agricoltura - zootecnia

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AGRICOLTURA - ZOOTECNIA
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Informatutti
Bollettino d’Informazione del Comune di Viggiano
L’energia, nuova frontiera
per l’agricoltura
In esame la costruzione di una centrale a cippato per
l’attivazione di una filiera agro-forestale
o scenario attuale dell’energia sta subendo in
questi ultimi tempi notevoli
mutamenti a causa in primo
luogo dell’entrata in scena della
Cina e dell’India , che hanno
spostato verso oriente i consumi
di petrolio, in secondo luogo per
i mutamenti climatici dovuti all’effetto serra e per i fenomeni di
inquinamento atmosferico locale
e infine per il timore , oggi quanto
mai fondato, della diminuzione
e del successivo esaurimento delle scorte del greggio. Ecco il motivo del crescente interesse per
l’uso delle fonti rinnovabili e della
“generazione distribuita” termine
con il quale si identifica la produzione di energia con impianti
di piccola o media potenza (da
poche decine di kWh a qualche
MW) alimentati appunto con fonti
rinnovabili, posizionati in prossimità delle utenze e connessi alla
rete di distribuzione nazionale.
Nella fattispecie si stanno producendo notevoli sforzi per trovare
nuovi sistemi di produzione di
energia, in particolare elettrica,
da fonti rinnovabili e quindi dall’agricoltura.
Sino a qualche anno fa, infatti,
le produzioni agroforestali venivano utilizzate unicamente per
l’energia termica, essendo questo il suo ruolo più antico.
L
I vantaggi della generazione distribuita da fonti rinnovabili sono
molteplici, tra i più importanti
segnaliamo l’elevata efficienza
di conversione (termica+elettrica)
con minori emissioni inquinanti
e bilancio in pareggio sulla produzione di CO2, la possibilità di
utilizzare il calore nei settori residenziale e terziario, la minore
dispersione di energia nella fase
di vettoriamento, la diminuita necessità di realizzare nuove linee
aeree ed il minor rischio di fenomeni di micro-interruzioni elettriche.
Però i grossi impianti di generazione di sola energia elettrica
alimentati a biomasse , se trovano una parziale logica nel tornaconto economico grazie ai certificati verdi , non sono funzionali
dal punto di vista dell’utilizzo
della risorsa termica che solitamente viene dissipata , producendo, oltre allo spreco di energia
primaria, un riscaldamento diretto
dell’atmosfera riducendo così il
beneficio dovuto al bilancio in
pareggio in termini di emissione
di CO2 .
Produzioni agroforestali
e benefici ambientali
Le produzioni agrarie , soprattutto
se realizzate con alberi forestali
a ciclo più o meno breve (SRF) ,
dovrebbero in prospettiva costituire la base per una società ed
un’economia costruite sulle risorse biologiche ad elevata sostenibilità ambientale.
Applicazioni siffatte sono state
già ampiamente sperimentate nei
Paesi nordici, dove il ciclo combinato fitorimedio- biomasseenergia è già ampiamente applicato e numerosi paesi , cittadine
e comunità rurali producono acqua depurata ed energia in modo
autonomo e a costi contenuti.
Vantaggi economici
del fitorimedio
Un’altra importante funzione ambientale di alberature, piantagioni
forestali o foreste naturali , di cui
abbiamo preso coscienza solo
negli ultimi dieci anni , corrisponde
alla loro capacità di accumulare
gas ad effetto serra, in particolare
la CO2 (anidride carbonica), che
sta aumentando considerevolmente nell’atmosfera ( + 35%
negli ultimi 150 anni, da 280 a
370 parti per milione, p.p.m),
determinando l’aumento dell’effetto serra che si ritiene una delle
cause dei cambiamenti climatici
in corso. Le piantagioni forestali,
anche quelle a turno breve, possono contribuire ad immagazzinare il carbonio (CO2) all’interno
della parte legnosa e anche nel
terreno, grazie alla caduta delle
foglie secche in autunno (la cosiddetta lettiera) e alla perdita
delle radici più fini nel terreno,
queste ultime, anche se non le
vediamo, possono dare un contributo notevole all’accumulo, o
sequestro, di Carbonio nel terreno.
Si stima che una piantagione
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arborea da legno accumuli circa
10 t di Carbonio/ha. anno nelle
piante, soprattutto nel fusto e nei
rami, e 0,4 t di C/ha-anno nel
terreno.
Ma un ruolo ancora più importante le piantagioni forestali lo
hanno dal punto di vista energetico poiché consentono di sostituire i combustibili fossili con un
combustibile rinnovabile come il
legno, eliminando così completamente il problema connesso
all’emissione di gas serra durante
il processo di produzione della
energia.
