Cari amici, buona sera a tutti e grazie per essere qui, grazie all`Uman

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Cari amici, buona sera a tutti e grazie per essere qui, grazie all`Uman
Cari amici, buona sera a tutti e grazie per essere qui, grazie all’Umanitaria e all’amico Amos per averci concesso questa bellissima “location”, grazie in anticipo al complessino rotariano Cordusio Jazz Band che ci allieterà più tardi la serata. Dunque, come ai grandi eventi sportivi siamo al …”Partiti!” del commentatore di turno. L’anno rotariano 2015-­‐2016 è partito! Con esso è partito il “Distretto Metropolitano Milanese 2041, 3.0”! Certo il nostro Distretto è diventato “metropolitano” già da due anni ma è adesso il momento dello “slancio” e del “pieno regime”, del “release 3.0” appunto. Come ci siamo più volte ripetuti, un “Distretto Metropolitano” è una grande opportunità per “fare veramente la differenza” (!) e rendere il Rotary “rilevante” nella nostra e per la nostra comunità. In realtà – non è un gioco di parole o una tautologia-­‐ per essere “rilevanti” dobbiamo “essere veramente Rotary”! Non è un’affermazione ovvia e banale: nella “liquidità” della società che ci circonda (ricordiamo l’ormai celebre metafora di Zygmun Bauman), dobbiamo riprendere consapevolezza del nostro essere rotariani. Per il Distretto 2041, a Milano, questa è – credo-­‐ una condizione di sopravvivenza; serve in buona misura una “ri-­‐fondazione”. Di questi tempi quando penso al Rotary e a quello che dovrebbe significare per tutti noi, mi viene in mente (l’ho già detto al Congresso) quella bellissima “piece” di Toni e Pino Servillo “La parola canta”: “traslazione” della realtà – anche storica-­‐ della città di Napoli in una serie impressionante di parole e musica”, quasi una lunghissima giaculatoria (che solo chi è bilingue come me può abbastanza seguire). Il Rotary ha pure una declinazione impressionante di valori che trasferisce in parole e motti: -­‐ servizio al di sopra di ogni interesse personale -­‐ amicizia, professionalità, integrità, leadership, diversità -­‐ cura delle malattie, soprattutto quelle contagiose e quelle che colpiscono i più deboli: bambini e mamme, -­‐ lotta alla fame, attenzione all’acqua -­‐ promozione dello sviluppo sociale, -­‐ promozione della pace Non è una lista casuale o esemplificativa, è quello che dovremmo essere e fare. Per essere Rotary ripensiamo quindi a queste “parole” e a questi concetti e traduciamoli in azione: let’walk our talk – dicono gli americani -­‐ cerchiamo cioè di razzolare bene oltre a parlare e predicare bene. E per ri-­‐capirci e ri-­‐fondarci non pensiamo di sapere già tutto: nessuno nasce imparato! Non solo accettiamo ma ricerchiamo una formazione adeguata! Nella bellissima guida – digitale o cartacea -­‐ “Tell Rotary’s Story”, i rotariani vengono definiti secondo tre dimensioni: -­‐ leader -­‐ che si riuniscono in professionalità e amicizia… -­‐ …per agire (e questo naturalmente non può essere solo una riunione conviviale!) Per essere rilevanti, abbiamo bisogno di una progettualità aggregante, sinergica e di lungo periodo, che colga e affronti veramente i bisogni della comunità. E abbiamo bisogno di rotariani – dirigenti e soci -­‐ che sappiano lavorare -­‐ per loro scelta responsabile -­‐ insieme, in modo efficace ed efficiente: ne abbiamo parlato in Assemblea e continueremo a parlarne nei prossimi mesi. Abbiamo bisogno di essere uniti superando dissidi e cicalecci! Abbiamo bisogno di lavorare in rete: bene gli strumenti digitali e i social network ma non dimentichiamo l’importanza e l’efficacia dell’”intuitus personae” e della relazione personale. Quest’anno, appena partito, sarà una galoppata più veloce di quanto oggi ci aspettiamo: è forse paradossale pensare già alla fine del nostro percorso di dirigenza, ma ci aiuta, credo, a ragionare in modo pragmatico e responsabile; ci aiuta a capire il senso e l’importanza di formulare e seguire un Piano Strategico permeato di realismo e visione, e portato avanti in piena condivisione e sintonia non solo fra i dirigenti 2015-­‐16 ma anche con i dirigenti che seguiranno dopo di noi: Romagnoli, Pernice e le loro squadre. Milano Metropolitana ha bisogno e merita di più del “piccolo cabotaggio” e soprattutto non potrebbe tollerare che “la più grande organizzazione di servizio di volontariato del mondo” agisca nel suo territorio in modo individualistico e dispersivo. Ogni club ha la sua identità ma non ha ricevuto il Rotary in “franchising”, ogni Club deve “essere il Rotary”, e deve quindi essere fedele ai valori unitari di servizio, amicizia e professionalità. Come dirigenti del Rotary abbiamo il dovere dell’esempio e della “leadership”. La discussione, tanto cara alle scuole di “management” (e proprio per questo alquanto scolastica) se “leader” si nasca o si diventi per noi non si pone: “leader rotariani” non si nasce, si diventa attraverso un’esperienza esistenziale fatta di amicizia, azione e formazione condivisa. Come dirigenti del Rotary abbiamo anche il dovere di portare risultati: risultati non effimeri ma duraturi, come dice il Presidente Ravi: “carved not in granite or marble but in the lives and hearts of generations to come”, “non scolpiti nel granito o nel marmo ma nelle vite e nei cuori delle generazioni future”. Per scolpire nel cuore , per essere veramente “a gift to the world” serve qualcosa in più rispetto alla competenza e all’impegno: ci vuole anche passione! Confido che partire insieme con questo spirito ci porterà insieme a traguardi significativi di dono per la nostra comunità. Buon lavoro! TQ