Il progetto - Editoriale Polis
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Il progetto - Editoriale Polis
L’intervento di apertura al pubblico dei camminamenti di ronda e del giardino pensile, il restauro della Torre dell’Orologio e la collocazione definitiva della statua di Mastino II Hanno collaborato: Direttore dei Musei Civici e Monumenti del Comune di Verona Dott.ssa Paola Marini Direttore Area Lavori Pubblici Ing. Luciano Ortolani Responsabile del procedimento Ing. Sergio Menon Progetto definitivo Arch. Alba Di Lieto Geom. Guido Spessotto Progetto esecutivo Ing. Carlo Poli Arch. Giuseppe Tommasi Geom. Nicola Olivieri (disegni) P.i. Mila Bobbo (computi) Progetto strutture Torre Orologio Ing. Maurizio Cossato (Contec srl) Ing. Solidea Faedo (collaboratrice) Progetto esecutivo impianti Ing. Mauro Ionta P.i. Claudio Menegatti (elettrici) P.i. Roberto Rio (sicurezza) Direzione lavori Ing. Carlo Poli (direttore lavori) Arch. Giuseppe Tommasi (direttore operativo opere architettoniche) Geom. Nicola Olivieri (direttore operativo opere edili) Ing. Mauro Ionta (direttore operativo impianti elettrici e speciali) Ordine degli Ingegneri di Verona e Provincia 37121 Verona - Via Leoncino, 5 Tel. 045 8035959 - Fax 045 8031634 www.ingegneri.vr.it [email protected] Stampa e pubblicità Editoriale Polis 37024 Negrar (VR) - Via Calcarole, 16 Tel. 045 7500211 - Fax 045 6012315 [email protected] www.editorialepolis.it Coordinatore per la sicurezza Ing. Vittorio Scarlini Collaudatore Arch. Giuliano Adami Ditte esecutrici: R.W.S. srl (aggiudicataria) Grandi F. srl (subappalto opere edili e strutturali) Mega Lighting (impianti) Notiziario Ingegneri Verona 3 Premessa Ing. Sergio Menon “L’apertura dei camminamenti di ronda, il restauro della torre dell’orologio e del giardino pensile” è sicuramente il più significativo lavoro intrapreso a Castelvecchio dal riordino dei percorsi espositivi, opera di Carlo Scarpa e Licisco Magagnato realizzati negli anni ‘60. A dir il vero negli ultimi dieci anni il Centro di Responsabilità Edilizia Pubblica ha collaborato fattivamente con la Direzione del Museo di Castelvecchio nella programmazione e realizzazione di opere di adeguamento ed ampliamento atte a rispondere alle mutevoli esigenze del Museo, alle continue variazioni normative ed alle esigenze di crescita del servizio al cittadino. Quasi superficiale sottolineare la difficoltà ad operare in un complesso, raro esempio di connubio tra storia e modernità, in un patrimonio che molti ci invidiano. Al riguardo si ricordano: A) Interventi minori di manutenzione per l’adeguamento alla sicurezza del percorso museale e sistemazione di parte delle coperture (tetto di Sala Boggian e della Galleria). B) Adeguamento degli impianti elettrici. L’obiettivo in realtà non è solamente di adeguare impianti oramai non conformi alla normativa (impianto elettrico, impianto rilevazione presenze, impianto rilevazioni fumi) ed in tal senso pericolosi, ma anche di comple- Notiziario Ingegneri Verona 5 tare la dotazione del museo in un ottica più contemporanea soprattutto sotto il profilo di controllo della sicurezza sia attiva che passiva (nuovo impianto di video controllo, eliminazione di qualunque adduzione gas e ricorso al teleriscaldamento, nuova rete idrica antincendio, rete trasmissione dati USB). C) L’eliminazione parziale delle barriere architettoniche con l’inserimento di un impianto di ascensore posto in prossimità dell’ingresso. L’ascensore, appena realizzato, permette ora il collegamento del piano terra con la sala denominata “Avena” e da qui la visita al piano primo della galleria o alle mostre temporanee nella vicina sala Boggian. Il vano corsa è stato ricavato collegando verticalmente alcuni locali di servizio in disuso (laboratorio fotografico) o destinati a depositi e ripostigli. Il ricorso a nuove tecnologie nel campo dei sistemi di elevazione ha permesso di realizzare un opera di ridotto impatto. D) Restauro dell’opera di Carlo Scarpa. Da ultimo il presente intervento della riapertura al pubblico dei camminamenti che amplia il già ricco percorso museale della suggestiva “passeggiata” lungo le mura, restituendo al pubblico il fascino di una visione quanto mai unica ed originale verso il castello scaligero e verso la città. Dall’alto si ha la percezione dell’intero maniero con suggestive letture del giardino Scarpiano, dei reperti archeologici (chiesa di San Martino in Aquaro), dell’ansa dell’Adige, del ponte, ed una accattivante vista sulla città e le colline. Il completamento del percorso in quota anche nella parte in uso al Circolo degli Ufficiali ed il trasferimento dello stesso in altra sede, operazione necessaria per dare completezza di funzioni e servizi al museo, rimane ancor oggi un sogno di molti veronesi anche se questo evento non potrà essere protratto ancora a lungo nel tempo se si conviene che Castelvecchio assurga a luogo di riferimento