Anhalonium lewinii - DR. Massimo Mangialavori

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Anhalonium lewinii - DR. Massimo Mangialavori
Dott. Massimo Mangialavori
Caso di Anhalonium lewinii
Giuseppe 35 anni, impiegato alle poste, si presenta come un uomo ossequioso,
imbarazzato che suda visibilmente, soprattutto all'inizio della consultazione. I
pesanti occhiali con una spessa montatura nera e le grosse lenti mettono ancora più
in risalto l’aspetto quasi grottesco del dei suoi occhi, che sembrano incorniciati in
uno sguardo perso, lontano e filtrato da questi vetri.
Giuseppe si muove goffamente, sembra proprio mancare di armonia nei movimenti,
dandomi quasi la sensazione che esageri questa sua difficoltà di coordinazione:
inciampa entrando nello studio, urta i soprammobili sulla mia scrivania mentre parla,
si agita continuamente e muove la testa e gli occhi, avvicinandosi ed allontanandosi
come per mettere meglio a fuoco.
Esordisce spontaneamente:
“Sono sempre stato molto ansioso. Ho iniziato ad avere paura della gente dopo
avere litigato con il mio capo-ufficio, che era amico del sindaco.
Sentivo che la gente mi guardava con cattiveria e tutto iniziò tre anni fa quando
iniziarono a guardarmi male.
Sentivo … e sento ancora un'angoscia ed un senso di restringimento qui (indica il
petto)”
Chiedo spiegazioni:
“Qualcosa che spinge, ma da dentro a fuori ...
Sento di entrare in contatto di aura con chi mi sta vicino ... sento come una
corrente elettrica dal lato in cui si trova chi mi sta vicino.
Penso che la mia sola presenza dia malessere alla gente e più sono teso e più mi
vengono forti pensieri distruttivi”
Lo invito a continuare:
“Sensazioni di aggressività verso chiunque ho vicino.
Mi sembra che la gente avverta i miei pensieri … mi guardano con una faccia
spaventata e questo mi da ancora più tensione.
Uso cassette di training per rilassarmi”
Domando come mai debba usare queste cassette:
“Ho già provato a fare psicoterapia, ma non guadagno abbastanza da potermelo
permettere … e poi con quella che ho fatto non ho avuto il minimo risultato: parlavo
e basta.
Ma non mi sentivo capito e poi abbiamo fatto anche la prova con il rilassamento ...
quello riuscivo a farlo, ma spesso mi addormentavo”
Dopo una lunga pausa aggiunge ancora:
“Sento … come un contatto mentale anche da parte degli altri, come due auree che
si scontrano, vedo che mi guardano con espressioni di condanna ... forse perché
sentono la mia aggressività.
Le ho detto che ho pensieri di omicidi?”
Giuseppe non mi sembra in difficoltà nel riportare quanto ha detto, piuttosto mi
sembra cercare qualche concetto forte quasi per assicurarsi di essere preso sul
serio.
Lo invito a continuare:
“Mi sembra che il loro sguardo mi attraversi … come se fossi fatto di qualcosa
attraverso cui si può passare ... come se … se fosse immateriale (corpo) ... mi
fersice questo sentimento e questi sguardi, perché penso che di cosa sono fatto, di
cosa ... ?
Qualcosa che si vede e non si vede ... qualcosa che può essere come l'acqua o l'aria
...
Ma io dentro ho un mondo di colori che vedo e che sento.
Tante volte mi chiedo se non vivo in un mondo di daltonici ...”
Dopo un’altra lunga pausa aggiunge ancora:
“Sentivo anche che gli altri potessero intrufolarsi nella mia mente ... come una cosa
aperta ... “
Gli dico che vorrei ritornare sui pensieri omicidi:
“In quei momenti mi sento che potrei fare qualsiasi cosa ... se gli altri mi annullano
l'unica cosa che posso fare è annullare io ... l'ho solo pensato, ovviamente ... ma mi
spaventa”
Dopo un’altra pausa si agita come per riassettarsi e poi mi dice molto serio:
“Il vero motivo per cui sono venuto qui è che il mio colon è irritabilissimo:
la minima aria, il minimo vento o umidità mi causano diarrea.
Ho delle fitte che fatico a camminare, dall'interno del sedere alla parte inferiore delle
palle.
E’ come se i miei dolori volessero uscire fuori.
Quando era piccolo sentivo che il mal di pancia mi premeva per uscire ed il medico
diceva sempre che era appendice … mi hanno anche operato, ma io i dolori li
sentivo a sinistra ed ho continuato a sentirli lo stesso anche dopo l’operazione.
