENE RICORSO A COMMISSIONE EUROPEA
CONTRO JOBS ACT – Pag. 9
EVENTI
Convegno
4 Febbraio 2016
“Riprendiamo il cammino delle
idee: costruire nuovi percorsi di
inclusione lavorativa delle
persone con disabilità”
NOTIZIE
LAVORO:
DA PAG. 4
SCUOLA:
DA PAG. 12
WELFARE:
DA PAG. 16
DAL TERRITORIO
DA PAG. 23
INTERNAZIONALE:
DA PAG. 32
VARIE
DA PAG. 37
1
Opera don Calabria
Via Soria, 13 – Roma
Pag. 49
INDICE
LAVORO
RAGAZZI DISABILI MALTRATTATI, "INCIVILTÀ DI UNA COOPERATIVA FINANZIATA
4
DALLO STATO"
WELFARE E OCCUPAZIONE, "GOVERNO INTERVENGA SUL LAVORO DOMESTICO"
5
ASSUNZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ: COORDOWN PRESENTA RICORSO
8
ALLA COMMISSIONE EUROPEA CONTRO IL JOBS ACT.
DISABILITÀ: CGIL, BENE RICORSO A COMMISSIONE EUROPEA CONTRO JOBS ACT
9
IL JOBS ACT DISCRIMINA LE PERSONE CON DISABILITÀ GRAVE
10
SCUOLA
SCUOLA E DISABILITÀ, L'ITALIA È ALL'AVANGUARDIA, PERCHÉ IL MIUR VUOLE
PAGINA
12
CAMBIARE
SE L'ALUNNA DISABILE NON VA A SCUOLA... LA SCUOLA VA DALL'ALUNNA DISABILE!
WELFARE
DISABILITÀ, QUANDO CAMBIA L'ASSISTENTE: "UNA TRAGEDIA AFFIDARSI A NUOVE
14
PAGINA
16
MANI"
SE IN NOME DEL RISPARMIO SI CALPESTANO I DIRITTI
19
L'ACCOMPAGNAMENTO NON "SCADE" A 18 ANNI: LA VISITA NON SERVE, BASTA LA
21
RICHIESTA DELLA PENSIONE
2
DAL TERRITORIO
TOSCANA, 14 MILIONI PER DARE LAVORO A 1.500 DISABILI
23
TOSCANA, CONTRIBUTO ANNUALE DI 700 EURO ALLE FAMIGLIE CON DISABILI
24
ANALISI DEL DECRETO LEGISLATIVO N.151/2015
25
REGIONE LAZIO, FINANZIATI TIROCINI DI LAVORO PER PERSONE DISABILITÀ
31
INTERNAZIONALE
PAGINA
PERCHÉ IL 27 GENNAIO È COSÌ IMPORTANTE
32
PRIMI PERCORSI GUIDATI PER DISABILI MENTALI NELLA METRO DI PARIGI
35
LA PRIMA VOLTA DI UN'UNIVERSITÀ PER SOLI STUDENTI AUTISTICI
36
VARIE
DISABILITÀ, PANCALLI: “PAROLE DI MATTARELLA SONO SIGILLO AL NOSTRO
PAGINA
37
MOVIMENTO”
IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA E LE PERSONE CON DISABILITÀ
38
FU IL PRIMO A DIRE AL MONDO “NIENTE SU DI NOI SENZA DI NOI”
40
ARGENTIN INCONTRA MATTARELLA: PRESTO PROGETTI DI AIUTO AI DISABILI
44
L’ITALIA RICORDA LA SHOAH, "PER LEGGERE IL PRESENTE E PROGETTARE IL
45
FUTURO"
GIORNATA DELLA MEMORIA, "LA STORIA SI RIPETE OGNI VOLTA CHE CI TRATTANO
CON DISPREZZO"
3
47
LAVORO
RAGAZZI
DISABILI
MALTRATTATI,
"INCIVILTÀ
DI
UNA
COOPERATIVA
FINANZIATA DALLO STATO"
Il sottosegretario Faraone a Licata ha incontrato i minori, che sono stati trasferiti in una struttura
gestita dalla cooperativa Arcobaleno. Sequestro preventivo per la cooperativa "Suami", oggetto
dell'inchiesta "Catene spezzate". "Non merita nessun rispetto chi ha calpestato la loro dignità"
ROMA - La cooperativa Suami è stata sottoposta a sequestro preventivo, mentre otto provvedimenti
cautelari sono stati eseguiti nei confronti dei responsabili della struttura di Licata oggetto
dell'inchiesta "Catene spezzate". E i ragazzi con disabilità che qui hanno subito maltrattamenti e
violenze sono stati trasferiti presso un'altra struttura di Licata, gestita dalla cooperativa Arcobaleno.
A dare l'aggiornamento sulla triste vicenda è il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone che ieri
è andato a Licata, proprio per incontrare i ragazzi, ma "soprattutto per testimoniare la presenza dello
Stato e l'attenzione rispetto a episodi d'inciviltà in comunità che sono finanziate dallo Stato". E per
"verificare che la situazione nuova in cui i ragazzi sono trasferiti per la loro attività scolastica e di
vita sia luogo adatto alle loro esigenze". Le condizioni dei ragazzi, nella struttura in cui sono stati
trasferiti, sono buone: "loro stessi hanno detto di stare meglio di prima", riferisce Faraone. Non
frequentano più la scuola privata in cui la cooperativa Suami li accompagnava, ma sono iscritti a
una scuola pubblica.
La visita a Licata è stata per Faraone anche l'occasione per sottolineare l'impegno del governo in
materia di disabilità, "dal Dopo di noi alla legge sull'autismo. E poi c'è la delega sul sostegno che ci
è cara perché serve a costruire inclusione. Ma c'è anche il ruolo di enti locali e comunità per far sì
che episodi come quello di Licata non accadano più. Non c'è legge - ha detto Faraone - che possa
mettere a posto il cuore e il comportamento di persone che non meritano nessun rispetto, dopo che
hanno calpestato la dignità di esseri umani". (cl)
(26 gennaio 2016)
Fonte: SuperAbile.it
4
WELFARE
E
OCCUPAZIONE,
"GOVERNO
INTERVENGA
SUL
LAVORO
DOMESTICO"
Presentato il rapporto su Occupazione e sviluppi sociali in Ue: disoccupazione di lungo periodo
colpisce circa 11,4 milioni di persone. Assindatcolf: Italia 'maglia nera' su politiche di sostegno
alla famiglia. L'associazione chiede totale deducibilità del costo del lavoro domestico
ROMA - "Dobbiamo garantire opportunità migliori e più numerose ai cittadini dell'UE, soprattutto a
quelli più lontani dal mercato del lavoro". Marianne Thyssen, Commissaria responsabile per
l'Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori, commenta così i dati
del'indagine Occupazione e sviluppi sociali in Europa (Esde), studio annuale sulle tendenze sociali
e occupazionali più recenti, che riflette sulle sfide future e sulle possibili risposte politiche.
Quest'anno l'indagine mette in luce nuovi positivi sviluppi occupazionali e sociali nell'Ue pur
denunciando come sussistano ancora enormi disparità tra gli Stati membri in termini di crescita
economica, occupazione e altri indicatori essenziali sociali e occupazionali. Molte di queste
disparità, secondo il rapporto, sono collegate al sottoutilizzo del capitale umano su vari fronti.
"Dobbiamo i investire nel miglioramento delle competenze, in modo che le donne e gli uomini
dell'Unione possano realizzare appieno le proprie potenzialità. Per promuovere la crescita e
l'occupazione dobbiamo investire nelle persone. Dobbiamo far sì che il diritto del lavoro e i sistemi
di protezione sociale siano adeguati al XXI secolo e promuovere l'imprenditoria e l'innovazione. In
questo contesto il pilastro europeo dei diritti sociali svolgerà un ruolo importante", spiega Thyssen.
La relazione esamina i modi di affrontare queste disparità, concentrandosi in particolare sulla
creazione di posti di lavoro, sull'efficienza del mercato del lavoro, sulla modernizzazione della
protezione sociale e sull'investimento nelle persone.
L'indagine prende in esame la disoccupazione di lungo periodo, che colpisce circa 11,4 milioni di
persone nell'Ue. "La lotta contro la disoccupazione di lungo periodo - si legge - è fondamentale
nell'impegno per migliorare l'efficienza del mercato del lavoro, dal momento che i disoccupati di
lungo periodo hanno una probabilità dimezzata di trovare un lavoro rispetto a quelli di breve
periodo". L'analisi contenuta nell'indagine ESDEE mostra che essere registrati presso i servizi
pubblici per l'impiego e prendere parte a una formazione aumentano significativamente la
possibilità di ottenere un posto di lavoro sostenibile. Tuttavia, sebbene il livello di disoccupazione
nell'Ue rimanga elevato, i datori di lavoro continuano a incontrare difficoltà a coprire determinati
posti vacanti, evidenziando uno squilibrio tra domanda e offerta di competenze. L'indagine ESDE
5
2015 giunge alla conclusione che "esiste una quota significativa dei lavoratori di paesi terzi sottooccupati rispetto al loro livello di qualifica. L'iniziativa dell'agenda per le nuove competenze che la
Commissione sta preparando per l'anno in corso cercherà di affrontare tali sfide. Inoltre, i tassi di
occupazione delle donne con bambini e dei lavoratori anziani sono ancora molto bassi. Promuovere
una maggiore partecipazione di questi gruppi al mercato del lavoro sarà cruciale nella prospettiva
dell'invecchiamento della popolazione".
"Italia 'maglia nera' in Europa su welfare e politiche di sostegno alla famiglia. L'allarme arriva da
Bruxelles, dove ieri la commissaria all'Occupazione e agli Affari Sociali, Marianne Thyssen, ha
presentato il rapporto su Occupazione e sviluppi sociali in Europa nel 2015, che mette nero su
bianco una realtà che la nostra associazione denuncia da anni: in assenza di politiche di sostegno
adeguate e di riforme strutturali del settore, le famiglie italiane sono state costrette a dare vita ad un
vero e proprio welfare ''fai da te''. È quanto dichiara Andrea Zini, vice presidente di Assindatcolf,
Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, componente Fidaldo, aderente
Confedilizia. "Nel rapporto - prosegue Zini - si analizzano dati relativi al tasso di impiego
femminile, al numero di bambini a rischio poverta'' e al reddito delle famiglie che, secondo la nostra
associazione, andrebbero sostenute con politiche di sgravi fiscali. A questo proposito Assindatcolf
ha commissionato una ricerca al Censis, pubblicata lo scorso novembre, ''Sostenere il welfare
familiare'', dalla quale emergono con chiarezza dati che dovrebbero far riflettere le istituzioni. Sono
2 milioni e 143 mila le famiglie che nel 2015 si sono avvalse del contributo di colf, badanti e baby
sitter ma ben il 91,6% di queste non riceve alcuna forma di sostegno. Una condizione che spesso
obbliga a ridurre altre voci di spesa, come, infatti, e'' accaduto a quasi il 50% dei diretti interessati.
Ed infine, il Censis attesta che tra le famiglie che non utilizzano i servizi di collaborazione
domestica, il 12,1% ne avrebbe invece bisogno, ovvero 2,9 milioni di famiglie".
"In considerazione dell''impatto, anche economico e non solo occupazionale- conclude Zini- che
questa domanda potrebbe generare, Assindatcolf si sta battendo per chiedere alle istituzioni
competenti il riconoscimento della totale deducibilita'' del costo del lavoro domestico.
Un''operazione di equita'' sociale non piu'' rinviabile che, al netto degli effetti diretti ed indiretti,
potrebbe risultare a costo zero per le casse statali restituendo, pero'', alle famiglie potere d''acquisto
e quindi maggiori disponibilita'' sui budget domestici. Questo oltre a contribuire a rimettere in moto
l''economia del paese, avrebbe ripercussioni importanti anche nell''emersione del lavoro nero, che
nel settore Domestico tocca picchi elevatissimi, con oltre il 50% dei lavoratori irregolari, quasi
sempre donne, aspetto, del resto, peculiare del settore. Solo in questo modo l''Italia, oggi fanalino di
coda, potrebbe essere in grado di recuperare posizioni in Europa in termini di sostenibilita'' del suo
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sistema di Stato sociale".
(25 gennaio 2016)
Fonte: SuperAbile.it
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ASSUNZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ: COORDOWN PRESENTA
RICORSO ALLA COMMISSIONE EUROPEA CONTRO IL JOBS ACT.
Il Coordinamento Nazionale si unisce ufficialmente all’iniziativa promossa dall’Associazione Tutti
Nessuno Escluso contro le modifiche alla legge 68/99 e l’introduzione della chiamata nominativa
generalizzata per le assunzioni delle persone disabili, un criterio che produce discriminazione e
penalizza le disabilità più gravi.