delle istanze culturali della città. Il progetto Inquadramento storico Il complesso architettonico di Castelvecchio risale, come è noto, all’epoca scaligera. Fu costruito su preesistenze edilizie di epoca romana e altomedioevali (il tratto di cinta urbana e la chiesetta di San Martino in Acquaro). Numerose furono le trasformazioni subite dal monumento nel corso dei secoli. Gli interventi che maggiormente hanno mutato l’assetto originario del fortilizio furono quelli di epoca napoleonica: la costruzione di una caserma lungo i lati settentrionale e orientale, le demolizioni delle merlature dei camminamenti e delle torri. Nel 1805 per esigenze militari venne smantellato o smontato l’arco dei Gavi, poi ricostruito nella vicina piazza, ridotto il vallo esterno e parzialmente tagliata la torre dell’orologio. Ing. Carlo Poli Figura 1 Ambiti di intervento progettuale. Tra il 1924 e il 1927, con il trasferimento delle civiche collezioni d’arte provenienti da Palazzo Pompei, l’intero castello fu soggetto ad un radicale rinnovamento architettonico voluto dal direttore Antonio Avena in collaborazione con l’architetto Ferdinando Forlati: furono rialzate le torri demolite dai francesi, ricostruiti i camminamenti con le merlature e realizzato un giardino pensile in affaccio sulla strada di accesso al ponte. I successivi lavori di restauro, diretti dall’architetto Carlo Scarpa 1958-1964, su intuizione di Licisco Magagnato videro la totale riorganizzazione del sistema espositivo delle gallerie e della reggia; nello stesso periodo furono portati alla luce un tratto di vallo, interrato alla fine del Cinquecento sotto le mura comunali sul lato interno del cortile e la porta detta del Morbio di collegamento con il cortile della reggia. Torre dell’Orologio Camminamenti di ronda Giardino pensile Camminamenti di ronda Torre di ingresso Camminamenti di ronda Torre di ingresso Notiziario Ingegneri Verona 6 Gli obiettivi progettuali L’intervento di apertura al pubblico dei camminamenti di ronda, il restauro della torre dell’orologio e dell’adiacente giardino pensile compendia l’esigenza oramai maturata di ampliamento del percorso museale presso Castelvecchio, con la necessità di rispondere all’emergenza del restauro della muratura merlata di supporto dei camminamenti. La complessità dell’intervento ruota attorno alle opere di restauro della torre dell’orologio ove, abbandonando i più stretti principi conservativi si è potuto realizzare un nuovo solaio in acciaio corten e pietra al posto del precedente camminamento per trovare nuovo e sicuro collocamento alla statua equestre di Mastino II della Scala, proveniente dal sepolcreto scaligero. È questo l’episodio più affascinate e complesso di un progetto di lunga gestazione che ben si inserisce in un ampio e rigoroso intervento di restauro conservativo dell’apparato murario e lapideo dei camminamenti del castello sul fronte sud ed ovest. Operazioni di accorta pulizia, consolidamento e protezione finale concertate con la Soprintendenza ai Beni Architettonici e del Paesaggio che garantiscono la conservazione del bene nel rigoroso rispetto dei principi di minimizzazio- Innesto barre metalliche ne, reversibilità e compatibilità dell’intervento proprio delle moderne teorie del restauro. A motivare l’esigenza del progetto di restauro è stata pertanto l’evidente condizione di diffuso degrado dei paramenti del manufatto, testimoniata da manifestazioni macroscopiche, come distacchi di frammenti lapidei, presenza diffusa di vegetazione e agenti biodeteriogeni, di efflorescenze e sub-efflorescenze, di croste nere nelle parti non dilavate, fenomeni di erosione, polverizzazione, esfoliazione e disgregazione, talvolta con vacui anche pronunciati, dei laterizi e dei giunti di malta. Non da ultimo la continua e diffusa evidenza, sopratutto a seguito degli eventi meteorici, di ampie infiltrazioni d’acqua dalla pavimentazione del camminamento attraverso la monolitica muratura a sacco del fronte sud con conseguenti formazioni di spesse efflorescenze e depositi salini in fase di asciugatura. L’opera di restauro ha compreso anche la realizzazione dei nuovi solai della torre ed il restauro della copertura che risultavano fortemente ammalorati, e comunque sotto dimensionati rispetto agli attuali riferimenti normativi di verifica e calcolo delle strutture lignee. Nel rispetto dei principi sopra richiamati e delle pre- Copertura delle fibre degradate Notiziario Ingegneri Verona 7 Figura 2 Fasi di ricostruzione delle travi della copertura. Integrazione con betoncino in resina Figura 3 Il giardino pensile restaurato. 