Berlusconibagnodifolla eultimatumaBersani

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Berlusconibagnodifolla eultimatumaBersani
CON IL PDL
ANNO LXI N.88
Berlusconi bagno di folla
e ultimatum a Bersani
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Dopo Monti, Prodi:
ma gli italiani che hanno
fatto di male per vivere
con lʼincubo dei Prof?
Girolamo Fragalà
«Benvenuto, futuro presidente». Una sola persona
glielʼha detto, in quel di
Lucca, alla presentazione di
un libro. E lui, con un sorriso
beato, ha anche fatto il tipo
scherzoso, colpendo lʼinterlocutore con un giornale arrotolato. Le sue prime parole
da possibile, futuro inquilino
del Colle (nel giorno in cui
lʼinserimento nella rosa delle
“quirinarie” di Grillo gli fa sognare una convergenza
Ms5-Pd sul suo nome) sono
state memorabili e tipiche del
suo vocabolario: «Spero che
lʼItalia abbia un futuro migliore». Bontà sua. Romano
Prodi si sta leccando i baffi,
comincia a crederci, sʼè convinto di essere in pole position nella corsa al Quirinale e
fa lo scaramantico. Il cerchio
si chiude, è il progetto acchiappatutto di Bersani. Quel
che il Prof e il Pd fingono di
non capire è che una sua
elezione sarebbe il suicidio
politico della sinistra. In una
stagione nuova – che vede
saltati tutti i vecchi schemi –
forzare la mano per “piazzare” un personaggio di
basso gradimento popolare e
destinato a creare ulteriori divisioni significherebbe fare
un salto nel vuoto e perdere
di credibilità. Eppure basterebbe un giro negli autobus e
qualche minuto sul web per
tastare il polso alla gente. Il
Pd capirebbe che gli italiani
non hanno affatto la memoria corta, anzi. Spuntano
come i funghi i gruppi che
non vogliono Prodi presidente, con migliaia di iscritti,
impazzano immagini dello
stesso Prodi ora abbracciato
con Bersani e ora abbracciato con Monti, vengono riciclate le istantanee delle
sue scorrazzate in bicicletta
e le foto-ricordo dei festeggiamenti con Veltroni e
DʼAlema per lʼentrata dellʼItalia nellʼeuro, con il cambio
più inconcepibile della storia
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d’Italia
domenica 14/4/2013
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Alfano avverte Bersani:
«No ai governicchi,
altrimenti è meglio
andare subito al voto...»
TAORMINA PAG.2
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AMBROSIONI PAG.3
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REDAZIONE PAG.7
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Squinzi “bastona”
i responsabili dello stallo:
«Ci hanno fatto perdere
un punto di Pil»
Amendola debutta
nella regia con un film
di sport e dʼamicizia:
“La mossa del pinguino”
monetaria internazionale che
ha “ammazzato” le famiglie
come poi le ha “ammazzate”
Monti. Non a caso sono chiamati tuttʼe due Professore. Ma
su Facebook gira vorticosamente soprattutto la celebre
frase di Prodi, che andrebbe
scolpita nelle pietre: «Con
lʼeuro lavoreremo un giorno di
meno guadagnando come se
lavorassimo un giorno di più».
Invece di avere lʼambizione di
fare la scalata alla presidenza
della Repubblica, Prodi provi a
spiegare agli italiani che la
colpa delle loro difficoltà economiche non è in gran parte
sua. Se ci riesce. A sua volta
Bersani provi a spiegare per
quale motivo vuole Prodi al
Quirinale. Se ci riesce. Ma so-
prattutto Prodi e Bersani abbiano la pazienza di ascoltare
le risposte della gente. Se ci
riescono. Non basta farsi chiamare Professore per avere il
lasciapassare politico. Monti
docet. E in tanti cominciano a
chiedersi: che abbiamo fatto
tanto di male per dover avere
sempre un Professore tra i
piedi?
Luca Maurelli
Quando non si ha nulla da dire,
meglio dirlo in inglese, avrà pensato Ignazio Marino, anzi mister
Marino, che fa più effetto, soprattutto se col tuo vero nome italiano
ti conoscono in pochi nelle borgate capitoline. La sua proposta
di fare il confronto tra i candidati a
sindaco di Roma in lingua straniera, “per far emergere chi ha
spessore internazionale”, è una
delle idee più bizzarre che si sia
mai ascoltata in una competizione elettorale nellʼUrbe dai
tempi dellʼelezione del primo console, Lucio Tarquinio Collatino,
nel 507 A.C. Immaginate un giro
a Corviale, con Marino che ar-
ringa la folla: “Please, please,
vote for me, my friends”. “Aò, ma
che stai a dì”, potrebbe essere la
risposta più educata. O un confronto in tv dove il giornalista
chiede a mister Marino, “noio volevam savuar”, alla Totò, e lui
sfoggia un accento oxfordiano “to
explain” che vuole fare per le
buche e il traffico. «Allora facciamolo in rumeno, il confronto…»,
ironizza Sandro Medici, della lista
Repubblica Romana, in riferimento allʼattenzione che Marino
dedica alle popolazioni transumanti dai Paesi dellʼest. Ma cʼè
anche chi prende sul serio la proposta del chirurgo nato a Genova, perché lo snobismo, con i
romani, che in quanto a lingue
nobili non si ritengono secondi a
nessuno, è una colpa politica da
stigmatizzare. È il caso di Gianni
Alemanno: «Qualcuno ha delle
tendenze elitarie, si sente con la
puzza sotto il naso, ma il sindaco
di Romadeve parlare alla gente in
termini chiari e comprensibili da
tutti». Eppure se mister Marino insiste con lʼinglese forse non è un
caso: le Primarie le ha vinte con
abbondante e fotografato sostegno delle comunità di immigrati,
zingari e nomadi. Che come si intuisce, lʼitaliano lo masticano
poco. Forse neanche lʼinglese,
ma in fin dei conti, nel dubbio,
meglio non farsi capire.
