La persona al centro di tutto

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La persona al centro di tutto
N. 13 - Dicembre 2011
Periodico trimestrale di finanza e cultura - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - 70% - Roma Aut. N. 21/2009
O
AG
IOL
VE
VELA
La rivista della Banca
di Formello e Trevignano
di Credito Cooperativo
La persona al centro di tutto
Perchè diventare soci del Credito cooperativo
IN VIAGGIO CON NOI
Barcellona, Lourdes e Carcassonne
CON IL PATROCINIO DELLA BANCA
Il Premio letterario Vairo-Malavasi e la Vic-Formello
NAVIGARE NELLA STORIA
Rutilio Namaziano e il tramonto dell’impero
BCC
CREDITO COOPERATIVO
Formello
e
Trevignano Romano
Il socio Viliano Costantini insegna
l'intreccio dei cesti, un'antica
tradizione artigiana del nostro territorio
BCC
CREDITO COOPERATIVO
Formello
e
Trevignano Romano
N. 13 - Dicembre 2011 - Periodico trimestrale di finanza e cultura - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - 70% - Roma Aut. N. 21/2009
O
AG
IOL
VE
VELA
Sommario
3
La rivolta delle api
4
Perchè diventare soci
della BCC
5
Il significato
dell’interesse comune
6
All’ Acquaranda di
Trevignano la riunione
della Commissione Soci
La rivista
della Banca
di Formello
e Trevignano Romano
di Credito Cooperativo
7
Antiquari nella Roma
Rinascimentale
8
Il Premio letterario
Vairo-Malavasi
Periodico trimestrale
N. 13
9
La Vic Formello
La rivista della Banca
di Formello e Trevignano
di Credito Cooperativo
La persona al centro di tutto
Perchè diventare soci del Credito cooperativo
IN VIAGGIO CON NOI
Barcellona, Lourdes e Carcassonne
CON IL PATROCINIO DELLA BANCA
Il Premio letterario Vairo-Malavasi e la Vic-Formello
NAVIGARE NELLA STORIA
Rutilio Namaziano e il tramonto dell’impero
BCC
CREDITO COOPERATIVO
Formello
e
Trevignano Romano
Dicembre 2011
Registrato presso
il Tribunale di Tivoli
il 27-10-2008
al N. 21/2008
11 Mauro Bastianelli
11
Sede
Viale Umberto I, 92
Formello (Roma)
Tel. 06 90 14 30 95
Direttore Responsabile
Gino Polidori
Redattore
Armando Finocchi
Hanno collaborato
a questo numero:
Mario Angelozzi
Mario Carfì
Eliana Giacometti
Emanuela Gizzi
Federica Guadagnoli
Angelo e Maria Pia Del Monaco
Antonio Luciani
Carla Mampieri
Giuseppe Napoleone
Laura Sangregorio
12 Barcellona, Lourdes e
Carcassonne
16 Una terrazza su Roma
18
Ufficio Soci
Tel. 06 90 14 30 55
Stampa
Miligraf Srl
Via degli Olmetti, 36
Formello (Roma)
Tel. 06 90 75 142
18 Epitaffio d’amore
20 Le migliori tesi di laurea
22 Libri
www.bccformello.com
24 I soci raccontano
La rivolta
delle api
M’incontro di frequente con Angelo Porro. A volte nei convegni del gruppo bancario Iccrea, spesso nei Consigli di
Amministrazione della Holding, dove ci troviamo, il più
delle volte, gomito a gomito. Angelo Porro è il Presidente
di una delle più belle realtà delle Banche di Credito Cooperativo. Ha la fortuna di presiedere il Consiglio della BCC
di Cantù, che con le sue trentuno filiali copre un territorio di grandi tradizioni artigiane.
Per non parlare poi della bellezza del paesaggio. Mi segnalò tempo fa una poesia scritta
da Jaufré Rudel, nome d'arte di un poeta canturino che ha scelto di chiamarsi come il
poeta cortese che visse nell'Europa del 1100, al tempo delle crociate.
La poesia del moderno Jaufré Rudel, pubblicata nel trimestrale della BCC di Cantù, “Concordia”, è intitolata “La rivolta delle api”. Nella semplicità delle sue quartine, è densa di
significati ed è una mirabile sintesi dei processi finanziari che hanno sconvolto il mondo.
Racconta dell'operosità delle api, che da mattina a sera volano sui fiori per raccogliere il
nettare, confrontata con la violenza dei calabroni, che invece predano l'alveare delle api
non appena comincia a luccicare di miele, e alla fine devastano e distruggono tutto.
Le api sono paragonate agli uomini e alle donne “d'ogni parte” che “han sempre lavorato
con grande impegno ed arte”, e che con uno “sforzo giornaliero spingon le civiltà verso
un progresso vero”. Al contrario, i calabroni sono paragonati a “biechi speculatori” e a
“finanze avventuriere” che “bruciano quanto han fatto generazioni intere”.
Il poeta sogna allora una rivolta planetaria delle api, e auspica che “sappian alzar la testa”
per combattere i “predatori”, gli “spreconi” e i “parolai”, tutti incapaci di “tirarci su”, visto
che “le api stan soffrendo e il miele non c'è più”.
Ecco, questa poesia è una metafora straordinaria del mondo del credito cooperativo, basato su migliaia di famiglie e di imprese legate all'economia reale di ogni giorno, al confronto con le grandi operazioni finanziarie e speculative di banche internazionali che hanno immesso sui mercati titoli tossici e prodotti derivati di difficile comprensione. È una
metafora straordinaria di chi quotidianamente con piccoli risparmi e investimenti avveduti
vuole costruire qualcosa di solido da lasciare ai figli, di chi, per tornare alle parole di Jaufré
Rudel, pensa sia al miele del presente che all'alveare del futuro.
Il Presidente
Gino Polidori
3
VELA LA NOSTRA BANCA
Perché diventare soci
della BCC
Le Banche di Credito Cooperativo sono nate nell'Ottocento come Casse rurali ed artigiane, istituti
bancari cooperativi per l'educazione al risparmio,
la previdenza e la crescita delle comunità locali. Le
BCC perseguono “il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche” dei soci, come
si legge già negli statuti più antichi. Sono società di
persone e non di capitali, che reinvestono nello
stesso territorio in cui raccolgono il risparmio. Il socio è al centro di tutto, un patrimonio di esperienza
e di progettualità che rappresenta la vera ricchezza
di una BCC, che anche per questo si differenzia da
tutte le altre banche.
La partecipazione
Il socio, al di là dell'entità del suo deposito bancario,
partecipa alla vita della Banca, dalla Festa del socio
di dicembre all'Assemblea annuale di primavera in
cui viene presentato il bilancio economico e sociale
dell'anno precedente.
Ma soprattutto al socio sono riservati il pacco natalizio, le borse di studio (estese anche ai figli dei soci),
i corsi tematici e le gite sociali, che sono gratuite, come quelle del programma “Conoscere Roma”, oppure hanno un costo convenzionato, come le gite settembrine nelle Capitali europee.
Per seguire le attività sociali, la Banca ha un Ufficio
Soci (che risponde al numero 06 90 14 30 55), e re4
centemente è stata istituita una Commissione Soci
per raccogliere le idee più interessanti e proporle al
Consiglio di Amministrazione.
In tutti questi modi la nostra Banca interpreta quegli
antichi valori nella società di oggi.
La convenienza
I soci della Banca hanno agevolazioni sui tassi di interesse dei mutui fondiari e sulla gestione del conto
corrente, mentre tra i servizi più richiesti c'è la possibilità di pagare le bollette direttamente con addebito di conto corrente, senza spese di commissione.
Per diventare socio occorre fare domanda al Consiglio di Amministrazione e acquistare almeno una
quota sociale. Ogni quota sociale costa 5,16 euro.
La quota integrativa è invece di 774,69 euro, da pagare al momento dell'ingresso nella compagine sociale.
Dal 2005, i giovani tra i 18 e i 35 anni hanno diritto
a una quota speciale, ribassata a 250 euro. È stata
una decisione del Consiglio di Amministrazione per
favorire l'imprenditoria giovanile, le piccole e medie
imprese e le nuove famiglie, e che in questi anni ha
avuto un grande successo.
