Contabilita macroeconomica area cremonese
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Contabilita macroeconomica area cremonese
LA CONTABILITÀ MACROECONOMICA A PREZZI CORRENTI E A PREZZI COSTANTI DELLE SOCIETA’ DEL MANIFATTURIERO CREMONESE. PIERO GANUGI MASSIMO LEONARDI Gennaio 2004 Indice Indice ......................................................................................................................... 2 Introduzione............................................................................................................... 3 1. Il valore aggiunto ................................................................................................... 4 1.1 La riclassificazione dei bilanci ......................................................................... 4 1.2 Il valore aggiunto a prezzi costanti................................................................... 6 1.3 Gli indici dei prezzi usati per ottenere il valore aggiunto a prezzi costanti ....... 8 1.4 Il valore aggiunto a prezzi correnti.................................................................. 10 1.5 Il MOL a prezzi correnti ................................................................................ 12 1.6. Il valore aggiunto a prezzi costanti................................................................. 14 2. Gli indici impliciti dei prezzi................................................................................ 15 2.1 Cremona ......................................................................................................... 15 2.2 Il confronto tra Cremona e l’Italia.................................................................. 17 3. La concentrazione del valore aggiunto e dei ricavi .............................................. 19 4. L’ investimento e il risparmio .............................................................................. 20 5. Un confronto con l’ISTAT .................................................................................. 21 5.1 Il valore aggiunto dell’ “industria in senso stretto”.......................................... 21 5.2. Un confronto dei due approcci in alcune province italiane ............................. 25 Bibliografia .............................................................................................................. 28 Allegato: I conti effettuati sull’universo ................................................................... 30 2 Introduzione Nel Report di quest’anno ricostruiamo la contabilità macroeconomica delle società del manifatturiero cremonese degli anni 1998, 1999, 2000, 2001. I conti effettuati sono stati calcolati sul panel fisso di imprese che si sono mantenute in vita tra il 1998 e il 2001 (499 società). Nell’appendice riportiamo invece il valore aggiunto per gli interi universi. Nel seguente Report introduciamo un’importante novità rappresentata dalla contabilità a prezzi costanti. Determinando il valore aggiunto a prezzi costanti è prima di tutto possibile individuare il guadagno di valore creato dalle società cremonesi al netto dell’inflazione. Ma non soltanto questo. Mediante il valore aggiunto a prezzi costanti è possibile scoprire quale sarebbe stato l’incremento di valore creato dalle società delle diverse branche in una situazione immutata dei prezzi sia dei prodotti che dei beni intermedi usati utilizzati nel processo produttivo. Operando ulteriori elaborazioni all’interno di questo filone della contabilità a prezzi costanti- gli indici impliciti dei prezzi- diventa possibile mettere in evidenza un aspetto fondamentale delle politiche di prezzo delle società cremonesi: in che misura le società delle diverse branche siano state in grado di imporre dei prezzi in linea con l’andamento generale dei prezzi del manifatturiero cremonese. Poiché il tasso generale d’inflazione è una media, alcune branche impongono tassi superiori, altre inferiori ad esso. Se le società che impongono prezzi più elevati della media riescono a mantenere anche i loro volumi di fatturato, esse sono anche in grado di beneficiare di una quota maggiore del valore aggiunto prodotto dall’intero manifatturiero provinciale. Se al contrario le società delle altre branche che stabiliscono prezzi più bassi della media generale non riescono a compensare questo fatto con volumi di fatturato più elevati, diminuisce il loro peso sul valore aggiunto complessivo creato nell’area. 3 1. Il valore aggiunto 1.1 La riclassificazione dei bilanci Il valore aggiunto (o Val) è la grandezza fondamentale per rappresentare in modo corretto la ricchezza prodotta da un’impresa. A differenza del fatturato (ovvero i ricavi lordi dell’impresa), che potrebbe essere fuorviante in questo tipo di analisi, il valore aggiunto costituisce una misura fedele e veritiera del “surplus” che l’azienda è in grado di generare attraverso la propria manodopera e le proprie tecnologie. In modo molto approssimativo, si potrebbe definire il valore aggiunto come la differenza tra il Valore della Produzione e il Valore dei Consumi Intermedi. Per ben analizzare la modalità di costruzione e quindi la natura di tale grandezza, occorre però fare riferimento al Conto della Produzione. Il Conto della Produzione rappresenta lo strumento di contabilità macroeconomica utilizzato per far emergere il valore aggiunto di un’impresa; impostato come un qualsiasi conto di natura aziendale che segue le regole della partita doppia, accoglie in “Dare”, come Consumi Intermedi, le seguenti voci del Conto Economico: B6) costi per materie prime, sussidiarie e di consumo; B7) costi per servizi; B8) costi per godimento di beni di terzi; B11) variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci. Nella sezione “Avere”, come Valore della Produzione, sono invece inserite le seguenti voci: A1) ricavi delle vendite e delle prestazioni; A2) variazione delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti; A3) variazioni dei lavori in corso su ordinazione; A4) incrementi di immobilizzazioni per lavori interni. 