3 4 Figura 4 Il nuovo solaio nella Torre dell’Orologio. scrizioni della Soprintendenza sono state ridotte al minimo le sostituzioni degli orditi lignei della struttura di copertura prediligendo alla sostituzione integrale delle travi il recupero delle esistenti consolidate, ove marcescenti, con integrazioni di resina epossidica armata. Si è così perseguito l’obiettivo, maturato nel proficuo dialogo con la direzione dei musei, di declinare ogni intervento alla conservazione di una “forma” oramai consolidata, se pur derivata dalla storicizzazione di un interpretazione progettuale del secolo scorso. Un attenzione, quest’ultima, che emerge anche nell’integrazione, tramite un livello di definizione diacriticamente sottotono, dei disegni nei quadranti, quasi scomparsi, dell’orologio della torre o nella conservazione delle tracce d’ancoraggio dei manufatti di origine militare ancora leggibili sulle murature interne al cortile e della tessitura muraria alla base della torre dell’orologio, ulteriore memoria dell’originale presenza dell’arco dei Gavi. Anche il giardino pensile, felice gesto scenografico aveniano, è stato riproposto, semplicemente privato di estetizzanti soluzioni formali, con la nuova veste di luogo per pause di riflessione e ristoro nel ricco percorso del museo: la fontana, oramai disgregata, è stata ricostruita e riattivata sulla base della documentazione fo- Notiziario Ingegneri Verona 8 tografica, mentre il camminamento si trasforma in una piccola arena interrotta unicamente dal rispetto della verticalità della torre. La collocazione del Mastino II della Scala Risale probabilmente ad un idea dell’architetto Carlo Scarpa la prima proposta di riaprire al pubblico i camminamenti di ronda di Castelvecchio, con l’obiettivo di raggiungere attraverso un suggestivo percorso sospeso tra città e collina il prezioso giardinetto pensile in prossimità della Torre dell’Orologio, ripercorrendo così l’invenzione scenografica che fu di Antonio Avena all’inizio del secolo scorso. In epoca più recente il progetto di riapertura dei camminamenti di ronda si è sposato con la volontà di trovare all’interno del museo di Castelvecchio la definitiva collocazione della statua equestre di Mastino II della Scala, rimossa dall’arca in occasione degli interventi di consolidamento completati nel 1992, sostituita da una copia come gia accadde per il monumento funebre di Cangrande, per ripararla dalle eccessive sollecitazioni meccaniche e chimico-fisiche a cui era sottoposta. Nel 1996 il professor Arrigo Rudi, elaborando l’ipotesi di trasferire la statua all’interno della Torre dell’orologio per arricchi- 5 re di ulteriori valenze culturali l’allora nascente percorso museale, propose all’Amministrazione diverse soluzioni progettuali, testimonianza di una sofferta tensione verso la ricerca di un equilibrato rapporto dialettico con il carattere dell’opera di Carlo Scarpa. In fase definitiva di elaborazione progettuale si adottò così una soluzione di sospensione della statua, nel vuoto centrale della torre, tramite una struttura di travi di acciaio incastrate sui tre lati delle murature ed una piastra di calcestruzzo ed acciaio Nelle successive fasi progettuali sono però emersi ulteriori fattori che hanno indotto a ristudiare la soluzione approvata: la sospensione della statua nel vuoto della torre avrebbe, infatti, generato indirettamente indesiderati effetti di controluce con conseguenti difficoltà di lettura specialmente nella prospettiva verso l’arco di apertura sul vallo. Il distacco totale dal percorso dei camminamenti interni avrebbe, inoltre, complicato eventuali successive operazioni di manutenzione della statua se non al costo di onerosi sistemi di ponteggi. La soluzione finale presuppone la scelta coraggiosa di proporre un nuovo piano all’interno della Torre dell’Orologio, in corrispondenza dell’attuale camminamento, parte integrante del futuro percorso espositivo che permette un nuovo e più stretto rapporto tra il visitatore e la statua, garan- tendo, al contempo, leggibilità e facile manutenibilità. Con la consulenza dell’architetto Giuseppe Tommasi, profondo conoscitore dell’opera di Carlo Scarpa e già collaboratore in recenti interventi al Museo, si è potuto affinare una soluzione che, ricucendo le tematiche ed i principi espositivi consolidati ed approvati (la stretta relazione con l’esposizione della statua di Cangrande, la connotazione di un nuovo ambito museale,…) rispondesse funzionalmente alle problematiche rimaste irrisolte. Nell’articolata evoluzione del progetto si è poi aggiunta la stimolante offerta degli Amici di Castelvecchio e dei Civici Musei d’Arte di Verona, nella figura del presidente Manni, di utilizzare per le componenti metalliche acciaio corten piegato, tagliato e modellato al servizio delle nuove strutture. Una “sfida” ben accettata e risolta dal gruppo di progettazione che trova la massima espressione nella realizzazione del collegamento con i vani tecnici superiori della torre: una scala in fasce di acciaio corten che alleggerita da significati strettamente funzionali connota con geometrie sospese la nuova architettura dello spazio espositivo della statua equestre. È qui più che mai evidente la compatibilità materica del corten legata proprio alla mutevolezza cromatica della superficie che continuerà discretamente a trasformarsi nel tempo. Notiziario Ingegneri Verona 9 6 Figura 5 Estratti esecutivi della scala in corten. Figura 6 Scala in corten. Vista dall’alto. Figura 7 Rendering del progetto. 