I nuovi soci possono sperimentare i vantaggi di una
banca locale con cui instaurare un rapporto diretto,
mentre grazie al loro apporto la Banca si arricchisce
di capacità di innovazione.
Il significato
dell'interesse comune
Gli accadimenti tempestosi a cui assistiamo oramai da tempo a ritmo quotidiano sembrano scivolare quasi insapori
nelle nostre menti lasciando piccole tracce che come per
incanto scompaiono in pochi giorni, coperte da altrettanti
eventi che seguono la stessa sorte.
È come se un qualcosa di più grave occupi i nostri pensieri:
e così certamente è, altrimenti ci dovremmo veramente preoccupare pensando di non
aver più il giusto buonsenso per giudicare il bene e il male. Ci dovremmo preoccupare
che nessun economista, nessuna Banca centrale è più in grado di fare previsioni sull’avvio
di un’auspicata e ormai sognata ripresa, nessuno sa quando finirà questa crisi, quale profondità ha questo pozzo dov’è finito quasi tutto il mondo industrializzato.
Ma invece una ragione c’è. A sovrastare tutto ciò c'è l’incessante pensiero alle difficoltà
di ogni giorno che toccano principalmente il nostro lavoro, la vita dei nostri figli e l’equilibrio economico della famiglia, la preoccupazione per i giovani che nonostante grandi
capacità e un buon titolo di studio non riescono ad ottenere il giusto inserimento nel mondo del lavoro. Tutto questo ci fa andare avanti sospinti da quella necessaria incoscienza
che ci rende poco sensibili a tutti gli accadimenti esterni, pur non trascurando al momento
la loro specifica importanza. E allora, cosa fare?
Forse potrebbe essere d’aiuto riscoprire il giusto significato dell’interesse comune, quello
che dovrebbe unire popoli e nazioni senza lasciare barriere che ancora dividono e fanno
vivere differenze che al giorno d’oggi offendono la dignità di appartenere al genere umano.
Quell’interesse comune che spinge ad essere solidali in ogni circostanza, che fa capire
che i mezzucci usati fino ad oggi per arricchirsi in barba alla collettività possono risolvere
al momento i propri problemi, ma ne causano tanti altri a molte altre persone, che si troveranno così a sopportare un fardello ancora più pesante.
Soltanto l'attenzione all'interesse comune ci permetterà di superare questo periodo così
difficile: da soli non ce la faremo. Vincere insieme è certamente più bello, dà la soddisfazione di sentirsi dentro quella pienezza e serenità a cui l’animo umano sempre aspira. E
l’interesse comune ci insegna a sentirci più cittadini del mondo e di questa Italia, perché la
dignità che i nostri padri hanno trasfuso ci accompagna nel nostro incedere quotidiano.
Il Direttore
Mario Porcu
5
VELA LA NOSTRA BANCA
All'Acquaranda di
Trevignano la riunione
della Commissione Soci
Il Consiglio della Commissione Soci della Banca si è
riunito per la prima volta, giovedì 6 ottobre, a Trevignano, nell'agriturismo “Acquaranda”, in occasione
di una giornata di promozione dei prodotti tipici e
delle culture contadine promossa dall'Assessorato alle Politiche dell'Agricoltura e dell'Ambiente della
Provincia di Roma.
L'arte del formaggio
L'agriturismo “Acquaranda” si estende su una superficie di circa cinquanta ettari, sulle rive del lago di
Bracciano. Offre la possibilità di acquistare direttamente prodotti aziendali come formaggi, miele, olio
e marmellate. È una delle poche aziende agricole
della Campagna romana a produrre il formaggio con
il caglio vegetale, il cosiddetto “caciofiore”, utilizzando i fiori essiccati del cardo selvatico, una tradizione
antichissima la cui prima attestazione scritta si trova
in un trattato di Columella. Anche per questo l'Acquaranda ha assunto un ruolo trainante nell'Associazione Formaggi Storici della Campagna romana, recentemente costituita per valorizzare le tipologie storiche dei prodotti lattiero-caseari del nostro territorio.
Nella giornata di ottobre è stato possibile visitare le
stalle e gli impianti di mungitura, ammirare una mo6
stra fotografica sul lavoro contadino e poi assaggiare
i prodotti dell'azienda.
La Commissione Soci
In visita alla giornata di promozione delle culture rurali c'era anche la Commissione Soci della Banca,
riunita per la prima volta. È stata costituita con l'obbiettivo di proporre al Consiglio di Amministrazione
le attività più interessanti per coinvolgere la nostra
compagine sociale e valorizzare le comunità del territorio. Vi fanno parte Gino Polidori (presidente), Carla Mampieri (segretaria), Enrico Catarci, Flora Centofanti, Maria Cristina D'Alessio, Armando Finocchi,
Mario Giardi, Giuseppe Napoleone, Ovidio Francesconi, Lino Perfetti, Giancarlo Spinucci e Fabrizio Zofrea. In questo primo incontro sono stati discussi i temi dei corsi tematici da realizzare nei prossimi mesi,
una consuetudine della nostra Banca per interpretare
uno dei primi articoli dello Statuto, quello dell'elevazione morale e culturale dei soci. Sono stati ipotizzati
anche degli incontri zonali tra i rappresentanti della
Commissione e i soci delle comunità in cui è presente la nostra Banca, da Formello a Campagnano, da
Trevignano ad Anguillara, da Cesano a Monterosi.
(A.F.)
CON IL PATROCINIO DELLA BANCA VELA
Antiquari
nella Roma
Rinascimentale
Dal 15 al 23 ottobre ha riaperto i battenti la Mostra
Mercato “Antiquari nella Roma Rinascimentale”,
giunta alla sesta edizione. Nel cuore di Roma, nel
prestigioso Complesso Monumentale del Santo Spirito in Sassia, tra San Pietro e Castel Sant'Angelo, è
stato possibile ammirare e acquistare autentici capolavori di arte e artigianato.
Investire nell'arte
Ad organizzare la manifestazione è l'Associazione
Provarte, da anni impegnata nella promozione e nella
valorizzazione di eventi culturali. Come ha affermato
il suo presidente, Paolo Rufini, “l'antiquariato è l'unica vera e più straordinaria forma di investimento, capace di mantenere e più spesso incrementare nel tempo il valore del denaro speso e contemporaneamente
di abbellire con arte, storia e gusto” le case di chi sa
amare e custodire oggetti senza tempo.
Grazie ad una rigorosa selezione in termini di gusto e
qualità, la Mostra Mercato “Antiquari nella Roma Rinascimentale” è diventata un punto di riferimento per
il mercato d'arte internazionale, coniugando culto
della classicità e nuove tendenze del mercato, ma è
anche un'occasione per valorizzare gli antichi e preziosi mestieri dell'antiquario e del restauratore.
La Mostra Mercato ha il patrocinio della Regione Lazio, di Roma Capitale e della Camera di Commercio
di Roma, in collaborazione con altri sponsors che
hanno voluto sostenere il valore non solo economico,
ma anche culturale dell'evento, come la nostra Banca.
Santo Spirito in Sassia
La cornice della manifestazione è stata uno degli edifici più ricchi di storia della Capitale. Edificato nel
corso dei primi decenni del 700 d.C., nel periodo in
cui il re dei Sassoni diede vita alla Schola Saxonum,
da cui deriva la parola “Sassia”, il Complesso monumentale del Santo Spirito accoglieva i pellegrini che
raggiungevano Roma per visitare la tomba di San Pietro. Ridotto in rovina da incendi e saccheggi, il Complesso venne riedificato sotto il pontificato di Papa
Innocenzo III, che lo affidò all'Ordine degli Ospitalieri di Santo Spirito. Dopo un altro devastante incendio, l'edificio venne di nuovo ricostruito da papa Sisto IV nella seconda metà del Quattrocento, quando
prese le forme che vediamo oggi. L’ospedale, completamente autonomo e soggetto solamente all’autorità del Papa, era destinato alla cura degli infermi e
dei bambini abbandonati. La ruota degli esposti, destinata all’affido anonimo dei neonati sfortunati, è
l’unico esempio rimasto a Roma, ancor oggi visibile
sul fianco esterno della Corsia Sistina, in via di Borgo
Santo Spirito. (A.F.)