CoorDown Onlus presenta oggi, giovedì 28 gennaio, un ricorso alla Commissione Europea di
Bruxelles contro la chiamata nominativa generalizzata dei lavoratori con disabilità e le altre norme
introdotte dal Jobs Act in materia di assunzione delle persone con disabilità. L’iniziativa di carattere
legale, che si propone di ottenere l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dello Stato
italiano, è stata promossa dall’Associazione Tutti Nessuno Escluso, il Coordinamento nazionale per
l’inclusione sociale dei disabili psichici, e sottoscritta dalla Consulta cittadina permanente sui
problemi delle persone handicappate di Roma Capitale e da altre otto organizzazioni senza fini di
lucro attive nel mondo della salute mentale e della disabilità: l’Associazione Regionale Salute
Mentale del Lazio, Ylenia e gli amici speciali, Hàgape 2000, Oltre lo Sguardo Onlus, Il mondo che
vorrei Onlus, l’Associazione per la riforma dell’assistenza psichiatrica, il S.o.d. Italia e il
Coordinamento socio-sanitario per le persone con disabilità. CoorDown, Tutti Nessuno Escluso e le
altre associazioni ricorrenti si esprimono contro l’innalzamento della percentuale della chiamata
nominativa al 100% e chiedono il ripristino della norma ex ante che prevedeva il 50% di chiamate
nominative per le aziende da 15 a 35 dipendenti e il 60% per quelle con più di 50 dipendenti.
«Quando è stato approvato il Jobs Act – spiega Virginio Massimo, Presidente di Tutti Nessuno
Escluso - la nostra associazione si è subito attivata per individuare un'iniziativa che fosse al tempo
stesso adeguata e concreta. È così che nasce l’idea del ricorso alla Commissione Europea. La
chiamata nominativa generalizzata dà vita a una nuova forma di "caporalato" e concede ai datori di
lavoro la possibilità di scegliersi il disabile su misura. A ciò si aggiunga che non garantendo affatto
trasparenza rischia di scatenare una "guerra tra poveri" per ottenere un posto di lavoro».
«CoorDown ha deciso di sostenere in modo formale l’iniziativa dell’Associazione Tutti Nessuno
Escluso - afferma Sergio Silvestre, presidente Nazionale CoorDown - perché sono mesi che
esprimiamo la nostra ferma contrarietà alle modifiche introdotte dal Governo alla legge n. 68/99. Ci
piacerebbe che i diritti fossero uguali per tutti, mentre l’abolizione del criterio numerico nelle
procedure di assunzione va esattamente nella direzione opposta, favorisce meccanismi
discriminatori e penalizza le disabilità più gravi».
(28 gennaio 2016)
8
DISABILITÀ: CGIL, BENE RICORSO A COMMISSIONE EUROPEA CONTRO JOBS
ACT
Daita: "no alla chiamata nominativa generalizzata"
Roma, 28 gennaio - "Un’ottima notizia". Così Nina Daita, responsabile delle politiche per la
disabilità della Cgil, commenta il ricorso che è stato inviato oggi, da numerose associazioni e
organizzazioni, alla Commissione europea, contro la norma del Jobs Act che generalizza la
chiamata nominativa per l'assunzione delle persone con disabilità.
"L’iniziativa di carattere legale - spiega Daita - si pone l’obiettivo di ottenere l’apertura di una
procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano. La norma contenuta nel Job Act, infatti,
prevede l’innalzamento della percentuale della chiamata nominativa al 100% e abroga la norma ex
ante che prevedeva il 50% di chiamate nominative per le aziende da 15 a 35 dipendenti e il 60% per
quelle con più di 50 dipendenti".
"Una norma, quella del Jobs Act, - conclude Daita - che permette la legalizzazione di una specie di
caporalato per l'assunzione dei lavoratori con disabilità, che consente ai datori di lavoro di scegliersi
il disabile su misura, attivando un meccanismo ingiusto, discriminatorio e poco trasparente, che
costringe le persone con disabilità a cercare di ottenere un lavoro come un favore e non come un
diritto. Per questo richiediamo il ripristino della vecchia normativa".
(28 gennaio 2016)
Fonte: CGIL.it
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IL JOBS ACT DISCRIMINA LE PERSONE CON DISABILITÀ GRAVE
Ricorso alla Commissione Europea di alcune associazioni contro la norma che introduce l'obbligo
di chiamata nominativa nell'assunzione di persone con disabilità
Undici associazioni – tra cui CoorDown e l'Associazione Tutti Nessuno Escluso – più una
quindicina di privati cittadini hanno presentato oggi un ricorso alla Commissione Europea contro le
nuove norme introdotte dal Jobs Act in materia di assunzioni delle persone con disabilità.
Contestano in particolare l’estensione della chiamata nominativa come modalità per l’assunzione di
lavoratori disabili, a scapito della chiamata numerica (art. 6 del Dlgs 151/2015 che modifica l’art. 7
della legge 68/99): una decisione – è scritto nel ricorso presentato dall’avvocato Giuliana Aliberti che «comporta un evidente pregiudizio per tutte le persone disabili in graduatoria nelle liste di
collocamento ed in attesa di essere correttamente inserite nel mondo del lavoro», un «deficit di
tutela». Pertanto le associazioni chiedono «alla Commissione di avviare una procedura di infrazione
nei confronti dello Stato Italiano», «verificata la non conformità della normativa italiana al diritto
dell’Unione Europea».
Sergio Silvestre è il presidente Nazionale di CoorDown, un’associazione che ha sostenuto il ricorso.
Presidente, l’iniziativa del ricorso è dell’Associazione Tutti Nessuno Escluso, perché CoorDown
l’ha sostenuta?
Sono mesi che esprimiamo la nostra ferma contrarietà alle modifiche introdotte dal Governo alla
legge n. 68/99: crediamo che l’abolizione del criterio numerico nelle procedure penalizzi le persone
con disabilità più gravi, introduca la possibilità di discriminazione di queste persone e favorisca
meccanismi non trasparenti.
Come funzionava prima?
C’era un sistema di obblighi crescenti a seconda delle dimensioni dell’azienda, ma diciamo che
nelle aziende più grandi il 60% delle assunzioni poteva avvenire con chiamata nominativa, il restate
40% doveva obbligatoriamente avvenire con chiamata numerica. Questo meccanismo tutelava le
persone con disabilità più gravi, che difficilmente le aziende sceglierebbero.
Questa modifica è stata presentata proprio come un andare incontro alle persone con disabilità
intellettiva, sostenendo dando alle aziende la possibilità di mettere “la persona giusta al posto
giusto” avrebbe eliminato le ritrosie legate alla mancata conoscenza delle persone e delle loro
potenzialità…
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È vero, ma ritengo inaccettabile che un favore alle persone con disabilità intellettiva vada a
discapito di persone con altre disabilità. È vero che tutte le assunzioni di persone con disabilità
intellettiva avvengono per chiamata nominativa, proprio perché si tratta di inserimenti più difficili.
Forse si poteva aumentare la percentuale, ma portarla al 100% mi sembra lesivo del diritto al lavoro
di altre persone con disabilità. Non contestiamo lo strumento della chiamata nominativa, ma
quell’averla portata al 100%.
Perché vede un rischio di discriminazione reale? Non potrebbero a questo punto davvero essere tutti
chiamati per chiamata nominativa?
Se l’inserimento lavorativo avvenisse tramite i servizi per il collocamento mirato ci sarebbero le
garanzie di un soggetto pubblico e la cosa potrebbe anche funzionare. Qui a Pordenone esiste un
ufficio unico che lavora molto bene, chi ci lavora gira davvero le aziende per mettere insieme
l’offerta e la domanda, fa accompagnamento… il 90% delle persone con disabilità intellettiva che
può lavorare qui lavora. Il problema invece è che in tante zone questi uffici non esistono o che gli
inserimenti lavorativi si fanno tramite soggetti convenzionati.
Alcune associazioni, come Fish, sono favorevoli a questa novità. L’Osservatorio sulla disabilità
come si è espresso in materia?
Non si è mai espresso, perché in effetti non c’è un giudizio unanime. Stiamo lavorando a delle
Linee Guida per il monitoraggio degli effetti del Jobs Act sul lavoro delle persone con disabilità.
(28 gennaio 2016)
Fonte: Vita.it
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SCUOLA
SCUOLA E DISABILITÀ, L'ITALIA È ALL'AVANGUARDIA, PERCHÉ IL MIUR VUOLE
CAMBIARE
Ci dice l'Istat che in Italia sono quasi 154.000 gli alunni e gli studenti con disabilità più o meno
gravi che frequentano le scuole di ogni ordine e grado. 87.000 frequentano la scuola primaria e
67.000 la secondaria di primo grado. L'Istat rileva anche che i numeri sono in aumento rispetto a
una dozzina di anni fa perché si è innalzato il grado di fiducia delle famiglie con persone disabili
nell'istituzione scolastica e nella capacità di quest'ultima di rispondere, nella stragrande
maggioranza dei casi, ai bisogni educativi, didattici e di socializzazione. Insomma, il modello
italiano di integrazione della disabilità attraverso il percorso scolastico funziona, da almeno 40
anni. E converrebbe incentivarlo, piuttosto che smantellarlo.
Cosa stia accadendo nelle scuole italiane in fatto di disabilità dopo l'annuncio del Miur della
elaborazione di un decreto delegato, effetto della pessima legge 107/2015, ce lo spiega la
professoressa Manuela Pascarella, laureata in Filosofia, e da quasi un decennio insegnante di
sostegno, e dunque una specialista del "modello italiano" della socializzazione e della didattica per
alunni e studenti disabili. Per questo post, lascio volentieri a lei la parola, con la certezza che le sue
riflessioni ci aiutano a riportare il dibattito pubblico su questo tema sui binari culturali e pedagogici
più corretti. "Quando abbiamo frequentato i corsi di specializzazione universitaria per la didattica
alle persone con disabilità ci veniva sempre detto: non diventate mai gli angeli custodi dell'alunno
disabile, ma uno strumento, un ponte che permette loro, in ogni momento della loro vita scolastica,
di entrare in relazione con gli altri. Nella nostra prassi quotidiana, ciò significa che noi insegnanti di
sostegno (non è una rivendicazione corporativa, ma una formulazione burocratica) siamo a tutti gli
effetti docenti di quella classe, perché la nostra prerogativa è quella di fornire sostegno a tutti gli
alunni e gli studenti. Entrare in relazione con tutta la classe per un alunno o uno studente disabile
significa preparare l'intera classe alla socializzazione, evitando forme di marginalizzazione e
ghettizzazione. Siamo noi che facilitiamo le forme di integrazione, anche didattica. Questo è il
modello italiano, introdotto quasi 50 anni fa dalla legge 517 del 1977 e confermato dalla legge 104
del 1992: evitare di portare in classe la facile soluzione di una ipermedicalizzazione della disabilità,
ed evitare che il docente di sostegno si trasformi in un infermiere più o meno bravo. In questi
decenni, siamo riusciti ad affermare il principio per il quale siamo docenti a tutti gli effetti e a tutto
tondo della classe, non medici, e la classe non è la succursale di un reparto ospedaliero. È grazie a
questo modello, italiano, brillante, e di successo, che abbiamo introdotto nelle scuole e nelle classi
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gli strumenti didattici e culturali per cambiare il contesto-classe in modo che tutti insieme, l'alunno
disabile, i suoi amici studenti e gli stessi insegnanti fossero in grado di trovare i giusti strumenti per
favorirne l'apprendimento. Con l'annuncio trapelato dal ministero dell'Istruzione, siamo invece di
fronte ad una novità rilevante proprio sul piano culturale delle metodologie. Il Miur prevede una
figura professionale che si colloca a metà strada tra figura medica e figura educativa, un ibrido che
rischia di snaturare l'insegnante di sostegno, che è, e vuole restare, un docente della classe, non un
corpo separato. Il sottosegretario Faraone sembra invece molto interessato ad un modello
anglosassone di introduzione di iperspecialisti sanitari delle singole patologie di cui sarebbero
portatori i ragazzi disabili. Con la conseguenza di smantellare il modello italiano, che tutto il mondo
ci invidia e vuole copiare, di trasformare un docente a tutto tondo in una sorta di patologo che gira
per le scuole all'occorrenza, distribuendo farmaci e terapie, e riducendo e impoverendo i fattori di
relazione e socializzazione delle persone disabili con il contesto della classe. Insomma, grazie al
modello italiano, decine di migliaia di famiglie con persone disabili hanno ritrovato fiducia
nell'istituzione scolastica, proprio per la sua capacità di guardare lontano, al futuro. Quando le
famiglie si chiedono che ne sarà dei loro ragazzi in un futuro prossimo, affermano un bisogno che
oltrepassa la semplice e banale somministrazione di una terapia. Chiedono assicurazioni, a noi, alla
scuola, alla società, sul futuro dei loro cari in difficoltà. Fino ad oggi, la risposta delle istituzioni
italiane, soprattutto quelle scolastiche, è stata positiva, forte, e culturalmente vincente. Perché
smantellare ciò che di buono vi è nelle nostre esperienze scolastiche, e nella nostra legislazione
sulla disabilità? Su questi argomenti, vorremmo che si apra un confronto pubblico, largo, a partire
da una interlocuzione proprio con i vertici del ministero, con la signora ministra e col
sottosegretario Faraone, artefici di un cambiamento culturale difficilmente spiegabile e destinato già
in partenza al fallimento"
Domenico Pantaleo
(13 gennaio 2016)
Fonte: Flcgil.it
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SE L'ALUNNA DISABILE NON VA A SCUOLA... LA SCUOLA VA DALL'ALUNNA
DISABILE!
