Berlusconibagnodifolla eultimatumaBersani
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CON IL PDL ANNO LXI N.88 Berlusconi bagno di folla e ultimatum a Bersani Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Dopo Monti, Prodi: ma gli italiani che hanno fatto di male per vivere con lʼincubo dei Prof? Girolamo Fragalà «Benvenuto, futuro presidente». Una sola persona glielʼha detto, in quel di Lucca, alla presentazione di un libro. E lui, con un sorriso beato, ha anche fatto il tipo scherzoso, colpendo lʼinterlocutore con un giornale arrotolato. Le sue prime parole da possibile, futuro inquilino del Colle (nel giorno in cui lʼinserimento nella rosa delle “quirinarie” di Grillo gli fa sognare una convergenza Ms5-Pd sul suo nome) sono state memorabili e tipiche del suo vocabolario: «Spero che lʼItalia abbia un futuro migliore». Bontà sua. Romano Prodi si sta leccando i baffi, comincia a crederci, sʼè convinto di essere in pole position nella corsa al Quirinale e fa lo scaramantico. Il cerchio si chiude, è il progetto acchiappatutto di Bersani. Quel che il Prof e il Pd fingono di non capire è che una sua elezione sarebbe il suicidio politico della sinistra. In una stagione nuova – che vede saltati tutti i vecchi schemi – forzare la mano per “piazzare” un personaggio di basso gradimento popolare e destinato a creare ulteriori divisioni significherebbe fare un salto nel vuoto e perdere di credibilità. Eppure basterebbe un giro negli autobus e qualche minuto sul web per tastare il polso alla gente. Il Pd capirebbe che gli italiani non hanno affatto la memoria corta, anzi. Spuntano come i funghi i gruppi che non vogliono Prodi presidente, con migliaia di iscritti, impazzano immagini dello stesso Prodi ora abbracciato con Bersani e ora abbracciato con Monti, vengono riciclate le istantanee delle sue scorrazzate in bicicletta e le foto-ricordo dei festeggiamenti con Veltroni e DʼAlema per lʼentrata dellʼItalia nellʼeuro, con il cambio più inconcepibile della storia WWW.SECOLODITALIA.IT d’Italia domenica 14/4/2013 ➼ ➼ ➼ Alfano avverte Bersani: «No ai governicchi, altrimenti è meglio andare subito al voto...» TAORMINA PAG.2 ➼ AMBROSIONI PAG.3 ➼ REDAZIONE PAG.7 ➼ Squinzi “bastona” i responsabili dello stallo: «Ci hanno fatto perdere un punto di Pil» Amendola debutta nella regia con un film di sport e dʼamicizia: “La mossa del pinguino” monetaria internazionale che ha “ammazzato” le famiglie come poi le ha “ammazzate” Monti. Non a caso sono chiamati tuttʼe due Professore. Ma su Facebook gira vorticosamente soprattutto la celebre frase di Prodi, che andrebbe scolpita nelle pietre: «Con lʼeuro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più». Invece di avere lʼambizione di fare la scalata alla presidenza della Repubblica, Prodi provi a spiegare agli italiani che la colpa delle loro difficoltà economiche non è in gran parte sua. Se ci riesce. A sua volta Bersani provi a spiegare per quale motivo vuole Prodi al Quirinale. Se ci riesce. Ma so- prattutto Prodi e Bersani abbiano la pazienza di ascoltare le risposte della gente. Se ci riescono. Non basta farsi chiamare Professore per avere il lasciapassare politico. Monti docet. E in tanti cominciano a chiedersi: che abbiamo fatto tanto di male per dover avere sempre un Professore tra i piedi? Luca Maurelli Quando non si ha nulla da dire, meglio dirlo in inglese, avrà pensato Ignazio Marino, anzi mister Marino, che fa più effetto, soprattutto se col tuo vero nome italiano ti conoscono in pochi nelle borgate capitoline. La sua proposta di fare il confronto tra i candidati a sindaco di Roma in lingua straniera, “per far emergere chi ha spessore internazionale”, è una delle idee più bizzarre che si sia mai ascoltata in una competizione elettorale nellʼUrbe dai tempi dellʼelezione del primo console, Lucio Tarquinio Collatino, nel 507 A.C. Immaginate un giro a Corviale, con Marino che ar- ringa la folla: “Please, please, vote for me, my friends”. “Aò, ma che stai a dì”, potrebbe essere la risposta più educata. O un confronto in tv dove il giornalista chiede a mister Marino, “noio volevam savuar”, alla Totò, e lui sfoggia un accento oxfordiano “to explain” che vuole fare per le buche e il traffico. «Allora facciamolo in rumeno, il confronto…», ironizza Sandro Medici, della lista Repubblica Romana, in riferimento allʼattenzione che Marino dedica alle popolazioni transumanti dai Paesi dellʼest. Ma cʼè anche chi prende sul serio la proposta del chirurgo nato a Genova, perché lo snobismo, con i romani, che in quanto a lingue nobili non si ritengono secondi a nessuno, è una colpa politica da stigmatizzare. È il caso di Gianni Alemanno: «Qualcuno ha delle tendenze elitarie, si sente con la puzza sotto il naso, ma il sindaco di Romadeve parlare alla gente