Il progetto - Editoriale Polis

Transcript

Il progetto - Editoriale Polis
L’intervento di apertura al pubblico dei camminamenti di ronda
e del giardino pensile, il restauro della Torre dell’Orologio
e la collocazione definitiva della statua di Mastino II
Hanno collaborato:
Direttore dei Musei Civici
e Monumenti del Comune di Verona
Dott.ssa Paola Marini
Direttore Area Lavori Pubblici
Ing. Luciano Ortolani
Responsabile del procedimento
Ing. Sergio Menon
Progetto definitivo
Arch. Alba Di Lieto
Geom. Guido Spessotto
Progetto esecutivo
Ing. Carlo Poli
Arch. Giuseppe Tommasi
Geom. Nicola Olivieri (disegni)
P.i. Mila Bobbo (computi)
Progetto strutture Torre Orologio
Ing. Maurizio Cossato (Contec srl)
Ing. Solidea Faedo (collaboratrice)
Progetto esecutivo impianti
Ing. Mauro Ionta
P.i. Claudio Menegatti (elettrici)
P.i. Roberto Rio (sicurezza)
Direzione lavori
Ing. Carlo Poli (direttore lavori)
Arch. Giuseppe Tommasi
(direttore operativo opere architettoniche)
Geom. Nicola Olivieri
(direttore operativo opere edili)
Ing. Mauro Ionta
(direttore operativo impianti elettrici e speciali)
Ordine degli Ingegneri
di Verona e Provincia
37121 Verona - Via Leoncino, 5
Tel. 045 8035959 - Fax 045 8031634
www.ingegneri.vr.it
[email protected]
Stampa e pubblicità
Editoriale Polis
37024 Negrar (VR) - Via Calcarole, 16
Tel. 045 7500211 - Fax 045 6012315
[email protected]
www.editorialepolis.it
Coordinatore per la sicurezza
Ing. Vittorio Scarlini
Collaudatore
Arch. Giuliano Adami
Ditte esecutrici:
R.W.S. srl (aggiudicataria)
Grandi F. srl
(subappalto opere edili e strutturali)
Mega Lighting (impianti)
Notiziario Ingegneri Verona
3
Premessa
Ing. Sergio Menon
“L’apertura dei camminamenti di ronda, il
restauro della torre dell’orologio e del
giardino pensile” è sicuramente il più significativo lavoro intrapreso a Castelvecchio dal riordino dei percorsi espositivi,
opera di Carlo Scarpa e Licisco Magagnato realizzati negli anni ‘60.
A dir il vero negli ultimi dieci anni il Centro di Responsabilità Edilizia Pubblica ha
collaborato fattivamente con la Direzione
del Museo di Castelvecchio nella programmazione e realizzazione di opere di
adeguamento ed ampliamento atte a rispondere alle mutevoli esigenze del Museo, alle continue variazioni normative
ed alle esigenze di crescita del servizio al
cittadino.
Quasi superficiale sottolineare la difficoltà ad operare in un complesso, raro
esempio di connubio tra storia e modernità, in un patrimonio che molti ci invidiano.
Al riguardo si ricordano:
A) Interventi minori di manutenzione
per l’adeguamento alla sicurezza del
percorso museale e sistemazione di
parte delle coperture (tetto di Sala
Boggian e della Galleria).
B) Adeguamento degli impianti elettrici.
L’obiettivo in realtà non è solamente
di adeguare impianti oramai non
conformi alla normativa (impianto
elettrico, impianto rilevazione presenze, impianto rilevazioni fumi) ed in tal
senso pericolosi, ma anche di comple-
Notiziario Ingegneri Verona
5
tare la dotazione del museo in un ottica più contemporanea soprattutto sotto il profilo di controllo della sicurezza
sia attiva che passiva (nuovo impianto
di video controllo, eliminazione di
qualunque adduzione gas e ricorso al
teleriscaldamento, nuova rete idrica
antincendio, rete trasmissione dati
USB).
C) L’eliminazione parziale delle barriere
architettoniche con l’inserimento di
un impianto di ascensore posto in
prossimità dell’ingresso. L’ascensore,
appena realizzato, permette ora il collegamento del piano terra con la sala
denominata “Avena” e da qui la visita
al piano primo della galleria o alle mostre temporanee nella vicina sala Boggian. Il vano corsa è stato ricavato collegando verticalmente alcuni locali di
servizio in disuso (laboratorio fotografico) o destinati a depositi e ripostigli.
Il ricorso a nuove tecnologie nel campo dei sistemi di elevazione ha permesso di realizzare un opera di ridotto
impatto.
D) Restauro dell’opera di Carlo Scarpa.
Da ultimo il presente intervento della riapertura al pubblico dei camminamenti
che amplia il già ricco percorso museale
della suggestiva “passeggiata” lungo le
mura, restituendo al pubblico il fascino
di una visione quanto mai unica ed originale verso il castello scaligero e verso la
città. Dall’alto si ha la percezione dell’intero maniero con suggestive letture del
giardino Scarpiano, dei reperti archeologici (chiesa di San Martino in Aquaro),
dell’ansa dell’Adige, del ponte, ed una
accattivante vista sulla città e le colline.