Progetto nell'istituto comprensivo di Loreto Aprutino (Pescara), frutto della sinergia tra famiglia,
preside, comune e Asl. Angelica, bimba autistica di 4 anni, si ammala spesso. Di qui l'idea della
mamma, che è piaciuta a tutti: “Assistente e insegnante di sostegno affiancheranno Angelica a
casa, quando non potrà andare a scuola”
ROMA - D'ora in poi, quando Angelica non potrà andare a scuola per ragioni di salute, sarà la
scuola ad andare a casa sua: niente a che vedere con la “scuola a domicilio”, perché Angelica,
quando è in salute, a scuola vuole e deve andare. Fa parte del suo “percorso terapeutico” e le fa
bene, per affrontare i problemi che il suo autismo le pone. Il progetto, decisamente originale seppur
non proprio inedito, prevede invece che la sua assistente educativa e l'insegnante di sostegno la
affianchino “a domicilio” per quelle ore in cui avrebbero dovuto affiancarla in classe. A raccontarci
questa storia “a lieto inizio”, come la chiamano loro stessi, sono i genitori di Angelica, Carla
Giovannetti e Domenico Cornella. “E' l'esempio positivo di una bella e feconda sinergia tra la
preside della scuola e i referenti del comune e della Asl – ci racconta papà Domenico - Segno che
quando il gruppo di lavoro funziona, tutto va per il meglio”.
Angelica è una bambina autistica di 4 anni e mezzo e frequenta la scuola dell’infanzia presso
l’istituto comprensivo di Loreto Aprutino, in provincia di Pescara. E questa, in breve, è la storia,
come ce la racconta mamma Carla. “Purtroppo Angelica si ammala molto spesso: abbiamo contatto
che, dall’inizio dell’anno scolastico fino ad oggi, non ha frequentato più di 20 giorni. Così, durante
il gruppo H, la referente della cooperativa sociale da cui dipende la sua assistenza ha proposto di
dirottare l’operatrice su un altro bambino, nei giorni in cui Angelica è assente. Questo anche perché,
ci hanno spiegato, in caso di assenza di Angelica l’assistente restava a casa e non riceveva
compenso”. L’idea però non è piaciuta alla mamma di Angelica, che ne ha avuto una decisamente
migliore: “Ho proposto che quelle ore fossero dirottate non su un altro bambino, ma sul domicilio di
Angelica, che in questo modo avrebbe mantenuto una continuità con le sue figure di riferimento e
con l’attività didattica”.
L’ideaha interessato molto la preside dell’Istituto, che si è impegnata subito per la sua realizzazione:
“A Natale mi ha telefonato, convocandomi a un incontro con la cooperativa e l’insegnante di
sostegno e di sezione - ci racconta ancora la mamma di Angelica - Ci ha detto che l’idea le
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sembrava molto buona e che ne aveva verificato la fattibilità. Conoscendo bene la giurisprudenza
scolastica, aveva trovato una sentenza del Consiglio di Stato che rendeva possibile proprio un
progetto del genere”. Insomma, gli strumenti legali c’erano: occorreva solo fare insieme un
progetto.
“Il responsabile della cooperativa propose la scuola a domicilio – ci riferisce Carla – ma io
decisamente rifiutai subito: Angelica deve andare a scuola e stare con i suoi compagni, perché
questo fa parte del so percorso terapeutico. E soprattutto perché ne ha bisogno e le fa bene.
Abbiamo così ideato un progetto diverso: nelle ore in cui Angelica sarà assente da scuola, d’ora in
poi, la sua assistente e l’insegnante di sostegno verranno a casa a svolgere le attività didattiche.
Questo è concretamente possibile dall'11 gennaio: il che significa che, la prossima volta che
Angelica si ammalerà, accoglieremo in casa le persone con cui è abituata a lavorare. Questo ci
rende molto felici. E ci dimostra che, quando si uniscono le forze e le volontà di tutti i soggetti
coinvolti, ciò che pare impossibile diventa possibile”. (cl)
(14 gennaio 2016)
Fonte: RedattoreSociale.it
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WELFARE
DISABILITÀ, QUANDO CAMBIA L'ASSISTENTE: "UNA TRAGEDIA AFFIDARSI A
NUOVE MANI"
La questione sollevata da Ileana Argentin: Chiederò un albo degli operatori sociali. Sostituzione
ancor più drammatica per disabili gravissimi. Lamanna (C16N): continuità assistenziale sia la
prima regola. E' questione di dignità. Bonanno: reclusa in casa quando formo un nuovo operatore
per mio figlio
ROMA – L'assistenza è una cosa seria, per una persona con disabilità. E un operatore non si può
sostituire a cuor leggero. Anzi, non si dovrebbe sostituire affatto. Purtroppo però la realtà è tutta
diversa. Ne ha parlato pochi giorni fa Ileana Argentin nel suo blog sull'Huffington Post, in cui saluta
con tristezza Francesco, l'operatore che da quattro anni e mezzo l'affianca ogni giorno. “Non ci
crederete, ma è una roba orribile cambiare assistente e doverlo sostituire con un altro – racconta Infatti chi vive una disabilità sa che il proprio operatore, a differenza di quanto dicono in molti, non
è un ausilio che si rompe e lo sostituisci. Pur rimanendo nella completa autonomia del tuo pensiero,
lavorando con questa persona tutti i giorni, è un po' come se il suo corpo diventasse in parte anche il
tuo. Le tue braccia e le tue gambe, se non si muovono, vengono sostituite dalle sue e quindi oltre ad
una grande sofferenza morale, hai anche un malessere fisico che si aggiunge in queste difficili
situazioni. Le mani di un altro, per quanto gentile e professionale, ti infastidiscono, ti irritano, è
come se invadessero la tua privacy”.
Francesco non è l'operatore di una cooperativa, ci spiega Argentin, a cui abbiamo chiesto qualche
chiarimento. “E' l'operatore che ho scelto e assunto personalmente. E ha deciso lui di andarsene”,
precisa, scongiurando eventuali processi alla cooperativa di turno. “Ma c'è una ragione alla base
della sua decisione – spiega – Ed è la condizione in cui questi operatori devono lavorare: inquadrati
come badanti, con uno stipendio insufficiente e un lavoro che sembra un ripiego. Il problema di
fondo è la mancanza di un albo degli operatori sociali, che condanna queste figure professionali,
spesso molto formate e qualificate, a una perenne sottovalutazione del proprio lavoro. E le costringe
a cambiarlo, non appena si presenta l'occasione. Per questo, presenterò una proposta di legge,
chiedendo che venga istituito un albo apposito, che serva a professionalizzarli e a valorizzare questo
lavoro”.
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Perché sostituire un operatore, appunto, non è uno scherzo: lo sa e lo racconta bene Argentin, ma
ancor meglio di lei lo sanno tante famiglie in condizioni sociali più difficili. “Penso a chi deve
affidare l'assistenza del proprio caro a una cooperativa – ci dice Argenti – Allora la situazione è
decisamente più drammatica, perché l'operatore, sottopagato, facilmente si assenta. E la sostituzione
è improvvisata, non sai mai chi ti entra in casa. Ma penso anche alle famiglie con ragazzi autistici –
continua .- per i quali la continuità dell'operatore è fondamentale e la sostituzione rappresenta un
problema ancor più serio”. E lo sanno molto bene le persone con disabilità grave, come quelli
rappresentati dal Comitato 16 Novembre: “Una delle nostre battaglie principali è proprio la
continuità assistenziale – ci spiega Mariangela Lamanna, portavoce del comitato - Asl e comune
non ce la garantiscono: e questo è gravissimo soprattutto per quei disabili che hanno solo gli occhi
per potersi esprimere: abituarsi l'uno all'altro richiede tempo, anche 3 o 4 mesi. L'empatia infatti
non basta: deve esserci la comunicazione, che in certi casi è ridotta al solo sguardo. Una volta
stabilita questa, una sostituzione sarebbe davvero drammatica per l'ammalato, che deve
ricominciare da zero. Ma anche per la famiglia, che deve dare di nuovo indicazioni, visto che non
c'è mai un periodo di affiancamento”. E poi c'è anche una considerazione economica: “ciò che il
vecchio operatore fa in un'ora, il nuovo lo fa in due ore. Ecco perché la continuità comporta anche
un risparmio. Ma soprattutto – conclude Lamanna – è in ballo la dignità del malato: per lui,
sostituzione significa soprattutto mani nuove che lo toccano intimamente ogni giorno.Ecco perché
riteniamo e continuiamo a chiedere che la continuità assistenziale sia, almeno per questi pazienti, la
regola principale alla quale attenersi”. Lo sa bene, benissimo, anche Chiara Bonanno, mamma di un
ragazzo con grave disabilità, che assiste 24 ore su 24. “Nel mio municipio hanno sospeso senza
ragione i pagamenti dell'assistenza indiretta a ottobre, lasciando nei guai 70 persone con disabilità e
le relative famiglie. Chi poteva ha anticipato i soldi all'operatore, per evitare che se ne andasse. Ma
molti, tra cui io, non hanno la possibilità di farlo. E così abbiamo dovuto lasciar andare gli
assistenti. Naturalmente questo ha comportato un danno gravissimo per gli assistiti ed i loro
famigliari. Io, per esempio, vivo sola con mio figlio: l'assistenza che riceve mi permette di
sopravvivere, seppur da reclusa. Un operatore capace, che conosca mio figlio e sappia come
trattarlo, mi permette di mettere il naso fuori casa almeno ogni tanto. Perché so che Simone sta
sereno e che una sua eventuale crisi viene riconosciuta dal suo assistente. Quando invece un
operatore viene sostituito, io per due o tre mesi almeno non posso muovermi di casa, perché devo
seguire passo passo il nuovo assistente. Adesso, con la sospensione del servizio, ricevo solo
l'assistenza infermieristica dalla Asl, 7 ore al giorno. E quando finalmente, forse anche tramite le
nostre azioni legali, la situazione si sbloccherà, dovrò trovare un nuovo operatore: un'impresa non
certo facile, perché deve piacere innanzitutto a mio figlio e avere tutte le caratteristiche che servono
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per stare accanto a lui. E una volta che lo troverò, dovrò istruirlo e formarlo, prima di poter affidare
Simone alle sue mani, anche solo qualche ora. Ecco perché, per noi famiglie, la sostituzione di un
operatore è una vera tragedia”. (cl)
(7 gennaio 2016)
Fonte: RedattoreSociale.it
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SE IN NOME DEL RISPARMIO SI CALPESTANO I DIRITTI
«Quale sarà il prossimo servizio di cui i cittadini con disabilità (sempre in nome del risparmio, sia
chiaro) verranno privati?»: è un quesito a dir poco amaro, quello proposto dall’ANFFAS di
Modica, in provincia di Ragusa, ma quanto mai attuale, di fronte a decisioni come quelle assunte
dalla locale Azienda Sanitaria Provinciale, che in nome del risparmio portano a calpestare
letteralmente i diritti delle persone, fino a casi limite, come quello denunciato dalla Federazione
FINCOPP e riguardante un giovane studente di Ragusa
Proprio in questi giorni, denunciando la “scomparsa” di servizi fondamentali come la farmacia
territoriale dell’Ospedale Maggiore di Modica (Ragusa) – ciò su cui torneremo in seguito – la
Sezione locale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità
Intellettiva e/o Relazionale) aveva voluto sottolineare in una nota le azioni dell’ASP 7 (Azienda
Sanitaria Provinciale) di Ragusa, «alla spasmodica ricerca di un risparmio che non solo è tutto da
dimostrare, ma che non riesce a vedere dietro ai numeri le persone e i bisogni»
Parole che ci sono tornate alla mente, apprendendo quanto accade all’Istituto Galileo Ferraris di
Ragusa, dove un giovane con disabilità, affetto da una grave malformazione congenita della colonna
vertebrale e del midollo spinale, quale la spina bifida, non autonomo, deambulante in carrozzina e
con la necessità di effettuare il cateterismo vescicale intermittente per cinque volte al giorno, di cui
una durante la ricreazione dell’orario scolastico, si trova suo malgrado coinvolto in una vicenda ove
non ne vengono rispettati i diritti, «sanciti e tutelati dalla Costituzione Italiana, dalla Legge 104/92,
dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle
Persone con Disabilità», come denunciato dalla FINCOPP, la Federazione Italiana Incontinenti e
Disfunzioni del Pavimento Pelvico aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento
dell’Handicap).
