aprile 2 0 1 2 - Rotary Club Prato

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aprile 2 0 1 2 - Rotary Club Prato
PROGRAMMA DEL MESE DI APRILE
Il socio Emanuele Dabizzi ci intratterrà sul tema: “L’endoscopia
digestiva: uno sguardo ‘dentro’ il futuro”.
Martedì 3 Aprile
Conviviale diurna
ore 13,00
Hotel Palace
Ospite l’Ing. Lorenzo Panerai, che ci intratterrà sul tema: “Il materiale
Martedì 10 Aprile
Conviviale diurna
ore 13,00
Hotel Palace
da costruzione più antico si rinnova: il legno nell’edilizia
contemporanea”.
Ospiti la Sig.ra Giovannella Pitigliani,
Presidente della Fondazione Sandro
Pitigliani per la lotta contro i tumori
Onlus, ed il Prof. Angelo Di Leo, il quale ci
esporrà il progetto di ricerca curato
attualmente dalla Fondazione, a cui il
nostro Club parteciperà mediante un
importante contributo, con decisione congiunta dei Past President Umberto
Cecchi e Foresto Guarducci e del Presidente in carica Marco Borgioli.
Martedì 17 Aprile
Conviviale serale
ore 20,15
Hotel Palace
A
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Martedì 24 Aprile non si terrà
alcuna conviviale, trattandosi
del giorno precedente alla
partenza della gita del Club in
Sicilia.
Alle conviviali serali sono attesi anche le gentili signore e i soci del Rotaract.
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Conviviale del 20 Marzo:
Incontro con la delegazione di Prato dell’Ordine Equestre del Santo
Sepolcro di Gerusalemme presso il Conservatorio di San Niccolò
Il Presidente Marco Borgioli introduce alla serata
Visita al complesso monumentale del Conservatorio
Il Preside della Sezione Toscana, Comm. Luigi Picchianti
Il Prof. Gerardo Gelardi accompagna i Soci
2
30 Marzo al Teatro Politeama Pratese:
Le Rotary Sband in concerto
I Presidenti dei due Rotary cittadini, Marco Borgioli e Stefano Ciuoffo, con
consorti in attesa dell’inizio dello spettacolo
L’intervento dei Presidenti sul palco del teatro Politeama pratese
Due momenti del concerto de Le Rotary Sband
Il Governatore della Misericordia di Prato, Dott.ssa Maria Petrà, illustra il
progetto “Soccorso Clown”
Altro momento della serata
3
Fatterelli e riflessioni di Gianni Limberti
“IL PERO DELLA SANTA”
È il 1099, anno in cui la prima crociata
raggiunge il suo obiettivo : Goffredo di
Buglione è il capitano che il gran
sepolcro liberò di Cristo (Tasso,
Gerusalemme liberata) Fra coloro che
per primi hanno scalato le mura
penetrando nella città santa, ci sono
2500 toscani comandati da un
fiorentino, fino a quel momento noto solo
come “il figlio di Ranieri”. La conquista di
Gerusalemme è un avvenimento che
cambia la storia del mondo, almeno di
quello che noi chiamiamo “occidentale”.
Inevitabilmente nascono delle leggende.
Una ci dice che Goffredo di Buglione
come
riconoscimento
del
valore
dimostrato in battaglia, autorizza “il figlio
di Ranieri” ad accendere una torcia alla fiamma che arde accanto alla tomba di Cristo. E lui pronuncia un voto
solenne : porterò quella fiamma sacra a Firenze. Poco prima dell’alba, di nascosto, prende una torcia, l’accende
al sacro fuoco e parte a cavallo. Deve far presto, ma nello stesso tempo stare attento perché se galoppa veloce
la fiamma si può spengere. E allora monta alla rovescia. Tante sono le avventure che gli capitano : i briganti che
lo derubano di tutto, lasciandogli soltanto un vecchio ronzino e un mantello strappato, mentre si trova in un
villaggio un colpo di vento inaspettato gli spegne la torcia. La sua missione sarebbe fallita se, poco prima, proprio
in quel villaggio non avesse acceso con la torcia il fuoco del camino ad una madre per portare conforto ai suoi
figli piccoli e ammalati. Il gesto di pietà risulta provvidenziale : torna in quella casa, riaccende la torcia e riprende il
viaggio.