4 La sezione “Avere” inoltre, ai fini di una rigorosa determinazione del valore aggiunto, dovrebbe contenere, come valore di rettifica, anche l’importo relativo ai Compensi agli Amministratori1, qualora tale importo venisse incluso nella voce “B7) costi per servizi”. La voce “A5) altri ricavi e proventi” non viene opportunamente considerata in quanto contenente importi relativi a prestazioni estranee alla produzione caratteristica dell’impresa. L’importo del valore aggiunto viene così calcolato come saldo tra il Valore della Produzione e i Consumi Intermedi. Tale spiegazione appena descritta individua la modalità di calcolo del valore aggiunto a prezzi correnti, per determinare invece il valore aggiunto a prezzi costanti, si ha bisogno dei relativi indici che verranno utilizzati per portare l’aggregato di riferimento ai prezzi di un relativo anno preso come base. Tale procedimento risulta essere di estrema laboriosità ma di ampia duttilità, in quanto consente un’analisi più puntuale della situazione economica della microarea, determinando infatti l’andamento dei prezzi e il susseguente calcolo del tasso di inflazione, è possibile intervenire con manovre di politica economica per portare la situazione a livelli di piena efficienza. 1 Questo tipo di informazione è ricavabile solo dalla Nota Integrativa o da altri allegati al Bilancio d’Esercizio; per ovvi motivi pratici, questa tipologia di documenti non è stata considerata nell’analisi e di conseguenza nessuno dei Conti della Produzione costruiti terrà conto dell’importo relativo al Compenso agli Amministratori. 5 1.2 Il valore aggiunto a prezzi costanti Per assicurare la compatibilità nel tempo degli aggregati della contabilità nazionale occorre disporre non solo dei valori a prezzi correnti, ma anche di quelli espressi a prezzi costanti di un determinato periodo assunto come base (in questa analisi abbiamo deciso di prendere come anno base il 1995 esattamente quello che l’ISTAT adopera nei suoi prospetti). Mentre con la prima serie è possibile calcolare le variazioni in termini monetari, con l’altra serie, avendo eliminato l’influenza di una delle variabili (i prezzi), è possibile rilevare invece l’andamento delle sole quantità o, meglio le variazioni in termini reali. Il passaggio dall’una all’altra serie di dati risulta essere assai complesso, per la cui soluzione gli esperti di contabilità nazionale, sono costretti ad utilizzare criteri di calcolo empirici variabili da paese a paese e diversi anche per il periodo considerato. La variabilità dei metodi utilizzati non dipende soltanto da motivi di carattere teorico, ma soprattutto da motivi pratici collegati con la necessità di disporre di un sistema coerente e articolato di informazioni e di indicatori statistici. Ricordiamo inoltre che, oltre alla somma algebrica tra gli aggregati del conto economico delle risorse e degli impieghi, il valore a prezzi costanti del PIL si ottiene anche facendo la somma dei dati relativi al valore aggiunto delle singole branche ed agli altri aggregati ad esso connessi. Si pongono quindi due problemi: il primo riguarda il procedimento da adottare per deflazionare il prodotto lordo dei singoli settori produttivi; il secondo, il significato economico del prodotto lordo settoriale espresso a prezzi costanti. Per quanto concerne il primo problema si deve dire innanzitutto che, mentre il prodotto interno lordo a prezzi costanti di un paese può essere determinato per residuo, il valore aggiunto a prezzi costanti dei singoli settori di attività economica non si può ottenere seguendo la medesima strada. Questo soprattutto perché il valore aggiunto settoriale a prezzi correnti è un saldo contabile, infatti risulta dalla differenza tra il Valore della Produzione e le Spese per le materie prime, ausiliarie e i Servizi impiegati per ottenere la produzione stessa. Esprimendosi in termini di saldo contabile, il valore aggiunto settoriale assume la caratteristica di un flusso monetario, il suo valore a prezzi costanti può essere determinato esprimendo a prezzi costanti i due termini attraverso i quali viene determinato, ossia le poste relative alla produzione e alle spese relative ai beni e servizi intermedi impiegati nel processo produttivo. 6 Per il calcolo del prodotto lordo o valore aggiunto a prezzi costanti dei singoli settori produttivi si possono utilizzare i seguenti procedimenti: 1. doppia deflazione; 2. deflazione mediante l’indice dei prezzi dell’input, cioè del valore dei beni e servizi intermedi utilizzati nella produzione; 3. deflazione mediante l’indice di prezzo dell’output ovvero della produzione. L’ISTAT nella trasformazione degli aggregati a prezzi costanti2, adotta il primo procedimento che consente di ricavare il prodotto lordo a prezzi costanti di ciascun settore effettuando la differenza tra il valore della produzione e quello dei costi separatamente deflazionati. Occorre precisare fin da ora che, anche per quanto riguarda la microarea di Cremona si è adottato il metodo della doppia deflazione, per un più semplice e diretto confronto con l’analisi dell’ISTAT a livello nazionale. 