In sostanza, come si legge nella nota prodotta dalla Federazione presieduta da Francesco Diomede,
il giovane necessiterebbe a scuola di un infermiere competente, che effettuasse durante la
ricreazione il cateterismo vescicale intermittente, come più volte richiesto all’ASP di Ragusa,
secondo la quale si potrebbe invece procedere a operazioni quali il “cateterismo a sacca” o
l’“autocateterismo”, «la prima delle quali – viene sottolineato dalla FINCOPP – avrebbe
letteralmente effetti devastanti sulla persona, mentre la seconda, nelle condizioni fisiche di un
giovane privo di stabilità ed equilibrio, sarebbe impossibile da eseguirsi», il tutto testato da fior di
specialisti, chiamati a produrre relazioni e consulenze. In un “balletto”, quindi, di ricorsi e sentenze,
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alla fine il Tribunale di Ragusa ha deciso di confermare una sua precedente ordinanza, che aveva
previsto il “cateterismo a sacca” durante l’orario scolastico, «in netto contrasto – secondo la
FINCOPP – con la logica e la coerenza». Il legale che tutela la famiglia del giovane ha per altro già
predisposto un nuovo ricorso, anche se, come viene sottolineato dalla FINCOPP, «la Giustizia non
si ferma a Ragusa e la nostra Associazione non intende assolutamente abbandonare il giovane e i
suoi familiari, che sono determinati a tutelare un diritto legittimo del proprio figlio sino in
Cassazione o alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, chiedendo anche l’intervento del Capo dello
Stato, in qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura».
E torniamo così alla denuncia iniziale dell’ANFFAS di Modica, riguardante la chiusura della
farmacia territoriale dell’Ospedale Maggiore, decisione dalle pesanti conseguenze, se è vero, come
sottolineano dall’Associazione, «che non tutte le famiglie dispongono dell’assistenza infermieristica
per il tempo necessario a lasciare al sicuro i propri figli con disabilità gravissima durante il viaggio
a Ragusa – per alcune non così breve -, così come non è affatto scontato che a Ragusa siano sempre
disponibili presìdi indispensabili, quali i sondini per l’aspirazione, i bottoni per la PEG
[gastrostomia endoscopica percutanea, ovvero il sondino per l’alimentazione dall’esterno, N.d.R.]
e i prodotti per l’alimentazione». Cosicché è già accaduto che un malato di SLA (sclerosi laterale
amiotrofica) «sia rimasto senza il materiale di consumo fondamentale per la sua salute, nonostante i
suoi figli abbiano trascorso diverse ore in fila presso lo sportello dalla farmacia dell’Ospedale di
Ragusa e con lui tanti altri». Nello specifico si punta il dito contro l’accentramento dei servizi,
ritenendo che «non sempre esso sia una scelta vincente né in termini di efficienza né di risparmio»,
ma in generale ciò che ancor più preoccupa è che «a rendere ulteriormente pesante la condizione
delle persone con disabilità gravissima e delle loro famiglie, si preannuncia la prossima sospensione
di molti servizi derivanti dalla Legge 328/00 (Piani di Zona), a causa dell’esaurimento dei fondi
regionali».
A questo punto non possiamo che far nostro il triste quesito conclusivo proposto dall’ANFFAS di
Modica. «Quale sarà il prossimo servizio di cui i cittadini con disabilità (sempre in nome del
risparmio, sia chiaro) verranno privati?». In linea con la FINCOPP e con la sua battaglia in favore
del giovane studente con disabilità dell’Istituto Ferraris di Ragusa, confidiamo che qualche Corte –
nazionale o internazionale – ristabilisca il diritto e i diritti. (S.B.)
(8 gennaio 2016)
Fonte: Superando.it
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L'ACCOMPAGNAMENTO NON "SCADE" A 18 ANNI: LA VISITA NON SERVE, BASTA
LA RICHIESTA DELLA PENSIONE
Massimo Piccioni (Inps) e Gianfranco de Robertis (Anffas) precisano alcuni passaggi normativi
che a tante famiglie non sono chiari: "Chi ha l'accompagnamento durante la minore età, non deve
più sottoporsi a visita al 18° anno, grazie alla legge 114/2014. Diverso per chi ha indennità di
frequenza". E anche la 104 è "a vita": almeno in teoria
ROMA - Chi ha un indennità di accompagnamento durante la minore età, al compimento del 18°
anno non deve più sottoporsi a visita di accertamento, ma soltanto richiedere la pensione
d'invalidità: la novità non è recentissima, risale a circa due anni fa, ma a quanto pare non tutti lo
sanno, visto che l'imminenza della maggiore età del figlio continua a suscitare nelle famiglie una
discreta preoccupazione: rischia di perdere qualcuno dei benefici che la legge gli concede? E la 104,
è a rischio anche lei? Generalmente no:
Lo abbiamo chiesto innanzitutto al Coordinatore generale Medicina legale dell'Inps Massimo
Piccioni, che così ci rassicura: "Nessuna norma prevede la necessità di presentare una nuova
domanda di handicap al compimento del diciottesimo anno di età": - precisa Piccioni - Anche nel
caso in cui, nell'originario verbale, fosse stata indicata una visita di revisione in coincidenza con il
compimento della maggiore età, con la legge 114/2014, i verbali recanti data di revisione successiva
a quella di entrata in vigore del citato provvedimento conservano piena validità fino alla
conclusione del relativo iter di verifica".
E proprio sulla portata della legge 114/2014 si sofferma l'avvocato dell'Anffas, Gianfranco de
Robertis: "Il cosiddetto ‘decreto semplificazione', divenuto poi legge, prevede che il disabile che
durante la minore età era titolare di indennità di accompagnamento, non debba ripresentarsi a visita.
Prima invece, al compimento del 18° anno, tutti indistintamente, anche chi rientrava nelle patologie
non rivedibili elencate nel Dm del 2 agosto del 2007, al compimento di maggiore età doveva
comunque presentarsi a visita. Questo perché l'accertamento in minore età segue criteri diversi
rispetto alla maggiore età, quando si applicano le tabelle ministeriali del ministero della salute in cui
l'invalidità civile viene considerata in base alla capacità lavorativa generica. E anche perché, con la
maggiore età, sopraggiunge il diritto alla sospensione d'invalidità, non percepita dai minori".
Ora, il decreto ha effettivamente "semplificato" le cose: perché "chi ha l'indennità di
accompagnamento durante la minore età non deve andare a visita, ma solo presentare all'Inps il
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modello AP70, per avere la pensione d'invalidità, che è collegata al reddito". Diversa la situazione
per i minori che hanno solo l'indennità di frequenza: "questi - precisa l'avvocato - dovranno
ripresentarsi a visita, su convocazione di Inps".
C'è però un problema, molto rilevante, che riguarda le persone con autismo dopo i 18 anni: la
diagnosi di autismo infatti non esiste per gli adulti. E De Robertis ce lo piega così: "L'invalidità
civile viene valutata in base alle tabelle del 2992, tuttora vigenti, che però non comprendono la voce
autismo. Le commissioni adottano quindi un criterio analogico". Ed è così che l'autismo diventa
"insufficienza mentale grave", o "disturbo dello sviluppo" e così via. Il problema esiste, quindi, "ma
non può risolverlo l'Inps - spiega De Robertis - che non legifera. Si è però dotata, il 2 aprile scorso,
di Linee guida scientifiche, che dovrebbero proprio agevolare una corretta individuazione
dell'autismo. Quelle linee guida di cui ci parla qui Rosa Pennino, che con la sua associazione
"L'autismo parla" ha contribuito ad ottenerle.
Per quanto riguarda invece la 104, "teoricamente non è rivedibile ed è ‘a vita', ma no p escluso che
l'Inps convochi per una revisione anche di quella. E' la linea che ha assunto con la finanziaria del
2011 e il piano di controlli straordinari: la cosiddetta ‘guerra ai falsi invalidi' ha investito, in una
certa misura, anche la 104. Ma possiamo dire che, generalmente, la 104 non si perde, ma si
conserva per tutta la vita". (cl)
(28 gennaio 2016)
Fonte: SuperAbile.it
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NOTIZIE DAL TERRITORIO
TOSCANA, 14 MILIONI PER DARE LAVORO A 1.500 DISABILI
La Regione investe 14,7 milioni di euro per l’accompagnamento al lavoro dei disabili e dei soggetti
vulnerabili. Alla presentazione di progetti sono ammesse imprese e cooperative sociali e soggetti
pubblici e privati
FIRENZE – La Regione Toscana investe 14,7 milioni di euro per l’accompagnamento al lavoro dei
disabili e dei soggetti vulnerabili. I fondi arrivano dal fondo sociale europeo. Il bando, che scade il
31 marzo, intende promuovere la realizzazione su tutto il territorio regionale di un sistema diffuso e
articolato di servizi per l’accompagnamento al lavoro di persone disabili in carico ai servizi socio
sanitari regionali. I progetti che concorreranno al bando dovranno dunque sviluppare percorsi di
sostegno per l’inserimento socio-terapeutico e socio – lavorativo delle persone disabili. Alla
presentazione di progetti sono ammesse imprese e cooperative sociali e soggetti pubblici e privati
che operano nel recupero socio-lavorativo di soggetti svantaggiati.
Nello specifico, i destinatari dei progetti sono persone non occupate, in carico ai servizi socio
sanitari, che siano in condizioni di disabilità certificata, sia fisica che mentale. Il numero di
destinatari coinvolti nei progetti dovrà essere pari, complessivamente, ad ameno 1.510 persone. Per
ciascuna zona distretto potranno essere presentasti uno o più progetti per importi non inferiori a 100
mila euro e non superiori a 1,5 milioni di euro.
Le tipologie di attività che dovranno obbligatoriamente essere incluse nelle proposte progettuali
sono, tra quelle indirizzate alla persona: accesso e presa in carico, valutazione del livello di
occupabilità dei partecipanti, orientamento dei partecipanti, progettazione personalizzata,
accompagnamento in azienda per i partecipanti. Tra le attività indirizzate al processo di occupabilità
si collocano lo “scouting” delle imprese interessate ad accogliere i partecipanti in stage; il
“matching” tra domanda e offerta di lavoro, il sostegno di un tutor in azienda.
(18 gennaio 2016)
Fonte: RedattoreSociale.it
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TOSCANA, CONTRIBUTO ANNUALE DI 700 EURO ALLE FAMIGLIE CON DISABILI
Lo prevede la Regione in virtù della legge regionale n. 82 che, all'articolo 5, istituisce per il
triennio 2016 - 2018 un contributo finanziario annuale a favore delle famiglie con figli minori di 18
anni disabili
FIRENZE – Contributi dalla Regione Toscana alle famiglie con disabili. In data 28 dicembre 2015 è
stata approvata la legge regionale n. 82 che, all'articolo 5, istituisce per il triennio 2016 - 2018 un
contributo finanziario annuale a favore delle famiglie con figli minori di 18 anni disabili. Le
domande potranno essere presentate presso il comune di residenza a partire dal 1 gennaio 2016.
I requisiti e le modalità di richiesta previsti dalla nuova legge sono: il contributo è annuale per il
triennio 2016 – 2018 ed è pari ad euro 700 per ogni minore disabile in presenza di un’accertata
condizione di handicap grave di cui all’articolo. Ai fini dell’erogazione del contributo è considerato
minore anche il figlio che compie il diciottesimo anno di età nell’anno di riferimento del contributo.
(18 gennaio 2016)
Fonte: RedattoreSociale.it
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Nota di Antoni Canalia – Ufficio Politiche per le disabilità CGIL Piemonte
ANALISI DEL DECRETO LEGISLATIVO N.151/2015, CHE MODIFICA LE NORME
DELLA LEGGE 68/99 SUL DIRITTO AL LAVORO DELLE PERSONE CON DISABILITÀ
Il Decreto Legislativo 14 settembre 2015, n. 151 in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n.
183, entrato in vigore il 24/09/2015, modifica parti importanti della Legge 68/99.
L'intero Capo I del Titolo I - dall'art. 1 all'art. 13 - riguarda i lavoratori disabili.
Art. 1
L'art. 1 prevede che vengano definite delle linee guida in materia di collocamento mirato delle
persone con disabilità, demandate ad uno o più Decreti del Ministro del lavoro e delle politiche
sociali, che devono essere emessi entro 180 giorni, sulla base di alcuni principi :
promuovere una rete integrata tra i servizi sociali, sanitari, educativi e formativi del territorio, che
coinvolga anche l'INAIL per l'integrazione lavorativa delle persone con disabilità da lavoro;
dare impulso ad accordi territoriali tra organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro
comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, cooperative sociali, associazioni delle
persone con disabilità, per favorire l'inserimento lavorativo delle persone con disabilità.
individuare modalità di valutazione bio-psico-sociale della disabilità, (su base ICF) e la definizione
dei criteri di predisposizione dei progetti di inserimento lavorativo che tengano conto delle barriere
e dei facilitatori ambientali;
predisporre l'analisi delle caratteristiche dei posti di lavoro da assegnare ai disabili, anche con
riferimento alle modifiche che il datore dì lavoro è tenuto ad adottare;
definire la figura del responsabile dell'inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro, con compiti di
predisposizione di progetti personalizzati per le persone con disabilità e di risoluzione dei problemi
legati alle condizioni di lavoro dei lavoratori con disabilità, in raccordo con l'I.N.A.l.L. per le
persone con disabilità da lavoro;
l'impegno di individuare le buone pratiche di inclusione lavorativa dei disabili.