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VELA CON IL PATROCINIO DELLA BANCA
Il Premio letterario
Vairo-Malavasi
Ascoltare le emozioni dei giovani
Nella semplice cornice dell’Aula Magna del Liceo
Scientifico Statale “Ignazio Vian” di Bracciano si è
svolta la 6a edizione del Premio letterario Vairo-Malavasi di poesia, prosa e saggistica, riservato agli studenti liceali.
Il progetto è stato fortemente sostenuto dalla Banca di
Credito Cooperativo di Formello e Trevignano, che ha
concesso il proprio patrocinio, cui si sono associati
anche la Regione Lazio, la Provincia di Roma e il Comune di Bracciano, riconoscendone la validità e la
funzione formativa dei giovani.
All’evento erano presenti gli studenti del Liceo “Vian”,
che avevano partecipato con propri lavori al Premio
stesso, tanto nella sezione riservata alla poesia, intestata alla Prof. Malavasi, quanto nella sezione di prosa
e saggistica, intestata alla Prof. Vairo, entrambe docenti del Liceo stesso e prematuramente scomparse.
Era presente anche l’Assessore all’Istruzione del Comune di Bracciano, nonché altre personalità della
scuola e della società, estimatori delle due docenti.
Nel corso della manifestazione, diretta dal Preside del
Liceo, il Prof. D’Agostino, i vincitori, di volta in volta
chiamati dalla Prof. Truini, presidente della Commissione selezionatrice, hanno letto, palesemente molto
emozionati, le loro poesie o brani dei loro saggi, riscuotendo un caloroso applauso dai presenti.
Per la sezione poesia, vincitore è stato Alessandro Camilletti, con la poesia “Memorie di una musa”, una
delicata poesia che esprime l’oblio che copre chi, pur
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lottando per vivere e far vivere la sua famiglia, non
riesce a lasciare alcun ricordo del suo passaggio.
Una menzione d’onore hanno ricevuto anche Maria
Novella Brini, per “A Matteo”, in cui esprime gratitudine verso chi ha insegnato e ricordato che la vita è
un dono da godere con pienezza e che poche sono
le cose veramente importanti per le quali conviene
lottare, come l’amore, la felicità e la gioia di vivere, e
Andrei Pollari, per “Requievi”, in cui rivive il percorso
fatto per un amore.
Per la sezione prosa e saggistica, il primo premio è
andato a Sandro Limaj, con il saggio “Massacri moderni”, dove racconta come nella quotidianità scorrono pensieri e si fanno azioni non sempre razionali,
come, ad esempio, lasciare lo spazio di una sedia tra
sé e gli altri durante le attese che avvengono nella metropolitana, sul tram, sull’autobus, in sala d’aspetto,
“per non disturbare”, ma più spesso per una forma di
egocentrismo.
La menzione d’onore è stata assegnata a Chiara Di Filippo, per “Binge”, in cui racconta le prime esperienze
sognanti di una sedicenne, e a Maria Vittoria Negretti,
per “Esperienze con gli occhi di Alice”, con le nostalgie del periodo scolastico, come rifugio di fronte alle
incertezze del futuro.
Ai vincitori e a tutti coloro che hanno presentato i propri lavori è stato rilasciato un attestato di partecipazione. (Mario Carfì)
CON IL PATROCINIO DELLA BANCA
VELA
La VIC
Formello
Il valore sociale dello sport
Lo scorso 28 ottobre al Teatro J.P. Velly l'Associazione
Sportiva Dilettantistica “VIC Formello” ha presentato
tutte le sue attività. È un'associazione ormai ben radicata nel nostro territorio: nel lontano 2001 ha vinto il
bando per la gestione dell’impianto sportivo “Il Boschetto”, confermandosi poi negli anni successivi e
gareggiando in più campionati maschili e femminili.
La Scuola Calcio della VIC Formello è riconosciuta
dalla Federazione Italiana Gioco Calcio (FIGC), grazie
alle qualifiche di tutti gli istruttori e alla continua crescita numerica dei tesserati, arrivati a circa 300. È
iscritta ai campionati di Seconda categoria, Juniores
regionali, Allievi, Giovanissimi, Esordienti, Pulcini e
Piccoli Amici. In questa stagione 2011-2012 ha stretto
inoltre un accordo di affiliazione con la società professionistica “AC Cesena”, che milita nel Campionato
di Serie A, con l'obiettivo di valorizzare i giovani campioni di domani.
“Il calcio non è solo uno sport – ha dichiarato nel giorno della presentazione il Presidente Pietro Cruciani –
ma è anche aggregazione tra giovani di età e nazionalità sempre più differenziate, educazione al confronto e al rispetto dell'avversario, scuola di vita per
tirare fuori il meglio di sé”.
Sono stati più di 80 i tornei internazionali riservati al
settore giovanile a cui la VIC Formello ha partecipato,
anche in Europa, negli Stati Uniti e negli Emirati Arabi,
e più della metà sono stati vinti. In bacheca ci sono i
trofei di due campionati terminati al primo posto, uno
con gli Allievi (2007/2008) e uno con gli Juniores
(2008/2009), e quest'anno la VIC guida la classifica
nei campionati provinciali Allievi e Giovanissimi.
“Al di là del successo sportivo - aggiunge il Direttore
generale Maurizio Provenzano - la partecipazione a
trofei come il Pisa World Cup, il Friendship Cup e
l'Italy Cup è stata una grande occasione per far conoscere la nostra associazione e il nostro Comune in Italia e all'estero”.
Il merito di queste affermazioni è da ascriversi ad una
attenta pianificazione e alla professionalità dell'organigramma, che vede impegnati il direttore sportivo
Giuseppe Tamborini, tre team manager certificati, un
preparatore atletico, un medico sociale, uno psicologo e gli allenatori delle varie squadre.
In questi anni non sono mancate iniziative di solidarietà: la Scuola Calcio della VIC ha sfilato all'interno
dello Stadio Olimpico di Roma in occasione del Derby del Cuore, giocando alcune partite, mentre organizza la manifestazione “Un gol per un sorriso”, giunta alla terza edizione, che vede la partecipazione di
cantanti, attori e affermati sportivi per raccogliere fondi a favore della ricerca medica e scientifica. (A.F.)
9
VELA NOTIZIE IN BREVE
Il convegno a Rocca Priora
sulle energie alternative
Il 23 settembre si è svolto presso la Banca di Credito
Cooperativo del Tuscolo - Rocca Priora un convegno sulle energie alternative e l’efficienza energetica. Dopo il saluto del Presidente dott. Claudio Ceccarelli, numerosi sono stati gli interventi: dott. Francesco Liberati, Presidente della Federlus, dott. Damiano Pucci, Sindaco di Rocca Priora, dott. Enrico
Crisci, Presidente Ordine Commercialisti di Tivoli e
tanti altri autorevoli commentatori. Al Convegno
erano presenti anche gli amministratori della BCC
di Formello e Trevignano unitamente ai componenti
dei Consigli di Amministrazione delle BCC del Lazio, dell'Umbria e della Sardegna. Una giornata di
intensi lavori valevole anche per l’acquisizione di
crediti formativi necessari per ricoprire cariche all’interno degli Organi statutari.
Un segno dei tempi
La perdurante crisi economica e l'aumento della
compagine sociale, giunta ormai alla soglia dei
2.200 soci, ci impongono di razionalizzare le spese per i premi di laurea e per gli abituali pacchi natalizi che la Banca dona ai soci. Quest'anno, quindi, saranno premiate le tesi che avranno riportato
una votazione dai 105/110 in su, mentre il pacco
natalizio sarà leggermente ridotto rispetto agli anni
passati. È una scelta non facile, che si deve alla
prudente amministrazione che ha sempre dato stabilità al nostro istituto bancario. Non cambiano invece i contributi di solidarietà e le sponsorizzazioni alle iniziative culturali e sportive, come pure le
numerose attività sociali, dai corsi tematici alle gite
di “Conoscere Roma” e ai viaggi settembrini nelle
Capitali europee.
Lacrime per una banca
di Antonio Bruni
Una conferenza sull'arresto cardiaco
Sabato 25 febbraio 2012 alle ore 16e30 si svolgerà nella Sala Riunioni della Banca, in viale
Umberto I - 92, una conferenza sull'arresto cardiaco, per informare sul problema, spiegare le
norme di primo soccorso anche con delle dimostrazioni pratiche e sottolineare l'importanza
della presenza di defibrillatori nei luoghi pubblici. Il relatore dell'incontro, promosso dall'Associazione culturale “Il Melograno”, sarà il Prof.
