leali l., longhi c. 2007

Transcript

leali l., longhi c. 2007
INDICE
Marco Minoja
MA_net: due anni di esperienza in rete
Loretta Bettari
La rete dei musei archeologici delle province di Brescia, Cremona e Mantova: costituzione e finalità
Marco Baioni - Raffaella Poggiani Keller
La ricerca archeologica nella valle del Chiese: un progetto territoriale condiviso
Claudia Mangani - Marta Rapi
Il Museo Civico Archeologico Rambotti e l’Università degli Studi di Milano: un caso privilegiato
Adalberto Piccoli
Metodi di indagine applicati allo studio delle cosiddette “tavolette enigmatiche” e nuove prospettive
Simona Marchesini
Le “tavolette enigmatiche” e la linguistica
Claudia Fredella - Stefano Gorni Silvestrini
Il Parco Archeologico del Forcell
Lynn Passi Pitcher - Marina Volonté
Gli scavi e il museo, un rapporto privilegiato. Il caso di Cremona
Alfredo Buonopane - Francesca Morandini
Il museo come campo di esercitazione pratica. Il Progetto Instrumentum Inscriptum
Maria Grazia Diani
Il progetto europeo “Glassway”: un esempio di collaborazione tra musei e istituzioni
Maddalena Pizzo
Il Sistema museale archeologico della Provincia di Varese (SiMArch). Organizzazione, strategie e prospettive di
sviluppo
Francesca Morandini - Marina Volonté
Il museo come luogo di formazione. Tesi di laurea, stage e servizio civile volontario
Elisabetta Roffia
Contributi di Archeologia in memoria di Mario Mirabella Roberti
5
9
19
5
47
55
59
67
77
85
9
105
109
INDICE DEI POSTER
Liliana Leali - Cristina Longhi
Nuovi ritrovamenti a Solferino: il Museo incontra il territorio
Michela Gattei
La palafitta del Bronzo Antico I A del Lavagnone di Desenzano del Garda (BS)
Cristina Longhi - Claudia Mangani - Stefano Rossi
Lavagnone settore A - Bronzo Antico II: analisi preliminare del livello di uso più antico
Candida Sidoli
Lavagnone di Desenzano del Garda (BS): la media età del Bronzo del settore “A”
Giorgio Chelidonio - Cristina Longhi
Appunti preliminari sulle relazioni fra materie prime esequenze operative nell’industria litica del “Lavagnone
settore A”
Fabio Cazzanelli - Claudia Fredella - Candida Sidoli
Lavagnone di Desenzano del Garda (BS): i cumuli dell’antica età del Bronzo del settore B (scavi 2003-2006)
Maria Bordoni Piccoli - Giuseppe Pitti
Museo Archeologico dell’Alto Mantovano Esempi di offerta didattica
Anna Consonni - Tommaso Quirino
L’itinerario di visita al Parco Archeologico del Forcello di Bagnolo S. Vito: i pannelli illustrativi
Daria Banchieri
Isolino Virginia (Biandronno-VA): uno dei più antichi abitati palafitticoli europei
Daria Banchieri
La vegetazione del Primo Neolitico: ultimi risultati dall’Isolino Virginia
119
12
127
129
133
137
141
145
147
149
Nuovi ritrovamenti a Solferino:
il Museo incontra il territorio
L. Leali
C. Longhi
(Civico Museo Archeologico - Bergamo)
Nella primavera del 1989, durante una visita pomeridiana alla piazza
“Castello” del comune di Solferino (MN), ubicata su un’altura, abbiamo notato nella campagna circostante, a poche centinaia di metri in
linea d’aria, un laghetto le cui acque defluivano all’interno di un canale artificiale, denominato “Fossa Cana”. Parallelamente a tale canale, nel campo arato spiccava un fascia di terreno molto scuro, estesa
per alcune decine di metri.
Avendo supposto che si trattasse di terreno antropico, nei giorni
immediatamente successivi, ci siamo recati nel sito per esplorarlo
in modo accurato. Il sopralluogo ha confermato un’antica presenza umana, testimoniata dall’esistenza di un’industria litica, composta
da manufatti, strumenti di vario tipo e funzione e una modestissima
presenza di materiale fittile.
Durante le esplorazioni successive abbiamo notato l’esistenza di altre
due zone di terreno antropico, posizionate perpendicolarmente ai
margini del primo ritrovamento.
Le ricerche di superficie in queste aree si sono protratte per circa un
decennio. Avendo ritenuto tali reperti particolarmente significativi
abbiamo informato il Museo “G. Rambotti” di Desenzano, il quale si è
impegnato a catalogarli e farne oggetto di studio.