Il completamento del percorso in quota
anche nella parte in uso al Circolo degli
Ufficiali ed il trasferimento dello stesso
in altra sede, operazione necessaria per
dare completezza di funzioni e servizi al
museo, rimane ancor oggi un sogno di
molti veronesi anche se questo evento
non potrà essere protratto ancora a lungo nel tempo se si conviene che Castelvecchio assurga a luogo di riferimento
delle istanze culturali della città.
Il progetto
Inquadramento storico
Il complesso architettonico di Castelvecchio risale, come è noto, all’epoca scaligera. Fu costruito su preesistenze edilizie
di epoca romana e altomedioevali (il
tratto di cinta urbana e la chiesetta di San
Martino in Acquaro).
Numerose furono le trasformazioni subite dal monumento nel corso dei secoli.
Gli interventi che maggiormente hanno
mutato l’assetto originario del fortilizio
furono quelli di epoca napoleonica: la
costruzione di una caserma lungo i lati
settentrionale e orientale, le demolizioni
delle merlature dei camminamenti e delle torri. Nel 1805 per esigenze militari
venne smantellato o smontato l’arco dei
Gavi, poi ricostruito nella vicina piazza,
ridotto il vallo esterno e parzialmente tagliata la torre dell’orologio.
Ing. Carlo Poli
Figura 1
Ambiti di intervento
progettuale.
Tra il 1924 e il 1927, con il trasferimento
delle civiche collezioni d’arte provenienti
da Palazzo Pompei, l’intero castello fu
soggetto ad un radicale rinnovamento
architettonico voluto dal direttore Antonio Avena in collaborazione con l’architetto Ferdinando Forlati: furono rialzate
le torri demolite dai francesi, ricostruiti i
camminamenti con le merlature e realizzato un giardino pensile in affaccio sulla
strada di accesso al ponte. I successivi
lavori di restauro, diretti dall’architetto
Carlo Scarpa 1958-1964, su intuizione di
Licisco Magagnato videro la totale riorganizzazione del sistema espositivo delle
gallerie e della reggia; nello stesso periodo furono portati alla luce un tratto di
vallo, interrato alla fine del Cinquecento
sotto le mura comunali sul lato interno
del cortile e la porta detta del Morbio di
collegamento con il cortile della reggia.
Torre
dell’Orologio
Camminamenti
di ronda
Giardino pensile
Camminamenti di ronda
Torre di ingresso
Camminamenti di ronda
Torre
di ingresso
Notiziario Ingegneri Verona
6
Gli obiettivi progettuali
L’intervento di apertura al pubblico dei
camminamenti di ronda, il restauro della
torre dell’orologio e dell’adiacente giardino pensile compendia l’esigenza oramai maturata di ampliamento del percorso museale presso Castelvecchio, con la
necessità di rispondere all’emergenza
del restauro della muratura merlata di
supporto dei camminamenti. La complessità dell’intervento ruota attorno alle
opere di restauro della torre dell’orologio
ove, abbandonando i più stretti principi
conservativi si è potuto realizzare un
nuovo solaio in acciaio corten e pietra al
posto del precedente camminamento per
trovare nuovo e sicuro collocamento alla
statua equestre di Mastino II della Scala,
proveniente dal sepolcreto scaligero.
È questo l’episodio più affascinate e
complesso di un progetto di lunga gestazione che ben si inserisce in un ampio e
rigoroso intervento di restauro conservativo dell’apparato murario e lapideo dei
camminamenti del castello sul fronte sud
ed ovest. Operazioni di accorta pulizia,
consolidamento e protezione finale concertate con la Soprintendenza ai Beni Architettonici e del Paesaggio che garantiscono la conservazione del bene nel rigoroso rispetto dei principi di minimizzazio-
Innesto barre metalliche
ne, reversibilità e compatibilità dell’intervento proprio delle moderne teorie del
restauro.
A motivare l’esigenza del progetto di restauro è stata pertanto l’evidente condizione di diffuso degrado dei paramenti
del manufatto, testimoniata da manifestazioni macroscopiche, come distacchi di
frammenti lapidei, presenza diffusa di vegetazione e agenti biodeteriogeni, di efflorescenze e sub-efflorescenze, di croste
nere nelle parti non dilavate, fenomeni di
erosione, polverizzazione, esfoliazione e
disgregazione, talvolta con vacui anche
pronunciati, dei laterizi e dei giunti di malta.
Non da ultimo la continua e diffusa evidenza, sopratutto a seguito degli eventi
meteorici, di ampie infiltrazioni d’acqua
dalla pavimentazione del camminamento attraverso la monolitica muratura a
sacco del fronte sud con conseguenti formazioni di spesse efflorescenze e depositi salini in fase di asciugatura.
L’opera di restauro ha compreso anche la
realizzazione dei nuovi solai della torre
ed il restauro della copertura che risultavano fortemente ammalorati, e comunque sotto dimensionati rispetto agli attuali riferimenti normativi di verifica e
calcolo delle strutture lignee. Nel rispetto
dei principi sopra richiamati e delle pre-
Copertura delle fibre degradate
Notiziario Ingegneri Verona
7
Figura 2
Fasi di ricostruzione
delle travi della copertura.