Mister Marino vuole parlare ai romani in inglese.
Così lo capiscono meglio gli stranieri e i Rom…
Alfano avverte Bersani: «No ai governicchi,
altrimenti è meglio andare subito al voto...»
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Giovanna Taormina
Pier Luigi Bersani torna a
dire “no” all'ipotesi di larghe intese. E neanche gli
appelli che arrivano dalle
parti sociali, dagli imprenditori e dal capo dello
Stato, sembrano indurlo a
una posizione più dialogante con il centrodestra.
Ma il Pdl non ci sta: si è
perso troppo tempo a
danno delle imprese e
delle famiglie. «Noi diremo
ancora una volta agli italiani che con un Paese in
crisi c'è necessità di un governo forte e non di un governicchio. Se la sinistra
non è in grado di assumersi questa responsabilità allora è meglio andare
a votare». Angelino Alfano,
conversando con i cronisti
si è detto convinto che in
caso di elezioni «i cittadini
indicheranno chiaramente
chi sarà la maggioranza ed
io credo che abbia un leader con un nome e cognome: Silvio Berlusconi».
Quanto alla scelta del prossimo presidente della Repubblica, per il segretario
del Pdl «occorre una figura
che rappresenti l'unità nazionale. Il presidente Berlusconi è stato il primo a dire
che bisogna lavorare per
l'Italia e a indossare la maglia azzurra della Nazionale. Bersani ha pochi
giorni di lavoro per dimostrare di farlo per l'Italia e
per non indossare la ma-
glietta rossa del suo partito». Sulla stessa linea
anche Renata Polverini:
«Noto che Bersani continua
ad arroccarsi sulle sue posizioni senza voler capire che
è necessario, per uscire da
questo stallo, un governo di
larghe intese. Basta con i
giochi di palazzo e potere,
ma rendiamoci conto – ha
detto la deputata – che per
rispondere alla recessione e
dare un aiuto ai milioni di disoccupati occorre un esecutivo stabile altrimenti l'unica
soluzione sarà il ritorno alle
urne». Dal canto suo, Renato Schifani ha osservato:
«È giunto il momento di
prendere la decisione su un
governo solido senza alchimie e abbandoni di aula. Io
da presidente del gruppo
del Pdl non chiederò mai ai
miei senatori di abbandonare l'aula. Siamo da cinquanta giorni senza che il
Paese abbia un governo e
la responsabilità è ascrivibile al Pd».
Alemanno incontra gli abitanti Altri due miliardi di ticket nel 2014,
Enasarco: non ci saranno
Balduzzi: sono insostenibili
interventi di forza pubblica
Redazione
Per cercare di risolvere il problema
degli abitanti dei 57 appartamenti
Enasarco di via dei Prati Fiscali
«l'unica possibilità che abbiamo è
quella di riproporre al nuovo Parlamento una norma di legge che modifichi la situazione». Lo ha detto il
sindaco di Roma, Gianni Alemanno,
incontrando i cittadini che vivono nelle case dell'ente previdenziale privatizzato Enasarco che hanno denunciato
prezzi di vendita troppo alti rispetto al reale valore di appartamenti «in palazzi che hanno problemi di stabilità». E
mentre il delegato all'emergenza abitativa Cristiano Bonelli
ha spiegato che «si cercherà di aprire un tavolo con l'Enasarco per lo stabile in questione con un confronto sulle perizie», il sindaco ha tranquillizzato gli abitanti dicendo che
«il prefetto ha garantito il non intervento della forza pubblica per eventuali sfratti». «È inaccettabile quello che sta
accadendo perché qui ci sono i soldi di tutti gli italiani» e
l'Enasarco non può «pensare di fare profitti in questo
modo». Per quanto riguarda la campagna elettorale, domani Alemanno avrà un incontro con una delegazione della
Destra, per parlare del programma e della coalizione proprio in vista delle prossime elezioni amministrative.
Franco Bianchini
Oltre ogni limite, in una situazione di per sé gravissima. Altri
due miliardi di ticket, che entrano in vigore dal primo gennaio 2014, «sono insostenibili
per i cittadini e per il Servizio
sanitario». Lo afferma il ministro della Salute Renato Balduzzi, commentando i dati del
2012. La manovra sui ticket
sarà «una delle prime decisioni
che attenderà il nuovo governo.
Quello sui ticket è un allarme
che ho lanciato da tempo. Ma
non siamo impreparati perché
abbiamo lavorato per preparare
una risposta» che andrà però
trovata dal prossimo esecutivo.