Infatti, la produzione sottoposta
a combustione libera una quantità di CO2 pari a quella assorbita durante il ciclo vitale della
piantagione agro-forestale; pertanto, se soltanto si raddoppiasse
la quantità di energia prodotta
con tali coltivazioni, pari a circa
5 MTep (milioni di tonnellate
equivalenti di petrolio), l'Italia
sarebbe in grado di soddisfare
quasi completamente gli impegni
di riduzione dei gas serra connessi al protocollo di Kyoto.
La produzione agroforestale di
energia (PAE) viene anche incentivata dalla legislazione nazionale
grazie al pagamento dei cosiddetti certificati verdi che consentono di remunerare ulteriormente
il produttore di energia rinnovabile e quindi, sperabilmente, anche il produttore agricolo.
Ancora meglio sarebbe, da un
punto di vista socio-economico,
se le due figure coincidessero in
modo da lasciare il valore aggiunto della trasformazione energetica a livello del settore agroforestale.
Potenzialmente tutto ciò che di
verde ci circonda può essere utilizzato come combustibile. In tutti
i casi è però la possibilità di programmare la produzione, sia essa
dedicata che residuale, e la
valutazione del costo finale a
“bocca di impianto” a determinare la scelta di utilizzare un
prodotto biocombustibile rispetto
ad un altro.
Ogni materia prima iniziale deve
essere sottoposta ad una trasformazione, che può limitarsi ad
una sommaria macinazione in
campo (la cippatura del materiale
legnoso ad esempio) sino a procedimento di trasformazione, in
genere essiccazione, macinazione
ed addensatura, più o meno articolato .
In passato il materiale trasformato
era tipicamente il pellet 6 mm
prodotto con lo scopo principale
di smaltire la segatura prodotta
nei processi industriali di lavorazione del legno che però , avendo un basso peso specifico, determina, se consumata tal quale,
problemi di combustione disomogenea all’interno di stufe e caldaie.
Quindi la nascita di questo biocombustibile non è legata né
all’accordo di Kyoto, né all’aumento della bolletta petrolifera
né alla risoluzione di un problema
agricolo. Ma semplicemente perché c’era, in alcuni settori produttivi, la necessità di smaltire
nel modo migliore un sottoprodotto. A questo punto sono state
messe a punto delle caldaie e
soprattutto delle stufette, che si
sono avvantaggiate nell’utilizzare
un prodotto molto omogeneo,
per il quale sono state introdotte
normative e standard qualitativi,
che produce poche ceneri di
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risulta, una combustione molto
regolare e che è assai pratico
nell’utilizzo, anche in piccole confezioni anche perché stufe e caldaie a pellet, compresi i loro
sistemi di alimentazione, sono
piuttosto semplici e poco costose.
Di contro il Pellet da 6-8 mm
sconta un maggior costo di trasformazione dovuto agli elevati
consumi di energia elettrica necessaria al processo di estrusione che può arrivare sino a 440
kWh/tonnellata!
Il pellet non è vincente
L’approccio che però dobbiamo
seguire con una filiera agroenergetica è quello agronomicoproduttivo; rincorrere la produzione di uno standard come il
pellet 6 mm non è la strada vincente; non si potrà essere mai
competitivi con chi utilizza un
prodotto di scarto di un processo
industriale, costituito da segatura
asciutta di legno scortecciato. Le
strade da seguire sono quelle di
mettere a punto processi innovativi di trasformazione che determinino costi più bassi per garantire contemporaneamente: un
reddito soddisfacente agli agricoltori, un forte risparmio per gli
utilizzatori e un giusto rispetto
dell'ambiente, ma in particolare
il mantenimento dei prezzi finali
dei biocombustibili a livelli programmabili. Fino a 2-3 anni fa
chi produceva segatura pagava
20/30 euro/t per lo smaltimento,
oggi, con i consumi in forte ascesa, la segatura può costare ai
gestori di impianti di pellettizzazione 60/70 euro/t; anzi nei periodi invernali. non si trova più
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materia prima sul mercato. Se i
consumi cresceranno ancora il
risultato non sarà tanto una maggiore produzione di segatura,
sottoprodotto dell’attività principale di produzione di legna da
opera, mobili ecc. (che ha una
dinamica totalmente indipendente dal consumo del pellet); la
conseguenza, per la legge della
domanda e dell’offerta. sarà invece una forte lievitazione dei
prezzi, che oggi spesso al piccolo
consumatore raggiungono già
3/400 euro/ton, con la possibilità
di massicce importazioni dai paesi dell’est. Quindi ancora una
volta aumenteranno i costi per
l'utilizzatore finale, senza alcun
beneficio per le produzioni nazionali. Nel caso di una filiera
agroenergetica invece, all’aumento della domanda di biocombustibile, aumenteranno semplice
mente le superfici agricole investite a PAE!