2 ALVARO, Contabilità nazionale e statistica economica, Cacucci, Bari 1999, pp. 19-25 7 1.3 Gli indici dei prezzi usati per ottenere il valore aggiunto a prezzi costanti Effettuando una deflazione, si ha necessariamente bisogno, di indici dei prezzi alla produzione e di indici dei prezzi dei consumi intermedi (se intendiamo usare il metodo della “doppia deflazione), oppure in alternativa di uno dei due indici (se adoperiamo il metodo della deflazione mediante l’indice dei prezzi dell’input oppure quello dell’output). In questo elaborato è stato usato il procedimento della doppia deflazione, abbiamo usato come anno base di riferimento il 1995, esattamente l’anno che l’ISTAT ha deciso di adottare nelle sue analisi periodiche. L’ISTAT costituisce una varietà di indici di prezzo, ciascuno si riferisce ad un definito aspetto del complesso delle transazioni di beni e servizi che, con riferimento ad una data unità territoriale e temporale, si verificano nel mercato. Tra questi, si hanno: a) i numeri indici dei prezzi al consumo per l’intera collettività; b) i numeri indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati; c) il numero indici del costo della vita valevole ai fini dell’applicazione della scala mobile delle retribuzioni; d) i numeri indici dei prezzi dei prodotti venduti e dei beni acquistati dagli agricoltori; e) i numeri indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali; f) i numeri indici del costo di costruzione di alcuni manufatti dell’edilizia; g) i numeri indici delle retribuzioni contrattuali; h) i numeri indici dei prezzi dei beni importati ed esportati. I numeri indici da noi adottati sono quelli relativi ai prezzi alla produzione dei prodotti industriali (indicati sopra alla lettera e), essi misurano l’evoluzione dei prezzi dei prodotti industriali al primo gradino del processo di commercializzazione, limitatamente alle vendite dei prodotti che si verificano sul mercato interno. Gli indici elementari dei prezzi di ciascun prodotto sono calcolati con riferimento alla media dei prezzi mensili relativi all’anno 1995. Il campo di osservazione è l’insieme delle attività industriali definite in base alla classificazione delle attività economiche (ATECO 91)1. 1 Abbiamo considerato la classificazione ATECO 91anzichè ATECO 2002 in quanto il panel fisso delle società manifatturiere cremonesi è riferito agli anni 1998-2001 bilanci delle società. 8 La rilevazione dei prezzi è effettuata con periodicità mensile su 1034 prodotti scelti nell’ambito della «PRODCOM» (acronimo di Produzione Comunitaria), per i quali 3680 imprese forniscono oltre 12 mila quotazioni. Gli indici elementari dei 1034 prodotti rilevati vengono calcolati con media aritmetica semplice degli indici dei prezzi inviati delle singole imprese. Tali indici elementari sono, con la formula di Laspeyres, sintetizzati in 277 categorie che, a loro volta, danno luogo a 159 gruppi, 28 divisioni e 16 settori coerentemente con la classificazione delle attività economiche adottate. I coefficienti di ponderazione per la sintesi degli indici di prodotto sono calcolati in base al valore della produzione; quelli per la sintesi di ordine superiore in base al fatturato relativo alle vendite sul mercato interno. Nella tabella 1.3.1 riportiamo gli indici che abbiamo utilizzato per il calcolo del valore aggiunto a prezzi costanti mediante il metodo della doppia deflazione: Tabella 1.3.1. Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali – base 1995. INDICI 1998 1999 2000 2001 indice prezzi beni intermedi (Ateco DA) Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco (Ateco DB) Industrie tessili e dell' abbigliamento (Ateco DC) Industrie conciarie, fabb. di prodotti in cuoio, pelle e similari (Ateco DD) Industria del legno e dei prodotti in legno (Ateco DE) Fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta (Ateco DF) Fabb. di coke, raffinerie di petrolio, tratt. dei combustibili nucleari (Ateco DG) Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali (Ateco DH) Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (Ateco DI) Fabb. di prodotti della lavorazioni di minerali non metalliferi (Ateco DJ) Prodotti in metallo e fabbricazione di prodotti in metallo (Ateco DK) Fabb. di macchine ed apparecchi meccanici, compresa installazione (Ateco DL) Fabb. di macchine elettriche e di apparecchi elettrici ed ottici (Ateco DM) Fabbricazione di mezzi di trasporto (Ateco DN) Altre industrie manifatturiere 101,10 104,18 104,47 105,88 102,67 98,43 99,54 98,58 100,26 106,05 101,10 108,88 101,95 107,28 106,11 99,90 103,58 104,34 106,62 101,70 98,46 106,51 98,85 99,86 107,86 98,90 109,65 101,95 108,39 108,42 107,50 105,04 106,18 109,35 102,85 105,10 128,93 107,52 103,67 111,86 103,30 110,96 102,48 109,90 110,40 109,12 108,15 108,92 114,58 104,07 106,39 120,78 107,96 105,07 116,28 103,37 112,29 103,21 111,53 113,17 Fonte.: ISTAT Ricordiamo che l’ISTAT, periodicamente, pubblica gli indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali, infatti nella banca dati, precisamente nell’area “indicatori congiunturali” si trovano le serie con anno base 1995. 9 1.4 Il valore aggiunto a prezzi correnti Mostriamo di seguito alcune tabelle riassuntive riguardanti l’andamento del valore aggiunto e del MOL (profitti lordi) a prezzi correnti per confrontarne l’andamento nel tempo (1998-2001) e nello spazio, comparando la realtà cremonese con quella cremasca, lodigiana e nazionale. Tabella 1.4.1. Valore aggiunto a prezzi correnti - settore manifatturiero- panel fissi. Cremona 1998 636.682.561,53 1999 644.612.758,78 2000 2001 Lodi3 Crema4 n.d. Manifatturiero Nazionale 8.648.800,42 22.844.000.000,00 209.882.017,10 8.661.601,11 22.880.700.000,00 709.299.945,06 226.294.770,38 10.492.606,77 23.367.000.000,00 731.417.555,56 213.519.989,25 11.163.321,17 23.563.800.000,00 Fonti. Cremona, Lodi e Crema: nostre elaborazioni 2003. Manifatturiero nazionale: ISTAT Tabella 1.4.2. Indice a base mobile del valore aggiunto a prezzi correnti - settore manifatturiero 1998 Cremona Lodi - - Crema Manifatturiero Nazionale - - 1,001 1,002 1999 1,012 2000 1,100 1,078 1,211 1,021 2001 1,031 0,944 1,064 1,008 Fonti. Cremona, Lodi e Crema: nostre elaborazioni 2003. Manifatturiero nazionale: ISTAT Nella tabella 1.4.1 sono rappresentati i valori assoluti del valore aggiunto, mentre nella tabella 1.4.2 sono stati calcolati gli indici a base mobile, cioè la variazione del valore aggiunto da un anno all’altro. Si può notare come il valore aggiunto a prezzi correnti nel corso degli anni sia aumentato in tutte le realtà economiche considerate, l’indice infatti è nella maggior parte dei casi maggiore di uno. 3 I conti su Lodi sono stati calcolati prendendo a riferimento due differenti panieri di imprese: panel 1999-2000 (composto da 200 società), panel 2000-2001 (composto da 193 società). Il valore aggiunto dell’anno 2001 sopra riportato è quello calcolato sul panel 2000-2001. 