agricoltura - zootecnia
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AGRICOLTURA - ZOOTECNIA 60 Informatutti Bollettino d’Informazione del Comune di Viggiano L’energia, nuova frontiera per l’agricoltura In esame la costruzione di una centrale a cippato per l’attivazione di una filiera agro-forestale o scenario attuale dell’energia sta subendo in questi ultimi tempi notevoli mutamenti a causa in primo luogo dell’entrata in scena della Cina e dell’India , che hanno spostato verso oriente i consumi di petrolio, in secondo luogo per i mutamenti climatici dovuti all’effetto serra e per i fenomeni di inquinamento atmosferico locale e infine per il timore , oggi quanto mai fondato, della diminuzione e del successivo esaurimento delle scorte del greggio. Ecco il motivo del crescente interesse per l’uso delle fonti rinnovabili e della “generazione distribuita” termine con il quale si identifica la produzione di energia con impianti di piccola o media potenza (da poche decine di kWh a qualche MW) alimentati appunto con fonti rinnovabili, posizionati in prossimità delle utenze e connessi alla rete di distribuzione nazionale. Nella fattispecie si stanno producendo notevoli sforzi per trovare nuovi sistemi di produzione di energia, in particolare elettrica, da fonti rinnovabili e quindi dall’agricoltura. Sino a qualche anno fa, infatti, le produzioni agroforestali venivano utilizzate unicamente per l’energia termica, essendo questo il suo ruolo più antico. L I vantaggi della generazione distribuita da fonti rinnovabili sono molteplici, tra i più importanti segnaliamo l’elevata efficienza di conversione (termica+elettrica) con minori emissioni inquinanti e bilancio in pareggio sulla produzione di CO2, la possibilità di utilizzare il calore nei settori residenziale e terziario, la minore dispersione di energia nella fase di vettoriamento, la diminuita necessità di realizzare nuove linee aeree ed il minor rischio di fenomeni di micro-interruzioni elettriche. Però i grossi impianti di generazione di sola energia elettrica alimentati a biomasse , se trovano una parziale logica nel tornaconto economico grazie ai certificati verdi , non sono funzionali dal punto di vista dell’utilizzo della risorsa termica che solitamente viene dissipata , producendo, oltre allo spreco di energia primaria, un riscaldamento diretto dell’atmosfera riducendo così il beneficio dovuto al bilancio in pareggio in termini di emissione di CO2 . Produzioni agroforestali e benefici ambientali Le produzioni agrarie , soprattutto se realizzate con alberi forestali a ciclo più o meno breve (SRF) , dovrebbero in prospettiva costituire la base per una società ed un’economia costruite sulle risorse biologiche ad elevata sostenibilità ambientale. Applicazioni siffatte sono state già ampiamente sperimentate nei Paesi nordici, dove il ciclo combinato fitorimedio- biomasseenergia è già ampiamente applicato e numerosi paesi , cittadine e comunità rurali producono acqua depurata ed energia in modo autonomo e a costi contenuti. Vantaggi economici del fitorimedio Un’altra importante funzione ambientale di alberature, piantagioni forestali o foreste naturali , di cui abbiamo preso coscienza solo negli ultimi dieci anni , corrisponde alla loro capacità di accumulare gas ad effetto serra, in particolare la CO2 (anidride carbonica), che sta aumentando considerevolmente nell’atmosfera ( + 35% negli ultimi 150 anni, da 280 a 370 parti per milione, p.p.m), determinando l’aumento dell’effetto serra che si ritiene una delle cause dei cambiamenti climatici in corso. Le piantagioni forestali, anche quelle a turno breve, possono contribuire ad immagazzinare il carbonio (CO2) all’interno della parte legnosa e anche nel terreno, grazie alla caduta delle foglie secche in autunno (la cosiddetta lettiera) e alla perdita delle radici più fini nel terreno, queste ultime, anche se non le vediamo, possono dare un contributo notevole all’accumulo, o sequestro, di Carbonio nel terreno. Si stima che una piantagione Informatutti Bollettino d’Informazione del Comune di Viggiano arborea da legno accumuli circa 10 t di Carbonio/ha. anno nelle piante, soprattutto nel fusto e nei rami, e 0,4 t di C/ha-anno nel terreno. Ma un ruolo ancora più importante le piantagioni forestali lo hanno dal punto di vista energetico poiché consentono di sostituire i combustibili fossili con un combustibile rinnovabile come il legno, eliminando così completamente il problema connesso all’emissione di gas serra durante il processo di produzione della energia. Infatti, la produzione sottoposta a combustione libera una quantità di CO2 pari