7 10 Il collocamento della statua di Mastino II nella Torre dell’Orologio Arch. Giuseppe Tommasi Figura 8 Vista dal basso dell’impalcato e dei contraffissi. Figura 9 Particolare dei supporti della statua. Quelli in acciaio reggono il peso. Figura 10 Dettaglio della testata della trave principale in fase di posa. Di norma un’architettura concede a chi la frequenta la possibilità di essere esplorata in unità dì tempo e di luogo. L’apparato allestito per l’esposizione della statua di Mastino II della Scala non offre invece di sé un’immagine sintetica. Infatti la scelta di ampliare l’area di calpestio nella torre, alla quota del camminamento di ronda rubandola al precipizio, comporta una collocazione della scultura a un livello tale che ne è, contrariamente a quanto accade al Cangrande, preclusa la vista dal cortile. Tuttavia un sistema di contraffissi color minio segnala con araldica perentorietà la presenza di qualche cosa di cui non è dato subito comprendere compiutamente il senso. La funzione di queste saette rosse è quella di sostenere l’orditura portante del solaio sul quale poggia la statua equestre: il loro disegno è governato dalla regola che esige per tutte la stessa pendenza a partire dai punti di appoggio sul solaio. Accade così che la loro lunghezza e la posizione degli appoggi sulla muratura siano determinate in modo univoco nella torre dell’orologio, dove il visitatore le vede come trafitture nell’ombra volgendo lo sguardo dai luoghi del corteggiamento a Cangrande orchestrati da Carlo Scarpa. Dopo non breve e suggestivo percorso, finalmente nella torre è concesso contemplare i due Signori scaligeri da un privilegiato punto di vista: Cangrande, in lontano, luminoso e benevolmente sovrano; Mastino pericolosamente vicino, la 9 8 Notiziario Ingegneri Verona 10 cavalcatura ben raccolta, il volto catafratto, pronto all’attacco. Da questo punto la visione di Mastino è rigorosamente frontale. La statua veneranda trasmette il suo peso sulla struttura del solaio mediante due semplici supporti metallici; altri due che non sopportano carico ma rendono stabile il sistema alla rotazione sono di legno, frassino come per aste di lance da guerra. L’orditura di corten che sostiene i monoliti del nuovo pavimento si compone di travi angolari distanziate in modo da offrire fessure aperte sul vuoto sottostante. Il frastagliarsi, in pianta, della nuova pavimentazione vuole non nascondere allo sguardo la vertigine prospettica degli arconi, in primo piano, e del vallo, che si auspica possa essere quanto prima allagato come in origine. Il solaio in legno sovrastante, ideato da Maurizio Cossato cui si deve anche la regia e verifica di tutte le strutture, sostituisce quello aveniano che con la sua tonalità scura contribuiva a rendere l’insieme piuttosto tetro. La struttura lignea del nuovo solaio, la cui orditura primaria è costituita da travi composte (abete e corten), è stata oggetto di un trattamento concordato con Angelo e Alberto Zardini, 11 teso a riassumere e interpretare i colori diversi dei mattoni che compongono la muratura della torre: un fondo di cementite e polvere di alluminio con successiva velatura a base di terra di Kassel e rosso carminio. Si è così ottenuto un grigio dalla tenue qualità serica, metallica, che tende ad un alleggerimento dell’intradosso per continuità cromatica. naturale captata sul tetto della torre in modo da illuminare il Mastino con la stessa angolazione che avrebbe nella sua posizione originaria alle arche scaligere. Le ore del giorno, gli umori stessi del tempo e delle stagioni farebbero in modo che non fosse mai immerso due volte nella stessa luce. La nuova scala in corten che porta al piano superiore della torre, è concepita in modo da offrire dal basso un prospetto molto trasparente. La studiata leggerezza dei tiranti della ringhiera non disturba lo sguardo senza però attenuare il senso di pericolo per chi vi si avvicini. Il giardino pensile La collocazione di Mastino invita l’occhio ad un possibile ulteriore scenario: la porta dietro alla statua lascia intravedere, inatteso, il verdeggiare di un prato. Viceversa dall’esterno luminoso del giardino pensile, volgendo lo sguardo verso la torre appare la sagoma del guerriero inquadrata nella angusta apertura della porta. L’illuminazione della statua, da questo punto di vista, si rivela di importanza decisiva: il progetto prevede in futuro di realizzare un artificio che convogli la luce 13 14 La pianta del giardino è trapezoidale. Su tre lati esiste un camminamento di pietra che potrà essere usato come una panca grazie ad un poggiapiedi in legno che verrà collocato al livello del prato. Il giardino si potrà così leggere e vivere come un teatrino la cui scena fissa è la torre dell’orologio con la porta che inquadra il fantasma di Mastino, ingentilita da una preziosa pianta scelta dall’ing. Maurizio Cossato: profumata, rifiorente e rampicante di grandi dimensioni: Madame Alfred Carriere, noisette del 1879. Infine mi preme esprimere gratitudine all’ing. Sergio Menon ed all’ing. Carlo Poli con cui ho sempre condiviso amichevolmente pensieri, indagini, preoccupazioni ed attenzione alla realizzazione delle opere. 