4 I conti di Crema sono stati calcolati su un paniere di 33 società. 10 L’aumento del valore aggiunto a prezzi correnti è particolarmente marcato nel caso di Cremona (10%) e Crema (21,1%) tra il 1999 e il 2000. Se si considera invece il caso nazionale l’aumento del valore aggiunto non è particolarmente elevato nei periodi presi come riferimento. 11 1.5 Il MOL a prezzi correnti Nelle tabelle 1.5.1 e 1.5.2 sono riportati nella prima il valore assoluto del MOL in alcune realtà provinciali, nella seconda gli indici su scala mobile che segnalano il trend della variabile nel corso degli anni. Il Margine Operativo Lordo è il risultato economico che un’impresa ottiene attraverso la propria gestione caratteristica. Il MOL si ottiene dalla costruzione del Conto della Distribuzione del Reddito desunto dalla contabilità macroeconomica a livello nazionale (SEC). Innanzitutto il Conto della Distribuzione del Reddito può essere elaborato solamente dopo aver calcolato il valore aggiunto attraverso il Conto della Produzione trattato nel paragrafo 1. Il Conto della Distribuzione del Reddito accoglie nella sezione “Avere” il valore aggiunto precedentemente trovato, mentre in “Dare” il B9) Costo del personale ricavabile dal Conto Economico (voce comprendente le sottovoci: a) salari e stipendi b) oneri sociali c) trattamento di fine rapporto d) altri costi). Per differenza (il saldo) siamo così in grado di ottenere il cosiddetto MOL. Tabella 1.5.1. Margine operativo lordo Cremona Lodi Crema 1998 252.779.710,72 1999 252.847.964,77 93.728.432,43 2.881.497,83 2000 299.539.042,22 96.933.924,50 4.207.725,52 2001 284.459.198,81 96.164.052,57 4.257.878,75 n.d. Fonti. Cremona, Lodi e Crema: nostre elaborazioni 2003. 12 3.013.004,70 Tabella 1.5.2. Indici su base mobile del Margine operativo lordo Cremona Lodi Crema 1998 - - - 1999 1,000 - 0,956 2000 1,185 1,034 1,460 2001 0,950 0,992 1,012 Fonti. Cremona, Lodi e Crema: nostre elaborazioni 2003. Osservando l’andamento del margine operativo lordo si osserva un notevole aumento del MOL tra il 1999 e il 2000 soprattutto a Crema (46%) e a Cremona (18%), tale aumento è un po’ meno marcato nella provincia di Lodi (3,4%). Nel 2001 si assiste invece ad una diminuzione del MOL a Cremona e a Lodi, mentre a Crema si segnala un aumento della variabile anche se molto ridotto rispetto al 2000. 13 1.6. Il valore aggiunto a prezzi costanti Dopo aver mostrato l’andamento del valore aggiunto a prezzi correnti occorre a questo punto raffrontare tali risultati con quelli ottenuti con la metodologia della doppia deflazione, quella che permette la trasformazione degli aggregati a prezzi costanti. In questo paragrafo il confronto avrà come base sia l’aggregato “attività manifatturiera” sia l’aggregato “industria in senso stretto”. Nella tabella 1.6.1 è riportato il confronto tra il valore aggiunto a prezzi correnti e il valore aggiunto a prezzi costanti considerando il settore manifatturiero della provincia di Cremona. Oltre ai valori assoluti sono riportati anche gli indici su scala mobile. Tabella 1.6.1. Valore aggiunto a prezzi correnti e a prezzi costanti VAL p. correnti VALt / VALt-1 VAL p. costanti VALt / VALt-1 1998 636.682.561,53 - 572.273.092,78 - 1999 644.612.758,78 1,012 567.835.972,75 0,992 2000 709.299.945,06 1,100 703.643.196,32 1,239 2001 731.417.555,56 1,031 719.725.406,89 1,023 Fonti. nostre elaborazioni 2003. Se si osservano gli indici si può notare come nel caso del valore aggiunto a prezzi correnti l’aumento tra il 1999 e il 2000 sia pari al 10%, mentre se si considera il valore aggiunto a prezzi costanti l’incremento negli stessi anni è pari al 23,9%. Negli altri anni, al contrario, l’aumento del valore aggiunto a prezzi correnti supera quello del valore aggiunto a prezzi costanti. 14 2. Gli indici impliciti dei prezzi 2.1 Cremona Come già specificato in precedenza, mentre con le quantità a prezzi correnti è possibile calcolare le variazioni in termini monetari, nel caso delle quantità a prezzi costanti, avendo eliminato l’influenza dei prezzi, è possibile rilevare l’andamento delle sole quantità, o meglio, le variazioni in termini reali. In conseguenza a ciò, dividendo le quantità a prezzi correnti per le quantità a prezzi costanti, otteniamo un indice che permette di misurare l’inflazione. Se l’indice è maggiore di uno, i prezzi dell’anno di riferimento sono aumentati rispetto a quelli dell’anno base e viceversa, se l’indice è minore di uno, i prezzi dell’anno di riferimento sono diminuiti. Nella tabella 2.1.1 sono presentati gli indici impliciti dei prezzi calcolati come rapporto tra valore aggiunto del settore manifatturiero della provincia di Cremona a prezzi correnti e valore aggiunto dello stesso settore economico a prezzi costanti. Tabella 2.1.1. Indici impliciti dei prezzi calcolati sul Val del settore manifatturiero della provincia di Cremona VAL p. correnti VAL p. costanti 1998 636.682.561,53 572.273.092,78 1,113 1999 644.612.758,78 567.835.972,75 1,135 2000 709.299.945,06 703.643.196,32 1,008 2001 731.417.555,56 719.725.406,89 1,016 Indici impliciti dei prezzi Fonti. nostre elaborazioni 2003. Dalla tabella si può notare come gli indici impliciti siano nei vari anni maggiori di uno, i prezzi dell’anno preso a riferimento sono dunque aumentati rispetto all’anno base 1995. In particolare, nel 1998 l’inflazione è stata pari all’11,3%, nel 1999 al 13,5%, mentre nel 2000 e 2001 è diminuita notevolmente raggiungendo l’1,6% nel 2001. Dividendo l’indice implicito della singola branca per l’indice implicito generale dell’intero manifatturiero, otteniamo l’indice implicito relativo di prezzo della singola branca. L’utilità pratica dell’indice implicito relativo è quella di mettere in evidenza i mutamenti dei prezzi relativi delle singole branche. 