Facciata principale della Villa del Parugiano
Incontra un saggio che gli chiede La tua fiamma non si è mai spenta durante il viaggio ? – Sulla mia torcia brilla la
stessa fiamma dal giorno che io l’ho accesa alla tomba di Cristo. – E come hai fatto ? – Per amore di questa
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fiamma, non oso più sedermi a tavola in compagnia della gente; non ho più alcun pensiero al di fuori di questa
fiamma. Gli risponde il saggio Il cielo benedica la tua fede perché tu porti la luce di Cristo.
Finalmente arriva a Firenze. Ha lo sguardo allucinato, un mantello miserando, ma tiene la torcia fiammeggiante in
alto. La gentaglia lo strattona, lo chiama pazzo, qualcuno tenta di prendergli la torcia, altri di spengerla. Con
enormi sforzi riesce ad entrare in Duomo con la torcia accesa. In città si è già sparsa la voce che “il figlio di
Ranieri” è tornato pazzo dalla crociata e dice di portare alla Vergine, in duomo, la fiamma del Santo Sepolcro. È
accorsa una gran folla. Il clero, i nobili, i potenti della città chiedono prove. Domina lo scetticismo : chi ci dice che
il fuoco è proprio quello del Sepolcro di Cristo ? Il figlio di Ranieri non sa come convincerli. È tornato da solo, chi
può testimoniare a suo favore ? Ma all’improvviso entra in duomo una colomba, volando si abbassa fino a colpire
con le ali la torcia, spengendola. E subito riprende a volare all’impazzata, avvolta dalle fiamme e cade proprio
sull’altare della Madonna. Il figlio di Ranieri corre a dar fuoco alla sua torcia dalle ultime fiammelle che
consumano le penne della colomba moribonda e finalmente accende il cero ai piedi della Madonna. Compiuto il
voto, cade a terra stremato. Gli rimane il nome di Pazzo che passa alla sua discendenza, la famiglia dei Pazzi. A
ricordo perenne, nello stemma di famiglia campeggia un vaso da cui escono le fiamme del fuoco portato dal
santo Sepolcro.
Un’altra tradizione ci dice che
Goffredo di Buglione, per premio
del valore dimostrato, dà al “figlio
di Ranieri” tre frammenti della
pietra del Santo Sepolcro. Portate
a Firenze e custodite gelosamente
come patrimonio di famiglia, i
Pazzi, alla vigilia di Pasqua,
sfregando
queste
schegge,
provocano
le
scintille
che
accendono il fuoco novello che
viene distribuito alle altre famiglie
nobiliari e portato dai giovani in
processione per la città. Dopo
alcuni anni, il fuoco, un gran falò,
viene trasportato non più con le
torce ma in un braciere con un
carro dentro al Duomo. Poi il fuoco
viene sostituito da fuochi di
artificio : ecco nato lo “scoppio del
carro”. Sotto il pontificato di Papa Medici, Leone X (1513-1521) la cerimonia diviene ancora più spettacolare : è
diventata quella che oggi migliaia di turisti accorrono a Firenze per vedere la vigilia di Pasqua : il fuoco per
incendiare il carro viene trasmesso da un razzo a forma di colombina, ricordo dell’antica leggenda e riferimento
spirituale alla colomba dello Spirito Santo.