in termini chiari e comprensibili da tutti». Eppure se mister Marino insiste con lʼinglese forse non è un caso: le Primarie le ha vinte con abbondante e fotografato sostegno delle comunità di immigrati, zingari e nomadi. Che come si intuisce, lʼitaliano lo masticano poco. Forse neanche lʼinglese, ma in fin dei conti, nel dubbio, meglio non farsi capire. Mister Marino vuole parlare ai romani in inglese. Così lo capiscono meglio gli stranieri e i Rom… Alfano avverte Bersani: «No ai governicchi, altrimenti è meglio andare subito al voto...» 2 Giovanna Taormina Pier Luigi Bersani torna a dire “no” all'ipotesi di larghe intese. E neanche gli appelli che arrivano dalle parti sociali, dagli imprenditori e dal capo dello Stato, sembrano indurlo a una posizione più dialogante con il centrodestra. Ma il Pdl non ci sta: si è perso troppo tempo a danno delle imprese e delle famiglie. «Noi diremo ancora una volta agli italiani che con un Paese in crisi c'è necessità di un governo forte e non di un governicchio. Se la sinistra non è in grado di assumersi questa responsabilità allora è meglio andare a votare». Angelino Alfano, conversando con i cronisti si è detto convinto che in caso di elezioni «i cittadini indicheranno chiaramente chi sarà la maggioranza ed io credo che abbia un leader con un nome e cognome: Silvio Berlusconi». Quanto alla scelta del prossimo presidente della Repubblica, per il segretario del Pdl «occorre una figura che rappresenti l'unità nazionale. Il presidente Berlusconi è stato il primo a dire che bisogna lavorare per l'Italia e a indossare la maglia azzurra della Nazionale. Bersani ha pochi giorni di lavoro per dimostrare di farlo per l'Italia e per non indossare la ma- glietta rossa del suo partito». Sulla stessa linea anche Renata Polverini: «Noto che Bersani continua ad arroccarsi sulle sue posizioni senza voler capire che è necessario, per uscire da questo stallo, un governo di larghe intese. Basta con i giochi di palazzo e potere, ma rendiamoci conto – ha detto la deputata – che per rispondere alla recessione e dare un aiuto ai milioni di disoccupati occorre un esecutivo stabile altrimenti l'unica soluzione sarà il ritorno alle urne». Dal canto suo, Renato Schifani ha osservato: «È giunto il momento di prendere la decisione su un governo solido senza alchimie e abbandoni di aula. Io da presidente del gruppo del Pdl non chiederò mai ai miei senatori di abbandonare l'aula. Siamo da cinquanta giorni senza che il Paese abbia un governo e la responsabilità è ascrivibile al Pd». Alemanno incontra gli abitanti Altri due miliardi di ticket nel 2014, Enasarco: non ci saranno Balduzzi: sono insostenibili interventi di forza pubblica Redazione Per cercare di risolvere il problema degli abitanti dei 57 appartamenti Enasarco di via dei Prati Fiscali «l'unica possibilità che abbiamo è quella di riproporre al nuovo Parlamento una norma di legge che modifichi la situazione». Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, incontrando i cittadini che vivono nelle case dell'ente previdenziale privatizzato Enasarco che hanno denunciato prezzi di vendita troppo alti rispetto al reale valore di appartamenti «in palazzi che hanno problemi di stabilità». E mentre il delegato all'emergenza abitativa Cristiano Bonelli ha spiegato che «si cercherà di aprire un tavolo con l'Enasarco per lo stabile in questione con un confronto sulle perizie», il sindaco ha tranquillizzato gli abitanti dicendo che «il prefetto ha garantito il non intervento della forza pubblica per eventuali sfratti». «È inaccettabile quello che sta accadendo perché qui ci sono i soldi di tutti gli italiani» e l'Enasarco non può «pensare di fare profitti in questo modo». Per quanto riguarda la campagna elettorale, domani Alemanno avrà un incontro con una delegazione della Destra, per parlare del programma e della coalizione proprio in vista delle prossime elezioni amministrative. Franco Bianchini Oltre ogni limite, in una situazione di per sé gravissima. Altri due miliardi di ticket, che entrano in vigore dal primo gennaio 2014, «sono insostenibili per i cittadini e per il Servizio sanitario». Lo afferma il ministro della Salute Renato Balduzzi, commentando i dati del 2012. La manovra sui ticket sarà «una delle prime decisioni che attenderà il nuovo governo. Quello sui ticket è un allarme che ho lanciato da tempo. Ma non siamo impreparati perché abbiamo lavorato per preparare una risposta» che andrà però trovata dal prossimo esecutivo. Altri due miliardi, spiega il ministro «non sono sostenibili né per il forte impatto che avrebbero sugli italiani» che già hanno sborsato nel 2012 4,4 miliardi di euro, ma anche «perché accelererebbero una tendenza che già esiste a rivolgersi al privato-privato». E se è vero che chi si rivolge al