Integrazione con betoncino in resina
Figura 3
Il giardino pensile restaurato.
3
4
Figura 4
Il nuovo solaio nella
Torre dell’Orologio.
scrizioni della Soprintendenza sono state
ridotte al minimo le sostituzioni degli orditi lignei della struttura di copertura prediligendo alla sostituzione integrale delle
travi il recupero delle esistenti consolidate, ove marcescenti, con integrazioni di
resina epossidica armata.
Si è così perseguito l’obiettivo, maturato
nel proficuo dialogo con la direzione dei
musei, di declinare ogni intervento alla
conservazione di una “forma” oramai
consolidata, se pur derivata dalla storicizzazione di un interpretazione progettuale
del secolo scorso.
Un attenzione, quest’ultima, che emerge
anche nell’integrazione, tramite un livello
di definizione diacriticamente sottotono,
dei disegni nei quadranti, quasi scomparsi, dell’orologio della torre o nella conservazione delle tracce d’ancoraggio dei manufatti di origine militare ancora leggibili
sulle murature interne al cortile e della
tessitura muraria alla base della torre dell’orologio, ulteriore memoria dell’originale presenza dell’arco dei Gavi.
Anche il giardino pensile, felice gesto scenografico aveniano, è stato riproposto,
semplicemente privato di estetizzanti soluzioni formali, con la nuova veste di luogo per pause di riflessione e ristoro nel
ricco percorso del museo: la fontana, oramai disgregata, è stata ricostruita e riattivata sulla base della documentazione fo-
Notiziario Ingegneri Verona
8
tografica, mentre il camminamento si trasforma in una piccola arena interrotta unicamente dal rispetto della verticalità della
torre.
La collocazione del
Mastino II della Scala
Risale probabilmente ad un idea dell’architetto Carlo Scarpa la prima proposta di
riaprire al pubblico i camminamenti di
ronda di Castelvecchio, con l’obiettivo di
raggiungere attraverso un suggestivo
percorso sospeso tra città e collina il prezioso giardinetto pensile in prossimità
della Torre dell’Orologio, ripercorrendo
così l’invenzione scenografica che fu di
Antonio Avena all’inizio del secolo scorso.
In epoca più recente il progetto di riapertura dei camminamenti di ronda si è sposato con la volontà di trovare all’interno
del museo di Castelvecchio la definitiva
collocazione della statua equestre di Mastino II della Scala, rimossa dall’arca in
occasione degli interventi di consolidamento completati nel 1992, sostituita da
una copia come gia accadde per il monumento funebre di Cangrande, per ripararla dalle eccessive sollecitazioni meccaniche e chimico-fisiche a cui era sottoposta.
Nel 1996 il professor Arrigo Rudi, elaborando l’ipotesi di trasferire la statua all’interno della Torre dell’orologio per arricchi-
5
re di ulteriori valenze culturali l’allora nascente percorso museale, propose all’Amministrazione diverse soluzioni progettuali, testimonianza di una sofferta
tensione verso la ricerca di un equilibrato
rapporto dialettico con il carattere dell’opera di Carlo Scarpa.
In fase definitiva di elaborazione progettuale si adottò così una soluzione di sospensione della statua, nel vuoto centrale
della torre, tramite una struttura di travi di
acciaio incastrate sui tre lati delle murature ed una piastra di calcestruzzo ed acciaio
Nelle successive fasi progettuali sono
però emersi ulteriori fattori che hanno indotto a ristudiare la soluzione approvata:
la sospensione della statua nel vuoto della torre avrebbe, infatti, generato indirettamente indesiderati effetti di controluce
con conseguenti difficoltà di lettura specialmente nella prospettiva verso l’arco di
apertura sul vallo. Il distacco totale dal
percorso dei camminamenti interni avrebbe, inoltre, complicato eventuali successive operazioni di manutenzione della statua se non al costo di onerosi sistemi di
ponteggi.
La soluzione finale presuppone la scelta
coraggiosa di proporre un nuovo piano all’interno della Torre dell’Orologio, in corrispondenza dell’attuale camminamento,
parte integrante del futuro percorso espositivo che permette un nuovo e più stretto
rapporto tra il visitatore e la statua, garan-
tendo, al contempo, leggibilità e facile
manutenibilità.
Con la consulenza dell’architetto Giuseppe Tommasi, profondo conoscitore dell’opera di Carlo Scarpa e già collaboratore in
recenti interventi al Museo, si è potuto affinare una soluzione che, ricucendo le tematiche ed i principi espositivi consolidati
ed approvati (la stretta relazione con l’esposizione della statua di Cangrande, la
connotazione di un nuovo ambito museale,…) rispondesse funzionalmente alle
problematiche rimaste irrisolte.
Nell’articolata evoluzione del progetto si è
poi aggiunta la stimolante offerta degli
Amici di Castelvecchio e dei Civici Musei
d’Arte di Verona, nella figura del presidente
Manni, di utilizzare per le componenti metalliche acciaio corten piegato, tagliato e
modellato al servizio delle nuove strutture.