Poi ho la diarrea costante dall'età di 20 anni.
E' il mio sintomo abituale e mi viene con la minima variazione dell'ambiente in cui mi
trovo, io sono sensibilissimo al freddo ed ho anche prurito alle palle se prendo
freddo”
Domando a Giuseppe se c’è qualcosa che gli venga spontaneo fare quando accusa
questi disturbi:
“Quando sono teso mi rifugio a guardare il verde … gli alberi li sento vivi, il verde mi
placa.
Amo il verde perchè è un colore rilassante”
Gli chiedo se ricorda qualche sogno:
“Sognavo spesso di essere un ebreo inseguito dai nazisti ... è un sogno che mi ha
accompagnato per anni ... ma non era una guerra, solo una ricerca ... e nel sogno
era strano perché mi vedevano subito in mezzo agli altri, come se fossi un fiore
diverso in un campo grigio ...
Ma anche nel sogno io vedevo la loro aura e da questo capivo che si stavano
avvicinando, che entravano in interferenza con la mia ... “
Chiedo come emozione provasse al risveglio:
“Come mi sento anche adesso ... è un sogno che faccio ancora e mi sento male ...
mi fa male la pancia e mi sento tutto il ventre teso”
Domando qualcosa sulle sue abitudini alimentari:
“Amo i limoni, sono il mio cibo preferito: sin da bambino ne mangio grandi quantità
... al bar mi guardano male, perché prendo l'acqua tonica per non chiedere solo la
fetta di limone che mi mangio ogni volta”
Chiedo qualcosa di più sul suo rapporto con il freddo:
“Ho sempre sofferto terribilmente il freddo ... mi basta un minimo di corrente e …
sto male e mi viene la diarrea ... e se sento il freddo posso anche stare vicino al
camino e niente mi può scaldare.
Anche se appoggio le spalle contro al termosifone ... credo che mi ci vorrebbe un
“termoficone” (una grande e calda vagina) per scaldarmi come si deve ... il calore
umano è una cosa più completa, ma non ho questa fortuna ... e poi questo è un
altro mio grande problema, ma non ho voglia di parlarne, sono anni che lo faccio e
non serve a niente”
Domando a Giuseppe se vuole dirmi qualcosa sulla sua famiglia:
“Preferisco non parlare delle mie relazioni familiari ... ne ho parlato per anni dallo
psicologo e non è servito a niente .... non me lo chieda più per favore ...”
Resto colpito da quanto Giuseppe mi riporta come sensazione di percepire l'aura ed
interferenze con la stessa. Al tempo non avevo molte esperienze con Nabalus
serpentaria e ricordavo solo che il rimedio era conosciuto per questo sintomo ed
anche usato nella terapia di simili forme diarroiche. Inoltre il Clarke riporta come
sintomi importanti del rimedio tanto il desiderio di limoni che la freddolosità, così
ben espressi dal paziente.
Nabalus è ancora un rimedio con possibili analogie con Lactuca Virosa, anche dal
punto di vista botanico ed ancora con un altro grande gruppo di piante con marcato
effetto psicotropo.
Decido pertanto di provare con Nabalus 30 CH. Rivedo Giuseppe dopo due mesi
durante i quali non si è mai fatto sentire.
Riporta spontaneamente:
“Mi è nettamente migliorata la diarrea ... adesso posso anche stare con la pancia di
fuori che caco come uno normale ... ho fatto la prova anche fuori al balcone, ma ho
dovuto smettere perché i miei vicini mi guardavano male con la pancia di fuori alle
sei del mattino sul balcone ... Forse avevano anche ragione, ma chi glielo diceva che
stavo facendo un esperimento?”
Chiedo allora chiarimenti sulla sensazione di essere guardato:
“Mi guardano e lo sento ... anche se so che sono io che m’immagino questo, ma
devo dire la verità se no che vengo a fare qui ...
Mi sento guardato ... attraversato dagli sgardi di chi mi circonda e mi sento niente,
una cosa attraverso cui passa lo sguardo del mondo ... se fossi l'uomo invisibile
potrei divertirmi nella mia condizione. Ma io vorrei essere l'uomo visibile, ma come
lui ... a comando”
Domando a Giuseppe cosa farebbe se fosse davvero invisibile per sempre:
“Mi dipingerei o mi mettrei addosso l'abito di arlecchino, per mostrare che posso
anche essere colorato ... “
Dopo una lunga pausa aggiunge spontaneamente:
“Credo che il mondo sia tutto colore e musica ... so che esistono altre forme di arte
ma io non le capisco ... non le vedo ... ci sono, lo so, ma non mi dicono nulla ...