Altri due miliardi, spiega il ministro «non sono sostenibili né
per il forte impatto che avrebbero sugli italiani» che già
hanno sborsato nel 2012 4,4
miliardi di euro, ma anche «perché accelererebbero una tendenza che già esiste a
rivolgersi al privato-privato». E
se è vero che chi si rivolge al
privato «non grava sul servizio
pubblico» è altrettanto vero che
«il sistema ha bisogno di organizzarsi» e che una “fuga”
verso il privato «rischia di mettere in forse le caratteristiche
proprie del nostro sistema,
l'universalità e la globalità della
copertura». Peraltro, «anche
alla luce di quello che si sta verificando sui ticket esistenti non
è nemmeno detto che altri ticket possano concorrere all'equilibrio»
della
finanza
pubblica. Seguendo i principi di
«economicità, equità ed efficienza» il sistema della compartecipazione ha bisogno di
una riforma, «ticket, franchigia,
quel che si vuole, purché si
prenda una decisione. Non lo
possiamo più fare noi ma certamente metteremo a disposizione del prossimo governo il
frutto del nostro lavoro».
Squinzi “bastona” i responsabili del non governo:
«Ci hanno fatto perdere un punto di Pil»
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La depressione
economica colpisce
anche le casalinghe:
300mila in meno
Antonella Ambrosioni
Il tempo è scaduto e la ricreazione è finita. È
molto più che uno sfogo quello del numero uno
di Confindustria alla platea di Torino, è un atto
d'accusa vero e proprio che inchioda i principali attori dello stallo italiano alle loro responsabilità. Giorgio Squinzi di fronte alla platea
degli imprenditori non usa perifrasi. Dopo il voto
«siamo a più di 50 giorni di inerzia totale», il
che è «rischioso e costoso. Grosso modo abbiamo contato di aver buttato un punto di Pil»,
con «il peggior risultato che potessimo immaginare: la vittoria del non governo». La radiografia è, purtroppo per gli italiani, ineccepibile.
E ora parlare di crescita è «un miraggio», aggiunge. «Come vostro presidente, e come italiano, chiedo di non vivere così». Parole
durissime, di fronte a cifr, del resto, impietose.
Nei numeri della crisi, rileva Squinzi, «è nascosta tutta l'inadeguatezza di un sistema politico
che strangola quelle creature che dice di amare
e che dice di voler amministrare». Questi numeri, continua, «sono il frutto del non governo,
della mancanza di quel minimo di responsabilità da parte di tutti di sospendere le ormai più
che ventennali ostilità e dare un governo al
Paese in un momento così drammatico». Messaggio al Pd, a Bersani e all'ipotesi di governissimo
ancora
accantonata.
«Personalmente», aggiunge il leader degli industriali, «mi sono stancato di cercare di capire
e di comprendere questo gioco dell'oca in cui,
tutti i giorni, torniamo alla casella di partenza».
Confindustria chiede un governo, ma «non un
governo qualunque». Serve «un governo di
qualità, di alto profilo, di capacità politica elevata, che percepisca e sappia interpretare il
momento drammatico del Paese». Quello che
stanno vivendo le imprese, in primo luogo.
leimprese significano stipendi,famiglie. Un governo «in grado di adottare gli opportuni provvedimenti, con al primo posto dell'agenda il
lavoro e le imprese, che, se chiudono, muore il
Paese», avverte il leader degli industriali estremamente preoccupato, concludendo così:
«Oggi, qui a Torino, insieme al tempo è scaduta
anche la nostra pazienza: cosa deve accadere
ancora perché si comprenda la gravità dell'emergenza e i rischi, concreti, che stiamo correndo»? Una bella domanda per Bersani...
Per la crisi meno gite scolastiche: gli insegnanti
non hanno più l'indennità di missione
Redazione
In tempi di crisi si taglia
anche sulle gite scolastiche:
per il turismo scolastico in fermento nella bella stagione si
prevede infatti un calo di partenze del 20%. Lo afferma
Coldiretti nel sottolineare che
erano stati 930mila gli studenti delle scuole superiori
che nell'anno scolastico
2011/2012 avevano partecipato a una gita scolastica. In
molti casi - continua Coldiretti- sono gli stessi genitori a
chiedere di eliminare le uscite
extrascolastiche
durante
l'anno per contenere le spese
ma anche per evitare discriminazioni tra i ragazzi che
non possono più permettersi
di partecipare. Ma la vera
scure - precisa Coldiretti - è
rappresentata dalla crescente
indisponibilità dei docenti che
non si vedono più riconosciuta l'indennità di missione
nonostante debbano caricarsi
di una pesante responsabilità, come dimostrano i ripetuti
e gravi episodi di cronaca. Il
risultato non è solo la drastica
riduzione dei viaggi ma - sostiene Coldiretti - anche un
radicale cambiamento delle
destinazioni che privilegiano
in misura crescente le escursioni mordi e fuggi in giornata. Per tagliare i costi nella
stragrande maggioranza dei
casi si dice inoltre addio alla
pizzeria o al ristorante e si ritorna al pranzo al sacco
spesso preparato direttamente dalla scuola o a casa
dai genitori. In questo contesto un vero boom si registra
per il turismo ecologico ed
ambientale, come dimostra il
fatto che nei parchi e nelle
aree protette il 20 per cento
dei visitatori sono proprio i
giovani in gita scolastica. La
vera novità degli ultimi anni
sono però le fattorie didattiche
che si sono moltiplicate nelle
campagne diventando le mete
più gettonate delle gite, soprattutto da parte delle scuole
primarie.