Una “sfida” ben accettata e risolta dal
gruppo di progettazione che trova la
massima espressione nella realizzazione
del collegamento con i vani tecnici superiori della torre: una scala in fasce di acciaio corten che alleggerita da significati
strettamente funzionali connota con
geometrie sospese la nuova architettura
dello spazio espositivo della statua
equestre. È qui più che mai evidente la
compatibilità materica del corten legata proprio alla mutevolezza cromatica
della superficie che continuerà discretamente a trasformarsi nel tempo.
Notiziario Ingegneri Verona
9
6
Figura 5
Estratti esecutivi
della scala in corten.
Figura 6
Scala in corten. Vista dall’alto.
Figura 7
Rendering del progetto.
7
10
Il collocamento
della statua di
Mastino II
nella Torre
dell’Orologio
Arch. Giuseppe Tommasi
Figura 8
Vista dal basso
dell’impalcato e dei contraffissi.
Figura 9
Particolare dei supporti
della statua.
Quelli in acciaio reggono il peso.
Figura 10
Dettaglio della testata
della trave principale
in fase di posa.
Di norma un’architettura concede a chi la
frequenta la possibilità di essere esplorata in unità dì tempo e di luogo. L’apparato
allestito per l’esposizione della statua di
Mastino II della Scala non offre invece di
sé un’immagine sintetica. Infatti la scelta
di ampliare l’area di calpestio nella torre,
alla quota del camminamento di ronda
rubandola al precipizio, comporta una
collocazione della scultura a un livello tale che ne è, contrariamente a quanto accade al Cangrande, preclusa la vista dal
cortile. Tuttavia un sistema di contraffissi
color minio segnala con araldica perentorietà la presenza di qualche cosa di cui
non è dato subito comprendere compiutamente il senso.
La funzione di queste saette rosse è quella di sostenere l’orditura portante del solaio sul quale poggia la statua equestre: il
loro disegno è governato dalla regola che
esige per tutte la stessa pendenza a partire dai punti di appoggio sul solaio. Accade così che la loro lunghezza e la posizione degli appoggi sulla muratura siano determinate in modo univoco nella torre
dell’orologio, dove il visitatore le vede come trafitture nell’ombra volgendo lo
sguardo dai luoghi del corteggiamento a
Cangrande orchestrati da Carlo Scarpa.
Dopo non breve e suggestivo percorso,
finalmente nella torre è concesso contemplare i due Signori scaligeri da un privilegiato punto di vista: Cangrande, in
lontano, luminoso e benevolmente sovrano; Mastino pericolosamente vicino, la
9
8
Notiziario Ingegneri Verona
10
cavalcatura ben raccolta, il volto catafratto, pronto all’attacco. Da questo punto la
visione di Mastino è rigorosamente frontale. La statua veneranda trasmette il suo
peso sulla struttura del solaio mediante
due semplici supporti metallici; altri due
che non sopportano carico ma rendono
stabile il sistema alla rotazione sono di legno, frassino come per aste di lance da
guerra.
L’orditura di corten che sostiene i monoliti del nuovo pavimento si compone di
travi angolari distanziate in modo da offrire fessure aperte sul vuoto sottostante.
Il frastagliarsi, in pianta, della nuova pavimentazione vuole non nascondere allo
sguardo la vertigine prospettica degli arconi, in primo piano, e del vallo, che si
auspica possa essere quanto prima allagato come in origine.
Il solaio in legno sovrastante, ideato da
Maurizio Cossato cui si deve anche la regia e verifica di tutte le strutture, sostituisce quello aveniano che con la sua tonalità scura contribuiva a rendere l’insieme
piuttosto tetro. La struttura lignea del
nuovo solaio, la cui orditura primaria è
costituita da travi composte (abete e corten), è stata oggetto di un trattamento
concordato con Angelo e Alberto Zardini,
11
teso a riassumere e interpretare i colori
diversi dei mattoni che compongono la
muratura della torre: un fondo di cementite e polvere di alluminio con successiva
velatura a base di terra di Kassel e rosso
carminio. Si è così ottenuto un grigio
dalla tenue qualità serica, metallica, che
tende ad un alleggerimento dell’intradosso per continuità cromatica.
naturale captata sul tetto della torre in
modo da illuminare il Mastino con la
stessa angolazione che avrebbe nella
sua posizione originaria alle arche scaligere. Le ore del giorno, gli umori stessi
del tempo e delle stagioni farebbero in
modo che non fosse mai immerso due
volte nella stessa luce.
La nuova scala in corten che porta al piano superiore della torre, è concepita in
modo da offrire dal basso un prospetto
molto trasparente. La studiata leggerezza dei tiranti della ringhiera non disturba
lo sguardo senza però attenuare il senso
di pericolo per chi vi si avvicini.
Il giardino pensile
La collocazione di Mastino invita l’occhio
ad un possibile ulteriore scenario: la porta dietro alla statua lascia intravedere,
inatteso, il verdeggiare di un prato. Viceversa dall’esterno luminoso del giardino
pensile, volgendo lo sguardo verso la
torre appare la sagoma del guerriero inquadrata nella angusta apertura della
porta.