a quella assorbita durante il ciclo vitale della piantagione agro-forestale; pertanto, se soltanto si raddoppiasse la quantità di energia prodotta con tali coltivazioni, pari a circa 5 MTep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), l'Italia sarebbe in grado di soddisfare quasi completamente gli impegni di riduzione dei gas serra connessi al protocollo di Kyoto. La produzione agroforestale di energia (PAE) viene anche incentivata dalla legislazione nazionale grazie al pagamento dei cosiddetti certificati verdi che consentono di remunerare ulteriormente il produttore di energia rinnovabile e quindi, sperabilmente, anche il produttore agricolo. Ancora meglio sarebbe, da un punto di vista socio-economico, se le due figure coincidessero in modo da lasciare il valore aggiunto della trasformazione energetica a livello del settore agroforestale. Potenzialmente tutto ciò che di verde ci circonda può essere utilizzato come combustibile. In tutti i casi è però la possibilità di programmare la produzione, sia essa dedicata che residuale, e la valutazione del costo finale a “bocca di impianto” a determinare la scelta di utilizzare un prodotto biocombustibile rispetto ad un altro. Ogni materia prima iniziale deve essere sottoposta ad una trasformazione, che può limitarsi ad una sommaria macinazione in campo (la cippatura del materiale legnoso ad esempio) sino a procedimento di trasformazione, in genere essiccazione, macinazione ed addensatura, più o meno articolato . In passato il materiale trasformato era tipicamente il pellet 6 mm prodotto con lo scopo principale di smaltire la segatura prodotta nei processi industriali di lavorazione del legno che però , avendo un basso peso specifico, determina, se consumata tal quale, problemi di combustione disomogenea all’interno di stufe e caldaie. Quindi la nascita di questo biocombustibile non è legata né all’accordo di Kyoto, né all’aumento della bolletta petrolifera né alla risoluzione di un problema agricolo. Ma semplicemente perché c’era, in alcuni settori produttivi, la necessità di smaltire nel modo migliore un sottoprodotto. A questo punto sono state messe a punto delle caldaie e soprattutto delle stufette, che si sono avvantaggiate nell’utilizzare un prodotto molto omogeneo, per il quale sono state introdotte normative e standard qualitativi, che produce poche ceneri di 61 risulta, una combustione molto regolare e che è assai pratico nell’utilizzo, anche in piccole confezioni anche perché stufe e caldaie a pellet, compresi i loro sistemi di alimentazione, sono piuttosto semplici e poco costose. Di contro il Pellet da 6-8 mm sconta un maggior costo di trasformazione dovuto agli elevati consumi di energia elettrica necessaria al processo di estrusione che può arrivare sino a 440 kWh/tonnellata! Il pellet non è vincente L’approccio che però dobbiamo seguire con una filiera agroenergetica è quello agronomicoproduttivo; rincorrere la produzione di uno standard come il pellet 6 mm non è la strada vincente; non si potrà essere mai competitivi con chi utilizza un prodotto di scarto di un processo industriale, costituito da segatura asciutta di legno scortecciato. Le strade da seguire sono quelle di mettere a punto processi innovativi di trasformazione che determinino costi più bassi per garantire contemporaneamente: un reddito soddisfacente agli agricoltori, un forte risparmio per gli utilizzatori e un giusto rispetto dell'ambiente, ma in particolare il mantenimento dei prezzi finali dei biocombustibili a livelli programmabili. Fino a 2-3 anni fa chi produceva segatura pagava 20/30 euro/t per lo smaltimento, oggi, con i consumi in forte ascesa, la segatura può costare ai gestori di impianti di pellettizzazione 60/70 euro/t; anzi nei periodi invernali. non si trova più 62 Informatutti Bollettino d’Informazione del Comune di Viggiano materia prima sul mercato. Se i consumi cresceranno ancora il risultato non sarà tanto una maggiore produzione di segatura, sottoprodotto dell’attività principale di produzione di legna da opera, mobili ecc. (che ha una dinamica totalmente indipendente dal consumo del pellet); la conseguenza, per la legge della domanda e dell’offerta. sarà invece una forte lievitazione dei prezzi, che oggi spesso al piccolo consumatore raggiungono già 3/400 euro/ton, con la possibilità di massicce importazioni dai paesi dell’est. Quindi ancora una volta aumenteranno i costi per l'utilizzatore finale, senza alcun beneficio per le produzioni nazionali. Nel caso di una filiera agroenergetica invece, all’aumento della domanda di biocombustibile, aumenteranno semplice mente le superfici