Redazione
L'Italia sembra non essere più
un Paese per casalinghe. In
un solo anno, il 2012, l'Istat
conta quasi 300mila massaie
in meno in età lavorativa. Una
riduzione forte, pari a circa il
6%, che probabilmente non
può essere solo spiegata con
la maggiore partecipazione
femminile al mercato del lavoro. Dietro l'addio al grembiule di donne, prima dedite
esclusivamente alla faccende
di casa, c'é lo zampino della
recessione. Le difficoltà economiche spingono così ad andare a caccia di un impiego
anche chi prima poteva permettersi di badare solo agli
affari domestici. Peccato che
il risultato non sia scontato,
con il rischio per le ex casalinghe di diventare disoccupate. E intanto spuntano i
casalinghi, arrivati lo scorso
anno a quota 75 mila. Un'altra novità che può essere
letta nella prospettiva della
crisi: tra loro potrebbero trovarsi alcuni uomini, che sempre a causa della recessione,
hanno perso l'occupazione e
ora prendono il posto delle
donne davanti ai fornelli.
Dalla banca dati dell'Istat
emerge così un Paese non
solo in piena recessione ma
anche in profonda trasformazione. Solo nel 2007 le massaie tra i 15 e i 64 anni
superavano i 5 milioni, ora,
dopo cinque anni di crisi,
sono 4 milioni 589 mila. In
particolare, il 2012 ha portato
a un brusco calo, pari precisamente a 290 mila casalinghe in meno (-5,9% sul 2011).
Stavolta Pechino collabora e ammette:
l'influenza aviaria è giunta a Pechino
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Redazione
Il nuovo e sconosciuto virus dell'influenza aviaria, l'H7N9, è arrivato a Pechino. Secondo quanto
annunciato dall'agenzia Nuova
Cina, una ragazzina di sette anni
è ricoverata in un ospedale di Pechino dopo aver contratto il virus.
La bambina è figlia di due commercianti di uccelli e certamente
è stata a contatto diretto con i volatili che si suppone siano i portatori del virus. Secondo l'Ufficio
per la sanità di Pechino, le sue
condizioni sono "stabili". I genitori
della piccola sono stati messi in
quarantena anche se non presentano i sintomi dell'influenza.
Sono stati gli stessi genitori – riferisce Nuova Cina – a portare la
bambina in ospedale dopo aver
constatato che aveva la febbre
alta, un forte mal di testa e mal di
gola. La diagnosi che ha stabilito
che la piccola è stata colpita dall'H7N9 è stata resa nota dal Centro nazionale di lotta contro le
malattie infettive di Pechino. Il
virus comparso quest'anno per la
prima volta ha finora provocato la
morte di undici delle 43 persone
che lo hanno contratto. Tutti i casi
si sono verificati nel sudest della
Cina: nella metropoli di Shanghai
e nelle province del Zhejiang,
Jiangsu e Anhui. Pechino, una
metropoli di oltre 20 milioni di abitanti, si trova duemila chilometri a
nord di Shanghai, che finora è
stata l'epicentro dell' epidemia.
«Dopo la diffusione del virus a
Shanghai ci siamo immediatamente preparati», ha dichiarato
alla tv di Stato Cctv il dottor
Cheng Jun, direttore dell'ospedale di Ditan, uno dei più grandi
della capitale. Esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità
(Oms) affermano che non ci sono
prove che il virus si trasmetta da
uomo e uomo ma temono una
sua mutazione, che renderebbe
notevolmente più facile la sua diffusione. L'Oms afferma che la
collaborazione delle autorità cinesi è completa. Dubbi si nutrivano sulla trasparenza del
sistema d'informazione cinese
che dieci anni fa nascose per
mesi le dimensioni dell'epidemia
di Sars, rendendo più difficile la
battaglia contro il virus. La mancanza di un rapporto di fiducia tra
le autorità e la popolazione è dimostrata anche dagli arresti - almeno una dozzina - di persone
che hanno diffuso voci allarmistiche, in alcuni casi attraverso Internet, che in Cina è seguita da
oltre 500 milioni di persone. Bernard Vallant, direttore dell'Organizzazione mondiale della salute
animale (Oie), ha dichiarato che
la situazione creata dall'apparizione del nuovo virus è "eccezionale" e che è ancora "molto
difficile" individuare i volatili che
ne sono portatori.