Un ulteriore aspetto che occorre
segnalare è la possibilità di certificare il biocombustibile, a partire dal materiale vegetale di partenza fino a tutto il ciclo produttivo di trasformazione.
Tutto ciò significa che solo con
il processo di certificazione della
filiera locale si può dimostrare
che ciò che viene combusto proviene da legno o paglie vergini,
che non hanno subito processi
chimici di alcun tipo. Questo è
indispensabile per non inquinare
e per poter riutilizzare le ceneri
in ambito agricolo.
I1 cippato è il risultato della triturazione meccanica di prodotti
legnosi di origine forestale o agricola, in chip o scaglie delle dimensioni di circa 2 x 5 cm.
La cippatura, che può avvenire
dopo aver accumulato il materiale, o al momento stesso della
potatura o del taglio di piante,
consente di saltare la fase della
trasformazione. È questo per
l’agricoltore il principale vantaggio pratico ed economico. Infatti.
una volta triturato, il prodotto
legnoso può essere utilizzato tal
quale come biocombustibile per
caldaie, senza ricorrere né a soggetti terzi specializzati in una
ulteriore trasformazione, né a
conseguenti spese aggiuntive.
Il grande vantaggio del cippato
è la possibilità di utilizzarlo anche
tal quale, caricandolo direttamente in impianto. Normalmente,
questo tipo di biocombustibile
va bruciato ad un’umidità di circa
il 30% per cui necessita di un
periodo di stoccaggio dopo l'
azione di cippatura, o dell’attesa
che i prodotti legnosi raccolti
raggiungano la giusta percentuale di acqua per essere triturati.
Caldaie di ultima generazione e
di grandi dimensioni possono
comunque bruciare biocombustibili sino al 50% o addirittura al
70% di umidità sul prodotto tal
quale. Per le sue caratteristiche.
il cippato ha un ruolo strategico
per alimentare sistemi di teleriscaldamento, utenze di tipo
aziendale ed industriale, grandi
centrali cogenerative.
Nel sistema di filiera,
la cippatura ha una
posizione strategica.
Ogni soggetto imprenditoriale
coinvolto, infatti, potrà contribuire, secondo le proprie caratteristiche, possibilità e mezzi, alla
produzione di cippato per alimentare una centrale agroenergetica
territoriale o un centro di prima
trasformazione.
Nastro trasportatore cippato
Contatore acqua calda
La presenza, nella propria area,
di centri di raccolta e stoccaggio
agevoleranno il coordinamento
e la migliore valorizzazione dei
diversi prodotti che l' agricoltore,
solitamente sprovvisto di macchina
cippatrice, consegnerà in cambio
o di un prezzo concordato o dello
stesso materiale cippato, da utilizzare poi per proprie necessità.
Inoltre, per garantire un approvvigionamento costante della materia prima, è necessario coinvolgere non solo soggetti privati,
ma anche Comuni o altri enti
pubblici, quali Province e Comunità Montane, Enti che possono
rappresentare i primi grandi consumatori del prodotto agroenergetico, con notevoli benefici per
risparmi sui costi energetici, ricaduta occupazionale con importanti riflessi sul presidio del territorio e miglioramento della
ambiente.
La strategia ad hoc
In base all’utilizzo e alla funzione,
varia la scelta strategica del biocombustibile. Tra le Produzioni
Energetiche Agricole ci sono diversi tipi di biocombustibili , ciascuno dei quali, perché dia il
massimo dell’efficienza , deve
essere utilizzato in situazioni differenti, in base alle proprie caratteristiche fisiche. E come nessuno si sognerebbe di dotare un
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Locale caldaia con silos interrato Caldaia a cippato
(Centrale a cippato in Provincia di Alessandria - Torino )
ciclomotore con motore diesel ,
o un camion con motore a metano , allo stesso modo , nessuno
si sognerebbe di alimentare a
cippato una stufa da arredo , o
a pellet da 6 mm una centrale
di teleriscaldamento da 20 Mega
termici. Il Cippato ha un suo
immediato utilizzo laddove esista
una forte disponibilità di prodotti
legnosi (da SRF o da boschi) ,
abbinata a consumi di mediegrandi impianti termici e termoelettrici , oppure in filiere particolarmente corte all’interno di
aziende agricole che associano
una sufficiente quantità di legno
disponibile a consumi , magari
centralizzati , di una certa consistenza. È comunque da segnalare
che le caldaie a cippato , per la
loro cura costruttiva , per i sistemi
di controllo della combustione e
per i sistemi di alimentazione
automatica sono , a parità di
potenza , abbastanza più costosi
rispetto ai sistemi a pellet e richiedono anche spazi notevoli per la
movimentazione e lo stoccaggio
del cippato stesso .
Dott. Mario
Consigliere di maggioranza