L’illuminazione della statua, da questo
punto di vista, si rivela di importanza decisiva: il progetto prevede in futuro di
realizzare un artificio che convogli la luce
13
14
La pianta del giardino è trapezoidale. Su
tre lati esiste un camminamento di pietra
che potrà essere usato come una panca
grazie ad un poggiapiedi in legno che
verrà collocato al livello del prato. Il giardino si potrà così leggere e vivere come
un teatrino la cui scena fissa è la torre
dell’orologio con la porta che inquadra il
fantasma di Mastino, ingentilita da una
preziosa pianta scelta dall’ing. Maurizio
Cossato: profumata, rifiorente e rampicante di grandi dimensioni: Madame Alfred Carriere, noisette del 1879.
Infine mi preme esprimere gratitudine
all’ing. Sergio Menon ed all’ing. Carlo
Poli con cui ho sempre condiviso amichevolmente pensieri, indagini, preoccupazioni ed attenzione alla realizzazione
delle opere.
12
Figura 11
L’impalcato ligneo
visto dal basso.
In corso di stesura
il trattamento cromatico.
Figura 12
Vista della scala
metallica che porta
ai piani superiori.
Figura 13
Vista frontale
dei nastri scalino parapetto.
Figura 14
La statua di Mastino II nella sua
definitiva collocazione.
Figura 15
Il grande fiore
di Madame Alfred Carriere.
15
Notiziario Ingegneri Verona
11
Il progetto
strutturale
Ing. Maurizio Cossato
L’intervento strutturale comprende tre
capitoli ben distinti.
Il primo è legato alla necessità di provvedere comunque ad interventi di miglioramento delle strutture preesistenti.
Il Decreto del 16 gennaio 1996 prevede
l’adeguamento statico se si apportano
variazioni di destinazione che comportino, nelle strutture interessate dall’intervento, incrementi dei carichi originari
(permanenti e accidentali) superiori al
venti per cento. È fatto obbligo di eseguire miglioramenti a chiunque intenda
effettuare interventi locali volti a rinnovare o sostituire elementi strutturali dell’edificio. Questo tipo d’intervento si applica, in particolare, al caso degli edifici
di carattere monumentale, (di cui all’art.
16
Figura 16
Sezione della trave principale
mista legno acciaio corten.
Figura 17
Vista dei nastri di rinforzo in FRP
prima della posa del pavimento.
tre realizzato, su entrambi gli impalcati,
un controvento di piano realizzato con
nastri in FRP (fiber reiforced polymer)
atto a rendere pressoché indeformabili i
piani d’impalcato, ulteriore contributo
al miglioramento dell’efficienza statica
della torre.
La copertura sopra i merli è pure stata
rinforzata con catene e risanata nei nodi
e nelle connessioni.
Il secondo capitolo riguarda la progettazione per il rinnovamento strutturale
degli impalcati lignei, le cui strutture
portanti sono state liberamente reinterpretate. Le travi principali che costituiscono il sostegno degli impalcati sovrastanti al piano che sorregge la statua di
17
16 della legge 2-2-1974, n. 64), in quanto
compatibile con le esigenze di tutela e
di conservazione del bene culturale.
Principalmente sono state disposte orizzontalmente, a livello degli impalcati,
catene di ancoraggio dei paramenti murari tra loro. Le catene interne sono mascherate negli impalcati, mentre quelle
esterne sono state collocate in più strati
con coppie di barre da 8 millimetri di
diametro in acciaio inox disposte nelle
stilature tra i mattoni realizzando efficaci connessioni tra le quattro pareti della
torre.
A livello degli impalcati lignei, utilizzando il piccolo interspazio disponibile tra
il tavolato e le pavimentazioni, si è inol-
Notiziario Ingegneri Verona
12
Mastino II ed il percorso dei visitatori,
sono state realizzate con una inedita
composizione acciaio-legno: sono composte da un piatto di acciaio corten collaborante con due travi in legno accoppiate a mezzo di bulloni da legno (figura 11). Alle estremità verso gli appoggi
in muratura, attraverso un sistema di
piastre le travi si interrompono prima
dell’appoggio e si inserisce nella muratura il solo piatto verticale in acciaio dotato di piastra di diffusione dei carichi,
non visibile perché posta all’interno
della muratura, con un interessante effetto di sospensione.
Il terzo capitolo riguarda la progettazione esecutiva del piano che sorregge la
statua ed il percorso dei visitatori, ideato dall’architetto Giuseppe Tommasi in
pietra veronese e in acciaio corten1.
Si tratta di un graticcio di travi in profilato metallico sorretto da puntoni molto
snelli obliqui che si intestano sui muri
perimetrali della torre. L’insieme di singolare efficacia, come già descritto dall’architetto, doveva consentire l’accoglimento da parte di una struttura metallica abbastanza deformabile di una serie
di lastre di pietra a forma di parallelogramma appoggiate in quattro punti alla struttura metallica. Il problema iperstatico è stato risolto con la interposizione per ogni lastra di quattro appoggi
in neoprene, di spessore e deformabilità controllate in modo che in qualun-
que situazione di carico gli appoggi
prendessero tutti una quota del carico
(permanente e accidentale) restando
sempre compressi.