privato «non grava sul servizio pubblico» è altrettanto vero che «il sistema ha bisogno di organizzarsi» e che una “fuga” verso il privato «rischia di mettere in forse le caratteristiche proprie del nostro sistema, l'universalità e la globalità della copertura». Peraltro, «anche alla luce di quello che si sta verificando sui ticket esistenti non è nemmeno detto che altri ticket possano concorrere all'equilibrio» della finanza pubblica. Seguendo i principi di «economicità, equità ed efficienza» il sistema della compartecipazione ha bisogno di una riforma, «ticket, franchigia, quel che si vuole, purché si prenda una decisione. Non lo possiamo più fare noi ma certamente metteremo a disposizione del prossimo governo il frutto del nostro lavoro». Squinzi “bastona” i responsabili del non governo: «Ci hanno fatto perdere un punto di Pil» 3 La depressione economica colpisce anche le casalinghe: 300mila in meno Antonella Ambrosioni Il tempo è scaduto e la ricreazione è finita. È molto più che uno sfogo quello del numero uno di Confindustria alla platea di Torino, è un atto d'accusa vero e proprio che inchioda i principali attori dello stallo italiano alle loro responsabilità. Giorgio Squinzi di fronte alla platea degli imprenditori non usa perifrasi. Dopo il voto «siamo a più di 50 giorni di inerzia totale», il che è «rischioso e costoso. Grosso modo abbiamo contato di aver buttato un punto di Pil», con «il peggior risultato che potessimo immaginare: la vittoria del non governo». La radiografia è, purtroppo per gli italiani, ineccepibile. E ora parlare di crescita è «un miraggio», aggiunge. «Come vostro presidente, e come italiano, chiedo di non vivere così». Parole durissime, di fronte a cifr, del resto, impietose. Nei numeri della crisi, rileva Squinzi, «è nascosta tutta l'inadeguatezza di un sistema politico che strangola quelle creature che dice di amare e che dice di voler amministrare». Questi numeri, continua, «sono il frutto del non governo, della mancanza di quel minimo di responsabilità da parte di tutti di sospendere le ormai più che ventennali ostilità e dare un governo al Paese in un momento così drammatico». Messaggio al Pd, a Bersani e all'ipotesi di governissimo ancora accantonata. «Personalmente», aggiunge il leader degli industriali, «mi sono stancato di cercare di capire e di comprendere questo gioco dell'oca in cui, tutti i giorni, torniamo alla casella di partenza». Confindustria chiede un governo, ma «non un governo qualunque». Serve «un governo di qualità, di alto profilo, di capacità politica elevata, che percepisca e sappia interpretare il momento drammatico del Paese». Quello che stanno vivendo le imprese, in primo luogo. leimprese significano stipendi,famiglie. Un governo «in grado di adottare gli opportuni provvedimenti, con al primo posto dell'agenda il lavoro e le imprese, che, se chiudono, muore il Paese», avverte il leader degli industriali estremamente preoccupato, concludendo così: «Oggi, qui a Torino, insieme al tempo è scaduta anche la nostra pazienza: cosa deve accadere ancora perché si comprenda la gravità dell'emergenza e i rischi, concreti, che stiamo correndo»? Una bella domanda per Bersani... Per la crisi meno gite scolastiche: gli insegnanti non hanno più l'indennità di missione Redazione In tempi di crisi si taglia anche sulle gite scolastiche: per il turismo scolastico in fermento nella bella stagione si prevede infatti un calo di partenze del 20%. Lo afferma Coldiretti nel sottolineare che erano stati 930mila gli studenti delle scuole superiori che nell'anno scolastico 2011/2012 avevano partecipato a una gita scolastica. In molti casi - continua Coldiretti- sono gli stessi genitori a chiedere di eliminare le uscite extrascolastiche durante l'anno per contenere le spese ma anche per evitare discriminazioni tra i ragazzi che non possono più permettersi di partecipare. Ma la vera scure - precisa Coldiretti - è rappresentata dalla crescente indisponibilità dei docenti che non si vedono più riconosciuta l'indennità di missione nonostante debbano caricarsi di una pesante responsabilità, come dimostrano i ripetuti e gravi episodi di cronaca. Il risultato non è solo la drastica riduzione dei viaggi ma - sostiene Coldiretti - anche un radicale cambiamento delle destinazioni che privilegiano in misura crescente le escursioni mordi e fuggi in giornata. Per tagliare i costi nella stragrande maggioranza dei casi si dice inoltre addio alla pizzeria o al ristorante e si ritorna al pranzo al sacco spesso preparato direttamente dalla scuola o a casa dai genitori. In questo contesto un vero boom si registra per il turismo ecologico ed ambientale, come dimostra il fatto che nei parchi e nelle aree protette il 20 per cento dei visitatori sono proprio i giovani in gita