Nota: non è esplicitato il necessario coinvolgimento delle organizzazioni sindacali
nell'elaborazione di dette linee guida, per definire le scelte relative al miglioramento
dell'inserimento mirato al lavoro dei disabili.
Rispetto alla nuova figura del responsabile dell'inserimento lavorativo, sarebbe stato più
funzionale istituire nei posti di lavoro una unità tecnica “un osservatorio per i lavoratori con
disabilità”, che in stretto raccordo con le RSU/RSA aziendali, si potesse occupare con progetti
personalizzati ad affrontare e risolvere i problemi legati alle condizioni di lavoro delle persone
con disabilità.
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Art.2
Viene modificato l'art.1 comma 1 let.a) della L.68 prevedendo che la disciplina sul collocamento
mirato si applichi anche alle persone con capacità di lavoro ridotta, a meno di un terzo, cioè ai
percettori di assegno ordinario di invalidità Inps.
Nota: E' positiva la scelta di allargare alle persone con una disabilità parziale la possibilità di
poter essere assunte tramite il collocamento mirato.
Art.3
Viene modificato l'art. 3 della legge n. 68/99 eliminando il cosiddetto "regime di gradualità". I
datori di lavoro che occupano da 15 a 35 dipendenti sono obbligati fin da subito all'assunzione di
una persona con disabilità.
In precedenza l'obbligo sorgeva solo in caso di nuove assunzioni, ora il fatto di avere dai 15 ai 35
dipendenti impone al datore di lavoro di assumere un lavoratore disabile. Questo vale anche per
partiti politici, organizzazioni sindacali ed organizzazioni che, senza scopo di lucro operano nel
campo della solidarietà sociale, dell'assistenza e della riabilitazione.
Nota: è' condivisibile la nuova norma che impone, raggiunto il numero di occupati previsto
dalla L 68/99, l'assunzione immediata dei disabili senza dover aspettare le future nuove
assunzioni. E' sbagliata la scelta di applicarla solo dal 1° gennaio 2017.
Art. 4
Viene modificato l'art. 4 della legge n. 68/99.
E' introdotto l’obbligo di conteggiare nella quota di riserva i lavoratori, già disabili prima della
costituzione del rapporto di lavoro, anche se non assunti tramite il collocamento obbligatorio, nel
caso in cui abbiano una riduzione della capacità lavorativa superiore al 60%, o minorazioni ascritte
dalla prima alla sesta categoria di cui alle tabelle annesse al DPR 915/1978, o con disabilità
intellettiva e psichica, con riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%.
Nota: da una parte vengono maggiormente salvaguardati i lavoratori già disabili prima
dell'assunzione avvenuta fuori dalle liste speciali, ricomprendendoli nelle tutele previste dalla
Legge 68/99. Dall'altra però viene di conseguenza ridotto il numero dei posti non coperti della
quota di riserva (assunzioni obbligatorie), limitando la possibilità di nuove assunzioni delle
persone con disabilità.
La formulazione generica della norma approvata può dare luogo ad equivoci e valutazioni
arbitrarie. Sarebbe stato opportuno precisare che la disabilità intellettiva e psichica deve
essere certificata dalle autorità competenti.
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Art. 5
Viene modificato l'art. 5 della legge n. 68/99.
E' introdotto l’esonero totale dall’obbligo di assunzioni obbligatorie per i datori di lavoro privati e
gli enti pubblici economici che occupano addetti impegnati in lavorazioni che comportano il
pagamento di un tasso di premio ai fini INAIL pari o superiore al 60 per mille, attraverso una
autocertificazione. I datori di lavoro dovranno versare al Fondo Nazionale per il diritto al lavoro dei
disabili un contributo esonerativo pari a 30,64 euro per ogni giorno lavorativo per ciascun
lavoratore con disabilità non occupato.
Viene prevista la compensazione territoriale automatica anche per i datori di lavoro pubblici,
prima doveva essere richiesta l'autorizzazione preventiva. In particolare, si stabilisce che i datori di
lavoro pubblici possono (comunicandolo per via telematica) assumere in una unità produttiva un
numero di lavoratori aventi diritto al collocamento obbligatorio superiore a quello prescritto,
compensando il minor numero di lavoratori assunti in altre unità produttive della medesima regione.
Nota: l'introduzione dell'esonero totale per attività di rischio e pericolose, aumenta la
possibilità da parte dei datori di lavoro di aggirare, attraverso il pagamento di una penale,
l'obbligo di assumere i lavoratori disabili. I motivi dell'esclusione dovrebbero essere legati
non al tasso infortunistico, ma ad un intreccio tra tipologia della disabilità, competenze del
disabile e condizioni di lavoro.
Non è condivisibile l'autocertificazione, che si può prestare a scelte arbitrarie, meglio sarebbe
stato mantenere l'autorizzazione preventiva da parte degli uffici competenti. E' altresì
negativa la scelta di indirizzare al Fondo Nazionale e non a quello Regionale le risorse della
sanzione prevista, come invece prescrive per tutte le altre penali, l'art. 14 della Legge 68/99.
Anche la scelta di facilitare la compensazione territoriale nel pubblico impiego è
particolarmente negativa, in quanto apre la strada alla nascita di “reparti o uffici confino” in
cui raggruppare più disabili. Aumenta altresì il rischio, per le persone con disabilità, di dover
svolgere il proprio lavoro lontano dal proprio contesto familiare. La compensazione potrebbe
penalizzare i territori già colpiti da alte percentuali di disoccupazione tra i disabili".
Art. 6
Viene modificato l'art. 7 della legge n. 68/99.
Le assunzioni con chiamata nominativa, fino ad oggi limitate ad alcune realtà lavorative, vengono
estese a tutti i datori di lavoro privati e agli enti enti pubblici economici, tra le persone iscritte alle
liste speciali dei centri per l’impiego.
Attualmente le assunzioni con chiamata nominativa erano previste per le aziende da 15 a 35
dipendenti obbligate ad assumere una sola persona disabile e per i partiti politici, le organizzazioni
sindacali e sociali e gli enti da essi promossi. Le aziende con un numero di dipendenti da 36 a 50,
potevano procedere all'assunzione di un lavoratore con chiamata nominativa e l'altro con richiesta
numerica. Nel caso di aziende con più di 50 dipendenti il 60% poteva essere assunto con chiamata
nominativa ed il restante 40% con richiesta numerica.
Le assunzioni obbligatorie si potranno fare anche tramite la stipula delle convenzioni previste
dall'art.11 della Legge 68/99
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Nel caso di mancata assunzione con chiamata nominativa entro il termine di sessanta giorni gli
uffici avviano i lavoratori secondo l'odine di graduatoria per la qualifica richiesta o altra concordata
con il datore di lavoro.
Nota: E' particolarmente negativa la nuova norma che permette la generalizzazione delle
assunzioni dei disabili tramite le chiamate nominative, che potrebbe creare pesanti
discriminazioni, in particolare per i lavoratori/trici con gravi disabilità (specie se psichiche o
intellettive), con il pericolo di una loro emarginazione a favore di lavoratori/trici con una
disabilità minore.
Art. 7
Viene modificato l'art. 8 della legge n. 68/99.
Si stabilisce che la tenuta dell'elenco delle persone con disabilità, che risultano disoccupate, è di
competenza dei servizi per il collocamento mirato nel cui ambito territoriale si trova la residenza
della persona che può iscriversi nell'elenco di altro servizio in altra parte d'Italia, previa
cancellazione dall'elenco in cui era precedentemente iscritta.
Viene altresì definito che presso i servizi per il collocamento mirato opera un comitato tecnico,
composto da funzionari dei servizi medesimi e da esperti del settore sociale e medico-legale, con
particolare riferimento alla materia della disabilità, con compiti di valutazione delle capacità
lavorative, di definizione degli strumenti e delle prestazioni atti all'inserimento e di predisposizione
dei controlli periodici sulla permanenza delle condizioni di disabilità. Ai componenti il Comitato
Tecnico
non
spetta
alcun
compenso,
indennità
o
gettone
di
presenza.
Nota: viene data la possibilità ai disabili di potersi iscrivere in alternativa ad un altro elenco
che non sia solo quello del territorio di residenza. Vengono ulteriormente specificati i compiti
del Comitato Tecnico, con la piena responsabilità dell'inserimento mirato.
Art. 8
Viene modificato l'art. 9 della legge n. 68/99.
Sono abrogati i commi 2 e 5 che definivano le diverse modalità dell'avvio al lavoro delle persone
disabili con riferimento alla graduatoria, da parte degli uffici, ora superate dall'art.6 che generalizza
le assunzioni a chiamata.
Si estende e razionalizza altresì la raccolta dei dati riferiti al collocamento mirato con il fine di
semplificare gli adempimenti e rafforzare i controlli istituendo all'interno della Banca dati politiche
attive e passive, una apposita sezione denominata “Banca dati del collocamento mirato”. La Banca
dati è alimentata, in particolare, dall'INPS, relativamente agli incentivi di cui il datore di lavoro
beneficia, dall'INAIL, relativamente agli interventi di reinserimento e integrazione delle persone
con disabilità da lavoro, nonché dalle Regioni. I dati che saranno resi disponibili alle regioni,
province autonome ed enti pubblici responsabili del collocamento mirato.
Nota: sarebbe stato opportuno che i dati raccolti sul collocamento mirato, fossero messi
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direttamente a disposizione anche delle organizzazioni di tutela dei disabili, delle
organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro.
Art. 9
Viene modificato l'art. 12 bis della legge n. 68/99
La nuova norma cancella la possibilità prevista dall'art. 12 bis (che norma una specifica tipologia
di convenzione per l'inserimento lavorativo) di effettuare l'assunzione con chiamata nominativa, in
deroga all'obbligo di effettuare una percentuale di assunzioni con chiamata numerica, poiché la
nuova legge consente di assumere sempre con chiamata nominativa. Cancella altresì il precedente
diritto del datore di lavoro di prelazione nell'assegnazione degli incentivi.
Art.10
Viene modificato l'art. 13 della legge n. 68/99.
Viene cambiato il sistema degli incentivi per i datori di lavoro che assumono persone con disabilità,
Le aziende potranno usufruire per un periodo di 36 mesi (questo vincolo prima non c'era) di un
contributo pari al 70% (dal 60% attuale) della retribuzione mensile lorda per ogni lavoratore
disabile assunto con contratto a tempo indeterminato che abbia una riduzione della capacità
lavorativa superiore al 79% o con minorazioni ascritte dalla I alla III categoria di cui alle tabelle
annesse al DPR 915/1978..
E' prevista una specifica misura per favorire l’assunzione delle persone con disabilità intellettiva e
psichica. Il contributo del 70% della retribuzione lorda durerà 60 mesi per ogni lavoratore che
venga assunto a tempo indeterminato (o anche a tempo determinato per un periodo non inferiore ai
dodici mesi e per tutta la durata del contratto), che abbia una riduzione della capacità lavorativa
superiore al 45%.
Per ogni lavoratore disabile assunto a tempo indeterminato con una riduzione della capacità
lavorativa compresa tra il 67% ed il 79% o con le minorazioni ascritte dalla IV alla VI categoria di
cui alle tabelle annesse al DPR 915/1978 l'incentivo viene elevato al 35% (contro il 25% attuale).
Viene confermata l'opzione che i contributi potranno essere richiesti anche dai datori di lavoro
privati che, pur non essendo soggetti agli obblighi della legge 68/1999, procedano all'assunzione a
tempo indeterminato di lavoratori disabili.
La gestione e la erogazione dell'incentivo viene fatta direttamente dall'Inps (prima la gestione era in
carico alle regioni) ai datori di lavoro mediante conguaglio nelle denunce contributive mensili, sulla
base dell'ordine cronologico della presentazione delle domande, sulla base delle risorse disponibili.
Il 5% delle risorse del Fondo nazionale può essere utilizzato dal Ministero del Lavoro per
sperimentazioni di programmi di inclusione attiva delle persone disabili.
Nota: la scelta, in se positiva, di aumentare gli incentivi per favorire l'assunzione delle persone
con disabilità, specie se con maggiore gravità, viene inficiata dalla decisione negativa,
introdotta nell'art. 6, di generalizzare l'assunzione con chiamata nominativa, Scelta che, come
abbiamo già ricordato, potrebbe creare pesanti discriminazioni nei confronti dei
lavoratori/trici con gravi disabilità.