Giardino interno. A sinistra il pero secolare, in fondo l’oratorio
È il 26 aprile 1478. Assistono alla Messa in Duomo tutti i maggiori di Firenze. In prima fila i Medici, subito dietro a
loro i “banchieri del papa”, i Pazzi. Sono le due famiglie più potenti della città divise da un odio feroce, soprattutto
dopo che i Pazzi sono riusciti a farsi dare dal Papa l’incarico di amministrare le immense ricchezze della Chiesa
in cambio della concessione di grandi somme di denaro in prestito. Siamo alla “consacrazione” , momento di
massimo raccoglimento. Con un balzo un certo Baroncelli, che si scoprirà sicario prezzolato proprio dai Pazzi,
colpisce alle spalle con un pugnale Giuliano dei Medici che quasi cade addosso a Francesco Pazzi, che lo finisce
con ben diciannove colpi di spada. Il fratello Lorenzo (che passerà alla storia come “il Magnifico”) ha invece la
meglio sui suoi assalitori, due ecclesiastici : Stefano Bagnoni pievano di Montemurlo, e Antonio Maffei di Volterra.
La reazione dei Medici è tremenda, e rafforzata dall’appoggio del popolo. Francesco Pazzi viene impiccato alle
finestre di Palazzo Vecchio insieme ad altri congiurati e il popolo trionfante porta a giro per la città le loro teste
mozzate. I beni dei Pazzi vengono confiscati, è proibito persino ricordare il loro nome. Ma sic transit gloria mundi.
Nel 1494 i fiorentini, eccitati anche dalle prediche del Savonarola, cacciano i Medici e così i Pazzi possono
rientrare in possesso delle ricchezze salvate dalle confische e dalle distruzioni.
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Il 2 aprile 1566 a Camillo di Geri de’ Pazzi ed a Maria di Lorenzo Buondelmonti nasce in borgo degli Albizi, nella
residenza di famiglia, palazzo Pazzi - Ammannati, una figlia che il giorno dopo, nel vicino Battistero di S.
Giovanni, viene battezzata con il nome della nonna materna, Caterina. Crescendo, indirizzata anche dal suo
confessore, matura la decisione di entrare in convento. La famiglia si oppone fermamente a questa scelta, ma
Caterina è determinata : Io vi dico padre mio che son deliberata di prima lasciarmi tagliar la testa che di non esser
religiosa . Così il 27 novembre 1582 entra nel convento di S. Maria degli Angeli in Borgo San Frediano,
costruzione oggi inglobata nel Seminario arcivescovile, e il 30 gennaio 1583 riceve l’abito carmelitano, prendendo
il nome di suor Maria Maddalena, la santa che ha scelto come patrona. Da qui in poi la sua è una vita di
contemplazione, che la vede spesso rapita in estasi a partecipare con atroci sofferenze alla passione di Cristo. Le
sue biografie ci raccontano di lotte terribili con il
demonio, di rapimenti estatici che durano ore, di
notti insonni passate a pregare ed a meditare,
fino alla morte avvenuta il 25 maggio 1607 a soli
41 anni. L’8 maggio 1626 viene dichiarata beata
da Papa Urbano VIII e il 28 aprile 1669, solo 62
anni dopo la morte – per i tempi della Chiesa di
allora quasi un record ! – papa Clemente IX la
proclama santa. Seppellito subito dopo la morte
nel convento in San Frediano, il corpo della
santa viene più volte “trasferito” ed è oggi
venerato nel convento carmelitano di Careggi.
Chi guarda con attenzione si accorge di
un’anomalia. Nel 1636 Papa Urbano VIII scrive a
due sue nipoti suore a Firenze chiedendo che gli
F. Conti - Cristo e santi appaiono a Santa Maria Maddalena
venga mandata una reliquia della beata, e
precisamente un dito della mano. Difficile dir di
no al Papa, e l’Arcivescovo di Firenze, assistito da ecclesiastici e nobili, si precipita nel convento di San Frediano.