scolastica. La vera novità degli ultimi anni sono però le fattorie didattiche che si sono moltiplicate nelle campagne diventando le mete più gettonate delle gite, soprattutto da parte delle scuole primarie. Redazione L'Italia sembra non essere più un Paese per casalinghe. In un solo anno, il 2012, l'Istat conta quasi 300mila massaie in meno in età lavorativa. Una riduzione forte, pari a circa il 6%, che probabilmente non può essere solo spiegata con la maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro. Dietro l'addio al grembiule di donne, prima dedite esclusivamente alla faccende di casa, c'é lo zampino della recessione. Le difficoltà economiche spingono così ad andare a caccia di un impiego anche chi prima poteva permettersi di badare solo agli affari domestici. Peccato che il risultato non sia scontato, con il rischio per le ex casalinghe di diventare disoccupate. E intanto spuntano i casalinghi, arrivati lo scorso anno a quota 75 mila. Un'altra novità che può essere letta nella prospettiva della crisi: tra loro potrebbero trovarsi alcuni uomini, che sempre a causa della recessione, hanno perso l'occupazione e ora prendono il posto delle donne davanti ai fornelli. Dalla banca dati dell'Istat emerge così un Paese non solo in piena recessione ma anche in profonda trasformazione. Solo nel 2007 le massaie tra i 15 e i 64 anni superavano i 5 milioni, ora, dopo cinque anni di crisi, sono 4 milioni 589 mila. In particolare, il 2012 ha portato a un brusco calo, pari precisamente a 290 mila casalinghe in meno (-5,9% sul 2011). Stavolta Pechino collabora e ammette: l'influenza aviaria è giunta a Pechino 4 Redazione Il nuovo e sconosciuto virus dell'influenza aviaria, l'H7N9, è arrivato a Pechino. Secondo quanto annunciato dall'agenzia Nuova Cina, una ragazzina di sette anni è ricoverata in un ospedale di Pechino dopo aver contratto il virus. La bambina è figlia di due commercianti di uccelli e certamente è stata a contatto diretto con i volatili che si suppone siano i portatori del virus. Secondo l'Ufficio per la sanità di Pechino, le sue condizioni sono "stabili". I genitori della piccola sono stati messi in quarantena anche se non presentano i sintomi dell'influenza. Sono stati gli stessi genitori – riferisce Nuova Cina – a portare la bambina in ospedale dopo aver constatato che aveva la febbre alta, un forte mal di testa e mal di gola. La diagnosi che ha stabilito che la piccola è stata colpita dall'H7N9 è stata resa nota dal Centro nazionale di lotta contro le malattie infettive di Pechino. Il virus comparso quest'anno per la prima volta ha finora provocato la morte di undici delle 43 persone che lo hanno contratto. Tutti i casi si sono verificati nel sudest della Cina: nella metropoli di Shanghai e nelle province del Zhejiang, Jiangsu e Anhui. Pechino, una metropoli di oltre 20 milioni di abitanti, si trova duemila chilometri a nord di Shanghai, che finora è stata l'epicentro dell' epidemia. «Dopo la diffusione del virus a Shanghai ci siamo immediatamente preparati», ha dichiarato alla tv di Stato Cctv il dottor Cheng Jun, direttore dell'ospedale di Ditan, uno dei più grandi della capitale. Esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) affermano che non ci sono prove che il virus si trasmetta da uomo e uomo ma temono una sua mutazione, che renderebbe notevolmente più facile la sua diffusione. L'Oms afferma che la collaborazione delle autorità cinesi è completa. Dubbi si nutrivano sulla trasparenza del sistema d'informazione cinese che dieci anni fa nascose per mesi le dimensioni dell'epidemia di Sars, rendendo più difficile la battaglia contro il virus. La mancanza di un rapporto di fiducia tra le autorità e la popolazione è dimostrata anche dagli arresti - almeno una dozzina - di persone che hanno diffuso voci allarmistiche, in alcuni casi attraverso Internet, che in Cina è seguita da oltre 500 milioni di persone. Bernard Vallant, direttore dell'Organizzazione mondiale della salute animale (Oie), ha dichiarato che la situazione creata dall'apparizione del nuovo virus è "eccezionale" e che è ancora "molto difficile" individuare i volatili che ne sono portatori. Valter Delle Donne Sono stati liberati i quattro giornalisti italiani trattenuti in Siria: lo annuncia il premier e ministro degli Esteri ad interim Mario Monti. Si tratta dell'inviato Rai Amedeo Ricucci, del fotoreporter Elio Colavolpe, del documentarista Andrea Vignali e della giornalista freelance Susan Dabbous, di origini siriane. In un comunicato è stato reso noto che i quattro giornalisti italiani trattenuti nel nord della Siria dal 4 aprile sono liberi. «Desidero ringraziare - ha affermato Monti l'Unità di Crisi della Farnesina e tutte le strutture dello Stato che con impegno e professionalità hanno reso possibile