15 Dobbiamo infatti ricordare che a parità di un medesimo tasso di inflazione, le singole branche possono determinare tassi di inflazione notevolmente diversi. Nelle tabelle 2.2.1 e 2.2.3 del paragrafo successivo, sono riportati gli indici impliciti dei prezzi suddivisi per singola branca del manifatturiero nella provincia di Cremona e gli stessi indici impliciti calcolati dall’ISTAT a livello nazionale. 16 2.2 Il confronto tra Cremona e l’Italia Quello che ci apprestiamo a mostrare, è il confronto per branca tra gli indici impliciti del cremonese con quelli calcolati dall’ISTAT a livello nazionale: Tabella 2.2.1. Indici impliciti annui del valore aggiunto - Cremona Cremona branca del manifatturiero 1998 1999 2000 2001 (Ateco DA) Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco Classificazione delle attività economiche - ATECO 128,89 139,56 89,11 102,07 (Ateco DB) Industrie tessili e dell' abbigliamento 114,00 117,14 102,73 108,32 (Ateco DC) Industrie conciarie,fabbricazione di prodotti in cuoio,pelle e similari n.d. n.d. n.d. n.d. (Ateco DD) Industria del legno e dei prodotti in legno 108,53 107,48 91,44 90,63 (Ateco DE) Fabbricazione della pasta-carta,della carta e dei prodotti di carta 92,11 94,75 97,94 98,89 (Ateco DF) Fabb. di coke,raffinerie di petrolio,trattamento dei combustibili nucleari 97,11 119,97 223,43 150,13 (Ateco DG) Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 91,75 95,96 107,58 104,17 (Ateco DH) Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 98,48 99,76 94,37 95,31 (Ateco DI) Fabbricazione di prodotti della lavorazioni di minerali non metalliferi 117,98 129,18 122,87 134,78 (Ateco DJ) Prodotti in metallo e fabbricazione di prodotti in metallo 101,40 96,24 93,49 88,39 119,78 (Ateco DK) Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici,compresi installazione 131,40 136,30 118,90 (Ateco DL) Fabb. di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche 104,09 106,83 92,09 90,74 (Ateco DM) Fabbricazione di mezzi di trasporto 129,15 140,38 117,16 120,00 (Ateco DN) Altre industrie manifatturiere INDICE GENERALE 124,15 136,48 118,90 122,89 109,83 115,66 109,51 108,30 1999 2000 2001 Fonti: nostre elaborazioni 2003 Tabella 2.2.2. Indici impliciti annui del valore aggiunto - Italia ISTAT - Italia branca del manifatturiero Classificazione delle attività economiche - ATECO 1998 (Ateco DA) Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 113,47 116,39 114,71 117,89 (Ateco DB) Industrie tessili e dell' abbigliamento 107,62 108,14 108,39 115,03 (Ateco DC) Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio,pelle e similari 110,01 109,84 114,52 122,12 (Ateco DD) Industria del legno e dei prodotti in legno 104,48 100,90 100,77 104,43 (Ateco DE) Fabbricazione della pasta-carta,della carta e dei prodotti di carta 104,32 102,69 104,27 111,59 (Ateco DF) Fabb. di coke,raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari 101,83 105,89 100,04 99,52 (Ateco DG) Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 101,08 102,15 108,58 114,05 (Ateco DH) Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 101,50 101,15 102,01 104,70 (Ateco DI) Fabbricazione di prodotti della lavorazioni di minerali non metalliferi 107,08 110,02 111,20 115,49 (Ateco DJ) Prodotti in metallo e fabbricazione di prodotti in metallo 102,45 101,00 101,80 103,31 (Ateco DK) Fabb. di macchine ed apparecchi meccanici,compresi installazione 112,05 114,51 113,51 115,08 (Ateco DL) Fabb. di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche 100,21 100,32 101,93 103,27 (Ateco DM) Fabbricazione di mezzi di trasporto 121,38 122,27 127,81 133,27 (Ateco DN) Altre industrie manifatturiere 106,33 106,22 106,40 110,52 106,70 107,25 108,28 112,16 INDICE GENERALE Fonti: ISTAT 17 Dal confronto tra le due tabelle è possibile cogliere le diverse velocità dei prezzi tra Cremona e l’Italia nelle diverse branche. Particolarmente interessante è l’andamento degli indici impliciti della branca alimentare data la sua rilevanza strategica all’interno del territorio della provincia. L’agro-alimentare cremonese ha tassi d’inflazione molto più sostenuti del livello nazionale nel 1998 e nel 1999. Nei due anni successivi si ha invece un netto rovesciamento degli andamenti a sfavore di Cremona. Anomalo è il dato del 2000 dove appunto la branca cremonese soffre di una contrazione profonda del prezzo del valore aggiunto. 18 3. La concentrazione del valore aggiunto e dei ricavi Gli indici C4, C10, C20 hanno la funzione di misurare la concentrazione, in quanto permettono di trovare il peso che le quattro, dieci, venti imprese più significative in termini dell’aggregato che si decide prendere a riferimento (nel nostro caso valore aggiunto e ricavi) hanno nei confronti del totale del campione preso a riferimento. Nel nostro esempio abbiamo calcolato questi indici sul panel fisso di società e sull’universo rispettivamente per i quattro anni presi a riferimento. Tabella 3.1.1. Indici di concentrazione calcolati sul panel fisso di imprese Valore aggiunto C4 C10 C20 0,187 0,317 0,433 0,194 0,330 0,442 0,238 0,355 0,466 0,225 0,345 0,458 anno 1998 1999 2000 2001 C4 0,186 0,188 0,207 0,228 Ricavi C10 0,340 0,332 0,349 0,375 C20 0,466 0,456 0,471 0,498 Fonti: nostre elaborazioni Dalla tabella 3.1.1 emerge che