12 Figura 11 L’impalcato ligneo visto dal basso. In corso di stesura il trattamento cromatico. Figura 12 Vista della scala metallica che porta ai piani superiori. Figura 13 Vista frontale dei nastri scalino parapetto. Figura 14 La statua di Mastino II nella sua definitiva collocazione. Figura 15 Il grande fiore di Madame Alfred Carriere. 15 Notiziario Ingegneri Verona 11 Il progetto strutturale Ing. Maurizio Cossato L’intervento strutturale comprende tre capitoli ben distinti. Il primo è legato alla necessità di provvedere comunque ad interventi di miglioramento delle strutture preesistenti. Il Decreto del 16 gennaio 1996 prevede l’adeguamento statico se si apportano variazioni di destinazione che comportino, nelle strutture interessate dall’intervento, incrementi dei carichi originari (permanenti e accidentali) superiori al venti per cento. È fatto obbligo di eseguire miglioramenti a chiunque intenda effettuare interventi locali volti a rinnovare o sostituire elementi strutturali dell’edificio. Questo tipo d’intervento si applica, in particolare, al caso degli edifici di carattere monumentale, (di cui all’art. 16 Figura 16 Sezione della trave principale mista legno acciaio corten. Figura 17 Vista dei nastri di rinforzo in FRP prima della posa del pavimento. tre realizzato, su entrambi gli impalcati, un controvento di piano realizzato con nastri in FRP (fiber reiforced polymer) atto a rendere pressoché indeformabili i piani d’impalcato, ulteriore contributo al miglioramento dell’efficienza statica della torre. La copertura sopra i merli è pure stata rinforzata con catene e risanata nei nodi e nelle connessioni. Il secondo capitolo riguarda la progettazione per il rinnovamento strutturale degli impalcati lignei, le cui strutture portanti sono state liberamente reinterpretate. Le travi principali che costituiscono il sostegno degli impalcati sovrastanti al piano che sorregge la statua di 17 16 della legge 2-2-1974, n. 64), in quanto compatibile con le esigenze di tutela e di conservazione del bene culturale. Principalmente sono state disposte orizzontalmente, a livello degli impalcati, catene di ancoraggio dei paramenti murari tra loro. Le catene interne sono mascherate negli impalcati, mentre quelle esterne sono state collocate in più strati con coppie di barre da 8 millimetri di diametro in acciaio inox disposte nelle stilature tra i mattoni realizzando efficaci connessioni tra le quattro pareti della torre. A livello degli impalcati lignei, utilizzando il piccolo interspazio disponibile tra il tavolato e le pavimentazioni, si è inol- Notiziario Ingegneri Verona 12 Mastino II ed il percorso dei visitatori, sono state realizzate con una inedita composizione acciaio-legno: sono composte da un piatto di acciaio corten collaborante con due travi in legno accoppiate a mezzo di bulloni da legno (figura 11). Alle estremità verso gli appoggi in muratura, attraverso un sistema di piastre le travi si interrompono prima dell’appoggio e si inserisce nella muratura il solo piatto verticale in acciaio dotato di piastra di diffusione dei carichi, non visibile perché posta all’interno della muratura, con un interessante effetto di sospensione. Il terzo capitolo riguarda la progettazione esecutiva del piano che sorregge la statua ed il percorso dei visitatori, ideato dall’architetto Giuseppe Tommasi in pietra veronese e in acciaio corten1. Si tratta di un graticcio di travi in profilato metallico sorretto da puntoni molto snelli obliqui che si intestano sui muri perimetrali della torre. L’insieme di singolare efficacia, come già descritto dall’architetto, doveva consentire l’accoglimento da parte di una struttura metallica abbastanza deformabile di una serie di lastre di pietra a forma di parallelogramma appoggiate in quattro punti alla struttura metallica. Il problema iperstatico è stato risolto con la interposizione per ogni lastra di quattro appoggi in neoprene, di spessore e deformabilità controllate in modo che in qualun- que situazione di carico gli appoggi prendessero tutti una quota del carico (permanente e accidentale) restando sempre compressi. La statua di Mastino II, che è dotata di un basamento in pietra di forma rettangolare, è appoggiata su due vertici diagonali del basamento stesso a mezzo di due appoggi metallici che ne sorreggono completamente il peso. Viene stabilizzata alla rotazione a mezzo di due appoggi in legno. Tali appoggi secondari sono collocati sulla lastra in pietra. La struttura di sostegno delle lastre in pietra è formata da una serie di travi incrociate costituite da coppie di profili ad L collegati negli incroci con piatti a croce. 