l'esito posi- tivo di questa vicenda, complicata dalla particolare pericolosità del contesto». Il presidente Monti, che ha seguito il caso sin dall'inizio, ha manifestato anche la sua gratitudine agli organi di informazione che hanno responsabilmente aderito alla richiesta di attenersi ad una condotta di riserbo, favorendo così la soluzione della vicenda». I quattro fanno parte della troupe, guidata da Amedeo Ricucci del programma Rai La Storia siamo noi, composta anche dal fotografo Elio Colavolpe, il documentarista Andrea Vignali e la reporter freelance Susan Dabbous, impegnati in Siria da giorni a un reportage sperimentale dal titolo "Silenzio, si muore". Si tratta di un primo esperimento Rai di giornalismo partecipativo. Ricucci aveva annunciato sul suo blog, alla vigilia della partenza, che con i suoi collaboratori sarebbe stato in Siria dal primo al 15 aprile, realizzando collegamenti ogni giorno via Skype con un gruppi di studenti di San Lazzaro di Savena. Secondo alcune fonti locali, a catturarli sarebbe stato un gruppo di ribelli anti-Assad, Jabbat Al Nusra, «fazione islamica più radicale, considerata dagli analisti una vera e propria rappresentanza locale di Al Qaeda». Liberati i quattro giornalisti italiani bloccati in Siria Cina, scortavano la figlia di un dissidente a scuola: picchiati dalla polizia in borghese Redazione Attivisti cinesi, che hanno cercato di scortare a scuola la figlia di un dissidente, sono stati aggrediti da un gruppo di persone in borghese, forse agenti di polizia, secondo quanto scrive la stampa di Hong Kong. La persecuzione dei familiari dei dissidenti è una pratica abituale della polizia del governo comunista cinese che in questo caso, secondo le denunce degli attivisti, avrebbe impedito a Zhang Anni, figlia del dissidente Zhang Lin, di frequentare la scuola. I fatti sono avvenuti nei pressi della scuola elementare Hupo nella città di Hefei, nella Cina centrale. Un gruppo di alcune decine di attivisti stava scortando la ragazzina a scuola – ha raccontato lo stesso Zhang – quando sono stati aggrediti da un gruppo di persone in borghese che non si sono identificate. In seguito, quando sul posto arrivati poliziotti in divisa, gli aggressori si sarebbero qualificati come agenti, sempre secondo i dissidenti. Zhang Lin, 50 anni, ha preso parte al movimento di piazza Tiananmen del 1989 e ha trascorso in prigione tredici anni, a diverse riprese, sempre accusato di "sovversione". Usa, laureati-commessi denunciano le loro università: siamo stati truffati Antonio Pannullo Superlaureati nelle migliori università americane che finiscono per lavorare come commessi a meno di dieci dollari l'ora. Purtroppo la crisi e la disoccupazione picchia duro su tutti in America, anche a chi ha investito tanta fatica e soprattutto tanti, tantissimi soldi, nella propria formazione. È ad esempio la storia di Cory Bennett, una laureata in legge alla University of San Francisco, con specializzazione alla School of Law dello stesso ateneo. Dopo tante ore passate a preparasi per la sua futura carriera di avvocato, e oltre 150mila dollari spesi per pagare le rette, da tempo per sbarcare il lunario e tirare avanti è finita a piegare magliette e camicie in un bancone di Macy. Ma la sua è la stessa storia di tantissimi altri giovani americani ultra-specializzati, costretti a svolgere mansioni molto meno qualificate rispetto al loro curriculum di studi. Così, per protestare contro tutto ciò, gli studenti di una ventina di facoltà hanno lanciato una denuncia collettiva, una cosiddetta class action contro i propri atenei. L'accusa, portata avanti da due avvocati, Strauss e Anziska, è aver «violato le leggi a tutela dei consumatori diffondendo dati falsi circa le percentuali di laureati che trovano lavoro dopo i loro diplomi». Secondo l'esposto, nei siti web di questi mega atenei si legge che circa il 90% dei loro laureati entrano nel mondo del lavoro. Ma le cifre reali dicono cose molto diverse. Così, secondo i legali, questo comportamento prefigura una truffa ai danni dei ragazzi, visto che se le università pubblicassero i numeri veri circa gli sbocchi occupazionali molti studenti non si sarebbero mai iscritti. Secondo molte statistiche, negli ultimi anni, complice la recessione, solo il 55% dei laureati, in particolare in materie legate al diritto, hanno trovato un impego nel loro settore entro i nove mesi dal conseguimento del titolo di studio. Da qui la protesta. E in California, dove le leggi a difesa del consumo sono molto più rigide di altri stati, i giudici hanno già accolto cinque ricorsi presentati contro altrettanti atenei, come San Franciscòs Golden Gate University, Soutwestern, San Diegòs Thomas Jefferson, University of San Francisco e California Western School of Law. Tutte facoltà