Altamura, primario cardiologo dell'Ospedale
“Sandro Pertini” di Roma.
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Il conto è corrente
aperto costante
bollette e ristorni
bonifici e assegni
dispongo efficiente
e penso non costi
ma arriva la busta
controllo l’estratto
ad ogni mia mossa
la banca tintinna
le spese sue conta
le voci son tante
con date scadenti
assommo il salasso
a leggere il saldo
mi sento commosso.
PERSONE VELA
Mauro Bastianelli
nel segno di Mozart
Un dipendente della nostra Banca è
un apprezzato musicista a livello internazionale. Laureato in Musica al
conservatorio romano di Santa Cecilia, Mauro Bastianelli ha frequentato
vari corsi di interpretazione musicale, perfezionandosi
con il Maestro Franco Ferranti. Primo assoluto alla selezione nazionale per orchestra del Teatro “Massimo
Bellini” di Catania nel 1991, vi ha suonato come primo clarinetto nella stagione lirico-sinfonica dell'anno
successivo. Di assoluto rilievo le collaborazioni con
Ennio Morricone e con Christian Badea, direttore del
“Metropolitan” di New York, ma Mauro ha suonato
anche nelle orchestre della RAI a Napoli e a Roma,
esibendosi in mondovisione nella Sala Nervi del Vaticano alla presenza di Giovanni Paolo II. Ha fatto parte
di complessi da camera e ha inciso per case discografiche. Prima di essere assunto in Banca, ha insegnato
per dieci anni educazione musicale nelle scuole.
L'universalità della musica
La sua passione per la musica iniziò da piccolo,
ascoltando le canzoni dello Zecchino d'Oro in televisione e osservando il fratello Sandro, che allora
suonava nella Banda musicale di Formello. E così anche Mauro iniziò a suonare, prima la chitarra, poi il
clarinetto, lo strumento con cui si è affermato, infine
il pianoforte. “Il suono del clarinetto è quasi arcaico,
mi faceva viaggiare con la fantasia e pensare ad altre
epoche, al classicismo del Settecento e al romanticismo dell'Ottocento”, racconta Mauro. Un'apertura
dei sensi e della mente che forse solo la musica sa
infondere: “La musica classica è stata la mia formazione, ma ascolto anche i cantautori italiani, la musica house e la disco-music, come pure mi affascinano i giri armonici improvvisati nel jazz”.
Da Catania a Salisburgo
Mozart è stato ed è il suo grande modello, il più grande compositore di tutti i tempi che è riuscito con semplicità
e limpidezza ad esprimere tutta la
complessità della bellezza e dell'armonia. “Consiglio a
tutti di leggere il carteggio tra Wolfgang Amadeus Mozart e il padre, Leopold. Sono lettere di intensa umanità,
in cui non si parla soltanto di musica, ma anche di affetti
e di vita quotidiana”.
Sono tanti gli aneddoti che può raccontare chi, come
Mauro, nel segno di Mozart ha calcato i palchi di tutta
Europa. “A Salisburgo, città natale di Mozart, agli angoli
delle strade è possibile ascoltare gruppi di musicisti che
interpretano gli spartiti del grande Genio. Un'intera città
sembra tornare a vivere nel Settecento”. Oppure: “Il
giorno della strage di Via D'Amelio nel luglio 1992,
quando persero la vita Paolo Borsellino e gli uomini della scorta, io mi trovavo a Catania, a Villa Bellini. Stavamo suonando la Turandot di Puccini. A un certo punto
si diffuse la tragica notizia. L'opera fu interrotta. Le tremila persone del pubblico si alzarono e andarono via,
nel silenzio più assoluto”.
I concerti della Banca
“Per due anni ho suonato nella Banda musicale del paese - continua Mauro - e notavo che molti nostri concerti
erano sostenuti dalla Banca di Credito Cooperativo. Fu
questo ad avvicinarmi alla Banca”. Da quel giorno
Mauro non manca di seguire i concerti organizzati dalla
Banca, dalla banda musicale “Alberto Bernabei” al coro
lirico che si è esibito per il cinquantenario della fondazione della Cassa “San Lorenzo” e al quartetto jazz che
ha suonato per i 150 anni dell'Unità d'Italia. “Mi piace
l'idea che l'elevazione culturale dei soci, promossa dalla Banca, passi anche per la musica”. (A.F.)
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VELA IN VIAGGIO CON NOI
Barcellona, Lourdes
e Carcassonne
Carcassonne
I nostri soci raccontano la movida della città catalana,
la spiritualità di Lourdes e il fascino delle mura
medievali del piccolo borgo francese.
Ne è nato questo diario di viaggio scritto a più mani
Quanto è bella Carcassonne
di Mario Angelozzi
Il 28 agosto siamo arrivati a Carcassonne, provenienti
da Barcellona. Mi è sembrata una città delle favole che
mi raccontavano da bambino. È tutta recintata da possenti mura e torrioni, così da sembrare una fortezza
inespugnabile. Dentro c’è vita e tanti piccoli negozietti
visitati dal nostro gruppo di soci, soprattutto dalle signore. Abbiamo visto anche alcuni tratti di murature
romane, inglobate in altre di più recente costruzione.
Bellissima anche la cattedrale e la piazza principale.
Prima di proseguire per Lourdes abbiamo pranzato in
un tipico ristorante chiamato Les Cours de la cité. L’abbiamo rivista due giorni dopo sulla strada di ritorno,
imponente più che mai su quella collina. Non potrò
mai dimenticare Carcassonne.
12
Barcellona
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VELA IN VIAGGIO CON NOI
14
Essere moderni nella tradizione
Il pranzo
di Eliana Giacometti
di Giuseppe Napoleone
Questo può essere lo
slogan di Barcellona. La
prima cosa che ho notato sono le sue larghissime strade. Quelle più
importanti: la Diagonal,
la Gran Via, la Rambla,
Passeig de Gracia, nonostante siano ad alta
densità di traffico, conferiscono alla città un
ampio senso di respiro.
Molti si muovono con le
biciclette sulle ciclabili
chilometriche e i bus,
mi risulta, sono puntualissimi. Una città solare
e vivibilissima, insomma! Barcellona è energia, fantasia, cultura, divertimento, alternatività,
multiculturalità. Ricordo con emozione le passeggiate
lungo la Rambla con i suoi numerosi locali e negozi
aperti fino a tardi. Mi soffermavo ad ammirare gli artisti di strada: mimi, giocolieri e ritrattisti impegnati
nella loro incredibile capacità. E poi scendere verso il
porto o risalire per ammirare i giardini o immergersi
nella spettacolare bellezza del panorama affacciandosi dalla terrazza del Montjuic...
Ricordo la forte suggestione provata al cospetto dell’imponente Sagrada, il bosco riprodotto all’interno
del Tempio con le colonne che somigliano ad enormi
platani che convergono al cielo, verso una divinità naturale. Ho ammirato a lungo quelle pareti, quei portali, quelle sale così strane e mai viste e le ho trovate
tremendamente belle ed affascinanti. La foto di gruppo
sotto le enormi guglie mi ha sorpresa con un’espressione sgomenta nel volto...
Come dimenticare le botteghe degli artigiani nella Ribeira, che di giorno animano il quartiere e di notte
fanno spazio a bar, ristoranti e locali alla moda? O le
passeggiate sulla Rambla lungo file di palme, mischiandosi alle frotte dei turisti di ogni nazione e provenienza? Come dimenticare la suggestiva cornice
delle stradine medievali con la presenza della chiese
in stile gotico?
E come dimenticare la serata di gala, quando profumati ed elegantissimi ci siamo incontrati al “El Asador
de Aranda”, nel caratteristico quartiere del Tibidabo,
quando i suonatori catalani si sono esibiti per noi e il
Presidente ci ha fatto dono di nacchere e fiori, gentile
omaggio a coronamento e commiato della caliente e
bella serata?
Adios e gracias, Presidente!
Che pranzo al
Pueblo Espanol!