La statua di Mastino II, che è dotata di
un basamento in pietra di forma rettangolare, è appoggiata su due vertici diagonali del basamento stesso a mezzo di
due appoggi metallici che ne sorreggono completamente il peso. Viene stabilizzata alla rotazione a mezzo di due appoggi in legno. Tali appoggi secondari
sono collocati sulla lastra in pietra.
La struttura di sostegno delle lastre in
pietra è formata da una serie di travi incrociate costituite da coppie di profili
ad L collegati negli incroci con piatti a
croce.
18
Figura 18
Vista dell’impalcato metallico in
fase di costruzione.
Nota1
COR-TEN è il nome di un acciaio che occupa un posto di preminente importanza fra i tipi
"a basso contenuto di elementi di lega e ad elevata resistenza meccanica". Questo acciaio
brevettato dalla United States Steel Corporation (U.S.S.) nel 1933, si è ormai decisamente
affermato non solo in America, dove è utilizzato su vastissima scala, ma anche in Europa
e in altri Paesi dove è stato vantaggiosamente adottato in numerosissime applicazioni. Il
grande successo raggiunto dal COR-TEN deriva dalle due principali caratteristiche che lo
distinguono. Elevata resistenza alla corrosione (CORrosion resistance). Elevata resistenza
meccanica (TENsile strength). L’acciaio COR-TEN, durante l’esposizione allo stato non pitturato alle diverse condizioni atmosferiche, si riveste di una patina uniforme e resistente,
costituita dagli ossidi dei suoi elementi di lega, che impedisce il progressivo estendersi
della corrosione. Questo rivestimento, di gradevole colorazione bruna, variabile di tonalità con gli anni e con l’ambiente esterno, oltre a costituire una valida protezione contro
l’aggressione degli agenti atmosferici, conferisce al prodotto possibilità di soluzioni estetiche.
Notiziario Ingegneri Verona
13
Figura 19
Pianta dell’impalcato.
In arancio le carpenterie metalliche
in rosso gli appoggi dei puntoni.
19
Figura 20
Vista del collegamento
graticcio contraffisso.
Figura 21
Modello della struttura
con l’inserimento di tre lastre
in pietra per analizzare
la compatibilità della reazione
degli appoggi.
Il graticcio metallico è sorretto, nei punti di incrocio, da puntoni inclinati che si
estendono verso il basso per inserirsi e
prendere appoggio sulle pareti perimetrali della torre. In uno dei punti di incrocio è omesso il puntone. Il modello
strutturale è stato completato nei riquadri adiacenti questo nodo particolare
con la inclusione di quattro piastre in
pietra appoggiate su blocchetti in neoprene di adeguato spessore. Il modello
indicato ha consentito una corretta progettazione dello spessore del neoprene
20
21
Notiziario Ingegneri Verona
14
per garantire, come già detto, tensioni
di compressione su tutti gli appoggi.
Alcuni elementi della struttura metallica sono stati prolungati fino alle murature perimetrali della torre ed ancorati
alle stesse per ottenere un miglioramento statico a livello del piano del
graticcio. La pavimentazione lascia un
vuoto sul sottostante vallo. Il parapetto
di protezione è realizzato con un robusto corrimano, cui sono ancorate funicelle in acciaio inox del diametro di tre
millimetri tese verticalmente, con inte-
22
Figura 22
Particolare dell’innesto
di un contraffisso sulla muratura.
23
Muratura esistente
4 viti a testa esagonale M16
con dado esagonale cieco
con calotta sferica
Figura 24
Diagramma dei momenti
della struttura metallica.
nicchia
2 barre filettate M12 ISO passo grosso
4.8 secondo UNI 3740/3
zincate elettroliticamente L = 150 mm
con resina tipo Fischer UPAT UPM44
4 fori ovalizzati
per vite a testa esanonale M16
vedi particolare A
foglio di neoprene
2 barre filettate M12 ISO passo grosso
4.8 secondo UNI 3740/3
zincate elettroliticamente L = 150 mm
con resina tipo Fischer UPAT UPM44
ANCORAGGIO PUNTONE AL MURO
ESISTENTE
rasse di dieci centimetri. Si ha così un
effetto di trasparenza.
Le lastre di pietra hanno funzione di pavimento ed anche di struttura che sopporta il transito dei visitatori. A garanzia
di conservazione nel tempo dell’efficienza statica, che per effetto di possibile fessurazione potrebbe venir meno, le lastre
sono state rinforzate all’intradosso con
barre in acciaio inox inserite nella pietra
con resine appropriate.
Nel dettaglio riportato nella figura che
segue si può intravedere la struttura del-
24
Figura 23
Ancoraggio del contraffisso
al muro della torre.
Disegno di progetto.
l’impalcato che è costituito da:
- Profili ad L distanziati collegati con piastre a croce solo nei nodi.
- Lastre di pietra su appoggi in neoprene.
- Armature incorporate in acciaio inox,
inserite nelle lastre in pietra e ancorate
alle stesse con resine epossidiche.
La scala in acciaio che porta ai piani superiori è realizzata con una serie di nastri
in corten, della larghezza di circa trenta
centimetri che, convenientemente piegati, costituiscono pedate e parapetto.
25
Notiziario Ingegneri Verona
15
Figura 25
Particolari e armature
delle lastre di pietra.