in cui studiare costa in media 40mila dollari l'anno. Giovanni Trotta La situazione in Corea del Nord sembra essere relativamente calma: i veicoli sospettati di essere lanciatori mobili di missili sono rimasti fermi negli ultimi due giorni. Secondo fonti di intelligence sudcoreane, citate dall'agenzia Yonhap, il Nord ha schierato quattro o cinque "transporter erector launcher" (Tel), lanciatori mobili, sulla costa a est della provincia di Hamgyeong del Sud. In più, da una settimana, due missili intermedi Musudan sono spostati fuori o all'interno di un capannone della città portuale di Wonsan, in un tentativo di confondere la vigilanza satellitare dell'intelligence di Seul. «La situazione non è cambiata, non ci sono segnali che i Tel siano stati spostati a partire da giovedì o che i lanci di missili siano imminenti», ha detto una fonte. In altri termini, tutto è pronto, ma manca il via libera della leadership all'eventuale lancio. Il segretario di Stato Usa, John Kerry, a Seul ha spiegato che gli Stati Uniti sono pronti a parlare con il Nord a patto che, come precondizioni, ci siano le rinunce di Pyongyang a lanci balistici e alle ambizioni nucleari. La presidente sudcoreana, Parck Geun-Hye, ha da parte sua lasciato aperta la porta del dialogo, ribadendo l'intenzione di parlare con la Corea del Nord e di voler continuare gli aiuti indipendentemente dalle tensioni e dalle minacce. Intanto si apprende che Stati Uniti e Cina condividono l' obiettivo della denuclearizzazione della penisola coreana, secondo i capi della diplomazia di Washington e Pechino, John Kerry e Yang Jiechi. Il segretario di Stato americano e il consigliere di Stato cinese hanno affermato entrambi di essere favorevoli a una penisola coreana priva di armi nucleari, dopo il recente colloquio che hanno avuto a Pechino. In precedenza, Kerry aveva incontrato il presidente cinese Xi Jinping, il premier Li Keqiang e il ministro degli Esteri Wang Yi. La carica di consigliere di Stato in Cina è superiore a quella di ministro. Cina e Usa: denuclearizzare l'intera penisola coreana La Croazia al primo euro-voto tra pessimismo e disinteresse 5 Redazione In Croazia si vota in queste ore per le prime elezioni europee, in vista dell'adesione all'Ue il primo luglio prossimo, in un clima però molto diverso dalle precedenti ondate di allargamento, pervasa da pessimismo e timori dettati dalla pesante crisi economica. Al Paese spettano dodici europarlamentari che verranno eletti con sistema proporzionale, sbarramento al 5% e, per la prima volta, voto di preferenza dopo una campagna elettorale quasi invisibile, senza comizi o dibattiti tv, limitata a una timida presentazione dei candidati sui portali internet e sulla stampa. Tutti i leader politici hanno definito storiche queste elezioni, ricordando che l'ingresso in Europa era dal momento della proclamazione dell'indipendenza dalla Jugoslavia socialista nel 1991 il principale obiettivo strategico nazionale. Gli sforzi concreti per unirsi all'Ue ebbero inizio nel 2000, dopo la vittoria elettorale delle forze europeiste e democratiche e la fine del regime autoritario del presidente Franjo Tudjman. I negoziati, iniziati nel 2005, sono stati condotti in base a criteri e condizioni molto più severi rispetto a qualsiasi altro Paese, anche per l'esperienza in parte negativa che Bruxelles ha avuto con Romania e Bulgaria. In questi otto anni la Croazia si è drasticamente trasformata, attuando difficili riforme in tutti i settori della società e delle istituzioni, in particolare nel rispetto dei diritti umani, del funzionamento del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione. Oggi è di fatto già integrata nel sistema economico comunitario, ha un mercato aperto, regolato e funzionante, e la valuta nazionale, la kuna, saldamente legata all'euro. Il Paese sarà comunque uno tra i più poveri Ue, con un Pil pro capite pari al 60% della media. Al referendum sull'adesione, nel gennaio del 2012, il 66,3% si espresse a favore, ma l'affluenza fu deludente (43,5% degli aventi diritto) e stando alle previsioni, anche le europee potrebbero essere caratterizzate da un sentimento di indifferenza, con un'affluenza anche minore. “Meno letti più poltrone” lo slogan della sinistra sulla sanità toscana 6 Latina, sgomberato campo abusivo di nomadi Carlotta DeʼBellis Lʼassessorato alla Salute della Regione Toscana non lascia, anzi raddoppia: si dota di un nuovo capo di dipartimento (lʼattuale direttore generale di Careggi, Valtere Giovannini) e in più crea un incarico ad hoc per lʼuscente Edoardo Majno. Così, secondo il vicepresidente della commissione Sanità Stefano Mugnai (Pdl), queste indiscrezioni tratteggiano «uno scenario allucinante in cui si tagliano i posti letto negli ospedali e si incrementano addirittura