Valter Delle Donne
Sono stati liberati i quattro giornalisti italiani trattenuti in Siria: lo
annuncia il premier e ministro
degli Esteri ad interim Mario
Monti. Si tratta dell'inviato Rai
Amedeo Ricucci, del fotoreporter
Elio Colavolpe, del documentarista Andrea Vignali e della giornalista
freelance
Susan
Dabbous, di origini siriane. In un
comunicato è stato reso noto che
i quattro giornalisti italiani trattenuti nel nord della Siria dal 4
aprile sono liberi. «Desidero ringraziare - ha affermato Monti l'Unità di Crisi della Farnesina e
tutte le strutture dello Stato che
con impegno e professionalità
hanno reso possibile l'esito posi-
tivo di questa vicenda, complicata dalla particolare pericolosità
del contesto». Il presidente
Monti, che ha seguito il caso sin
dall'inizio, ha manifestato anche
la sua gratitudine agli organi di
informazione che hanno responsabilmente aderito alla richiesta
di attenersi ad una condotta di riserbo, favorendo così la soluzione della vicenda».
I quattro fanno parte della troupe,
guidata da Amedeo Ricucci del
programma Rai La Storia siamo
noi, composta anche dal fotografo Elio Colavolpe, il documentarista Andrea Vignali e la
reporter freelance Susan Dabbous, impegnati in Siria da giorni
a un reportage sperimentale dal
titolo "Silenzio, si muore". Si
tratta di un primo esperimento
Rai di giornalismo partecipativo.
Ricucci aveva annunciato sul
suo blog, alla vigilia della partenza, che con i suoi collaboratori sarebbe stato in Siria dal
primo al 15 aprile, realizzando
collegamenti ogni giorno via
Skype con un gruppi di studenti
di San Lazzaro di Savena. Secondo alcune fonti locali, a catturarli sarebbe stato un gruppo
di ribelli anti-Assad, Jabbat Al
Nusra, «fazione islamica più radicale, considerata dagli analisti una vera e propria
rappresentanza locale di Al
Qaeda».
Liberati i quattro giornalisti
italiani bloccati in Siria
Cina, scortavano
la figlia di un dissidente
a scuola: picchiati
dalla polizia in borghese
Redazione
Attivisti cinesi, che hanno
cercato di scortare a scuola
la figlia di un dissidente,
sono stati aggrediti da un
gruppo di persone in borghese, forse agenti di polizia, secondo quanto scrive
la stampa di Hong Kong. La
persecuzione dei familiari
dei dissidenti è una pratica
abituale della polizia del governo comunista cinese che
in questo caso, secondo le
denunce
degli
attivisti,
avrebbe impedito a Zhang
Anni, figlia del dissidente
Zhang Lin, di frequentare la
scuola. I fatti sono avvenuti
nei pressi della scuola elementare Hupo nella città di
Hefei, nella Cina centrale.
Un gruppo di alcune decine
di attivisti stava scortando la
ragazzina a scuola – ha raccontato lo stesso Zhang –
quando sono stati aggrediti
da un gruppo di persone in
borghese che non si sono
identificate. In seguito,
quando sul posto arrivati poliziotti in divisa, gli aggressori si sarebbero qualificati
come agenti, sempre secondo i dissidenti. Zhang
Lin, 50 anni, ha preso parte
al movimento di piazza Tiananmen del 1989 e ha trascorso in prigione tredici
anni, a diverse riprese, sempre accusato di "sovversione".
Usa, laureati-commessi denunciano
le loro università: siamo stati truffati
Antonio Pannullo
Superlaureati nelle migliori
università americane che finiscono per lavorare come
commessi a meno di dieci dollari l'ora. Purtroppo la crisi e la
disoccupazione picchia duro
su tutti in America, anche a chi
ha investito tanta fatica e soprattutto tanti, tantissimi soldi,
nella propria formazione. È ad
esempio la storia di Cory Bennett, una laureata in legge alla
University of San Francisco,
con specializzazione alla
School of Law dello stesso
ateneo. Dopo tante ore passate a preparasi per la sua futura carriera di avvocato, e
oltre 150mila dollari spesi per
pagare le rette, da tempo per
sbarcare il lunario e tirare
avanti è finita a piegare magliette e camicie in un bancone di Macy. Ma la sua è la
stessa storia di tantissimi altri
giovani americani ultra-specializzati, costretti a svolgere
mansioni molto meno qualificate rispetto al loro curriculum
di studi. Così, per protestare
contro tutto ciò, gli studenti di
una ventina di facoltà hanno
lanciato una denuncia collettiva, una cosiddetta class action contro i propri atenei.
L'accusa, portata avanti da
due avvocati, Strauss e Anziska, è aver «violato le leggi a
tutela dei consumatori diffondendo dati falsi circa le percentuali di laureati che
trovano lavoro dopo i loro diplomi». Secondo l'esposto,
nei siti web di questi mega
atenei si legge che circa il
90% dei loro laureati entrano
nel mondo del lavoro. Ma le
cifre reali dicono cose molto
diverse. Così, secondo i legali, questo comportamento
prefigura una truffa ai danni
dei ragazzi, visto che se le
università pubblicassero i numeri veri circa gli sbocchi occupazionali molti studenti non
si sarebbero mai iscritti. Secondo molte statistiche, negli
ultimi anni, complice la recessione, solo il 55% dei laureati,
in particolare in materie legate
al diritto, hanno trovato un impego nel loro settore entro i
nove mesi dal conseguimento
del titolo di studio. Da qui la
protesta. E in California, dove
le leggi a difesa del consumo
sono molto più rigide di altri
stati, i giudici hanno già accolto cinque ricorsi presentati
contro altrettanti atenei, come
San Franciscòs Golden Gate
University, Soutwestern, San
Diegòs Thomas Jefferson,
University of San Francisco e
California Western School of
Law. Tutte facoltà in cui studiare costa in media 40mila
dollari l'anno.