La teca di cristallo dov’è custodito il corpo della beata viene aperta e l’Arcivescovo fa segare il dito anulare della
mano destra, sostituendolo con uno artificiale, tutto d’oro. Il dito “autentico” viene spedito con un veloce corriere a
Roma e Papa Barberini lo dona al monastero delle Barberine. Dopo la soppressione di quest’ordine monastico, la
reliquia viene custodita in casa Barberini, ma evidentemente con poca cura se nel 1874 ignoti ladri riescono a
rubarla. Ritrovato quasi cent’anni dopo, nel 1971, il dito è tornato a Firenze ed è di nuovo esposto alla
venerazione dei fedeli.
Nel XIV secolo la ricca e potente famiglia Pazzi acquista sulla strada “maestra” che collega Prato a Pistoia una
proprietà che era stata una fortificazione dei conti Guidi, la turris de Palusiano citata in un documento datato 999.
I Pazzi la trasformano in una villa rinascimentale, la Villa del Parugiano, buon ritiro dei potenti banchieri titolari di
una fortuna stimata fra le maggiori di Firenze : vi soggiornano per sorvegliare i lavori nei vasti possedimenti
agricoli, ma soprattutto per riposarsi dalle fatiche degli affari e della vita cittadina. Ancor oggi, pur avendo subito
nei secoli lavori di manutenzione e di adattamento a nuove esigenze, rimane una delle più belle residenze
signorili della regione. Nel 1935 la proprietà dall’antica casata passa ad Adolfo Coppedé, architetto e decoratore
di grido nella prima metà del Novecento, al quale si devono importanti interventi architettonici e l’inserimento, sia
all’interno della Villa che nei giardini, di opere d’arte ideate e commissionate proprio per questi luoghi ed altre di
cui è tenace collezionista. Negli anni ’80 il complesso del Parugiano viene acquistato dagli attuali proprietari, la
famiglia Rosati, commercianti pratesi di materie prime tessili.
La “villa” è concepita per una vita all’aperto. La facciata principale è a oriente, dove vi è un vasto parco che in età
meno recenti possiamo immaginare fosse tenuto a prato, dove il signore era solito preparare alla caccia i cani,
caracollare con il cavallo e giocare alla pallacorda . Nell’Ottocento il parco viene sistemato a giardino all’inglese
con aiuole, vialetti inghiaiati e grandi alberi. Esistono ancora alcuni platani secolari, che hanno raggiunto oltre 40
metri di altezza e una bella e rara quercia da sughero che supera i 28 metri.
I conversari e le passeggiate si svolgevano nel giardino murato, quasi un hortus conclusus di tradizione
medievale, organizzato in aiuole disposte intorno ad un bacino d’acqua (M. Visonà, Ville e dimore fiorentine a
Montemurlo).
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Caterina (ma nessuno qui la ricorda con il nome di battesimo, basta dire “la santa”) trascorre volentieri periodi di
vacanze al Parugiano. Ricorda una sua coetanea : Io cominciai a conoscere suor Maria Maddalena quando era
fanciulletta, in età di dieci o dodici anni. Stando in villa insegnava a me ed a parecchie altre fanciulle la dottrina
cristiana … Essendo per lo più poverine, faceva loro delle carità di grembiuli, fazzoletti e simili cose. Ella stava
volentieri in villa e se ne tornava malvolentieri a Firenze
Nel giardino interno si può vedere un pero, certamente secolare, che secondo la tradizione sarebbe stato piantato
dalla giovane Caterina. Sembrava spacciato con la gelata del 1985 che in Toscana provocò grandi danni
all’agricoltura : tutti ricordano la distruzione degli ulivi, e invece si è ripreso e continua a fare tantissimi frutti. La
tradizione vuole che anche gli aranci amari, che formano quasi una siepe appoggiata al muro della villa che dà su
questo giardino, siano lo sviluppo di una pianta messa a dimora dalla piccola Caterina. Lo aveva fatto per
devozione, perché le avevano insegnato che la corona di spine di Cristo era stata intrecciata proprio con i rami
spinosi dell’arancio amaro. Forse da qui nasce la credenza popolare che questi frutti abbiano la proprietà di
curare il mal di testa.