18 Figura 18 Vista dell’impalcato metallico in fase di costruzione. Nota1 COR-TEN è il nome di un acciaio che occupa un posto di preminente importanza fra i tipi "a basso contenuto di elementi di lega e ad elevata resistenza meccanica". Questo acciaio brevettato dalla United States Steel Corporation (U.S.S.) nel 1933, si è ormai decisamente affermato non solo in America, dove è utilizzato su vastissima scala, ma anche in Europa e in altri Paesi dove è stato vantaggiosamente adottato in numerosissime applicazioni. Il grande successo raggiunto dal COR-TEN deriva dalle due principali caratteristiche che lo distinguono. Elevata resistenza alla corrosione (CORrosion resistance). Elevata resistenza meccanica (TENsile strength). L’acciaio COR-TEN, durante l’esposizione allo stato non pitturato alle diverse condizioni atmosferiche, si riveste di una patina uniforme e resistente, costituita dagli ossidi dei suoi elementi di lega, che impedisce il progressivo estendersi della corrosione. Questo rivestimento, di gradevole colorazione bruna, variabile di tonalità con gli anni e con l’ambiente esterno, oltre a costituire una valida protezione contro l’aggressione degli agenti atmosferici, conferisce al prodotto possibilità di soluzioni estetiche. Notiziario Ingegneri Verona 13 Figura 19 Pianta dell’impalcato. In arancio le carpenterie metalliche in rosso gli appoggi dei puntoni. 19 Figura 20 Vista del collegamento graticcio contraffisso. Figura 21 Modello della struttura con l’inserimento di tre lastre in pietra per analizzare la compatibilità della reazione degli appoggi. Il graticcio metallico è sorretto, nei punti di incrocio, da puntoni inclinati che si estendono verso il basso per inserirsi e prendere appoggio sulle pareti perimetrali della torre. In uno dei punti di incrocio è omesso il puntone. Il modello strutturale è stato completato nei riquadri adiacenti questo nodo particolare con la inclusione di quattro piastre in pietra appoggiate su blocchetti in neoprene di adeguato spessore. Il modello indicato ha consentito una corretta progettazione dello spessore del neoprene 20 21 Notiziario Ingegneri Verona 14 per garantire, come già detto, tensioni di compressione su tutti gli appoggi. Alcuni elementi della struttura metallica sono stati prolungati fino alle murature perimetrali della torre ed ancorati alle stesse per ottenere un miglioramento statico a livello del piano del graticcio. La pavimentazione lascia un vuoto sul sottostante vallo. Il parapetto di protezione è realizzato con un robusto corrimano, cui sono ancorate funicelle in acciaio inox del diametro di tre millimetri tese verticalmente, con inte- 22 Figura 22 Particolare dell’innesto di un contraffisso sulla muratura. 23 Muratura esistente 4 viti a testa esagonale M16 con dado esagonale cieco con calotta sferica Figura 24 Diagramma dei momenti della struttura metallica. nicchia 2 barre filettate M12 ISO passo grosso 4.8 secondo UNI 3740/3 zincate elettroliticamente L = 150 mm con resina tipo Fischer UPAT UPM44 4 fori ovalizzati per vite a testa esanonale M16 vedi particolare A foglio di neoprene 2 barre filettate M12 ISO passo grosso 4.8 secondo UNI 3740/3 zincate elettroliticamente L = 150 mm con resina tipo Fischer UPAT UPM44 ANCORAGGIO PUNTONE AL MURO ESISTENTE rasse di dieci centimetri. Si ha così un effetto di trasparenza. Le lastre di pietra hanno funzione di pavimento ed anche di struttura che sopporta il transito dei visitatori. A garanzia di conservazione nel tempo dell’efficienza statica, che per effetto di possibile fessurazione potrebbe venir meno, le lastre sono state rinforzate all’intradosso con barre in acciaio inox inserite nella pietra con resine appropriate. Nel dettaglio riportato nella figura che segue si può intravedere la struttura del- 24 Figura 23 Ancoraggio del contraffisso al muro della torre. Disegno di progetto. l’impalcato che è costituito da: - Profili ad L distanziati collegati con piastre a croce solo nei nodi. - Lastre di pietra su appoggi in neoprene. - Armature incorporate in acciaio inox, inserite nelle lastre in pietra e ancorate alle stesse con resine epossidiche. La scala in acciaio che porta ai piani superiori è realizzata con una serie di nastri in corten, della larghezza di circa trenta centimetri che, convenientemente piegati, costituiscono pedate e parapetto. 