[L. L.]
Analizzando il materiale è subito emerso che la quasi totalità dei reperti è rappresentata da strumenti e scarti di lavorazione di selce.
Tra questi l’industria su scheggia ha una forte incidenza: sono state
classificate 157 schegge da scarto di lavorazione e da sbozzatura di
nucleo (575g) e 153 lame di cui 20 corticate (200g). Su 20 nuclei raccolti solo 8 sono nuclei piramidali da lame.
Spicca comunque l’elevata presenza di strumenti su supporto laminare: lame ritoccate, punte a dorso, becchi, troncature e grattatoi a
ritocco erto e rilevato. Il dato induce a datare quest’industria al Neolitico e più precisamente a un orizzonte tardo di tradizione chasseana,
per la presenza nel complesso di elementi a ritocco foliato: trancianti
trasversali e due schegge di forma ogivale a ritocco marginale1 (forse
preform per foliati2).
Tra gli stessi trancianti trasversali si possono riconoscere due varianti:
una senza peduncolo, ben attestata nelle fasi finali del Neolitico, e
Barfield L.H., Bagolini B., 1976, The excavation on the Rocca di Rivoli-Verona, 1963-1968, in
“Mem. Mus. Civ. St. Nat. Verona”, II serie, n.1.
2
Ringrazio Giorgio Chelidonio per questo suggerimento.
1
119
una con peduncolo ben delineato, tipo che per de Marinis3 sarebbe da datare all’antica età del Bronzo.
A un orizzonte più recente, forse età del Rame o inizio età del Bronzo, rimandano
anche le due cuspidi di freccia foliate a ritocco bifacciale, così come un frammento
prossimale di foliato di maggiori dimensioni, che per sezione e inclinazione di margini
potrebbe essere un piccolo pugnale.
La presenza, tra gli strumenti raccolti, di un’accetta prodotta con tecnica campignana contribuisce a rafforzare l’ipotesi di una frequentazione del sito in un periodo più
recente.
La tipologia della selce rimanda a litotipi frequenti in zona: selce vetrosa biondo e
grigio chiaro con chiazze biancastre oppure arancio, rosso scuro e oliva scarsamente
vetrosa.
Interessante la presenza di due asce in pietra levigata che per le dimensioni ridotte, la
forma allungata e il taglio poco espanso e fortemente arcuato potrebbero datarsi ad
una fase tarda del Neolitico.
Tra i manufatti in pietra si segnala anche la presenza di un cosiddetto “raddrizzatore
per frecce”4.
La ceramica raccolta si limita a pochi frammenti centimentrici di impasto scarsamente
depurato e superficie scabra di color camoscio. Oltre ad alcuni orli sono presenti un
frammento decorato a cordone digitato e uno con pastiglia piatta umbilicata.
In conclusione per la maggior parte del complesso analizzato si potrebbe proporre un
orizzonte tardo del Neolitico; alcuni elementi rimanderebbero a orizzonti posteriori:
età del Rame o età del Bronzo Antico.
L’ipotesi pare essere supportata anche dalla topografia del sito che si trova a breve
distanza dal sito dell’età del Bronzo di Bande di Cavriana; lo schema individuato in altri
siti inframorenici, tra cui il Lavagnone, sembra dunque ripetersi: una frequentazione
neolitica in area perispondale di bacini in seguito interessati da insediamenti dell’età
del Bronzo.
[C. L.]
DE MARINIS R. C. 1984, Preistoria e protostoria nel territorio di Lecco, in Carta Archeologica della Provincia di Lecco,
pp. 19-80.
4
CASINI S. 2003, Manufatti in pietra dalla palafitta del Lavagnone (Desenzano del Garda, Brescia), in “NAB”, 11, pp. 79116.
3
120
A. l’area a est del comune di Solferino con indicato il punto dei ritrovamenti (da Carta Geologica d’Italia
1:25.000, ff. 47 e 48);
B. mappa del sito, in grigio chiaro sono evidenziate le aree in cui si concentravano i materiali (da Carta IGM
1:25.000, rielab. A. e L. Leali)
C. l’area dei ritrovamenti ripresa dalla Fossa Maggiore (foto A. Leali);
D. nuclei piramidali in selce grigia;
E. 1-2. Ogive; 3-5. Cuspidi; 6. Grattatoio a muso; 7. Accetta; 8-14. Trancianti trasversali; 15. Punta a dorso;
16. Grattatoio; 17-18. Trancianti trasversali; 19. Grattatoio su lama; 20. Grattatoio circolare; 21. Grattatoio
frontale lungo a ritocco laterale (dis. C. Longhi, 1:3).
121