Jan van der Straat - I dannati dell’inferno (particolare, 1583)
Dall’altro lato di questo giardino interno, ma con accesso anche dall’esterno, un oratorio dedicato a San
Girolamo, iniziato a costruire nel 1566 da Alamanno de’ Pazzi e finito nel 1583 da suo figlio Girolamo. Officiato
dai padri del monastero olivetano delle Sacca (che è sulle colline a nord di Prato), dal 1728 nel suo titolo è stato
aggiunto il nome di santa Maria Maddalena de’ Pazzi. Sull’altar maggiore da circa questa data vi è una pala che
raffigura Cristo Risorto e i santi Antonio Abate, Girolamo e Romualdo(?) appaiono a Santa Maria Maddalena,
opera di Francesco Conti
L’oratorio del Parugiano conserva un complesso ciclo pittorico di grande valore artistico e storico, commissionato
dai Pazzi al fiammingo Jan van der Straat (italianizzato in Stradano) nel1583, anno dell’entrata in convento di
Caterina. Nato a Bruges nel 1523, arrivato in Italia intorno al 1550, Jan van der Straat muore a Firenze nel 1605.
Lavora alla corte dei Medici, prima collaborando con il Vasari per i cartoni degli arazzi in Palazzo Vecchio e poi,
tra il 1567 e il 1576, nell’impresa che lo avrebbe reso famoso : i cartoni preparatori per gli arazzi con le “Cacce”
voluta dal duca Cosimo I per la Villa del Poggio a Caiano. Gli affreschi nell’oratorio del Parugiano ne coprono
quasi integralmente le pareti e illustrano i grandi temi della fede : la lotta fra il Bene e il Male, la Salvezza e la
Dannazione. Sono rappresentati Dio padre in gloria, la creazione degli elementi, la cacciata dal Paradiso
Terrestre, i Beati che ascendono in cielo e i dannati spinti dai diavoli nelle fauci spalancate di un orribile mostro
infernale. Questa immagine, di origine forse orientale, che compare per la prima volta nella pala d’Isenheim di
Matthias Grunewald (a Colmar) e successivamente reinterpretata da Bosch (nel grande trittico del “Prado”), fu
ripresa dallo Stradano anche nelle illustrazioni (1587-88) dell’”Inferno” dantesco custodito nella Biblioteca
Medicea Laurenziana. Gli affreschi dell’oratorio del Parugiano comprendono alcuni paesaggi, che nello stile
riecheggiano quelli del Salone dei Cinquecento. Si vedono rappresentati con molto realismo il castello di
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Montemurlo (sotto a questo Stradano vi ha messo il nome e la data, 1583), la basilica dell’Impruneta, la Certosa
del Galluzzo e il monastero di Vallombrosa. Nell’Ottocento il veneziano Giovanni Venturini dipinge nel soffitto e
nelle lunette una Gloria della Santa ed episodi della sua vita
La piccola Caterina, entrata in convento di clausura nel 1582, non poté vedere queste opere d’arte, né assistere
in questo oratorio alle funzioni religiose, che iniziarono solo nel 1587. Quando era in vacanza al Parugiano per
ascoltar Messa e ricevere l’Eucaristia si recava con la famiglia alla pieve di S. Giovanni Battista a Montemurlo, in
alto dov’è il castello. Poiché il percorso non era breve, veniva compiuto a cavallo ma – narrano i suoi agiografi –
non poteva in alcun modo accomodarsi di andare con tanto comodo a ricevere la Maestà Divina per noi tanto
annientata nell’assunta umanità.
David Tanini (Memorie storiche dei
castelli
di
Montemurlo
e
Montale,
raccolte da D. T. calzolaio, manoscritto
riferito
agli
conservato
anni
1783-1823
nella
ca
e
Biblioteca
Forteguerriana di Pistoia) ricorda gli
avvenimenti
organizzati
dai
Pazzi
durante le loro villeggiature a cui lui ha
assistito. Nel 1800 si festeggia l’Epifania
con un carro trionfale che trasporta la
Befana contornata da giovani abbigliati
all’orientale.