Giovanni Trotta
La situazione in Corea del Nord
sembra essere relativamente
calma: i veicoli sospettati di essere lanciatori mobili di missili
sono rimasti fermi negli ultimi due
giorni. Secondo fonti di intelligence sudcoreane, citate dall'agenzia Yonhap, il Nord ha
schierato quattro o cinque "transporter erector launcher" (Tel),
lanciatori mobili, sulla costa a est
della provincia di Hamgyeong del
Sud. In più, da una settimana, due
missili intermedi Musudan sono
spostati fuori o all'interno di un capannone della città portuale di
Wonsan, in un tentativo di confondere la vigilanza satellitare dell'intelligence di Seul. «La situazione
non è cambiata, non ci sono segnali che i Tel siano stati spostati a
partire da giovedì o che i lanci di
missili siano imminenti», ha detto
una fonte. In altri termini, tutto è
pronto, ma manca il via libera
della leadership all'eventuale lancio. Il segretario di Stato Usa,
John Kerry, a Seul ha spiegato
che gli Stati Uniti sono pronti a
parlare con il Nord a patto che,
come precondizioni, ci siano le rinunce di Pyongyang a lanci balistici e alle ambizioni nucleari. La
presidente sudcoreana, Parck
Geun-Hye, ha da parte sua lasciato aperta la porta del dialogo,
ribadendo l'intenzione di parlare
con la Corea del Nord e di voler
continuare gli aiuti indipendentemente dalle tensioni e dalle minacce. Intanto si apprende che
Stati Uniti e Cina condividono l'
obiettivo della denuclearizzazione
della penisola coreana, secondo i
capi della diplomazia di Washington e Pechino, John Kerry e Yang
Jiechi. Il segretario di Stato americano e il consigliere di Stato cinese hanno affermato entrambi di
essere favorevoli a una penisola
coreana priva di armi nucleari,
dopo il recente colloquio che
hanno avuto a Pechino. In precedenza, Kerry aveva incontrato il
presidente cinese Xi Jinping, il premier Li Keqiang e il ministro degli
Esteri Wang Yi. La carica di consigliere di Stato in Cina è superiore
a quella di ministro.
Cina e Usa: denuclearizzare
l'intera penisola coreana
La Croazia al primo
euro-voto tra pessimismo
e disinteresse
5
Redazione
In Croazia si vota in queste ore per
le prime elezioni europee, in vista
dell'adesione all'Ue il primo luglio
prossimo, in un clima però molto
diverso dalle precedenti ondate di
allargamento, pervasa da pessimismo e timori dettati dalla pesante
crisi economica. Al Paese spettano dodici europarlamentari che
verranno eletti con sistema proporzionale, sbarramento al 5% e,
per la prima volta, voto di preferenza dopo una campagna elettorale quasi invisibile, senza comizi
o dibattiti tv, limitata a una timida
presentazione dei candidati sui
portali internet e sulla stampa. Tutti
i leader politici hanno definito storiche queste elezioni, ricordando
che l'ingresso in Europa era dal
momento della proclamazione dell'indipendenza dalla Jugoslavia socialista nel 1991 il principale
obiettivo strategico nazionale. Gli
sforzi concreti per unirsi all'Ue ebbero inizio nel 2000, dopo la vittoria elettorale delle forze europeiste
e democratiche e la fine del regime autoritario del presidente
Franjo Tudjman. I negoziati, iniziati
nel 2005, sono stati condotti in
base a criteri e condizioni molto
più severi rispetto a qualsiasi altro
Paese, anche per l'esperienza in
parte negativa che Bruxelles ha
avuto con Romania e Bulgaria. In
questi otto anni la Croazia si è drasticamente trasformata, attuando
difficili riforme in tutti i settori della
società e delle istituzioni, in particolare nel rispetto dei diritti umani,
del funzionamento del sistema
giudiziario e della pubblica amministrazione. Oggi è di fatto già integrata nel sistema economico
comunitario, ha un mercato
aperto, regolato e funzionante, e la
valuta nazionale, la kuna, saldamente legata all'euro. Il Paese
sarà comunque uno tra i più poveri
Ue, con un Pil pro capite pari al
60% della media. Al referendum
sull'adesione, nel gennaio del
2012, il 66,3% si espresse a favore, ma l'affluenza fu deludente
(43,5% degli aventi diritto) e
stando alle previsioni, anche le europee potrebbero essere caratterizzate da un sentimento di
indifferenza, con un'affluenza
anche minore.
“Meno letti più poltrone” lo slogan
della sinistra sulla sanità toscana
6
Latina, sgomberato
campo abusivo
di nomadi
Carlotta DeʼBellis
Lʼassessorato alla Salute della Regione Toscana non lascia, anzi raddoppia: si dota di
un nuovo capo di dipartimento (lʼattuale direttore generale di Careggi, Valtere Giovannini)
e in più crea un incarico ad hoc per lʼuscente
Edoardo Majno. Così, secondo il vicepresidente della commissione Sanità Stefano Mugnai (Pdl), queste indiscrezioni tratteggiano
«uno scenario allucinante in cui si tagliano i
posti letto negli ospedali e si incrementano
addirittura le poltrone di un sistema sanitario
che rischia di collassare proprio sotto il peso
del suo stesso apparato, quello che da tempo
noi chiediamo di snellire poderosamente».