Non è condivisibile che la gestione degli incentivi alle aziende venga demandato all'Inps sulla
29
base della data di presentazione delle domande. Sarebbe stato più opportuno mantenere la
ripartizione del Fondo nazionale alle Regioni, per il loro ruolo di mediazione e rapporto con i
territori e gli uffici competenti, sulla base di alcune specificità: il numero delle domande, il
numero degli iscritti al collocamento mirato, il funzionamento dei servizi pubblici
dell'inserimento lavorativo, la situazione del sistema produttivo regionale...Si poteva pensare
al coinvolgimento dell'Inps nella fase di erogazione dei fondi ai datori di lavoro.
Art.11
Viene modificato l'art. 14 della legge n. 68/99.
Si prevede che il Fondo regionale per l'occupazione dei disabili, in cui confluiscono gli importi
delle sanzioni amministrative, eroghi contributi per il rimborso forfettario parziale delle spese
necessarie all'adozione di interventi in favore dei lavoratori con riduzione della capacità
lavorativa superiore al 50%, incluso l'apprestamento di tecnologie di telelavoro o la rimozione delle
barriere architettoniche che limitino in qualsiasi modo l'inclusione lavorativa. Il Fondo contribuisce
con le proprie risorse all'istituzione della nuova figura del responsabile dell'inserimento
lavorativo nei luoghi di lavoro.
Nota: bene che venga esplicitato nell'art. 14, il sostegno ad interventi a favore dei lavoratori
disabili, che possono facilitare il loro inserimento lavorativo.
Riguardo alla figura del responsabile dell'inserimento lavorativo ribadiamo, come già
esplicitato nella nota all'Art 1, che sarebbe stato più funzionale istituire nei posti di lavoro
una unità tecnica “un osservatorio per i lavoratori con disabilità” operante in stretto rapporto
con le RSU/RSA aziendali. Riteniamo in ogni caso che il finanziamento doveva essere posto in
carico al Fondo Nazionale e non al Fondo regionale, perchè ne assorbirà gran parte delle
risorse oggi destinate ad altri scopi.
Art.12
Viene soppresso l'albo nazionale dei centralinisti telefonici privi della vista istituito con l'art. 2 della
legge n. 594 del 1957.
Art.13
Viene modificata la legge n. 113 del 1985 prevedendo che i privi della vista, analogamente alle
persone con disabilità, si possono iscrivere nell'elenco del centro per l’impiego del territorio di
residenza o, in alternativa, presso un altro servizio di un altro territorio, dopo la preventiva
cancellazione dall'elenco in cui erano precedentemente iscritti.
Nota: le persone prive della vista avevano la possibilità di iscriversi negli elenchi di più centri
per l'impiego. Ora dovranno scegliere l'elenco in cui vogliono iscriversi, entro trentasei mesi
dall'entrata in vigore della legge.
(25 gennaio 2016)
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REGIONE LAZIO, FINANZIATI TIROCINI DI LAVORO PER PERSONE DISABILITÀ
Della durata massima di 12 mesi, prevedono un'indennità di 500 euro mensili: si tratta di tirocini
di orientamento, formazione e inserimento/reinserimento al lavoro. Domande da presentare entro il
29 luglio 2016
ROMA - Con 728mila euro la Regione Lazio finanzia tirocini di orientamento, formazione e
inserimento/reinserimento al lavoro per persone disabili. I tirocini potranno avere una durata
massima di 12 mesi e le persone interessate, oltre all'indennità pari a 500 euro mensili, avranno a
disposizione
un
tutoraggio
specialistico.
Il
bando
è
stato
pubblicato
su
www.portalavoro.regione.lazio.it e le domande potranno essere presentate fino al 29 luglio 2016.
"Con questo bando continua il nostro percorso per garantire a tutti i cittadini della nostra Regione
politiche attive per il lavoro. Questo è soltanto l'inizio. Se questo primo bando andrà bene, faremo
di tutto per rifinanziarlo. Il prossimo 29 gennaio incontreremo in Regione le associazioni delle
persone disabili, le parti sociali e le imprese perché, insieme a Bic Lazio, presenteremo loro
l'avviso", ha dichiarato l'assessore al Lavoro, Pari opportunità e Personale della Regione Lazio,
Lucia Valente.
"Insieme a questo bando - ha aggiunto - abbiamo lavorato sull'atto di indirizzo sul collocamento
mirato varato dalla giunta dopo un periodo di concertazione con le parti sociali e le associazioni
delle persone disabili. Oggi possiamo dire che la collocazione al lavoro delle persone con disabilità
nella nostra Regione ha regole più semplici e procedure uniformi su tutto il territorio regionale.
Infine, abbiamo creato un sistema di accreditamento regionale di servizi per il lavoro dedicati alle
persone con disabilità per assisterle nella ricerca del lavoro e garantire loro pari opportunità di
accesso nel mercato del lavoro".
(26 gennaio 2016)
Fonte: SuperAbile.it
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INTERNAZIONALE
PERCHÉ IL 27 GENNAIO È COSÌ IMPORTANTE
Il messaggio del Segretario Generale delle Nazioni Unite, per il Giorno della Memoria del 27
gennaio, ci dà innanzitutto l’opportunità di ricordare ancora una volta che il primo Olocausto del
regime nazista fu proprio quello che portò a sterminare centinaia di migliaia di persone con
disabilità. Ma per le persone con disabilità e le loro famiglie, questa data è fondamentale non solo
come doveroso pensiero a quelle vittime, ma anche come costante monito per il presente e il futuro,
“testimonianza viva” contro ogni forma di discriminazione in tutti i giorni dell’anno
Durante la Seconda Guerra Mondiale, sei milioni di ebrei furono sistematicamente rinchiusi in
campi di concentramento e sterminati. I nazisti uccisero anche Sinti e Rom, prigionieri politici,
omosessuali, disabili, testimoni di Geova e prigionieri di guerra sovietici. L’Olocausto è stato un
crimine di dimensioni colossali. Nessuno può negarne l’evidenza: è accaduto realmente. Ricordare
le vittime e rendere onore al coraggio dei sopravvissuti e di coloro che li hanno supportati e
liberati ci permette di rinnovare ogni anno il nostro impegno a prevenire simili barbarie in futuro, e
a respingere la mentalità carica di odio che le rende possibili. Le Nazioni Unite sono sorte sulla
scia dell’Olocausto e delle atrocità commesse nella seconda guerra mondiale, per riaffermare la
fede nella dignità e nel valore di ogni singola persona e ribadire il diritto di ognuno
all’uguaglianza e a una vita priva di discriminazioni. Questi princìpi rimangono essenziali anche
oggi. In tutto il mondo ci sono persone che continuano a essere soggette ad attacchi e
discriminazioni, come i milioni che fuggono da guerre, persecuzioni, e povertà. Abbiamo il dovere
di ricordare il passato, e di aiutare coloro che, oggi, hanno bisogno di noi. Per più di dieci anni,
l’Olocausto e il Programma Outreach delle Nazioni Unite hanno lavorato per educare le nuove
generazioni riguardo all’Olocausto. Molti nella società – tra cui i sopravvissuti all’Olocausto –
continuano a contribuire a questa importante attività. La memoria dell’Olocausto ci rammenta con
drammatica forza cosa possa accadere quando smettiamo di riconoscere l’umanità che ci
accomuna. In questo giorno di commemorazione dell’Olocausto, invito l’umanità a respingere
quelle ideologie politiche e religiose che mettono i popoli gli uni contro gli altri. Insieme,
denunciamo l’antisemitismo e ogni attacco contro gruppi religiosi o etnici. Insieme, costruiamo un
mondo dove la dignità sia rispettata, la diversità sia celebrata, e la pace sia permanente.
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Fin qui il messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, diffuso in occasione
del Giorno della Memoria del 27 gennaio, e per la cui traduzione ringraziamo l’Ufficio
Comunicazione di ONU Italia. Ma perché il Giorno della Memoria – designato come tale nel 2005
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e fissato per il 27 gennaio di ogni anno, a ricordare il
sessantesimo anniversario dell’entrata nel campo di concentramento di Auschwitz da parte dei
soldati russi – è tanto importante anche per le persone con disabilità? Chi ci legge con regolarità sa
bene quanto spazio la nostra testata abbia dedicato a questo tema – come testimonia anche il lungo
elenco di contributi qui a fianco riportati – e in particolare negli ultimi anni, quando è emersa in
piena luce una nuova, ulteriore sconvolgente verità riguardante il regime nazista. In una
ricognizione dei fatti elaborata per il nostro giornale da Stefania Delendati, che costituisce
certamente una delle più esaurienti trattazioni sull’argomento, ciò che accadde viene riassunto così:
«Prima della “soluzione finale”, che portò alla morte milioni di persone, il regime nazista si
“esercitò” sui disabili, ritenuti indegni di vivere, un peso economico per la società e un pericolo per
la salvaguardia della popolazione “sana”. Un accanimento organizzato, iniziato nel 1939, chiuso
ufficialmente due anni dopo, in realtà proseguito fino al termine del conflitto, segretamente e – se
possibile – in modo ancora più crudele. Vennero uccise circa 300.000 persone affette da malattie
ereditarie, tra loro moltissimi bambini. Un Olocausto parallelo tenuto seminascosto per quasi mezzo
secolo, che soltanto negli ultimi anni è venuto alla luce, grazie soprattutto alle iniziative promosse
in occasione del Giorno della Memoria». Parole, queste, che da sole sarebbero certamente
sufficienti a far capire l’importanza di una ricorrenza come quella del 27 gennaio.
Ma non basta. Infatti, con un salto in avanti nel tempo di sessant’anni, oltrepassando la stessa
Assemblea delle Nazioni Unite che ha decretato il 27 gennaio quale Giorno della Memoria,
vogliamo ancora una volta ricordare alcuni altri fatti, apparentemente marginali, nel flusso della
“Grande Storia”. Siamo infatti nel 2006, quando alcuni medici olandesi firmano il cosiddetto
Protocollo di Groningen, ove scrivono che «tra i bambini e i neonati per i quali potrebbe essere
presa la decisione di fine vita» ci sono anche quelli «sopravvissuti grazie alla terapia intensiva ma
per i quali è chiaro che dopo il completamento delle cure intensive la qualità della vita sarà misera»
e senza «alcuna speranza di miglioramento». Alla fine di quello stesso anno, poi, i componenti del
Collegio Reale di Ostetricia e Ginecologia della Gran Bretagna, chiedono in un documento ufficiale
«la possibilità di uccidere i neonati con disabilità gravi». Più recentemente, nel 2010, un docente di
Teoria dell’Armonia al Conservatorio di Milano si sofferma in Facebook sui «problemi della
didattica», parlando tra l’altro di «pseudoscienza senza bussole che fa comparire organismi che non
lo dovrebbero» e di «Rupe Tarpea cui bisognerebbe tornare». Infine, nel mese di agosto del 2014, il
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biologo inglese Richard Dawkins twitta che sarebbe «immorale mettere al mondo una persona con
sindrome di Down»…
Ecco perché crediamo che il 27 gennaio non possa mai essere dimenticato dalle persone con
disabilità e dalle loro famiglie, come doveroso pensiero ai milioni di vittime che furono, ma anche
come costante monito per il presente e il futuro, “testimonianza viva” contro ogni discriminazione
in tutti i giorni dell’anno. (Stefano Borgato)
(26 gennaio 2016)
Fonte: Superando.it
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PRIMI PERCORSI GUIDATI PER DISABILI MENTALI NELLA METRO DI PARIGI
Due volti intrecciati, uno bianco e uno blu. Il simbolo che identifica la disabilità mentale fa oggi il
suo primo, storico ingresso nella metro di Parigi. Per ora presente solo lungo la linea 10. Il
pittogramma S3A - questo il suo nome tecnico - indicherà ai passeggeri con handicap intellettivi la
presenza di servizi a loro dedicati.
Due volti intrecciati, uno bianco e uno blu. Il simbolo che identifica la disabilità mentale fa oggi il
suo primo, storico ingresso nella metro di Parigi. Per ora presente solo lungo la linea 10. Il
pittogramma S3A - questo il suo nome tecnico - indicherà ai passeggeri con handicap intellettivi la
presenza di servizi a loro dedicati. Dagli sportelli dei biglietti fino ai binari dei treni. Ma l'impegno
a rendere la rete della metropolitana della capitale francese un luogo sempre più disability-friendly
non si ferma qui. La società dei trasporti ha, infatti, intenzione di estendere l'iniziativa anche alle
altre linee della metro. Un modo per aprirsi a forme di handicap diverse da quello motorio, spesso
l'unico rappresentato sui mezzi pubblici con la nota immagine della sedia a rotelle.
