Strumenti 36 72 - Mondadori Education

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Strumenti 36 72 - Mondadori Education
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36
SETTEMBRE/OTTOBRE
2005
Raghuram R. Rajan, Luigi Zingales
Salvare il capitalismo dai capitalisti
Einaudi, Torino 2005, euro 10,00
La storia del sistema finanziario è strettamente legata all’evoluzione del sistema capitalistico nel
suo complesso. Eppure, sono spesso proprio le élite che detengono il potere economico e politico a contrastare lo sviluppo di mercati veramente liberi.
I benefici che derivano da mercati realmente competitivi sono enormi e a tutti i livelli: ne usufruiscono la competizione politica, il lavoro, i cittadini, il sistema democratico nel suo complesso.
È questa la tesi che sostengono due giovani e promettenti analisti economici, entrambi docenti
all’Università di Chicago, premiati nel 2003 come miglior economista finanziario (Rajan) e miglior
economista europeo (Zingales).
La critica al capitalismo attuale si svolge attraverso precisi riferimenti storici e analisi di casi recenti. Gli autori sono fautori convinti del mercato, che ritengono un’istituzione fragile, sottoposta agli
eccessivi interventi statali, da un lato, e all’indifferenza dei politici, dall’altro. Gli errori commessi da molti economisti in un passato anche recente (è il caso dei paesi ex socialisti) sono spesso
dovuti a superficialità di analisi e a pochi stimoli delle élite per lo sviluppo dei mercati. Obiettivo
dichiarato del libro è accrescere la consapevolezza dell’opinione pubblica, affinché abbia maggiore fiducia nei mercati e abbandoni ogni timore. Si può non condividere la fiducia degli autori nella
finanza come elemento di sviluppo equilibrato e di difesa della democrazia, ma è un libro da leggere, perché aiuta a comprendere meglio i problemi e perché ci fa capire che anche dall’interno
del sistema capitalistico si levano autorevoli voci critiche.
Benjamin R. Barber
L
’impero della paura. Potenza e impotenza dell’America
nel nuovo millennio
Einaudi, Torino 2005, euro 14,00
Un’analisi attenta e senza preconcetti della politica estera americana dopo l’attentato alle Torri
gemelle. Benjamin Barber, newyorkese e professore di Civil Society all’Università del Maryland,
mette a confronto la pax americana e la strategia della guerra preventiva con la lex humana e la
strategia della democrazia preventiva.
L’analisi della continuità e delle differenze tra la dottrina della deterrenza dei tempi della guerra
fredda e la nuova dottrina della guerra preventiva è lucida e mette in evidenza tutti i limiti e i
rischi dell’attuale politica estera degli Usa.
La proposta alternativa di una strategia tesa all’esportazione della democrazia preventiva senza
l’uso della forza è altrettanto lucida e convincente.
Obiettivo della democrazia preventiva è “un mondo di cittadini per i quali il contratto sociale esteso a livello planetario è divenuto un patto di sopravvivenza”; un mondo dove si investe nell’istruzione anziché negli armamenti, perché “la convinzione che i libri siano più potenti delle pallottole è la premessa fondamentale della democrazia. E dovrebbe essere anche la premessa fondamentale della salvaguardia della democrazia dal terrorismo”.
Un libro che vale la pena di leggere, che viene dall’interno del sistema americano, che espone critiche motivate e senza slogan, e che ci dà un quadro meno stereotipato del dibattito in corso tra
gli intellettuali, i politici e gli economisti nel più potente paese del mondo.
Joseph E. Stiglitz
I ruggenti anni Novanta
ELEMOND SCUOLA & AZIENDA
Einaudi, Torino 2005, euro 16,00
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“I ruggenti anni Novanta non sono stati forse l’epoca delle meraviglie, come allora era sembrato.
Stavamo seminando alcuni dei germi che avrebbero portato alla distruzione di quello stesso boom
di cui andavamo così fieri. Ma la crescita era aumentata e la povertà diminuita.”
Si può provare a sintetizzare in questo modo l’ultimo libro dell’economista americano Stiglitz, premio Nobel 2001, che traccia un bilancio poco lusinghiero dello scorso decennio. Le critiche alla
politica americana sul fronte interno e sulle scelte economiche sono feroci, soprattutto nei confronti
di quelli che sono definiti i “fondamentalisti” del mercato, che predicano bene e razzolano male.
La politica americana ha spinto molti paesi a scelte sbagliate, con conseguenze gravi sul piano dello
sviluppo (vedasi Thailandia, Indonesia, Argentina), scelte che mai sarebbero state fatte in casa propria.
Si citano scandali clamorosi, Enron in primis, ma è tutto il sistema su cui era costruita la bolla della
new economy che è messo sotto accusa.
Un libro scritto bene, che si legge come un romanzo, documentato, che ha come scopo quello di
sfatare i miti costruiti ad arte negli anni Novanta: la riduzione del deficit, la guerra, la finanza, il
troppo stato che fa male, il capitalismo Usa trionfante.
Il grande pregio dell’opera è la lucidità dell’analisi, il coraggio di andare direttamente al cuore dei
problemi, il tentativo di far comprendere agli americani gli errori compiuti per non ripeterli; ma
è molto utile anche a noi europei, che spesso sposiamo senza dubbi le scelte Usa in politica economica e che invece dovremmo trarre insegnamento da quanto successo nel recente passato,
anche nel Vecchio continente.