Peccato che nella manovra dʼarredamento
sanitario “meno letti e più poltrone" a rimanere
in piedi rischiano di essere, come al solito, i
toscani: «Mentre i cittadini sono alle prese
con una riduzione drastica e sistematica dei
servizi a fronte di ticket sempre più esosi – attacca Mugnai – la Giunta regionale di centrosinistra provvede ad assicurare più seggiole
per tutti i soliti noti, i volti storici della sanità
toscana, il cerchio magico che lʼex assessore
regionale alla Sanità e attuale governatore
Enrico Rossi si è costruito in lustri di gestione.
Da mesi chiediamo che il sistema regionale
della sanità si apra a nuove energie, anziché
privilegiare le solite facce. Invece anche su
questo fronte dobbiamo constatare che non
siamo stati ascoltati».
Piuttosto clamoroso il caso della attuale direttrice della Asl 6 di Livorno, Monica Calamai,
protagonista nelle scorse settimane di una girandola di ipotesi di spostamento e adesso, a
quanto pare, destinata alla Asl 4 di Prato e al
Sior: «È lʼesempio lampante di quanto la sanità toscana sia asservita alla politica – osserva Mugnai – visto che i precedenti annunci
di un suo trasferimento furono fatti anchʼessi,
quando si dice il caso, alla vigilia delle primarie del Pd, forse con lʼintento di ammansire gli
amministratori locali della sinistra cui la gestione Calamai davvero non va a genio».
Ovvio il corollario: «Finché le logiche che guidano le scelte della sanità saranno queste,
cʼè poco da sperare».
In Sicilia cresce la criminalità ma la Giunta
regionale stanzia solo 400mila euro
Redazione
Il governo della Regione Sicilia
ha stanziato solo 400 mila euro
nel bilancio come contributi da
destinare alla lotta alla criminalità. Secondo quanto deciso, la
somma sarà destinata alle violenze di genere, per l'ammontare di 45 mila euro; in
particolare alle donne vittime di
violenza la somma di 40 mila
euro, al Fondo vittime di estorsioni 100 mila euro, alle vittime
di mafia la misura straordinaria
una tantum di 80 mila euro e alle
associazioni delle vittime di
estorsioni e di usura la somma di
117 euro, per un totale complessivo, quindi, di 400 mila euro. A
renderlo noto è Salvino Caputo,
parlamentare regionale di Fratelli d'Italia e vicepresidente
della commissione legislativa Attività produttive. «Credo che la
somma prevista nel bilancio predisposto dal governo - dichiara
Caputo – sia insufficiente e inadeguata per unʼazione di contrasto
alla
criminalità
se
consideriamo che la somma è
unica e servirà per le vittime di
estorsioni, di usura, per le donne
vittime di violenza e per le associazioni. In una regione – conti-
nua - dove i fenomeni di estorsioni e gli atti di intimidazione,
danneggiamenti e usura hanno
raggiunto livelli insostenibili, mi
chiedo come si può pensare di
fronteggiarli con poco meno di
400 mila euro. Non solo, ma
questo è un segnale negativo
per le vittime che con grande coraggio sfidano il crimine con la
denuncia. In questo modo temo
che sarà difficile convincere le
vittime a denunciare perché le
Istituzioni non sono in grado di
dare adeguate forme di sostegno. Questo governo di centrosinistra – conclude Caputo -
Redazione
A seguito di un esposto da
parte dei proprietari dellʼarea e
di alcuni residenti e della successiva verifica con sopralluogo disposta dalla Giunta di
centrodestra che governa la
città, gli uomini della Polizia
municipale, guidati dal comandante Francesco Passaretti,
hanno eseguito uno sgombero
nelle adiacenze della chiesa di
Borgo Bainsizza a Latina,
dove è stata riscontrata la presenza di alcune persone
senza fissa dimora che si
erano insediate nellʼarea allʼinterno di rifugi abusivi, baracche e roulottes. La Polizia
municipale, con lʼausilio degli
agenti della questura, ha proceduto allo sgombero dellʼarea, con lʼidentificazione di
diverse persone di nazionalità
straniera, risultate non in regola con i permessi di soggiorno in Italia. La Polizia ha
quindi allontanato gli irregolari
e smantellato i rifugi abusivi,
otto baracche in totale, restituendo lʼarea ai proprietari. Sul
posto sono state rinvenute diverse autovetture abbandonate, oltre a rifiuti di ogni
genere. In generale, sono
state riscontrate condizioni
igienico-sanitarie molto precarie, per cui la Polizia municipale ha proceduto alla bonifica
dellʼarea, per quanto di competenza.
lancia un messaggio fortemente
negativo e tale da scoraggiare
denunzie e ribellioni. Invece di
pensare a nomine mediatiche,
Crocetta dovrebbe dare un segnale di forte discontinuità e potenziare gli strumenti contro i
mafiosi e contro ogni forma di
criminalità».