In un villaggio da
fiaba posto sulle
alture di Barcellona, costruito
nel 1929 per
l’Esposizione
universale, i soci
della BCC di Formello e Trevignano hanno consumato un pranzo
da favola. Un affascinante villaggio, segnato da
stradine, piazzette, archi ornati da bouganville, glicini,
gerani, alberi di mariposa. La gente parlava da una finestra all’altra, i commercianti sostavano sulla porta
del proprio locale. Per il pranzo abbiamo mangiato la
famosa paella. È stata servita su un recipiente di almeno un metro di diametro portato con un bastone infilato nei due manici da due spagnoli in costume. Sono
passati vicino a ogni tavolo facendo venire l’acquolina
in bocca a tutti perché il profumo era proprio invitante. Sono stato il primo ad assaggiarla ma ho rischiato
un colpo apoplettico, perché la paella era bollente.
Poi ho mangiato a piccoli bocconi e ho potuto gustare
per intero la squisitezza di questo piatto. La paella è
preparata con tanti ingredienti. Il riso è la base, poi ci
si mette il pesce, i peperoni, i piselli e tanti altri condimenti. Quella che abbiamo mangiato era la paella
valenciana, perché c’era il pollo, mentre in quella catalana di Barcellona c’è solo il pesce. Che bella gita!
L'atmosfera di Lourdes
è coinvolgente
di Angelo e Maria Pia Del Monaco
IN VIAGGIO CON NOI VELA
Non me lo sarei mai aspettato. È che da quando sono
in pensione, non ho più un minuto di tempo; così mia
moglie Maria Pia si è attivata per l’iscrizione alla gita
per Lourdes. Non ci siamo interessati dei partecipanti
trevignanesi, dando per scontata la partecipazione se
non numerosa, perlomeno nutrita dei compaesani. Arrivati al pullman a Formello pronti per la partenza, stupore….. non c’era nessun altro di Trevignano, e i formellesi che ci guardavano stupiti: “ma so’ marziani
questi? Ndò vanno?”
Si parte regolarmente. Non ci siamo persi d’animo e
seduti all’ultimo posto del pullman iniziamo l’avventura. Non è stato né semplice né difficile, sarà per il
carattere gioioso dei formellesi o per la mia dedizione
alle fotografie, che ci siamo ritrovati e affratellati, con
lo scopo del comune divertimento. La gita a Lourdes
è stata entusiasmante, coinvolgente e travolgente. Migliaia e migliaia di persone partecipanti alla processione e…. non si sentiva una mosca volare. Tutti assorti nella preghiera. Una esperienza che non può
mancare in nessuno di noi.
Carcassonne, che bello, una fortezza inespugnabile e
conservata in modo eccellente. Barcellona poi non si
risparmia ai visitatori, piazze, fontane e cattedrali, tutte
bellissime, e “La Rambla” la via dello struscio…. con
le infinite bancarelle che facevano affaticare i mariti a
trattenere le consorti dalle spese matte (i più attivi Mario e Luciana Angelozzi). Non meno importanti sono
stati i ristoranti a Barcellona e la cena di gala… (poi le
signore tutte vestite a festa, erano bellissime). Che dire
poi dell’allegra e simpatica coppia Silvano e Vania
Marinelli, se non un grazie di cuore. Sì, è stata
un'esperienza positiva e da consigliare ai soci della
Banca di Credito Cooperativo che non l’hanno fatta,
e, credo che si debba fare un po’ più di pubblicità per
coinvolgere anche i soci di Trevignano, Anguillara e
Monterosi.
Un ringraziamento al Presidente, all'Ufficio Soci e a
tutte le persone che hanno speso il loro tempo per l’organizzazione e la buona riuscita del viaggio.
Lourdes
Una sensazione unica
di Carla Mampieri
Quando si parla di Lourdes si percepisce subito qualcosa di mistico, particolare, ma andarci e vedere con i
propri occhi è un’altra cosa. Poi ho saputo che la Banca
stava programmando la gita sociale Barcellona - Carcassonne - Lourdes, allora mi son detta che avrei partecipato con vero piacere perché sono anni che desideravo
andarci. Che dire? Le mie percezioni sono state tante e
credo che ognuno le viva a modo suo, ma c’è una cosa
che accomuna tutti:
la preghiera o la fiaccolata o la processione per i malati dove si
canta e si prega insieme a migliaia di persone, diverse fra loro
ma simili nei sentimenti. È prorio in
quei momenti che si
mischiano le lacrime
e i pensieri dove tu,
sano, pensi a quanto
sei fortunato a fare
ciò che altri non potranno mai fare. Credetemi, è una sensazione unica.
Commovente è stato il rosario detto nella grotta dell’apparizione dove tutti volgevano lo sguardo a Maria e nel
silenzio più assoluto si sentiva solo lo sciacquio del fiume che scorreva lento. Chi ha voluto di noi ha fatto anche il bagno in quell’acqua dove poi non capisci come
mai ne esci asciutto. A volte non porsi tante domande
aiuta di più che avere risposte. Io come tanti altri credo
di riandare in un prossimo futuro perché lì c’è qualcosa
che attrae. Credenti o non credenti c’è un filo conduttore che fa riflettere sul vero senso della vita. Grazie ancora alla nostra Banca.
15
VELA CONOSCERE ROMA
Una terrazza su Roma
Ai giardini di Villa Medici la prima gita sociale
del nuovo programma “Conoscere Roma”
16
CONOSCERE ROMA VELA
Tra imperatori e cardinali
Villa Medici è la sede dell'Accademia di Francia a
Roma. Appartiene alla Francia dal 1803, quando
Napoleone la acquistò dalla famiglia Medici. Fu
edificata sul sito della fastosa villa romana di Lucullo, terrazzata su più livelli. Dopo la morte di Lucullo, la villa fu contesa tra Valerio Asiatico e Messalina, moglie dell'imperatore Claudio. Un altro imperatore, Onorio, al tempo dell'Impero romano
d'Occidente, stabilì qui la sua sede. Secoli più tardi
fu acquistata da famiglie nobiliari e da cardinali.
Uno di questi, Ferdinando Medici, alla fine del Cinquecento diede alla villa il suo aspetto attuale, sia
al palazzo che ai giardini. Una terrazza con una
meravigliosa vista su Roma.
L'Accademia di Francia a Roma
Su consiglio del ministro Colbert, nel 1666 il re Luigi XIV fondò l'Accademia di Francia a Roma, per
favorire il soggiorno nella Città eterna degli artisti
francesi. “In Italia si incontra l'Europa”, si diceva
allora, quando pittori, scultori, eruditi e giovani aristocratici provenienti da tutta Europa concludevano
in Italia il loro viaggio di formazione. Gli artisti francesi dell'Accademia avevano anche il compito di
copiare le più belle statue romane per abbellire i
palazzi reali, in Francia. La sede dell'Accademia fino al Settecento era a Palazzo Mancini, in Via del
Corso, ma nel 1803 fu trasferita a Villa Medici. Con
i decenni, a pittori e scultori si aggiunsero musicisti
e compositori, e nel Novecento anche sceneggiatori, fotografi e scrittori.
I giardini
Attorno alla villa si estende un parco di quasi otto
ettari, composto da un giardino all'italiana, cioè
con siepi basse e geometriche, un boschetto e un
“pomarium”, un grazioso orto con alberi da frutta.
Alla fine del giardino c'è lo studiolo di Ferdinando
Medici, in due ambienti, di cui uno in restauro. Si
tratta di stanze affrescate con padiglioni, grottesche,
stemmi, cornici, creature fantastiche e allegorie delle stagioni. Alcuni dipinti mostrano con straordinaria precisione proprio Villa Medici, in varie epoche.
Una piccola gipsoteca conserva invece i gessi realizzati dagli studenti francesi che hanno soggiornato all'Accademia negli ultimi due secoli: è una sala-studio in cui quegli artisti hanno riprodotto le statue più belle dell'antichità romana, modello assoluto di bellezza e armonia. (A.F.)
Il calendario delle gite a Roma
Sabato 14 gennaio: Galleria di Palazzo Corsini
Il palazzo storico che ha ospitato la regina Cristina di Svezia oggi racchiude una delle più
sontuose collezioni artistiche legate ad una famiglia papale e comprendente anche Caravaggio, Rubens, Maratta e Giordano
Sabato 11 febbraio: Chiese del Gesù e di Sant'Ignazio
L'estetica, la catechesi e la propaganda dei Gesuiti rese attraverso due meravigliose chiese in
pieno centro storico, simboli della grande stagione della decorazione barocca romana.