(27 gennaio 2016)
Fonte: SuperAbile.it
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LA PRIMA VOLTA DI UN'UNIVERSITÀ PER SOLI STUDENTI AUTISTICI
La prima università per studenti con autismo e Asperger aprirà i battenti in Irlanda. La Dublin City
University è infatti un campus unico nel suo genere dove tutto è stato ideato per soddisfare le
esigenze di queste speciali matricole.
La prima università per studenti con autismo e Asperger aprirà i battenti in Irlanda. La Dublin City
University è infatti un campus unico nel suo genere dove tutto è stato ideato per soddisfare le
esigenze di queste speciali matricole. Dalle attività puramente accademiche, agli alloggi, senza
tralasciare la ricerca del lavoro grazie a stage post-laurea a livello nazionale. Visto che l'idea - nata
in collaborazione con l'associazione AsIAm.ie - prende vita dall'osservazione del fatto che il tasso
di disoccupazione tra le persone con disturbi dello spettro autistico, anche quando se con elevate
qualifiche, è attualmente intorno all'80%.
(29 gennaio 2016)
Fonte: SuperAbile.it
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VARIE
DISABILITÀ, PANCALLI: “PAROLE DI MATTARELLA SONO SIGILLO AL NOSTRO
MOVIMENTO”
Il presidente del Comitato nazionale paralimpico in merito al discorso di fine anno del presidente
della Repubblica, quando è stata citata l’atleta disabile Nicole Orlanndo
FIRENZE – “Il comitato nazionale paraolimpico è un pezzo di welfare di questo Paese e la
dimostrazione di come si possa utilizzare lo sport, come strumento di politica positiva". Lo ha detto
il presidente del comitato Paraolimpico italiano Luca Pancalli, a margine della presentazione alla
stampa dei Trisome Games, le Olimpiadi per atleti con sindrome di Down. In merito alle parole del
presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno sulla sportiva disabile
Nicole Orlando, Pancalli ha detto che queste parole “sono uno sprone ad andare avanti, per quello
che rappresentiamo non tanto sotto il profilo sportivo, queste parole hanno rappresentato un sigillo
importante al nostro movimento”.
(8 gennaio 2016)
Fonte: RedattoreSociale.it
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IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA E LE PERSONE CON DISABILITÀ
In occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, aperto l’8 dicembre scorso e che si
concluderà il 20 novembre di quest’anno, la Sottosezione romana dell’UNITALSI ha incrementato,
sia per quantità che per qualità delle opportunità offerte, il proprio servizio di numero verde, attivo
già da anni, attraverso il quale riceve, smista e soddisfa le varie richieste provenienti dalle persone
con disabilità di Roma o che arrivano nella Capitale
Già da diversi anni la Sottosezione di Roma dell’UNITALSI – organizzazione aderente alla FISH
(Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – utilizza un numero verde attraverso il
quale riceve, smista e soddisfa le varie richieste provenienti dalle persone con disabilità di Roma o
che arrivano nella Capitale. Ora, in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, aperto
l’8 dicembre scorso e che si concluderà il 20 novembre di quest’anno, tale servizio – attivo in
precedenza dal lunedì al venerdì (ore 9-18) – è stato incrementato e reso disponibile anche il sabato
e la domenica, prolungando inoltre l’orario di apertura nei giorni feriali fino alle 20. In tal senso, il
numero verde specifico per il Giubileo è l’800 062026, che consente di parlare direttamente con un
volontario, ma le varie richieste e informazioni possono essere inoltrate anche tramite un indirizzo
dedicato di posta elettronica ([email protected]).
Ma quali sono esattamente le opportunità offerte da questo servizio? Le elenchiamo qui di seguito,
riprendendole dallo specifico Vademecum predisposto dall’UNITALSI: ° richiedere i biglietti
presso la Prefettura della Casa Pontificia, per i vari eventi giubilari (messa; udienza generale e/o
giubilare; momenti di preghiera e momenti ludici); ° ritirare i biglietti prenotati presso gli uffici
competenti indicati dal Vaticano; ° prenotare carrozzine per persone deambulanti che comunque non
possano stare molto tempo in piedi o fare code durante le celebrazioni;
° prenotare trasporti con pulmini attrezzati per persone con disabilità, dall’alloggio al luogo
dell’evento e viceversa;
° richiedere trasferimenti dai luoghi di arrivo (aeroporti /stazioni) ad alloggi e/o viceversa;
° registrare il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro;
° richiedere l’utilizzo del punto di accoglienza “Auditorium della Conciliazione” (Via della
Conciliazione, 4), dove per sette giorni su sette sono presenti dei volontari dalle 9 alle 18, con bagni
attrezzati, punto ristoro e sportello informativo;
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° fare richiesta di usufruire dei servizi messi a disposizione dal gazebo UNITALSI presente in
Piazza Sant’Uffizio durante tutte le celebrazioni papali ordinarie e straordinarie;
° fare richiesta per un supporto presso i varchi di accesso dedicati alle persone con disabilità;
° richiedere informazioni su alberghi con camere attrezzate per persone con disabilità;
° fare richiesta di accompagnatori per persone con disabilità sprovviste del proprio;
° inoltrare le richieste al Comune di Roma dei permessi per i pullman di discesa e risalita dei
passeggeri con disabilità e non, nelle vicinanze dei luoghi degli eventi.
Maggiori specifiche, infine (dati anagrafici di un referente; numero dei partecipanti e di quelli con
disabilità che usufruiscano o meno di una carrozzina propria; giorno e orario in cui si desidera
effettuare il pellegrinaggio; eventuali necessità di accompagnatori/assistenze), vengono richieste
dall’Ufficio Vaticano del Giubileo, in riferimento alla partecipazione dei gruppi. (S.B.)
(22 gennaio 2016)
Fonte: Superando.it
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FU IL PRIMO A DIRE AL MONDO “NIENTE SU DI NOI SENZA DI NOI”
di Giampiero Griffo
Lottò costantemente per far riconoscere che una persona con disabilità non è una persona
dipendente per tutta la vita e insieme alla moglie venne insignito di un premio dalle Nazioni Unite
per il suo sostegno all’inclusione delle persone con disabilità. Il suo messaggio era semplice: una
persona è disabile solo a causa di un ambiente che lo disabilità. Ron Chandran-Dudley, primo
presidente di DPI (Disabled Peoples’ Internazionale) e anche il primo ad adottare a livello
internazionale lo slogan “Niente (o Nulla) su di Noi, senza di Noi”, è scomparso il 30 dicembre
scorso
Nel 1980 Ron Chandran-Dudley e altre tredici persone con disabilità, delegate a partecipare in
Canada al 13° Congresso Mondiale di Rehabilitation International, abbandonarono l’assemblea
perché non avevano uguaglianza di parola nelle decisioni prese dall’organizzazione. Decisero così,
in quello stesso anno, di costituire un’organizzazione di persone con disabilità, con la motivazione
che per rafforzare la causa del movimento per i diritti di queste persone si dovessero coinvolgere
direttamente le stesse, sostenendone l’“empowerment” (“crescita dell’autoconsapevolezza”)
attraverso la loro stessa voce. Il motto Voice of Our Own o Vox Nostra (“nostra voce”) divenne
anche il motto e il nome della rivista di DPI (Disabled Peoples’ International) e della DPA
(Disabled People’s Association), l’Associazione delle persone con disabilità di Singapore, di
entrambe le quali Ron fu tra i soci fondatori. DPI fu costituita infatti proprio durante un congresso
a Singapore il 4 dicembre 1981 e oggi ha più di 140 organizzazioni socie in altrettanti Paesi del
mondo. A quel congresso – cui parteciparono più di 450 delegati da 52 nazioni – fu eletto
all’unanimità come primo presidente di DPI Ron Chandran-Dudley, scomparso il 31 dicembre
scorso a 81 anni.
Ron Chandran-Dudley era un cittadino di Singapore divenuto cieco a 18 anni, che lottò
costantemente per far riconoscere che una persona con disabilità non è una persona dipendente per
tutta la vita. Nato il 18 aprile del 1934, dopo avere studiato al Raffles Institution della sua città, fu
accettato alla Facoltà di Medicina di un’università in Inghilterra: voleva diventare un chirurgo del
cervello. Nel 1952, un colpo accidentale alla testa durante una partita di rugby gli tolse la vista.
L’anno successivo Ron si iscrisse alla Singapore Association for the Blind (oggi Singapore
Association of the Visually Handicapped), diventando un volontario che distribuiva cibo, vestiti e
giocattoli a persone con disabilità visive a Singapore. In quei momenti incominciò a chiedersi:
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possiamo solo offrire bastoni bianchi per ciechi, cibo, ninnoli, vestiti e medicine? Perché non
possiamo ridare ai ciechi la loro dignità? Perché non formarli a qualcosa di utile, consentendo loro
di apprendere come essere indipendenti? «Devo fare qualcosa per cambiare questo stato di cose – si
diceva – per educare la comunità ad accettare le persone con disabilità come validi membri della
società».
Egli continuò dunque a svolgere le proprie attività come volontario nell’Associazione, conseguendo
successivamente la laurea in Antropologia Sociale presso la prestigiosa London School of
Economics, dopodiché tornò a Singapore, diventando segretario generale della citata Singapore
Association for the Blind.
In tale veste, Ron dette alle persone cieche una voce, e costruì politiche innovative, decidendo che
almeno la metà dei dirigenti dell’Associazione, così come il presidente, dovessero essere persone
con disabilità visiva. In particolare sviluppò un sistema di supporto che permise ai bambini con
disabilità di vivere a casa, di frequentare le scuole primarie dapprima nell’associazione,
successivamente pienamente integrati nelle scuole ordinarie secondarie. Si impegnò inoltre per
costruire percorsi lavorativi, in modo tale che le persone cieche potessero partecipare a pieno titolo
nella società, come telefonisti, lavoratori pubblici, agenti assicurativi, professori e proficui
utilizzatori di computer, a differenza delle generazioni più anziane in cui le persone rimanevano in
genere analfabete e dipendenti. Dopo cinque anni, lasciò la Singapore Association for the Blind, per
andare a studiare come consigliere per la formazione professionale e psicoterapeuta alla Fulbright
Scholar dell’Università americana di New York ad Albany. Nel 1971 tornò a Singapore,
specializzandosi, nei dieci anni successivi, in altre aree dei servizi sociali. Divenne consigliere per
coloro che abusavano di droghe e formatore per i responsabili degli interventi successivi alla cura
per la Singapore Anti-Narcotics Association, oltre ad assumere la carica di vicepresidente e
consigliere volontario presso la Singapore Association of Mental Health, l’Associazione di
Singapore per la Salute Mentale. Nel frattempo era anche diventato presidente della nuova
Singapore Association of the Visually Handicapped e lo fu sino al 1980.
Uno dei principali risultati dell’impegno di Ron nel mondo della disabilità fu senz’altro la
partecipazione come socio fondatore di DPI (Disabled Peoples’ International) nel 1981. Attivo in
precedenza all’interno di Rehabilitation International – che all’epoca era l’organizzazione
riconosciuta a livello internazionale per rapprresentare le persone con disabilità – ne uscì insieme
alle organizzazioni di altri Paesi, per un conflitto sulla rappresentanza. Il 1981, infatti, fu dedicato
dalle Nazioni Unite alle persone con disabilità e in seno a Rehabilitation International la discussione
si concentrò sul fatto se nella direzione dell’organizzazione dovessero avere la maggioranza le
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persone con disabilità; tale posizione non ebbe la meglio, cosicché una parte delle organizzazioni
socie decise di costituirsi in una nuova associazione internazionale, DPI appunto, basata su altre
regole (maggioranza di persone con disabilità tra i soci e negli organismi direttivi, parità di
rappresentanza di genere ecc.). Riconosciuta dalle Nazioni Unite e finanziata da varie
organizzazioni internazionali, DPI – della quale Ron Chandran-Dudley fu il primo presidente –
venne dunque creata da persone con disabilità che lavoravano per cambiare le attitudini negative e
politiche riguardanti all’epoca 500 milioni di persone con disabilità (oggi circa un miliardo). Sin
dall’inizio vi si lavorò per dare dignità alle persone con disabilità, attraverso la formazione e
l’empowerment [crescita dell’autoconsapevolezza, N.d.R.], affinché diventassero responsabili per la
propria vita. Un messaggio, questo, che influenzò profondamente le politiche indirizzate alle
persone con disabilità nel campo dell’educazione, del lavoro e dell’accessibilità in numerosi Paesi,
tra cui l’Australia, la Malaysia, lo Sri Lanka, il Canada, la Svezia e le Filippine.