Gli impianti
Ing. Mauro Ionta
Impianti elettrici
Impianti di sicurezza
Nel contesto del restauro si è reso necessario provvedere all’illuminazione
dell’intero percorso che si sviluppa
dalla Torre Sud-Est, attraverso la torre
di ingresso e la Torre dell’Orologio proseguendo lungo il lato Ovest fino alla
Torre del Mastio.
L’impianto di illuminazione è stato realizzato posando le linee di alimentazione sotto la pavimentazione in pietra,
precedentemente rimossa per il restauro.
Il quadro elettrico di comando di distribuzione è collocato all’interno della
Torre di ingresso e, un secondo analogo, nella Torre dell’Orologio.
I corpi illuminanti scelti per il percorso
di visita sono proiettori compatti e
orientabili del tipo a Led da 3W con alimentatore a bassa tensione 12 V c.c.
per esterni, questi ultimi collocati in
appositi pozzetti incassati nei manufatti lapidei della pavimentazione. Sul lato Ovest (dalla Torre dell’Orologio fino
alla Torre del Mastio) i corpi illuminanti
impiegati sono ancora del tipo a Led
con le stesse caratteristiche, ma incassati nel muro di cinta.
All’interno della Torre dell’Orologio per
illuminare la statua di Mastino della
Scala, è stato scelto un sistema di illuminazione adatto a evidenziare opere
di elevato valore artistico, consistente
in una serie di proiettori orientabili con
lampade dicroiche da 50 W e la possibilità di dimmerare ogni singolo
proiettore.
Naturalmente su ogni percorso è prevista adeguata illuminazione di emergenza alimentata da un UPS centralizzato
Sempre per quanto riguarda le dotazioni impiantistiche, giusta attenzione
è stata dedicata anche alla sicurezza
lungo il percorso. In particolare, per
evitare danneggiamenti alla statua di
Mastino della Scala, collocata nella
Torre dell’Orologio, si è dovuto ampliare l’impianto di telecamere a circuito chiuso che, dalla sala di supervisione del Museo, tiene sotto controllo
le zone del percorso museale ritenute
a maggior rischio.
L’impianto TVCC del Museo è composto da 28 telecamere a colori night and
day ad alta definizione, 2 apparati di
registrazione digitale e 4 monitor per
l’operatore addetto al controllo.
Per presidiare i camminamenti si è resa necessaria l’installazione di altre 9
telecamere della stessa tipologia con
altri 2 monitor ed un ulteriore apparato di registrazione digitale.
Sei delle telecamere sono state posizionate in modo da assicurare una visione globale delle persone che si
muovono lungo le zone oggetto dell’intervento ed ulteriori tre sono state
collocate nella Torre dell’Orologio e
permettono di controllare la statua del
Mastino dove il percorso di visita consente la vicinanza del pubblico.
Notiziario Ingegneri Verona
16
L’esecuzione
dei lavori
Ing. Carlo Poli
I lavori si sono sviluppati per circa due
anni, divisi nei quattro grandi capitoli
che hanno caratterizzato anche la fase
progettuale: il restauro della Torre dell’Orologio, l’intervento sulle murature
dei camminamenti di ronda, il recupero
del giardino pensile e le opere finalizzate al ricollocamento della statua di Mastino II.
Durante l’intero periodo delle lavorazioni il Museo di Castelvecchio è rimasto
aperto al pubblico ospitando, oltretutto,
mostre di rilevanza internazionale in oc-
Di notevole aiuto sono state in tal senso
alcune soluzioni progettuali ideate dall’ingegner Cossato per ridurre tecniche
operative di cantiere complesse, come
il ricorso all’incastro delle travi dell’ordito principale dei solai in mensole metalliche “a forcella” già predisposte nella muratura (evitando enormi scassi e
movimentazione di elementi eccessivamente ingombranti), o la versatilità dimostrata dall’impresa nella ricerca sistematica di soluzioni di maggior economia e minor impatto, specialmente
27
26
Figura 26
L’assemblaggio del telaio
in corten del nuovo solaio
nella torre dell’orologio.
Figura 27
Sospensione delle travi
composite dei solai al livello
di copertura.
casione del centenario della nascita di
Carlo Scarpa o della rivisitazione del
“giardino dei passi perduti” di Eisenmann. Fondamentale è, pertanto, risultato studiare in itinere la compatibilità
della logistica dei sub-cantieri con la fervida attività museale e con gli altri lavori
in corso presso il castello (adeguamento
impiantistico, rifacimento del giardino,
manutenzioni straordinarie varie,…) soprattutto alla luce delle problematiche di
condivisione degli esigui spazi pubblici
disponibili e di abbattimento dei rischi
reciprocamente indotti.
Notiziario Ingegneri Verona
17
nelle frequenti operazioni di sollevamento.