Sabato 10 marzo: Palazzo Apostolico Lateranense
Baluardo del potere temporale del papa in piena Controriforma, è costituito dalle ricche stanze
affrescate dell'appartamento nobile e dalle splendide collezioni del museo storico
Sabato 14 aprile: Chiesa di Santa Cecilia e il rione Trastevere
Una passeggiata attraverso gli angoli meno noti del quartiere, con particolare attenzione alla
chiesa sorta sulla casa della giovane martire e decorata con celebri affreschi medievali
Sabato 12 maggio: Giardini Vaticani
Il segreto incanto di viali alberati che raccontano la storia millenaria della cittadella papale,
con fontane, sculture e monumenti di epoche diverse racchiusi nelle mura vaticane
Sabato 9 giugno: Villa Adriana di Tivoli
Un tuffo nella Roma imperiale alla scoperta della villa del più filosofo tra i sovrani, amante
della Grecia classica e cultore di una passione antiquaria ispirata ai miti egizi
17
VELA NAVIGARE NELLA STORIA
Epitaffio d'amore
Con i barbari ormai per le strade della Città eterna,
Rutilio Namaziano è l'ultimo cantore
di una romanità al tramonto
Della Roma imperiale descritta da Svetonio e dagli altri
scrittori latini ben poco rimaneva dopo oltre quattro
secoli. Solo orgogliosi ricordi di quel formidabile esercito che imponeva la sua forza su un immenso territorio, che andava dalla Scozia alla Mesopotamia, dalla
Libia al Mar Baltico, dal Mar Morto alla Lusitania.
Una macchina possente che si muoveva su un immenso reticolo di strade disseminato di fortezze e di nuove
città costruite dall’estro di architetti romani e sulle quali
veicolava la cultura e la civiltà fin nei recessi più re18
moti dell’Impero. Dal 378 e fino alla deposizione di
Romolo Augustolo, ultimo Imperatore, nel 476, bande
di invasori si riversarono in Italia ed occuparono Roma
e le sponde africane del Mediterraneo.
Il declino dell'Impero
Finiva così un mito, un sogno ed un tipo di Stato dalla
forza prorompente che ovunque arrivava lasciava come per incanto imponenti opere d’arte come ponti, acquedotti e anfiteatri. Ne fu la causa una civiltà divenuta
troppo raffinata, per certi versi decadente, più votata
ad una vita gaudente che tesa alla salvaguardia del
pubblico bene. Ma la baldanzosa e feroce discesa degli Unni traeva origine anche da una insopportabile
pressione fiscale imposta alle sterminate province, che
riduceva alla fame intere regioni. E non c’erano più
soldati “romani” nelle legioni, costituite e comandate
ormai da soldati germanici, disposti ancora a sopportare le dure leggi della via militare. Ma il loro cuore
non batteva per la Città eterna.
In quel tempo poi si era affermata la nuova dottrina
del cristianesimo, da cui la popolazione umana traeva
un diverso conforto e una convinta speranza. Nuove
strutture sociali pian piano soppiantarono l’organizzazione civile dello Stato che dovette cedere l’importante
potere religioso ai nuovi sacerdoti cristiani: dall’accettazione delle regole imposte da un potere assoluto alla
condivisione di valori trascendenti. Il paganesimo d’altronde non dava più adeguate risposte alle problematiche esistenziali, ridotto com’era alla monotona ripetizione di antichi rituali e liturgie aderenti soltanto al
costume tradizionale romano e prive di messaggi liberatori che le nuove filosofie stavano invece imponendo. Una pluralità di cause dunque contribuì al declino
sempre più rapido di un impero fino alla sua consunzione. Su queste rovine Claudio Rutilio Namaziano
scrisse “De reditu suo”.
Le invasioni barbariche
Rutilio Namaziano era originario della Gallia Narbonese. Nacque da famiglia benestante, proprietaria di
vasti latifondi. Appena ragazzo seguì il padre a Roma
a cui l’imperatore Onorio aveva assegnato il governatorato della Tuscia e dell’Umbria. Di profonda cultura
classica, anche Rutilio ebbe occasione di percorrere
un cursus honorum di tutto rispetto fino a diventare
prima Magister Officiorum nel 412 e poi Praefectus
Urbis nel 413.
Amava immensamente Roma, i suoi monumenti, la
sua lunga storia, specialmente la cultura con la quale
aveva illuminato il mondo. Scriveva: “Ascolta regina
del mondo che hai fatto tuo, o Roma, ascolta negli stellati cieli, ascolta, madre di uomini e di dei”. Con dolore prendeva atto della decadenza morale di un popolo un tempo dominatore del mondo e della insipienza militare degli ultimi Imperatori che consentì ripetute
invasioni di orde barbariche.
Siamo nel 415 d.C. L’impero romano stava crollando
sotto le brutali incursioni di eserciti venuti dal freddo.
I Visigoti di Alarico - che amava e nel contempo odiava la capitale dell’impero – l’avevano saccheggiata
cinque anni prima. Più tardi scesero gli Unni di Attila
e i Vandali di Genserico.
Spogliarono case e palazzi imperiali, templi e lussuose
dimore della nobiltà romana. Stuprarono e uccisero.
Rutilio assistette alla rovina della città che riteneva anche sua, quantunque straniero, per avervi ricoperto numerose cariche pubbliche. Una città splendente di
marmi giunti dalle più lontane cave dell’impero, lastricata di opere d’arte mai viste fino ad allora, cosmopolita, dominatrice dei popoli.
Le invasioni barbariche stavano minacciando tutta
l’Europa e quindi anche la Gallia Narbonese, dove la
famiglia Namaziano possedeva ville e terreni che bisognava in ogni modo difendere. Rutilio fu quindi obbligato a fare ritorno alla sua terra lasciando così Roma, che era “ciò che piace senza fine”.
Il viaggio per mare verso la Gallia
Parte all’inizio dell’inverno del 415. Non risale però
l’Italia utilizzando le consolari, perché distrutte o occupate da un fiume di barbari che spogliavano città e
villaggi di ogni bellezza, ma intraprese per prudenza
la via del mare salpando da Ostia. Un lungo viaggio
con frequenti tappe, ora prolungate, ora brevi, per l’inclemenza del tempo.
Nel risalire la costa tirrenica con la morte nel cuore
scrisse “Il ritorno” (“De reditu suo”), un accorato e appassionato atto d’amore verso la Città eterna alla quale
ognuno doveva chinarsi: “lo stesso Tevere trionfalmente coronato di canne, pieghi le docili acque alla vita
di Roma e a te che porti tra le placide sponde opulenti
traffici qui, giù dalla campagna; là, su dal mare”. Un
corposo “epitaffio” scolpito sulle tavole della storia di
un mondo morente.
Inizia così un viaggio con un piccolo drappello di barche al seguito, sempre in vista dalla costa, ma sufficientemente distante per evitare gli attacchi degli eserciti invasori.
Con il tormento nel cuore scriveva: “Non lontano dal
cielo siamo noi quando ci troviamo nei tuoi templi…
Tu spargi i tuoi doni eguali ai raggi del sole. Non ti fermarono le sabbie infuocate della Libia, non l’estrema
terra armata di ghiaccio ti respinse. Facesti una patria
sola di genti diverse… perché tu trasformasti gli uomini
in cittadini e una città facesti di ciò che prima non era
che un globo”. Più su, costeggiando l’Etruria, di cui era
stato Prefetto, rivolge un caldo e mesto saluto alle rive
del mare “corrose dal tempo e dalle onde”. All’altezza
di Inuo, piccolo centro abitato nei pressi di La Spezia,
anch’esso fatto oggetto delle scorrerie barbariche, annota la decadenza del luogo, guardato dall’alto “da
una piccola immagine di pietra. È di chi reca sulla
fronte le corna”.
Ne “Il ritorno” vengono annotati paesaggi distrutti e
vestigia spettrali del passato. Resta ignota la fine di Rutilio Namaziano: di lui rimane questo componimento
in distici elegiaci, ultima testimonianza letteraria della
latinità classica che emana i raggi di una romanità al
tramonto. (G.P.)