Durante i quattro anni del suo mandato alla Presidenza di DPI, Ron si spese per allargare la base
sociale e costituire i Consigli Regionali (ogni continente in DPI ha un Consiglio e un’Assemblea
Regionale). Oggi siamo di fronte a un’organizzazione globale con Status Consultativo presso il
Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, l’Organizzazione Mondiale della Sanità,
l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, altre Agenzie dell’ONU e altri organismi a carattere
regionale (Unione Europea, Consiglio d’Europa, Lega Araba, Organizzazione degli Stati Americani,
Unione Africana). In occasione di un viaggio in Polonia nel 1984, si deve proprio a Ron ChandranDudley il primo uso internazionale dello slogan oggi appartenente a tutto il movimento mondiale
delle persone con disabilità, vale a dire Niente (o Nulla) su di Noi, senza di Noi. A tal proposito va
ricordato che secondo il professor Frank Hall-Bentick quella stessa frase era stata usata in Polonia
dall’Associazióne Polacca dei Ciechi nel 1947, quando, dopo la seconda guerra mondiale, le
persone cieche si erano organizzate in un’associazione presieduta dal dottor Wlodzimierz Dolanski,
promotore appunto delle parole Niente su di noi senza di noi. Per altro il fatto che questo slogan
nascesse in Polonia non fu casuale. Nihil novi nisi commune consensu (“Niente di nuovo senza il
consenso di tutti”) si chiamano infatti gli Acta Polacca del 1505, noti anche come “Niente su di noi
senza di noi”. Tale Atto – chiamato in Polonia “di Costituzione” – coincise con un’importante
vittoria per la nobiltà polacca contro la monarchia, proibendo al re di approvare nuove leggi senza il
consenso dei rappresentanti dei nobili (szlachta, Sejm y Senat), ad eccezióne delle leggi relative alle
città reali, territori della corona, miniere, feudi, contadini ed ebrei. Secondo una narrazione
leggendaria, inoltre, questa frase fu usata anche durante le rivolte contadine per rivendicare i propri
diritti.
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La DPA di Singapore di cui Ron Chandran-Dudley era il leader, si costituì legalmente il 28 aprile
1986 e su indicazione dello statuto di DPI, mise insieme varie organizzazioni di Singapore, quali
l’HWA (Handicaps Welfare Association), la SAVH (Singapore Association of the Visually
Handicapped) e la SADeaf (Singapore Association for Deaf), formando la prima Assemblea
Nazionale di DPI di quel Paese, con DPA che era l’unica Associazione ad occuparsi di tutte le
tipologie di diversità funzionale. Sin dalla sua fondazione, i soci di DPA si indirizzarono a
conseguire gli obiettivi della seconda Assemblea Regionale Asia-Pacifico di DPI, ovvero
influenzare i decisori politici per implementare le attuazioni e i programmi indirizzati a promuovere
l’integrazione sociale delle persone con disabilità e condividere le esperienze legate alla condizione
di disabilità, per cooperare in cerca delle migliori soluzioni. Al tempo del primo ministro Goh Chok
Tong (1990-2004), il Governo di Singapore formulò l’Agenda for Action, che includeva una serie di
raccomandazioni elaborate dall’Advisory Council of the Disabled (“Gruppo Consiliare della
Disabilità”).
Dal canto suo, Chandran-Dudley aveva contributo in maniera significativa alla fondazione
del VAPC, il Singapore’s Vocational Assessment and Placement Centre, dove un team
multidisciplinare di esperti (terapisti occupazionali, operatori del sociale e psicologi) valutava le
competenze e le capacità delle persone con disabilità, aiutandole a ottenere un lavoro appropriato.
Dalla fondazione di tale organismo, nel 1984, sono state centinaia le persone con disabilità che
hanno conseguito un lavoro.
Per anni Ron ha lavorato per rimuovere le barriere architettoniche e quelle culturali. Il suo
messaggio era semplice: una persona è disabile solo a causa di un ambiente che lo disabilità. Tra le
sue altre battaglie, particolarmente degna di nota è quella per garantire alle persone cieche di votare
da sole. Fino ad allora, infatti, le persone cieche di Singapore votavano accompagnate dal
presidente di seggio, ciò che non garantiva affatto la segretezza e l’affidabilità del voto, secondo la
volontà dell’elettore. Ron si impegnò dapprima a fare accompagnare la persona cieca al seggio
elettorale da una persona di fiducia. Successivamente, il 18 agosto 2011, come segnalò la testata
locale «The Straits Times», in occasione delle elezioni presidenziali del 27 agosto di quell’anno, «i
responsabili per le elezioni hanno prodotto una penna speciale che permette al votante cieco di
segnare le proprie preferenze elettorali da solo ed è stata la prima volta in un’elezione a Singapore».
(22 gennaio 2016)
Fonte: Superando.it
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ARGENTIN INCONTRA MATTARELLA: PRESTO PROGETTI DI AIUTO AI DISABILI
La deputata: "Avevo chiesto io un incontro al presidente della Repubblica e mi ha ricevuto. E' stato
un incontro importante per il mondo della disabilità". Il Capo dello Stato, "uomo con una grande
sensibilità verso i più fragili"
ROMA - "Avevo chiesto io un incontro al presidente della Repubblica e oggi mi ha ricevuto. E'
stato un incontro importante per il mondo della disabilita': ho sollevato tante questioni relative
all'handicap, soprattutto per quanto concerne le barriere culturali e lui ha condiviso con me una
serie di progetti che metteremo in campo insieme". Ileana Argentin (Pd), intervistata dall'agenzia
Dire, racconta del suo faccia a faccia di questa mattina al Quirinale col capo dello Stato.
"Si e' dimostrato molto attento- aggiunge- abbiamo parlato anche di papa Francesco, dell'handicap,
e non e' vero che non ride mai: con me ha riso tanto, e' un uomo con una grande sensibilita' verso i
piu' fragili".
Quaranta minuti di colloquio, aggiunge Ileana Argentin, "poi ci siamo salutati dicendoci che la
disabilita' e' un mondo colorato e divertente, con tanti problemi, ma che da' un'energia e un
entusiasmo che difficilmente ti danno altre questioni". A breve, assicura Argentin, ci saranno in
campo dei progetti: il comune denominatore sara' la "sensibilizzazione verso i disabili. Essere
diverso e' un patrimonio, non un limite". Argentin, infine, sorride: "Sono molto contenta di averlo
incontrato, Mattarella e' un mito. Io l'ho votato e sono contenta, per una volta a Renzi non gli
meno".
(23 gennaio 2015)
Fonte: SuperAbile.it
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L’ITALIA RICORDA LA SHOAH, "PER LEGGERE IL PRESENTE E PROGETTARE IL
FUTURO"
Per la Giornata della memoria (27 gennaio) iniziative in tutto il paese. Arci: “Non è passato. E’
memoria”. A Roma fiaccolata per ricordare lo sterminio di rom, gay e disabili. A Bologna nasce il
nuovo Memoriale della Shoah
ROMA – Una giornata per non dimenticare i drammi della Shoah, ma anche gli stermini meno
conosciuti come quello dei disabili, degli omosessuali e dei rom. Si celebrerà domani in tutta Italia
la Giornata della memoria. Iniziativa culturali sono previste da nord a sud del paese.
“Non è passato. E’ memoria” è la frase scelta dall’Arci, che organizza manifestazioni culturali in
diverse città. “Non parliamo di passato perché nuove discriminazioni colpiscono ancora oggi le
categorie più deboli della nostra società, perché la rabbia sociale spesso si sfoga trovando negli
ultimi facili bersagli, perché l’insicurezza e la paura vengono strumentalizzate per alimentare
razzismo e intolleranza – sottolinea Arci -. E’ la memoria, la lettura degli orrori che hanno segnato il
secolo scorso, che può aiutarci nella comprensione di un presente caratterizzato ancora da guerre e
violenza, e fornirci strumenti per progettare un futuro diverso”. Il 27 gennaio sono previste diverse
iniziative, rivolte in particolare ai più giovani come Promemoria_Auschwitz, i viaggi della memoria
organizzati dall’Associazione Deina e dall’Arci e, che all’inizio di febbraio porteranno con due treni
speciali più di 1200 giovani (fra i 16 e i 18 e provenienti da 8 regioni), a visitare Cracovia e gli ex
lagher di Auschwitz e Birkenau. Il primo treno partirà dal Brennero il 4 febbraio e tornerà il 10, il
secondo partirà il 12 e farà ritorno il 18 (in allegato la scheda e il comunicato sui viaggi della
memoria-Promemoria_Auschwitz).
Anche in Senato oggi si celebra la Giornata con l’anteprima del documentario di Aldo Zappalà
“Salvate tutti”, sulla vicenda di 73 ragazzi ebrei in fuga attraverso l'Europa che dall'estate del ‘42
all'autunno del '43 trovarono rifugio a Villa Emma, a Nonantola, in Provincia di Modena. Il dvd del
documentario uscirà domani, allegato al quotidiano La Repubblica. All'evento, organizzato dalla
Fondazione Villa Emma con il patrocinio del Senato, dell'Ucei e del Comitato di Coordinamento
per le celebrazioni in ricordo della Shoah, interverrà il Presidente del Senato Pietro Grasso.
E sempre oggi a Roma, alle 18, partirà da piazza dell’Esquilino una fiaccolata per ricordare rom,
gay e disabili sterminati in tutta Europa durante il periodo nazifascista. L’iniziativa è organizzata
dall'Opera Nomadi Nazionale in collaborazione con il Circolo di Cultura Omosessuale “Mario
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Mieli”. Il corteo si concluderà a via degli Zingari 54 (Rione Monti) dove verrà deposta una corona
di fiori sulla lapide apposta in memoria delle centinaia di migliaia di Rom/Sinti, Omosessuali e
disabili che furono soppressi. Nel corso della manifestazione si esibirà il Roma Rainbow Choir.
(26 gennaio 2016)
Fonte: RedattoreSociale.it
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GIORNATA DELLA MEMORIA, "LA STORIA SI RIPETE OGNI VOLTA CHE CI
TRATTANO CON DISPREZZO"
Oggi il ricordo delle vittime della Shoah, comprese le 100 mila persone con disabilità fisica e
intellettiva soppresse dal regime nazista. L'ammonimento dell'Associazione italiana Sindrome X
Fragile: "I disabili non vanno trattati come diagnosi o casi". Il pedagogista Canevaro: "I mali di
oggi sono assistenzialismo e vittimismo"
ROMA - "La storia si ripete ogni volta che chi si occupa dei nostri figli lo fa con disprezzo per la
loro dignità, considerandoli 'diagnosi' o 'casi'". E' l'ammonimento che nella Giornata della Memoria
2016 arriva per ricordare le 100 mila persone con disabilità fisica e intellettiva che fra il 1933 e il
1945 furono soppresse dal regime nazista in attuazione del programma Aktion T4. Anche a loro è
dedicata la Giornata che ricorda tutte le vittime della Shoah. A riflettere sul tema è Donatella
Bertelli, presidente dell'Associazione Italiana Sindrome X Fragile, che ricorda come la strage di
disabili poté accadere perché medici, psichiatri, infermiere ed infermieri collaborarono per
programmare e gestire l'uccisione dei pazienti loro affidati. "La storia si ripete ogni volta che chi si
occupa dei nostri figli lo fa con disprezzo per la loro dignità, considerandoli 'diagnosi' o 'casi'.
Dobbiamo tenacemente operare per la memoria delle vittime del passato e per la ricerca della verità,
sempre", dice Bertelli.
Sulla necessità di una reale inclusione delle persone con disabilità per costruire una vera
riconciliazione parla anche Andrea Canevaro, docente emerito di Pedagogia Speciale all'Università
di Bologna e membro del comitato scientifico dell'Associazione italiana Sindrome X Fragile: "La
reale inclusione passa attraverso diversi aspetti importanti, il primo - sottolinea il noto pedagogista è la condanna all'esclusione e alla violenza che una parte dell'umanità ha patito e patisce. I genocidi
hanno avuto purtroppo complicità che sono tuttora vive. Il secondo aspetto è costituito dalla
dimensione culturale dell'impegno e si può tradurre in questi termini: saper vedere nell'altro non
qualcosa che ci limita e anche danneggia (perché costa, perché ha bisogni che intaccano il
bilancio...) ma un completamento e un arricchimento della nostra stessa realtà. Il terzo aspetto è
l'inibizione alla costruzione di una riconciliazione che diventi solo un 'buon sentimento' inutile,
questo implicava ed implica il superamento dell'assistenzialismo e del vittimismo, ovvero di due dei
mali più in sinuosi e pervasivi che stiamo alimentando, in una società della deresponsabilizzazione
individualistica e del disprezzo tante volte espresso per la dimensione politica. L'assistenzialismo si
nutre della possibilità che chi si sente vittima si installi permanentemente in questo ruolo
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(vittimismo); diventi credibile come vittima per poter sempre domandare e mai impegnarsi nel
promuovere. L'azione educativa deve saper chiedere, e non solo proteggere. Ma per poterlo fare
deve vivere una credibilità che si conquista giorno dopo giorno".
(27 gennaio 2016)
Fonte: SuperAbile.it
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Rassegna stampa realizzata da
Ufficio Politiche per le Disabilità – CGIL Nazionale
A cura di Valerio Serino
Tel.: 06.8476514
E-mail: [email protected]
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