Nel
1809
tutta
la
popolazione con il naso all’insù ammira
un pallone volante lanciato dalla Villa del
Parugiano nel cielo sopra Montemurlo.
Nel giorno anniversario della morte della
Santa, si fanno feste in suo onore con
Jan van der Straat - Il castello di Montemurlo (particolare, 1583)
messa cantata, musica, palio di cavalli,
accademie e fuochi artificiali.
Anche gli attuali proprietari continuano a celebrare la memoria della santa nel giorno della sua morte. Il 25
maggio di ogni anno l’Oratorio del Parugiano viene aperto al pubblico, si celebra la S. Messa ed i presenti
possono visitare i luoghi abitati dalla santa.
Gianni Limberti
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Legalità e cultura dell'etica
Forum Rotary, Roma, 21 marzo (da Good News Agency)
Il 21 marzo, Giornata nazionale della legalità, si è svolto il Forum del Rotary, Distretto 2080, sulla Contraffazione,
nell'aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati. Con questo Forum si intende stimolare da parte dei
giovani e non solo un'attenta riflessione sugli aspetti legali ed etici di questo importante e attuale problema.
L'azione distrettuale ha sollecitato e sostenuto i singoli Club Rotary nelle loro iniziative mirate ad una maggiore presa
di coscienza delle numerose e gravi conseguenze della contraffazione.
In occasione della Giornata nazionale della legalità, questo convegno porta un contributo di sensibilizzazione
dell'opinione pubblica, ed in particolar modo dei ragazzi, premiando i migliori lavori degli studenti e delle scuole
coinvolti nell'iniziativa.
Festeggiano il compleanno
ROTARY INTERNATIONAL
SEDE MONDIALE:
ONE ROTARY CENTER
Giovanni Ballerini
2 Aprile
Gianni Limberti
2 Aprile
Stefano Ongaro
6 Aprile
Cesare Carbone
13 Aprile
Mario Muscariello
13 Aprile
Pietro M. Santini
15 Aprile
Vincenzo Piraino
19 Aprile
Marco Benesperi
22 Aprile
Massimo Macherelli
26 Aprile
1560 SHERMAN AVENUE
EVANSTON, Illinois 60201 USA
Presidente Internazionale:
Kalyan Banerjee
(Rotary Club Vapi, Gujarat, India)
Ufficio Europa-Africa: Rotary
International
Vitikonerstrasse 15 – CH 8032 ZURIGO www.rotary.org
Annata Rotariana 2011-2012
(55° anno) Distretto 2070
Governatore: Pier Luigi Pagliarini, R.C.
Cesena
Assistente del Governatore: Nello Mari
(R.C. Pistoia Montecatini Terme "Marino
Marini") per i Rotary Club area Toscana
1: Prato – Prato “Filippo Lippi” – Empoli
Fucecchio S.Croce sull’Arno, Pistoia
Montecatini, Pistoia Montecatini “Marino
Marini”, San Miniato.
Segreteria 2011 - 2012
del Distretto 2070°
Piazza Leonardo Sciascia, 214 – 47522 –
CESENA (FC)
Tel. +39 0547 612418
Fax +39 0547 617510
Email: [email protected]
web: www.rotary2070.org
ROTARY CLUB PRATO
c/o Hotel Palace, Via Pier della
Francesca, 71 – 59100 Prato
Segreteria (Sig.ra Antonella Grassi)
tel. 334 2354722
fax 0574 445496
E-mail: [email protected]
Home page: www.rotaryprato.it
RIUNIONI CONVIVIALI: HOTEL
PALACE - PRATO
Via Pier della Francesca 71
Il 1° e 3° martedì di ogni mese alle ore
13.00
Il 2° e 4°martedì alle ore 20,15
..tanti auguri a tutti!
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