19
VELA LE MIGLIORI TESI DI LAUREA
Quanta spiaggia
avremo tra 50 anni?
Uno studio sperimentale sulle
barriere frangiflutti
FEDERICA GUADAGNOLI,
NEO-LAUREATA IN INGEGNERIA CIVILE
DI
L’ambiente costiero è un sistema altamente dinamico, interessato da
fenomeni erosivi dipendenti da fattori quali il moto ondoso, le correnti e le maree, che combinati con
un’attività antropica spesso incontrollata, determinano l’arretramento
di circa 1 metro di spiaggia ogni anno. Il 42% delle coste italiane, infatti, è in erosione (2000 km).
La necessità di risolvere questo problema ha portato all’impiego di
barriere frangiflutti, termine che indica, nell’ambito dell’Ingegneria
costiera, un insieme di opere di difesa opportunamente create per la
salvaguardia dei litorali, differenti
per forma, materiali utilizzati, dimensioni e posizionamento.
Durante lo svolgimento della tesi di
laurea è stato condotto uno studio
sperimentale incentrato sul comportamento idraulico di barriere
sommerse, poiché, nonostante il
largo impiego di queste opere,
20
estremamente efficaci per la dissipazione dell’energia del moto ondoso, non sono ancora completamente conosciute le relazioni matematiche che ne regolano il comportamento. Ai fini progettuali sarebbe importante poter dimensionare le strutture senza dover ricorrere all’ausilio di modelli in scala.
Ciò si tradurrebbe in una sensibile
riduzione di costi e tempi di progettazione.
Il lavoro di ricerca è stato svolto
presso il Laboratorio di Idraulica del
Dipartimento di Ingegneria civile di
Roma Tre; le prove sono state effettuate studiando onde monocromatiche e onde random, variando la
sommergenza della barriera.
Le scogliere sommerse sono costituite da strati di massi naturali o artificiali di diverse dimensioni; la stabilità dell’intera struttura è legata all’inclinazione verso il largo del paramento lato mare; su questo o sul-
la sommità della barriera (berma)
avviene il frangimento dell’onda,
necessario per la dissipazione
dell’energia del moto ondoso.
Le barriere sommerse hanno trovato largo impiego nel campo della
difesa dei litorali, grazie al ridotto
impatto ambientale prodotto e alla
loro efficacia nell’attenuazione
dell’erosione costiera. Queste strutture non presentano gli inconvenienti tipici delle classiche scogliere
emergenti, in quanto limitano la riflessione dell’onda incidente sulla
barriera, che può causare un profondo scavo al piede dell’opera,
mettendone quindi in pericolo la
stabilità. Inoltre garantiscono un
sufficiente ricambio idrico nella zona protetta, in modo che questa
non assuma un carattere semi-lagunare. Assicurano quindi una buona
qualità dell’acqua e una migliore
fruibilità balneare, limitando infine
i pericoli legati alla balneazione e
alla navigazione.
Al termine dello studio sperimentale si può affermare che strutture debolmente sommerse hanno maggiore efficacia sulla laminazione
dell’evento ondoso. Infatti, diminuendo la sommergenza si ottengono barriere capaci di abbattere
sensibilmente la trasmissione del
moto ondoso.
LE MIGLIORI TESI DI LAUREA VELA
Il restauro del Liberty
Il Palazzo degli Ambasciatori al
“quartiere Coppedè” di Roma
LAURA SANGREGORIO,
NEO-LAUREATA IN ARCHITETTURA
DI
Il Liberty è un movimento stilistico
dal gusto modernista che in Italia
si diffonde tra la fine del 1800 ed
i primi decenni del ‘900 e che affonda le sue radici nelle innovazioni tecnologiche dovute al processo industriale.
È uno stile che si pone a servizio
di edifici privati della classe borghese in ascesa, che vuole mostrare il suo potere e le sue ricchezze
attraverso edifici dal forte impatto
visivo dato dall’uso di elaborati
apparati decorativi in cemento,
materiale plasmabile e che, con le
tradizionali tecniche e lavorazioni, permette l’ottima simulazione
di materiali naturali più costosi.
L’apparato decorativo è quindi il
principale aspetto dello stile costituendo una vera e propria sovrastruttura alla struttura dell’edificio.
L’artista è in bilico tra il bisogno di
rinnovamento, dato dalla rivoluzione industriale con i nuovi materiali e i processi creativi in serie,
e il bisogno di rimanere attaccato
al passato rappresentato dall’artigianato e dalla tradizionale produzione manuale; si trova nella paura che il processo industriale e
l’innovazione tecnologica possano determinare la perdita di identità e di importanza dell’arte, privandola della sua unicità. La produzione di questo periodo di conseguenza unisce le due realtà utilizzando materiali di nuova invenzione secondo l’uso di tecniche
ancora artigianali, creando così
molti materiali ormai oggi fuori
produzione e che molto spesso
sono anche irriproducibili, in
quanto invenzioni in una fase di
sperimentazione.
Le immagini che abbiamo dei
palazzi monumentali in questo
stile, come l’immagine recente
del “quartiere Coppedè” a Roma,
sono opere “rimesse a nuovo”,
edifici che subiscono interventi
di ripristino attraverso tinteggiature che comportano variazioni
tonali e appiattiscono le superfici. Un mancato riconoscimento
delle ragioni storiche e tecniche
di questi materiali porta quindi a
non capire la destinazione a vista
delle superfici che hanno il loro
valore nella texture e finitura superficiale.
Il palazzo degli Ambasciatori nel
quartiere Coppedè, edificato tra il
1916 ed il 1921, mantiene ancora
le caratteristiche originali degli
edifici in stile Liberty e, non avendo subito nessun intervento, suggerisce il valore storico-artistico
espresso nei materiali, nelle lavorazioni di finitura e nella gerarchia
degli elementi di facciata. Poche
sono le ricerche specifiche a riguardo e gli approfondimenti di
natura tecnologica intesi ad indagare materiali, modalità esecutive,
finiture, colorazioni degli impasti
e messa in opera.
Da tale mancato riconoscimento
discende una pratica di restauro
sbagliata che danneggia i manufatti; un intervento di restauro conservativo, accompagnato da una
padronanza tecnica ed un’adeguata conoscenza delle caratteristiche costruttive e costitutive, sarebbe invece un approccio più
consono.
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VELA LIBRI
Tre libri scritti da nostri soci
o da figli di soci raccontano
ognuno a suo modo l'intreccio
tra realtà e immaginazione.
Gino Polidori ha ricostruito un
giusto processo per Nerone
studiando le cronache del tempo,
Valentina Del Monaco ha raccolto
le suggestive atmosfere del lago di
Bracciano, mentre Dario Giardi
e Francesca Brocchetta
ci accompagnano in cinque
itinerari insoliti nei misteri
di Roma. Tre libri da leggere o da
In pochi personaggi come Nerone realtà e mito si sono mischiati in tinte così forti: la sua storia è diventata
fin da subito leggenda, mentre la sua leggenda sembra
avere la veridicità della storia. Gino Polidori, già autore di “Insieme a Svetonio negli archivi imperiali”,
ha riletto scrupolosamente le pagine dei grandi storici
latini per raccontare la vita dell'Imperatore, dalla giovinezza alla conquista del potere e al tragico epilogo
finale, sempre con uno stile avvincente che lascia intravedere le più intime pieghe interiori dei protagonisti. Ma è anche una “biografia sociale”: attraverso le
vicende di Nerone conosciamo la vita della città, le
strutture dello Stato, i complotti del palazzo tra giochi
di potere, amori e avvelenamenti. Per separare finalmente la realtà dalla leggenda, Polidori ha immaginato un vero e proprio processo, in cui davanti ad una
Corte giudicante la Difesa e l'Accusa si confrontano
senza esclusione di colpi. A prendere la parola sono
Svetonio, Seneca, Tacito, Marziale, Cassio Dione, Flavio Giuseppe e il prefetto Burro. I capi d'accusa nei
confronti di Nerone sono quattro: l'incendio di Roma
e il concorso negli assassinii della madre Agrippina,
della moglie Ottavia e del fratellastro Britannico. Confrontando le fonti, dal dibattimento emergono falsità,
pettegolezzi e verdetti sorprendenti, come l'assoluta
non colpevolezza di Nerone riguardo all'incendio che
devastò la città nel luglio del 64.