25 Notiziario Ingegneri Verona 15 Figura 25 Particolari e armature delle lastre di pietra. Gli impianti Ing. Mauro Ionta Impianti elettrici Impianti di sicurezza Nel contesto del restauro si è reso necessario provvedere all’illuminazione dell’intero percorso che si sviluppa dalla Torre Sud-Est, attraverso la torre di ingresso e la Torre dell’Orologio proseguendo lungo il lato Ovest fino alla Torre del Mastio. L’impianto di illuminazione è stato realizzato posando le linee di alimentazione sotto la pavimentazione in pietra, precedentemente rimossa per il restauro. Il quadro elettrico di comando di distribuzione è collocato all’interno della Torre di ingresso e, un secondo analogo, nella Torre dell’Orologio. I corpi illuminanti scelti per il percorso di visita sono proiettori compatti e orientabili del tipo a Led da 3W con alimentatore a bassa tensione 12 V c.c. per esterni, questi ultimi collocati in appositi pozzetti incassati nei manufatti lapidei della pavimentazione. Sul lato Ovest (dalla Torre dell’Orologio fino alla Torre del Mastio) i corpi illuminanti impiegati sono ancora del tipo a Led con le stesse caratteristiche, ma incassati nel muro di cinta. All’interno della Torre dell’Orologio per illuminare la statua di Mastino della Scala, è stato scelto un sistema di illuminazione adatto a evidenziare opere di elevato valore artistico, consistente in una serie di proiettori orientabili con lampade dicroiche da 50 W e la possibilità di dimmerare ogni singolo proiettore. Naturalmente su ogni percorso è prevista adeguata illuminazione di emergenza alimentata da un UPS centralizzato Sempre per quanto riguarda le dotazioni impiantistiche, giusta attenzione è stata dedicata anche alla sicurezza lungo il percorso. In particolare, per evitare danneggiamenti alla statua di Mastino della Scala, collocata nella Torre dell’Orologio, si è dovuto ampliare l’impianto di telecamere a circuito chiuso che, dalla sala di supervisione del Museo, tiene sotto controllo le zone del percorso museale ritenute a maggior rischio. L’impianto TVCC del Museo è composto da 28 telecamere a colori night and day ad alta definizione, 2 apparati di registrazione digitale e 4 monitor per l’operatore addetto al controllo. Per presidiare i camminamenti si è resa necessaria l’installazione di altre 9 telecamere della stessa tipologia con altri 2 monitor ed un ulteriore apparato di registrazione digitale. Sei delle telecamere sono state posizionate in modo da assicurare una visione globale delle persone che si muovono lungo le zone oggetto dell’intervento ed ulteriori tre sono state collocate nella Torre dell’Orologio e permettono di controllare la statua del Mastino dove il percorso di visita consente la vicinanza del pubblico. Notiziario Ingegneri Verona 16 L’esecuzione dei lavori Ing. Carlo Poli I lavori si sono sviluppati per circa due anni, divisi nei quattro grandi capitoli che hanno caratterizzato anche la fase progettuale: il restauro della Torre dell’Orologio, l’intervento sulle murature dei camminamenti di ronda, il recupero del giardino pensile e le opere finalizzate al ricollocamento della statua di Mastino II. Durante l’intero periodo delle lavorazioni il Museo di Castelvecchio è rimasto aperto al pubblico ospitando, oltretutto, mostre di rilevanza internazionale in oc- Di notevole aiuto sono state in tal senso alcune soluzioni progettuali ideate dall’ingegner Cossato per ridurre tecniche operative di cantiere complesse, come il ricorso all’incastro delle travi dell’ordito principale dei solai in mensole metalliche “a forcella” già predisposte nella muratura (evitando enormi scassi e movimentazione di elementi eccessivamente ingombranti), o la versatilità dimostrata dall’impresa nella ricerca sistematica di soluzioni di maggior economia e minor impatto, specialmente 27 26 Figura 26 L’assemblaggio del telaio in corten del nuovo solaio nella torre dell’orologio. Figura 27 Sospensione delle travi composite dei solai al livello di copertura. casione del centenario della nascita di Carlo Scarpa o della rivisitazione del “giardino dei passi perduti” di Eisenmann. Fondamentale è, pertanto, risultato studiare in itinere la compatibilità della logistica dei sub-cantieri con la fervida attività museale e con gli altri lavori in corso presso il castello (adeguamento impiantistico, rifacimento del giardino, manutenzioni straordinarie varie,…) soprattutto alla luce delle problematiche di condivisione degli esigui spazi pubblici disponibili e di abbattimento dei rischi reciprocamente indotti. Notiziario Ingegneri Verona 17 nelle frequenti operazioni di sollevamento. Per tali ragioni, ad esempio, le travi dei solai sono state trasportate grezze in cantieri provvisori nel vallo del castello, per essere poi assemblate rifinite e sollevate in soluzione unica al piano di copertura della torre, dove sono rimaste appese sino alla realizzazione dei singoli solai. L’esecuzione di diverse lavorazioni, specialmente se di finitura, direttamente in cantiere e non in officina, combinata al persistente controllo dell’ufficio di direzione lavori, ha permes- Figura 28 Dettagli dei gradini della scala e della campionatura di pavimentazione