le poltrone di un sistema sanitario che rischia di collassare proprio sotto il peso del suo stesso apparato, quello che da tempo noi chiediamo di snellire poderosamente». Peccato che nella manovra dʼarredamento sanitario “meno letti e più poltrone" a rimanere in piedi rischiano di essere, come al solito, i toscani: «Mentre i cittadini sono alle prese con una riduzione drastica e sistematica dei servizi a fronte di ticket sempre più esosi – attacca Mugnai – la Giunta regionale di centrosinistra provvede ad assicurare più seggiole per tutti i soliti noti, i volti storici della sanità toscana, il cerchio magico che lʼex assessore regionale alla Sanità e attuale governatore Enrico Rossi si è costruito in lustri di gestione. Da mesi chiediamo che il sistema regionale della sanità si apra a nuove energie, anziché privilegiare le solite facce. Invece anche su questo fronte dobbiamo constatare che non siamo stati ascoltati». Piuttosto clamoroso il caso della attuale direttrice della Asl 6 di Livorno, Monica Calamai, protagonista nelle scorse settimane di una girandola di ipotesi di spostamento e adesso, a quanto pare, destinata alla Asl 4 di Prato e al Sior: «È lʼesempio lampante di quanto la sanità toscana sia asservita alla politica – osserva Mugnai – visto che i precedenti annunci di un suo trasferimento furono fatti anchʼessi, quando si dice il caso, alla vigilia delle primarie del Pd, forse con lʼintento di ammansire gli amministratori locali della sinistra cui la gestione Calamai davvero non va a genio». Ovvio il corollario: «Finché le logiche che guidano le scelte della sanità saranno queste, cʼè poco da sperare». In Sicilia cresce la criminalità ma la Giunta regionale stanzia solo 400mila euro Redazione Il governo della Regione Sicilia ha stanziato solo 400 mila euro nel bilancio come contributi da destinare alla lotta alla criminalità. Secondo quanto deciso, la somma sarà destinata alle violenze di genere, per l'ammontare di 45 mila euro; in particolare alle donne vittime di violenza la somma di 40 mila euro, al Fondo vittime di estorsioni 100 mila euro, alle vittime di mafia la misura straordinaria una tantum di 80 mila euro e alle associazioni delle vittime di estorsioni e di usura la somma di 117 euro, per un totale complessivo, quindi, di 400 mila euro. A renderlo noto è Salvino Caputo, parlamentare regionale di Fratelli d'Italia e vicepresidente della commissione legislativa Attività produttive. «Credo che la somma prevista nel bilancio predisposto dal governo - dichiara Caputo – sia insufficiente e inadeguata per unʼazione di contrasto alla criminalità se consideriamo che la somma è unica e servirà per le vittime di estorsioni, di usura, per le donne vittime di violenza e per le associazioni. In una regione – conti- nua - dove i fenomeni di estorsioni e gli atti di intimidazione, danneggiamenti e usura hanno raggiunto livelli insostenibili, mi chiedo come si può pensare di fronteggiarli con poco meno di 400 mila euro. Non solo, ma questo è un segnale negativo per le vittime che con grande coraggio sfidano il crimine con la denuncia. In questo modo temo che sarà difficile convincere le vittime a denunciare perché le Istituzioni non sono in grado di dare adeguate forme di sostegno. Questo governo di centrosinistra – conclude Caputo - Redazione A seguito di un esposto da parte dei proprietari dellʼarea e di alcuni residenti e della successiva verifica con sopralluogo disposta dalla Giunta di centrodestra che governa la città, gli uomini della Polizia municipale, guidati dal comandante Francesco Passaretti, hanno eseguito uno sgombero nelle adiacenze della chiesa di Borgo Bainsizza a Latina, dove è stata riscontrata la presenza di alcune persone senza fissa dimora che si erano insediate nellʼarea allʼinterno di rifugi abusivi, baracche e roulottes. La Polizia municipale, con lʼausilio degli agenti della questura, ha proceduto allo sgombero dellʼarea, con lʼidentificazione di diverse persone di nazionalità straniera, risultate non in regola con i permessi di soggiorno in Italia. La Polizia ha quindi allontanato gli irregolari e smantellato i rifugi abusivi, otto baracche in totale, restituendo lʼarea ai proprietari. Sul posto sono state rinvenute diverse autovetture abbandonate, oltre a rifiuti di ogni genere. In generale, sono state riscontrate condizioni igienico-sanitarie molto precarie, per cui la Polizia municipale ha proceduto alla bonifica dellʼarea, per quanto di competenza. lancia un messaggio fortemente negativo e tale da scoraggiare denunzie e ribellioni. Invece di pensare a nomine mediatiche, Crocetta dovrebbe dare un segnale di forte discontinuità e potenziare gli strumenti contro i mafiosi e contro ogni forma di criminalità». Intrattenimento: è la musica la nuova frontiera