nel 1998 le quattro società più grandi, in termini di valore aggiunto hanno un peso pari al 18,7% sul totale del valore aggiunto del paniere; se consideriamo i ricavi abbiamo che sempre nel 1998 il C4 è pari al 18,6% sul totale dei ricavi. Mostriamo ora gli stessi indici, calcolati però sull’universo: Tabella 3.1.2. Indici di concentrazione calcolati sull’ universo di imprese anno 1998 1999 2000 2001 Valore aggiunto C4 C10 C20 0,159 0,272 0,389 0,161 0,297 0,409 0,207 0,334 0,437 0,202 0,317 0,423 C4 0,154 0,157 0,190 0,205 Ricavi C10 0,291 0,297 0,328 0,358 C20 0,466 0,428 0,446 0,427 Fonti: nostre elaborazioni Da rilevare che non si riscontrano grosse differenze rispetto agli indici calcolati sul panel fisso, solamente un naturale abbassamento di questi valori causato dal numero di imprese che aumentano passando dal panel fisso all’universo, così facendo il “peso” percentuale di queste sul totale diminuisce. 19 4. L’ investimento e il risparmio Dopo esserci occupati dell’analisi su valore aggiunto e MOL, calcolati rispettivamente dal Conto della Produzione e dal Conto della Distribuzione del Reddito, ora la nostra attenzione verrà rivolta alle ultime due grandezze che abbiamo deciso di costruire: l’investimento e il risparmio, ricavate dal Conto della Formazione del Capitale. Avendo avuto a disposizione i bilanci delle società riguardanti quattro anni (1998, 1999, 2000, 2001), abbiamo costruito ben tre Conti della Formazione del Capitale ( 1998 – 1999, 1999 – 2000, 2000 – 2001) calcolati su panel fisso. Questo risultato ci ha permesso un confronto sostanziale tra le variazioni assunte dall’investimento e dal risparmio. Tabella 4.1. L’investimento e il risparmio a prezzi correnti delle società del manifatturiero cremonese Cremona prezzi correnti 1998 - 1999 Investimento Risparmio 1999 - 2000 2000 - 2001 - 12.196.531,02 73.420.033,75 163.063.979,22 31.792.463,09 78.840.395,51 14.450.427,98 Fonti: nostre elaborazioni Dalla tabella 4.1 emerge una situazione incoraggiante, soprattutto per quanto concerne il 2000 e il 2001 nei quali si registra un investimento positivo sinonimo di una capacità produttiva che cresce e di un aumento dello stock di capitale. Interessante notare la grossa differenza che intercorre tra il 1999, dove si conta un investimento negativo, e il 2000 in cui il valore assume una crescita notevole, influenzata pesantemente dalla variazione delle scorte di magazzino che arrivano a circa 60 milioni di euro rispetto ai 3 milioni dell’anno precedente e dalla variazione delle immobilizzazioni materiali che passano da circa -9 milioni di euro nel 1999 a 17 milioni di euro nel 2000. L’aumento degli investimenti continua nel 2001, il valore è più che duplicato, causato da una forte influenza esercitata dalla variazione delle immobilizzazioni immateriali cresciute di circa 80 milioni di euro rispetto al precedente anno. 20 5. Un confronto con l’ISTAT 5.1 Il valore aggiunto dell’ “industria in senso stretto” Nel gennaio 2002 l’ISTAT ha pubblicato per la prima volta un’analisi provinciale per gli anni 1995, 1996, 1997, 1998, 1999 e 2000 relativa agli occupati interni, alle unità di lavoro e al valore aggiunto ai prezzi base, distinti per tre macrobranche (agricoltura, industria e servizi). I dati che vengono diffusi incorporano uno studio resosi necessario soprattutto per soddisfare la domanda espressa dagli utilizzatori di poter disporre di una maggiore analisi per attività economica. Le nuove serie sono disaggregate nelle sei branche della classificazione NACE – Rev.1. (per il confronto con il valore aggiunto calcolato da noi a Cremona, abbiamo preso in considerazione solo la branca “Industria”). Le serie storiche degli aggregati provinciali sono state trasmesse all’EUROSTAT nel puntuale rispetto del Regolamento Comunitario 2223/96 sul Sistema Europeo dei Conti. Da notare che, essendo il valore aggiunto il saldo tra il Valore della Produzione e quello dei Consumi Intermedi, esso è espresso ai prezzi base, secondo le definizioni del SEC95. La tabella 5.1.1 rappresenta le stime sul valore aggiunto della provincia di Cremona comunicate dall’ISTAT: Tabella 5.1.1. Valore aggiunto a prezzi correnti dell’industria – stime dell’ISTAT Valore aggiunto ai prezzi base - Anno 1998 Valori a prezzi correnti (milioni di eurolire) Industria Province e Regioni Industria in senso stretto 1.992,2 CREMONA LOMBARDIA ITALIA 67.190,8 238.308,7 21 310,7 Totale industria 2.302,9 8.420,2 47.881,2 75.611,0 286.189,9 Costruzioni Valore aggiunto ai prezzi base - Anno 1999 Valori a prezzi correnti (milioni di euro) Industria Province e Regioni Industria in senso stretto 1.941,0 CREMONA LOMBARDIA ITALIA 66.795,6 240.181,9 344,9 Totale industria 2.285,9 8.492,2 49.337,1 75.287,8 289.519,0 Costruzioni Valore aggiunto ai prezzi base - Anno 2000 Valori a prezzi correnti (milioni di euro) Industria Province e Regioni Industria in senso stretto 2.076,8 68.977,9 250.855,5 CREMONA LOMBARDIA ITALIA Costruzioni 389,3 9.115,8 52.033,0 Totale industria 2.466,1 78.093,7 302.888,5 Fonti: ISTAT Risulta assai complesso effettuare un raffronto con i nostri valori che abbiamo ricavato dal “panel” fisso di Cremona poiché: 1) nella nostra banca dati, vi sono soltanto le società che sono rimaste in vita durante l’arco temporale preso in considerazione (1998, 1999, 2000, 2001), mentre la stima proposta dall’ISTAT, racchiude la totalità sia delle società che delle aziende non società di capitale presenti nel cremonese. Ne consegue che i valori ISTAT risultano necessariamente assai più alti dei nostri; 2) la stima ISTAT prende in considerazione il valore aggiunto calcolato a prezzi base, in cui la produzione è valutata al netto delle imposte sui prodotti e al lordo dei contributi ai prodotti, mentre il nostro paniere fisso di imprese è valutato considerando il valore aggiunto ai prezzi di mercato cioè ai prezzi base aumentato delle imposte sui prodotti, IVA esclusa e al netto dei contributi ai prodotti. 