Non mi eccita una statua quanto mi può eccitare un campo di fiori dipinto o quanto
mi prende un pezzo dei Pink Floyd ... è bella (la statua) ma il mio sguardo si ferma
sul marmo mentre in un quadro va oltre ...
La musica poi mi trasporta i pensieri e non so dove li porta ... lontano, forse anche
troppo”
Giuseppe si commuove visibilmente e mi fa cenno di cambiare discorso.
Domando come va il suo rapporto con il freddo:
“Il freddo in questo periodo è stato glaciale ... dentro le ossa ... forse peggio, nel
cuore ...
Un freddo che circola e ti pervade: mi devo vestire tanto e non mi scaldo mai ... “
Chiedo a Giuseppe se ha seguito la terapia come gli avevo chiesto:
“Ho fatto molta fatica a prendere le gocce che mi ha dato perché l'idea di prendere
una cosa di serpente mi distrubava ... poi mi sono voluto informare in biblioteca ed
ho letto che è una pianta che si chiama così, ho fatto delle ricerche ma è lo stesso
... sempre una radice a forma di serpente è ... “
Gli chiedo chiarimenti:
“Io odio i serpenti ... da piccolo li sognavo spesso e ne ho sognati anche di recente
… nel periodo che prendevo le gocce … ma forse era perché avevo paura di
sognarli”
Chiedo spiegazioni ma Giuseppe non mi vuole rispondere:
“Niente è una cosa mia ... “
Domando come si sente in generale in questo periodo:
“Per il resto sto bene, ma io sono uno che non sente i mali ... “
Chiedo chiarimenti:
“Me lo diceva anche mia madre da piccolo ... che avrei potuto fare anche il
giocoliere in un circo: i miei fratelli si divertivano a fare vedere ai loro amici che io
non sentivo dolore ... mi pizzicavano e mi pungevano anche ma io non sentivo
niente ...
Lo faccio spesso anche in ufficio, perché non ci credono che io non sento le punture
... ma non sento neanche i pizzichi e nemmeno le grattate ...”
Lo invito a continuare:
“Mia madre diceva che non sentivo neache le sberle e quando ne facevo delle mie mi
teneva solo il muso ...
Era l'unico modo per farmi dispetto davvero: lì ci soffrivo e poi ubbidivo”
Chiedo se c’è qualcosa che può fare per superare il suo senso di freddo:
“Non ci vado al sole perché mi dà fastidio ... c'é troppa luce ed a me piace l'oscurità
... ci ho discusso tanto su questo perché … (c'è) chi dice che il buio è freddo ...
Mentre io amo la penombra e la trovo molto calda, anche se è il colore del sole che
va via ... a me non piace stare al sole, ci sto male e mi sento debole e poi non c'è
intimità ... “
Resto poco soddisfatto della reazione a Nabalus e penso di non avere centrato la
prescrizione, anche se resto dell'idea che il rimedio di Giuseppe possa essere nella
“famiglia omeopatica” delle droghe. Allora non avevo molta esperienza con questi
rimedi e repertorizzando meglio, anche sui sintomi riportati sin dalla prima visita,
emerge come rimedio possibile Anhalonium sui seguenti sintomi:
Decido pertanto per una dose di Anhalonium lewinii 200 CH.
Dopo quasi due mesi è Giuseppe che mi chiede di ritornare in visita:
“La cosa più sorprendente è che mi sta sparendo il freddo, come se il sangue avesse
ricominciato a circolarmi dopo tanti anni ... riesco anche a dormire solo con li
llenzuolo ...
Ma forse è anche un altro calore che ho trovato ... sto facendo amicizia con un
ragazzo venuto da fuori che hanno mandato nel mio ufficio: è uno che non sa niente
di Modena e gli sto facendo un po' da guida”
Chiedo spiegazioni:
“Abbiamo gli stessi gusti in fatto di musica e pittura e non si è offeso quando gli ho
detto che solo alcune delle sue poesie mi piacciono ... anzi questo l'ha incentivato a
scrivere meglio.
Anche se io non capisco la poesia, c'é calore e tanti colori nelle sue righe”
Domando a Giuseppe se abbia notato altro in merito alla sua sensibilità al freddo:
“Sono riuscito ad andare al mare ed a mettermi anche al sole ... mi ha convinto lui e
ci sto anche meglio, ma solo se mi muovo e faccio qualcosa, altrimenti il sole mi dà
l'idea del deserto ...”