NERONE
UN GIUSTO PROCESSO
GINO POLIDORI
regalare nel periodo di Natale.
Nerone di fronte
al tribunale della storia
Gino Polidori
NERONE
UN GIUSTO PROCESSO
MILIGRAF EDIZIONI
Gino Polidori
Nerone. Un giusto processo
Miligraf, 2011
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LIBRI VELA
Vedute e paesaggi
delle comunità del Lago
Alla ricerca
della Roma più segreta
La tesi di laurea di Valentina Del Monaco, figlia di soci, di cui avevamo parlato in precedenza sulla nostra
rivista, è diventata finalmente un volume, pubblicato
dal Consorzio Lago di Bracciano. Dopo un'agile introduzione storica, il catalogo delle opere passa in rassegna dipinti e disegni sul lago e le sue genti, a partire
dalla “Scena della vita di Gentil Virginio Orsini”, il
grande affresco datato 1491 visibile nella Sala dei Trofei di caccia del Castello Odescalchi di Bracciano.
Opera dopo opera, si susseguono oli su tela dai colori
vivaci e delicati disegni a matita vergati durante il
viaggio attorno al lago da Paul Bril, Claude Lorrain,
Gaspar van Wittel, Jacob Philippe Hackert e Edward
Lear, grandi nomi della pittura di paesaggio che sono
rimasti affascinati dalla bellezza del nostro territorio
e lo fecero conoscere in tutta Europa. E forse a Paul
Bril è da attribuire uno straordinario disegno a penna
conservato al Museo del Louvre di Parigi, che Valentina ha identificato con Anguillara. La cittadina sul lago vi appare cinta da possenti mura, con numerose
torrette difensive che sormontano i tetti del piccolo
borgo e circondano l'inconfondibile Chiesa della Collegiata. Tra Sette e Ottocento, con il diffondersi delle
nuove sensibilità del pittoresco, altri artisti percorsero
le sponde del lago raffigurando le comunità in inediti
scenari, avvolte nella bruma oppure accerchiate da
alberi e cespugli, tra storia e natura.
Nel corso del suo viaggio in Italia, quando Goethe arrivò a Roma, scrisse: “in questo luogo si riallaccia l'intera storia del mondo e io conto d'esser nato una seconda volta, d'esser davvero risorto”. Con questo stesso
atteggiamento di amore e di incanto, Dario Giardi e
Francesca Brocchetta hanno scritto una guida sentimentale della Città eterna, tra le maestose rovine della
classicità, i vicoli medievali e le grandi piazze rinascimentali. Itinerari insoliti che hanno permesso di guardare con luce nuova alle bellezze della Capitale. Dario
è figlio di soci, scrittore, fotografo ed esperto di ecologia, mentre Francesca ha studiato a lungo la simbologia
pagana e cristiana che si avvicendano continuamente
nella storia di Roma. Colpisce la capacità degli autori
di immedesimarsi nella vita quotidiana della città, come quando immaginano “l'atmosfera ribollente del Circo Massimo, le emozioni che si fanno più forti, gli urli,
le grida di giubilo e di spavento, il brontolio dei delusi
e gli applausi”. Cinque itinerari tematici permettono così di rivivere le antichissime leggende di fondazione
della Città, di ripercorrere le strade verso Roma proprio
come doveva fare un viaggiatore del II secolo d.C., di
esplorare la miriade di culti professati da una popolazione ormai cosmopolita, di seguire i percorsi dell'acqua tra acquedotti e fontane, di interpretare i simbolismi nascosti che ne fanno una delle città più magiche
del mondo.
Valentina Del Monaco
Vedute del territorio del Lago di Bracciano
Consorzio Lago di Bracciano, 2011
Dario Giardi e Francesca Brocchetta
Roma. Misteri e itinerari insoliti tra realtà e leggenda
Polaris, 2011
23
VELA I SOCI RACCONTANO
Vengo dal mondo della campagna. Mio padre Orazio era marinaio ma a Trevignano ha fatto
l'agricoltore. Era specializzato in
frutticoltura e coltivava peschi e
aranci. Partecipava alle fiere internazionali e vinse dei premi. In
paese avevamo anche una rivendita di sali e tabacchi.
Per certi versi quel piccolo negozio è all'origine della Cassa rurale ed artigiana di Trevignano: con
mio padre e mio fratello andavo
a prelevare il sale e i tabacchi nel
deposito dei Monopoli di Stato a
Ronciglione. Bisognava fare un
versamento all'Ufficio postale e
poi alla Cassa rurale. Lì conoscemmo Primitivo Giordani, il
direttore, che disse a mio padre:
“Ma perché non fondiamo una
Cassa rurale ed artigiana anche a
Trevignano?”.
In quegli anni Trevignano stava
vivendo una certa ripresa economica. Attorno al lago, l'avvicendarsi di giornate assolate e di
notti umide favorisce l'agricoltura, oggi come allora: un microclima meraviglioso che permetteva di raccogliere gli ortaggi
quindici, trenta giorni prima che
in altre zone della Tuscia o della
Campagna romana. Molti trevignanesi coltivavano la vite e i
pomodori e rivendevano i prodotti agricoli sui mercati di Roma
e Viterbo. C'era anche chi si riforniva di ortaggi, meloni e cocomeri nelle aziende di Maccarese
e di Torre in Pietra. I nostri pomodori arrivavano anche sui banchi
di Bologna e di Milano. Qui a
Trevignano era aperto il conservificio “3A”: le 3 A stavano per
“Azienda Agricola Alimentare”.
Ma a Trevignano una banca non
c'era. Bisognava andare a Bracciano, dove c'era uno sportello
del Banco di Santo Spirito. Per
tanti era un problema perché
non erano abituati a frequentare
24
Antonio
Luciani
un'altra comunità. E solo chi
aveva solide garanzie riusciva ad
ottenere dei finanziamenti. Per di
più, qualcuno aveva perso i propri risparmi quando, anni prima,
fallì la Banca romana, ed era
molto scettico sull'apertura di
una nuova banca.
Noi, però, volevamo raccogliere
quell'invito di Primitivo Giordani. Si formò in paese un comitato
promotore. Più volte tentammo
di raccogliere davanti al notaio i
trenta soci fondatori previsti dalle
legge. Poi accadde che l'amico
Ermete Avincola coinvolse gli avventori del suo bar per formare il
numero legale e sottoscrivere
l'atto costitutivo, il 9 febbraio
1958. Mio padre anticipò i soldi
per i soci fondatori che in quel
momento non ne avevano. Il primo ad aprire un conto corrente
nella nostra nuova Cassa rurale
fu Bernardino Montanucci. Conoscevamo i soci promotori della Cassa di Formello, costituita
pochi mesi più tardi.
Io ero allora un giovane ragioniere e con passione iniziai a lavorare alla Cassa rurale. Ricordo
che andavo casa per casa per
convincere i padri di famiglia a
depositare da noi i loro risparmi.
La Cassa rurale non solo accompagnò lo sviluppo del paese, ma
si impegnò in tante iniziative sociali, costituendo la Cooperativa
Agricola Trevignano, che reimpiantò vigneti specializzati, la
Cooperativa edilizia Sabate, che
con finanziamenti agevolati permise a molti di costruire una casa, e il Centro Sportivo e Culturale “Trevignano”, che riunì tanti
giovani in anni in cui qualche ragazzo fu tentato dalla droga. Ho
sempre considerato il credito un
servizio alla comunità. Anche
quando sono stato eletto sindaco
del paese, nel 1964, mi sono impegnato nella creazione di opere
pubbliche, come le scuole e il
campo sportivo.
Negli anni Sessanta all'agricoltura si aggiunse il turismo. La Cassa
rurale concesse dei prestiti a coloro che volevano ammodernare
le aziende agricole o aprire attività di ristorazione. Gli ingredienti per la crescita economica
e sociale di Trevignano c'erano
tutti. Fino ad allora era mancato
il lievito. Il lievito fu il credito
cooperativo.
Nel prossimo numero:
La riforma fondiaria degli anni Cinquanta
in una ricerca storica sostenuta dal Credito cooperativo
BCC
CREDITO COOPERATIVO
Formello
e
Trevignano Romano
BCC
CREDITO COOPERATIVO
Formello
e
Trevignano Romano
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