22 3) i conti di nostra elaborazione sono ricavati dai bilanci di esercizio delle società, sono quindi ricostruzioni dirette dei flussi aziendali mentre quelle ISTAT sono stime; 4) la nostra ricostruzione è disaggregata per branche ed è aggiornata al 2001. E’ però evidente che questo tipo di confronto SIES/ISTAT non è significativo rispetto alla massa totale di valore aggiunto ricostruito - che ripetiamo fa riferimento a insiemi diversi di unità statistiche - quanto invece rispetto ai tassi di crescita. Nella tabella 5.1.2 viene riportato il valore aggiunto a prezzi correnti dell’ “industria in senso stretto” da noi calcolato attraverso la costruzione del panel fisso dei bilanci delle società manifatturiere della provincia di Cremona. Occorre rimarcare che utilizzando il nostro approccio siamo arrivati alla ricostruzione del valore aggiunto dell’industria in senso stretto sommando al panel delle società del manifatturiero appartenenti alle branche D, il valore aggiunto prodotto dalle società delle branche E, che come è noto sono aziende speciali.. Tabella 5.1.2. Valore aggiunto a prezzi correnti dell’industria in senso stretto – panel fisso Cremona. Cremona - prezzi correnti VAL 1998 VAL 1999 VAL 2000 Valore Aggiunto panel fisso6 636.682.561,53 644.612.758,78 709.299.945,06 Valore Aggiunto imprese con codice ATECO E7 30.744.567,41 33.288.709,93 33.226.695,51 TOTALE Val industria in senso stretto 667.427.128,94 677.901.468,71 742.526.640,57 Fonti: nostre elaborazioni Nella tabella 5.1.3 è riportato il confronto tra il valore aggiunto calcolato dall’ISTAT a livello provinciale e il calcolo da noi effettuato sul panel fisso dei bilanci. Tabella 5.1.3. Valore aggiunto a prezzi correnti dell’industria in senso stretto – panel fisso Cremona, ISTAT. 1998 1999 2000 VAL p. correnti (SIES) 667.427.128,94 677.901.468,71 742.526.640,57 VALt p. correnti/ VALt-1 p. correnti 1,016 1,095 VAL p. correnti (ISTAT) 1.992.200.000,00 1.941.000.000,00 2.076.800.000,00 VALt p. correnti/ VALt-1 p. correnti - 0,974 1,070 Fonti: nostre elaborazioni 6 7 Il Val è stato calcolato su un panel fisso che prende in considerazione le annate: 1998, 1999, 2000, 2001. Codice ATECO 91 E: produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore e acqua calda. 23 Dagli indici a base mobile del valore aggiunto a prezzi correnti si può notare una netta differenza per quanto concerne il rapporto tra valore aggiunto 1999 su valore aggiunto 1998, secondo le stime ISTAT vi è stata una diminuzione dello stesso del 3%, nei nostri conti invece si è riscontrato un aumento del 2% rispetto all’anno precedente. Nel 2000 si denota in entrambi i prospetti un innalzamento del valore aggiunto rispetto al 1999 molto consistente. 24 5.2. Un confronto dei due approcci in alcune province italiane In questo paragrafo mostriamo il tasso di crescita del valore aggiunto negli anni 1998-1999-20002001 in alcune province italiane (Cremona, Lodi e Prato8). Nella tabella 5.2.1 sono stati messi a confronto gli indici del valore aggiunto a prezzi correnti nelle province sopra elencate, calcolati sulla base dei bilanci dell’industria manifatturiera da noi elaborati, confrontati con gli indici calcolati sulla base delle stime ISTAT a livello provinciale e sulla base dei dati a livello nazionale. I dati ISTAT si riferiscono all’ “industria in senso stretto”, sono costruiti sulla base di un aggregato di riferimento più ampio rispetto a quello considerato dalle nostre elaborazioni. Tabella 5.2.1. Confronto tra gli indici calcolati sul valore aggiunto - prezzi correnti 1999/1998 2000/1999 2001/2000 ITALIA / ISTAT 1,010 1,030 1,040 CREMONA9 / bilanci 1,010 1,100 1,030 CREMONA / ISTAT10 0,974 1,070 n.d. LODI11 / bilanci n.d. 1,080 1,110 LODI / ISTAT 1,040 1,005 n.d. PRATO / bilanci 0,985 1,067 0,961 PRATO / ISTAT 0,960 1,180 n.d. Fonte: nostre elaborazioni; ISTAT 8 Per quanto concerne gli indici di Prato, le fonti sono da attribuire a uno studio condotto da: M. BONACCHI, P. GANUGI, F.CIPOLLINI, L’evoluzione del settore tessile del distretto di Prato letta attraverso i bilanci. 9 Per Cremona sono stati calcolati considerando il paniere fisso di imprese (499) stabili tra il 1998 e il 2001. 10 Le stime ISTAT sul valore aggiunto nelle province sono fornite a prezzi correnti e solamente fino al 2000. 11 Per Lodi sono stati calcolati considerando il paniere variabile di imprese 1999-2000 (200 società) e 2000-2001 (193 società). 25 Interessante notare la performance nel 2000 in termini di crescita percentuale del valore aggiunto delle microaree considerate, l’aumento viene evidenziato soprattutto nei nostri indici, a Cremona si registra una crescita del 10 % rispetto al 1999, a Lodi dell’8%, a Prato del 6,7%. Il tasso di crescita nazionale si attesta attorno al 3%. Nel 2001 questa situazione di crescita viene parzialmente confermata. Il valore aggiunto della provincia di Lodi cresce in maniera più marcata (11%) rispetto alla provincia di Cremona la cui crescita si presenta nel 2001 inferiore rispetto all’anno precedente (3%), nella provincia di Prato il valore aggiunto diminuisce, mentre a livello nazionale viene segnalato un aumento del 4%. Nella tabella 5.2.2 sono messi a confronto gli indici (VALt/VALt-1) calcolati sul valore aggiunto a prezzi costanti per le province di Cremona, Lodi e Prato e quelli calcolati dall’ISTAT a livello nazionale. Le elaborazioni ISTAT relative al valore aggiunto a prezzi costanti a livello provinciale non sono riportate in quanto l’ISTAT si limita a calcolare per le province stime del valore aggiunto a prezzi correnti. Tabella 5.2.2. Confronto tra gli indici calcolati sul valore aggiunto - prezzi costanti 1999/1998 