Domando come va con il dolori addominali:
“Non ho più avuto nessun disturbo addominale, mi sono spariti i dolori di pancia,
completamente, e non ho più avuto neanche un attacco di diarrea”
Chiedo qualcosa sulla sensazione di sentirsi osservato:
“Ci ho fatto caso a questo e ... mi guardo meno intorno. Anche se mi sento notato
… ho fatto caso che non faccio più le stranezze di prima per farmi notare, perché
mi sento presente e sento che ci sono e gli altri se ne accorgono.
Ho anche avuto qualche soddisfatzione sul lavoro e mi hanno proposto di farmi
avere un incarico più importante e di maggiore responsabilità, ma ho rifiutato
perché voglio restare nell'ufficio dove sono con il mio nuovo amico”
Vorrei avere qualche informazione di più in merito ma Giuseppe non ne vuole
parlare.
Gli domando se ricorda qualche sogno:
“Ho sognato un castello, tante volte ...
Sembrava uno di quei classici luoghi in cui nei film di guerra va a fare le basi la
Gestapo ... il castello però era vuoto e mi chiedevo se stavano arrivando o se se ne
erano andati ... era come se sentissi il loro odore ... passato o in arrivo.
Poi sono arrivati dei soldati ed ho visto che si svestivano ... non capivo e poi mi
sono reso conto che era proprio un film, uno stupido film ed io mi stavo
preoccupando per qualche cosa che veniva rappresentato come in una commedia,
una stupida commedia ...
Ci sono rimasto male perché io non volevo esserci lì: nè come spettatore nè per
caso ... non ho mai sofferto quel genere di persone e non capivo cosa potesse
spingere qualcuno a farci un film sopra ... è come parlare al telegiornale dei criminali
... alla fine gli fai un piacere mentre la cosa migliore è proprio ignorarli ...”
Gli chiedo qualcosa in merito a quel fastidio al petto:
“Mi è scomparso del tutto il senso di restringimento al petto ... se ne è andato
completamente ... e sto molto meglio anche con la pancia ...
Ma sono più contento del fatto che mi sembra di essere un po' più sereno, me lo
hanno detto anche in ufficio che sembro più rilassato, mentre prima ero sempre
imbronciato ...”
Chiedo cosa pensa sia cambiato:
“Non credo che stia cambiando proprio un bel niente ... sto tale e quale a prima ...
solo che sono meno imbronciato ed un po' più sereno, ma mi succede spesso di
avere alti e bassi ... e questo è un momento buono”
Non riesco a sapere altro e gli consiglio di continuare con un placebo, in quanto è lo
stesso Giuseppe poco dell’idea di andare avanti semplicemente aspettando
l’evoluzione del suo stato.
Ci rivediamo a distanza di tre mesi, su sua richiesta:
“Mi sento che forse qualcosa si sta sistemando ... sto senza dubbio molto meglio
fisicamente e mi sento molta più forza nell'affrontare le mie giornate.
Penso che qualcosa di molto serio mi stia lavorando dentro ed è anche grazie a
questa amicizia che affronto la mia realtà pensando che sono meno solo e che forse
non è neanche così ovvio essere soli ...
In fondo la mia disponibilità a rendermi comunicativo era veramente poca ... ma mi
sentivo aggredibile ... con poche difese e male organizzate, caotico nelle mie
reazioni, confuso nei miei pensieri.
E' come se comiciassi a vedere più chiaro, con un’altra luce ...”
Domando come gli sembra essere il suo rapporto con gli altri:
“Penso che il mio rapporto con gli altri si stia facendo più diverso ... non mi sento
così aggredibile e non mi sento più di contare poco per chi mi circonda ... del resto
perché avrebbero dovuto considerarmi più di tanto? Ognuno vive con i fatti suoi e
se tutti dovessimo preoccuparci di tutti sarebbe una Babele ...
Io sento di avere un mondo piccolo intorno, ma dentro questo posso lavorare. Ma se
non avessi avuto il mio amico non so se ce l'avrei fatta”
Anche in questa occasione non riesco ad avere maggiori dettagli sulla relazione tra
Giuseppe ed il suo amico.
A distanza di qualche anno Giuseppe sembra mantenere un buono stato di
equilibrio:ha accettato la promozione sul lavoro, ha cominciato a suonare la tromba
ed ha messo su un piccolo gruppo con il suo collega-amico, ha fatto nuove amicizie
ed i due frequentano abitualmente delle ragazze. Non sono mai riuscito a sapere
nulla in merito al suo rapporto con le donne ma l’amico, diventato mio paziente nel
frattempo, è sempre disponibile a raccontarmi qualcosa.