Intrattenimento: è la musica
la nuova frontiera di Twitter
Guglielmo Federici
Dai telegrafici messaggini in 140 caratteri a potente megafono di notizie,
appelli, tormentoni da ogni angolo del
pianeta, forte di una piattaforma sempre più multimediale e perfino vicina
alla quotazione in Borsa: così è cambiato e sta cambiando Twitter, che
dopo foto e video ora è prossimo ad
aggiungere anche musica in streaming all'elenco delle sue opzioni.
Le“voci” in merito non sono ancora
confermate, ma è spuntata la pagina
web “music.twitter.com” in cui su
sfondo nero campeggiano l'hashtag
#music, il simbolo di Twitter e un pulsante per il “login in” che - se effettuato - chiede l'autorizzazione per
entrare in qualcosa chiamato “Trending Music Web”, senza poi consentire
altro. Dal “just setting up my tweetter”
pubblicato nel 2006 dal co-fondatore
Jack Dorsey (gli altri sono Evan Williams e Biz Stone), Twitter ne ha fatta
di strada, collezionando novità impensabili fino al giorno prima, come i
tweet dallo spazio o del Papa. Il microblog ha appena compiuto sette
anni e oggi ha 200 milioni di utenti at-
tivi che pubblicano ogni giorno più di
400 milioni di cinguettii. Il celebre
“Four more years” della rielezione di
Barack Obama è il più retwittato della
storia. L'ultima grossa novità potrebbe
concretizzarsi questo weekend: per il
blog AllThingsD del Wsj è imminente
l'annuncio di “Twitter Music”, “app” che
consentirebbe di seguire artisti e canzoni preferite, un po' come Spotify o
Rdio. Voci che dal quartier generale
nessuno commenta, ma che sono rafforzate da alcuni tweet pescati in rete,
come quello del conduttore di American Idol, Ryan Seacrest, che dice di
essere alle prese con la nuova “app”, e
dalla misteriosa pagina “music.twitter.com”. Twitter non è solo intrattenimento. Anche il suo ruolo nel
panorama informativo si è evoluto:
spesso il microblog arriva prima delle
agenzie di stampa grazie a utenti
'qualsiasi' che vivono l'evento e lo condividono tempestivamente con un
tweet. Le bufale però si diffondono altrettanto velocemente. Ma la controverifica della rete è sempre puntuale e
impietosa. Definito insieme agli altri
social network come una delle “armi”
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più efficaci per promuovere la democrazia nel mondo, Twitter è stato
anche uno dei simboli delle rivolte in
Nord Africa e Medio Oriente e l'hashtag #Jan25 delle rivolte di piazza Tahrir in Egitto (2011) è entrato nella
storia.
Amendola debutta nella regia con un film
di sport e d'amicizia: “La mossa del pinguino”
Redazione
«La Roma è una fede, il tifo una
malattia. Ma la verità è che volevo
girare una pellicola sul significato
più autentico e nobile dello sport,
quello che purtroppo da un po'
manca al calcio che oggi, che non
mi piace più. Sono deluso da tutto
quello che c'è dietro i campionati,
le dietrologie, i capricci dei giocatori, le società, il fiume di denaro,
la gente che ancora se mena allo
stadio, le scommesse». È lo
sfogo che non ti aspetti da Claudio Amendola, tifoso doc della
Roma e di Totti, ma anche un nostalgico di Zeman, uno sportivo
nato che gioca anche calcio ed è
arrivato - come racconta lui stesso
- ad uscire di casa di notte sotto
gli occhi sgomenti della moglie
Francesca Neri. Ma per il suo debutto alla regia, “La mossa del
pinguino”, l'attore ha scelto un'altra disciplina, fino a pochi anni fa
quasi sconosciuta in Italia, il curling (oggi 800 atleti in tutto). Il film,
girato a Roma in sole cinque settimane, è stato presentato nella
sede romana dell'Istituto di Credito sportivo dove i protagonisti,
Edoardo Leo, Antonello Fassari,
Ennio Fantastichi, Ricky Memphis, Francesca Inaudi hanno
dato un'esilarante dimostrazione
di come si disputa una partita di
curling con mazze e pentole a
pressione. A co-firmare soggetto
e sceneggiatura insieme al regista
è l'attivissimo Leo «Il film - racconta - è ambientato nel 2005: il
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
protagonista scopre che in Italia
non esiste una squadra ufficiale di
curling e quindi ha la grande pensata di coinvolgere gli amici». La
pellicola, (uscita prevista nel
2014), è una commedia su sport e
amicizia dove i protagonisti, dipendenti di una ditta di pulizie,
sono pronti a tutto pur di partecipare alle Olimpiadi di Torino del
2006. Tra allenamenti improbabili,
scappatoie alle regole e provocazioni agli avversari, finiranno per
diventare campioni italiani. Per
partecipare però alle Olimpiadi dovranno diventare persone migliori.
«È un progetto cui tenevo molto insiste Amendola - affronto la mia
grande passione per lo sport, e il
curling è un pretesto per raccontare il sogno folle di quattro uomini
che, quasi sconfitti dalla vita, riescono a trovare la forza e il coraggio per prendersi la loro rivincita».
Direttore Politico Marcello De Angelis
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7 agosto 1990 n. 250