2000/1999 2001/2000 CREMONA / bilanci 0,992 1,239 1,023 LODI / bilanci n.d. 1,159 1,093 PRATO / bilanci 0,995 1,043 0,938 ITALIA / ISTAT 1,002 1,021 1,008 Fonte: nostre elaborazioni; ISTAT I risultati ottenuti considerando il valore aggiunto a prezzi costanti confermano l’evoluzione sopra descritta dalla tabella 5.2.2. Dalla tabella 5.2.2 emerge che nel 1999 la situazione non è molto confortante in quanto, sia a Cremona che a Prato, vi è un lieve ribasso rispettivamente dello 0,8% e del 0,5%, in Italia invece si accerta un incremento dello 0,2%. L’anno 2000 risulta essere, in linea con l’evoluzione del valore aggiunto a prezzi correnti, quello in cui si riscontra il tasso di crescita più elevato, per Cremona tale incremento (23,95%) risulta essere addirittura superiore a quello a prezzi correnti. Tale risultato può essere spiegato dall’incremento 26 dell’indice dei beni intermedi che rispetto al 1999 vede innalzare il proprio valore di 7,6 punti percentuali, passando da 99,90 a 107,50 e dal fatto che gli indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali, in particolare nelle branche di attività economica maggiormente sviluppate (alimentare e metallurgica), aumentano in misura minore rispetto al relativo indice input, facendo innalzare così il valore aggiunto totale dell’intero manifatturiero. Nel 2001, in special modo nel manifatturiero lodigiano la situazione appare molto positiva (+9,3%), Cremona vede anch’essa incrementare il proprio valore aggiunto del 2,3% mentre Prato registra un calo dello 0,62%; il prodotto lordo nazionale cresce dello 0,8%. 27 Bibliografia Cipollini F. Bonacchi M. Ganugi P. I quozienti di bilancio delle società tessili di Prato e Buiella, ASELricerche Prato, 2003. A. GIANNONE, Appunti di Istituzioni di Statistica Economica, La Sapienza libreria universitaria, Roma 1979. A. GIANNONE, Intorno alla revisione del sistema di contabilità nazionale, Rivista di Politica Economica, Roma, novembre, 1986. A. PREDETTI, L’informazione economica di base, Giuffré Editore, Milano 2000 EUROSTAT, Sistema Europeo dei Conti – SEC 1995, Lussemburgo 1996. G. ALVARO, Contabilità nazionale e statistica economica , Cacucci, Bari 1999. ISTAT, Annuario statistico italiano 1998, Roma 1998. ISTAT, Annuario statistico italiano 1999, Roma 1999. ISTAT, Annuario statistico italiano 2000, Roma 2000. ISTAT, Annuario statistico italiano 2001, Roma 2001. ISTAT, La classificazione delle attività economiche – Ateco’91, disponibile sul sito: http://istat.it. ISTAT, Il valore aggiunto delle imprese nell’anno 1963, Note e relazioni, n. 29, Roma, 1979. ISTAT, Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali, disponibile sul sito: http://con.istat.it. ISTAT, Conti economici nazionali, disponibile sul sito: http://istat.it. ISTAT, Revisione dei conti nazionali e adozione del SEC95, Note Rapide, Roma, 30 aprile 1999. ISTAT, I nuovi indici in base 1995=100, Note Rapide, Roma, 3 maggio 1999. ISTAT, Il nuovo indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali (base 2000=100), Note Rapide, Roma, 12 marzo 2003. ISTAT, Conti regionali, disponibile sul sito: http://istat.it. ISTAT, Conti economici nazionali annuali, disponibile sul sito: http://istat.it. ISTAT, Conti economici territoriali - provinciali , disponibile sul sito: http://istat.it. ISTAT, Occupazione e valore aggiunto nelle province, Roma 15 gennaio 2003. ISTAT, Strategies for dealing with non-responses for quality in some Istat surveys, Roma 2001. 28 P. GANUGI, G.M. GOVI, La contabilità macroeconomica delle società, SIES, Cremona 2002. P. QUIRINO, Rivista di politica economica, Rassegna delle pubblicazioni economiche, 1978. ROSSI, SORGATO, TONIOLO, I conti economici Italiani: una ricostruzione statistica, Rivista di storia economica, Torino 1936. V. SIESTO, La costruzione di un sistema di conti economici nazionali a prezzi costanti, in: ISCONA, Atti del 2° convegno di Contabilità nazionale, Roma 1970. V. SIESTO, Teoria e metodi di contabilità nazionale, Giuffré Editore, Milano 1973. 29 Allegato: I conti effettuati sull’universo 30 I conti effettuati sull’universo Nel corso del Rapporto ci siamo occupati dei conti riguardanti il panel fisso di imprese, in questo allegato mostriamo l’andamento di alcune variabili calcolate sull’universo di imprese presenti in ciascun anno, così da mettere in evidenza l’intero andamento dell’economia del cremonese nel 1998, 1999, 2000 e 2001. Tabella A1. Andamento di alcune variabili - valori assoluti numerosità Valore aggiunto Mol Ebit14 Risultato netto 1998 652 749.170.696,50 288.559.451,20 118.930.339,51 71.435.390,91 1999 674 778.250.595,99 296.891.657,38 145.330.827,32 41.749.220,40 2000 690 834.246.798,93 339.178.268,24 182.326.827,99 47.521.800,48 2001 687 814.618.349,36 304.394.341,15 140.452.948,31 11.122.849,34 Fonte: nostre elaborazioni Tabella A2. Andamento di alcune variabili – indici su scala mobile numerosità VALt/VALt-1 MOLt/MOLt-1 Ebit t/Ebit t-1 RNt/RNt-1 1998 652 - - - - 1999 674 1,039 1,029 1,222 0,584 2000 690 1,072 1,142 1,255 1,138 2001 687 0,976 0,897 0,770 0,234 Fonte: nostre elaborazioni Come si osserva dalla tabella A2 il valore aggiunto e il MOL hanno un andamento piuttosto simile: un costante aumento evidenziato soprattutto nel 2000 di entrambi i valori con aumenti rispettivamente del 7,20% e del 14,24% rispetto al 1999. Interessante notare anche la performance del risultato netto d’esercizio: ha avuto una diminuzione marcata nel 1999 e nel 2001, rispettivamente del 41,6% e del 76,6%. Il 2001 è stato un anno di vera e propria crisi a livello di profittabilità, la causa di tutto ciò può essere dovuta a un aumento consistente dei costi operativi che aumentano rispetto al precedente anno del 5,76% ed a un incremento degli oneri finanziari del 9,17%. 14 Risultato ordinario ante oneri finanziari 31