agricole investite a PAE! Un ulteriore aspetto che occorre segnalare è la possibilità di certificare il biocombustibile, a partire dal materiale vegetale di partenza fino a tutto il ciclo produttivo di trasformazione. Tutto ciò significa che solo con il processo di certificazione della filiera locale si può dimostrare che ciò che viene combusto proviene da legno o paglie vergini, che non hanno subito processi chimici di alcun tipo. Questo è indispensabile per non inquinare e per poter riutilizzare le ceneri in ambito agricolo. I1 cippato è il risultato della triturazione meccanica di prodotti legnosi di origine forestale o agricola, in chip o scaglie delle dimensioni di circa 2 x 5 cm. La cippatura, che può avvenire dopo aver accumulato il materiale, o al momento stesso della potatura o del taglio di piante, consente di saltare la fase della trasformazione. È questo per l’agricoltore il principale vantaggio pratico ed economico. Infatti. una volta triturato, il prodotto legnoso può essere utilizzato tal quale come biocombustibile per caldaie, senza ricorrere né a soggetti terzi specializzati in una ulteriore trasformazione, né a conseguenti spese aggiuntive. Il grande vantaggio del cippato è la possibilità di utilizzarlo anche tal quale, caricandolo direttamente in impianto. Normalmente, questo tipo di biocombustibile va bruciato ad un’umidità di circa il 30% per cui necessita di un periodo di stoccaggio dopo l' azione di cippatura, o dell’attesa che i prodotti legnosi raccolti raggiungano la giusta percentuale di acqua per essere triturati. Caldaie di ultima generazione e di grandi dimensioni possono comunque bruciare biocombustibili sino al 50% o addirittura al 70% di umidità sul prodotto tal quale. Per le sue caratteristiche. il cippato ha un ruolo strategico per alimentare sistemi di teleriscaldamento, utenze di tipo aziendale ed industriale, grandi centrali cogenerative. Nel sistema di filiera, la cippatura ha una posizione strategica. Ogni soggetto imprenditoriale coinvolto, infatti, potrà contribuire, secondo le proprie caratteristiche, possibilità e mezzi, alla produzione di cippato per alimentare una centrale agroenergetica territoriale o un centro di prima trasformazione. Nastro trasportatore cippato Contatore acqua calda La presenza, nella propria area, di centri di raccolta e stoccaggio agevoleranno il coordinamento e la migliore valorizzazione dei diversi prodotti che l' agricoltore, solitamente sprovvisto di macchina cippatrice, consegnerà in cambio o di un prezzo concordato o dello stesso materiale cippato, da utilizzare poi per proprie necessità. Inoltre, per garantire un approvvigionamento costante della materia prima, è necessario coinvolgere non solo soggetti privati, ma anche Comuni o altri enti pubblici, quali Province e Comunità Montane, Enti che possono rappresentare i primi grandi consumatori del prodotto agroenergetico, con notevoli benefici per risparmi sui costi energetici, ricaduta occupazionale con importanti riflessi sul presidio del territorio e miglioramento della ambiente. La strategia ad hoc In base all’utilizzo e alla funzione, varia la scelta strategica del biocombustibile. Tra le Produzioni Energetiche Agricole ci sono diversi tipi di biocombustibili , ciascuno dei quali, perché dia il massimo dell’efficienza , deve essere utilizzato in situazioni differenti, in base alle proprie caratteristiche fisiche. E come nessuno si sognerebbe di dotare un Informatutti Bollettino d’Informazione del Comune di Viggiano 63 Locale caldaia con silos interrato Caldaia a cippato (Centrale a cippato in Provincia di Alessandria - Torino ) ciclomotore con motore diesel , o un camion con motore a metano , allo stesso modo , nessuno si sognerebbe di alimentare a cippato una stufa da arredo , o a pellet da 6 mm una centrale di teleriscaldamento da 20 Mega termici. Il Cippato ha un suo immediato utilizzo laddove esista una forte disponibilità di prodotti legnosi (da SRF o da boschi) , abbinata a consumi di mediegrandi impianti termici e termoelettrici , oppure in filiere particolarmente corte all’interno di aziende agricole che associano una sufficiente quantità di legno disponibile a consumi , magari centralizzati , di una certa consistenza. È comunque da segnalare che le caldaie a cippato , per la loro cura costruttiva , per i sistemi di controllo della combustione e per i sistemi di alimentazione automatica sono , a parità di potenza , abbastanza più costosi rispetto ai sistemi a pellet e richiedono anche spazi notevoli per la movimentazione e lo stoccaggio del cippato stesso . Dott. Mario Consigliere di maggioranza