del nuovo solaio 28 so di ottenere un livello di lavorazione “gradevolmente imperfetto” che più si addice alle caratteristiche dell’intervento. I trasporti del terreno del giardino pensile, gli spostamenti delle pesanti pietre dei camminamenti e del nuovo solaio della torre sono stati concentrati ed accorpati per ottimizzare l’occupazione delle superfici a terra e la presenza di mezzi pesanti in cortile, mentre, per i movimenti interni al cantiere, si è ricorso all’uso di macchine semplici e strutture temporanee allestite per l’occasione. Come prima operazione si è provveduto al recupero della copertura della torre dell’orologio che per l’evidente condizione di degrado, distinto da cedimenti e crolli di elementi strutturali, costituiva la principale causa di pericolo sia per il manufatto sia per le persone. Nella seconda fase operativa il cantiere si è, invece, concentrato nell’inevitabilmente lento e delicato restauro conservativo del paramento murario in laterizio e calcare compatto delle mura scaligere. Ogni singola operazione di restauro (preliminare di pulizia, preconsolidamento, pulizia, consolidamento superficiale e strutturale, sigillatura e stuccatura, revisione Notiziario Ingegneri Verona 18 cromatica e protezione finale) è stata adeguatamente campionata e concordata con la Direzione dei lavori. L’attività più delicata della pulitura, proprio per il maggior livello di irreversibilità, è stata condivisa con i tecnici della Soprintendenza sulla base di prove eseguite con tecniche e metodologie differenziate: dalla semplice pulizia ad acqua demineralizzata ed azione meccanica con spazzole di saggina, per le superfici più estese e soggette a semplici depositi polverulenti, sino ad accorti interventi di controllata microsabbiatura e/o il ricorso ad impacchi di carbonato d’ammonio in presenza di incrostazioni e croste nere. Le malte per il ripristino delle sigillature e dei giunti sono state formulate sulla base di analisi di laboratorio della componente del legante e della carica di inerte, prestando attenzione ad adottare soluzioni che, per differenziazione della curva granulometrica, garantissero leggibilità e distinguibilità dell’intervento, anche nella tecnica di posa (lievi sottolivelli a conservare le vibrazioni chiaroscurali di facciata). Partendo così dalla composizione di una malta di riferimento sono state successivamente campionate, con lie- 29 Prova di pulitura Prova di pulitura Prova di pulitura Prova di pulitura vi accorgimenti (modifica degli spessori degli inerti, pigmentazione del legante, velature finali,…), minime variazioni in adeguamento alle variabili preesistenze per modulare la distinzione dell’intervento, pur mantenendo una visione complessiva armonica. Le coperture dei beccatelli dei merli, fortemente disconnesse per la presenza di diffusa vegetazione radicata, sono state quasi integralmente ricostruite, ove necessario, con il riutilizzo del materiale esistente, curando le sigillature dei giunti e ricorrendo a copertine in cocciopesto delle superfici suborizzontali per evitare lo stazionamento dell’acqua di dilavamento. Per ovviare la rapida formazione di ulteriori colonie di microrganismi e patine verdi, soprattutto sul fronte umido esposto a nord, è stato adottato un consolidante superficiale a base di silicato di etile metilfenilsiliconica diluito in solvente organico minerale ed additivato di prodotti organo-metallici e biocidi selettivi con duplice efficace azione biocida e consolidante. Le continue infiltrazioni di acqua nelle murature dei prospetti meridionali erano principalmente connessi all’inefficienza del sistema di impermeabilizzazione e smaltimento lungo i per- corsi dei camminamenti le cui pietre sono state sollevate per ripristinare una efficace impermeabilizzazione e la convergenza delle pendenze verso i doccioni di scarico sul vallo. Il sollevamento della pavimentazione è stata inoltre occasione per la posa della nuova rete impiantistica di adeguamento del percorso (illuminazione, rete idrica ed antincendio, sicurezza, tvcc,…). La fase conclusiva del cantiere ha invece interessato le operazioni più articolate di posa delle nuove strutture metalliche all’interno della Torre dell’Orologio per la realizzazione del solaio misto corten e pietra armata. Completato l’assemblaggio in cantiere della struttura reticolare metallica del solaio, mantenuta sospesa sino alla stabilizzazione con la posa dei puntoni, si è potuto definire con precisione centimetrica la sagoma delle singole pietre della nuova pavimentazione, tagliate ed armate in officina, e poi trasportate in cantiere per la posa su cuscinetti in neoprene. Il 25 gennaio 2007, ad opere strutturali completate, è stata definitivamente sollevata la statua equestre di Mastino II della Scala. Notiziario Ingegneri Verona 19 30 Figura 29 Campionature di pulizia analizzate con la Soprintendenza Figura 30 L’arrivo di Mastino II