Per tali ragioni, ad esempio, le travi dei
solai sono state trasportate grezze in
cantieri provvisori nel vallo del castello,
per essere poi assemblate rifinite e sollevate in soluzione unica al piano di copertura della torre, dove sono rimaste
appese sino alla realizzazione dei singoli solai. L’esecuzione di diverse lavorazioni, specialmente se di finitura, direttamente in cantiere e non in officina,
combinata al persistente controllo dell’ufficio di direzione lavori, ha permes-
Figura 28
Dettagli dei gradini
della scala e della
campionatura
di pavimentazione
del nuovo solaio
28
so di ottenere un livello di lavorazione
“gradevolmente imperfetto” che più si
addice alle caratteristiche dell’intervento.
I trasporti del terreno del giardino pensile, gli spostamenti delle pesanti pietre
dei camminamenti e del nuovo solaio
della torre sono stati concentrati ed accorpati per ottimizzare l’occupazione
delle superfici a terra e la presenza di
mezzi pesanti in cortile, mentre, per i
movimenti interni al cantiere, si è ricorso all’uso di macchine semplici e strutture temporanee allestite per l’occasione.
Come prima operazione si è provveduto al recupero della copertura della
torre dell’orologio che per l’evidente
condizione di degrado, distinto da cedimenti e crolli di elementi strutturali,
costituiva la principale causa di pericolo sia per il manufatto sia per le persone. Nella seconda fase operativa il
cantiere si è, invece, concentrato nell’inevitabilmente lento e delicato restauro conservativo del paramento
murario in laterizio e calcare compatto
delle mura scaligere. Ogni singola
operazione di restauro (preliminare di
pulizia, preconsolidamento, pulizia,
consolidamento superficiale e strutturale, sigillatura e stuccatura, revisione
Notiziario Ingegneri Verona
18
cromatica e protezione finale) è stata
adeguatamente campionata e concordata con la Direzione dei lavori. L’attività più delicata della pulitura, proprio
per il maggior livello di irreversibilità,
è stata condivisa con i tecnici della Soprintendenza sulla base di prove eseguite con tecniche e metodologie differenziate: dalla semplice pulizia ad
acqua demineralizzata ed azione meccanica con spazzole di saggina, per le
superfici più estese e soggette a semplici depositi polverulenti, sino ad accorti interventi di controllata microsabbiatura e/o il ricorso ad impacchi di
carbonato d’ammonio in presenza di
incrostazioni e croste nere.
Le malte per il ripristino delle sigillature e dei giunti sono state formulate
sulla base di analisi di laboratorio della componente del legante e della carica di inerte, prestando attenzione ad
adottare soluzioni che, per differenziazione della curva granulometrica, garantissero leggibilità e distinguibilità
dell’intervento, anche nella tecnica di
posa (lievi sottolivelli a conservare le
vibrazioni chiaroscurali di facciata).
Partendo così dalla composizione di
una malta di riferimento sono state
successivamente campionate, con lie-
29
Prova di pulitura
Prova di pulitura
Prova di pulitura
Prova di pulitura
vi accorgimenti (modifica degli spessori degli inerti, pigmentazione del legante, velature finali,…), minime variazioni in adeguamento alle variabili
preesistenze per modulare la distinzione dell’intervento, pur mantenendo
una visione complessiva armonica.
Le coperture dei beccatelli dei merli,
fortemente disconnesse per la presenza di diffusa vegetazione radicata, sono state quasi integralmente ricostruite, ove necessario, con il riutilizzo del
materiale esistente, curando le sigillature dei giunti e ricorrendo a copertine
in cocciopesto delle superfici suborizzontali per evitare lo stazionamento
dell’acqua di dilavamento.
Per ovviare la rapida formazione di ulteriori colonie di microrganismi e patine verdi, soprattutto sul fronte umido
esposto a nord, è stato adottato un
consolidante superficiale a base di silicato di etile metilfenilsiliconica diluito in solvente organico minerale ed
additivato di prodotti organo-metallici
e biocidi selettivi con duplice efficace
azione biocida e consolidante.
Le continue infiltrazioni di acqua nelle
murature dei prospetti meridionali
erano principalmente connessi all’inefficienza del sistema di impermeabilizzazione e smaltimento lungo i per-
corsi dei camminamenti le cui pietre
sono state sollevate per ripristinare
una efficace impermeabilizzazione e la
convergenza delle pendenze verso i
doccioni di scarico sul vallo.
Il sollevamento della pavimentazione
è stata inoltre occasione per la posa
della nuova rete impiantistica di adeguamento del percorso (illuminazione, rete idrica ed antincendio, sicurezza, tvcc,…).
La fase conclusiva del cantiere ha invece interessato le operazioni più articolate di posa delle nuove strutture
metalliche all’interno della Torre dell’Orologio per la realizzazione del solaio misto corten e pietra armata.
Completato l’assemblaggio in cantiere della struttura reticolare metallica
del solaio, mantenuta sospesa sino alla stabilizzazione con la posa dei puntoni, si è potuto definire con precisione centimetrica la sagoma delle singole pietre della nuova pavimentazione,
tagliate ed armate in officina, e poi trasportate in cantiere per la posa su cuscinetti in neoprene.
Il 25 gennaio 2007, ad opere strutturali
completate, è stata definitivamente
sollevata la statua equestre di Mastino
II della Scala.
Notiziario Ingegneri Verona
19
30
Figura 29
Campionature
di pulizia analizzate
con la Soprintendenza
Figura 30
L’arrivo di Mastino II