di Twitter Guglielmo Federici Dai telegrafici messaggini in 140 caratteri a potente megafono di notizie, appelli, tormentoni da ogni angolo del pianeta, forte di una piattaforma sempre più multimediale e perfino vicina alla quotazione in Borsa: così è cambiato e sta cambiando Twitter, che dopo foto e video ora è prossimo ad aggiungere anche musica in streaming all'elenco delle sue opzioni. Le“voci” in merito non sono ancora confermate, ma è spuntata la pagina web “music.twitter.com” in cui su sfondo nero campeggiano l'hashtag #music, il simbolo di Twitter e un pulsante per il “login in” che - se effettuato - chiede l'autorizzazione per entrare in qualcosa chiamato “Trending Music Web”, senza poi consentire altro. Dal “just setting up my tweetter” pubblicato nel 2006 dal co-fondatore Jack Dorsey (gli altri sono Evan Williams e Biz Stone), Twitter ne ha fatta di strada, collezionando novità impensabili fino al giorno prima, come i tweet dallo spazio o del Papa. Il microblog ha appena compiuto sette anni e oggi ha 200 milioni di utenti at- tivi che pubblicano ogni giorno più di 400 milioni di cinguettii. Il celebre “Four more years” della rielezione di Barack Obama è il più retwittato della storia. L'ultima grossa novità potrebbe concretizzarsi questo weekend: per il blog AllThingsD del Wsj è imminente l'annuncio di “Twitter Music”, “app” che consentirebbe di seguire artisti e canzoni preferite, un po' come Spotify o Rdio. Voci che dal quartier generale nessuno commenta, ma che sono rafforzate da alcuni tweet pescati in rete, come quello del conduttore di American Idol, Ryan Seacrest, che dice di essere alle prese con la nuova “app”, e dalla misteriosa pagina “music.twitter.com”. Twitter non è solo intrattenimento. Anche il suo ruolo nel panorama informativo si è evoluto: spesso il microblog arriva prima delle agenzie di stampa grazie a utenti 'qualsiasi' che vivono l'evento e lo condividono tempestivamente con un tweet. Le bufale però si diffondono altrettanto velocemente. Ma la controverifica della rete è sempre puntuale e impietosa. Definito insieme agli altri social network come una delle “armi” 7 più efficaci per promuovere la democrazia nel mondo, Twitter è stato anche uno dei simboli delle rivolte in Nord Africa e Medio Oriente e l'hashtag #Jan25 delle rivolte di piazza Tahrir in Egitto (2011) è entrato nella storia. Amendola debutta nella regia con un film di sport e d'amicizia: “La mossa del pinguino” Redazione «La Roma è una fede, il tifo una malattia. Ma la verità è che volevo girare una pellicola sul significato più autentico e nobile dello sport, quello che purtroppo da un po' manca al calcio che oggi, che non mi piace più. Sono deluso da tutto quello che c'è dietro i campionati, le dietrologie, i capricci dei giocatori, le società, il fiume di denaro, la gente che ancora se mena allo stadio, le scommesse». È lo sfogo che non ti aspetti da Claudio Amendola, tifoso doc della Roma e di Totti, ma anche un nostalgico di Zeman, uno sportivo nato che gioca anche calcio ed è arrivato - come racconta lui stesso - ad uscire di casa di notte sotto gli occhi sgomenti della moglie Francesca Neri. Ma per il suo debutto alla regia, “La mossa del pinguino”, l'attore ha scelto un'altra disciplina, fino a pochi anni fa quasi sconosciuta in Italia, il curling (oggi 800 atleti in tutto). Il film, girato a Roma in sole cinque settimane, è stato presentato nella sede romana dell'Istituto di Credito sportivo dove i protagonisti, Edoardo Leo, Antonello Fassari, Ennio Fantastichi, Ricky Memphis, Francesca Inaudi hanno dato un'esilarante dimostrazione di come si disputa una partita di curling con mazze e pentole a pressione. A co-firmare soggetto e sceneggiatura insieme al regista è l'attivissimo Leo «Il film - racconta - è ambientato nel 2005: il Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi protagonista scopre che in Italia non esiste una squadra ufficiale di curling e quindi ha la grande pensata di coinvolgere gli amici». La pellicola, (uscita prevista nel 2014), è una commedia su sport e amicizia dove i protagonisti, dipendenti di una ditta di pulizie, sono pronti a tutto pur di partecipare alle Olimpiadi di Torino del 2006. Tra allenamenti improbabili, scappatoie alle regole e provocazioni agli avversari, finiranno per diventare campioni italiani. Per partecipare però alle Olimpiadi dovranno diventare persone migliori. «È un progetto cui tenevo molto insiste Amendola - affronto la mia grande passione per lo sport, e il curling è un pretesto per raccontare il sogno folle di quattro uomini che, quasi sconfitti dalla vita, riescono a trovare la forza e il coraggio per prendersi la loro rivincita». Direttore Politico Marcello De Angelis Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250