BEN TORNATA FOCA MONACA BEN TORNATA FOCA MONACA
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BEN TORNATA FOCA MONACA BEN TORNATA FOCA MONACA
MARE / Incontri rari © E. Coppola - GRUPPO FOCA MONACA BEN TORNATA FOCA MONACA na straordinaria notizia quella dell’avvistamento di diversi esemplari di foca monaca nelle acque dell’isola di Marettimo, in Sicilia, annunciata qualche mese fa dal Ministero dell’Ambiente, ma soprattutto straordinario è il fatto che la segnalazione sia arrivata proprio dagli stessi pescatori che condividono per tutto l’anno con le foche ambiente e risorse naturali. La foca monaca, di cui sopravvivono appena poche centinaia di esemplari, è una delle specie simbolo dei nostri mari. La sua presenza nelle acque della Sicilia non è un fatto inaspettato: altri avvistamenti erano stati segnalati negli anni precedenti e uno in particolare aveva fatto supporre agli esperti che degli esemplari si fossero addirittura già riprodotti nell’arcipelago delle Egadi. L’avvistamento si aggiunge ai tanti ormai registrati in questi ultimi anni lungo le coste italiane, dal Tirreno centrale al Salento, comprese le acque antistanti la riserva gestita dal Corpo forestale dello Stato di U 8 - Il Forestale n. 56 Metaponto nello Ionio, fino alle coste sarde. Il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha giustamente sottolineato l’importanza di un coinvolgimento responsabile e fruttuoso con le popolazioni locali. La conservazione della natura deve infatti nascere dalla richiesta delle comunità stesse ormai consapevoli dell’importanza della tutela delle risorse naturali. Se le popolazioni, come quella di Marettimo, dimostreranno di saper mantenere vitale anche un piccolo nucleo di foca monaca andranno premiate perché il loro sforzo interessa l’intera nazione e non solo: il loro impegno dovrà essere portato all’attenzione della stessa Comunità Europea che si è posta come priorità assoluta ogni attività di protezione su questa specie. Proprio a Marettimo il Gruppo Foca Monaca, promosso dal Wwf, ha svolto in questi anni un’intensa attività di sensibilizzazione. È in quest’isola che è partito un progetto speciale ispirato ad un giovane attivista del Gruppo, Marco De Salvo, recentemente scomparso, fa- graffio delle unghie da entrambi i lati del suo corpo dovuti al tentativo, in quel caso non portato completamente a termine, di estrarre il pesce dal tramaglio”. Avvistato di recente a Marettimo, questo pinnipede si fa vedere sempre di più sulle coste italiane e la Forestale vigila augurandosi che possa tornare presto anche a Montecristo, dove lo aspetta un ambiente protetto per mettere al mondo i piccoli di Gabriele Salari cendo installare una statua che raffigura la foca con il suo cucciolo a grandezza naturale e l’opera è diventata una delle attrazioni della comunità e dei ragazzi del luogo. A questo si sono aggiunte attività di sensibilizzazione, di divulgazione sulla specie anche in gemellaggio con altre località che hanno la fortuna di ospitare la foca monaca. “Abbiamo analizzato il video realizzato dai pescatori di Marettimo e si fa sempre più reale l’ipotesi che si tratti di diversi esemplari, una piccola colonia quasi certamente impegnata in un’attività riproduttiva in loco” spiega Emanuele Coppola, del Gruppo Foca Monaca. “Durante la mia ultima visita ho anche avuto modo di verificare la presenza di segni evidenti di predazione su un pesce catturato in rete da posta che il pescatore ha successivamente consegnato alla Capitaneria di Porto su richiesta dell’Ispra - continua Coppola -. Il pesce era un alletterato (una specie di piccolo tonno, n.d.r.) con morso sulla testa e segni evidentissimi del La foca di Montecristo La riserva naturale di Montecristo venne istituita nel 1971 anche per tutelare uno degli ultimi possibili siti di riproduzione della foca monaca in Italia. Quest’animale ha bisogno, infatti, di grotte molto tranquille per riprodursi. Poiché la foca si riproduce prevalentemente da agosto a ottobre, quando le calette deserte sono prese d’assalto dai turisti, le è difficile trovare ancora spiagge di sabbia bianca ai piedi delle scogliere dove dare alla luce i propri cuccioli. Per questo si è adattata sempre più a riprodursi in grotte inaccessibili o anche semplici anfratti dove talvolta i cuccioli sono allevati in totale tranquillità anche a breve distanza da centri abitati. “L’ultima volta che è stata vista qui a Montecristo fu 35 anni fa. La fascia di acqua protetta attorno all’isola di 500 metri, aumentata a 1.000 nel 1981, è dovuta proprio al tentativo di favorire la possibilità di riproduzione della foca monaca” spiega Stefano Vagniluca, Comandante del Corpo forestale dello stato di Follonica. Fu un sacerdote sardo, padre Fureddu, a studiare quest’animale nei primi anni Settanta, documentando la presenza di numerosi esemplari che ancora si riproducevano sull’isola. Da allora per il “bue marino” è sceso il silenzio e sembrava fosse scomparso per sempre dai nostri mari. Invece, pur se rimane uno dei mammiferi marini più rari al mondo, con circa 400 esemplari, prevalentemente tra Grecia e Turchia, il suo sempre più frequente avvistamento sulle coste italiane fa ben sperare. L’ultimo in ordine di tempo, ma non ancora del tutto confermato, anche se la fonte è ritenuta estremamente attendibile, riguarda ancora l’Arcipelago Toscano dove, a seguito dell’accurata analisi delle immagini realizzate durante l’osservazione del giugno scorso, il Gruppo Foca Monaca ritiene assolutamente certa la presenza di un nucleo vitale. Data l’estrema mobilità degli animali, è facile che la foca si faccia vedere presto anche a Montecristo. Il Forestale n. 56 - 9