Test: le colombe pasquali
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Test: le colombe pasquali
Test: le colombe pasquali a prova di intenditore Un'analisi del settimanale Il Salvagente. Aperta la confezione iniziano le soprese... Roberto Quintavalle Dopo le versioni “arricchite”, le prime a comparire per trovare un po’ di spazio (e di vendite), nei supermercati, da qualche giorno è scattata la loro ora. Via dalle corsie le farciture al cioccolato, alla crema, al Grand Marnier e largo alle colombe tradizionali. La ribalta è tutta loro, al più da dividere con le versioni senza canditi (tanto per far contenti i bambini). E proprio nel momento di massimo splendore di questi dolci da ricorrenza, il Salvagente ha deciso di svestirli per il più classico dei test: l’analisi organolettica di nove grandi firme della Pasqua, affidata alla “storica” commissione di assaggio che da anni conduce per noi le prove. Scatole grandi, contenuto leggero Prima che gli 8 componenti del panel (quattro appassionati del genere e altrettanti pasticceri) abbiano avuto il tempo di valutarli, però, siamo stati costretti ad annotare quello che ai nostri occhi sembra un gioco non del tutto corretto di alcuni marchi. Parliamo di Dal Colle e Battistero che dentro scatole per dimensioni identiche a tutte le altre, nascondono un dolce più piccolo degli altri. Per l’esattezza il peso netto è di 750 grammi è vero dichiarato in etichetta, ma che potrebbe facilmente sfuggire a chi sceglie attratto dai cartelli del supermercato o dalla grandezza della scatola. E ai non pochi “distratti” di questo genere (alzi la mano chi controlla il peso prima di mettere nel carrello una colomba) capiterebbe di trovarsi a pagare - come è successo nel nostro caso - 5,60 euro (al chilo) per un dolce venduto in apparenza a un prezzo molto più conveniente (nel nostro caso lo scontrino segnava 4,19 euro). Il confronto Ingredienti. Uova, latte, burro fresco. Queste le basi di partenza che ci piacerebbe trovare nelle migliori colombe italiane. E che invece vengono dichiarate esplicitamente solo da Paluani. Molto più comune (se si esclude Battistero) è l’uso di latte scremato in polvere. Nell’analisi degli ingredienti abbiamo considerato anche la percentuale di canditi, trovandola in 8 casi su 9 più che sufficiente (il minimo si aggira intorno al 15% delle materie prime). Unica eccezione ancora Battistero, che non va al di là dell’11,4%. Etichetta Abbiamo valutato chiarezza degli ingredienti e della data di scadenza, informazioni sullo smaltimento del packaging e sul miglior modo di servire il dolce. E nel complesso siamo rimasti più delusi che soddisfatti. E in un caso, quello di Melegatti, abbiamo annotato una novità che non ci convince. Nella lista degli ingredienti è stato scelto di sottolineare con un carattere marcato solo qualche ingrediente. Ovviamente solo quelli che suonavano più naturali. Dunque, la farina, il burro piuttosto che gli oli vegetali. Una scelta non del tutto convincente. Additivi Passi per gli aromi (anche se c’è chi, come Tre Marie, li sceglie naturali), ma perché nelle colombe è quasi immancabile la presenza di conservanti? Cinque prodotti su 9 del test li prevedono e non se ne capisce davvero la ragione, visto che le stesse marche quando fanno panettoni e pandori sono in grado di rinunciarvi. Ogm free Farsi certificare l’assenza di mais e soia transgenici costa, lo sappiamo, ma è anche un modo per garantire al consumatore che le materie prime sono selezionate rigorosamente. Lo fanno solo Paluani, Balocco, Maina e Melegatti. L’assaggio È la parte finale ma fondamentale del test e, come è ovvio, è condizionante per il giudizio finale. Vengono valutati molti fattori a dolci rigorosamente anonimi: la lievitazione, il colore e i profumi della crosta e quelli della mollica. La sofficità e la presenza di eventuali caverne (buchi troppo grossi dovuti a una lievitazione non perfetta). E infine si procede all’assaggio vero e proprio. I risultati finali hanno promosso un campione su tutti: la colomba Bauli, la migliore per sofficità ed equilibrio di sapori. Sorpresa negativa di questo test, invece, è la colomba Tre Marie che per sofficità e gusto non è apparsa all’altezza del suo nome (e del suo prezzo). Ancora più giù la colomba Dal Colle, penalizzata da sentori troppo marcati di vaniglia e sofficità insoddisfacente la Battistero, che nell’esame dei profumi e soprattutto nella fase di assaggio è stata penalizzata da sentori estranei a quelli delle colombe.